#lotta allo spaccio
Explore tagged Tumblr posts
pier-carlo-universe · 15 days ago
Text
Progetto di Legalità nelle Scuole del Novese: Controlli con Cani Antidroga al Liceo “Edoardo Amaldi”
I Carabinieri collaborano con i Dirigenti Scolastici per la prevenzione e il contrasto dello spaccio di droga nelle scuole della provincia di Alessandria.
I Carabinieri collaborano con i Dirigenti Scolastici per la prevenzione e il contrasto dello spaccio di droga nelle scuole della provincia di Alessandria. Il 22 ottobre 2024, presso il Liceo “Edoardo Amaldi” di Novi Ligure, ha avuto luogo un’importante operazione antidroga organizzata dai Carabinieri della provincia di Alessandria, in collaborazione con i Dirigenti Scolastici, nell’ambito di un…
0 notes
lamilanomagazine · 25 days ago
Text
Roma: lotta allo spaccio di droga, la Polizia di Stato arresta altre 14 persone
Tumblr media
Roma: lotta allo spaccio di droga, la Polizia di Stato arresta altre 14 persone Resta costante l'impegno della Polizia di Stato e della Procura della Repubblica nell'ambito delle attività dirette al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
0 notes
alephsblog · 6 months ago
Text
“Quando chef Rubio “esultò” per l’aggressione a Brumotti. Il tempo passa ma i social non dimenticano, pur cambiando logo, struttura e proprietario. Nell’Aprile del 2021 il controverso Chef, presentatore della simpatica trasmissione “Camionisti in Trattoria” si era lasciato prendere dall’euforia postando sul suo profilo Twitter alcuni commenti, alquanto squallidi, nei confronti del collega Vittorio Brumotti. Il noto inviato di Striscia la Notizia, da sempre impegnato nella lotta allo spaccio di sostanze stupefacenti, nel 2021 era stato aggredito mentre documentava il traffico di droga nel quartiere Quarticciolo a Roma assieme al suo cameraman e un altro giornalista. La violenta colluttazione lasciò ai tre professionisti lividi e abrasioni, anche la loro macchina restò pesantemente danneggiata causa lancio di pietre e bottiglie. Chef Rubio subito si sfogò su Twitter, definendo Brumotti un “infame” che ne aveva prese troppo poche, sostenendo anche che il traffico di droga è una conseguenza del fallimento dello stato. I post di Rubio provocarono una netta spaccatura nell’opinione pubblica, alcuni dei commenti esprimevano la massima solidarietà a Brumotti, altri sostenevano il punto di vista del cuoco. Ieri Rubio ha lamentato, sempre via social, un’aggressione sotto casa sua da parte di una “squadraccia sionista” postando foto e video in cui appariva tumefatto e sanguinante. Nei commenti su X sembra nessuno dei suoi colleghi abbia espresso gioia per l’accaduto a differenza da quanto fatto dai lui in passato. Aspettando la conclusione delle indagini capiremo se i responsabili di cotanta violenza sono realmente “sgherri sionisti” come Rubio ha denunciato o delinquenti comuni. Cadere dalla padella alla brace per lo Chef non sarebbe una novità. (G. P.)”
0 notes
Text
Lotta allo spaccio di droga a Caivano, rimosse porte blindate
Il comando provinciale dei Carabinieri di Napoli ha disposto un servizio a largo raggio a Caivano con i militari della locale compagnia che hanno effettuato diverse perquisizioni con il contributo delle Nucleo di Pronto Impiego di Napoli e i militari del reggimento Campania. L’operazione ha permesso di rimuovere ostacoli fissi e porte blindate nei centri nevralgici dello spaccio caivanese con i…
View On WordPress
0 notes
siciliatv · 1 year ago
Text
Lotta allo spaccio di droga, blitz dei carabinieri in parco comunale: fermati una ventina di giovani
Tumblr media
Lotta allo spaccio di droga, blitz dei carabinieri in parco comunale: fermati una ventina di giovani I carabinieri della Stazione di Agrigento hanno fermato, controllato e identificato venti giovani... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
0 notes
livornopress · 2 years ago
Text
Rosignano lotta allo spaccio, bonificata area in località Saracino
Rosignano lotta allo spaccio, bonificata area in località Saracino
Rosignano Marittimo (Livorno) 31 marzo 2023 – Rosignano lotta allo spaccio, bonificata area in località Saracino Pochi giorni fa il Comando di Polizia Municipale di Rosignano Marittimo, congiuntamente al personale appartenente al Commissariato di Polizia di Stato di Rosignano Solvay, si è recato in Rosignano Marittimo, loc. Saracino, presso una nota “piazza di spaccio”, nell’ambito di un…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
corallorosso · 4 years ago
Photo
Tumblr media
