#ma come si dice 'oops'
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mayra-quijotescx · 1 year ago
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went to Rai3 and got super excited thinking I was going to get a little pre-bedtime bite of Il Barbiere di Siviglia but then I realized that between my VPN (assuring the Rai website that I'm totally in Milano rn) and my cookies (telling the Rai website that it's 21:50 where I am), something did a stupid and the Rai website only told me I could watch the opera bc it put 2 and 2 together and decided I was temporarily several hours in the past : )
it's like. 5:10AM over there.
So what I got after an error message was the early-AM notizie about the current COVID situation in Rome. Which was interesting nonetheless! But it was not delivered in aria form, probably because that'd be a bit much even for the frightening people who can wake up and watch notizie before even 5AM.
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kon-igi · 4 years ago
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MA CHE PICCOLA STORIA IGNOBILE MI TOCCA RACCONTARVI
Chi ha riconosciuto la citazione saprà cosa starò per scrivere, anzi... cosa ha scritto una mia amica (incidentalmente anche tamblera sopita) ad Alley Oop, nome-de-plume di un collettivo di giornaliste del Sole24ore
Cara Alley,
Da qualche giorno avevo giramenti di testa. Non volevo crederci troppo perché non era molto che provavamo ad avere un figlio. Il 3 novembre decido di fare il test di gravidanza. La seconda linea si colora: sono incinta.
I primi mesi della gravidanza proseguono bene, qualche fastidio, ma nemmeno troppo invadente. Il 16 dicembre compio 37 anni. Di solito dopo i 35 si consiglia di fare amniocentesi o villocentesi, ma nel mio caso, anche vista la presenza di un utero fibromatoso, insieme al mio ginecologo decidiamo di fare il Prenatal Safe. Il 22 dicembre faccio una breve ecografia e il prelievo di sangue da inviare al centro analisi.
Normalmente queste analisi forniscono i risultati dopo 5 giorni lavorativi, ma in questo periodo ci sono le festività di mezzo quindi so che impiegheranno più giorni. Non sono giorni sereni, ma do la colpa ad uno stato di preoccupazione perenne che mi attanaglia da sempre quando aspetto i risultati di qualsivoglia tipo. Il 2 gennaio partiamo per il Veneto (io sono di Roma), per una breve vacanza. La mattina del 3 Gennaio mi telefona il ginecologo “Buongiorno signora, mi hanno telefonato dal laboratorio, c’è un problema, sospettano ci sia una trisomia 13. Mi dispiace dirglielo così ma purtroppo non c’è un modo meno brutto per dire una cosa del genere“. Vuoto. Sono sotto shock.
“Ah. Certo, no non si preoccupi”. Mi dice, però, che quella del laboratorio non è una diagnosi e che, quindi, deve essere confermata con la villocentesi o con l’amniocentesi. La prima deve essere fatta entro la 14esima settimana, quindi sono proprio al limite, per la seconda, invece, dovrei aspettare almeno altre 3 settimane. “Ok”. Dico sì a tutto, sperando che quella conversazione finisca il prima possibile.
Riattacco e inizio a piangere. Ci metto un po’ per spiegare al mio compagno che è seduto vicino a me che cosa mi ha appena detto il medico. Mi sento come se il mondo mi fosse crollato addosso. Mi faccio inviare il report dal laboratorio in cui leggo in rosso che “è stata rilevata un’aneupladia del cromosoma tredici (TRISOMIA 13)” e più in basso la percentuale di probabilità (in realtà, in termini tecnici viene chiamato Valore Predittivo Posi): 92.86%.
Ma poi cos’è questa trisomia? L’unica trisomia che conosco è la 21, di questa non ne ho mai sentito parlare. Ci informiamo. Non parlerò di cosa comporta questa malformazione genetica, perché non è questo il punto. La definiscono “incompatibile con la vita”. Mentre inizio a fare mente locale, mi giro verso il mio compagno e gli dico “se dovessero confermare la diagnosi, io non ce la farei a portarla a termine”. Lui mi guarda, è stravolto anche lui, e mi dice che sì, è d’accordo con me. Non ci ho messo molto a prendere la decisione. Non è stata a cuor leggero, ma ci sono state tante motivazioni (personali e non sindacabili come lo sono tutte le motivazioni che spingono una donna a fare una scelta del genere) che mi hanno portato a pensare da subito che quella fosse la decisione giusta. L’unica possibile per me. Per noi.
Da quel momento in poi iniziano una serie di telefonate frenetiche per trovare un centro che facesse la villocentesi in poco tempo. Trovare posto in strutture pubbliche con così poco preavviso è impensabile, si parla di liste d’attesa di mesi. Per questo chiamiamo i centri d’analisi più grandi di Roma e finalmente dopo diversi tentativi troviamo posto per l’8 gennaio. Costo della villocentesi 1300 euro. Per fare l’esame, però, servono delle analisi, alcune delle quali già fatte nei mesi precedenti, altre da fare (tra cui il Test di Coombs, un esame che fanno davvero pochi centri). Altri soldi. Per fortuna lo stesso laboratorio che fa la villocentesi, è aperto il 6 gennaio e fa tutte le analisi che mi servono, quindi prenotiamo lì in modo tale da non correre il rischio di non avere le risposte in tempo.
Alla fine della giornata con il mio compagno siamo riusciti a prendere tutti gli appuntamenti necessari e a sistemare tutte le cose prettamente organizzative. Ci sentiamo stravolti, stanchi, distrutti. Per la prima volta da quando è iniziata quella giornata mi trovo a fare i conti con la mia decisione. Tutti continuano a dirmi di ‘rimanere positiva’, ‘che non ho ancora la certezza che il feto non sia sano’, ‘che magari è un falso positivo’. Ma la mia esperienza mi ha insegnato che è sempre meglio prepararsi al peggio, che per il meglio si fa sempre in tempo o per dirla come una canzone dei The Ark “hoping for the best, but expecting the worst” (spero nel meglio, aspettandomi il peggio).
Metto a fuoco che ho superato i 90 giorni entro cui, per legge, si può praticare l’IVG (interruzione volontaria di gravidanza). Quindi? Inizio a leggere freneticamente tutto ciò che trovo su internet. In questi casi si parla di aborto terapeutico. Ricordo di averne letto in passato e i ricordi delle storie lette mi tornano alla mente e mi terrorizzano. Quanti sono gli ospedali che praticano l’aborto terapeutico a Roma? Pochi, troppo pochi. Pensavo, ingenuamente, che tutti quelli che praticano l’IVG, facessero anche quello terapeutico. Non è così. Sono una piccola parte. A Roma mi sembra di capire che sono 5 o 6. Reperire informazioni precise, inoltre. non è facile, non esiste una pagina dove sono elencati, cerco di capirlo leggendo le pagine dei singoli ospedali o leggendo esperienze di altre donne, ma è tutto confuso.
Una volta identificati gli ospedali, provo a capire quali sono quelli con meno obiettori di coscienza. In uno, ad esempio, c’è solo una dottoressa a praticare aborti, tutti i suoi colleghi sono obiettori di coscienza. Anche negli altri la situazione è simile. Una piccola percentuale dei medici lo pratica. Gli altri sono obiettori. Mi rendo conto che devi, quindi, essere molto molto fortunata a capitare nel turno di uno di quei dottori e devi anche essere veloce ad eseguire la ‘pratica’ perché se ci metti troppo ed entri nel turno degli obiettori (e potrebbero essercene anche 2-3-4 di seguito) rischi di rimanere ignorata per ore (se non giorni).
La mia ansia cresce e cresce ancora di più quando capisco superata la 15esima/16esima settimana (a seconda delle gravidanze) l’aborto non è più tramite raschiamento, ma con parto indotto. Il feto deve essere partorito. Io sono già alla 14esima settimana e il tempo di attesa dei risultati della villocentesi mi porterà oltre quella data. Sono paralizzata dalla paura, dalla paura di dover affrontare un ‘parto’, di rischiare di doverlo affrontare da sola su un lettino di un ospedale durante il turno di obiettore, magari in mezzo a donne che stanno portando a termine la loro gravidanza (sì, succede anche questo).
Cerco così qualcuno in rete che possa aver vissuto quello che sto vivendo io. Ed anche per questo che scrivo tutto ciò, affinché qualche ragazza che si ritrovi nella mia storia si senta meno sola. Navigando con chiavi di ricerca quali “esperienza+aborto+terapeutico+Roma”, “aiuto+donne+aborto+terapeutico” trovo il blog di una ragazza che aveva abortito dopo una diagnosi terribile. Le scrivo una mail sperando che sappia darmi delle informazioni più precise. Lei mi risponde immediatamente e mi dice di rivolgermi ad una associazione che chiamata “Vitadadonna”. Vado sul sito e scrivo alla dottoressa Canitano che mi dà immediatamente il suo numero di telefono. In pochi messaggi mi tranquillizza e mi assicura che se l’esito della villocentesi dovesse confermare quello del Prenatal Safe, lei mi indicherà un ospedale dove praticare l’aborto, tentando di capire anche i turni dei medici obiettori. Un’altra organizzazione che avevo trovato in quella ricerca è la “Casa Internazionale delle Donne” e, se la ragazza del blog e la dottoressa Canitano non mi avessero risposto così rapidamente, avevo deciso di rivolgermi a loro, perché a Roma sono una delle poche associazioni che danno supporto alle donne in queste occasioni. E io avevo bisogno di supporto, avevo tanto bisogno di supporto.
Arriva l’8 gennaio, il giorno della villocentesi. La notte non riesco a dormire. Arriviamo al centro e vedo tante donne con il pancione, mi chiedo se arriverò anche io ad averlo o se finirà tutto prima. Ci fanno entrare nella stanza di un medico che ci informa che prima di fare l’esame devo essere sottoposta ad una breve ecografia. Mi stendo sul lettino. Il medico mi mette il gel sulla pancia e subito dopo mi dice “signora, mi dispiace” prende fiato “non c’è più battito”. Il mio compagno mi stringe la mano, ha gli occhi lucidi, io piango.
“Signora non pensi che può essere stato un suo comportamento, non c’entra essere andati in motorino, aver bevuto il caffè, non è colpa sua in nessun modo, probabilmente il Prenatal Safe aveva ragione.“ Apprezzo tanto quelle parole, non sono ovviamente mai andata in motorino in gravidanza, ma ho capito cosa volvolev dirmi e in quel momento mi è sembrata una cosa molto dolce. Gli sorrido, lo ringrazio e ce ne andiamo.
Esco dalla stanza e improvvisamente mi sento sollevata. So che può essere difficile da comprendere ma la natura aveva scelto al posto mio, anche se avevo già scelto. La natura, soprattutto, mi aveva risparmiato tutto quel percorso di ricerca dell’ospedale, del parto indotto, degli obiettori che era stato l’incubo di quei giorni. Ora, infatti, si trattava di un aborto spontaneo. Potevo farlo nell’ospedale dove avrei dovuto partorire, ospedale che non pratica l’aborto terapeutico.
Il 14 gennaio vado in ospedale e, in day hospital, mi sottopongo all’intervento. I medici e gli infermieri sono gentilissimi e mi trattano davvero bene, ma mi viene naturale chiedermi se sarebbe stato lo stesso se quella decisione l’avessi presa io (come poi in effetti era) e non la natura.
Quando ripenso a quei giorni mi trovo a fare i contri con gli effetti che ha avuto su di me quell’esperienza e non riesco a non pensare a cosa sarebbe successo (e, in realtà, a cosa succede) se al mio posto, una donna di 37 anni sicura di sé e della sua relazione, sicura della sua scelta, appoggiata dal proprio compagno e dalla propria famiglia, fortunatamente senza grosse difficoltà economiche che vive a Roma, ci fosse stata una ragazza di 18 anni, una donna straniera che parla poco l’italiano, una ragazza madre che vive in un paesino sperduto, ma anche, più semplicemente una donna come me che non può permettersi di spendere 1300 euro di villocentesi, più i soldi delle analisi, più i soldi del medicinale. Una donna che, detto banalmente, non ha i miei stessi privilegi, le mie stesse possibilità.
Una donna quando compie una scelta del genere non dovrebbe avere altri pensieri, dovrebbe sapere che la sua scelta verrà rispettata e che verrà fatto il possibile per fargliela portare a termine in sicurezza. Ma così, troppo spesso, non è.
Questo non è un Paese per donne.
https://alleyoop.ilsole24ore.com/2020/07/01/aborto/?uuid=106_NirPCDFP
Non che il mio dolore conti molto di fronte al suo e a quello del suo compagno ma questa sua lettera mi ha fatto tornare in mente i momenti in cui ci sentivamo e lei mi chiedeva prima delucidazioni che ero felicissimo di darle e poi rassicurazioni che invece non potevo regalarle.
Come le ho scritto ieri sera ‘tutta la tua gioia, la tua speranza, poi il dubbio, i miei miseri incoraggiamenti e poi la conclusione’.
Per rimanere fedeli al titolo, la vita che buffa cosa, ma se lo dici nessuno ride.
