#macchine teatrali
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crazy-so-na-sega · 2 months ago
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mito->poesia->tragedia->metodo scientifico: uno sviluppo straordinario
Il genere tragico in Grecia: riproposizione ed evoluzione del mito arcaico.
La forma della tragedia classica greca è il punto di arrivo di un processo sviluppato a partire da un primitivo nucleo del coro, progressivamente ridimensionato a favore di uno spazio sempre maggiore riservato al dialogo dei personaggi. La tragedia ripropone e riplasma del materiale mitico ereditato dal mondo arcaico. Il suo appellativo si collega etimologicamente alla parola tragos con riferimento al capro, riferimento che è stato interpretato in vari modi quali: a) il sacrificio rituale celebrato alla fine della rappresentazione; b) la maschera indossata dal coreuta, c) il premio dato al vincitore. In ogni caso, si tratta di un riferimento a qualcosa di animalesco, ferino, primitivo, selvaggio (si veda ciò come traccia dell’animalesco selvaggio dionisiaco rispetto all’olimpico armonioso compositore delle passioni rappresentato da Apollo).
La struttura era articolata in un prologo sugli antefatti dell’azione, un parodo, canto di ingresso del coro, gli episodi costituiti da dialoghi con gli stasimi, i canti di stacco tra gli episodi, e l’esodo, canto di uscita. Il coro (12 coreuti ai tempi di Eschilo con uno di loro, il corifeo, dialogante a nome degli altri con gli attori) cantava in armonia con la musica e la danza ( infatti il verbo koreuein significa danzare). Gli attori, tutti di sesso maschile, indossavano maschere, coturni, ovvero alti calzari per essere più visibili agli spettatori e la scena era dotata di macchine teatrali. In genere le rappresentazioni avvenivano in occasioni di feste in onore di Dioniso, dio rurale patrono della fertilità. Erano dei veri e propri festival in cui gareggiavano i poeti tragici con la loro tetralogia (3 tragedie ed un dramma satiresco). C’era una commissione selezionatrice fatta da un arconte ed altri due membri che sceglieva i tre concorrenti per la gara finale, ogni tetralogia veniva rappresentata in una giornata intera e quindi il concorso durava 3 giorni. La giuria per assegnare la vittoria della corona di edera era formata da 1 rappresentante per tribù estratto a sorte da una lista fornita da ognuna delle 10 tribù, che dava una classifica dei concorrenti su una tavoletta, delle 10 poi ne venivano estratte 5 a sorte per avere il vincitore. I contenuti delle opere attingevano ad un patrimonio di racconti mitici tradizionali e la rappresentazione drammatica era fondata sul contrasto, la lacerazione tragica tra protagonista umano e divino e degli uomini tra loro. Tutto il popolo partecipava, lo stato finanziava i poveri con due oboli per indennizzo delle ore di lavoro perdute ed i costi degli spettacolo (scenografia, costumi, attori, coreuti, musicisti) che erano in parte sostenuti anche dalle famiglie ricche, c’era anche un servizio d’ordine dotato di robusti manganelli contro eventuali disturbatori. La partecipazione popolare al "RITO COLLETTIVO" funzionava da presa di coscienza, grazie a questa esteriorizzazione del dramma tragico reso nello spettacolo teatrale, che determinava una presa di distanza, una assunzione di responsabilità collettiva di fronte alle tensioni tremende dell’esistenza umana secondo una visione che affondava le sue radici nei sanguinosi rituali del mondo pre-greco. In questo consiste la CATARSI di cui parla Aristotele: LA RAPPRESENTAZIONE HA UN EFFETTO LIBERATORIO DALLE PASSIONI (i patemata = patemi di animo).
La tragedia si differenzia dal mito per un tratto sostanziale: se nel mito lo scontro è nel mondo divino, qui il piano si sposta sulla violenza tra dei e uomini e degli uomini tra di loro. Questo è testimoniato dal lessico tragico. Sono fondamentali alcune parole chiave ricorrenti nei dialoghi, che mostrano la inconciliabilità nella tragedia di polarità opposte di comportamento: parole da un lato come collera (che però è anche invidia!) (ϕθόνος),e accecamento divino (΄Άτη) , tracotanza (ύβρις), e violenza brutale (βία) , dall’altro legge (νόμος), diritto (δίκη), autorità legale (κράτος), timore (ϕóβος), e pietà (ʹΈλεος), parole che segnano nella loro opposizione il contrasto inconciliabile che caratterizza la tragedia. Viene bollata la tracotanza, si esibiscono i valori morali e le norme etico-sociali cui conformare i comportamenti dei cittadini della polis ed il ricorso al mito serve a rinsaldare il tessuto connettivo della convivenza. Nella trilogia più famosa, l’Orestea, formata da Agamennone, Coefore, Eumenidi, la tragedia si risolve con Oreste portato nella sede suprema della istituzione della polis, l’Areopago, dove Oreste è alla fine assolto e le furiose persecutrici Erinni si trasformano nelle benigne Eumenidi. Si impone la Giustizia, la DIKE, che si esplica nel NOMOS, nella Legge della città, a fronteggiare la violenza, ma ciò non sarà sufficiente se nell’Antigone la legge del cuore e degli affetti si scontrerà con la legge ufficiale della città stessa, che tuttavia prevarrà alla fine. Ma a questo punto, gli Dei c’entrano poco, il conflitto è tra gli uomini, gli Dei sono solo spettatori. I drammi umani riportano le scorie dei drammi divini. Più i conflitti "si umanizzano", più si perde la carica istintiva, travolgente dell’eros e della violenza primitiva e questo porta alla famosa tesi di Nietzsche che ne La nascita della tragedia (1871) vede nelle prime tragedie un equilibrio tra le parti del coro che rappresentano la potenza dionisiaca degli istinti e le parti del dialogo degli attori che moderano con la razionalità apollinea lo scatenamento degli istinti, fino ad arrivare ad Euripide che descrivendo con realismo delle vicende umane fa prevalere il distacco dello spirito superiore ed equilibrato apollineo in contemporanea all’avvento del razionalismo di Socrate in filosofia e la definitiva eclissi del dionisiaco, evento che il filosofo tedesco denuncia come la più grande perdita per tutta la cultura occidentale.
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Più i miti perdono valore di Verità, staccati dal culto dionisiaco, più i paragoni e le similitudini linguistiche, da "strati intermedi" tra il mondo degli dei e quello umano subiranno una trasformazione che costituirà i primi gradini delle deduzioni analogiche di cui il metodo empirico si servirà più tardi.
-Franco Sarcinelli (WeSchool)
-Bruno Snell (le origini del pensiero europeo)
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chez-mimich · 2 years ago
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ROMEO E GIULIETTA
È tradizione ormai inveterata che tutti i registi teatrali, a cominciare dai più grandi, quando devono cimentarsi con un testo classico del teatro, cerchino nelle loro messe in scena di darne una versione “attualizzata”, cerchino insomma di ambientare l’azione nella contemporaneità. Sono pochi i registi che hanno resistito a questa tentazione. Così anche Mario Martone, uno dei più celebrati registi italiani (non solo teatrale, s’intende), ha ceduto al richiamo del “hic et nunc”, nella sua prima regia per il Piccolo Teatro di Milano, dove ha portato in scena “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, scritta presumibilmente tra il 1594 e il 1597. L’operazione, come è facilmente immaginabile comporta dei rischi notevolissimi: opere tanto perfette, fatte di equilibri delicati, orditi e trame calibratissime e veicolatrici di messaggi profondi, di morali solenni o di dubbi amletici, se non maneggiate con cura possono trasformarsi in patetiche boiate o ridicole rappresentazioni. Credo si possa dire che Mario Martone abbia superato più che brillantemente la prova che si presentava piuttosto ardua. L’apertura del sipario con il disvelamento della scena, ha subito fatto ben sperare: un colossale intreccio di rami di un gigantesco albero (o forse l’intersecarsi di più alberi), popolato dai protagonisti del dramma shakesperiano, con una carcassa d’auto e altre tipologie di rifiuti urbani, introducono Montecchi e Capuleti, molto più simili a due gang giovanili che non alle due storiche famiglie veronesi. Il rischio era elevato, non v’è dubbio, ma fin dai primi dialoghi, la bellezza del testo (voglio solo ricordare le funamboliche parole di uno strepitoso Mercuzio, (interpretato da Alessandro Bay Rossi), sembra valorizzata da questa ambientazione che, se da un lato propone una bucolica visione naturale, dall’altro sottolinea la crudezza della cultura urbana nella durezza delle dialettiche famigliari, tematica ben presente nel testo di Shakespeare, come sottolinea lo stesso Martone. Anche l’adattamento dell’opera originale, con ampi inserti di frasi e gesti idiomatici della nostra contemporaneità utilizzati da Chiara Lagani, non solo quindi semplice traduttrice, rende il testo agibile al presente. Se sulla trama è inutile indugiare, trattandosi di un capolavoro della letteratura e del teatro, è certamente utile interrogarsi sulla sontuosa scenografia di Margherita Palli. L’imponente albero, che deve molto alle “macchine ronconiane”, quasi un bosco in sospensione, permette agli attori di muoversi ed agire sui giganteschi rami utilizzati come spazi e camminamenti, mettendo quindi la “natura” del sentimento in luogo della “cultura” della città, quella Verona che fa da sfondo alla vicenda dei due giovani innamorati. Un po’ una contraddizione se vogliamo, anche in considerazione del fatto che gli scontri tra i componenti delle due famiglie sono di natura prettamente urbana. Trenta gli attori, quasi tutti giovani o giovanissimi sulla scena, un formicaio brulicante dove su tutti, non potevano che brillare i due eccezionali protagonisti Romeo (Francesco Gheghi) e Giulietta (Anita Serafini, 15 anni). Una recitazione intensa e mai forzata, un mondo d’amore disperato, ma sempre protetto dall’ostile mondo circostante. Allo Streheler di Milano fino al 6 aprile, disponibile per chi non si voglia perdere un “quasi-capolavoro”.
