#lupacchiotta
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Come ti va? ❤️
Alle 12:30 gioca il napoli mi raccomando!
eh amo so una lupacchiotta
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Il cane piu' ricco del mondo ha adottato un altro animale, e' la prima volta
“Matrimonio da favola” con la lupacchiotta ad Arzago d’Adda, nel Bergamascosource
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Moon sta iniziando ad allontanarsi dalla vita da lupacchiotta, e sta cercando di adattarsi a dei comportamenti più umani.
Qui la vediamo, per la prima volta dopo tanto tempo, dormire in un letto, e non per terra come era solita fare.
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Perché i lupi ululano alla luna?
Anni fa, ho letto una leggenda che diceva, più o meno, così.
Era caldo. Insolito, soprattutto, perché la stagione invernale stava arrivando. Il sole si vedeva sempre più di rado, ma l’aria era ancora rovente.
“Brutto segno” - dicevano i nativi. “Sarà un inverno gelido, da ghiacciare il fuoco degli inferi”.
I branchi iniziavano a migrare verso le foreste, in cerca di tane che fungessero da riparo. Alcuni animali non vanno in letargo.
I lupi si spostarono verso est, dove c’erano boschi con alberi che toccavano il cielo. Tra questi, c’era Jaci, una giovane lupa alla prima migrazione lontana dal branco della madre. Portava in grembo la prima cucciolata della sua vita.
Non aveva ancora abbastanza esperienza, ma aveva imparato presto a fare tesoro delle vicende quotidiane. Era una femmina dominante, in pratica, una di quelle che partecipavano attivamente alla caccia.
La migrazione richiese diverse settimane e tanta fatica. Jaci era allo stremo delle forze.
Venne l’inverno. Così gelido da ghiacciare il fuoco degli inferi.
Tra una tormenta e l’altra, Jaci diede alla luce due splendidi cuccioli. Uno di questi, un maschietto, morì praticamente qualche giorno dopo, a causa delle temperature estremamente basse.
Koko, invece, la piccola lupacchiotta, riuscì a sopravvivere, grazie anche al supporto delle lupe anziane, che assistettero la giovane Jaci.
La piccola Koko era rotondetta, con il manto nero che in alcune parti del corpo sfumava verso il marrone. Era identica a sua madre. Non solo come aspetto, ma anche come carattere: curiosa, tanto, e forte.
Riuscirono a superare indenni i mesi invernali e, ora, alle porte della primavera, i prati tornavano in fiore e si riempivano nuovamente dei loro soliti abitanti.
Lupi, orsi, cervi, bisonti, volpi, lepri, piccoli roditori, uccelli di ogni specie ritornavano alla vita.
Jaci aveva ripreso a cacciare, mentre Koko giocava spensieratamente con gli altri lupetti. A sorvegliarli c’erano le lupe anziane, vittime di buffi agguati da parte dei cuccioli e di mal di testa più o meno cronici.
Quelle pallette di pelo erano veramente un moto perpetuo. Non si fermavano mai.
Una sera, i cacciatori si aggregarono tardi al resto branco. Le mamme e i padri si riunirono ai loro piccoli e ai loro affini. Ma Jaci non trovò la sua piccola ad aspettarla. A dire il vero, anche altri due cuccioli erano spariti. Il branco si attivò immediatamente, compatto, nella ricerca dei tre.
Si spinsero fin sopra le montagne, dove, di giorno e lontano dai pericoli, le lupe anziane portavano i cuccioli a giocare e farsi le ossa.
I primi due furono ritrovati, impauriti, sotto un cespuglio alle pendici del monte. Mentre di Koko nemmeno l’ombra. La notte, quella notte, era avvolta da una oscurità profonda. La ricerca si faceva sempre più complicata.
Presa dalla disperazione, Jaci salì sulla cresta più alta e iniziò incessantemente a rivolgersi alla luna, affinché la aiutasse nella sua ricerca, guidandola dall’alto. I suoi ululati riecheggiavano nella valle e arrivarono sino alla Signora del cielo che, mossa dalla compassione verso quella madre, s’illuminò, tutto d’un tratto, come non mai.