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megmacgillivray · 4 years ago
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prova ad incendiarmi di nuovo
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« Ma vieni qui perché vuoi davvero fare la Cheerleader oppure hai solo tempo da perdere? » con nessuna particolare inflessione del tono, completamente asettica.
La ignora in un primo momento, si avvia semplicemente al borsone dal quale inizia a tirare fuori i vestiti e indumenti vari, o almeno fino a quella frase che esce dalla bocca della serpe maledetta «e tu vuoi davvero una risposta o ti diverti ad essere irritante e basta?»
In un primo momento, quello che spunta sulle sue labbra, è un sorrisetto divertito; in un secondo, evidentemente incapace di trattenerla, le esce anche una risatina dalle labbra. Acuta, femminile. Ma anche antipatica, da vipera. « Irritante? » retorica, o forse no. « E perché sarei irritante? » con l’accesa curiosità di chi una risposta l’aspetta sul serio. « Perché dico la verità?
«No» non è perché dice la verità «Perché sei una figlia di Morgana e ti diverti a dare fastidio alle persone che non hanno alcuna intenzione di rivolgerti parola» e non la guarda mentre lo dice, si limita tirare su fino al sedere il paio di leggins neri alzandosi in piedi.
Ancora una volta, le sue labbra si increspano in un sorrisetto particolarmente divertito nel sentirsi definire in quel modo. Figlia di Morgana. Per lo meno, le si addice. « Ah no? » non hai intenzione di rivolgerle la parola? Peccato. Anche se la sua espressione non muta neanche un po’, restando beffarda e divertita quasi le avesse appena dato la notizia migliore della giornata.
«Capisci così poco la nostra lingua che non riesci a cogliere il significato delle parole?» Meg da tutto ciò è irritata, che poi a irritarla basta la presenza della serpeverde. Si veste il più in fretta possibile, che non è abbastanza in fretta data la lentezza dei movimenti che compie – e che le provocano anche qualche dolorino.
« Già generalmente non sei un granché » e lo dice come se fosse una banalità, un qualcosa da dare per scontato. « Oggi che ti è successo? Sei cascata dalla scopa a lezione di volo? » ah giusto, non è del primo anno. Oops.
«Non sono al primo» secca e decisa, perché essere definita piccola è peggio che una pessima cheer. «e ho male alle gambe e alle braccia» e così giustifica anche il suo essere poco reattiva agli allenamenti di quei giorni. 
« E come mai? » in riferimento all’aver male alle gambe ed alle braccia altrui. Per quanto, anche questa volta, continui a rivolgersi a lei in modo completamente asettico. No, non è affatto preoccupata. Eppure una risposta sembra trovarla e darsela da sola: « forse non sei semplicemente portata » per fare la cheerleader
«Forse stai zitta e basta» perché si è decisamente stufata di tutto quel parlare. Di lei.
« Io? » retorica, ancora una volta, nell’alzare un sopracciglio, quasi fosse perplessa « non mi si addice » lo stare zitta, chiaramente « e poi ho ragione » non ammettendo repliche, in questo caso, a giudicare dal tono convinto con cui lo dice. 
Torna quindi sul borsone e afferra la bacchetta e la spazzola, per poi avviarsi verso uno degli specchi dello spogliatoio e dire semplicemente «e prima di aprire bocca sulle prestazioni altrui, fossi in te, prima guarderei me stessa e la mia squadra. E tu» pausetta d’effetto «non mi sembri nella posizione di potertelo permettere» 
Solo nel sentire il rumore dei suoi passi diretti ad uno degli specchi dello spogliatoio, solleva lo sguardo verso di lei, squadrandola da capo a piedi e soffermandosi in particolare modo su quanto ha tra le mani: la bacchetta. Al che, anche se Maegan le stesse dando le spalle, è la propria che stringerebbe tra le dita e, qualora fosse abbastanza veloce da sollevarla e castare l’incantesimo prima che l’altra riponga la sua sul lavandino, gliela punterebbe contro.  Al che, pronuncia chiaramente la formula dell’incantesimo « expelliàrmus » con tutta la decisione del caso nel veicolare e dar vita alle proprie intenzioni attraverso il catalizzatore, sotto forma di magia. « ops »  
Interazione conclusa ecco che si avvia allo specchio, e iniziare a spazzolarsi i suoi bellissimi capelli, ma nemmeno il tempo di posare la bacchetta che questa le rimbalza via dalla mano e atterra proprio vicino a Heaven. Maegan si gira di scatto verso l’altra con gli occhi sgranati e la bocca aperta. Non se lo aspettava, proprio per niente. E forse anche per quello che l’incantesimo riesce così bene. «Ma che gramo fai?» e l’unica cosa che ha in mano ora è una spazzola, con la quale può fare ben poco, ma ecco che l’istinto ha la meglio e si avvicina a Heaven con un’espressione tutt’altro che pacifica e conciliante, nel tentativo di recuperare la bacchetta il più in fretta possibile «Sei così vigliacca che hai bisogno di colpire alle spalle?» e ora la vipera velenosa lo sembra lei dalla voce che sembra più un sibilo e lo sguardo gelido rivolto alla terzina.
Lo sguardo cade sulla bacchetta, ma è un attimo soltanto, prima di tornare nuovamente su Maegan, con tanto di sorrisetto stampato in volto. Gli ingranaggi della sua mente isolano qualunque cosa abbia intorno, oltre la figura di Maegan ben puntata, ed iniziano a lavorare al fine di generare un’immagine oltremodo chiara di quanto vorrebbe ottenere: la secondina completamente avvolta da una ragnatela resistente quanto appiccicosa. Proprio lì. Nel bel mezzo dello spogliatoio. Stile baco da seta. « tessitèla » ... « come si dice? » vanno bene entrambe: “scusa” e/o “per favore”.
D’impulso si avvicina per riprendere l’unica cosa che la potrebbe difendere dalla vipera davanti a lei, ma ecco che non fa abbastanza in fretta che viene bloccata da una ragnatela resistente e schifosissimamente appiccicosa proprio nel mezzo dello spogliatoio. L’incanto della Hazaar riesce proprio a dovere, e lei è intrappola. «Si dice» e il tono è esasperato sì «sei – una – stro*za» ed ecco un sorrisetto falso e irritante che le increspa le labbra, dopo aver ben evidenziato le parole una ad una. «Cos’è? Ti manca il coraggio di affrontare una del Secondo alla pari?» e qui l’accusa è evidente e pesante. E niente scusa, né per favore. Figurarsi.
Guarda con soddisfazione il corpo di Maegan completamente avvolto dalla sua ragnatela, in un’esecuzione discreta dell’incantesimo. Ma le sue attenzioni tornano con una certa fretta su un qualcosa che, in questo momento, le preme maggiormente. Lo sguardo di fatti cade verso il basso, accanto ai suoi piedi, laddove la bacchetta della secondina è finita a seguito del suo primo incantesimo. Peccato che la stessa sia bloccata in quella crisalide e non possa recuperarla, problema al quale pone rimedio da sé, prendendola da terra ed infilandosela nell’elastico dei leggins, nella parte posteriore. 
«Non toccarla» e questo lo dice a denti stretti, riferita ovviamente alla bacchetta che ha Heaven si è appena intascata. E nonostante la spavalderia di Meg sia intaccata visto che la sua unica arma è in mano nemica, mantiene uno sguardo glaciale senza far trapelare quell’insicurezza che si sta insinuando piano piano. 
Solo adesso torna a guardare Maegan con un sorrisetto che la dice lunga, stampato in viso. « Figlia di Morgana » e solleva l’indice della mano sinistra, quella priva del proprio catalizzatore « str*nza » e solleva anche il medio « che dici ne aggiungiamo un altro? » piegando appena il capino di lato, vagamente curiosa
La Terzina inizia ad elencare gli insulti e solo alla fine Maegan ricambia quel sorrisetto falsissimo – l’unico tipo di sorriso che le due si rivolgono oltretutto. «uhm sì» aggiungiamone un altro va «Ritardata» insultoni proprio, ma ha dodici anni e non ci si può aspettare di meglio, o peggio.
« Noiosa » sentenzia con un tono, di fatto, annoiato « e pure poco di classe » con un che di superiore, quasi le ne fosse l’esempio migliore, di classe s’intende. Si alza dalla panca, in modo da eliminare definitivamente ogni tipo di distanza che la separa dalla secondina, all’orecchio della quale avvicina le proprie labbra « non era quello che volevo sentire, comunque » peccato, ti sei giocata la tua occasione. Continua a camminare, quasi le girasse intorno, eppure il rumore dei suoi passi – per quanto silenziosi – cessa una volta trovatasi alle sue spalle. « Non sono vigliacca e non mi manca il coraggio » una semplice constatazione, niente di più. Non è arrabbiata e neanche infastidita. « Ma non sono neanche il perfetto esempio di Grifondoro » quindi onesta, leale. Al che « ma una cosa l’ho capita: la lingua non ti serve a niente » decisa, questa volta. Ed ecco che i suoi passi tornano a risuonare sul pavimento finché non le si trova di lato, in modo da puntare il catalizzatore contro le labbra altrui. 
Ascolta le parole dell’altra senza commentare, anche perché è troppo concentrata sulla ragnatela che si sta allentando sempre di più e dalla quale riesce finalmente a liberarsi proprio poco prima che Heaven le arrivi al fianco per puntarle la bacchetta alle labbra. Sfrutta giusto quell’attimo dell’altra per concentrarsi sull’incanto, per tentare di darla una spinta abbastanza forte da cercare di farla cadere a terra, o per lo meno farle perdere un tantino l’equilibrio.
E di certo lei è talmente presa e concentrata sull’ennesimo incantesimo che vorrebbe castare che quasi non se ne accorge, per quanto le sue iridi siano fisse su l’altra per tutto il tempo. Cade per terra e, come se fosse uno scudo per la bacchetta dell’altra, si stende completamente, in modo da non toglierle ogni possibilità di recuperarla.  
Si butta a terra, potenzialmente sopra Heaven con il chiaro tentativo di recuperare ciò che è suo. Viene ovviamente ostacolata da lei che le impedisce il tutto e allora la corvetta non ci pensa due volte nell’iniziare a tirarle i capelli, forte anche. Così magari da farla girare un po’ o qualsiasi altra cosa. Come si lotta alla babbana?
Piuttosto è la sua bacchetta che tornerebbe ad essere puntata verso la secondina, accompagnata dal fuoco che le divampa negli occhi, come sulle guance, arrossate. Ed è proprio il fuoco quello che vuole adesso, precisamente sul maglione bianco di Maegan, contro il quale punterebbe la bacchetta, avvalendosi del fatto che l’altra cerchi di recuperare la propria e sia quindi accanto a lei, andando a pronunciare con chiarezza la formula dell’incantesimo « lacàrnum inflamàre » nel deciso tentativo di far prendere fuoco alla stoffa del maglione.
«MA SEI PAZZA» urlato, a voce acutissima e molto alta. e ora la bimba è terrorizzata visto che il maglione le sta andando a fuoco e sente già un bel calduccio. Occhi sbarrati prende il bordo del maglione e tenta di sfilarlo ma si brucia il mignolo. Non pensa, si alza e corre sotto la doccia: apre il getto gelato nella speranza di non morire bruciata, con tutto il panichino del caso. Ma dura tutto poco, il tempo di togliersi il maglione zuppo e sfilarselo per poi uscire.
Visto che, mentre Maegan corre verso le docce per spegnere il fuoco che lei stessa ha appiccato sul suo maglione, si limita a risollevarsi da terra, darsi una sistemata ai capelli – priorità – ed aspettare che la secondina non faccia prendere fuoco all’intero campo di Quidditch con un sopracciglio sollevato ed un leggero sorriso stampato in volto, evidentemente soddisfatta. Braccia conserte al petto proprie di chi sta davvero attendendo, impazientemente. La bacchetta adesso gliela porge di sua spontanea volontà: per oggi ha dato e si è pure stancata di giocare.
E se Heaven è più un pezzo di ghiaccio impassibile, Meg è più un fuoco ardente. Semplicemente incompatibili. «COME FA UNO COME SEBASTIAN AD ESSERE AMICO DI UNA STR*NZA COME TE» e questo le esce proprio di getto senza pensarci e urlando, perché è ciò che si chiede tipo sempre «PROVA AD INCENDIARMI DI NUOVO » 
Torna ad avere quell’espressione asettica, anche quando Sebastian viene tirato in ballo, limitandosi a guardare Maegan con sufficienza, come se le sue parole non avessero il potere di scalfirla neanche per sbaglio. È solo su quel “prova ad incendiarmi di nuovo” che gli angoli della bocca tornano rivolti verso l’alto. Perché sì, è appena diventata una promessa nel momento stesso in cui l’hai sfidata.