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personal-reporter · 1 year ago
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Gli ospiti dell'Inn possono godere di un tranquillo rifugio dall'eccitazione del casinò pur rimanendo a breve distanza a piedi da tutte le attività. Programma di premi di Winstar casinò winstar Winstar Casino ha un generoso programma di premi in cui i clienti abituali possono accumulare punti per ottenere premi speciali. Accedi a offerte esclusive, sconti e incentivi su misura con la carta Winstar Club Passport. I partecipanti al programma Rewards possono accumulare punti scommettendo su uno qualsiasi dei giochi del casinò. Puoi utilizzare questi punti per ottenere cose gratuite come pasti, camere d'albergo e biglietti per il teatro. Più giochi, più vantaggi riceverai come membro rispettato della comunità Winstar. Misure di sicurezza e protezione Il benessere dei dipendenti e dei clienti del casinò viene prima di tutto in Winstar. Il casinò prende molte precauzioni per fornire ai propri clienti un'esperienza di gioco sicura e onesta. La sala da gioco è costantemente monitorata da sistemi di sorveglianza all'avanguardia e guardie di sicurezza con una formazione approfondita sono dislocate in punti strategici dell'edificio. Winstar Casino incoraggia anche il gioco responsabile e fornisce supporto a coloro che potrebbero averne bisogno. La disponibilità di hotline e altre risorse per coloro che lottano contro la dipendenza dal gioco è un'ulteriore prova della dedizione del casinò nel fornire un ambiente divertente e sicuro ai suoi clienti. Conclusione Per riassumere, il Casinò Winstar è il posto migliore per i giocatori d'azzardo perché ha i migliori giochi, i migliori spettacoli, il miglior cibo e le migliori sale. Winstar Casino si sforza di alzare l'asticella per i casinò di tutto il mondo concentrandosi sulla qualità e sul servizio. Prova i brividi, l'opulenza e le possibilità di vincere al Casinò Winstar. Per altri giochi, fare riferimento a Software di previsione del casinò. Domande frequenti (FAQ) Winstar Casino ha un limite di età di 18 anni e oltre. Tuttavia, l'età minima nella maggior parte dei casinò è di 21 anni. Winstar Casino non ha un codice di abbigliamento obbligatorio, ma suggerisce che i visitatori entrino in abbigliamento casual da lavoro. Non è consentito l'abbigliamento da spiaggia e altri indumenti estremamente casual. Non puoi portare bevande alcoliche nel casinò con te. Tuttavia, ci sono numerosi bar e lounge all'interno di Winstar Casino dove puoi assaggiare una vasta gamma di bevande alcoliche. Assolutamente! Il casinò Winstar offre un'ampia varietà di opzioni di intrattenimento oltre al solo gioco d'azzardo. Tra questi ci sono la partecipazione a eventi, la navigazione nei negozi, il relax in una spa e altro ancora. Sia i fumatori che i non fumatori possono godersi il loro tempo al Winstar Casino grazie alle zone fumatori designate della struttura. Rispetta gli altri ospiti non fumando nelle aree pubbliche del casinò. [ad_2] Source link
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ferrugnonudo · 3 years ago
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Ho dormito per anni in una camera che era solo l'ultima stanza di uno sterminato garage sotterraneo. Bastava andare oltre di poco e dietro una serie di pilastri e setti che sono, ora che li vedo per la prima volta, una specie di quinte teatrali, già si vede il muso delle prime macchine parcheggiate. Come sia possibile che proseguendo tra i diversi livelli di un garage si arrivi in casa e in camera di qualcuno questa è tutta da capire. Poi c'è addirittura un varco mai visto, tra la mia stanza e il resto del garage. È il sipario rosso di un teatro: È lì dai tempi della guerra, mi dice A, una mia ex coinquilina. Faccio il percorso più volte, scendendo verso le viscere del parcheggio e poi di nuovo risalendo verso la mia camera da letto.
La camera è il solito letto in prestito che occupo saltuariamente in questa casa di altri con i quali condivido un affitto per non usarla mai. Eppure pago l'affitto. Il letto è una specie di sudario con lenzuola che non cambio da secoli e il disgusto al pensiero di doverci dormire a forza è sempre il solito nonostante non faccia mai niente per migliorare la situazione.
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newsintheshell · 3 years ago
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Nier Automata: il capolavoro di Yoko Taro e Platinum Games porterà gloria all’umanità con un anime
La serie tv è stata annunciata durante i festeggiamenti per il 5° anniversario del videogioco.
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All’affascinante (e complicato) universo creato dal geniale Yoko Taro, costellato di tante storie fantastiche e spesso tragiche, in larga parte tratte dalle saghe di Drakengard e Nier, e raccontate non solo con videogiochi, ma anche fumetti, romanzi, audio drama e spettacoli teatrali, mancava giusto un anime nella collezione.
Esatto, ho detto mancava, perché durante la diretta streaming per il 5° anniversario di “Nier: Automata”, Square Enix e Aniplex hanno annunciato che il titolo ispirerà una serie animata. 
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Oltre al teaser, al momento non sono stati dati altri dettagli riguardo al progetto. Va detto che i protagonisti della storia, 2B, 9S e A2, nella versione giapponese del gioco sono doppiati rispettivamente da Yui Ishikawa (Mikasa ne L’Attacco dei Giganti), Natsuki Hanae (Tanjiro in Demon Slayer) e Ayaka Suwa (Eris / Chris in KonoSuba), tre voci ben conosciute in ambito anime, che potrebbero riprendere i loro ruoli nell’adattamento televisivo
NieR: Automata narra la storia degli androidi 2B, 9S e A2 e della loro accanita battaglia per la riconquista di un mondo distopico governato dalle macchine e ora invaso da potenti biomacchine.
Delle biomacchine hanno invaso la Terra, obbligando l'umanità ad abbandonarla. In un ultimo sforzo per riprendersi il pianeta e annientare gli invasori, gli umani organizzano una resistenza formata da androidi-soldato. Ora sul pianeta infuria una guerra tra macchine e androidi... una guerra che presto porterà a galla la verità su questo mondo.
L’action rpg hack 'n' slash sviluppato da Platinum Games (Bayonetta, Metal Gear Rising: Revengeance, Astral Chain), sotto la direzione di Yoko Taro, è stato pubblicato nel 2017 ed è disponibile per Playstation 4, Xbox One e PC. 