La sua luce, che sembrava quella di suo marito, il Sole, squarciò l’oscurità e ammantò la valle. E lì, da una crepa nella roccia, fece capolino il musetto di Koko, che s’arrampicò coraggiosa verso la madre.
Da quella sera, Jaci e gli altri lupi consacrarono la loro vita alla Luna. E, in segno di devozione, ogni notte, dalle creste più alte di ogni regione, ululano e omaggiano la loro Signora.
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Una lupacchiotta clonata, forse speranza per le specie in via d'estinzione
Primo tentativo riuscito di clonare un esemplare di una specie quasi scomparsa
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La Lupa
Di Giovanni Verga ( 2 )
Maricchia stava in casa ad allattare i figliuoli, e sua madre andava nei campi, a lavorare cogli uomini, proprio come un uomo, a sarchiare, a zappare, a governare le bestie, a potare le viti, fosse stato greco e levante di gennaio, oppure scirocco di agosto, allorquando i muli lasciavano cader la testa penzoloni, e gli uomini dormivano bocconi a ridosso del muro a tramontana. In quell'ora fra vespero e nona, in cui non ne va in volta femmina buona, la gnà Pina era la sola anima viva che si vedesse errare per la campagna, sui sassi infuocati delle viottole, fra le stoppie riarse dei campi immensi, che si perdevano nell'afa, lontan lontano, verso l'Etna nebbioso, dove il cielo si aggravava sull'orizzonte.- Svegliati! - disse la Lupa a Nanni che dormiva nel fosso, accanto alla siepe polverosa, col capo fra le braccia. - Svegliati, ché ti ho portato il vino per rinfrescarti la gola -.Nanni spalancò gli occhi imbambolati, tra veglia e sonno, trovandosela dinanzi ritta, pallida, col petto prepotente, e gli occhi neri come il carbone, e stese brancolando le mani.- No! non ne va in volta femmina buona nell'ora fra vespero e nona! - singhiozzava Nanni, ricacciando la faccia contro l'erba secca del fossato, in fondo in fondo, colle unghie nei capelli. - Andatevene! andatevene! non ci venite più nell'aia! -Ella se ne andava infatti, la Lupa, riannodando le trecce superbe, guardando fisso dinanzi ai suoi passi nelle stoppie calde, cogli occhi neri come il carbone. Ma nell'aia ci tornò delle altre volte, e Nanni non le disse nulla. Quando tardava a venire anzi, nell'ora fra vespero e nona, egli andava ad aspettarla in cima alla viottola bianca e deserta, col sudore sulla fronte - e dopo si cacciava le mani nei capelli, e le ripeteva ogni volta: - Andatevene! andatevene! Non ci tornate più nell'aia! -Maricchia piangeva notte e giorno, e alla madre le piantava in faccia gli occhi ardenti di lagrime e di gelosia, come una lupacchiotta anch'essa, allorché la vedeva tornare da' campi pallida e muta ogni volta. - Scellerata! - le diceva. - Mamma scellerata!- Taci!- Ladra! ladra!- Taci!- Andrò dal brigadiere, andrò!- Vacci!E ci andò davvero, coi figli in collo, senza temere di nulla, e senza versare una lagrima, come una pazza, perché adesso l'amava anche lei quel marito che le avevano dato per forza, unto e sudicio delle olive messe a fermentare.