Se lei sorride a quella sfida colta, la Corvonero fa altrettanto.  Meg presa la bacchetta gliela punta contro ruotandola velocemente in senso orario descrivendo un piccolo cerchio, con tutta la sicurezza e la foga del momento «Impùlsus» un semplice incantesimo da primo anno, uno di quelli di cui è sicura e che di solito le viene senza problemi. Nel caso andasse tutto secondo i piani Heaven sarebbe a terra e le punterebbe la bacchetta alla gola «Ora tu esci da qui» perché lei è di nuovo fradicia e di uscire non se ne parla. È un ordine il suo.
Data la foga dell’altra nel castaggio, si trova per terra sì, ma limitatamente alle ginocchia – anche perché tenterebbe di restare quanto più in equilibrio possibile da sé. Una posizione che abbandona quasi subito, per quanto anche l’avere la bacchetta puntata al collo non sembri infastidirla abbastanza da prendere provvedimenti. « Prevedibile » è tutto quello che si limita a dire, con un’indifferenza papabile.
Le punta la bacchetta contro e si trattiene dal mangialumacarla solo perché non vede l’ora che tutto questo finisca, perché è esausta. «Vattene» lo sibila
 Al che, recupererebbe le sue cose ed effettivamente andrebbe via. Ma, nel varcare la porta degli spogliatoi, si girerebbe per l’ultima volta verso Maegan.  « petrìficus totàlus »
Ma è inutile dire che davanti a un incantesimo del terzo anno non potrebbe difendersi nemmeno volendo, e quindi rimane così: immobile come una statuina, fradicia dalla testa ai piedi causa doccia appena fatta e col catalizzatore puntato contro la porta.
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meloqia · 4 years ago
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HOLA BEBÉS, lia por aquí ofreciendo a mis dos chicuelos : 𝐚𝐧𝐠𝐞𝐥 𝐦𝐨𝐧𝐭𝐞𝐜𝐜𝐢 y 𝐦𝐞𝐥𝐨𝐝𝐢𝐚 𝐝𝐞 𝐥𝐨𝐮𝐠𝐡𝐫𝐞𝐲. abajo encontrarán algunos datos que podrían ser de ayuda para establecer conexiones. denme like ,,,  @noctambulosconex​ 
♡◞  tablero y conexiones de  𝐀𝐍𝐆𝐄𝐋. ♡◞  tablero y conexiones de  𝐌𝐄𝐋𝐎𝐃𝐈𝐀.
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♡◞      𝐀𝐍𝐆𝐄𝐋 𝐌𝐎𝐍𝐓𝐄𝐂𝐂𝐈. xxii. cleptómano ( pero no se lo digan en su cara ) ; attention seeker ; tiene un tesla.
de chiquito sus papás lo querían mucho pero su mamá vivía viajando por asuntos de negocios. gracias a dios su papá siempre estuvo en casa para darle la atención necesaria a angel, quien desde pequeño es un llorón. el papá también es muy exitoso, dueño de su propio bufete de abogados, sin embargo, también es una persona muy cálida y muy de familia. la falta de la mamá en casa no le afectaba sólo a angel pero él no se percataba de ello pq estaba chikito y mas menso que ahora
bueno en una ocasión la mamá llegó de uno de sus viajes y fue todo muy raro, fue cuando las cosas empezaron a explotar en el matrimonio y entre constantes discusiones y problemáticas que ocupaban toda la casa, a angel lo empezaron a medio que dejar de lado sin querer. o por lo menos así lo veía él. aquí empezó la obsesión de agarrar cositas chiquitas porque sí, porque le gustaba mucho la adrenalina de salirse con la suya y bueno,,, si lo agarraban tampoco le importaba, por lo menos así sus papás reaccionarían.
pero parece que no tuvo cuidado con sus deseos y al final sí lo agarraron; los papás encontraron como varios meses después una caja repleta de cosas que eran visiblemente robadas y, sintiéndose responsables por las acciones de angel, decidieron alejarlo del ambiente feo que ellos mismos construyeron con sus peleas y sus problemas y lo enviaron a woldingham esperando que se reforme y que sea mas fácil.
sí... pero no funcionó porque igual angel seguía agarrando cosas discretamente y guardándolas en su suéter hasta esconderlas en su lugar seguro. cuando salían al pueblo siempre agarraba cositas random de tiendas random y luego se las daba a sus amigos,, quienes me imagino que pensarían "ah no, sólo es angel gastando dinero a lo tonto" y no están muy equivocados pq también a angel le gusta gastar su dinero en lo que sea...... buen intento papás de angel supongo gracias por participar
como que a angel se le olvidó que la vida seguía pasando de vuelta en su casa lejos de woldingham y cuando volvió en unas vacaciones su papá ya estaba comprometido con una mujer y le presentó al pesado de otto como su hermano angel estaba así :S what the fuck... the gh*tto.... the gh*tto. se acuerdan de ese audio de tik tok??? en fin no podía CREER que iba a tener que convivir con LA CHUSMA como parte de su familia. angel estaba como i respect the poor community but it aint me. pero en fin angel estaba como ok bueno seguro no los vuelvo a ver me voy al internado adios tontas y luego el papá estaba como OOP otto se va contigo.
estuvo muy enojado pq angel tiene varios personality traits de kim kardashian y es muy llorón y necesita atención constante. entonces llega OTTO el enano apestoso y 1. es mayor que él 2. se gana el aprecio de SU papá 3. se muda a SU casa 4. AHORA TAMBIÉN AL INTERNADO DONDE HIZO MUCHOS AMIGOS Q AHORA OTTO TAMBIÉN SE ROBÓ???? "supongo q voy a exteriorizar mi frustración de niño rico tomando prestado cosas que no necesito" dijo angel
en el salón de clases era el que se creía cool porque a las niñas de cursos mas bajos que ellos pensaban que era bonito. tmb es muy altanero pero es casi ridículo al respecto como que él muy mUY por dentro sabe que no es tan chulo y genial pero no importa igual mantenía la fachada. tmb era medio descarado tipo muy "and what about it" y le respondía a los profesores sólo para hacer reír a los demás
ahora mismo está estudiando derecho en una muy buena universidad cosa que es medio incomprensible dadas sus calificaciones mediocres pero bueno todo se puede si tienes mucho dinero....... sigue siendo la misma persona que fue en woldingham sólo que ahora es más pretencioso y tiene un tesla y una colección de lentes de sol de la cual está muy orgulloso nunca repite lentes de sol
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♡◞      𝐌𝐄𝐋𝐎𝐃𝐈𝐀 "𝐃𝐈𝐀" 𝐃𝐄 𝐋𝐎𝐔𝐆𝐇𝐑𝐄𝐘. xxii. clown school drop-out ; modelo pero a qué precio ; no sabe bien que hacer con su vida.
sus papás son muy populares en la escena de la gente que tiene mucho poder no sé ustedes entienden esa gente que a pesar de no ser muy famosas para salir en revistas son muy poderosas y van a eventos de gente poderosa y esas cosas?? pero nada shady tipo nada de eps*tein y eso.... en fin,, porque son como una pareja de cirujanos y no sé, caen bien
la cosa es que no estaban pensando tener hijos y tuvieron a melodía, a quien denominaron como un milagro. desde que nació ya le tenían previsto el futuro de que wow vino este mundo a salvar vidas !!!! melodía nació siendo doctora es más ella condujo su propio nacimiento es increíble. querían que fuera buena en todo pero sobre todo en ser doctora.... nunca le preguntaron qué queres hacer dia NO fue mira aquí tienes un marcapasos
pero dia desde chiquita es super inquieta, razón por la cual los papás decidieron aprovechar y así ponerla en mil extracurriculares. en la que mas destacaba era en la gimnasia, sobre todo en la tela. ya sabes eso que te subes y das vueltas en la tela y es como wow bueno eso y claro la dejaban porque era una niña al fin y al cabo y tampoco es como que los papás eran malos, simplemente eran señores muy intensos saben como bueno no sé ya veremos
la cosa es que ya le tenían un camino planeado. en ese plan coincidía asistir a woldingham, donde sus papás se conocieron en su juventud y bueno para ella fue como *se encoge de hombros* okay i guess toda su vida era un *se encoge de hombros* okay i guess porque no sabía como decir que no, tipo no estaba acostumbrada a ello, ni siquiera parecía una posibilidad
en fin dia en woldingham al principio era callada me imagino que al principio era la que todos decían aw es tímida pero cuando abría la boca era para decir algo muy descabellado o para largar alguna ocurrencia. empezó a agarrar confianza y dejó sus rarezas a relucir. me imagino que se juntaba con todo el mundo y en las fiestas era la persona que era divertido verla borracha como en esa escena de the perks of being a wallflower que charlie se come un brownie y le dan una malteada y todo el mundo se sienta a reírse de las rarezas q está diciendo drogado
tenía el cabello laargo y castaño y los ojotes así que me imagino que era la personificación de maggie la mosca con onda tipo sólo tenía una apariencia como diferente?? pero no me la imagino siendo particularmente atractiva o bonita como sus compañeras, por lo menos así se percibía ella misma
la cosa es que me imagino que en el salón en el último año ya, todos los profesores conocían a sus papás por el hecho de que estudiaron allí y entendían que ella seguiría el mismo camino yéndose por la medicina. abiertamente nunca decía que no, así que creo que los compañeros también pensaban lo mismo de que ah no dia será doctora o algo así seguro... y tipo habían ocasiones en las cuales les preguntaban a todo el mundo qué querían estudiar y dia decía "la verdad no sé si quiero estudiar quiero unirme al circo o algo así" y todos se reían pensando ah yes otra ocurrencia de dia y ella como que jaja... pq en realidad lo decía en serio u_u
AH SI porque en el internado volvió a practicar gimnasia y a subirse en la cosa esa de la tela no sé si lo dije pero sí recuperó eso
bueno sí el saber que todo el mundo también la percibía como la imagen que los padres crearon para ella fue su último empujón a acceder a estudiar en la universidad electa por sus padres, optando por la rama de pediatría. pero la verdad es que le aburría un montón compartir con futuros doctores, odiaba los vibes de la carrera y no era algo por lo que sintiera vocación. imaginense someterse a estudiar medicina sin tener la vocación im-- un día en el campus le ofrecen un trabajo como modelo pq tiene una apariencia muy excéntrica y ella está como *se encoge de hombros* okay i guess y lo hace
una cosa lleva a la otra y de la nada está booking un montón de trabajos de high fashion, contratada por una agencia reconocida, viajando a fashion weeks y cuando su propia imagen se empieza a escapar de sus manos es cuando le dice a los papás bueno chicos eeee al final siempre no voy a ser doctora y los papás como melodía valentina de la rosa ramirez de loughrey pero tú te estas volviendo loca?!??!?!?? esto no es lo q nos representa como los de louhgrey q te pasa y todo loq ue hicimos apra ti quÉ. y ELLA BUENO NO PUEDO NO SÉ Q HACER AYUDA y los papás mira te vamos a dejar de mantener pq no podemos permitir que esto ocurra esto se está saliendo de control te queremos esperamos q l oentiendas y ella como okay ESTOY ATRAPADA . porque la verdad es que depsués de un rato descubrió que DETESTA SER MODELO lo dETESTA y se siente casi tan vacía como lo hacía estudiando medicina . increíble la vida como es. la cosa es que gana muy bien, lo suficiente para vivir con los mismos lujos de cuando sus padres la mantenían, entonces está practicamente atada al trabajo. además, es su única oportunidad de construir un brand ella sola para ella misma y hacer lo que ella quiera eventualmente.... sólo tiene q pasar por esto primero
en fin ahora llega a la reunión con cabello rubio y es modelo y fabulosa eso es todo y bueno está feliz pq siente que a través de sus amigos puede conectar con todo lo que le hacía feliz y descubrirse a sí misma ene ste viaje
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lucdewaele · 5 years ago
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Lieve lezer,
U streelt dagelijks mijn ego en u weet het niet.
Op 25 juni 2012 maakte ik mijn masterscriptie ‘ijkpunten in de documentaire fotografie’ wereldkundig. Bij het professioneel uitwikkelen ervan was ik bijzonder trots; het voelde aan als een eerste écht boek, een werkstuk van een jaar wroeten en verwonderd zijn, in drukvorm. Naderhand echter werd ik zwaar gekrenkt in mijn mensbeeld, door een compleet en niet mis te verstaan stilzwijgen van de figuren die mij in mijn zoeken begeleid hadden. En nog wat later borrelde een niet geringe woede op, bij het zien van het resultaat: 10/20. Waarde, toegekend door dezelfde mensen waarvan ik de namen onzorgvuldig verborg. Uit schaamte, uit gevoelens gerelateerd aan een degelijke opvoeding – totaal misplaatst overigens -, uit het begroten van de wegsijpelende energie. Maar nu heb ik mijn mening terzake helemaal herzien. Laat mij je geruststellen, niet uit uitgestelde rancune of een laatboeiende misantropie, maar uit bekommernis voor jou, mijn lezer-kijker. En ook wel als het antwoord op de vraag ‘waarom niet?’, maar dan zonder enig gevoel van natrappen. Ik ben een slechte voetballer, altijd geweest. Maar wel steeds een aandachtig toeschouwer en voormalig supporter.Maar laat ik mezelf beperken tot uw dagelijkse streling.