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Autore: SilenziO)))
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iwasjustanemokid · 3 years ago
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Date Disasters #1
Terminato il primo anno di università a Firenze, Marco fa ritorno ad Avellino. Seduto sul sedile di un bus semivuoto, in cui riuscire a vedere chi siede davanti è difficile a causa della fioca luce che illumina l’interno del mezzo, pensa a tutti i compagni di corso conosciuti, ai musei visitati, ai concerti, agli spettacoli teatrali. Le ore di viaggio sono molte, circa sei. I ricordi di un anno riescono a malapena a tenerlo occupato per la prima ora. La musica che ascolta con le cuffie inizia a disturbarlo, il rumore delle macchine che superano il bus di continuo lo angoscia ed il fetore di sigaretta della signora seduta a accanto lo disgusta. In una situazione di disagio del genere, la mente si aggrappa prima alla disperazione e poi ai ricordi più piacevoli, cioè quei ricordi che possono rimanere nell’oblio per anni e che solo in un momento del genere possono ritornare alla luce. Inizia a ricordarsi di ogni ragazza con cui è stato a letto prima di partire per la Toscana. Un’altra ora trascorre e la puzza di tabacco aumenta, poiché la signora seduta accanto a Marco riesce a fumarsi una sigaretta durante una sosta: è così che arriva a ricordarsi di ciò che ha desiderato, più che di ciò che ha posseduto. Marica, una ragazza senegalese cresciuta nella sua stessa città, è di due anni più grande di Marco. Alle scuole medie si incrociano per sbaglio. Lui è un ragazzino grassoccio, con i capelli lunghi che gli coprono un occhio, le borchie al polso ed una catenina che gli penzola da una gamba, mentre lei una ballerina in forma, alta, slanciata, dal sorriso abbagliante. Pensa a tutte le volte che si è chiuso in bagno con il rubinetto aperto pensando a lei. Un’altra ora vola via. La signora seduta di fianco inizia a parlare al telefono, ad arrabbiarsi, parlando ad alta voce. Alzare il volume della musica non basta, poiché il traffico aumenta, il bus è fermo. Le macchine iniziano ad affiancarsi al mezzo. Marco allora chiude gli occhi e quando li riapre si ritrova proprio davanti a Marica, nel centro storico della sua città. Lì davanti a lui c’è proprio lei con la sua amica, seduta su un muretto a bere qualcosa. Marco non ha più i capelli lunghi, le borchie e non è nemmeno più grasso, eppure non avrebbe mai pensato di riuscire a parlarle. Rimane incuriosito da come il destino sia prevedibile. Le due ragazze si alzano, mentre lui resta lì seduto con il suo amico. Lei lo osserva. Lui la guarda negli occhi. Si salutano, si riconoscono, si raccontano a vicenda le loro esperienze da studenti universitari, bevono, ridono, si abbracciano, finiscono per baciarsi. Non c’è nessuno a casa di Marco, i suoi genitori sono in vacanza: è così che finiscono dalla piazza della città a quella del letto e ci rimangono per ore. Lei va via alle quattro del mattino, lui non dorme, lei neppure. Si rivedono nei giorni a seguire, con la stessa passione, con la felicità di chi trova chi sa preoccuparsi del piacere altrui, della bellezza dell’amarsi, del sacrificarsi fisicamente per l’altro; eppure Marica al quarto incontro tira fuori una scatola di psicofarmaci. Ne ingoia sei, tutti insieme. Marco ne rimane spaventato e l’unica cosa che la sua mente gli suggerisce è quella di allontanarla, ma senza essere esplicito, diretto. Vuole essere delicato, elegante. Lui si guarda allo specchio e vede un gentleman con un collare coperto di borchie che gli stringe il collo. Così le chiede di farsi l’amica insieme a lui. Lei lo guarda, gli da uno schiaffo e ride. Ride anche lui, ma quando Marica fa ritorno a casa, non riceve più messaggi da Marco per giorni. Lei è abituata al fatto che lui sia sempre il primo a scriverle, il primo a preoccuparsi di dove andare a bere, il primo a scegliere il film da vedere, il primo ad esaudire ogni suo desiderio. Ha paura di scrivergli, eppure lo fa, dopo tre giorni. Gli dice quanto è arrabbiata, quanto è delusa per dirgli che lo vuole tra le sue braccia, nel suo letto, davanti al tavolo del bar del centro. Marco però vuole stare da solo. Pensa alla sua partenza, alle altre esperienze che avrebbe fatto: è così che alle dieci di sera il telefono di Marco squilla. Marica ha trovato un’amica, vogliono vederlo. Gli gela il sangue, non riesce a respirare, gli tremano le gambe, il petto, le mani; eppure nelle sue viscere l’istinto più antico che muove l’uomo parla chiaro: le vuole fottere, una alla volta. Si danno appuntamento per mezzanotte. L’ora perfetta, quella in cui vampiri e lupi mannari giocano a carte prima di sgozzarsi a vicenda. Si incontrano, Marco, Marica, Alessia e Alessandro. Quest’ultimo è presente nel momento in cui scatta la fiamma che lega l’esistenza di Marco a quella di Marica. I due ragazzi si scambiano due parole in quel momento e due prima che un’orgia possa prendere luogo nel salotto di casa sua. Lui non vuole un altro ragazzo tra Marica e Alessia, che vuole quasi più della tanto ricordata ragazza già vista e rivista. Loro tre sono ubriachi, Marco no. Dice a Marica che non vuole far più nulla e lei risponde piangendo che lo vuole, con delle lacrime odoranti di vodka e rum che squarciano l’aria. Lui rimane gelido. Lei manda via Alessandro. Salire le scale per il terzo piano è quasi peggio del viaggio in bus. Le gambe gli continuano a tremare e ogni rampa sembra infinita. Entrati nell’appartamento, le ragazze entrano nel bagno. Escono seminude da lì. Afferrano Marco per le mutande e lo portano vicino al suo letto. Si ritrova senza pantaloni, ma le gambe non gli tremano più. Ad un tratto, nel mezzo del concerto, una voce gli arriva all’orecchio. Hanno il ciclo, entrambe, ma non si staccano da lui. Gli viengono in mente il sangue, le lenzuola che avrebbe dovuto gettare, i test per l’HPV che avrebbe potuto dover svolgere qualche mese dopo. Alessia è conosciuta per aver assaggiato ogni uomo grasso e gobbo della città, o così le ha detto Marica quattro giorni fa. Lui è umano, rimane eccitato e non si stacca da loro. Proprio quando tutto sembrava andare per il meglio, il fato decide che Marco è degno (o no) di essere felice. Marica si sente male, vomita. Lui prova a farsi Alessia, lei dice che vuole aspettare le sua amica e inizia a parlargli di quanto avrebbe voluto fare qualcosa con Alessandro. Il rumore del vomito che cade nella tazza non è ciò che fa perdere voglia a Marco, ma ciò che gli fa riprendere la lucidità. Quanto può essere inebriante rimanere lucidi ed essere circondato da persone assuefatte? Iniziano ad accusarlo di aver lasciato fuori il loro amico, di essere scortese nei confronti di Marica, di rifiutarla anche se lei lo ama. Dal parlagli, passano a mettergli le mani al collo mentre lui si veste. Minaccia di chiamare la polizia e iniziano a vestirsi anche loro. La polizia la chiama e le ragazze escono di casa dopo un kata di karate svoltosi nel lungo corridoio dell’appartamento. Si trovano fuori dal palazzo, Marco è già sul divano a riempirsi un bicchierino con del Rum, quando il citofono suona. Marica ha dimenticato il telefono, lui corre a riportarlo a lei. Alessia gli sputa in faccia, lui sputa in faccia a lei e scoppia in lacrime perché Marco dice che i figli dei contadini si comportano così. Mentre sale le scale, da un appartamento del primo piano sbuca una calibro sette millimetri. Il nonno di Marco impugna una pistola, gli chiede chi deve far fuori. La polizia sta arrivando, lui tranquillizza il nonno e ritorna su. Non ha tempo di impugnare il bicchiere di Rum che il citofono risuona. La polizia è arrivata, ma quando bussa alla porta è in compagnia delle due ragazze. Il poliziotto cerca di spiegare a Marco che lei lo ama, che stanno insieme da molti anni, che avrebbero potuto risolvere la questione. Loro si conoscono da cinque giorni. Il poliziotto non sa a chi credere e manda le ragazze via di casa, prende i loro nominativi. Alle sei del mattino, al sorgere del sole, anche la polizia lascia la casa di Marco. Il citofono non suona più ed il nonno di Marco sta preparando il caffè, come ogni mattina. Il Rum è ancora nel bicchiere. Marco non lo beve, poiché quella notte si è innamorato del proprio essere lucido.
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deepcontemporary · 4 years ago
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Olafur Eliasson, “The weather project”, Tate Modern, Londra, 2003
Già nell’antichità molti artisti venivano chiamati per realizzare stupefacenti scenografie per opere teatrali. Anche oggi il principio è lo stesso: ricreare gli effetti della natura per illudere gli spettatori e proprio in questo senso, Olafur Eliasson, artista di origine danese-islandese, realizza una delle sue installazioni più famose.
Tenutosi presso la Tate Modern di Londra nel 2003, ” “The weather project” si presentava come la simulazione di un sole dalle sfumature giallo-aranciate, tipiche del tramonto, e dalla consistenza appena evanescente poiché celata da una sottile nebbia. Eliasson crea quindi un artificio naturale collocato nell'ingresso del museo – la Turbine hall –  la cui spazialità viene amplificata da una moltitudine di specchi per stimolare la connessione sociale tra lo spazio stesso e l’uomo. L’installazione dei riflessi completa lo spettacolo di magia ricreando una doppia prospettiva: i visitatori possono vedere loro stessi mentre stanno guardando.
