#mai a certa gente. ma mai proprio
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deathshallbenomore · 1 year ago
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occhietti · 4 months ago
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E aridaje...
Ancora a postare senza mettere l'autore e facendo passare per propri pensieri le frasi o i brani scritti da altri. Potete ingannare solo chi non legge, vi applaude nei commenti, vi fa i complimenti per come scrivete bene... E voi ringraziate pure. Ma che tasso di falsità avete? La gente legge (non chi vi mette i like, ma gli altri), sa chi è l'autore...
Mi è capitato ora di leggere uno scritto di Clarissa Pinkola Estes passato per proprio... e uno di Letizia Cherubino, e in questo ultimo caso il post è stato preso da me, pacchetto completo, immagine + frase, tolto l'autore e messa la proprio firma. E voilà, il post è "creato". Ma che idiozia. Chi vi vuole mettere like ve li mette lo stesso e... incredibile... ve li mette anche se scrivete il nome del vero autore, non vi spacciate per ciò che non siete.
Poesie e scritti di Alda Merini, Bukowski, Pavese, addirittura Shakespeare, grandi autori ma anche autori minori che sfilano nel vostro blog spacciati per vostra opera. Ma vi siete bevuti il cervello? E chi vi mette like e vi fa i complimenti per la vostra abilità di scrittrice/scrittore possibile che non si è mai accorto di nulla?
Potrei fare nomi di blog fondati interamente su questa falsità, a tutti i loro post potrei aggiungere nome e cognome di chi li ha veramente scritti, ma evito, non si fanno guerre con chi è disarmato. È proprio vero che qui dentro il verbo apparire ha superato di gran lunga il verbo essere.
Buona continuazione a voi nel vivere nella falsità e buona continuazione a chi ha gli occhi foderati e vi mette like applaudendovi.👏👏👏
@occhietti
Post scriptum Per chi non è di Roma preciso che nel dialetto romanesco aridaje è un’espressione che rimarca la pesantezza e la noia che una certa situazione può emanare. Si usa infatti nei momenti di esasperazione...
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ideeperscrittori · 15 hours ago
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CONTRO LA TEOCRAZIA IRANIANA
Sono pauroso. Sono pigro. Lo dico subito, perché se c'è una cosa che odio è l'autonarrazione eroica. Ma nel mio modo imperfetto, con tutte le mie fragilità, con le mie paure, con le mie debolezze, sono contro.
Sono sempre stato di sinistra e dal 31 dicembre 2019 (sì, mi sono segnato la data), sono anarchico.
Io sono contro in un modo singolare. Perché mi dicono che essere contro certe cose è sbagliato.
Vi faccio un esempio. Sono contro la teocrazia iraniana. Ecco, a quanto pare non va bene. Faccio male. Faccio il gioco di qualcuno. Lo sto leggendo dappertutto.
Non conta il fatto che io sia ferocemente critico nei contronti degli Stati Uniti, della Nato, dell'Unione Europea, dell'imperialismo occidentale, dello sterminio compiuto dall'esercito israeliano a GAZA, del colonialismo in Cisgiordania. Se critico la teocrazia iraniana, per incantesimo mi trasformo in un alleato della CIA e in un esportatore di democrazia. E ovviamente divento un islamofobo.
E allora vorrei chiarire un concetto, a costo di essere antipatico.
Io, proprio perché libertario, non intendo la rivoluzione sociale come imposizione delle mie idee. Quindi sgombriamo il campo da concetti come "esportazione della democrazia".
La tua comunità segue determinate religiose considerate sacre? Non ho nulla in contrario. Nulla. E quando visito un tempio mi comporto con educazione. Sono ateo e anticlericale, ma rispetto la spiritualità delle altre persone.
Ma allora in che senso sono contro la teocrazia iraniana? Voglio imporre il modello occidentale? No. Ve l'ho detto, io non impongo niente a nessuno.
Di sicuro non chiederò mai alle donne musulmane di rispettare canoni di vestiario occidentali per adeguarsi a una certa visione del mondo. Lo fanno i leghisti. Lo fanno i suprematisti occidentali. Io non lo farò mai.
Allo stesso modo, per me la gente in Italia può rispettare tutte le regole imposte dal cristianesimo. Io non scelgo al posto degli altri. Io non dico agli altri come vivere.
Ma quando una donna, nei paesi musulmani e in occidente, lotta per rivendicare il suo diritto all'autodeterminazione e cerca di liberarsi dai vincoli imposti della religione (a cominciare da quella cristiana), io sono dalla sua parte. E nel mio piccolo appoggio la sua lotta contro l'istituzione, la teocrazia o la chiesa che vuole dirle come vivere.
Torniamo alla teocrazia iraniana. So per certo che gode di grande consenso. Supponiamo pure che questo consenso sia pari alla stra-grande maggioranza della popolazione. Ma c'è una minoranza oppressa che si ribella. E la sua ribellione viene schiacciata con una repressione spaventosa.
Sostengo la lotta delle minoranze oppresse in Italia, negli USA, in Iran, in qualsiasi posto nel mondo.
E aggiungo un'ultima considerazione: il vero razzismo mi sembra quello delle persone che di fronte alle ribellioni delle donne iraniane pensano sempre che ci sia dietro l'occidente. Perché ci stanno dicendo che le donne iraniane non sono capaci di pensare con la loro testa. Ci stanno dicendo che le donne iraniane non posseggono il concetto di ribellione contro il potere, a differenza di noi occidentali. Ci stanno dicendo che la storia, nel bene e nel male, è fatta solo dall'occidente.
È così difficile essere contro tutte le ingiustizie, senza tollerarne alcune perché hanno "la bandiera giusta"? [L'Ideota]
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astra-zioni · 5 months ago
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Da qualche tempo ritorna il tema del rapporto con gli altri, e perché questo si deteriori sempre, continuamente, come una condanna.
Ho smesso di considerarla una condanna derivante da mie mancanze o da mancanze altrui ma più come una naturale conseguenza delle cose.
Quando una persona ha ricevuto amore nella sua vita, lo vedi: lo vedi da come cammina, come si muove nello spazio, lo vedi con la sicurezza che queste persone possiedono nel parlare con gli altri, nel raggiungere i propri obiettivi, nell’avere una solida autostima. E questo avviene perché è come se dietro di loro avessero una corazza di amore solido apposta tra le scapole.
Le persone che non sono state viste, non sono state amate, le riconosco: da come parlano, da come si muovono - è come se girassero scorticate a nudo.
Ormai posso dirlo con certezza, i miei genitori non mi hanno mai voluto autenticamente bene, perché a loro volta erano persone che non sono state amate e protette da chi era chiamato a farlo, e quando non ti viene insegnato e trasmesso l’amore non riesci neanche a provarlo, e se lo provi lo provi a condizioni, lo provi a fasi alterne, lo provi a intermittenza; generando, conseguentemente, una prole confusa, una prole che non capisce quando è amata se lo è davvero e in base a cosa.
Io penso che mio padre abbia cominciato a volermi autenticamente bene e dunque a stimarmi come essere umano quattro anni prima della sua morte. A quel punto ero ormai grande, si chiacchierava dei più svariati temi, riconosceva che avevo dell’intelletto, e forse anche dei valori, ci trovavamo sempre io e lui a parlare o in silenzio. Per questo, dopo il suo suicidio, la cosa straziante è stata dover accettare che lui avesse deciso di andarsene proprio quando avevamo appena cominciato a volerci bene davvero.
Le mie storie sentimentali si infrangono sempre nello stesso punto: questo vuoto desertico che nessuno sente ma comprende solo per vie cognitive. Avendo avuto ormai la mia buona dose di esperienza nei rapporti umani posso dire con certezza che l’unica persona che nella mia vita ho autenticamente amato è stata mia sorella, perché il suo vuoto combacia col mio, abbiamo attraversato lo stesso inferno. È simile a quando due soldati che hanno passato la trincea assieme poi diventano inseparabili. Il motivo è semplice: solo loro due possono realmente capirsi. Ed è anche il motivo per cui i tossicodipendenti finiscono con i tossicodipendenti, i punk con i punk, i letterati con i letterati, non è semplice etichettismo egoico di appartenenza, il filo comune è sempre lo stesso: l’esigenza di sentirsi capiti e di capire veramente qualcuno.