Een blik over de schouder, geloodst door een eenrichtingsspiegel.
Ik zag onlangs het theaterstuk ‘True Copy’, van het gezelschap Berlin, omtrent het reilen en omzeilen in de kunstwereld, door montere Hollander Geert-Jan Jansen, een notoire kunstoplichter – ‘verlichter’, zegt hij zelf, want hij klaarde de ongerieflijke klussen van echte artiesten. In het stuk fileert hij de grote meesters der Kunst, hun biografen, hun experten, hun waardebepalers, hun beschermende verzamelaars, luchtig en meedogenloos. Jansen doet dit op een haalbare, passabele manier: direct, zonder omzwachtelingen, zonder poespas. Appel en co, ze blijken gortiger dan Jansen zelf. De verlichter-vervalser in een perfecte parasitaire symbiose met bekende bedotters en hun entourage.
Sta mij toe dat ik over dit theatrale meesterwerkje verder niets meer verklap – je moet het gewoon gaan zien. Volledig in lijn met mijn mantra omtrent het medium fotografie en de maakbaarheid van kunstfotografen.
Of misschien toch nog dit: het kijken naar kunst, het ontrafelen van de woorden van kunstexperts, het wordt anders, helemaal anders na de voorstelling.
Ah ja, ik was het bijna vergeten. De namen van mijn waardeschatters, haalbaar en passabel vermeld in de marges. De namen dus van kolderieke mensen die van ver of dicht bij mijn scriptie betrokken waren: Decan Liesbeth, Goiris Geert, Vanvolsem Maarten Dr., Konrad Aglaia, Gildemyn Marie-Pascale. Wellicht vergeet ik enkelingen/zonderlingen, ‘gerenommeerde fotografen en beeldend kunstenaars, bevlogen docenten’, zoals de wervingstekst ook nu nog verkondigt. Misschien heeft tijd toegeslagen in hun bestaan – of de immanente onvruchtbaarheid. Maar vermeld mogen ze worden, ook al is internet een no-go zone in hun anoniem bestaan. Haalbaar en passabel – het zal hen maar overkomen, prutsend aan de mechanica van de mythe.
Zoals ik zei, streelt u mijn ego, en tot mijn verwondering, zowat dagelijks. In één zin gesteld: de scriptie wordt elke dag van de week gedownload in alle hoeken van het internet. En dat baart zorgen en geginnegap. Zorgen, omdat het wellicht wat gedateerde informatie is, en een milde vorm van glimlachen, omdat mijn bevindingen misschien voor anderen wat opbrengen. Punten bijvoorbeeld.
En natuurlijk zullen enkelingen mij kortstondig berispen, met de roep naar wat mentale verpleging. De oproep tot erbarmen klopt – alles wat men denkt en orakelt, pantsert het eigen hachje – een daad die Geert-Jan Jansen sterk uitspeelt. Oeps, alweer iets verklapt – straks staat Berlin (www.berlinberlin.be) aan mijn deur en eist het gezelschap tenminste een mea culpa met terugwerkende kracht.
De plaaggeest in mij – die van bescheidenheid de poeslieve kantjes afrijdt – hoopt deze lieden een beetje teleur te stellen. Het niet-faciliteren van het vinden van mijn bevindingen omtrent documentaire fotografie is nu een feitje. Zoek op de wijze van Belgische bisschopjes, ‘in het verborgene’. De spiritualiteit die zich schuilhoudt in katholieke middens is dezelfde als wat ik aantrof in academische kunstkringen – maar dat is een ander traktaat.
Uw streling is mij dagelijks voldoende. En dan naadloos overgaan naar gewoon ‘beelden’.
Dat laatste mag ook als verkleinwoord – ‘beeldjes’. Een traject van ‘verkleinen’ zoals mijn geloof in bovenvermelde kenners. En die, in weerwil van zichzelf, mij een geloof bijbrachten, dat sterker is dan ooit tevoren. Met dat verschil: ik hoef geen façade van stilzwijgen en schijnvernuft op te houden. Voor de heer Jansen hoeft dit ook niet meer.
Mijn adembenemende bronnen – le mie risorse mozzafiato.
  Un tentativo di conciliare l’italiano con la mia lingua madre.
Potete sempre correggermi – mi piace imparare.
Caro lettore, cara lettrice,
Accontentate il mio proprio ego ogni giorno e non lo sapete. Il 25 giugno 2012 ho pubblicato la mia tesi di laurea “punti di riferimento nella fotografia documentaria”. Ero particolarmente orgoglioso della pubblicazione; sembrava un primo libro vero, un saggio, che rappresentava un anno entero di lavori pesanti e di meraviglia. Successivamente, sono stato gravemente ferito da un silenzio completo e inconfondibile delle figure che mi hanno guidato nella mia ricerca. E poco dopo è emersa una rabbia notevole, visto il risultato: 10/20. Valore concesso dalle stesse persone di cui ho da allora nascosto con incura i suoi nomi. Per vergogna, per sentimenti legati a un’educazione decente – totalmente ingiustamente, a proposito – dal bilancio dell’energia che filtra. Ma ora ho completamente rivisto la mia opinione su questo. E lasciatemi rassicurarvi, non dal ritardo del risentimento o da un’affascinante misantropia, ma per preoccupazione per voi, miei ​​lettori-spettatori. E anche come risposta alla mia propria domanda “perché no?”. Ma poi senza alcun senso di vendetta. (Sono sempre stato un cattivo giocatore di football. Ma sempre uno spettatore attento ed ex sostenitore).
Lasciatemi concentrare sulla tua carezza quotidiana.
Uno sguardo sopra la spalla, guidato attraverso uno specchio unidirezionale.
Di recente ho visto il pezzo teatrale “True Copy”, della compagnia belga ‘Berlin’, sui segreti e sugli angoli del mondo dell’arte, dall’ allegro olandese Geert-Jan Jansen, un noto truffatore d’arte – “illuminatore”, dice, perché ha alleviato il lavoro degli artisti. Nella commedia filetta gli artisti rinomati, i loro biografi, i loro esperti, i loro valutatori, i loro collettori protettivi – leggeramente e con tolleranza zero. Jansen lo fa in un modo fattibile, passabile: direttamente, senza cambiamenti, senza complicazioni. Appel e co, si rivelano più snervanti dello stesso Jansen. L’illuminatore-falsario in una perfetta simbiosi parassitaria con noti ingannatori e il loro entourage.
Consentitemi, tra l’altro, di non dire altro su questo capolavoro teatrale: non vi resta che vederlo. Completamente in linea con il mio mantra sulla fotografia e sulla producibilità dei fotografi d’arte.
O forse questo: guardare l’arte, svelare le parole degli esperti d’arte, sarà diverso, completamente diverso dopo questa performance.
Ah sì, quasi dimenticato. I nomi dei miei valutatori, dichiarati in modo fattibile e passibile. I nomi delle persone più burlesche chi sono state coinvolte da lontano o vicino alla mia tesi: Decan Liesbeth, Goiris Geert, Vanvolsem Maarten Dr., Konrad Aglaia, Gildemyn Marie-Pascale. Forse dimentico alcune persone / alcuni tipi eccentrici, i “fotografi e artisti visivi famosi, gli insegnanti ispirati”, poiché il testo a scopo pubblicitario. Forse il tempo ha colpito la loro esistenza – o l’infertilità immanente. Ma possono essere menzionati, anche se Internet è una zona di non accesso nella loro esistenza anonima. Fattibile e passabile – vi accadrà per caso, armeggiando con la meccanica del mito.
Come ho detto, accarezzate il mio ego e, con mia sorpresa, quasi ogni giorno. In una frase: la tesi viene scaricata tutti i giorni della settimana in tutti gli angoli del mondo. E questo preoccupa e fa ridere la gente. Preoccupazioni da mia parte, perché potrebbero essere alcune informazioni obsolete e anche una lieve forma di sorrisi, perché le mie scoperte potrebbero essere utili ad altri. Punti per esempio.
E’ naturalmente alcune persone mi rimprovereranno brevemente, con la richiesta di cure mentali. Esattamente. Il richiamo alla misericordia è vero – tutto ciò che si pensa e preannuncia, dovrebbe salvarsi la propria pelle – un atto che Geert-Jan Jansen interpreta con forza. Oops, ancora una volta qualcosa si rivela – presto Berlino (www.berlinberlin.be) sarà alla mia porta e la compagnia teatrale chiederà almeno un mea culpa con effetto retroattivo. Lo spirito scherzoso in me – che sta spingendo i limiti della modestia – spera di deludere un po’ queste persone. Non facilitare la ricerca dei miei risultati sulla fotografia documentaria è ormai un dato di fatto. Cerca alla maniera dei vescovi belgi. O alla maniera dei cattolici universali. ‘Nel nascosto’. La spiritualit�� che si annida negli ambienti cattolici è la stessa che ho trovato negli ambienti accademici dell’arte – ma questo è un altro trattato.
La tua carezza è sufficiente per me ogni giorno. E poi passiamo senza interruzioni alle “immagini”. Quest’ultima parola può anche essere usata in senso diminutivo – ‘immaginette’. Una traiettoria di ‘restringimento’ come la mia convinzione nei summenzionati esperti.. E quelli che, nonostante se stessi, mi hanno insegnato una convinzione più forte che mai. Con quella differenza: non devo sostenere una facciata di silenzio e ingegniosità falsa. Nemmeno il signor Jansen è obbligato a farlo.
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Geen Kerstgedachte – nessun pensiero natalizio Lieve lezer, U streelt dagelijks mijn ego en u weet het niet. Op 25 juni 2012 maakte ik mijn masterscriptie…
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abr · 6 years ago
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In parole povere, si va verso un nuovo bipolarismo, uno schema in cui il Pd è destinato a erodere consensi ai cinque stelle da sinistra, mentre Salvini lo sta già facendo da destra. (...) E in questa logica di scontro frontale con il vero avversario che è la Lega di Salvini, riuscire a insinuarsi nella partita del nord diventa un elemento strategico dirimente. Combattere il nemico sul suo terreno. Il Pd si deve proporre come partito della modernità, che non indietreggia nella sfida sulla sicurezza e deve ricucire la questione settentrionale, per trasformare un problema in opportunità. Non a caso si comincia dal nodo più urgente in agenda, quell’autonomia delle regioni del nord che rischia di spaccare in due il partito. (...)  Chiamparino e Zingaretti hanno individuato il punto sotto il profilo della comunicazione politica: «Bisogna evitare che l’autonomia differenziata sia spacciata come un modo per ridurre il residuo fiscale e contrabbandarla come una sorta di autonomia regionale che non esiste», dice il governatore del Piemonte. (...) «Noi cerchiamo di battere su un’Italia bloccata, sulle infrastrutture e gli assi logistici, su come intercettare il mondo delle piccole medie imprese da Torino alla Lombardia», spiega Chiamparino. «Non è con i selfie o la propaganda, o gli attacchi agli immigrati che si costruisce il futuro. Il futuro si costruisce grazie al lavoro e a nuove politiche industriali», dice Zingaretti. Il Pd (...) dovrà pure misurarsi sui temi dove Salvini è forte, sicurezza e identità. «Bisogna avere il coraggio di far nostro questo tema (...)», dice Chiamparino. «Perché quando una persona anche con argomenti distorti ti dice che ha paura, la prima cosa da non fare è scrollare le spalle o dargli del razzista. La seconda è non alimentare la paura e dare risposte diverse da quelle che la pancia suggerisce. E si può fare solo tornando a parlare con la gente nei luoghi più critici».  (...)
https://www.lastampa.it/2019/03/06/italia/autonomie-campagna-del-nord-di-zingaretti-KgksKAgwtaecKYTMh4SdNO/pagina.html
 Auguroni su tutto. Li voglio proprio vedere, rifare il percorso di Renzie ma “da sinistra”, per portarlo al Nord! (Chiampa è una persona seria ma intanto bisogna capire se sopravviverà al fatal maggio, e in ogni caso il Piemont non più Nord da mo’ - infatti non a caso ha subito le medesime in-evoluzioni elettorali del Lazio). Il tutto schifando il “Partito delle Ztl” per “dialogare con le periferie” ... Vaste Programme, procurarsi tanto popcorn. 
Cmq. son contento di leggere che finalmente qualcuno dillà abbia capito: si torna all’antico, solido tenzone (politiche di) Dex.. contro (politiche di) Sin. Dopo un po’ capiranno che ciò implica (politiche pro) Nord vs. (politiche pro) Sud. 
Cmq. per adesso almeno significa che hanno finalmente identificato un elettorato da recuperare (gli “ignoranti” che han votato 5S) e uno cui opporsi strenuamente (i Leghisti); gli -ismi - sovranismo, populismo etc. - sono accidente non sostanza, solo specchietti per allodole & boccaloni di provincia, roba che si usa legittimamente nella propaganda oops volevo dire nella “narrativa”. Bene. 