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21/06/2019 ore 19.30
"Ciao lupacchiotta, com'è che stai?". È la prima frase che penso le mattine appena mi sveglio. Ti ricordi ancora di quel velo bianco tra me e te? Guarda che esiste, è rimasto intatto. Non lo so, non me lo chiedere nemmeno, non so perché. O forse sì. Lo sporco che lasciano certi momenti fa davvero schifo. Ho visto il tuo cuscino messo storto stamattina e la tua testa chissà dove. Non era appoggiata su di esso. Avrai sognato, sì. Ho visto che mi piace stare nella tua vita, perché so anche starci. Mi rendo conto di essere in grado accettando di sentire e di vedere un po' quello che potrebbe divorarmi psicologicamente o meno. Mi rendo conto che posso parare me, te e noi due messe insieme. Avevi ragione e non sempre t’ascolto. Perché mai dovrei avere paura? Mi è stato detto che qualcosa sarebbe successo in questi giorni. Poi ho pensato al tuo volto. Dovrà accadere; mi son detta e lei dovrà essere forte ancora una volta. Stanotte non lo so come mi sentivo, non lo so come sono stata, c'avevo paura di svegliarti con il pensiero. Perché questo? A volte guardiamo come tutto si sgretola e rimane polvere un po' ovunque. Impalate ad ammirare chissà che. Tanto prima o poi tutto si poserà, tutto giacerà. Le finestre sono aperte, nella mia stanza che è pure la tua, si sentono mancanze. Anche ora che fa caldo. E quando l'aria non passa io mi sento soffocare. "Buongiorno Bimba", mi scrivi. Ci parliamo tramite canzoni ed immagini con delle frasi quando non ci bastano le nostre parole. Le finestre sono spalancate sempre da parte mia, vorrei fare cadere dal terrazzo tutto il marcio che ti porti addosso. Dammi un bacio che mi passa esattamente in questo modo, prendi le mie mani e nota come son fredde. 'Mani fredde ma cuore caldo, amore mio.' Così come mi dici sempre. Son gelate pure d'estate. Ma perché? Quante volte ti vorrei scrivere ti amo sulla fronte o da qualche altra parte del corpo e quando andrà via, riscriverlo di nuovo. Non mi lasci combattere da sola, almeno tu non lo fai. Lasci sempre la tua essenza in me. Ma lo fai perché hai paura di qualcosa? Capisci che ti sento forte, fortissimo e sorridi su. Effettivamente fai bene a sorridere, è bello averti in me. Ho le tue promesse che mantengono, ho le tue raccomandazioni scolpite per quando esco, ho la tua voce che mi rincuora anche di notte, il tuo sorriso messo lì a ricordarmi di saper vivere. Lo sai che non sono brava a badare a me stessa, sono capricciosa ed ho ormai poca pazienza. Mi sforzo sempre a migliorare anche per te. Però sai, non sempre tutto questo basta. Me lo faccio bastare, è diverso.
"Ciao lupacchiotta, com'è che stai?"
Che in tutto questo frastuono che sentiamo io e te, io so come stai ed è per questo che non te lo chiedo più. È la prima frase che penso soltanto ma non la scrivo, non la dico.
- Mi faccio il caffé? Ne vuoi un po'?
- Ti ho sognata.
- Sto leggendo questo libro.
- Sto ascoltando questa canzone.
- Sto fumando.
Me ne daresti di risposte ad un "come stai?", tu.
Ilaria Sansò
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Ieri, oggi e domani: in alto i cuori e fuori la voce, tranne me che le ho fatto la foto a inganno alla sua bella chioma giallorossa. Cuore testaccino. 🤣💛❤️ #roma #rome #mum #asroma #giallorossi #giallorossi💛❤️ #siamolaroma #sololaroma #unicograndeamore #asr #amoroma #vivoroma #stadioolimpico #festadellamamma #romajuve #lupacchiotta #sciarpe #inno #romaromaroma #forzaroma #forzalupi #daje #dajeroma #scattirubati #scattiromami #vecchiemaniere #photooftheday (presso Stadio Olimpico)
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C’era una volta un re dei lupi che combatteva una guerra per il più prezioso dei tesori nel suo regno: la sua meravigliosa piccola principessa. La vittoria arrivò ma ci fu un prezzo da pagare. Furono persi degli alleati e arrivarono nuovi nemici. E così il re lupo rimase solo. Non ci fu un lieto fine, ma, anche i finali peggiori non sono davvero il finale dopotutto. E tu devi sapere, mia piccola lupacchiotta, che anche quando tutto sembra essere perduto per sempre, nella nostra storia c’è sempre un altro capitolo da raccontare
the originals
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C’era una volta un re dei lupi che combatteva una guerra per il più prezioso dei tesori nel suo regno: la sua meravigliosa piccola principessa. La vittoria arrivò ma ci fu un prezzo da pagare. Furono persi degli alleati e arrivarono nuovi nemici. E così il re lupo rimase solo. Non ci fu un lieto fine, ma, anche i finali peggiori non sono davvero il finale dopotutto. E tu devi sapere, mia piccola lupacchiotta, che anche quando tutto sembra essere perduto per sempre, nella nostra storia c’è sempre un altro capitolo da raccontare.