Talvolta questo porta a dinamiche disastrose (vedi i tossicodipendenti), e infatti non ho alcuna intenzione di morire in due di overdose, (per ora), il punto è capire quanto questo vuoto interiore che mi porto dietro dalla nascita possa incastrarsi con quello di un’altra persona. Non è facile, non è impossibile, ma richiede una consapevole solitudine autoindotta. Il problema principale, credo, sia capire cosa sia l’amore per noi e cosa vogliamo ricavarne da questo sentimento sempre più astratto e confuso, ed io voglio ricavarne la comprensione autentica, sentita, sincera. Per farci che poi? Niente, tutto? Il punto è che non mi interessa il fine utilitaristico di questo processo, sono certa che potrebbe non portarmi necessariamente ad avere dei figli, una famiglia e una casa felice e accomodante; il punto essenziale è che se il discrimine è sentirsi capiti e capire l’altro anche solo nello spazio di un’ora, per alcune persone, vale più di cento case, cento bambini e cento cene; vale più di qualsiasi miraggio di felicità.
Non so dove mi porterà questa ostinata ricerca, probabilmente da nessuna parte, ma per la prima volta nella mia vita non ho più intenzione di cedere pezzi di me a favore di qualcuno, affinché sia più “adattabile” a non so quale schema sano e funzionale di coppia.
“La gente ti toglierebbe volentieri pezzi di te, se potesse; ma questo è Frankestein, non è amore”.
Ed io stavolta voglio tenermi tutta intera.
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untuffonelpassato · 21 days ago
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Breve storia d’amazzzzarli.
Mi contatto un ragazzo su subito da 1 mese mi dice di tenergli fermo un orologio a cui è tanto interessato, oggi chiedo se avesse novità visto che ho un po’ di quel che si dice anche per rispetto verso gli altri interessati, fatto sta che nel giro di poco, questo mi risponde: “*bestemmia* manco morissi di fame, tienimelo da parte quando avrò i soldi che mi spettano allora sì”.
Immaginate una risposta cattiva, la più cattiva, ma che non riceverà mai del sottoscritto.
No certa gente, la gente deve proprio prenderla in culo malamente.
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elizabethwill · 4 months ago
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Lasciamo scegliere Elizabeth: risposta alle obiezioni più frequenti di chi tifa per la coppia Jack-Elizabeth (J/E)
Premessa: se pensi che Jack Sparrow sia il miglior partner per Elizabeth Swann e sei particolarmente sensibile alle critiche rivolte alla tua coppia ideale, anche se argomentate, ti sconsiglio di leggere questo post. Non offendo le persone né giudico i loro gusti e non m’interessa prendere parte alle “guerre tra fan”; inoltre, mi ritengo capace di esprimere la mia opinione in maniera civile e rispettosa. Tuttavia, so anche quanto possa diventare suscettibile e “protettiva” la gente nei confronti del proprio personaggio preferito e delle proprie coppie del cuore. 🙂
In sintesi: no agli insulti gratuiti, sì alle critiche costruttive. Se la vedi così anche tu, allora leggi pure il resto del post, indipendentemente da ciò che pensi della coppia J/E. Se, invece, tendi a evitare qualsiasi tipo di critica alle tue coppie del cuore, ti suggerisco di fermarti qui e non proseguire la lettura. Fan avvisato, mezzo salvato! 😉
Post molto lungo ⚠️ 🚧
Parte 1: La libertà di Elizabeth e la libertà di Jack
Uno degli aspetti essenziali del personaggio di Elizabeth Swann è il suo desiderio di libertà. Sin dal primo film di “Pirati dei Caraibi”, Elizabeth ci viene presentata come una giovane donna intraprendente, audace e volitiva: protesta con il Commodoro perché lui arresta Jack Sparrow; si appella al Parlay per negoziare con Barbossa, nel tentativo di proteggere l’intera città di Port Royal; brucia il rum per richiamare l’attenzione della Marina Britannica, affinché recuperi lei e Jack intrappolati sull’isola; fugge dalla Dauntless per andare a combattere nella grotta dell’Isla de Muerta. Insomma, Elizabeth pensa con la propria testa e agisce di conseguenza, mettendo anche in discussione le convenzioni sociali e il decoro.
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Nel secondo episodio della saga assistiamo a una sorta di suo “flirt” con Jack Sparrow, il quale, nel corso del film, dimostra di essersi quantomeno invaghito di lei, se non addirittura innamorato. I due hanno una conversazione interessante, che mette a nudo una debolezza di Elizabeth (gli impulsi egoistici). In un certo senso, si riconoscono simili e ammettono di avere delle affinità, mentre un’innegabile tensione sessuale aleggia fra loro. Da qui l’attrazione di Elizabeth nei confronti di lui (forse rafforzata dall’entusiasmo che una giovane attrice deve aver provato recitando al fianco di Johnny Depp, all’epoca considerato un mito e non ancora gravato dal peso degli scandali che l’hanno colpito negli anni recenti).
Il personaggio di Jack incarna la libertà del tipo più assoluto, che non conosce regole, schemi o confini. Come Elizabeth, anche lui agisce sempre di testa propria, ma è ancor più spregiudicato: mente, manipola le persone per i propri scopi personali, cerca di rigirare ogni situazione a proprio vantaggio. È una sorta di prestigiatore che trasforma la vita in un trucco e può contare su una lingua svelta, una mente acuta e un sorriso carismatico. Cosa potrebbe fare Elizabeth, che fin dall’inizio ha una visione “romanticizzata” dei pirati, se non scoprirsi attratta da lui?
Ora, che tale attrazione non sia sfociata in amore è, a mio avviso, palese: Elizabeth non è mai stata innamorata di Jack. Essere affascinati da qualcuno e provare desiderio sessuale nei suoi confronti non equivale ad amarlo. Non c’è dubbio, tuttavia, che fra i due si fosse stabilita una certa complicità che invitava il pubblico a riflettere sul loro rapporto.
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L’argomentazione preferita dei sostenitori di quest’ipotetica coppia (dico “ipotetica” perché i personaggi non si sono mai messi insieme e ciò va riconosciuto per ragioni di onestà intellettuale) sembra essere la seguente: Jack è un pirata e un uomo libero, Elizabeth desidera la libertà e l’avventura, perciò stando con lui potrebbe avere e fare tutto ciò che vuole, lontano dalle costrizioni della società. Talvolta, nel tentativo di portare avanti questa tesi, si menziona la scena del primo film in cui Jack salva Elizabeth dall’annegamento, strappandole il corsetto per impedirle di soffocare; il corsetto rappresenta le convenzioni sociali che limitano la libertà di lei, e Jack viene considerato l’unico uomo in grado di offrirle una via di fuga da esse.
In tale ottica, Jack viene inquadrato come portatore di libertà, mentre Will Turner – l’amico e amore d’infanzia, il giovane che a lungo ha detestato i pirati – diventa l’emblema del conformismo che manterrebbe Elizabeth legata alle restrizioni della società, spingendola ad accettare il ruolo di moglie e madre tradizionale. Inoltre, è un dato di fatto che alcuni tra i più fieri sostenitori della coppia J/E vedono la relazione fra Will ed Elizabeth come una “favoletta” irrealistica, la cui unica ragione d’esistere risiederebbe nell’abitudine della Disney di proporre coppie e lieti fini inverosimili. Secondo queste persone, far finire insieme Elizabeth e Jack sarebbe stata la soluzione più credibile, auspicabile e coerente con i caratteri dei personaggi.