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skythehooman-reblogs · 5 years ago
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the person that doesn't spark joy will say things that will make me feel guilty for hurting their feelings
prima le avevo detto di smettere di dirmi "ti amo!" perchè mi dava fastidio perché lo ripete sempre. ho capito che ci tiene alla nostra amicizia ma non c'è bisogno di dire quello così tante volte eh. poi, mi da fastidio che dice quello perché alcune settimane/mesi fa ha detto che si sente in colpa perché dice che si é tipo presa una cotta per me anche se sa che sono arromantica e tutto. poi avevamo avuto una conversazione su delle cose che poi ha portato sul discorso di tagliarsi etc, poi quando le ho detto che dovrebbe smettere o almeno provare del suo meglio a non farlo mi dice che pensava che avrei capito perché lo faceva,etc. poi mi dice tipo "ma hai detto che lo facevi anche tu? come ti sei sentita quando lo facevi? com'era il sapore del tuo sangue??" oppure qualcosa di simile, perché non mi ricordo bene poi è anche in inglese quindi rip. cmq, non ho detto niente poi dice "oops, scusa se ti ho fatta sentire a disagio" e dopo che le dico che va bene basta che non parliamo più di quelle cose dice che si sente in colpa e poi boh. alcuni giorni dopo quello mi dice "sono davvero curiosa però. com'era il sapore del tuo sangue??". io boh- poi, visto che so che quando vede qualcosa riguardante a ddlc, si triggera. quindi il giorno che ha deciso di vedere tutti i miei disegni su Instagram la avverto di guardare solo fino ad un certo punto perché c'è un disegno che potrebbe non piacerle (non ho menzionato che era ddlc). mi dice che va tutto bene e che l'altra volta aveva solo reagito troppo (non so come si dice over reacted). le dico ok... e in uno dei miei post mi scrive "visto che sai disegnare sangue!!". una volta, poi, quando mi sentivo triste e non mi sentivo motivata, le avevo detto questo ma poi mi scrive " vabbè" e poi continua a ruolare (rp). quando le ho detto che non volevo ruolare quel giorno perché appunto mi sentivo triste, stanca, etc, e non avrei voluto rovinare la nostra amicizia perché ho già perso abbastanza amici con cui ruolavo e parlavo perché mi ero sentita triste. mi dice "se non vuoi parlarmi per me va bene". io le avevo spiegato il motivo per cui non volevo ruolare quel giorno... ma lei probabilmente non ha compreso ciò e continua a dire che capisce che non voglio più parlare con lei etc e io le continuo a dire che non era quello che intendevo e mi faceva sentire in colpa che mi sentivo triste e stanca. continua a menzionare cose sul autolesionismo anche se ho detto che non mi piace parlarne e poi boh. probabilmente mi sarò dimenticata altre cose però vabbè..
we should take the “does it spark joy?” question to social media. go through your facebook, remove friends that do not spark joy, go through instagram and unfollow people and pages that do not spark joy. don’t surround yourself with things that don’t make you happy.
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danielscrepanti · 4 years ago
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Ho perso le parole. Ma mi sono costretto a trovarle di nuovo. Per alcuni colleghi le nostre polemiche (polemiche? semmai sacrosante critiche) sul concorso per il nuovo centro direzionale della Regione Sicilia sono infondate. Altri che forse riuscirebbero a vedere mezzo pieno pure un bicchiere rotto, beati loro, trovano che i tempi ridotti e il calendario a portata di ferie, favoriscano gli studi locali che conoscono il territorio e aiutino i più motivati a partecipare. Poi c’è chi dice che non dovremmo criticare sui social un concorso che si presenta al grande pubblico così, con il termine da rettificare subito, d’altronde è un problema di digitazione sulla tastiera (solo in Italia succede! Solo in Italia!). Giudicate voi! C’è infine una comunicazione ufficiale sul termine di consegna errato che viene data sui social. Dimenticavo: non viene menzionato il problema del link che conduce ai documenti di gara sulla piattaforma concorsi del Consiglio Nazionale, che ancora dà come risultato “Oops”. Colleghi! Colleghiiiiiii! Siete troppo forti a volte 🤷🏻‍♂️ 
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“Ho scritto un singolo di Rihanna con un ukulele”
Ingaggiata e lasciata andare da tre grandi case discografiche, Laura Pergolizzi aveva quasi rinunciato a una carriera pop.
Invece, è diventata una cantautrice a noleggio, donando successi ad artisti del calibro di Cher, Christina Aguilera e Rihanna (ne riparleremo più avanti). Poi è arrivata una chiamata dal destino…
"Ho ricevuto un messaggio di Instagram da un ragazzo in Grecia che ha detto, 'Hey, credo davvero che la tua musica potrebbe funzionare qui e mi piacerebbe acquistarne i diritti.'"
"Nonostante la mia esperienza, non sapevo cosa significasse i diritti", dice la newyorkese. "Ho pensato fossero per un film o programma televisivo."
Invece, il suo misterioso contatto greco messo ha lanciato un singolo, Lost On You, che ha raggiunto Top 10. Ben presto, la canzone è salita in cima alle classifiche in Italia, poi in Svezia, Francia, Polonia, Bielorussia e Israele.
A un certo punto, è stata la quarta canzone più shazammata nel mondo. "E 'stato difficile. Lo è stato davvero. Questo forse è il motivo per cui le persone vi entrano in connessione", dice la star sulla fine della sua storia di cui parla il suo singolo "E davvero una cosa assurda da attraversare", si meraviglia la cantante. "So fin troppo bene quello che serve per sfondare: un po' di fortuna, un po' di lavoro, un po’ di talento.”
"Ho lavorato con tante persone, ma non ho mai visto nulla di simile accadere. Mi sento così fortunata a sperimentarla." Infatti, la (quasi) trentaseienne è così richiesta che sta parlando con noi della BBC mentre sale su un volo per Los Angeles; un compito che non è privo di insidie.
"Puoi aspettare solo per un secondo?" ridacchia. "Ho appena scoperto che devo togliere sei chili dal mio bagaglio perché ho comprato così tanta schifezza qui." Imperterrita, mi parla della la sua storia mentre disfa i bagagli.
La cantante aveva preso l'ukulele come uno strumento per comporre, ma ha iniziato ad amarlo come strumento.
Il padre della Pergolizzi era un avvocato e sua madre cantava l'opera, ma ha smesso quando ha messo su famiglia. Anche se era una famiglia musicale (ascoltavano i classici, non i successi pop) il padre sconsigliava una carriera nel mondo dello spettacolo, dicendo che non avrebbe "mai pagato le bollette".
Ma quando la sua mamma è morta nel 1997, la Pergolizzi finito il liceo, si è trasferita a Manhattan e ha perseguito la sua passione; adottando il nome d'arte LP dopo un soprannome datole da un supervisore di un campo estivo.
"E 'LP personalmente e professionalmente", dice, dopo aver fatto l'errore di chiamarla Laura. "Anche la mia ragazza mi chiama LP."
Esibendosi nei dintorni di New York, ha catturato l'attenzione della band alternative rock dei Cracker, che la invitarono a cantare nel loro album del 1998, Gentleman Blues.
Il cantante David Lowery ha poi prodotto e rilasciato da etichetta indipendente il suo album di debutto, Heart-Shaped Scar, nel 2001.
Enigmatica e androgina, si fa ammirare per la sua impressionante immagine con i suoi riccioli neri che cadono sul viso e i sempre presenti occhiali scuri.
"Spacco con gli occhiali da sole", ammette. "Sembro scortese, a volte. Ma non mi importa, è la mia prima difesa. Sono timida: devo avere qualcosa. Ho bisogno di protezione, amico".
Muddy Waters, una canzone che parla dell’ex partner di LP, utilizzata per le emozionanti scene di chiusura nella quarta stagione di Orange Is The New Black.
Nel 2006, ha fatto un’esibizione semi-leggendaria per il festival dell’industria musicale SXSW, innescando una guerra di offerte tra le etichette discografiche.
Tra i suoi pretendenti c’era il giudice di American Idol e pezzo grosso del settore LA Reid, con cui ha firmato il suo contratto con la Island Records - ma il loro rapporto si è in fretta inacidito. (LP ha in seguito accusato la Island Records di "togliere un po' del sue essere maschiaccio e metterla in un abito").
Per suo orrore, lo schema è stato ripetuto più e più volte.
"Ho avuto tanti contratti discografici finora. Sono, tipo, al settimo. Ho fatto tante conversazioni su quanti soldi stavo per fare, è scioccante."
"Tre o quattro contratti, e ci si sente come se la vita ti avesse schiaffeggiato in faccia."
Uke-le-le-land
Incredibilmente, lei non possiede rancori, adottando una visione filosofica dei suoi "fallimenti" (citazione testuale)".
"Cercare di iniziare una carriera come artista è come cercare di correre attraverso una folla mano nella mano con cinque persone. E 'così difficile."
Entro il 2007, aveva rinunciato all'idea di successo da solista, diventando un cantautrice professionale dopo che uno dei suoi brani respinti dalla Island Records, Love Will Keep You Up All Night, finì nell’album dei Backstreet Boys.
La sua grande svolta è arrivata quando ha contribuito al singolo Cheers (Drink To That) di Rihanna, un inno a party da capogiro a base di Jameson, dall’album “Loud” della star.
Incredibilmente, LP sostiene di aver creato la canzone con un "ukulele di una marca hawaiana a buon mercato" che aveva portato con sé in studio per un capriccio”.
"È una cosa bella, spontanea partecipare a una sessione", spiega. "E 'un po' più strutturato. Dopo aver scritto melodie, ho potuto sedermi in un angolo e scriverci insieme le parole, lo sai?"
Per quanto ne sappiamo, Rihanna deve ancora utilizzare l’ukulele. Da allora lo ha adottato come proprio strumento, per firmare le sue canzoni. La leggendaria casa CF Martin & Company ha addirittura creato un modello personalizzato per lei.
"Senza saperlo, l'ukulele ha iniziato a insinuarsi nel mio cuore", dice. "Mi siedo a letto con lui e fischietto queste piccole melodie. Ed è come, “Wow, la amo…Forse dovrei farne una canzone?”. “Ed è qui che la mia traiettoria di diventare un artista, è venuta fuori. Per me, era come tornare a godere di nuovo della musica."
Ma il principale catalizzatore per il suo nuovo materiale, è stata la dolorosa rottura con la sua fidanzata storica di cinque anni.
Lost On You è un urlo primordiale, che ricorda tutto il tempo sprecato in quel rapporto.
"Let’s raise a glass or two/to alla the thing I’ve Lost on you", canta LP.
"Quando ho scritto questa canzone, era passato circa un anno di distanza dalla rottura," dice. "E’ stato come liquidare, una  situazione durata a lungo."
L'inizio della fine, è arrivata quando la sua partner ha chiesto di avere una relazione aperta. "La cosa che mi ha sconvolto di più, è stato sapere che riusciva a vedere che non avevo voglia di andare avanti cosi. Ma ho provato perché ero davvero innamorata di lei."
Un paio di mesi dopo però, LP ha scelto un’altra. Difficile. "Ero come, “oops”, mi sono innamorata di qualcun altro'. Ed è ancora in corso. Sono ancora con quella donna un anno e mezzo più tardi." L’attuale fidanzata di LP, la cantautrice Lauren Ruth Ward, appare anche in un cameo del video Lost On You "E’ un lieto fine - ma anche con alcune cicatrici e qualche bagaglio, di sicuro." La nuova fidanzata, appare anche alla fine del video e LP lo descrive come un ammonimento.
"Questa storia è qualcosa di cui sicuramente non vuoi sentir parlare, se tu sei la persona che decide di avere una relazione aperta", ride. E’ facile capire perché Lost on You, è arrivata a tante persone. LP canta con angoscia, senza filtri cercando di svegliare un amante che ha perso interesse, mentre l’introduzione alla spaghetti-western della canzone, tradisce la disperazione della situazione.
Come il cowboy solitario che è in lei, i fischi sono a tutta traccia, come un triste eco e ad un certo punto, pare chiamare un taxi.
"Ho un sacco di fischi che posso fare," ride, "e ci siamo detti, “prendiamo il mio fischio ad un altro livello!'" Non è molto di moda, però, è vero? L'ultima grande canzone con il fischio erano Peter, Bjorn e Young Folks  11 anni fa, e non è come le persone erano entusiaste per averne un sequel. "Mi sento bene con fischi," protesta LP. "Un sacco di gente non sa farlo [ma] io lo uso come uno strumento. "Faccio due cose che sono normalmente super-ingannevoli, che mi rifiuto di accettare come espedienti nella mia musica: ukulele e fischi. "Io li uso sfacciatamente. Facciamo entrambe le cose!"
Lost on You è sull’ EP Death Valley, che è ora disponibile su Vagrant Records. Seguici anche su Facebook, su Twitter @BBCNewsEnts, o su Instagram a bbcnewsents.