Eliasson monta poi 200 lampade dietro uno schermo semicircolare, creando l’effetto di un sole artificiale con questa luce gialla a monofrequenza.Il sistema di specchi ricopre quindi l’intero soffitto della sala, riflettendo questa luce monocromatica che a sua volta si mischia con il vapore acqueo creato da apposite macchine; a seconda delle correnti d’aria e della temperatura, il vapore si addensa, generando “nuvole” dalle forme imprevedibili, l’elemento traslucido, rende il tutto più realistico per l’indeterminatezza dei particolari.
Il sole – che a Londra è un miraggio durante i  mesi invernali – diventa così oggetto di contemplazione e si fa paradigma del tempo; gli specchi non contribuiscono solo alla dilatazione spaziale, ma divengono inoltre oggetto di divertimento per i visitatori che possono vedere se stessi immersi in un miscuglio suggestivo di luci colorate e ombre.
“La ragione per cui credo sia importante esercitarsi in fenomeni come quello della doppia prospettiva è la nostra capacità di vedere noi stessi mentre guardiamo… ma anche la capacità di valutare l’esperienza che stiamo vivendo uscendo fuori da noi stessi. Questa particolare capacità è la stessa che ci rende in grado di capire noi stessi” ha riferito Olafur.
fonte: Space in art
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freedomtripitaly · 4 years ago
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L’Italia è forse il paese al mondo con la maggior concentrazione di bellezza, di arte, di storia e di cultura. Che si tratti di un borgo, una città, un museo, un sito archeologico o una chiesa, in Italia esistono manciate di luoghi che sarebbe davvero un peccato non visitare almeno una volta nella vita. Di seguito abbiamo provato a elencare i monumenti più importanti d’Italia, undici monumenti italiani unici al mondo più uno, la Basilica di San Pietro in Vaticano. Più uno perché il Vaticano tecnicamente non è Italia, ma poco ci manca. Il Duomo di Milano Se si considera che la Basilica di San Pietro si trova nel territorio della città del Vaticano, il Duomo di Milano, la basilica cattedrale di Santa Maria Nascente, è la chiesa più grande d’Italia e la quarta nel mondo per superficie. Un progetto mastodontico di arte neogotica e tradizione lombarda cominciato sul finire del Quattrocento e terminato definitivamente nel 1892. La celebre Madunina in rame dorato realizzata da Giuseppe Perego trova la sua inconfondibile collocazione sulla guglia maggiore nel 1774 e, da allora, come i celebri versi della canzone popolare a lei dedicata, domina incontrastata su Milano. Da visitare assolutamente l’interno, dove nel 1805 Napoleone fu incoronato re d’Italia, ricco di capolavori assoluti dell’arte rinascimentale e barocca, e le suggestive terrazze che si aprono tra le guglie e il loro panorama mozzafiato sulla città. Viste le grandi folle che il Duomo di Milano richiama potrebbe essere utile dotarsi preventivamente di un ingresso prioritario oppure prendere parte a un tour organizzato. La Mole Antonelliana Con i suoi 167,5 metri di altezza, è uno degli edifici più alti d’Italia, nonché la costruzione in muratura più alta d’Europa. L’ascensore panoramico installato al suo interno nel 1961, permette di raggiungere il tempietto, dal quale si gode di un’impareggiabile vista sulla città di Torino. Dal 2000 la mole ospita il museo Nazionale del Cinema, uno dei più visitati d’Italia, che raccoglie nei suggestivi spazi interni di questo curioso edificio numerose macchine pre-cinematografiche e altrettanti oggetti provenienti dal mondo del cinema (film, libri, manifesti, stampe, locandine ecc.). La maggior parte dei tour di Torino comprendono la visita al museo, nonché l’accesso all’ascensore panoramico della Mole. La Basilica di San Marco Simbolo indiscusso di Venezia, dell’arte veneta nonché di tutta la cristianità, la storica basilica cattedrale di Venezia, dedicata a San Marco patrono cittadino, è spesso chiamata anche chiesa d’Oro, per via del tesoro e le reliquie del Santo custodite all’interno e per i preziosi dettagli dorati che ornano i suoi magnifici mosaici duecenteschi e trecenteschi, presenti sia in facciata sia all’interno. La chiesa è accessibile liberamente, ma vista la consueta folla di persone può venire in aiuto acquistare preventivamente un accesso prioritario magari accompagnati da una guida. L’Arena di Verona Lo storico anfiteatro romano che impreziosisce il centro storico di Verona, patria dell’immortale e tragico amore di Romeo e Giulietta, si può sicuramente annoverare tra quei monumenti simbolo dell’Italia nel mondo. Grazie a sistematici restauri eseguiti sulla struttura a partire già dal Cinquecento, l’arena di Verona è uno degli anfiteatri romani meglio conservati del mondo e risale probabilmente al I secolo d.C. Negli ultimi decenni l’Arena di Verona, oltre a essere uno dei monumenti più visitati d’Italia, è diventata la straordinaria cornice di eventi, spettacoli teatrali, opere liriche, concerti e trasmissioni televisive. Si può decidere, come gli altri monumenti presentati, di esplorarla autonomamente o con l’aiuto di una guida. La Cattedrale di Santa Maria del Fiore Santa Maria del Fiore, il Duomo di Firenze, è di certo una delle chiese più famose d’Italia. Apoteosi dell’arte rinascimentale fiorentina, con la sua cupola a pianta ottagonale riconoscibile a km di distanza e l’elegante decorazione a bande di marmi policromi che ne avvolge l’esterno, è davvero uno dei fiori all’occhiello della città di Firenze. L’interno, sobrio e decisamente austero, custodisce tra numerose opere d’arte alcuni capolavori di Donatello, Lorenzo Ghiberti, Luca della Robbia, Paolo Uccello e del Poliziano. Anche qui non sarebbe male prenotare un tour guidato o prioritario per evitare inutili code. La Torre di Pisa La Torre pendente di Pisa, simbolo della città toscana, non è altro che il campanile della cattedrale di Santa Maria situato nella celebre piazza del Duomo, detta anche piazza dei Miracoli, oggi patrimonio Unesco. Alto circa 57 m e costruito tra la fine dell’XI e il XIV secolo, nel 2007 la sua pendenza ha sfiorato i 4° rispetto all’asse verticale. Un capolavoro di arte rinascimentale che può essere percorsa sino in cima per ammirare uno splendido panorama della città e delle colline che fanno da cornice a Pisa. Piazza dei Miracoli, con la torre, il Duomo e il Battistero costituiscono un unicum architettonico di rara bellezza che merita sicuramente di essere visitato nella sua completezza, magari con il supporto di una guida. Il Colosseo In un articolo sui monumenti più importanti d’Italia non può di certo mancare l’intramontabile Colosseo di Roma, simbolo della capitale ma anche icona internazionale del nostro paese e patrimonio dell’umanità Unesco dal 1980. L’anfiteatro Flavio è il più grande anfiteatro del mondo, nonché il più imponente romano giunto sino a noi. La sua struttura inconfondibile ha più di mille anni di storia e recentemente è stato inserito tra le nuove sette meraviglie del mondo. La storia dell’antica Roma rivive letteralmente passeggiando tra le sue arcate, oltre le quali si sfidavano i celebri gladiatori provenienti dalle più remote province dell’impero. Il circuito archeologico di Colosseo, Foro Romano e Palatino è insieme al Pantheon tra i siti più visitati d’Italia e, vista l’enorme affluenza di pubblico in ogni periodo dell’anno, anche qui è consigliabile ottenere quantomeno un ingresso prioritario, se non addirittura una visita guidata. Castel del Monte La fortezza sveva di Castel del Monte, voluta da Federico II e risalente alla metà del Duecento circa, è uno dei monumenti italiani più visitati e celebri del mondo, dal 1996 patrimonio Unesco, sito nell’area delle murge occidentali in Puglia, nei pressi della cittadina di Andria. La perfetta pianta ottagonale dell’edificio, eretto su di una collina isolata a circa 500 m di altezza, permette al castello di essere visibile da km di distanza e, a sua volta, di controllare vaste porzioni di territorio circostante. Ogni angolo della struttura è occupato da una torretta, a sua volta ottagonale, alta circa 23 m. All’interno la fortezza, disposta su due piani comunicanti tra loro mediante scale a chiocciola in muratura, si presenta in tutta la sua semplicità e perfezione architettonica. Vale davvero la pena visitarlo, magari organizzando un tour con la luce del tramonto, momento in cui la candida pietra calcarea e il marmo bianco di cui è composto si accende