Niklaus Mikaelson - The originals (2x22)
#citazioni#frasi belle#frasi#amore#citazione#pensieri#vita#frasi vere#vampire#vampiri#serie tv#series#klaus mikaelson
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Rinascita
Io con questo poema decido di aprire il mio futuro come neo poeta.
Questa è la mia Rinascita
With this poem, i decide to start mine future as a neo poet.
This is my Reborn
Il 25 Marzo,
Il dolore la sofferenza e il tormento,
Quel che voi definireste come amore anche se cruento,
In questo giorno di sette anni fa finì.
Con la fine di quel dì,
Anche se a salvarsi riuscì,
Ciò che nacque da voi due morì.
Per le punizioni, gli schiaffi e i digiuni inutili,
Normalmente ti avrebbero chiamata Strega,
Ma lui ti chiamava comunque madre.
Per i pugni, gli insulti e i calci che gli hai inferto e che lei tutt’ora nega,
Tutti gli aggettivi che ti meriteresti sarebbero per la tua follia futili,
Ma lui ti chiamava comunque padre.
Dopo tutte le atrocità che voi gli avete inferto,
Dopo tutto il male che ha subito non soltanto da voi,
Dopo tutti gli insulti ricevuti anche se affilati come rasoi,
Anche dopo tutto quello che ha sofferto,
Lui stupidamente vi continuava ad amare.
Anche se il suo corpo ancora vive,
Voi quel 25 marzo di 7 anni fa lo avete ucciso.
Di lui rimase soltanto un guscio vuoto,
Però anche a lui tutt'ora è ignoto,
Il perché dopo pochi mesi vi perdonò,
Però comunque lo fece.
All'inizio voi faceste finta di aver capito i vostri errori
Anche lui pensò lo stesso.
Quella che può esser chiamata vita andò avanti.
Lui riuscì poi in questi anni a trovar degli amici,
Assistenti, psicologi e nonni cercaron di aiutarlo,
Ma nessuno poteva farlo.
Pensò di innamorarsi di una stella,
Lei mai ricambiò i suoi sentimenti,
E lo usò come uno dei suoi strumenti,
Perché non c’era spazio per due utenti
nella danza di quella danzatrice snella.
Inoltre scelse gli studi sbagliati,
Divenne nell'istituto uno dei più emarginati
E per colpa sua molti divennero suoi nemici.
I problemi in cui incappò furon tanti,
Tra scuola e compagni lui divenne depresso,
Della sua vita iniziò a vederne solo gli orrori.
Ed anche se lui cercò aiuto voi nuovamente lo feriste.
Dopo 4 anni passati a non dormire per colpa degli incubi,
Dopo 4 anni passati a subir soprusi da parte dei suoi coetanei,
Dopo 4 anni passati a sperar nella comprensione dei vostri peccati,
Dopo 4 anni passati a cercar un amor che avrebbe dovuto colmare il vuoto,
Voi nuovamente lo feriste.
Il 25 marzo di 3 anni fa l’ultimo giorno della sua vita mortale sarebbe dovuto essere.
Avrebbe usato una corda,
Dal terzo piano della sua scuola si sarebbe lanciato,
Con uno scorsoio al collo legato,
L’inno alla gioia doveva suonar sorda.
Ma trovò il coraggio di non farlo e chiese aiuto.
Quindi la sua non Vita riprese.
Gli venne chiesto se volesse essere risarcito da voi,
Proseguendo la causa che c’era nei vostri confronti,
Ma lui in amor per suo fratello si rifiutò.
E nuovamente lui al suo diciottesimo vi perdonò.
Il suo comportamento è proprio del più grande dei tonti.
Il suicidio non fu più un opzione per lui,
Però a lungo la morte attese.
Cercò di nuovo di colmare il vuoto con l’amore,
Per una lupacchiotta penso di averlo provato,
Ma quando a lei aprì ciò che era rimasto nel cuore,
Ciò che rimase venne totalmente consumato.
Lei si rivelò essere una lupa affamata e confusa,
Che prima il suo pasto preparò,
E prima di consumarlo lei stessa rifiutò.