Se avete una storia suggerimento email [email protected]
Traduzione a cura di Marianna Fornaro e Claudia Mari​
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cvptaingiordano · 8 years ago
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B I A S LIST | 200′+ FOLLOWERS
W O W okay i’m not sure whow y’all joined this trashy party - bc lbr i and mason are trash - but lemme just scream THANK YOU !! ( i know it says uno but i cba to make a new one oops /  i tried and failed  /  ) i’ve had this little shit since september (  actually august  ) and i have to say i thought i’d end up giving up after a week of giving indie another tried  /  laughs at embarrassing multi muse days  / - i didn’t though. i will admit this character has helped me to escape a huge writers block, one caused by writing in a universe which i did not even enjoy, with its simple concepts, its simple personality, yet complex story, yet i managed to escape such a thing thanks to the people i’ve met on here and their characters, a truly kind community which i am honored to be a part of. all i have to say is thank you to everyone who joined the party, whether it was to stay momentarily or not, thank you for hitting that follow button, for sticking around, writing and chatting with me. as much as i feel that i ay not express this enough i want y’all to know that it truly means a lot. because i’m fabulous and love y’all a lot i will be thanking a few people below the cut. y’all rock  (  and if i forget someone i truly am sorry - i’m only human  /  g r o s s  what a  R A T / )
THE L’sOML
@cursetheheavens​ - holy f u c k erin i wanna know how it’s possible for us to have as many threads going on as we do. (  is it illegal ?? probs  ) i remember being fucking excited the day you came into my im’s asking me to roleplay and shit THANK GOT c; for hitting me up like that. you know that my annoying ass loves writing and just generally chatting the thru the day on im’s with you a lot. it’s definitely fantastic to have someone that listens and is there not just for plotting but ooc stuff as well. LET’S ADMIT IT OKAY, OUR BANTER IS 20/10 AND YOU’RE A BABE A TRUE BABE - stay fab (  t o t a l l y trash for riley x mason too btw, but do i have to mention that ??  ) no really though i do mean all of this. i’m glad we crossed paths bc d a m n boi, this shit’s great. i’m living for all of this salsa, i MEAN IT I TRULY DO MEAN IT.
@defiantiisms​ / @ofcorruptiion​ - okay wow wow w O W finding you back then thru the tags was like stumbling upon a mine full of gold and diamonds without even meaning to ( y e s i’m so glad i did. legit blessed ) and shit let’s be real the plots we’ve discussed and just generally everything we’ve done with mason x anastasia is LIT AF. gotta say tho you’re a total babe, A TOTAL BABE
@weakerblood​ / @imscandalized​ - okay wow imma just say you’re rad af and i basically love everything we have going on (   even if i’ve been slow af lately   ) you’re definitely one of the kindest people i have met here (  and i wish we’d talk more ooc cause well you’re rAD af like i said ) and definitely one of the most talented people i’ve come across on this platform. your writing never dissappoints and you’re truly an adorable cupcake. loves you lots !!
@xbycode​ / @holdsanger​ - FUCK ME MARIESA WHAT KIND OF WITCHCRAFT IS THIS ?? you know how much i love and appreciate you mother. we clicked insanely well since the moment we began writing together (  thank you for smashing that follow button back then btw if it weren’t for that we might not be writing and chatting today  ) and became plotting soulmates in 0.1 seconds (  impressive  ) gotta say though we both know how i’m trash i am for your ass and all your muses.
@illvgal - AI MI MAMASITAAAAAAA madre mia las conversaciones que tuvimos fueron la puta vidaaaaa I DO MEAN IT THOUGH !! the fact that we’re practically neighbors at this point has me shook (    the question is when am i not ??  )  we still have to play league of legends, yes i have not forgotten, and this time see if it works bc our skype call was lit, which means that our gaming sessions could be lit too. anyways cori si quieres hacer skype algún dia de estos me lo dices y te digo que me vuelvo tan loca como la carmen de mairena - Esta noche tengo cena de gala y seguro que una polla me empala. osea que te adoro básicamente, algún día de estos tendremos que escribir mas juntas mami c: @pink-gvy​ / @ofgrief​ - ai dios mio anto, que puedo decir de ti señorona. hace tiempo que no hablamos y te tengo que agradecer muchísimo todo lo que has hecho por mi (  ignora toda las faltas de ortografía porfis l o l  ) escribir contigo siempre hace queme parta el puto culo de risa, y jugar al overwatch hace meses con tu ser y ivan fue la polla. espero que tengamos la ocasión de hacer estas cosas otra vez. te quiero mucho señorona c:
Box full of people that i find rad af
@miserybled && @fatekisseda / since i’m not sure what your new acc is yet !! / ; @fearhermind ; @facetiious ; @fangedandclaws ; @eternallydreamingstar ; @darkcndtwisty and @sheseemsnice (  what a fantastic portrayal truly worth following  ) ; @dxrkparadise-xx ; @disapprcve ; @ofherage ( y’all please follow this queen okay do so thank you ); @fateruined && all your other blogs ; @stilesavedme ; @wailingxqueenx ; @elenasdiariesx ; @ofdualism ; @unfadiism ; @catvclentine ; @thefineartofbitchcraft ; @shrinemade ; @theeternaldarkprince ; @idlecruelty : @youngestmikaelson ; @movingxxon & @adauntlessangel​
&& WOW OKAY this totally got long but it was necessary, if i forgot someone don’t take it personally !! i gave up on writing the long texts after a while since i’m on a rush rn, but yes. thanks to everyone who’s been sticking around since the start. it’s great to be a part of such a lovely group of writers on this site !! have a great day y’all !!
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thebookwormsnest · 6 years ago
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15 motivi che ti fanno capire che stai leggendo un romanzo di Nicholas Sparks
Conosciamo tutti Nicholas Sparks. Tutti abbiamo letto un suo libro. O abbiamo visto un film tratto da un suo libro.
Insomma, non negatelo. Anche perché i libri di Sparks sono subdoli, potreste aver visto un suo film senza sapere che fosse suo (...).
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Lei almeno uno l’ha letto.
Ma avete mai notato che ci sono sempre degli elementi ridondanti in ogni suo romanzo? Non ho letto tutti i suoi romanzi, voglio dire, sono masochista fino ad un certo punto, ma ecco alcuni clichés sparksiani che troverete nella stragrande maggioranza dei suoi libri.
*Spoiler alert* Tanta Miley Cyrus dei bei tempi andati e tanto Ryan Gosling. Ah, il mio povero cuore.
15 motivi che ti fanno capire che stai leggendo un romanzo di Nicholas Sparks 
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1. Ambientazione: un qualche paesino sul mare in North Carolina. Il North Carolina si è separato dal Sud per un motivo: essere il luogo dove il vero amore nasce, cresce e corre. Tutto può andare bene solo in North Carolina – esci dal confine, e ti andrà male. Ronnie e Will (The Last Song) si separano quando lui va al college e lei torna a casa. Katie scappa dal marito violento e arriva in NC e si innamora di Alex (Safe Haven). Giusto per citarne un paio.
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2. Qualcuno muore. Di cancro. O leucemia. O assassinati. O comunque una morte brutta e dolorosa. E se non muoiono, hanno l’Alzheimer e poi muoiono. Insomma, il consiglio è: non affezionatevi a nessuno perché tanto poi muore.
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3. Religione. Presente sotto le mentite spoglie di preti oops pastori, versetti della Bibbia o simili. Non voglio proseguire oltre, perché corro il rischio di diventare blasfema.
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4. Separazioni. L’amore non è bello se non è ostacolato. Sì, lo so, il proverbio non è questo ma scialla. I due piccioncini verranno separati in un modo o nell’altro. Il 99% è il modo: litigano. Perché? Perché sono dei cretini che si complicano la vita finendo per odiarsi. L’1% è l’altro. Inutile dire che tornano insieme e vivranno per sempre felici e contenti.
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5. Lettere. Messaggi in bottiglia, lettere rispedite al mittente, lettere che viaggiano intorno al mondo. Perché, ehi, niente è più romantico di prendere carta e penna, spremersi le meningi e farsi venire una sindrome del tunnel carpale. Sul serio.
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6. Persone bianche. Ti insegnano fin dalle elementari che gli USA sono un melting pot. Ma nei libri di Nicholas Sparks esiste solo un tipo: bianco eterosessuale e protestante. Non esistono i gay, non esistono gli atei e – Dio non voglia! – non esistono gli afroamericani o gli asiatici. Due normalissime persone bianche che si innamorano. Salvini ne sarebbe estasiato. Un referendum per mandarlo in North Carolina?
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6b. Ovviamente bianchi, eterossesuali, protestanti e BELLISSSSSSSSIMI. Se non sono belli non li vogliono. Quindi Salvini ce lo teniamo. Sigh.
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Su, Avanti, Ryan che arriccia il naso è da sbavo. Ma immaginatevi un, che so, Jesse Williams che arriccia il naso mentre dice frasi zuccherose. E che poi vi rapisce al vostro stesso matrimonio.
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7. Baci sotto la pioggia. Questo è un cliché odioso. Io sono rimasta al cantare sotto la pioggia, per questo non sarò mai una scrittrice di romanzi rosa (ah ah ah). Impara, me stessa, B-A-C-I.
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8. Simpatici vecchietti. Pastori, zii/nonni, vicini di casa. Hanno sempre una perla di saggezza per tutti, sono pronti a darti una mano e hanno delle ricette di biscotti al cioccolato fantastici.
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9. Ex rompiscatole. Non c’è molto da aggiungere, direi. Oltre al fatto che, sì, sono talmente rompiscatole da volerti morto, quando ti va bene.
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10. Scene al tramonto. Perché non c’è niente di più romantico di un tramonto. Chiedetelo a Landon e Jamie. Quelli veri, non quelli del film.
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11. Passati tragici. Insomma, nel North Carolina sono tutti belli e fantastici, quindi si doveva controbilanciare dando ad ognuno un passato tragico. Probabilmente fatto di persone morte. Nicholas Sparks ha una mentalità deviata, secondo me.
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11b. Questi piaceri violenti hanno violenta fine. Oltre ai passati tragici, ci sono anche i finali tragici. Non è un motivo a sé in quanto vi ho già detto che c’è almeno un morto per libro, quindi… sì, insomma… non si può mica avere la botte piena e la moglie ubriaca!
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12. Spiaggia/Oceano/Lago/Fiume o qualsiasi altro posto in cui ci si può tuffare, nuotare, abbracciare, limonare e quant’altro. Se guardate bene, su uno scoglio c’è Sebastian che canta sha la la la bacialaaa.
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12b. O navigabile. La gita in barca è un must.
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12c. Anche le scene in acqua sono un must. La barca che si capovolge o la nuotata in coppia. Ora che ci penso, anche io vivo in un piccolo paesino sul mare, e... RYAN GOSLING, DOVE SEI!?
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13. Famiglie complicate. Dai genitori che proprio odiano la dolce metà alle famiglie monogenitoriali disastrate. Ma, allo stesso tempo, anche forti legami famigliari (nelle famiglie che funzionano).
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14. Lo straniero che venne dal mare. (Cioè, non so se viene dal mare, ma è il titolo di un film quindi… oh, andiamo). C’è sempre la figura dello straniero. A volte è uno dei protagonisti, altre, invece, è il misterioso concittadino che poi si rivela l’eroe silenzioso di turno.
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15. Frasi diabetiche lunghe km e discorsi talmente assurdi che ti chiedi “Come fanno a pensarli lì sul momento, nel bel mezzo di una lite?”.
***BONUS***
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16. (Ma questa è soggettiva) La reazione finale. Quando finisci il libro, ti asciughi la lacrimuccia e sospiri “’Fanculo, Nicholas Sparks”. Già. Oh, Nicholas Sparks. Sappi che ti odio.
BONUS - Clichés dai film
I poster in cui la coppia ha le facce talmente vicine da quasi baciarsi. Ma non lo fanno.
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La mia reazione:
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Silly love songs.
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L’arrivo in città/Panoramica dall’alto come scena iniziale.
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Grazie, Miley, si trovano solo gif tue ❤️
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lazyaslarry · 6 years ago
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so che lo fa perché flirtare con chiunque è parte del suo carattere
ma trovo estremamente eccitante quando mi mette una mano sulla schiena o si sdraia accanto a me o poggia addirittura la sua testa nell'incavo tra la mia schiena e il mio sedere se sono sdraiata a pancia in giù
trovo estremamente eccitante quando fa tutto questo davanti a sua moglie
e quando a sua moglie dice "è proprio come te"
vorrei che queste azioni non fossero dettate solo dal suo carattere, ma da un'intenzione chiara
'che se come dice lui sua moglie "suona un sacco di strumenti tranne il flauto di carne", quello lo posso fare io
oops
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ginevra-malcolm · 8 years ago
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Chapter 71 - Palafitta dei Sogni, Matairie e Lake View
Ginevra
E' da qualche ora su una delle amache a godersi il silenzio e la vista del lago. Indossa degli shorts di jeans e scarpe da tennis, una camicia verde avvitata, i cui primi bottoni sono lasciati aperti e le maniche sono arrotolate fino al gomito. La temperatura però non è altissima, quindi indossa anche un cardigan rosso che le arriva alle ginocchia ed è lasciato però sbottonato. Guarda verso il lago facendo dondolare l'amaca lievemente. Posati a terra ci sono vari fogli, impilati anche se non perfettamente sovrapposti e un evidenziatore è posato su di essi. Evidentemente ha lavorato su qualcosa che ora ha abbandonato.