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A ciascuno le sue convinzioni: personalmente non credo affatto che Elizabeth sarebbe stata meglio con Jack che con Will. Soprattutto, però, non ho mai creduto, nemmeno per un istante, che il tipo di libertà che Jack avrebbe potuto offrirle fosse ciò che lei desiderava veramente, nel profondo.
Quella di Jack è una libertà che non ammette relazioni stabili e durature, né assunzioni di responsabilità. È la libertà a cui potrebbe anelare un ragazzino, una sorta di eterno Peter Pan che rifugge dagli impegni e dai sacrifici. È la libertà di chi è capace di perseverare per sé stesso e non per amore degli altri.
Elizabeth, che persevera nel suo amore per Will quando ancora lui non si è dichiarato e non c’è garanzia che, un giorno, loro due possano stare insieme – anzi, è molto più probabile che non possano perché sono di classi sociali diverse; Elizabeth, che per salvare la vita di Will accetta la proposta di matrimonio di un uomo che non ama – un brav’uomo, certo, ma pur sempre uno di cui non è innamorata; Elizabeth, che per un anno intero, dopo che suo padre ha dato la propria benedizione a lei e a Will, ha modo di riflettere sulle difficoltà che le causerebbe sposarsi con qualcuno privo di ricchezze e di titoli nobiliari, ed è comunque decisa a sposarlo; Elizabeth, che dà Jack in pasto al Kraken perché sa che, sacrificando il Capitano, potrà salvare il resto della ciurma, ma poi si sente in colpa per quel gesto estremo; Elizabeth, che nella cella dell’Olandese comprende il desiderio di Will di aiutare il padre e capisce il peso che lui porta sulle spalle; Elizabeth, che nel ruolo di Re dei Pirati parla di sudore, forza e coraggio, lasciando chiaramente intendere che non c’è libertà più grande di quella che viene difesa combattendo, anche a prezzo della vita, e trova il suo primo alleato proprio in Will; Elizabeth, la cui gioia nel pronunciare il suo “sì” durante il matrimonio rocambolesco (ma romanticissimo!) sulla Perla Nera è quasi palpabile… Davvero il destino di questa donna, mi chiedo, è stare con qualcuno che la cosa che sa fare meglio – a parte servirsi della propria intelligenza e capacità di portare gli altri dove vuole lui – è scappare?  
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Con questo non intendo sminuire Jack, che in più di un’occasione si dimostra capace di atti di coraggio e di altruismo non indifferenti. Sia Will che la stessa Elizabeth lo definiscono “un brav’uomo” – e penso che abbiano ragione. Ciò non toglie che la vita di Jack sia paragonabile a un continuo girovagare senza una meta precisa, con i desideri e gli impulsi momentanei come principale guida (non per niente la sua bussola cambia direzione proprio in base ai desideri!). Sinceramente credo che Elizabeth meriti qualcosa di diverso: la possibilità, oltre che di viaggiare per mare, di avere una casa, un saldo approdo a terra. La possibilità di uscire dai rigidi confini del ruolo di figlia del Governatore senza finire col condurre una vita randagia, che include giusto qualche sosta occasionale a Tortuga e in altri posti simili. La possibilità di trovare una sua via per costruirsi un futuro, senza rischiare di vivere all’ombra di un Capitano tanto affascinante e carismatico quanto in balìa del vento dei propri desideri. Perché mai Elizabeth dovrebbe seguire lui e stare con lui, quando nel corso del terzo film ottiene una sua nave e un suo equipaggio?
Alla fine della storia, Elizabeth non ha bisogno della libertà che potrebbe offrirle Jack. È già una donna libera – e lo è soprattutto grazie alle proprie scelte, in relazione alle quali si comporterà di conseguenza, senza sottrarsi agli impegni e alle responsabilità. Ha scelto di opporsi alla Compagnia delle Indie Orientali e di combattere contro Beckett? Dovrà guardarsi le spalle e tenersi preparata ad affrontare eventuali rappresaglie. Ha scelto di sposare Will? Lo aspetterà e custodirà il suo cuore. Non è una prigioniera, è una donna adulta che ha preso delle decisioni consapevoli. Nei dieci anni che separano la partenza di Will dal suo ritorno potrà andare dove riterrà più sicuro, per mare o per terra, e avrà tutto il tempo di costruirsi una vita, una casa e una nuova routine. Nessuno le sta chiedendo di confinarsi su un’isola… tanto meno l’uomo che ha sposato.
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Fine Parte 1 🚧 [continua…]
Immagini tratte da: buffysummers, Sparrabeth Dead Mans Chest GIF Tenor, mylovewithdamon, G Lee Pinterest, rikrgif, ceeyoutea, lady-arryn, Google Immagini.
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dilebe06 · 3 months ago
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Scarlet Heart
... e fuori due!
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Ohibò.
Si poteva evitare la versione cinese, nonché l'originale di Moon Lovers?! Certo che no! e per essere ancora più precisi vedremo, quando uscirà, anche la versione tailandese di questa storia!! #tuttecelevediamo #tutte
Scrivere questo commento per me non è facile, perché mi è piaciuta molto la sua versione coreana che ho visto prima di questa e quindi automaticamente il mio cervello attua confronti tra le due serie.
Metto subito le mani avanti, dicendo che la versione made in Korea mi è piaciuta molto di più nonostante Scarlet Heart abbia molte cose interessanti e che lo rendono a mio parere una serie da vedere.
La trama di Scarlet Heart è la stessa di Moon Lovers e vorrei iniziare facendo un plauso proprio a quest'ultimo per aver ripreso la storia rendendola simile ma non uguale. Rispetto alla sua controparte cinese cambiano i personaggi, le relazioni tra essi, gli eventi...ma di base rimane la stessa storia. E questo l'ho apprezzato: sapevo già come sarebbe andata a finire ma Scarlet Heart è riuscito comunque un po' a sorprendermi.
Detto ciò, questo sarà un super commento breve e casuale perché fa troppo caldo e perché sono troppo pigra per analizzare con un osservazione lucida la serie.
Ovviamente casuali perché sono pigra e fa troppo caldo.
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Prima di tutto, ho apprezzato Il realismo. A differenza della versione coreana, Scarlet Heart ha una storia più concreta e "semplice". E' molto più tranquilla rispetto alla versione made in Korea ed offre uno spaccato più vero dell'epoca storica presa in esame dalla serie. C'è uno studio più profondo dei dettagli e delle relazioni, dove la serie fa uno grande sforzo nel costruire "un mondo" dove i nostri personaggi si muovono, il più veritiero possibile.
E se da una parte ciò è per me meritevole, poiché più legato alla realtà, dall'altro lato è però meno avvincente. In Moon Lover, il dramma scorreva potente ogni 5 minuti ed arrivati ad una certa si faceva il toto morti di puntata. La versione koreana è riuscita a tenermi incollata allo schermo dalla tensione, mentre Scarlet Heart per buona parte della sua storia non è riuscita invece a coinvolgermi.
Ho trovato la storia portata in scena in modo piatto e poco intrigante, coerente sì con la vera storia ma per questo tenuemente avvincente. Ci sono state tantissime scene dove non succedeva niente: si prendeva il thè, si chiacchierava e commentava il senso della vita, si andava a trovare altra gente, ci si faceva complimenti a vicenda, si chiacchierava con toni aulici e con enormi panegirici... ma solo con la morte dell'Imperatore finalmente la serie alza il livello di tensione e le cose si muovono veramente. Infatti per ben più di 25 episodi il contesto, i personaggi non si muovono mai in avanti. Non succede mai nulla di sconvolgente che smuove le vite dei personaggi. Manca quindi la tensione per gran parte del drama, dando alla serie quell'effetto da "documentario" che non mi ha permesso un grande trasporto emotivo. ( cit @lisia81)
Mi è mancata anche la tensione romantica tra i due lead ed ho trovato davvero difficoltà nel sentirmi coinvolta da questa coppia. Li ho trovati freddi, compassati, con un sacco di chiacchiere ma poche scene veramente sentimentali...di quelle che ti strappano il cuore.