«È per i miei figli e per la Sicilia». Solo complimenti, e un grazie, a Giuseppe Condorelli, amministratore dell’omonima azienda dolciaria, che con la sua denuncia ha fatto arrestare ieri 40 mafiosi nel catanese, e ha così commentato quanto accaduto. Quei mafiosi gli spedirono a casa una bottiglia incendiaria con biglietto: “Mettiti a posto ho (testuale) ti facciamo saltare in aria, cercati un amico”. Volevano il pizzo. Lui disse di no e denunciò. E ieri è arrivato il risultato di quella denuncia di due anni fa, con ben 40 arresti nel catanese. Tutti mafiosi responsabili di spaccio, estorsione, ricettazione, riciclaggio in tutto il catanese. Grazie a lui e grazie ai tanti che denunciano anziché rimanere in silenzio, i territori possono esser salvati. Ma lo Stato deve essere al loro fianco, perché non si può chiedere all’imprenditore e al cittadino di combattere la mafia: bisogna chiedere di fidarsi dello Stato che diventa garante del suo presente e del suo futuro. Investire, anche economicamente, nella lotta alla mafia, potenziando i mezzi dello Stato, è uno dei migliori investimenti che si possano fare. Grazie per quanto fatto, grazie allo Stato che si è dimostrato pronto. Leonardo Cecchi
40 notes · View notes
biagiodisagio · 4 years ago
Text
Roma, Quarticciolo, striscione esposto in seguito ai recenti fatti che hanno visto coinvolto Brumotti con gli abitanti del quartiere.
In allegato il comunicato:
Ieri sera è andato in onda un servizio a striscia la notizia con Brumotti sulla nostra borgata. Dopo due giorni da quando è stato realizzato abbiamo un paio di cose da dire:
Può piacere o meno che vengano allontanati da un quartiere giornalisti o presunti tali, ma è un fatto che questo non è legato allo spaccio. A marzo dell'anno scorso è stata allontanata una troupe durante le distribuzioni alimentari, l'anno prima mentre blu dipingeva la facciata dell'ex questura. Viceversa diverse trasmissioni televisive e servizi di giornali hanno raccontato (anche) lo spaccio senza doversi nascondere nel portabagagli. Il tema non è cosa si racconta, ma il Rispetto che si porta a chi abita in una borgata. Le borgate non sono un posto come un altro, qua viverci è uno stigma. Non si può fare finta di nulla e puntare telecamere addosso a chiunque.
Lo stigma di abitare in 5 in 27 metri quadri, in uno scantinato o di non avere una residenza. Di abitare in case in cui piove. Di essere allontanati da scuola perché "problematici", di essere rimbalzati da ogni ufficio perché sempre in difetto. Brumotti questo stigma lo alimenta per due punti di share e sbatte in prima serata le facce di gente che lavora, di padri di famiglia e ragazzi della borgata. Tutti spacciatori solo perché abitano dove abitiamo, solo perché non apprezzano il suo teatrino.
Abbiamo letto tante dichiarazioni di solidarietà a Brumotti da cariche politiche ed istituzionali. Le stesse persone che potrebbero risolvere i problemi per cui chi abita in borgata è così esasperato. Non lo fanno per incompetenza o per assenza di volontà, ma si battono il petto se un presunto reporter prende una spinta o uno sputo. Quanta ipocrisia c'è in tutto ciò?
Il problema non è uno sciacallo in bicicletta. Il problema è che questa maniera di raccontare le borgate non è più sopportabile. In una città in cui la sindaca nomina una delegata alle periferie per fare la stessa operazione, il pericolo vero è pensare che questa sia informazione o amministrazione (o addirittura lotta alla criminalità organizzata). Arrivare in un posto, starci mezz'ora, farsi due foto prendendo i primi che si incontrano per strada addossandogli la responsabilità dell'insicurezza degli abitanti a noi fa schifo. E non crediamo serva a nulla se non alla notorietà di chi compare in tv.
Affrontare il problema di come si vive nei quartieri, anche nei suoi aspetti più contradditori, vuol dire esserci. Mettersi in mezzo, proporre alternative, imparare l' uno dall'altro, ascoltare, discutere. Senza mai permettersi di giudicare. Se vieni in borgata per fare lo sciacallo qualcuno che ti dà un calcio lo trovi. Raccontare che hai rischiato la vita diventa anche grottesco.
Il servizio fatto a Quarticciolo è uguale a quello girati allo zen, a San Giovanni a Teduccio, a San Basilio o a quarto Oggiaro. Un ragazzo che vende, qualcuno che compra, un inseguimento in bici, le scene al rallenty di qualcuno che si arrabbia, qualcuno che strilla, i carabinieri che intervengono. Per chi deve vendere l'immagine di quartieri allo sbando ogni posto è uguale all'altro. Chi vuole fare paura o disgusto al resto del paese usa sempre lo stesso schema narrativo.