di calde tinte che variano dal rosa, al bianco e al giallo. La reggia di Caserta La reggia di Caserta, dal 1997 patrimonio dell’Unesco insieme all’acquedotto del Vanvitelli e il complesso di San Leucio, è la residenza reale più grande al mondo per volume, fortemente voluta da Carlo di Borbone verso la metà del Settecento e disegnata dal celebre architetto napoletano Luigi Vanvitelli. Apoteosi, nonché ultimo grande capolavoro, del barocco italiano, la reggia di Caserta fu definitivamente terminata un secolo dopo coprendo un’area di circa 47 mila mq. Da non perdere il magnifico scalone reale a doppia rampa immortalato in numerosi film tra i quali in ben due episodi della saga di Guerre Stellari, la cappella Palatina, la sala del Trono e lo stupefacente parco che si sviluppa alle spalle della reggia per circa 3 km di lunghezza. La reggia può essere visitata autonomamente oppure con tour guidati comprensivi di transfert privato da Napoli. Il teatro di Taormina Il teatro greco-romano di Taormina, al pari dell’arena di Verona, è una delle cornici più apprezzate per grandi eventi dal vivo, musicali e non tra cui la cerimonia di premiazione del David di Donatello, e inoltre rappresenta uno dei simboli culturali d’Italia. Risalente al III secolo a.C. la tribuna è stata scavata direttamente della roccia e l’intero complesso ha come sfondo la suggestiva cartolina del mar Ionio e dell’Etna. Dei 10 mila spettatori che poteva accogliere in età augustea, oggi ne può contenere circa 4500 ed è una delle tappe fondamentali di qualsiasi tour della splendida città di Taormina. Il villaggio nuragico di Su Nuraxi Nei presso di Barumini, in Sardegna, si erge il più grande nuraghe che sia mai stato eretto, dal 1997 fa parte del patrimonio Unesco e vi si accede solo accompagnati da una guida. Numerosi tour del nuraghe di Barumini partono inoltre da Cagliari e possono coinvolgere l’antichissimo territorio circostante, detto della giara di Gesturi. La suggestiva e imponente struttura quadrilobata, alta 18 m circa e completamente visitabile anche all’interno, risale al XVI-XIV secolo a.C., mentre il vasto villaggio nuragico che si sviluppa ai suoi piedi è sorto tra il XIII e il VI secolo a.C. La Basilica di San Pietro in Vaticano La Basilica di San Pietro, cuore della città del Vaticano e del mondo cattolico, sebbene non sia compreso nel territorio nazionale è certamente da annoverare tra i monumenti italiani più visitati. Questa enorme chiesa raccoglie infatti la massima espressione artistica che l’Italia ha lasciato al mondo e all’umanità intera, ovvero quella meraviglia di ingegno e di estro artistico che è stato il Rinascimento. A partire dalla struttura della chiesa, l’ambizioso progetto di papa Giulio II, cominciato nel 1506, culmina nell’immensa cupola disegnata da Michelangelo, sotto alla quale si celano alcuni tra i capolavori assoluti dell’arte italiana, come la Pietà di Michelangelo (1499) e il monumentale Baldacchino di Gian Lorenzo Bernini (1624-1633), realizzato con il bronzo del pantheon romano e le quattro inconfondibili colonne tortili che riprendono direttamente il tempio di Salomone. Bernini è anche l’artefice, tra il 1657 e il 1667, della monumentale piazza e il relativo colonnato che introduce la basilica, come se fosse un lungo e simbolico abbraccio. La visita della basilica e la salita alla cupola di San Pietro possono essere tranquillamente svolte in totale autonomia. Il consiglio, vista l’enorme quantità di turisti che in ogni momento dell’anno affollano la chiesa, è quello di preordinare i biglietti con ingresso dedicato o addirittura prenotare un tour guidato, magari abbinato alla visita dell’adiacente e celebre cappella Sistina con il Giudizio Universale di Michelangelo. @Shutterstock https://ift.tt/2W0Y6Db I più importanti monumenti d’Italia L’Italia è forse il paese al mondo con la maggior concentrazione di bellezza, di arte, di storia e di cultura. Che si tratti di un borgo, una città, un museo, un sito archeologico o una chiesa, in Italia esistono manciate di luoghi che sarebbe davvero un peccato non visitare almeno una volta nella vita. Di seguito abbiamo provato a elencare i monumenti più importanti d’Italia, undici monumenti italiani unici al mondo più uno, la Basilica di San Pietro in Vaticano. Più uno perché il Vaticano tecnicamente non è Italia, ma poco ci manca. Il Duomo di Milano Se si considera che la Basilica di San Pietro si trova nel territorio della città del Vaticano, il Duomo di Milano, la basilica cattedrale di Santa Maria Nascente, è la chiesa più grande d’Italia e la quarta nel mondo per superficie. Un progetto mastodontico di arte neogotica e tradizione lombarda cominciato sul finire del Quattrocento e terminato definitivamente nel 1892. La celebre Madunina in rame dorato realizzata da Giuseppe Perego trova la sua inconfondibile collocazione sulla guglia maggiore nel 1774 e, da allora, come i celebri versi della canzone popolare a lei dedicata, domina incontrastata su Milano. Da visitare assolutamente l’interno, dove nel 1805 Napoleone fu incoronato re d’Italia, ricco di capolavori assoluti dell’arte rinascimentale e barocca, e le suggestive terrazze che si aprono tra le guglie e il loro panorama mozzafiato sulla città. Viste le grandi folle che il Duomo di Milano richiama potrebbe essere utile dotarsi preventivamente di un ingresso prioritario oppure prendere parte a un tour organizzato. La Mole Antonelliana Con i suoi 167,5 metri di altezza, è uno degli edifici più alti d’Italia, nonché la costruzione in muratura più alta d’Europa. L’ascensore panoramico installato al suo interno nel 1961, permette di raggiungere il tempietto, dal quale si gode di un’impareggiabile vista sulla città di Torino. Dal 2000 la mole ospita il museo Nazionale del Cinema, uno dei più visitati d’Italia, che raccoglie nei suggestivi spazi interni di questo curioso edificio numerose macchine pre-cinematografiche e altrettanti oggetti provenienti dal mondo del cinema (film, libri, manifesti, stampe, locandine ecc.). La maggior parte dei tour di Torino comprendono la visita al museo, nonché l’accesso all’ascensore panoramico della Mole. La Basilica di San Marco Simbolo indiscusso di Venezia, dell’arte veneta nonché di tutta la cristianità, la storica basilica cattedrale di Venezia, dedicata a San Marco patrono cittadino, è spesso chiamata anche chiesa d’Oro, per via del tesoro e le reliquie del Santo custodite all’interno e per i preziosi dettagli dorati che ornano i suoi magnifici mosaici duecenteschi e trecenteschi, presenti sia in facciata sia all’interno. La chiesa è accessibile liberamente, ma vista la consueta folla di persone può venire in aiuto acquistare preventivamente un accesso prioritario magari accompagnati da una guida. L’Arena di Verona Lo storico anfiteatro romano che impreziosisce il centro storico di Verona, patria dell’immortale e tragico amore di Romeo e Giulietta, si può sicuramente annoverare tra quei monumenti simbolo dell’Italia nel mondo. Grazie a sistematici restauri eseguiti sulla struttura a partire già dal Cinquecento, l’arena di Verona è uno degli anfiteatri romani meglio conservati del mondo e risale probabilmente al I secolo d.C. Negli ultimi decenni l’Arena di Verona, oltre a essere uno dei monumenti più visitati d’Italia, è diventata la straordinaria cornice di eventi, spettacoli teatrali, opere liriche, concerti e trasmissioni televisive. Si può decidere, come gli altri monumenti presentati, di esplorarla autonomamente o con l’aiuto di una guida. La Cattedrale di Santa Maria del Fiore Santa Maria del Fiore, il Duomo di Firenze, è di certo una delle chiese più famose d’Italia. Apoteosi dell’arte rinascimentale fiorentina, con la sua cupola a pianta ottagonale riconoscibile a km di distanza e l’elegante decorazione a bande di marmi policromi che ne avvolge l’esterno, è davvero uno dei fiori all’occhiello della città di Firenze. L’interno, sobrio e decisamente austero, custodisce tra numerose opere d’arte alcuni capolavori di Donatello, Lorenzo Ghiberti, Luca della Robbia, Paolo Uccello e del Poliziano. Anche qui non sarebbe male prenotare un tour guidato o prioritario per evitare inutili code. La Torre di Pisa La Torre pendente di Pisa, simbolo della città toscana, non è altro che il campanile della cattedrale di Santa Maria situato nella celebre piazza del Duomo, detta anche piazza dei Miracoli, oggi patrimonio Unesco. Alto circa 57 m e costruito tra la fine dell’XI e il