#maratona letteraria
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radiotusciaevents · 2 months ago
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Stop violenza. Le parole per dirlo
Stop violenza Le parole per dirlo Lunedì 25 novembre al Teatro del Lido di Ostia Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Il prossimo lunedì 25 novembre alle ore 16:00, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si terrà presso il Teatro del Lido di Ostia, in via delle Sirene 22, la maratona letteraria “Stop…
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loscaffaletraboccante · 5 years ago
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Maratona letteraria in occasione della Giornata mondiale del libro
In occasione della Giornata Mondiale del Libro del prossimo 23 aprile, la Fondazione De Sanctis, in collaborazione con il Centro per il libro e la lettura, organizzerà una maratona letteraria in streaming. Una grande occasione questa per festeggiare degnamente il libro nonostante il periodo di grande emergenza che stiamo vivendo. Non potendo andare in alcun posto, sarà la cultura che verrà nelle nostre case grazie ad una piattaforma appositamente creata per l'occasione!
Questa sarà la prima volta che la maratona letteraria, ideata 10 anni fa, si svolgerà in streaming. Tutto quello che dovremo fare, sarà collegarsi al sito www.capolavoridellaletteratura.org o in alternativa sul sito di Repubblica o sul sito di ACI. L'evento avrà inizio alle 11:00 del 23 aprile e proporrà interventi di commento critico di alcuni autori alle grandi opere della letteratura e la lettura di alcuni passi significativi dei grandi classici da parte degli attori che hanno aderito al progetto. La conduzione verrà curata dallo scrittore Paolo Di Paolo che, assieme a Pietro del Soldà, Franco Di Mare, Veronica Gentili, Francesca Fialdini, Vladimiro Polchi, Benedetta Rinaldi, Andrea Velardi introdurrà gli ospiti della maratona per una staffetta culturale che si propone di raggiungere non solo il pubblico adulto, ma anche le giovani generazioni e le scuole, che potranno fruire dell'evento anche a scopo didattico. Per commentare in diretta la Maratona sarà possibile utilizzare l'hashtag #CapolavoriDellaLetteratura. Il sipario si chiuderà alle 18:00 dopo ben 7 ore che puntano ad aggregare in modo alternativo la comunità del lettori italiani. L'evento è organizzato con la collaborazione di ACI, TIM, Rai Cultura, ilLibraio.it, Croce Rossa Italiana e la partnership istituzionale della Corte dei Conti. via Blogger https://ift.tt/2VmAfxN
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nardonews24 · 3 years ago
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“MARATONA DANTESCA” ANCHE A RACALE. DUE GIORNI NO STOP DI VERSI DEL SOMMO POETA
“MARATONA DANTESCA” ANCHE A RACALE. DUE GIORNI NO STOP DI VERSI DEL SOMMO POETA
Una staffetta letteraria, oggi e domani (domenica 5 settembre) per celebrare i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. Anche il Comune di Racale aderisce alla “Maratona Dantesca”, una no stop di due giorni promossa dal comitato nazionale. Ogni amministrazione comunale che parteciperà  all’evento culturale sarà rappresentata da un lettore delle opere integrali dantesche per rendere omaggio alla…
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redazionecultura · 4 years ago
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andreamassarisindaco · 4 years ago
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Venerdì 4 giugno TESTO... PRETESTO Ore 10:00 Testimoni della Commedia A Vaio si legge Dante Letture delle Cantiche della Divina Commedia Dalle ore 15:00 alle ore 18.30 - Cortile interno del Municipio Maratona Divina Maratona letteraria per celebrare i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri Ore 19.30 e ore 20.00 in Cattedrale La lunga notte delle Chiese Visita alla Cattedrale A cura di Alessandra Mordacci Direttrice Museo Diocesano Ore 20:30 • in diretta Cortile interno del Municipio Inesausti sogni, simposio di poesia per Fausto Maria Pico A cura di Isa Guastalla, Massimo Scrignoli, Mario Massari, Cristiano Bonassera e Andrea Gatti (presso Fidenza, Italy) https://www.instagram.com/p/CPsMVljlWTr/?utm_medium=tumblr
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erossiniuk · 5 years ago
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I grandi classici commentati e letti dai protagonisti della cultura
Da oltre un decennio la Fondazione De Sanctis promuove iniziative dedicate alla diffusione della lettura e alla riscoperta dei classici; diversi cicli di letture nelle sedi istituzionali, negli istituti italiani di cultura, nei più importanti teatri, ma anche nelle carceri. 