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Veniamo poi ai Lead. Il quarto principe nella versione coreana era un uomo da romanzo. Scritto appositamente perché lo spettatore empatizzasse con lui, grazie ad un background ed ad una storia tragica. Per dirla in modo molto brutto: era finto. Ma non per questo non si è amato! Ho adorato il 4° principe della versione coreana!
Scarlet Haert invece, presenta un protagonista "normale" con una grandissima intelligenza, pazienza e con un ancora più grande ambizione. Mi è piaciuto tantissimo che fosse ordinario, con una vita ordinaria come i suoi fratelli, poiché l'ho trovato molto più veritiero e degno di ammirazione. Ha giocato il gioco del trono perché voleva essere Imperatore ed è stato così bravo da vincere. Punto. Di contro però, era anche un po' noioso. O meglio, non ha brillato per particolarismo o caratterizzazione, rimanendo per me, sullo sfondo. Ed essendo il protagonista, non è proprio una bella cosa.
Sulla lead invece, si potrebbe aprire un dibattito che durerebbe per anni. Voglio solo dire che ha molti punti in comune con la sua versione coreana con l'aggravante tuttavia, di esser ancora più bipolare e ancor più poco coerente. Ma questo credo che sia insito nel personaggio: secondo me la lead non è scritta proprio benissimo. in nessuna versione
crei un personaggio che viene dal futuro e si ritrova nel 1700, in un epoca di morte facili e di punizioni corporali per qualsiasi errore e dove uomini potevano avere harem interi di donne e dopo più di vent'anno che ormai vivi lì e dovresti averci fatto il callo, decidi che quella vita è troppo barbara ed insopportabile per te e te ne vuoi andare.
Che poi, ste lead mai che pensino alla vita che hanno lasciato. I genitori, la famiglia, il lavoro, gli amici... niente.
Nella versione koreana potevo anche accettarlo in virtù di tutte le angherie subite e le enormi tensioni di palazzo che sin dall'inizio gravavano sulla psiche della protagonista.
Ma nella versione cinese, Ruoxi serve il thè all'Imperatore per anni. E' tenuta in grande considerazione da tutti e ancor più dal Sovrano Supremo che la adora come una figlia. Addirittura vuole darla in sposa al suo figlio preferito. Viene però punita con le bastonate e mandata a lavare i panni con la servitù. Lavoro umile e a lei poco congeniale, che la vede impegnata per ben 2/3 puntate, dove riesce comunque a farsi delle amiche, bere il thè con i Principi ecc ecc.. poi il 4* diventa imperatore e la riporta a corte come amante. C'è enorme tensione tra il nuovo Imperatore ed i fratelli e già le cose tra loro cominciano a scricchiolare. Il quarto comunque la ama e capendo che vuole essere libera, non le da titoli per lasciarla vagare come vuole. Anche la moglie dell'uomo che ama la spinge nel letto del marito. Tutti la trattano con i guanti di velluto e con il massimo rispetto. Ma lei è infelice perché i Principi amici suoi sono infelici e se continueranno a far danni perderanno la testa. Se ne vuole quindi andare e non si capisce bene il perché:
Prima di tutto, Ruoxi sapeva benissimo sin dall'inizio che una volta salito al trono il Quarto, i suoi fratelli avrebbero fatto una brutta fine. Quindi che ora si stupisca e che colpevolizzi l'Imperatore per comportarsi come un Imperatore non ha senso. Come sapeva benissimo la qualità della vita di corte. Ci ha lavorato per anni e si è messa con un uomo il cui futuro prevedeva altra vita lì a corte. Quindi che adesso il palazzo le sembri una gabbia, di nuovo non ha senso. Ma allora che ti ci sei messa a fare con il quarto? La domanda ovviamente ha la sua risposta semplice: era così innamorata che era disposta a soffrire pur di stare con il suo uomo. Solo che, poiché io questo grande e straziante amore non l'ho visto, ho trovato tutti i panegirici di Ruoxi tremendamente assurdi.
Cominciano poi a cadere teste ( tutti morti giustamente eh) ed improvvisamente Ruoxi si ricorda che proviene da un mondo moderno dove queste cose sono inaccettabili. Non tollera che la gente venga bollita viva.
Mi fa tagliare come la lead non abbia detto nulla quando il Vecchio Imperatore l'ha fatta pestare e poi sbattere a lavare i panni per aver rifiutato di sposare il 14° fratello ed anzi gli abbia dato ragione perché aver offeso l'imperatore, ma si sia arrabbiata a morte con il suo uomo quando a mandato a morire la sua amica che la spiava da anni. Due pesi e due misure.
Il grande contrasto con questo personaggio in tutte le versioni è che per gran parte della sua vita nel passato, accetta un sistema culturale, legale e sociale ben diverso da quello a cui è abituata. Salvo poi, nel finale, trovarlo insopportabile e decidere che non gli sta più bene.
Si potrebbe ribattere che ciò accade perché le vittime sono amici suoi, gente a cui lei vuole bene. (incentivando dunque che delle altre non gliene frega nulla) Tuttavia, non è che questi "amici" vengono puniti a caso. Mettono in dubbio l'autorità dell'Imperatore, complottano contro di lui, si rifiutano di eseguire i suoi ordini. Seriamente Ruoxi: sei lì da più di vent'anni e non sai quali siano le conseguenze per tali azioni?!
Ancor più confusionaria è la questione della fine della relazione della lead con l'ottavo principe:
In un episodio si rotolano tra le fratte giurandosi amore eterno e spruzzando passione reciproca da tutti i pori e nell'episodio successivo Ruoxi, fredda come la Barriera, chiude la relazione perché lui non sceglie lei ed il loro amore piuttosto che il trono. Ma perché, non le può avere tutte e due? perché deve scegliere? si chiede giustamente un perplesso ottavo principe che già sognava il matrimonio e che invece si ritrova a dover rispondere a queste domande ed a vedere finire la relazione senza capire manco il perché.
Comunque sia, la protagonista di questa storia non mi fa morire in nessuna delle due versioni.
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Ma c'è una cosa che ho amato tantissimo in questa versione: le caratterizzazioni e le relazioni tra i Principi. Con una menzione d'onore al Tredicesimo, mio eroe personale e mio personaggio preferito dell'intera serie.
I personaggi sono infatti ben distinti e ben strutturati: nessuno è buono o cattivo ma giocano le loro carte con umanità, cadendo preda delle loro paure, debolezze o mostrando grande dignità. Come la moglie dell'ottavo Principe, donna con due balls incredibili ma che ahimè è crollata nella mia considerazione per come ha agito nel finale.
Il tredicesimo invece, rimane coerente dall'inizio alla fine della storia ( @lisia81) tenendo botta per più di trenta episodi senza mai farmi calare l'interesse per lui. Fenomenale! La sua amicizia con Ruoxi era splendida e molto naturale così come la fedeltà al quarto fratello. L'ho amato tanto. Così tanto che è l'unico personaggio che mi ha fatto commuovere nel finale. Voglio anche io un tredicesimo principe nella mia vita!
Ci sarebbe tantissimo altro da dire su questa serie:
La fotografia era stupenda così come la musica e l'attenzione per i dettagli. Meno fantastica la CGI ed il montaggio che certe volte mi hanno fatto pensare di aver perso qualche scena. Ma nel complesso, credo che gli autori, su questo frangente, abbiano fatto un buon lavoro. Meno convincente per me invece è stata la recitazione, soprattutto dei due protagonisti.
Concludendo: credo che Scarlet Heart debba essere visto a prescindere dalla versione coreana. E' tratto da una storia vera ed offre davvero uno spaccato di quell'epoca. Ha delle cose encomiabili che possono far apprezzare la serie ad amanti della storie più veritiere possibili. A me non ha fatto impazzire, finendo nella categoria del "godibile" ... ma sono comunque felice di averlo visto.