XIV secolo, nel 2007 la sua pendenza ha sfiorato i 4° rispetto all’asse verticale. Un capolavoro di arte rinascimentale che può essere percorsa sino in cima per ammirare uno splendido panorama della città e delle colline che fanno da cornice a Pisa. Piazza dei Miracoli, con la torre, il Duomo e il Battistero costituiscono un unicum architettonico di rara bellezza che merita sicuramente di essere visitato nella sua completezza, magari con il supporto di una guida. Il Colosseo In un articolo sui monumenti più importanti d’Italia non può di certo mancare l’intramontabile Colosseo di Roma, simbolo della capitale ma anche icona internazionale del nostro paese e patrimonio dell’umanità Unesco dal 1980. L’anfiteatro Flavio è il più grande anfiteatro del mondo, nonché il più imponente romano giunto sino a noi. La sua struttura inconfondibile ha più di mille anni di storia e recentemente è stato inserito tra le nuove sette meraviglie del mondo. La storia dell’antica Roma rivive letteralmente passeggiando tra le sue arcate, oltre le quali si sfidavano i celebri gladiatori provenienti dalle più remote province dell’impero. Il circuito archeologico di Colosseo, Foro Romano e Palatino è insieme al Pantheon tra i siti più visitati d’Italia e, vista l’enorme affluenza di pubblico in ogni periodo dell’anno, anche qui è consigliabile ottenere quantomeno un ingresso prioritario, se non addirittura una visita guidata. Castel del Monte La fortezza sveva di Castel del Monte, voluta da Federico II e risalente alla metà del Duecento circa, è uno dei monumenti italiani più visitati e celebri del mondo, dal 1996 patrimonio Unesco, sito nell’area delle murge occidentali in Puglia, nei pressi della cittadina di Andria. La perfetta pianta ottagonale dell’edificio, eretto su di una collina isolata a circa 500 m di altezza, permette al castello di essere visibile da km di distanza e, a sua volta, di controllare vaste porzioni di territorio circostante. Ogni angolo della struttura è occupato da una torretta, a sua volta ottagonale, alta circa 23 m. All’interno la fortezza, disposta su due piani comunicanti tra loro mediante scale a chiocciola in muratura, si presenta in tutta la sua semplicità e perfezione architettonica. Vale davvero la pena visitarlo, magari organizzando un tour con la luce del tramonto, momento in cui la candida pietra calcarea e il marmo bianco di cui è composto si accende di calde tinte che variano dal rosa, al bianco e al giallo. La reggia di Caserta La reggia di Caserta, dal 1997 patrimonio dell’Unesco insieme all’acquedotto del Vanvitelli e il complesso di San Leucio, è la residenza reale più grande al mondo per volume, fortemente voluta da Carlo di Borbone verso la metà del Settecento e disegnata dal celebre architetto napoletano Luigi Vanvitelli. Apoteosi, nonché ultimo grande capolavoro, del barocco italiano, la reggia di Caserta fu definitivamente terminata un secolo dopo coprendo un’area di circa 47 mila mq. Da non perdere il magnifico scalone reale a doppia rampa immortalato in numerosi film tra i quali in ben due episodi della saga di Guerre Stellari, la cappella Palatina, la sala del Trono e lo stupefacente parco che si sviluppa alle spalle della reggia per circa 3 km di lunghezza. La reggia può essere visitata autonomamente oppure con tour guidati comprensivi di transfert privato da Napoli. Il teatro di Taormina Il teatro greco-romano di Taormina, al pari dell’arena di Verona, è una delle cornici più apprezzate per grandi eventi dal vivo, musicali e non tra cui la cerimonia di premiazione del David di Donatello, e inoltre rappresenta uno dei simboli culturali d’Italia. Risalente al III secolo a.C. la tribuna è stata scavata direttamente della roccia e l’intero complesso ha come sfondo la suggestiva cartolina del mar Ionio e dell’Etna. Dei 10 mila spettatori che poteva accogliere in età augustea, oggi ne può contenere circa 4500 ed è una delle tappe fondamentali di qualsiasi tour della splendida città di Taormina. Il villaggio nuragico di Su Nuraxi Nei presso di Barumini, in Sardegna, si erge il più grande nuraghe che sia mai stato eretto, dal 1997 fa parte del patrimonio Unesco e vi si accede solo accompagnati da una guida. Numerosi tour del nuraghe di Barumini partono inoltre da Cagliari e possono coinvolgere l’antichissimo territorio circostante, detto della giara di Gesturi. La suggestiva e imponente struttura quadrilobata, alta 18 m circa e completamente visitabile anche all’interno, risale al XVI-XIV secolo a.C., mentre il vasto villaggio nuragico che si sviluppa ai suoi piedi è sorto tra il XIII e il VI secolo a.C. La Basilica di San Pietro in Vaticano La Basilica di San Pietro, cuore della città del Vaticano e del mondo cattolico, sebbene non sia compreso nel territorio nazionale è certamente da annoverare tra i monumenti italiani più visitati. Questa enorme chiesa raccoglie infatti la massima espressione artistica che l’Italia ha lasciato al mondo e all’umanità intera, ovvero quella meraviglia di ingegno e di estro artistico che è stato il Rinascimento. A partire dalla struttura della chiesa, l’ambizioso progetto di papa Giulio II, cominciato nel 1506, culmina nell’immensa cupola disegnata da Michelangelo, sotto alla quale si celano alcuni tra i capolavori assoluti dell’arte italiana, come la Pietà di Michelangelo (1499) e il monumentale Baldacchino di Gian Lorenzo Bernini (1624-1633), realizzato con il bronzo del pantheon romano e le quattro inconfondibili colonne tortili che riprendono direttamente il tempio di Salomone. Bernini è anche l’artefice, tra il 1657 e il 1667, della monumentale piazza e il relativo colonnato che introduce la basilica, come se fosse un lungo e simbolico abbraccio. La visita della basilica e la salita alla cupola di San Pietro possono essere tranquillamente svolte in totale autonomia. Il consiglio, vista l’enorme quantità di turisti che in ogni momento dell’anno affollano la chiesa, è quello di preordinare i biglietti con ingresso dedicato o addirittura prenotare un tour guidato, magari abbinato alla visita dell’adiacente e celebre cappella Sistina con il Giudizio Universale di Michelangelo. @Shutterstock L’Italia è ricca di arte e cultura e non mancano i monumenti storici da visitare assolutamente per il loro immenso patrimonio storico e artistico.
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culturame · 7 years ago
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Lunedì 7 agosto ore 21,30 in centro storico a Senigallia grande kermesse di teatro urbano con macchine teatrali, attori e pupazzi giganti
Lunedì 7 agosto ore 21,30 in centro storico a Senigallia grande kermesse di teatro urbano con macchine teatrali, attori e pupazzi giganti
Prosegue a Senigallia il 19^ Festival dei Burattini Marionette e Teatro di Figura Ambarabà, promosso dal Comune di Senigallia e con la direzione artistica e organizzazione dell’ATGTP Associazione Teatro Giovani Teatro Pirata in collaborazione con il Teatro alla Panna nel quadro della storica rassegna “Baracche e Burattini”. Collaborano Amat Associazione Marchigiana Attività Teatrali, Feel…
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longodorni · 6 years ago
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Inventare un modo nuovo per raccontare Leonardo Da Vinci: quando la cultura diventa esperienza e gioia
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Cimentarsi con Leonardo Da Vinci è per tutti un’impresa epocale...inventare qualcosa di nuovo in un anno così denso di celebrazioni per i 500 anni dalla morte del genio italiano lo è altrettanto.
Per questo ho pensato di applicare anche a questo evento il metodo-format che negli ultimi dieci anni ha consentito di valorizzare località e luoghi molto diversi, dalle miniere sotterranee ad un dinamitificio, dalle funivie ai draghi, costruendo esperienze uniche e coinvolgenti.
Il format di questo evento rappresenta però una significativa innovazione perchè è applicato ad un tema prettamente “culturale”: un esperimento che potrà essere applicato anche ad altri contesti del nostro straordinario patrimonio artistico e culturale. 
A Piovera, in provincia di Alessandria, ho trovato, quasi per caso, uno splendido Castello del Quattrocento con una particolarità: nelle cantine custodisce dei grandi torchi per l’uva realizzati su disegni leonardeschi.
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Un altro dei tesori “dimenticati” della nostra splendida Italia. 