La promozione della grande letteratura presso un vasto pubblico e della lettura ad alta voce dei classici costituiscono anche un omaggio al pensiero di Francesco De Sanctis, e alla sua convinzione, più volte espressa, che la libertà degli uomini e dei popoli dipendessero dallo studio e dalla cultura. 
Con questa maratona letteraria per la prima volta oltre 100 grandi protagonisti della cultura nazionale ed internazionale saranno connessi online per leggere le pagine più belle della letteratura mondiale. 
Un modo diverso per festeggiare comunque insieme la Giornata Mondiale del Libro e l’apertura della campagna Il Maggio dei Libri.
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sinapsinews · 5 years ago
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Giornata Mondiale del Libro: sul sito del Ministero maratona letteraria
Sui social consigli di lettura per i ragazzi
Una maratona letteraria in streaming e consigli di lettura via social per gli studenti. Anche il Ministero dell’Istruzione celebra domani la Giornata Mondiale del Libro. Il sito del MI ospiterà la maratona letteraria organizzata dalla Fondazione De Sanctis, per la prima volta in diretta streaming, durante la quale interverrà, alle 12, anche la Ministra…
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fortementein · 5 years ago
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Giornata Mondiale del Libro: la prima maratona letteraria in streaming
In occasione della Giornata Mondiale del Libro del prossimo 23 aprile, la Fondazione De Sanctis, in collaborazione con il Centro per il libro e la lettura, organizza la sua prima maratona letteraria in streaming. Grazie a una piattaforma creata appositamente per l’occasione e alla partecipazione di grandi autori e attori, la Giornata Mondiale del Libro […]
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radiotusciaevents · 2 months ago
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Stop violenza. Le parole per dirlo
Stop violenza Le parole per dirlo Lunedì 25 novembre al Teatro del Lido di Ostia Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Il prossimo lunedì 25 novembre alle ore 16:00, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si terrà presso il Teatro del Lido di Ostia, in via delle Sirene 22, la maratona letteraria “Stop…
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senzabarcode · 6 years ago
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Supernova, Biondo e Canestrari in Campidoglio
Supernova, Biondo e Canestrari in Campidoglio
Secondo, grande, appuntamento con #6SenzaBarcode. Alla sala del Carroccio Nicola Biondo e Marco Canestrari presentano Supernova.
Continua la rassegna letteraria di SenzaBarcode, l’appuntamento è per mercoledì 14 novembre, alle 16, presso la sala del Carroccio. È ancora il Campidoglio ad ospitare la nostra maratona e, questa volta, il libro è di quelli che fanno discutere. Il titolo è Supernovae…
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pangeanews · 5 years ago
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Breaking Bad ai tempi del memento mori globale. Ora vi spiego perché gli autori della serie di successo sono sprovvisti culturalmente e matafisicamente falliti
“Quanti funerali passano davanti alle nostre case? E tuttavia non pensiamo alla morte. Quante morti premature?” Così scriveva Seneca duemila anni fa. Prima di lui, Platone, discutendo della morte di Socrate, nel Fedone, affermava che “i veri filosofi sono sempre intenti alla pratica di morire”.
La morte è stata al centro della filosofia occidentale e di tutte le religioni e le mitologie. Siamo tutti gravati da un memento mori, ma la maggior parte di noi cerca di dimenticarlo, fino a quando non siamo posti, direttamente o indirettamente, di fronte all’inevitabilità della morte. In tempo di pandemia, il memento mori, assunta la forma di un virus, si è acutizzato, poiché siamo tutti ansiosi circa il nostro benessere e quello dei nostri cari. Siccome la pandemia è coincisa con una quarantena, ci siamo ritrovati con molto tempo a disposizione. Oltre alla lettura, alla scrittura, all’ascolto della musica e alla preparazione di insolite ricette di cucina, ho fatto una maratona di alcune serie televisive. Breaking Bad, che ha vinto più premi di qualsiasi altra produzione e che è stata immensamente popolare, mi è sembrato un buon punto di partenza. Ora sono in grado di affermare che può essere considerate una rappresentazione della cultura occidentale agli albori del 21° secolo.
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Vari sono i temi che ritengo emblematici. Il memento mori diventa all’improvviso molto pressante nella mente di Walt, l’insegnante di chimica delle superiori, quando gli viene diagnosticato un cancro polmonare inoperabile allo stadio tre. Circa cento anni prima, Thomas Mann aveva trattato il problema della malattia e dell’imminenza della morte ne La montagna incantata da un punto di vista metafisico e filosofico, con ogni personaggio principale nel sanatorio che impersona una diversa corrente filosofica. All’inizio del 21° secolo, Vince Gilligan e gli altri creatori di Breaking Bad trattano lo stesso tema della malattia e dell’imminenza della morte con la decisone, da parte di Walt, di diventare un produttore di metanfetamina.