Voto: 7.6
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teredo-navalis · 1 year ago
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Stanotte sognato che padre ci chiamava (me e s2) per andare d'urgenza all'udienza sulle terre. Era sera tardi, probabilmente stavamo anche dormendo, io non trovavo le mie scarpe e usavo due fette di bacon croccante come suola. Mi sembra anche che arrivavamo lì in carrozza(nera, con le ruote grandi a raggiera).
L'udienza per le terre è un sogno che ho fatto più volte, è uno dei miei luoghi onirici, anche se non ricordo mai come va a finire. Ogni tanto i padroni delle terre (è come se fossero dei vassalli, che controllano una certa regione) si svegliano e decidono di interrogare tutti i proprietari terrieri delle terre sotto il loro controllo, per decidere se sono degni di continuare a detenerle, oppure se togliergliele. Sono capricciosi, sono insidiosi, fanno tantissime domande; non sono esattamente umani, anche se ci somigliano, ma qualcosa di diverso, di più selvatico. Hanno barbe e baffi, può essere che abbiano un piccolo ramoscello che gli spunta da qualche parte del corpo, da una mano, da un lato del volto.
Scendiamo dalla carrozza, io con le mie solette di bacon e s2 non vestita da suora, in questa strada appena illuminata da un lampioncino giallo, ci precipitiamo nell'antro buio in cui abbiamo visto scomparire padre. L'udienza è lì. Ci sono varie porte, c'è altra gente in attesa. C'è una signora con un maiale, lo accarezzo -è amichevole- lascio anche che prenda la mia mano in bocca, ma ad un certo punto sembra che non la voglia lasciar andare più e mi spavento. Padre nel frattempo è introvabile. Io penso alle risposte che dovrei dare. Non so nemmeno quali sono queste terre! Speravo che ci avrebbe un minimo istruite quando fossimo arrivate lì, invece di lui non c'è traccia. A cosa mi servono queste terre? Banalmente per viverci. Sarebbe bello avere una casetta in campagna con il mio compagno, più in là; la terra da coltivare a giardino od orto, frutteto. Penso a queste cose e non appena riesco a liberare la mia mano dalla morsa del maiale (che sembra fatto di terracotta ancora umida) è arrivato il nostro turno di essere ascoltate. Siamo in stanze separate, ma non ricordo bene cosa ci chiedono; comunque immagino che le nostre risposte siano state buone: danno a entrambe una scatola di cartoncino e ci congedano, senza però spiegarci cosa avverrà delle nostre terre (che comunque continuiamo a non sapere quali siano).
Usciamo e c'è luce, è mattino. C'è anche padre che viene verso di noi, in lontananza. Apriamo il plico -è pesante- e iniziamo a leggere: sono citazioni toccanti, trame di libri. Giriamo l'ultimo foglio e sulla base del cartoncino scopriamo due libri, i libri da cui erano state prese trame e citazioni. Sono sorpresa e contenta, perché non me l'aspettavo proprio e sembrano delle buone letture; ecco spiegato il peso del plico.
Arriva padre che credo sorrida. Mi sa che non c'era nessuna udienza per le terre, era tutto un modo per regalarci un'esperienza e due libri.
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melanchonica · 1 year ago
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sono stata dalla parte di chi ha casa piena di gente, di chi si vede arrivare alla porta, rigorosamente tenuta aperta, una ad una le persone della propria vita, perché in casa qualcuno se n'è andato prima del tempo. non ero però mai stata dall'altra parte, dalla parte di chi quella soglia deve varcarla, tentando di levitare pur di non fare il minimo rumore, fino a stasera. un mio amico ha perso sua madre oggi, e nonostante non fossimo così strettamente in confidenza, mi scriveva spesso e io altrettanto spesso non rispondevo, perché sono un'incapace che si fa assorbire dai suoi problemi e non riesce ad avere contatto con qualcuno in quei momenti. oggi, mi sono sentita tremendamente in colpa per questo. lo so, non ha senso forse, ma ciò che sentiamo non deve sempre avere un senso per essere valido. le cose ci colpiscono, a prescindere dal senso. fino all'ultimo non sapevo se andare a casa sua questa sera, neanche sapevo se gli avrebbe fatto piacere, mi sono posta mille domande, fino all'ultimo il mio corpo ha inventato sintomi che giustificassero con me stessa il mio non andare. mi faceva male ogni muscolo, la testa, pensavo di avere la febbre. non avevo proprio niente, una volta seduta in macchina era tutto sparito. è rimasto solo il silenzio assordante che i sintomi volevano coprire, lo stesso che poi ho ascoltato in quella casa. avrei voluto fare o dirgli tante cose, ma nessuna di esse avrebbe avuto senso per lui, perlomeno oggi, e allora ho scelto di non dire nulla. e l'ho guardato negli occhi più volte, e non ho mai visto niente. nei suoi occhi, c'era solo il vuoto di chi non sa più cosa deve guardare. da fuori, non l'avevo mai visto. e mentre ero lì, mentirei se dicessi di non aver avuto la mente tempestata dai ricordi di quando, al suo posto, al posto del più falso giullare, c'ero io. era inevitabile. il tempo passato lì ha assunto una strana forma, sembrava quasi dilatato, mi sembra di essere stata lì dei giorni. e francamente, ne sarei rimasta degli altri se ciò fosse servito. ma anche in qualcosa di così brutto, sono certa che si possa rimanere stupiti davanti alle cose semplici, che si rimangono a guardare con gli occhi di un bambino. o perlomeno, io l'ho fatto. mi ha commosso l'amore negli occhi dei suoi amici di una vita, così timidi ma così caldi da poter scaldare anche solo per un attimo persino i suoi, da poter scaldare una casa che ora sembra così fredda. e per quanto tra loro pensassero e ipotizzassero e si scervellassero riguardo cosa avrebbero potuto dire o fare di più, io avrei voluto solo dirgli con dolcezza che stavano facendo esattamente ciò di cui lui ora ha bisogno. non gli serve altro. se niente può salvarci dalla morte, che almeno l'amore ci salvi dalla vita.
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canesenzafissadimora · 6 months ago
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Non ho molto da dire.
Credo di aver imparato molto poco in tutti questi anni: ho imparato che ci sono molte cose sconsiderate che puoi fare. E tra quei milioni una che è ancora più sconsiderata delle altre. E di solito fai quella.
Ho imparato che il blu e il nero insieme sono un cazzotto in un occhio.
Ho imparato che certi odori si fissano nella memoria, e quando li risenti è come se tutti quegli anni non fossero mai passati.
Ho imparato che il sabato è meglio della domenica.
Ho capito che chiunque ha qualcosa da raccontare, ma ho capito anche che l’odio per certe persone ti aiuta a vivere meglio.
Ho imparato che certe mattine saresti disposto a dare via un braccio pur di dormire alti cinque minuti.
Ho constatato che alcune città sono capaci di farti scordare anche come ti chiami.
Ho imparato che ci sono persone così esteticamente stupefacenti che emanano addirittura luce propria. Sembrano, non so... fosforescenti!
Ho capito che non c’è da preoccuparsi se a 40 anni non sai che fare della tua vita, se hai ancora una gran voglia di giocare. Forse sei l’unico che ha capito qualcosa.
Ho imparato che se ripeti una parola tante volte, all’improvviso perde di significato.
Ho imparato che a volte avresti talmente tanta voglia di fare l’amore con una determinata persona che glielo chiederesti in ginocchio.
Ho imparato che una sigaretta, specie se sei a terra, può addirittura salvarti la vita.
Ho scoperto che esistono persone talmente scassapalle da rappresentare un vero e proprio ornamento ai testicoli.
Ho imparato che non c’è cosa più inebriante che impuntarti sulla tua scelta. E poi sbagliare.
Ho imparato che il conforto degli amici a volte può esserecrudele.
Ho imparato che la voce di Frank Sinatra è uno dei motivi per stare al mondo. E la Heineken è l’altro.
Ho imparato che il sale si mette prima che l’acqua cominci a bollire.
Ho capito che certe regole sono fatte per andarci contro.