Malcolm
Ha lasciato la macchina, come sempre, all’ultimo spiazzo di Paris Road e da lì ha proseguito a piedi verso la casa. Indossa un completo grigio scuro e una camicia azzurrina completamente abbottonata, nonché i suoi soliti occhiali da sole RayBan. Porta con sé la borsa da lavoro, appesa ad una spalla, e sotto braccio, una vecchia coperta ben piegata. A qualche passo dietro di lui, trotterella tranquillo quello che sembra un cucciolo di lupo di qualche mese, dal pelo bianco e grigio, annusa qua e là il percorso senza allontanarsi troppo. Malcolm lo tiene spesso d’occhio, certe volte rallenta il passo come sempre deciso e un po’ marziale e si volta per vedere come reagisce il cane, il quale va a dare una sniffatina alle scarpe e poi si siede, guardandosi in giro con aria attenta e circospetta, attendendo che Malcolm si muova.  Nell’avvicinarsi al cancello del pontile, il cucciolo pare un po’ restio: il giornalista apre con le sue chiavi, entra ed aspetta con calma che il cane, piantato lì davanti come un mulo, decida di entrare. E lo guarda fisso, con aria valutativa. «Guarda che ho la tua copertina. E me la tengo.» gli dice con tono tranquillo, mostrandogli l’oggetto avvicinandolo un po’ al cane, oltre il cancello, e poi ritirandolo dentro, oltre quel confine. Il cane guarda e Malcolm si volta per dare concretezza alla “minaccia”, smuovendo il cucciolo che un po’ sospettoso, torna a seguirlo.
Ginevra
Si gira per allungarsi oltre l'amaca e riprendere quanto ha posato a terra, solo che non ci arriva. Prova ad allungarsi di più, ma poi deve aggrapparsi all'amaca per non precipitare a terra «oooo..oops». Ripreso l'equilibrio gira le gambe per scendere dall'amaca, senza troppa grazia, in realtà non ha proprio capito come si faccia a scendere. E proprio appena scesa sente il cancello e corruga appena la fronte per l'orario in cui, Malcolm, sta tornando a casa. Si china intanto a prendere fogli ed evidenziatore e si sposta per andare verso la scala d'ingresso. Si ferma prima di raggiungerla però, sta guardando verso il pontile e resta a bocca aperta diversi secondi, stringendo al petto i fogli e nella mano l'evidenziatore.
Malcolm
Non chiude il cancello pur essendo nella parte interna del pontile, d’altronde non c’è nessuno nei paraggi. Il cane prende confidenza e gli si affianca lungo il pontile, mentre Malcolm avanza con calma. Si ferma naturalmente quando compare Ginevra e l’uomo dischiude un breve sorriso verso di lei, scrutandola un momento, soddisfatto dalla sorpresa: «Ginevra, dai il benvenuto a Buck.» le dice, presentandole il cane verso cui Malcolm si china, abbassandosi sulle ginocchia, per coccolarlo un po’. Si somigliano, in un certo senso. Il cucciolo si stende pigramente sul pontile, con la testa poggiata sulle zampe anteriori, senza allontanarsi da Malcolm, ma osserva Ginevra con tutta l’aria di chi sta soppesando un’estranea. Il giornalista osserva la scena per capire come il cucciolo interagisce con una nuova persona e non forza la mano, aspettando la compagna lì a metà del pontile.
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Ginevra
«Bon dieu...» mormora con l'espressione sorpresa e intenerita. Si china per lasciare a terra, di nuovo, carte ed evidenziatore, poi, trattenendosi dal correre, si avvia per raggiungere il pontile e quindi Malcolm e Buck. «Non avevo capito che ci andassi oggi...» parla con il giornalista, ovvio, ma guarda il cane. Si ferma a un paio di metri dai due e si accovaccia sulle ginocchia tendendo le braccia in avanti «Ciao Buck, benvenuto a casa» e resta lì ad attendere, con impazienza, che sia il cane a fare la prima mossa
Malcolm
Mantiene quel lieve sorriso sul volto, nel vedere la reazione della compagna, aspettandola lì insieme al cane. «Neanche io l’avevo capito. Ho avuto un po’ di tempo e perché no?» le spiega, occhieggiando di tanto in tanto al cucciolo, facendole intendere che è stata una decisione non programmata precisamente. Visto che Buck s’è sdraiato lì, manco fosse un gatto che si gode il calore del sole, Malcolm per invogliarlo raggiunge Ginevra e si accovaccia anche lui a fianco. «Ha passato tutto il tragitto a guardarmi guidare e a cercare di cambiare la marcia da solo.» la informa, con aria divertita. «Ha quattro mesi, è un cane lupo cecoslovacco. Non c’è stato verso di fargli mettere il collare.» aggiunge, aspettando che il lupetto momentaneamente pigrone o solo sospettoso, decida di salutare anche Ginevra che intanto viene osservata a lungo dal cane. Ha uno sguardo vispo il cucciolo, li guarda entrambi cercando di capire probabilmente come collocare il nuovo viso. Poco dopo succede comunque, si smuove e trotterella tranquillo fra le braccia di Ginevra, non prima di averla annusata a dovere. Malcolm sorride per la conquista.
Ginevra
Ascolta il racconto di Malcolm e il sorriso sulle labbra si allarga di più, mentre attende che il cucciolo decida di raggiungerli. E' emozionata, è molto emozionata «su, pigrone...» lo dice a bassa voce, in tono di invito e quando finalmente il cane si muove, lei si rivolge a Malcolm «eccolo... eccolo...» sottovoce ancora, ma l'emozione si sente tutta. Si lascia annusare senza muoversi e solo dopo andrà a circondare Buck con le braccia «oh, tesoro! Tesoro!» Lo accarezza poi energicamente «E' bellissimo, è davvero bellissimo» si volta ad osservare Malcolm accovacciato di fianco a lei «grazie!» e fa per avvicinare il viso al suo per baciarlo sulle labbra.
Malcolm
Aspetta poi in silenzio che il cane si avvicini e si gode la progressiva apertura che rivolge a Ginevra, su cui cerca di “arrampicarsi”, rivelando un temperamento piuttosto vivace. «Sono felice che ti piaccia» le risponde pacato e sincero, scambiando il bacio anche se con un po’ di difficoltà perché Buck interferisce, cercando di mettersi su due zampe e agitando un po’ quelle anteriori sulle gambe dei due. Malcolm lo accarezza con un po’ di forza, per ricompensarlo: «Sì, bravo. Bravo.» dice in tono soddisfatto e Buck spinge il muso verso la coperta. «No Buck, non qui. Andiamo» lo invita, alzandosi per dirigersi al primo livello, dove c’è molto più spazio. Cerca di circondare la schiena di  Ginevra con un braccio, per accompagnarla e arrivare alla terrazza. «Ti amo.» mormora, stringendola meglio a sé. Buck trotterella liberamente per quell’ampio spazio, perfetto per lui, Malcolm lo richiama: «Allora, Buck? Non la vuoi la tua copertina?» gli domanda, lasciandogliela per terra, anche se il cane sembra più interessato ad esplorare per il momento. «Mi hanno detto che è una razza impegnativa da tenere. Ma mi ha scelto lui. Mi pedinava mentre guardavo altri cani, si è messo proprio a seguirmi per almeno venti minuti.» spiega a Ginevra, stringendosi un po’ nelle spalle. Ed ora, che non sono disturbati, cerca di baciarla come si deve.
Ginevra
Scoppia a ridere per l'intromissione di Buck nel suo ringraziamento, si alza poi per seguire Malcolm portando il braccio a sua volta ad appoggiarsi sulla sua schiena. Cammina osservando il cane «Ti amo anch'io» gli risponde sorridendogli «non immagini nemmeno quanto...» è felice e si vede dai suoi occhi. «Impegnativo...» annuisce «chi non lo è in questa casa?» sorride a Malcolm nella domanda retorica che pone. Abbassa solo un momento lo sguardo sulla copertina che, a quanto pare, deve essere un richiamo irresistibile per Buck, anche se non tanto quanto il nuovo ambiente «sarà felice qui?» domanda con tono leggero, perchè insomma, si è capito, il fatto che gli altri, esseri umani o animali o quello che è, siano felici è una preoccupazione costante per Ginevra. Si solleva sulle punte dei piedi, tenendo stretto Malcolm per ricambiare il suo bacio.
Malcolm
Osserva Ginevra e vedendola così contenta, a sua volta è sereno, disteso. Mugugna placidamente nel riferimento all’essere tutti impegnativi in casa, ma non si smorza quel  lieve sorriso. Alla domanda sulla felicità del cane, non risponde subito, ma tenta di scambiare con lei un lungo bacio, tenendo le mani posate sulla sua schiena e piegandosi un po’ verso di lei così da annullare la differenza d’altezza. Solo alla fine, le risponde: «Spero di sì. C’è molto spazio qui, c’è il lago e tanto verde. Cercheremo di tenerlo impegnato.» un sorriso per poi accorgersi che Buck ha finalmente degnato la sua coperta. Con un bello spirito indipendente, se la va a prendere, stringendone un lembo tra i denti e se la tira, trascinandola vicino ad un’amaca. Malcolm commenta, rivolto a Ginevra: «E’ la sua cuccia, mi ha detto il dipendente del canile.» il che spiega forse l’attaccamento e il fatto che abbia scelto subito il suo posto. Si piazza con tutte e quattro le zampe sulla coperta che ha portato lì, ormai dispiegata in modo disordinato, e poi cerca di saltare sull’amaca con gran divertimento. Malcolm ridacchia alla scena, ma lascia fare al cane giocherellone e movimentato. «Tu come mai sei qui? Non sei andata in libreria oggi?» chiede con una certa curiosità, occhieggiando anche ai fogli che Ginevra dovrebbe aver con sé.
Ginevra
Segue con lo sguardo Buck, restando tuttavia abbracciata a Malcolm «dovremmo comunque costruirgli un riparo...» riporta lo sguardo sul giornalista «che ne dici?» riavvicina il viso per sfiorare il suo naso con il proprio «mh?» Appoggia poi le labbra sulle sue per un delicato bacio. Sgrana gli occhi alla sua domanda, ricordandosi dei fogli abbandonati a terra vicino la scala, si libera dall'abbraccio e va a prenderli. Torna quindi verso Malcolm «c'è Korinne in libreria, sono rimasta qui per fare qualche ricerca» mostra i fogli di cui alcuni tratti sono evidenziati «per vedere se veniva fuori qualcosa per quell'articolo per il blog...» un po' dubbiosa nel tono, ma poi corruga la fronte «è scandaloso per ogni mille accusati di stupro, novecentonovantaquattro sono a piede libero» commenta ed espira dal naso.
Malcolm
Annuisce alla proposta del riparo per il cane, riflettendoci su, per andare subito a ricambiare il bacio e posare una mano sul viso di Ginevra, in una carezza ferma. «Tieni conto che crescerà parecchio. Non andiamo di fretta, vediamo come si ambienta.» le suggerisce, gettando un’occhiata al cane alle prese con la divertentissima amaca. Quando la compagna si allontana a prendere i fogli, Malcolm torna da Buck, sistemandogli per bene la coperta che non sopporta di vedere messa terribilmente male. Il cucciolo si arrampica sulle gambe di Malcolm, con tutta l’energia di un lupetto di quattro mesi, e il giornalista si inginocchia. «Ohi ohi.. non mi sgualcire la camicia eh!» gli dice in tono fermo, facendogli abbassare con decisione le zampe e indurlo ad esprimere il suo affetto in maniera più consona, per poi ricompensarlo con vigorose carezze sul collo e sotto il muso. Intanto Ginevra torna e lui sta a sentirla. «Ah bene, ti sei messa all’opera.» commenta con una voce positiva per la notizia. «Accusati con un impianto probatorio robusto?» chiede riguardo alle statistiche, il tono più serio per via della sua personale esperienza. Continua a coccolare distrattamente il cane che se ne sta fra le braccia di Malcolm. «Comunque ho deciso di mandare quella versione dell’articolo sui Jackson per il momento. Vediamo che reazioni ci sono. Metterò il fotogramma dell’uomo ripreso dalla telecamera, magari qualcuno mi contatterà con qualche sospetto. Sarebbe anche il caso di chiedere al direttore dell’Hotel altri filmati, qualora ce ne fossero: vorrei vedere da dove veniva e dove è andato quel tipo.» suggerisce alla compagna, tornando ad alzarsi e lasciando il cane che scorrazza un altro po’ nell’ampia terrazza.