Quell'involucro vuoto solo allora capì di esser morto.
Tutto ciò che aveva provato fino ad allora era stato falso e forzato.
L’abisso ancor di più agognò,
Un buco nero si creò.
Poco tempo dopo però,
Una grande Luce incontrò.
Col passare del tempo qualcosa stava tornando,
Grazie a questa grandiosa Luce,
Un nuovo germoglio dalle ceneri stava spuntando.
Iniziò a risentirci qualcosa,
Neanche lui sapeva cosa,
Amore pensò che fosse,
L'amicizia con lei però era più importante,
Quindi per un anno decise che forse…
Era meglio mentire anche se poi risultò snervante.
Voi per la terza e l’ultima volta recentemente,
Distruggeste i suoi sentimenti,
Ci soffrì ma grazie anche a ciò che in lui stava crescendo,
Decise di non farsi fregare per la terza volta.
I VOSTRI PECCATI NON VERRANNO PIÙ PERDONATI
Con il suo calore,
Lei riuscì ad aiutarlo a farsi forza e a superar questo momento.
Lui però fece un errore.
Come un buco nero che ingoia la luce,
Per la paura di perderla iniziò a comportarsi in modo soffocante
E rischiò di perderla seriamente,
Questo per fortuna non avvenne.
Dopo tutto quello che ha passato,
Lui ormai è scomparso,
Il 25 marzo di 7 anni fa lui è morto.
Però IO oggi, 25 marzo del 2019, sono nato.
Come una Fenice che rinasce dalle sue ceneri più bella e maestosa di prima,
Io son più forte e vivo di prima.
Non ho più dei genitori che mi possono far male,
Non ho più bisogno di cercare l’amore per avere uno scopo nella vita
E non sono più dipendente dalla sua luce per continuare a crescere.
IO OGGI SONO RINATO
Rinascita
Phoenix AG, 25/03/2019
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Ecco Moon e suo padre che lupeggiano.
Si sta impegnando per diventare una forte lupacchiotta. Rory e suo padre la spronano molto, ma lei continua a non essere molto convinta di voler spendere così tanto tempo ed energie alla sua vita luposa.
Loro sembrano essere veramente ossessionati dall'essere lupacchiotti, e a lei questa cosa non sconfinfera affatto, ma per ora sta andando dietro a sti due, più che altro per capire dove andrà a parare tutta sta storia.
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Giovanni Verga da "Vita dei campi" (1880) La Lupa Era alta, magra, aveva soltanto un seno fermo e vigoroso da bruna - e pure non era più giovane - era pallida come se avesse sempre addosso la malaria, e su quel pallore due occhi grandi così, e delle labbra fresche e rosse, che vi mangiavano. Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai - di nulla. Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia, con quell'andare randagio e sospettoso della lupa affamata; ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d'occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso, fossero stati davanti all'altare di Santa Agrippina. Per fortuna la Lupa non veniva mai in chiesa, né a Pasqua, né a Natale, né per ascoltar messa, né per confessarsi. - Padre Angiolino di Santa Maria di Gesù, un vero servo di Dio, aveva persa l'anima per lei. Maricchia, poveretta, buona e brava ragazza, piangeva di nascosto, perché era figlia della Lupa, e nessuno l'avrebbe tolta in moglie, sebbene ci avesse la sua bella roba nel cassettone, e la sua buona terra al sole, come ogni altra ragazza del villaggio. Una volta la Lupa si innamorò di un bel giovane che era tornato da soldato, e mieteva il fieno con lei nelle chiuse del notaro; ma proprio quello che si dice innamorarsi, sentirsene ardere le carni sotto al fustagno del corpetto, e provare, fissandolo negli occhi, la sete che si ha nelle ore calde di giugno, in fondo alla pianura. Ma lui seguitava a mietere tranquillamente, col naso sui manipoli, e le diceva: - O che avete, gnà Pina? - Nei campi immensi, dove scoppiettava soltanto il volo dei grilli, quando il sole batteva a piombo, la Lupa, affastellava manipoli su manipoli, e covoni su covoni, senza stancarsi mai, senza