Il pragmatismo americano – il non abbiente Walt intende lasciare soldi a sua moglie e ai suoi figli – al posto delle riflessioni ontologiche ed escatologiche. Per uno che ha studiato tutta la vita religioni comparate, mitologia e filosofia, una tale scelta sembra stupefacente. Ma, d’altra parte, è giusto paragonare Thomas Mann a Vince Gillian e ai suoi colleghi? L’ambiente europeo del post prima guerra mondiale agli Stati Uniti degli inizi del ventunesimo secolo? È giusto paragonare un’opera magna letteraria di immenso respiro con una serie televisiva? Considerando quanto hanno scritto di quest’ultima i critici, direi di sì, dal momento che hanno preso Breaking Bad molto sul serio. Forse perché contiene elementi di ciò che oggi passa per “literary fiction”, o narrativa letteraria (le mie opinioni a riguardo sono espresse nel saggio Contro gli scrittori che contemplano il proprio ombelico e pubblicano romanzi che sono un inventario di banalità, con la prosa di un bambino di seconda media. Ovvero: sul declino della “narrativa letteraria”). Il tempo dedicato al motivo della metanfetamina – la sua produzione e distribuzione e tutti i personaggi sgradevoli ma coloriti che queste comportano – è più o meno lo stesso di quello dedicato alle dinamiche della famiglia di Walt: la moglie, i due figli, il cognato e la cognata. E tali dinamiche sono sviluppate nello stile di quella che oggi passa per narrativa letteraria: molta angoscia suburbana e complicazioni che aspirano all’universalità di uno Shakespeare o di un Cervantes, ma posano su spalle molto inadeguate. Walt e Hank, suo cognato, non sono né Amleto né Don Chisciotte. La gente comune non è in grado di occuparsi di problemi filosofici semplicemente perché non sa che la filosofia esiste, come d’altronde la gran parte degli americani.
Ma, dopo tutto, la filosofia non è forse concepita solo per una elite? Il dramma La vida es sueño (La vita è sogno) di Calderon de la Barca fu estremamente popolare quando esordì nel 1635 e da allora  è rimasto nel repertorio teatrale come un classico senza tempo. I suoi motivi principali sono distintamente filosofici: il tema religioso preponderante nella vita di allora, ovvero il libero arbitrio contro la predestinazione; e il concetto di vita come sogno, che si può ritrovare nell’Induismo, nel Buddismo, in Eraclito, in Platone e, più a ridosso dei tempi di de la Barca, in Cartesio con il suo inquietante argomento del sogno, vale a dire: se nel sogno il mondo ci sembra reale e ci rendiamo conto che è irreale solo al risveglio, come facciamo a essere sicuri che quando siamo svegli siamo veramente svegli? Troppo complesso per lo spettatore comune? A giudicare dal successo del drama, il secolo d’oro della Spagna deve aver prodotto delle platee piuttosto sofisticate.
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Ma torniamo ad Albuquerque e alle imprese dei narco. Breaking Bad è infarcito di incongruenze fin dall’inizio: Walt, da giovane, è stato un genio ma poi non è riuscito nella vita per motivi che non sono ben spiegati, o non sono spiegati affatto; suo cognato è, a favor di trama e di suspense, un agente della DEA; Walter Jr, il figlio adolescente di Walt e di sua moglie Skyler, soffre di paralisi cerebrale; Skyler rimane incinta a oltre quarant’anni e, sebbene la sua sia una gravidanza non programmata e sia lei che Walt non siano affatto religiosi, non abortisce.
Confesso di essere rimasto affascinato da Pablo Escobar, una sorta di don Chisciotte malvagio, e di aver letto parecchi libri su di lui, principalmente in spagnolo, dato che i gringos sembrano del tutto incapaci di comprendere che tipo di personaggio fosse. Sebbene ciò che Escobar ha fatto nella vita sia più strano di un romanzo, all’inizio non c’era niente di insolito in lui o nella sua famiglia. Certo Escobar non era un futuro premio Nobel, tutt’altro; proveniva da una famiglia molto modesta, ma non moriva di fame; non era oberato da un figlio malato o da una gravidanza non voluta – la qual cosa rende la sua ricerca di ricchezze favolose a dispetto di tutto ciò che poteva opporglisi tanto più incomprensibile. In altre parole, a paragone della realtà, Breaking Bad sa di arbitrario.