Ginevra
Tornando verso Malcolm lo vede alle prese con il lupetto e scuote appena il capo sorridendo «è un cucciolo, lascialo essere impertinente!» agita poi i fogli «scusa, errore mio, mille stupri denunciati» si corregge, quindi annuisce alla questione dell'articolo sui Jackson «sono quasi certa che se qualcuno riconoscerà quell'uomo, si guarderà bene dal dire di averlo fatto» si stringe nelle spalle «per altri filmati, ti conviene aggiungere qualche elogio al Motel o mi toccherà davvero andare a cena con il direttore» solleva entrambe le sopracciglia nel dirlo e sembra subito dopo tornarle in mente qualcosa «ma... tu... sei un tipo geloso?» e lo scruta in viso come avesse una lente in mano e volesse leggere la risposta nei pori della pelle.
Malcolm
Annuisce alla correzione di Ginevra, capendo meglio il concetto e mugolando un «hm hm» di comprensione. Poi riguardo al riconoscimento della persona del video di sorveglianza, replica: «Non conosci bene quegli ambienti forse. Farebbero più di quanto si immagina per sentirsi importanti.» il tono del commento è  serio e dettato dall’esperienza. «Tranquilla» le risponde per l’elogio al motel «ho condiviso un paio di giri di scotch col direttore.» e si sa che questi sono rituali maschili molto apprezzati in gente provinciale come Doerty. Malcolm sa manipolare bene le persone, quando vuole, e Ginevra ne ha avuta anche la prova qualche volta. Alla sua domanda aggrotta un momento la fronte, osservandola con intensità e pensandoci su: «No.» risponde serissimo. «Almeno non senza motivo.» aggiunge, iniziando a sentirsi vagamente in imbarazzo e un po’ a disagio. «Be’, se vedo che corteggi altri uomini o che altri uomini corteggiano te..» abbozza, con voce più bassa che esprime quel certo disagio di fondo, tant’è che non completa la frase. Abbassa lo sguardo, tormentandosi le dita per qualche istante. «Insomma, lo sai che ho un certo concetto di coppia…» si giustifica ancora, prendendo un respiro più profondo, per poi rialzare lo sguardo e stirare un sorriso un po’ nervoso.
Ginevra
Resta dubbiosa alle sue parole, insomma non è convinta che qualcuno, a meno di essere stupido come Homer, tradirebbe Margos, ma non esprime nulla a voce, probabilmente perché finora non ha spiegato quanto pensa possa essere pericoloso e non intende farlo. Ascolta tutta la spiegazione sulla gelosia e sorride di un sorriso trattenuto, a labbra tirate, «mh-mh» a dar segno di aver capito cosa intende e dopo qualche istante in cui ancora lo sguarda, decidendo se dire ancora qualcosa o meno «ricordi la sera al Preservation hall?» attende un suo assenso prima di proseguire «quando sono arrivata c'era una signora che sbatteva le ciglia parlandoti» e per rendere meglio l'idea, sbatte le ciglia ammiccante «si è allontanata giusto un momento prima che io gliele strappassi via» il sorriso ora si palesa nella sua pienezza, con la fossetta sulla guancia sinistra e nonostante quanto espresso, ha un'espressione angelica.
Malcolm
La osserva con l’attenzione di sempre ed annuisce riguardo alla sera del concerto. «Eri bellissima» commenta subito, ricordando perfettamente il bellissimo outfit anni 30 che rendeva quasi irriconoscibile Ginevra. «Ah sì» conferma con ben poca importanza data alla signora in questione e poi sorride un po’ divertito dalla confessione della compagna. Le si avvicina un po’, lentamente e con naturalezza, per cercare di abbracciarla delicatamente. «Non aveva neanche una mezza possibilità, ti assicuro.» come se ci fosse bisogno di una prova per crederlo. Dopo qualche momento di silenzio, dice: «Sai che la razza di Buck è molto dotata per seguire le piste, visto che discende direttamente dai lupi? Pensavo che potremmo addestrarlo e farlo essere d’aiuto anche nel mio lavoro.» dice, gettando un’occhiata al cane che finalmente sta un po’ a riposo, con la testa posata sulle zampe anteriori, sbadigliando di fronte al lago.
Ginevra
Sorride a quel complimento sulla sera della festa anni trenta «lo pensi davvero?» ma si corregge subito «intendo.. lo pensi ora, o lo pensavi anche allora?» sembra una vita fa, ormai, con tutte le cose accadute nel frattempo. «mh...» all'indicazione delle mancate possibilità della donna, su cui non aveva dubbi comunque, «farò molta attenzione a chiunque dovesse voler allontanarti da me» mentre si lascia abbracciare e va a ricambiare l'abbraccio infilando le mani sotto la sua giacca. Si solleva quanto basta ad arrivare a baciare il suo collo, più volte, intervallando le parole a quei baci «non ... ti... permetterò... di schiavizzare... il ... nostro... cucciolo» risponde con tono comunque vagamente divertito.
Malcolm
La ascolta ed annuisce con tranquillità. «Eri oggettivamente bella. Non potevo non pensarlo.» spiega, in tono basso e pacato, serio ma affettuoso. «Nessuno mi allontanerà da te.» le promette, abbracciandola stretta a sé e lasciandosi a sua volta abbracciare e baciare, il tono è molto serio ma poi piega per un’amorevole presa in giro: «Non sono mica Robert Redford.» un po’ autoironico, della serie “chi vuoi che mi porti via?”. Affonda il suo viso tra il collo e la spalla della compagna per poi risponde sulla schiavizzazione del cucciolo: «Ma va’… lui si diverte. Comunque credo che lo abbiano chiamato Buck come il cane de “Il richiamo della foresta” di Jack London.» teorizza, prima di intravedere con la coda dell’occhio il cane che schizza via lungo il pontile che si allunga sul lago e … splaf! Ci si tuffa dentro. «Buck!» esclama ad alta voce, in tono fermo ma nello stesso tempo sorpreso e un po’ allarmato, lasciando Ginevra a cui getta un’occhiata, e dirigendosi rapidamente verso il pontile. Scuote il capo ed espira, anche se la situazione è comica e lui lo sa.
Ginevra
«Oggettivamente bello è un quadro di Van Gogh o una statua di Canova» risponde sorridendo «avrei preferito essere soggettivamente bella, in questo caso. Ma credo di potermene fare una ragione» annuendo, il tono è scherzoso e tranquillo «Certo che no!» rispondendo su Redford «non sei mica così vecchio!» a mò di rimprovero per il paragone con l'ottantenne biondo del cinema. «oh ... si, lo so che si diverte» conferma e aggiungerebbe qualcosa ma il cane si tuffa nel lago, Malcolm lo chiama e poi in un batter d'occhio è sparito dalle sue braccia e corre verso il pontile e il lago. Dopo i primi istanti di sorpresa si allarma anche lei «non ci sono i coccodrilli, vero?» si affretta dietro Malcolm. Non lo dice per scherzo, lei ai coccodrilli, che poi sono alligatori, ci sta pensando davvero e non è un pensiero felice da nessuna parte lo si voglia guardare, misto all'ansia del cadere in acqua nelle swamps quando poco prima aveva visto le bestie mangiare la gente in acqua. E da quando ha preso la casa, si rende conto, empatizzando con il cane che si è tuffato, di quanto trovi terrificante l'idea di cadere in acqua. E quella... è una palafitta. Si blocca comunque prima di raggiungere Malcolm restando al limitare del terrazzo del primo livello, senza immettersi sul lungo pontile.
Malcolm
Sorride un po’ anche Malcolm alle prime parole di Ginevra, cerca di accarezzarle il volto. «Essere paragonata ad un quadro di Van Gogh però è un bel complimento, non trovi?» domanda, in tono scherzoso ma non troppo. «Tu sei la mia notte stellata» le dice e non si capisce se è solo un esempio relativo alla richiesta di prima o un complimento reale riferito proprio a Ginevra. Lo sguardo se non altro è innamorato, profondamente. Sorride riguardo a Robert  Redford, divertito. Poi però il cane scappa via e si fa il suo bagnetto nel lago, e Malcolm gli va dietro, con un certo allarme, forse anche immotivato. La fronte contratta mentre il passo deciso solca il pontile fino al punto che si trova nella stessa direzione di Buck. Lui nuota nei dintorni, il giornalista si piega sulle ginocchia e il pensiero parte da solo, fra sé e sé: «Mi consumerà le ginocchia» e insomma, ha pure la sua età Malcolm. «Buck!» lo richiama con tono fermo e severo. «Torna qui immediatamente.» gli ordina, mentre sente la compagna chiedere dei coccodrilli e senza distogliere lo sguardo glaciale dal cane, replica: «No. Figurati se ci costruivano una casa..» la invita a ragionare un momento. «Buck!» lo richiama ancora, molto seriamente, il tono autorevole. Batte un po’ una mano sul legno del pontile e aspetta che il cane ritorni. Buck sembra aver capito e nuota di nuovo verso Malcolm che appena ce l’ha a portata di mano lo afferra con fermezza per la collottola e lo tira su, come un pesce peloso tutto gocciolante. «Ginevra, potresti prendere la pettorina e il guinzaglio nella mia borsa per piacere?» le domanda. La borsa di Malcolm è rimasta sul pavimento della terrazza.
Ginevra
Annuisce «lo è» un bel complimento «io adoro Van Gogh» e lo ricambia con quello stesso suo sguardo, profondamente innamorato. Poi come detto, lo segue fino al limitare della terrazza e lì si ferma, osserva Malcolm tirar su la "piccola" peste e alla sua richiesta si volta per cercare la borsa con lo sguardo. Individuatala si muove e appoggia lì vicino i fogli ormai stropicciati nell'abbraccio e l'evidenziatore. Apre la borsa e prende il guinzaglio e la pettorina, richiude la borsa e torna sui suoi passi. Si ferma prima di immettersi sul pontile «eccoli» glieli mostra, attendendo che la raggiungano.
Malcolm
«Anche io» commenta soltanto riguardo a Van Gogh. Quando tira sul il cane dall’acqua, lo avvisa, in tono fermo: «Non farlo di nuovo»  lo tiene ancora sospeso per aria, col braccio teso in modo da non bagnarsi tutti i vestiti e cerca di rientrare velocemente sulla terrazza. «Mettigli la pettorina. Al canile non ne ha voluto sapere.» invita Ginevra, ora che il cane pende dalla mano del giornalista e possono applicargli il guinzaglio. Il cane guaisce un momento e Malcolm gli dice in tono calmo e tranquillo: «Sta’ buono, che ora ti metto giù» promette al lupetto fradicio.
Ginevra
«oh si... dunque...» rigira la pettorina tra le mani per capirne il verso «bene...» non è certo pratica, non ha mai avuto un cane, non ha mai avuto un animale domestico prima di Cleo, che è un gatto e quindi niente pettorine. «Dovrebbe andare così...» infila quindi la pettorina dalle zampe davanti del cane e va poi a intrecciarsi con il braccio di Malcolm per agganciarla sulla schiena di Buck «la sto mettendo bene?» chiede intanto al giornalista che immagina ne sappia più di lei.
Malcolm
Osserva come Ginevra sta infilando la pettorina e annuisce: «Sì, brava.» le conferma, intanto lui accarezza la pancia del cane, giusto per non fargli sentire troppo il momentaneo disagio di stare sospeso per aria, ancora tutto bagnato. Appena l’operazione è riuscita lo poggia di nuovo a terra, con delicatezza: «Ecco fatto. Bravissimo, tranquillo.» lo incoraggia, per poi arretrare di qualche passo, tirandosi dietro anche Ginevra, perché il lupetto prevedibilmente si scuote tutto per togliere via l’acqua dal pelo e le gocce schizzano un po’ dovunque. Il giornalista lo lascia fare e lo osserva, commentando scherzosamente: «Ah, non avrò più un attimo di tranquillità» e scuote il capo, cercando la mano di Ginevra. «Mi sa che me lo porto un po’ a spasso in città. Ho delle cose da fare e poi gli compro il cibo e qualche giocattolo. E’ il minimo. Che ne pensi?» chiede, guardando alternativamente la compagna e il bel cucciolo che si è seduto tranquillo.
Ginevra
Agganciata la pettorina attende che Malcolm metta a terra il cucciolo. Arretra poi con il giornalista e si gira do spalle a Buck quando inizia a scrollarsi via l'acqua di dosso, ridacchia. Si lascia prendere la mano ed essendo già rivolta verso Malcolm può guardarlo in viso con una finta espressione accigliatissima «adesso non vorrai mica sostituirmi con il cane!» commentando la sua futura mancata tranquillità, poi gli annuisce «se mi dai il tempo di cambiarmi vengo con te, ho delle cose da fare...» un momento di pausa «tipo la spesa» si stringe nelle spalle
Malcolm
«Assolutamente mai» commenta con una leggera serietà alla finta espressione severa di Ginevra, a proposito del sostituirla col cane. Quindi annuisce alla sua proposta: «Sì, certamente. Allora hmm.. noi ti aspettiamo qua?» domanda retorico, così da lasciarle tutto il tempo di prepararsi per poi accompagnarla in città. Si intratterrà, nel frattempo, giocando col cane e coccolandolo.
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