Mi sono accorto che non c’è cosa più divertente che dare ragione a un idiota. E dentro ridere.
Ho scoperto che con gli anni i tuoi errori e i tuoi rimpianti impari ad amarli come figli.
Ho imparato che la nostalgia ha lo stesso sapore della cioccolata bollente.
Ho imparato che i film di Ingmar Bergman non sono solo capolavori: sono lezioni di vita.
Ho capito che niente è più bello che alzarsi la notte mentre tutti gli altri dormono e girovagare in solitudine come un cane tra i rifiuti, alla ricerca di una qualsiasi sensazione appagante.
Ho imparato che se ti chiedono di fare cinque cose e all’ultimo momento ne aggiungono due, tu inevitabilmente dimentichi le prime tre.
Ho imparato che certa gente ha la testa solo per separare le orecchie.
Ho imparato che la tua camicia preferita attira il sugo in modo micidiale.
Ho imparato che non c’è cosa più bella che svegliarsi una mattina senza sapere che ore sono, senza riconoscere la stanza e soprattutto senza ricordare come ci sei arrivato.
Ma soprattutto ho imparato che i giorni veramente importanti nella vita di una persona sono cinque o sei in tutto.
Tutti gli altri fanno solo volume.
Così fra sessant’anni non ti ricorderai il giorno della tua laurea, o quello in cui hai vinto un Oscar.
Ti ricorderai quella sera in cui tu e i tuoi amici, quelli veri, avete fumato 10 sigarette a testa e ubriachi persi avete cantato per strada a squarciagola fradici di pioggia.
Quelli sono i momenti in cui la vita davvero batte più forte.
Federico Fellini
P.S.: Però, in fondo, qualcosa l’ho imparato.
Federico Fellini
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bicheco · 2 years ago
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Le persone che sono andate al funerale di Costanzo e poi chiedono un selfie alla De Filippi cosa hanno in testa precisamente, a parte le pigne? Maria la capisco, in quei momenti non puoi metterti a litigare e meno che mai a sfanculare, quello che proprio non riesco a comprendere è la totale mancanza non dico di sensibilità, ma di quel minimo di buon senso di certa gente. Tali scene tuttavia spiegano in un certo qual modo le adunate di folle adoranti davanti ad Hitler e Mussolini: l'essere umano è sostanzialmente uno stupido.
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mchiti · 9 months ago
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Portando un po’ di amore nel tuo inbox ❤️ quando leggo certe cose che ti scrivono gli itagliani veri 100% denominazione geografica protetta mi sento molto triste, ma per loro. Mi dispiace molto per la vita di merda che hanno avuto senza stare a contatto con niente di diverso da loro. Io invece sono ateo però quando incontro per strada i genitori tunisini della mia amica che ora studia fuori accetto sempre le loro benedizioni e dico “altrettanto”. Ho passato l’adolescenza a mangiare il loro cous cous. La sua festa di compleanno era la più aspettata dell’anno perché sapevamo che il cibo sarebbe stato fuori di testa. Ogni volta che rispondeva al telefono, ci divertivamo a fare le scommesse su quale lingua avrebbe usato per rispondere: italiano, arabo o francese. Non indovinavamo mai. Mi dispiace per tutti gli itagliani veri che rompono il cazzo sui social lamentandosi su quanto i pranzi e cene di Natale e Pasqua siano insopportabili da passare in famiglia, non avranno mai il piacere di essere invitati ad un Eid, ma comunque passeranno la vita a sputare merda sulle feste “pagane”. Quando avevo 14 anni in primo superiore la nostra compagna di classe Algerina ci spiegò perché aveva scelto di non portare l’hijab e che i suoi genitori la avevano sostenuta completamente, raccontandoci della sua relazione con la fede. Penso sia stata una delle lezioni più importanti che ho imparato a scuola. Tutto questo per dire: che vita di merda dev’essere stare sempre nel proprio orticello senza guardare o sperimentare o relazionarsi con nient’altro. Si rimane volutamente ottusi, visto che il mondo oggi ci ha regalato infinite possibilità di contaminazione e condivisione con persone che sono diverse da noi in migliaia di modi diversi.
Ciao!!! volevo prendermi un secondo di tempo per rispondere bene perché davvero credo sia il messaggio più bello che mi sia capitato di ricevere da una persona estranea e ti ringrazio molto per averlo condiviso con me, davvero. È veramente molto difficile a volte far capire agli altri quanto la mia religione, i miei credi e le mie idee non siano assolutamente e in alcun modo antitetiche a quelle dei miei amici italiani. I miei amici mi conoscono e lo sanno, ma mi capita di avere a che fare con conoscenti che hanno perfino paura di dire le parolacce di fronte a me... io che dico parolacce in continuazione 😭è strano perché c'è davvero un'enorme spaccatura in questo, o si è descritti come delinquenti maranza e crimine, o da persone che non sanno divertirsi come tutti gli altri... come se non esistesse una dimensione di pura normalità che riguarda la stragrande maggioranza di noi, che abbiamo idee assolutamente progressiste, aperte, normali come il resto del mondo. Che ne so, qualche settimana fa alcuni amici di miei amici stavano parlando di una serata dell'arcigay e si son bloccati pensando che mi desse fastidio 😭 fratelli in cristo... invitatemi che vengo. So anche che tanti di noi vivono in una dimensione di effettiva difficoltà socio-economica, e lo so perché io esco fuori da quella realtà, io ci sono cresciuta, conosco la mia gente e lo so che difficoltà fanno e vorrei solo che si capisse che bisogna lavorare sull'integrazione e che seminare odio non farà che trasformarci in una parigi 2.0, specialmente città come milano e dintorni. Mi fa molta, molta paura questo, perché certa politica sta davvero semi di odio e ho notato come la rabbia sia cresciuta tra la mia gente.
Ti ringrazio perché apprezzare le nostre culture reciproche è davvero la base di tutto...ma apprezzarle davvero, incuriosirci davvero, non voltarci dall'altro lato quando qualcuno ti parla e ti racconta cos'è che non va, cos'è che vorrebbe fosse migliore in questo paese. La condivisione ci salverà, davvero. Grazie mille, mi sono emozionata 💗 anche io sono ex-hijabi quindi comprendo la tua amica, anche quello ha fatto largamente parte di un percorso super duro di accettazione. Non è proprio facile ma è bello sapere che le persone intorno a te cercano di capire. Grazie grazie 💗
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crazy-so-na-sega · 2 years ago
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“Non ho molto da dire. Credo di aver imparato molto poco in tutti questi anni: ho imparato che ci sono molte cose sconsiderate che puoi fare. E tra quei milioni una che è ancora più sconsiderata delle altre. E di solito fai quella. Ho imparato che il blu e il nero insieme sono un cazzotto in un occhio. Ho imparato che certi odori si fissano nella memoria, e quando li risenti è come se tutti quegli anni non fossero mai passati. Ho imparato che il sabato è meglio della domenica. Ho capito che chiunque ha qualcosa da raccontare, ma ho capito anche che l’odio per certe persone ti aiuta a vivere meglio. Ho imparato che certe mattine saresti disposto a dare via un braccio  pur di dormire altri cinque minuti. Ho constatato che alcune città sono capaci di farti scordare anche come ti chiami. Ho imparato che ci sono persone così esteticamente stupefacenti che emanano addirittura luce propria. Sembrano, non so... fosforescenti! Ho capito che non c’è da preoccuparsi se a 40 anni non sai che fare  della tua vita, se hai ancora una gran voglia di giocare. Forse sei l’unico che ha capito qualcosa. Ho imparato che se ripeti una parola tante volte, all’improvviso perde di significato. Ho imparato che a volte avresti talmente tanta voglia di fare l'amore con una determinata persona che glielo chiederesti in ginocchio. Ho imparato che una sigaretta, specie se sei a terra, può addirittura salvarti la vita. Ho scoperto che esistono persone talmente scassapalle da rappresentare un vero e proprio ornamento ai testicoli. Ho imparato che non c’è cosa più inebriante che impuntarti sulla tua scelta. E poi sbagliare. Ho imparato che il conforto degli amici a volte può essere crudele. Ho imparato che la voce di Frank Sinatra è uno dei motivi per stare al mondo. E la Heineken è l’altro. Ho imparato che il sale si mette prima che l’acqua cominci a bollire. Ho capito che certe regole sono fatte per andarci contro. Mi sono accorto che non c’è cosa più divertente che dare ragione a un idiota. E dentro ridere. Ho scoperto che con gli anni i tuoi errori e i tuoi rimpianti impari ad amarli come figli. Ho imparato che la nostalgia ha lo stesso sapore  della cioccolata bollente. Ho imparato che i film di Ingmar Bergman non sono solo capolavori: sono lezioni di vita. Ho capito che niente è più bello che alzarsi la notte mentre tutti gli altri dormono e girovagare in solitudine come un cane tra i rifiuti alla ricerca di una qualsiasi sensazione appagante. Ho imparato che se ti chiedono di fare cinque cose e all’ultimo momento ne aggiungono due, tu inevitabilmente dimentichi le prime tre. Ho imparato che certa gente ha la testa solo per separare le orecchie. Ho imparato che la tua camicia preferita attira il sugo in modo micidiale. Ho imparato che non c’è cosa più bella che svegliarsi una mattina senza sapere che ore sono, senza riconoscere la stanza e soprattutto senza ricordare come ci sei arrivato. Ma soprattutto ho imparato che i giorni veramente importanti nella vita di una persona sono cinque o sei in tutto. Tutti gli altri fanno solo volume. Così fra sessant’anni non ti ricorderai il giorno della tua laurea, o quello in cui hai vinto un Oscar. Ti ricorderai quella sera in cui tu e i tuoi amici, quelli veri, avete fumato 10 sigarette a testa e ubriachi persi avete cantato per strada a squarciagola fradici di pioggia. Quelli sono i momenti in cui la vita davvero batte più forte.