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Skyler, la moglie da sempre sofferente, merita una menzione a parte. Innumerevoli spettatori hanno visto in lei l’archetipo della lagnona, della megera, della bisbetica. E per lagnarsi, si lagna eccome! Fortunatamente la funzione di avanzamento veloce mi ha risparmiato molta della sua petulanza. Ma questo è un problema comune ai polizieschi narco: non hanno spazio per le donne, le quali o piagnucolano, fino alla nausea, o scimmiottano gli uomini, in modo poco convincente. Le storie sul narcotraffico sono chiaramente di stampo maschile; hanno come protagonisti buoni e cattivi, questi ultimi molto più avvincenti, e, tra di essi, una zona grigia popolata da anti-eroi o malavitosi con atipici crucci di coscienza.
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Un extraterrestre che guardasse Breaking Bad concluderebbe che la cultura occidentale agli inizi del 21° secolo è diventata completamente atea. In cinque stagioni, per un totale di sessantadue episodi, e una durata di sessantadue ore, cioè due giorni e quattordici ore, Dio e la religione sono menzionati due sole volte: dopo la collisione di due aeroplani sopra Albuquerque, una ragazza della scuola di Walt chiede, parafrasando, “Come ha potuto Dio permettere che accadesse questo?”, e la preside taglia corto esortando lei e altri studenti a rimanere nell’ambito della laicità. Poi si vedono due sicari messicani strisciare per terra assieme ad alcuni contadini verso una capanna nel deserto che contiene simboli della Nuestra Señora de la Santa Muerte, una santa del cattolicesimo folk messicano. Oltre a ciò, niente. Questo campionario di umanità, l’extraterrestre relazionerebbe ai suoi pari, non ha posto per gli dei o per la religione, salvo che per dei sicari e dei contadini che provengono da una società più primitiva.
In una storia la cui raison d’être è l’imminenza della morte e ciò che Walt può fare in risposta ad essa, non c’è Dio, né si prega, né c’è religione. In un contesto ideale per un’indagine ontologica ed escatologica, non c’è assolutamente niente del genere. Come inconsapevole, tardiva appendice all’esistenzialismo, l’uomo è ritratto nella sua vulnerabilità in un universo caotico e privo di significato. Cartesio, l’Illuminismo, Marx, Darwin, Wittgenstein e infine il Circolo di Vienna hanno lavorato alacremente all’annientamento della metafisica – con Rudolph Carnap che formalmente l’ha rifiutata come priva di senso poiché le affermazioni metafisiche, egli sosteneva, non potevano essere provate o confutate dall’esperienza – e hanno ottenuto un successo trionfale. Mentre la scienza, tra gli altri con Heisenberg – ironicamente, poiché questo è il nome di battaglia di Walt nella serie – che ha donato al mondo il suo principio d’indeterminazione, ha mostrato che le cose non sono così fisse in natura e che c’è molto più di ciò che si vede a occhio nudo (il che, incidentalmente, il coronavirus ha evidenziato con efficacia, con tutto il nostro frenetico lavarci le mani) la cultura convenzionale continua a basarsi su principi laici se non chiaramente atei, su costrutti occidentali arbitrari postulati da filosofi di tendenza aristotelica. Ancora oggi nel mondo occidentale una contraddizione è percepita come un grave faux pas in quasi ogni contesto. Ciò è dovuto alla legge di non contraddizione, o la seconda legge tradizionale, definita da Aristotele nella sua metafisica: “È impossibile che il medesimo attributo, nel medesimo tempo, appartenga e non appartenga al medesimo oggetto e sotto il medesimo riguardo”. Mentre tale “assioma” è utile in un tribunale e in molte altre applicazioni terra terra, non dovrebbe mai essere stato frainteso per una legge che governa l’universo. La natura, infatti, è piena di contraddizioni, e gli eventi più importanti nella vita sono quelli che vanno contro le statistiche.
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Ho finito Breaking Bad grato alla Apple TV per la sua funzione di avanzamento veloce, e con la sensazione che i suoi autori siano sprovvisti culturalmente e matafisicamente falliti.