rizzarsi un momento sulla vita, senza accostare le labbra al fiasco, pur di stare sempre alle calcagna di Nanni, che mieteva e mieteva, e le domandava di quando in quando: - Che volete, gnà Pina? - Una sera ella glielo disse, mentre gli uomini sonnecchiavano nell'aia, stanchi dalla lunga giornata, ed i cani uggiolavano per la vasta campagna nera: - Te voglio! Te che sei bello come il sole, e dolce come il miele. Voglio te! - Ed io invece voglio vostra figlia, che è zitella - rispose Nanni ridendo. La Lupa si cacciò le mani nei capelli, grattandosi le tempie senza dir parola, e se ne andò; né più comparve nell'aia. Ma in ottobre rivide Nanni, al tempo che cavavano l'olio, perché egli lavorava accanto alla sua casa, e lo scricchiolio del torchio non la faceva dormire tutta notte. - Prendi il sacco delle olive, - disse alla figliuola, - e vieni -. Nanni spingeva con la pala le olive sotto la macina, e gridava - Ohi! - alla mula perché non si arrestasse. - La vuoi mia figlia Maricchia? - gli domandò la gnà Pina. - Cosa gli date a vostra figlia Maricchia? - rispose Nanni. - Essa ha la roba di suo padre, e dippiù io le do la mia casa; a me mi basterà che mi lasciate un cantuccio nella cucina, per stendervi un po' di pagliericcio. - Se è così se ne può parlare a Natale - disse Nanni. Nanni era tutto unto e sudicio dell'olio e delle olive messe a fermentare, e Maricchia non lo voleva a nessun patto; ma sua madre l'afferrò pe' capelli, davanti al focolare, e le disse co' denti stretti: - Se non lo pigli, ti ammazzo! - La Lupa era quasi malata, e la gente andava dicendo che il diavolo quando invecchia si fa eremita. Non andava più di qua e di là; non si metteva più sull'uscio, con quegli occhi da spiritata. Suo genero, quando ella glieli piantava in faccia, quegli occhi, si metteva a ridere, e cavava fuori l'abitino della Madonna per segnarsi. Maricchia stava in casa ad allattare i figliuoli, e sua madre andava nei campi, a lavorare cogli uomini, proprio come un uomo, a sarchiare, a zappare, a governare le bestie, a potare le viti, fosse stato greco e levante di gennaio, oppure scirocco di agosto, allorquando i muli lasciavano cader la testa penzoloni, e gli uomini dormivano bocconi a ridosso del muro a tramontana. In quell'ora fra vespero e nona, in cui non ne va in volta femmina buona, la gnà Pina era la sola anima viva che si vedesse errare per la campagna, sui sassi infuocati delle viottole, fra le stoppie riarse dei campi immensi, che si perdevano nell'afa, lontan lontano, verso l'Etna nebbioso, dove il cielo si aggravava sull'orizzonte. - Svegliati! - disse la Lupa a Nanni che dormiva nel fosso, accanto alla siepe polverosa, col capo fra le braccia. - Svegliati, ché ti ho portato il vino per rinfrescarti la gola -. Nanni spalancò gli occhi imbambolati, tra veglia e sonno, trovandosela dinanzi ritta, pallida, col petto prepotente, e gli occhi neri come il carbone, e stese brancolando le mani. - No! non ne va in volta femmina buona nell'ora fra vespero e nona! - singhiozzava Nanni, ricacciando la faccia contro l'erba secca del fossato, in fondo in fondo, colle unghie nei capelli. - Andatevene! andatevene! non ci venite più nell'aia! - Ella se ne andava infatti, la Lupa, riannodando le trecce superbe, guardando fisso dinanzi ai suoi passi nelle stoppie calde, cogli occhi neri come il carbone. Ma nell'aia ci tornò delle altre volte, e Nanni non le disse nulla. Quando tardava a venire anzi, nell'ora fra vespero e nona, egli andava ad aspettarla in cima alla viottola bianca e deserta, col sudore sulla fronte - e dopo si cacciava le mani nei capelli, e le ripeteva ogni volta: - Andatevene! andatevene! Non ci tornate più nell'aia! - Maricchia piangeva notte e giorno, e alla madre le piantava in faccia gli occhi ardenti di lagrime e di gelosia, come una lupacchiotta anch'essa, allorché la vedeva