-Federico Fellini
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lucrezia00 · 1 year ago
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Ieri ho trascorso una pessima giornata, come non mi capitava da un po’. Ho pianto tutto il giorno, sono tornati i soliti pensieri negativi su di me, le mie scelte, le mie relazioni, il mio futuro. Tutto è partito dal messaggio di una mia compagna di università in cui diceva che il mese prossimo partirà per l’Erasmus. Io mi sono sentita uno schifo perché ho rifiutato la mia borsa, per una serie di motivi che non elenco. Il pensiero mi è andato a quel ragazzo che frequentai l’anno scorso, che mi trattò uno schifo ma da cui tutt’ora sono ossessionata. Lo conosco molto poco, non sono innamorata né nulla. Semplicemente lui rappresenta tutto ciò che io avrei voluto fare e non riesco a fare. A 22 anni ha già un curriculum ricchissimo: laureato con lode alla triennale mentre faceva parte di un’associazione, prendeva lezioni di pianoforte più, ovviamente, esperienza Erasmus. Dopo la triennale si è trasferito a Milano per frequentare una facoltà prestigiosa, e anche qui media altissima, tante esperienze lavorative e ulteriori esperienze all’estero. Aggiungendo il fatto che ne ero molto attratta poiché uno dei pochissimi ragazzi che mi sia piaciuto fisicamente in questi anni. Odio aver avuto a che fare con lui perché ora, per me, rappresenta quell’ideale che io non raggiungerò mai. Mi sento così inferiore rispetto a queste persone, alla loro voglia di fare tanto in pochissimo tempo. Io nella mia vita studio, vado in palestra, cerco di mantenere una certa costanza con la lettura e fino a poco tempo fa ero in terapia (un impegno vero e proprio. Faccio così poco eppure a stento ci riesco. Durante i corsi torno a casa stremata, ma quando finiscono mi rendo conto che il solo studiare e dare esami non mi soddisfa neanche lontanamente. In più ogni tanto ho dei dubbi riguardo alla materia che ho scelto di studiare, gli esami non mi coinvolgono più e mi scoccia vedere gli insegnante chiedere il minimo indispensabile (lo studio dai riassunti) per far passare l’esame. Mi ritrovo con gente che così facendo studia in due settimana quando io ci metto anche un mese per studiare dai manuali e confrontare le varie fonti. E mi dico che alla fin fine potrei spendere quelle energie in altro, ma in cosa? Non mi entusiasma l’idea di far parte di un’associazione. L’esperienza all’estero mi sarebbe piaciuta ma con la meta assegnata ho incontrato troppi problemi e ho preferito rifiutare. Mi chiedo quando troverò l’occasione giusta per cambiare. Il fare la magistrale fuori potrebbe essere un primo passo e sono motivata ad entrare all’università che ho scelto, in fondo anche per questo mi sto dedicando molto allo studio e al conseguimento di certi voti. Però insomma, c’è sempre qualcosa che non va, sempre un senso di incompletezza che mi fa sentire da meno rispetto agli altri, rispetto a chi fa. Per non parlare del confronto fisico, quello mi devasta e mi sto mettendo l’anima in pace perché non lo supererò mai.
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der-papero · 2 years ago
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Ho postato 1.470 volte nel 2022
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Blog che ho rebloggato di più:
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Ho taggato 502 dei miei post nel 2022
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#sperare nell'educazione e il rispetto di certa gente è come credere alla produzione di energia infinita
I miei post migliori nel 2022:
#5
Domani col capo si parla di bonus e paga, e il mio leitmotif sarà
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Mai abituare i superiori all'idea che ci pagano abbastanza.
86 note - Postate 31 gennaio 2022
#4
I momenti della vita che non dimentichi più sono composti da due parti: una che si vede, e che vi mostro qui, un'altra che non si vede, e l'ho costruita con @neltempodiuncaffe , usando ogni risata, ricordo, storia, sfotto', pasticcio, macchia di caffè, abbraccio forte e voglia di ritrovarsi ancora ❤️
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112 note - Postate 10 aprile 2022
#3
Ieri è accaduto al Pride un qualcosa che mi ha fatto a lungo riflettere sul confine del messaggio di quella manifestazione.
Partiamo prima dal fatto.
Lungo il percorso, ad un lato della strada, c'era un piccolo gazebo, con tante scritte in tedesco tipo "Gesù è vita", "Gesù è amore", "Gesù sta tornando", e robe simili, e una donna, con tratti sicuramente non europei, da sola (particolare molto importante), che urlava, a me sembrava che addirittura piangesse mentre lo faceva, sembrava che lo facesse verso un interlocutore immaginario anche se il nostro corteo era in linea d'aria, frasi addirittura sconnesse e incomprensibili, forse parlava un tedesco misto alla sua lingua d'origine, ma comunque il messaggio era già chiaro dal numero di bibbie sul banchetto. Comunque sia, la risposta della manifestazione è stato lo scherno e la derisione, persone che si divertivano ad andarle accanto e farsi dei selfie con facce sceme, a mo' di trofeo poi da esibire quando si aveva voglia, quando non le dicevano di ogni dai carri o dalla folla.
Intendiamoci, proprio perché le scelte sessuali non rendono una persona migliore o peggiore di quello che è, ieri c'era la stessa gente di merda che si incontra ad una manifestazione politica, festeggiamento calcistico, concerto da stadio, o a qualsiasi altro Pride, ovvero la stessa gente che, tolta l'idea di società migliore, il tifo sportivo, la voglia di cantare o di urlare l'amore libero, è fondamentalmente parte di un branco, e si comporta come tale, con l'aggravante che i branchi animali hanno tutti i nostri difetti, tranne il bullismo, quella voglia di usare la forza del numero per sopprimere, anche soltanto simbolicamente, una persona diversa, e la massa, anche se colorata, sempre massa rimane. Ironia della sorte, la persona diversa ieri era proprio questa donna, che urlava cose che ovviamente non condivido, ma che a parte questo esprimeva un pensiero libero ed esercitava il suo diritto di farlo, diritto al quale avremmo dovuto non rispondere nulla o, se proprio mossi dal coraggio, con quei tanti "Free Hugs" che venivano dati a pacchi. Al più qualcuno può obiettare un suo mancato senso dell'opportunità, ma a parte il fatto che sono d'accordo fino ad un certo punto, il discorso che affronto in questo post è un altro.