Guido Mina di Sospiro
*Tradotto da Patrizia Poli dall’originale “Breaking Bad during a Time of Global Memento Mori”, pubblicato nel numero di giugno, 2020, della rivista New English Review
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cresy · 7 years ago
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Notte Bianca Cinema&Letteratura (BARI)
Notte Bianca Cinema&Letteratura
    La Notte Bianca Cinema&Letteratura, Largo Adua 31 luglio (Bari). Inizia alle 18.30 con l’animazione di arte circense a cura di trampolieri e clown per continuare con la maratona letteraria, quattro scrittori, accompagnati da giornalisti presenteranno i loro ultimi lavori: inizia Dirce Scarpello con “L’attrazione dei talenti” (Les Flaneurs, 2016) assieme al…
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redazionecultura · 5 years ago
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pangeanews · 5 years ago
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Nei momenti difficili, lo ammetto, mando giù i libri di Murakami come fossero aspirina. Su “L’arte di correre”
Una delle ultime volte che mi sono avventurata, quasi correndo, dentro le temibili fauci di un supermercato, un mesetto fa, nella corsia dedicata ai libri e alla musica, ho afferrato e infilato nel carrello un libro di Haruki Murakami. L’arte di correre (tradotto da Antonietta Pastore, Einaudi, 2007), uno dei pochi che non avevo letto (gli altri in esposizione erano: 1q84, Kafka sulla spiaggia, Dance dance dance). Nei momenti difficili, devo ammetterlo, mando giù i libri di Murakami come fossero l’aspirina.
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Il libro è dedicato a tutti i corridori che lo scrittore ha incontrato sulle strade del mondo, a quelli che ha superato e a quelli che lo hanno superato in gara. Ma non si tratta di un romanzo, è una sorta di autobiografia e una riflessione sulla corsa che è anche una lunga chiacchierata sul talento, la creatività e sulla condizione umana (con un corredo fotografico di tutto rispetto: un interessante Murakami sudato, a petto nudo e calzoncini, negli anni ’80, immortalato in Grecia, sulla mitica strada per Maratona). Una volta a casa, mi sono ricordata di leggere questo snello libretto (un peso piuma rispetto agli altri romanzi) quando è iniziata la crociata contro i runner, a causa del coronavirus, e l’arte di correre è diventata un lusso che, in pochissimi, possono permettersi. Fare jogging in un ampio podere o su un tapis roulant? Correre, ahimè, è sempre stato un rischio (basti leggere il numero di animali morti incontra Murakami per strada mentre corre). Non resta che percorrere il campo di una fantasia sconfinata o della memoria.
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Mi sono ricordata delle mie ultime corse campestri al liceo, una vita fa. Quando è stata l’ultima volta che ho corso? (non la corsa per prendere il treno o per arrivare in tempo al lavoro, s’intende). Vista la prossimità ventilata da Murakami fra l’atto di scrivere e quello di correre – in questi giorni, per legge, non si può più correre né tantomeno passeggiare all’aperto – c’è da riflettere (e da temere) sul futuro, imminente declino della buona scrittura. Corro al capitolo quarto, epigrafe: “Correre per strada ogni mattina mi ha insegnato molto riguardo alla scrittura”. Veniamo alle qualità fondamentali di uno scrittore, secondo Murakami: talento, capacità di concentrazione, perseveranza. “La qualità più importante per uno scrittore, non c’è nemmeno bisogno di dirlo, è il talento. Se uno non ha il minimo talento letterario può scervellarsi finché vuole, metterci tutto il suo ardore, non scriverà nulla di valido. Più che una qualità necessaria, questa è una condizione preliminare”. Poi: “La facoltà intellettuale di riversare tutto il talento di cui siamo dotati, intensificandolo, su un unico obiettivo. Chi non è capace di fare questo non riuscirà a portare a compimento nulla di buono. Invece usando in maniera efficace l’energia mentale, in una certa misura si compensa un talento carente”.
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Ecco la giornata-tipo indicata da Murakami (per chi può permettersi di replicarla nella sua vita): “Io di solito mi concentro nel lavoro tre o quattro ore al giorno, al mattino. Mi siedo alla scrivania, e rivolgo la mia mente soltanto a ciò che voglio scrivere. Non penso a nient’altro. Non vedo nient’altro. Uno può avere tutto il talento che vuole, avere la testa piena di splendide idee, ma se per caso ha un terribile mal di denti – tanto per fare un esempio – non riuscirà a scrivere un bel niente. La capacità di concentrazione viene azzerata dal dolore”. Come nella maratona, anche nella scrittura fondamentale è la perseveranza: “Ammettiamo che uno riesca a concentrarsi nella scrittura per tre o quattro ore al giorno: se dopo una settimana si stufa, non potrà mai creare un’opera di una certa lunghezza. A uno scrittore – per lo meno a chi non si accontenta di buttar giù poche pagine – occorre la capacità di continuare a concentrarsi giorno dopo giorno per sei mesi, un anno, due anni di fila”. Poi, chiarisce subito che scrivere un romanzo non è di certo una passeggiata. Al contrario. “Scrivere un romanzo, fondamentalmente, è una sfacchinata, io ne so qualcosa. In sé, l’atto di redigere delle frasi è forse uno sforzo mentale. Ma scrivere fino in fondo un libro intero è qualcosa che si avvicina alla fatica fisica”.