tornare da' campi pallida e muta ogni volta. - Scellerata! - le diceva. - Mamma scellerata! - Taci! - Ladra! ladra! - Taci! - Andrò dal brigadiere, andrò! - Vacci! E ci andò davvero, coi figli in collo, senza temere di nulla, e senza versare una lagrima, come una pazza, perché adesso l'amava anche lei quel marito che le avevano dato per forza, unto e sudicio delle olive messe a fermentare. Il brigadiere fece chiamare Nanni; lo minacciò sin della galera e della forca. Nanni si diede a singhiozzare ed a strapparsi i capelli; non negò nulla, non tentò di scolparsi. - È la tentazione! - diceva; - è la tentazione dell'inferno! - Si buttò ai piedi del brigadiere supplicandolo di mandarlo in galera. - Per carità, signor brigadiere, levatemi da questo inferno! Fatemi ammazzare, mandatemi in prigione! non me la lasciate veder più, mai! mai! - No! - rispose invece la Lupa al brigadiere - Io mi son riserbato un cantuccio della cucina per dormirvi, quando gli ho data la mia casa in dote. La casa è mia; non voglio andarmene. Poco dopo, Nanni s'ebbe nel petto un calcio dal mulo, e fu per morire; ma il parroco ricusò di portargli il Signore se la Lupa non usciva di casa. La Lupa se ne andò, e suo genero allora si poté preparare ad andarsene anche lui da buon cristiano; si confessò e comunicò con tali segni di pentimento e di contrizione che tutti i vicini e i curiosi piangevano davanti al letto del moribondo. E meglio sarebbe stato per lui che fosse morto in quel giorno, prima che il diavolo tornasse a tentarlo e a ficcarglisi nell'anima e nel corpo quando fu guarito. - Lasciatemi stare! - diceva alla Lupa - Per carità, lasciatemi in pace! Io ho visto la morte cogli occhi! La povera Maricchia non fa che disperarsi. Ora tutto il paese lo sa! Quando non vi vedo è meglio per voi e per me... - Ed avrebbe voluto strapparsi gli occhi per non vedere quelli della Lupa, che quando gli si ficcavano ne' suoi gli facevano perdere l'anima ed il corpo. Non sapeva più che fare per svincolarsi dall'incantesimo. Pagò delle messe alle anime del Purgatorio, e andò a chiedere aiuto al parroco e al brigadiere. A Pasqua andò a confessarsi, e fece pubblicamente sei palmi di lingua a strasciconi sui ciottoli del sacrato innanzi alla chiesa, in penitenza - e poi, come la Lupa tornava a tentarlo: - Sentite! - le disse, - non ci venite più nell'aia, perché se tornate a cercarmi, com'è vero Iddio, vi ammazzo! - Ammazzami, - rispose la Lupa, - ché non me ne importa; ma senza di te non voglio starci -. Ei come la scorse da lontano, in mezzo a' seminati verdi, lasciò di zappare la vigna, e andò a staccare la scure dall'olmo. La Lupa lo vide venire, pallido e stralunato, colla scure che luccicava al sole, e non si arretrò di un sol passo, non chinò gli occhi, seguitò ad andargli incontro, con le mani piene di manipoli di papaveri rossi, e mangiandoselo con gli occhi neri. - Ah! malanno all'anima vostra! - balbettò Nanni.
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My Andie is a true lupacchiotta, and a GREAT asset for the team! I slowly fell for Agnese, I call her “the little Italian Alex Morgan”, not only they look alike actually, but I believe Agnes is inspired by Alex in her play, she’s active, fast, she doesn’t wait for the ball, she goes and takes it, and then she’s incredibly lethal in front of the goal! Moreover, let’s admit it, my team has THE BEST GROUP!! Have you seen them in this quarantine period? GOD THEY’RE WONDERFUL!
Serie A Femminile, fourth and last part.
here the other parts.
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per le mie tumblere..in primis la mia lupacchiotta ballerina..e poi a seguire le altre MERAVIGLIE.
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Sono sei mesi che c'è un'idiota a farmi sorridere ogni giorno. Grazie Lupacchiotta❤️🌹
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