Grazie alla preziosa collaborazione del regista Michele Visone del Teatro della Luna di Milano e dei suoi attori, abbiamo così costruito un evento diverso, fatto di nuovi linguaggi, dal musical al gioco, e basato sulle esperienze e sul “genius loci”.
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Innumerevoli sono infatti le mostre dedicate a Leonardo Da Vinci, le esposizioni delle sue macchine e dei suoi disegni ma un musical ambientato in un vero Castello, i personaggi del Rinascimento nei cortili, nelle cartine con i torchi leonardeschi o affacciati alle finestre del Castello li potete trovare solo al “Castello di Leonardo” ( https://castellodileonardo.it ).
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Per i bambini anche la possibilità di giocare con catapulte giganti o giochi basati su marchingegni, come sarebbe piaciuto a Leonardo...
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o provare la stampa a caratteri mobili.
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Tra le varie e meravigliose stanze del Castello mi ha molto colpito lo studio, con oltre 300 mila disegni: poco importa che appartenga ad un artista contemporaneo, attuale proprietario del Castello: è un “luogo dove si respira lo spirito leonardesco” e in questo luogo faremo provare ai visitatori più giovani esperienze creative.
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Se vogliamo uscire dalla stagnazione e dall’imbarbarimento che caratterizzano i nostri giorni dobbiamo offrire esperienze creative e non omologanti, capaci di dare respiro alla mente e far comprendere che la cultura non è grigiore ma gioia, entusiasmo, creatività. 
La cultura è saper usare la mente per allargare il cuore. 
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Ecco la presentazione dell’evento che si svolgerà al Castello di Piovera il 5 - 8 (per le scuole) - 12 e 19 maggio 2019.
UN INTERO CASTELLO PER VOLARE CON LEONARDO DA VINCI
Dimenticate le classiche mostre e provate, per una domenica, a divertirvi insieme a Leonardo Da Vinci. Ci saranno anche catapulte giganti, marchingegni, giullari rinascimentali, giochi di abilità e un suggestivo Musical dedicato al Volo di Leonardo, domenica 5 al Castello di Piovera (Alessandria) per la prima edizione del Castello di Leonardo (https://castellodileonardo.it) - L'appuntamento sarà ripetuto anche mercoledì 8 per le scuole e domenica 12 e 19 maggio per il pubblico. Un evento che sarebbe piaciuto allo stesso Leonardo Da Vinci che di feste se ne intendeva: la sua presenza nell'alessandrino è dovuta infatti all'organizzazione, in qualità di regista, degli spettacoli per il banchetto di nozze di Gian Galeazzo Sforza con Isabella d'Aragona, celebrate a Tortona (a 15 km da Piovera) il 23 gennaio del 1488. 
In quell'occasione il maestro visitò anche il Castello di Piovera, le cui cantine custodiscono dei giganteschi torchi per l'uva, realizzati su disegno dello stesso Leonardo Da Vinci. Un intero castello per volare con Leonardo da Vinci: domenica 5 - 12 e 19 maggio il Castello farà rivivere lo spirito più goliardico di Leonardo Da Vinci, con giullari rinascimentali, il "saluto" a Leonardo Da Vinci recitato dagli attori di All Crazy direttamente dalle finestre del Castello, il Musical "Il Volo di Leonardo", che al termine della stagione al Teatro della Luna di Milano sarà rappresentato per la prima volta in spazi non teatrali. Completano il programma della giornata le animazioni nelle cantine che ospitano i torchi leonardeschi, 40 postazioni gioco per i bambini  - ispirate a Leonardo e ai suoi marchingegni - il laboratori di stampa a caratteri mobili,  la visita guidata alle 40 stanze interne del Castello e allo studio con ben 300 mila disegni. Sarà possibile pranzare direttamente all'interno dei cortili del Castello: tutte le aree sono al coperto. L'evento è organizzato dallo staff di Grotta di Babbo Natale, che organizza grandi eventi per bambini e famiglie durante tutto l'anno in numerose località italiane, da All Crazy, specialista nei family show nei principali teatri italiani e dal Castello di Piovera. Per informazioni e prenotazioni: www.castellodileonardo.it - [email protected] 
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chez-mimich · 1 year ago
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IL BARONE RAMPANTE
Non è mai facile trasporre un’opera di narrativa in un copione teatrale, qualche volta non è nemmeno legittimo farlo. È ancora più difficile farlo con un testo di Calvino e, difficilissimo, se il testo è conosciuto e riconosciuto come “Il barone rampante”. Ci ha provato il regista Riccardo Frati che lo ha portato in scena con il Piccolo al Teatro Grassi nella scorsa stagione teatrale e lo ripropone, all’inizio di questa, sempre nella stessa sede. Uno spettacolo all’altezza delle aspettative e della grande tradizione del più celebre teatro milanese. Come è noto la vicenda ha inizio con il rifiuto di mangiare un piatto di lumache, rifiuto che il baroncino Cosimo Piovasco di Rondò oppone ai genitori e in particolare alla militaresca madre. In seguito a ciò, per ripicca, Cosimo si rifugia sugli alberi della tenuta e si rifiuta di scendere. Siamo nel 1767, in pieno Illuminismo e in un regno immaginario, e da quel momento il barone Cosimo vivrà sugli alberi come narrato dal di lui fratello Biagio. Cosa ci fa veramente il barone sugli alberi? Difficile da dirsi con precisione e la risposta non è così scontata, poiché gli alberi e la foresta non sono propriamente la lanterna di Diogene. E’ qualcosa di più complesso, quantomeno di più articolato. La spiegazione meno problematica è quella che Biagio dà a Voltaire (sì, proprio lui, il grande filosofo illuminista) che chiede : “Ma vostro fratello sta lassù per avvicinarsi al cielo?” Biagio risponde: “Mio fratello sostiene che chi vuole guardare bene la Terra deve tenersi alla distanza necessaria…” Ma questo suo isolamento dal mondo terreno non deve proprio essere letto come il ritiro dell’intellettuale sulla sua eburnea torre. Al contrario, Cosimo Piovasco di Rondò, ha molto di più i tratti di un “militante”. Ne dà ampia dimostrazione quando durante un incendio del bosco, il barone invoca l’intervento di un altro personaggio del romanzo (e della pièce teatrale), quel Cavaliere Avvocato Enea Silvio Carrega, turcomanno e grande esperto di idraulica, che da tempo progetta un sistema di canalizzazioni e dighe, in grado di irrigare i terreni agricoli e salvare le foreste dalla siccità. La descrizione che Biagio fa delle foglie dei diversi alberi che, con un azzeccato artifizio scenico scorrono sulla scena come antiche lastre fotografiche, sembrano uscire da una lezione sulla tribù degli alberi del Professor Stefano Mancuso, arboricoltore ed ecologista. Diavolo d’un Calvino! In un testo del 1957 aveva già pensato alla vita delle piante, alla siccità e al problema ambientale. E questa coscienza paleo-ambientalista non sembra casuale, anche in considerazione del fatto che nello stesso anno Calvino dà alle stampe un altro testo di scottante attualità (allora come adesso), ovvero “La speculazione edilizia”. Coincidenze o preveggenza a dir poco strabilianti?Insomma il barone rampante è un contestatore che interagisce con la società che lo circonda proprio grazie al suo isolamento. Questo isolamento non influenzerà nemmeno i rapporti sentimentali: la sua relazione con Viola, anch’essa di nobili origini, è reso possibile proprio grazie a quel rifugio su un ramo che sconfina nella vicina proprietà. Dopo tante vicende vissute il barone calviniano, com’è noto, scomparirà trasportato in volo dall’ancora di una mongolfiera…Lo spettacolo messo in scena al Teatro Grassi è certamente di quelli che non si dimenticano, oltre che per la brillante trasposizione del testo narrativo, anche per una regia minuziosa, attenta al testo e per la messa in scena raffinata e molto spettacolare che Riccardo Frati “lascia parlare”, magari con un tocco di compiacimento, ma sempre con grande efficacia. E’ evidente il tributo che Frati paga alle grandi macchine teatrali di Luca Ronconi. Inoltre è anche curioso notare che un’altra grande messa in scena della passata stagione aveva come scenografia principale un intreccio di rami, quelli che Margherita Palli ideò per “Romeo & Giulietta” di Will Shakespeare. “Il Barone rampante” è una grande magia teatrale e anche grazie alle scene di Guia Buzzi.
