#ma almeno adesso ha smesso di avere la lingua nel pulito
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Ve lo dico, se il Papa, ad uno dei prossimi Angelus, dal balcone urla Addunucchiatev, uomm'n 'e merd!, mi faccio cattolico.
#ormai il Papa è lanciato#che fosse uno stronzo lo si sapeva già#ma almeno adesso ha smesso di avere la lingua nel pulito
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Perché la gente se ne va in giro a far cadere pezzi di pane?
Cronachismo di un giorno.
Ho trascorso la mattinata a sentirmi — di nuovo — grassa mentre in realtà stavo solo — di nuovo — sanguinando da dentro. Sto lavorando sulla mia appartenenza alla generazione y (come se fosse possibile dimenticare che i miei cromosomi siano fermi alla x) e per cominciare sono rimasta a letto fino alle tre a usare la em dash nelle conversazioni via chat sul marxismo, per formularmi con tono amichevole. Conversazioni che intrattengo solo coi miei amici depressi con i quali condivido perlopiù speranze volgari, frequentatori abituali di psicanalisti senza riconoscerlo privilegio. Prima ne parlavamo anche stando moderatamente vicini, ma succedeva poi che qualcuno in passato fosse stato povero per davvero, del tipo che doveva dormire sul cesso a turno coi suoi sette fratelli perché la casa in cui vivevano non esisteva ed erano creati nati e cresciuti in un bagno pubblico, e la nostra legittimazione culturale a lamentarci della povertà percepita non arrivava fin lì. Noi siamo vestiti male e non possiamo drogarci bene abbastanza. Uno di noi era molto povero e lo abbiamo conosciuto mentre sonnecchiava senza scarpe su una panchina, adesso fa il fotografo di vetrine delle farmacie e dichiara di aver vinto la sua afflizione elusiva. Ha smesso di drogarsi male eccessivamente. Qualche volta fotografa anche gli alberi, se si sente ispirato da una qualche particolare corteccia.
Penso che un giorno dovrò laurearmi, lo dico anche agli altri che invece lo hanno già fatto e adesso sono fermi più avanti di me, per consolarmi dicono sospiro qualsiasi idiota riesce a laurearsi e io mi deprimo e dico sospiro sono troppo specifica, in effetti non ho ancora iniziato/finito il ciclo dei Rougon-Macquart e mi sono fatta cucire la faccia una sola volta—ma le ginocchia due—in una mediocre asserzione di odio per quello che si vede.
Ho dovuto incontrare una persona nata nell’anno del mio primo aborto e ho preso un autobus che mi conducesse da lei. Sull’autobus c’era anche un tipo che masticava e lasciava cadere le briciole per terra, ero nervosa e mi sono trattenuta dall’impulso di farlo inciampare e mi sono messa a masticare una gomma senza farmi colare la bava sui vestiti, avevo voglia di nutrirmi ma di più volevo che il mio cervello pensasse lo stessi facendo. Quando ho raggiunto la strada asfaltata male che cercavo, sono scesa e ho calpestato le sue briciole e ho notato mi facesse male la mascella e mi sentissi in colpa come quando mi sveglio dopo aver sognato di mangiare. Tutta la fantasia ha il problema di essere insopportabilmente credibile. Gloria Gilbert aveva un disturbo alimentare? Anche lei masticava sempre le gomme quando/perché era nervosa. Avevo voglia di bere un bicchiere d’acqua, ma la persona nata nell’anno del mio primo aborto c’ha messo un dito dentro per identificarla. Le ho detto no grazie, sono a posto. Ho continuato ad avere sete fino a quando non l’ho dimenticato, poi ho fatto una doccia ed è stata una tortura.
Penso che la castità forzata sia una sistematica fatica, e che mi disgrega a tal punto che dovrò prima o poi dedicarmi alla stesura di romanzetti ullallà per esorcizzare i miei demoni, o almeno farli scopare. Penso anche che vorrei che le persone mi dicessero che sono un genio, anche se non sono nata da un rechem e non posso permettermi un abito Margiela. Penso alla bellezza di potermi dedicare alla judenfrage piuttosto che pensare sempre al cazzo e ai modi in cui si esprime. Per dire, quand'è che Scott McClanahan ha pensato che descrivere una sega a mani sporche prima — e peggio dopo — nel parcheggio di un walmart, fosse abbastanza letterario, avendo anche ragione? Penso inoltre che è di nuovo quel periodo in cui mi dicono che sono troppo pallida perché mi vesto di meno, come se fosse un problema essere troppo caucasici con il privilegio di non dover essere pudici. Penso alla fine che guarderò di nuovo Carol Burnett tormentare gli orfani, tenendo su una maschera per il sonno per una questione di puritanesimo, ma tranne quando calpesta loro i giochi, perché è un ricordo selezionato.
Al lavoro 2 c’era un uomo che mi ha chiesto di sostituire il suo tovagliolo di stoffa con uno di carta, perché ha detto che non usava la stoffa pur essendo completamente vestito. Gli ho detto che l’avrei fatto e lui ha sottolineato di non averlo davvero usato, il tovagliolo pulito di stoffa. Ho immaginato che il suo fosse un ideale di provincia e di plastica.
Mi sono messa di nuovo nel mio piccolo letto, con un piccolo libro e una non-così-piccola me «perché la pubertà», ma ho intenzione di rimpicciolire (non abbastanza da entrare in una giovenca di legno con le ruote). Con una lingua diversa c’è un’allitterazione in b.
Mi ha chiamato un mio amico che vuole lavorare nel teatro (ma non per scostare i drappi), mi ha detto che sta scrivendo qualcosa su un medico e un figlio e una donna con gli occhi verdi. Gli ho detto che non era carino che i due uomini avessero una professione e un trauma d’origine, mentre la donna avesse solo il colore di un carattere poligenico. Mi ha risposto che infatti sì, la donna adesso sarà una gesuita ammaestrata, e la telefonata è morta. Parlava di me? Riconduco sempre tutto a me stessa perché mi somministrai Whit Stillman quando ero ancora troppo giovane per fingere di aver capito.
Una leggendaria autosufficienza, ma avrei preferito il viso di Shelley Duvall, che è poi un dipinto di Modigliani, ma è soprattutto un bel viso.
Mi sono ricordata di quella volta in cui, una persona con la quale condivido materiale genetico, disse che ero così delicata da dovermi lavare la faccia con il sapone intimo, ed era esattamente la stessa cosa parafrasata che mi avesse detto a pagamento psicologo 1 usando un eufemismo di fica per dire identità, la mia, che si confonde.
Ho chiuso gli occhi, fine oggi.
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