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Insomma, non basta mettersi seduto a un tavolino, con una tazzina di caffè tra le mani: “la maggior parte della gente, giudicando solo dall’apparenza, pensa che il lavoro dello scrittore sia un’attività tranquilla, puramente intellettuale. Basta che uno abbia la forza di sollevare una tazzina di caffè, e prima o poi scriverà qualcosa. Quando si prova a farlo sul serio, però, ci si rende conto che scrivere un romanzo è tutt’altro che riposante. Dovrebbe essere una cosa evidente. Seduti alla scrivania, si focalizzano i nervi su un punto, si solleva la fantasia dal livello terra come un raggio laser, si fa nascere una storia, si scelgono le parole a una a una, si mantengono tutti i fili della trama nella posizione giusta – questo genere di lavoro richiede per un lungo periodo di tempo una quantità di energia molto maggiore di quanto di solito si pensi”. Insomma uno sforzo usurante, che consuma carne e ossa, secondo lo scrittore – maratoneta. Il parallelo scrittura-corsa sembra reggere dunque su un perno fondamentale. La resistenza al dolore.
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In Giappone, più che in occidente, scrive Murakami, si crede che lo scrittore, in quanto tale, debba condurre una vita malsana, indecente, dissoluta e immorale. Uno stereotipo a cui lui si dice abbastanza d’accordo. Per scrivere, in effetti, occorre tirare fuori le ombre, portare il buio alla luce. Murakami ne parla in termini di “elemento tossico”. “Quando decidiamo di scrivere un libro, cioè di creare una storia dal nulla servendoci di parole e frasi, necessariamente estraiamo e portiamo alla luce un elemento tossico che fa parte del nucleo emotivo dell’essere umano. Lo scrittore se lo trova di fronte e, pur sapendo di correre un pericolo, deve maneggiarlo con abilità. Perché senza l’intervento di quell’elemento tossico, un atto creativo dal significato autentico non è possibile – scusate l’esempio terra-terra, ma è un po’ come quando si dice che la parte più buona del pesce palla è quella più vicina al veleno”. In altre parole, l’attività creativa, e nello specifico letteraria, è malsana e antisociale. Perciò – questa la tesi di Murakami – per maneggiare questo materiale altamente tossico, conviene vivere una vita più sana possibile (qualcosa di simile, lo diceva anche Marziale, più lascivo che tossico). E correre quei maledetti quarantadue chilometri. Occorre concentrarsi profondamente.
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Ma lo scrittore maratoneta ci rivela, candidamente, che nel momento più duro, pensa alla birra. Alla birra! “Basta, basta pensare alla birra. E farei anche meglio a evitare di pensare al sole. E al vento. E all’articolo che devo scrivere. Mi devo concentrare soltanto sull’azione di mettere un piede davanti all’altro”. Ma al traguardo, che arriva all’improvviso, Murakami non prova soddisfazione, solo sollievo. E la birra? “Naturalmente è buona. Ma non tanto quanto me l’immaginavo mentre correvo. Non esiste a questo mondo qualcosa che sia all’altezza dell’immagine illusoria che ce ne eravamo fatti quando avevamo perso la lucidità”. Forse ai runner e non solo, costretti, per forza maggiore, all’inattività, potrebbe tornare utile questo mantra che Haruki Murakami rivela di aver appreso da un maratoneta: “Pain is inevitabile. Suffering is optional”. Il dolore è inevitabile nella vita, la sofferenza è opzionale. Forse. “La fatica è una realtà inevitabile, mentre la possibilità di farcela o meno è a esclusiva discrezione di ogni individuo. Credo che queste parole riassumano alla perfezione la natura di quell’evento sportivo che si chiama maratona”.
Linda Terziroli
L'articolo Nei momenti difficili, lo ammetto, mando giù i libri di Murakami come fossero aspirina. Su “L’arte di correre” proviene da Pangea.
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