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ciurmastortateatro · 2 years ago
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Gioventù senza Dio: "Se ne fregano della gente! Vogliono essere macchine, viti, ruote, cinghie. O meglio ancora, bombe, proiettili, granate. Morire per la patria, il loro nome su un monumento ai caduti, questo è il loro sogno." Buona la prima! E grandi, bravi e sorprendenti i giovani "Incontinenti"; la compagnia teatrale @liceoartisticobrunelleschi , per questa anteprima di "Gioventù senza dio" di Odon Von Horváth. Un testo #must per capire la genesi sordida e strisciante di ogni #propaganda e #manipolazione nei confronti dei giovani da parte di un regime. Anche e soprattutto oggi... Adesso dritti verso il gran debutto autunnale. Referenti teatrali Francesco Giura e Alessio Matteini. Locandina, foglio sala e costumi a cura delle discipline di Grafica e Moda e Costume del Liceo Artistico U.Brunelleschi di Montemurlo. Col patrocinio del @comunemontemurlo Finanziato dal @ministeroistruzione PON @indiresocial #teatro #theatre #photooftheday #foto #gioventusenzadio #youth #youthwithoutgod #vonhorvath #scuola #war #russia #nowarinukraine #armi #gioventù #montemurlo #art (presso Sala Banti) https://www.instagram.com/p/CfKM2XsMr4e/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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personal-reporter · 1 year ago
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A Chieri dal 10 al 14 novembre torna la tradizionale Fiera di San Martino
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Da venerdì 10 a martedì 14 novembre 2023 a Chieri torna la Fiera Nazionale di San Martino, che come da tradizione rappresenta la chiusura delle attività agricole. Importante vetrina di promozione del territorio e delle sue risorse. Chieri per vari secoli fu il centro piu ricco del torinese. Commerci tessitura agricoltura e prodotti tipici, paesaggio, storia, tradizioni, cultura. Ad aprire la manifestazione, patrocinata come sempre dalla Città metropolitana di Torino, saranno le musiche dal repertorio popolare dei Musicanti di Riva presso Chieri, che venerdì 10 alle 21.00 nella sala Conceria proporranno i loro quadri teatrali e musicali in piemontese, per poi animare il pomeriggio di sabato in cui sarà presentata una ricerca sulla religiosità popolare, una tradizione   La Fiera sarà inaugurata ufficialmente sabato 11 novembre alle 15.00 in piazza Cavour, alla presenza del Sindaco e Consigliere metropolitano Alessandro Sicchiero, dell’Assessora Elena Comollo ed ovviamente di numerosi  altri esponenti cittdaini e amministratori , con la partecipazione della Filarmonica Chierese. Saranno molte le occasioni per gustare la cucina locale: il Pala Bagnacaoda di piazza Cavour, a cura della Pro Chieri e della Pro Loco di Andezeno; le cucine di strada sempre in piazza Cavour, con i piatti della tradizione locale rivisitati in chiave moderna; gli stand delle Pro Loco del territorio; il Piatto di San Martino, che sarà proposto dai ristoratori per con i prodotti  del Distretto del Cibo del Chierese-Carmagnolese.  In Piazza Umberto degustazioni del Freisa e degli altri importanti  vini della collina torinese a cura del Consorzio di Tutela e Valorizzazione delle DOC Freisa di Chieri e vini della Collina Torinese   Si potrà partecipare gratuitamente alle attività proposte dalle fattorie didattiche locali presenti in via Vittorio Emanuele II e ai laboratori di CAMST per le famiglie. Si potranno approfondire la conoscenza della tradizione rurale con il Museo Diffuso della Vita Contadina, a cura dell’associazione “La barca nel bosco”. Non mancheranno passeggiate, biciclettate, e visite guidate alla scoperta di Chieri e del suo contado. Il Welcome Chieri è un itinerario che consente di entrare nel cuore della città, tra storia, miti, leggende e luoghi scoprendo chiese di notevole pregio, tra le quali la cappella Gallieri all’interno del Duomo. Chieri ospitò nei secoli una industriosa e cospicua comunità ebraica della cui presenza  permangono svariate tracce.   Per partecipare è necessario prenotarsi sul sito Internet www.turismoturino.org. Tornerà la mostra mercato delle eccellenze agro-alimentari piemontesi e italiane in pieno centro città. La Fiera agricola sarà allestita dalla Pro Chieri nel parcheggio Scotti e al Campo Archero, con in mostra le macchine, attrezzature,  impianti e i prodotti per l’alimentazione zootecnica e “La fattoria in fiera”. Saranno esposti numerosi piccoli animali da cortile vera attrazione per i bambini e non solo. Il Mercatone si terrà domenica 12 e martedì 14 novembre nell’area di piazza Europa mentre sul piazzale Quarini  verrà allestito il tradizionale luna park sempre apprezzato. Il programma completo della Fiera di San Martino è disponibile sul sito  www.comune.chieri.to.it Articolo di Erreci Read the full article
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caravaggioitshere-blog · 7 years ago
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Un muro e un volto sono la stessa cosa quando la luce e l'ombra li legano in un momento di verità
@zuanbatista-tiepolo Chí parla di specialità?
Ma voi, sento che avete addirittura scompartito le abilità secondo gli oggetti e fate i quadri, come potrei dire, cooperativi. L'avevo già detto a Cherubino Alberti che era una brutta strada. 
Io mi sono affaticato a San Luigi dei Francesi, ma anche i gradini dell'altare, nel Mar­tirio di San Matteo, e il piatto delle ampolle per la messa e le colonne in penombra, tutto è di mio pugno. 
Voi che fate? Pittura o macchine teatrali?
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chez-mimich · 6 years ago
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THE REPETITITION(S) HISTOIRE(S) DU THÉÂTRE(I). Ieri sera allo Strehler qualcuno ha raccontato la vicenda di Ihsane Jarfi, un ragazzo belga di origini arabe che, in una piovosa sera dell’aprile del 2014, all’uscita di un locale frequentato da gay (chissà perché non si dice mai “un locale frequentato da eterosessuali”?!), dopo aver fatto amicizia con alcuni giovani sale in auto con loro e, a causa di una sua “avance”, viene massacrato di botte e lasciato cadavere in un bosco, nudo, sotto la pioggia. Sono state raccontate tante storie così o molto simili, al cinema o alla televisione. Solo che ieri sera allo Strehler a raccontare questa storia triste è stato il grande Milo Rau, regista bernese direttore artistico del Teatro di Gent, grande promessa del teatro mondiale. “The Repetitition (s) Histoire (s) du Theatre” è senza ombra di dubbio una delle migliori produzioni viste negli ultimi anni. Ma Milo Rau non ci fa solo la cronaca di una morte violenta, sarebbe stata ben poca cosa, in fondo. Ci sono almeno tre piani di significato nello spettacolo: la morte di Ihsane, la messa in scena del teatro e la morte come soggetto stesso del teatro. Per farlo il regista si avvale di una scenografia minimale che può ricordare quella del recente “The Park” di Botho Strauss per la regia di Peter Stein, ma anche quella di tante altre macchine di scena da Latella fino a Jan Fabre. Ma qui, c’è qualcosa di più, anzi di meno. Uno spazio centrale vuoto, occupato solo da uno schermo, dove vengono trasmesse le immagini delle principali azioni sceniche, dove lo struggente racconto della morte di Ihsane diviene teatro di parola di grande impatto. Rau inscena un geniale “casting”,che precede la rappresentazione vera e propria, dove il regista sceglie le parti da assegnare, ricordiamolo, ad attori professionisti e non profesisonisti. Il testo in parte in francese, in parte inglese e in parte in fiammingo è una precisa regola di straniamento che costringe lo spettatore ad una attenzione supplementare. Di certo è forse questa, concettualmente, la caratteristica più importante insieme alla riflessione sulla morte “a teatro” e sulla morte “del teatro”. Concetto forse non nuovissimo, è risaputo che il teatro nasce e muore ogni sera, ed in questo risiede il suo ineguagliabile fascino, ma Rau ci dice qualcosa di più: è la morte la vera regina del teatro, forse perché è la morte la vera regina della vita. Si va a teatro per vedere la morte, una visione che tendiamo a nascondere a noi stessi nella vita quotidiana. Ma “The Repetitition (s) Histoire (s) du Theatre” è anche un incitamento, come lo stesso “Manifesto di Gent”, redatto proprio da Rau per esporre le sue teorie sulla rappresentazione scenica e un inno al teatro e per farlo affida ad una attrice Sara de Bosschere, il compito di recitare in fiammingo “Impressioni teatrali”, una lirica di Wislawa Szymborska, dove la teoria di Milo Rau sul binomio teatro/morte è corroborata e verrebbe da dire anche glorificata: “Ma davvero sublime è il calare del sipario/e quello che si vede ancora nella bassa fessura/ecco, qui una mano si affretta a prendere un fiore/là un’altra afferra la spada abbandonata/Solo allora una terza, invisibile/fa il suo dovere/e mi stringe alla gola.”
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