Ho sempre vissuto il Pride come un occasione non per dimostrare che siamo migliori di coloro che fanno di tutto per limitare i diritti del prossimo sulla base di qualsiasi scelta (anche se non sono un ipocrita, certo che in qualsiasi altro giorno penso di essere migliore!), ma ieri, come in qualsiasi altro Pride, per me è una occasione, almeno in quei momenti, per dimostrare che siamo migliori di noi stessi, e quell'episodio mi ha lasciato tanto amaro in bocca, perché non siamo stati migliori di noi, siamo sempre la stessa merda, colorata se vi piace. Quando si è trattato di scegliere tra l'amore incondizionato e quello a cazzi nostri, abbiamo agito come chiunque altro, e se avessimo avuto una penna e un foglio di carta con su scritto SI/NO, avremmo votato all'unanimità per chiuderle quella cazzo di bocca, perché tanto stava urlando stronzate che, dal nostro punto di vista, hanno come unico risultato l'omofobia con tutte le sue declinazioni. Che ha anche un fondamento di verità, ma non abbiamo contestato l'idea con altre idee, l'abbiamo solo perculata.
Lì mi è saltato alla mente lo striscione che avevo visto tipo una mezz'ora prima:
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"l'amore è un diritto dell'umanità", e ho capito che siamo bravissimi a chiedere che l'amore sia un diritto di tutti, ma non abbiamo assolutamente capito come si esercita questo diritto, e che ne dovremo consumare di scarpe, perché non siamo nemmeno minimamente lontani da quelle belle parole che trovi scritte sugli striscioni.
141 note - Postate 5 giugno 2022
#2
Non avrei saputo spiegarlo meglio.
Alla frase per noi italiani è un modo per essere generosi verso voi barbari SONO MORTO.
168 note - Postate 14 luglio 2022
Il mio post numero 1 del 2022
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L'altro ieri sera ho visto per la prima volta Jojo Rabbit, e nelle sue scene ho pensato alla persona che prima viveva qui. Si chiamava Hermann, comprò di fresca costruzione nel 1971 la casa dove vivo adesso, passata a me nel 2018 dopo quasi 50 anni.
Quando ho sgombrato casa, ho trovato tanti quotidiani dell'epoca della guerra, quelli che sono in foto sono solo due di questi, abbastanza esemplari, uno il 27 luglio 1944, con una dichiarazione di Goebbels, braccio destro politico di Hitler, sull'implacabilità tedesca nella guerra e su come i traditori venissero fucilati senza pietà, e il secondo con data 17 giugno 1940, 4 giorni dopo l'entrata a Parigi dei tedeschi. Nella colonna di destra c'è una foto di militari ebrei, i "Vagabondi d'Europa" (così recita la didascalia), dileggiati dalla propaganda nazista, tutto quello che si legge in queste pagine è pura propaganda.
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Il signor Hermann ha conservato tutto di quei tempi, ho tanti quotidiani e documenti della propaganda, incluso un documento medico del campo di concentramento di Dachau.
Ora, del passato di Hermann non so nulla, tutto questo non dimostra inequivocabilmente che fosse un nazista, o che comunque avesse forti simpatie per quel periodo e quella ideologia. Quello che so è che conservava tantissimi lacci di scarpe, non ho mai visto tanti lacci di scarpe in vita mia, e sacchi interi di scatole di fiammiferi, di ogni colore, forma, provenienza. Erano in questo mobile,
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203 note - Postate 10 febbraio 2022
Guarda ora l'Analisi del tuo anno 2022 di Tumblr →
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animepersissime · 2 years ago
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Spiazzata. Un po’ vuota. Non capisco. Dovrei essere arrabbiata, triste, delusa, in realtà mi sento indifferente. Non riesco a leggermi. E’ un’emozione nuova, non ho mai fatto i conti con queste cose. Le emozioni, è tutta una lotta con il cervello.
E’ veramente questo essere adulti? Voglio tornare ad essere piccola, ancora protetta dal mondo esterno. 
Ti amo perché sei la persona di cui mi fidavo. Ti detesto perché continuo ad amarti, nonostante faccia male da morire. Non voglio cancellare ciò che è stato, tu continui a farmi promesse, io continuo a crederci. Non so cosa pensare, in questo momento verità e bugia si sono fuse in un’unica miscela che fa a botte nei miei pensieri.
Non so che fare. Ho svuotato il mio cassetto delle lacrime, ieri sera sono scoppiata mentre ti stavo chiamando, perché i miei sentimenti sono così forti e impossibili da gestire che non riesco ad esprimerli. Pensa a te stessa. 
I giorni a Bergamo ti hanno fatto solo del bene, lontano da tutto e da tutti. Ciò che hai sempre voluto, alla fine stai bene da sola. Come ti senti da sola? Indipendente? Libera? Oppure sola e basta? 
Domani tornerai alla tua vita, alla tua quotidianità. Cerca di restare in piedi, non pensarci troppo, non entrare nello stato di inemotività, quello stato in cui una persona vedendoti ti domanda “che hai?” e l’unica cosa che vorresti fare sarebbe gridare o piangere; mentre tutto ciò che fai è rispondere con un semplice “niente” e finirla lì, dove non è neanche incominciata.
Bergamo ha una luce diversa quando sei triste. In un qualche modo diventa più bella, si notano tutti i suoi dettagli, non è monotona come pensavo. O forse le città sono più belle quando fuori splende il sole?
Il solito baretto, in città alta, è stato il mio posto in questi giorni. Sotto il sole, i raggi del sole che mi baciano la faccia, mentre bevo il mio solito caffè macchiato. I piccoli uccellini che ronzano intorno alle briciole sui piattini ormai vuoti, lasciati sui tavolini bianchi; io circondata da turisti, mezzi inglese e mezzi tedeschi, (forse anche un po’ ubriachi alle 10 di mattina) e dalle signore sulla ottantina, di un certo ceto, vestite anche in una certa maniera, con un cane legato al proprio braccio, che si riuniscono tutte le mattine al solito tavolino, a parlare delle loro vite e dei loro nipoti. 
“E’ andato in Francia per migliorare il francese e non è più ritornato.” “Ho il nipote che non parla, ha quasi due anni, ma niente, speriamo cresca in fretta.” “Su instagram, mi hanno seguito delle donne, sai, quei profili con le donne nude, io le ho bloccate subito.” 
Il loro accento mi entra dentro, non capisco se mi piaccia oppure no. Mi sembra di essere quella riga nera sulla pagina di un libro che devi rileggere tre o quattro volte perché non si capisce molto bene il significato delle parole. Vorrei sapermi leggere meglio.
Anche tua mamma al telefono ti ha sentita distante, svuotata. « Mamma non farmi piangere, sono in mezzo alla gente » con le lacrime ormai copiose sulle guance, come se in quel momento era più importante l’apparire bene.
In mezzo a queste persone felici e con in mano una tazza di caffè o una sigaretta, mi sento un pesce fuor d’acqua. Qui, seduta in un tavolino, al centro e accecato dal sole, io sono in cerca di qualcosa, forse di aiuto, da me stessa. Mi sento fuori dal mondo. Non ho voglia di restare lì, ma allo stesso tempo voglio, perché mi fa del bene. 
Vorrei solo sparire, non ho più certezze. L’unica cosa che faccio è sospirare, prendere i soldi per pagare il caffè e chiamare Alice, per sentirmi ascoltata e forse per sentirmi meglio. 
Ho bisogno che qualcuno si prenda cura di me, perché io non ho il coraggio di farlo.
Dove sei?
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