Per noi che ci abitiamo, ogni posto e ogni persona hanno una loro storia e una loro dignità. Non c'è nessun "diritto di cronaca" che può violarla.
Diffidate degli sciacalli, non giudicate chi non conoscete. Quarticciolo merita rispetto
Tumblr media
4 notes · View notes
paoloxl · 5 years ago
Text
Arriva a compimento lo sgombero della Cavallerizza Reale. Occupata dal 2014, ha costituito un importante esperienza cittadina di resistenza alla gentrificazione e alla speculazione. All’alba camionette, poliziotti e Digos hanno sgomberato con la forza l’ultimo presidio in difesa dell’occupazione: Casa Riders. La sede che serviva da ciclofficina, luogo di ritrovo per riunioni e assemblee e socialità era rimasta l’unica ala ad essere occupata,  dopo l’accordo tra Cavallerizza Irreale (l’assemblea dell’occupazione), Prefettura e Comune. Oggi, martedì 19 Novembre è prevista una manifestazione dei Riders in lotta in risposta allo sgombero.
Sgombero Cavallerizza: tra resistenza e promesse irrealizzabili.
 
L’Affare Cavallerizza, dopo l’ultimo incendio che aveva coinvolto l’area delle Pagliere, ha subito un importante cambio di rotta, riaccendendo i mai sopiti appetiti delle istituzioni verso una delle più grosse speculazioni della storia di Torino. Dopo cinque anni e mezzo di occupazione, nata per restituire un bene storico alla città e mettere in luce il progetto speculativo dell’allora giunta Fassino, un triste punto di fine è stato segnato sulla storia dell’occupazione. Le cause e le responsabilità sono molteplici e difficili da riassumere qui, ma  la matrice di fondo crediamo rimanga la spinta lobbistica e affaristica che sotto la Mole continua a comandare e dettare legge, in un sistema di interessi trasversale che da Banca Intesa attraversa Questura, Prefettura  Comune per arrivare nei cosiddetti “salotti buoni” in cui siede chi veramente conta nella capitale sabauda.
Ma proviamo a ricostruire un po’ di storia.
Nel 2010 il Comune di Torino crea la CCT: la Società di Cartolarizzazione della Città di Torino, nata con l’unico obiettivo di sbarazzarsi dei beni pubblici, diversamente invendibili ai privati. Successivamente l’immenso edificio storico di oltre 44.000 mq, Patrimonio Unesco, viene messo all’asta per ben tre volte. Nessun potenziale acquirente privato si palesa e la Cavallerizza rimane vuota per anni. Vale la pena ricordare che lo stabile tra l’altro rappresentasse una delle ultime anomalie nel centro, case Atc, teatri, spazi vuoti e abbandonati.
Con l’occupazione nata il 24 maggio del 2014 la Cavallerizza Reale riprende vita e con essa anche l’attenzione sul debito e la (s)vendita dell’edificio. Nasce così la necessità di restituire quel che molti hanno definito “Bene Comune” a tutti quelli che abitano il territorio. Seguono anni di assemblee e discussioni, anche animate, in una realtà del tutto eterogenea spesso e volentieri proficuamente “confusionaria”.
L’arrivo dell’Appendino, che ha basato circa il 25% della propria campagna elettorale sul cavallo di battaglia dei Beni Comuni a partire proprio dalla Cavallerizza Reale, aveva aperto un varco al quale dentro la realtà della Cavallerizza si è guardato tra scetticismo e speranza per alcuni, per altri con becero opportunismo e calcolo politico.
Peccato che da quell’ormai lontano giugno 2016 il progetto del Comune sulla cavallerizza non sia cambiato di molto nella sostanza: arrivare alla consegna dello stabile ai meccanismi di messa a valore immobiliare normalizzando e rendendo inoffensiva l’esperienza di resistenza messa in atto dal 2014.
Sulla spinta del regolamento dei Beni Comuni di Bologna anche a Torino arriva la spasmodica volontà di redigere un regolamento analogo. Peccato che in entrambi i casi la scrittura di questo, che già è di per sé una sconfitta, soprattutto se non supportata da reali rapporti di forza, non è stata realizzata attraverso un percorso dal basso, bensì è stato guidata dall’alto dalla dimensione istituzionale coadiuvata da “esimi” giuristi.
Negli anni si sono susseguiti tentativi di cooptazione istituzionale, spinte alla legalizzazione dell’esperienza di occupazione anche da parti consistenti dell’assemblea gestionale dello spazio, i cui risultati fallimentari sono sotto gli occhi di tutti e tutte.
Soprattutto a partire da metà del 2018, a queste ambiguità si sono sommate la quanto meno dubbie gestioni della socialità, lasciando spazio a situazioni come spaccio e abbandono di intere aree della Cavallerizza. A ciò si è aggiunta una esplicita volontà di una parte dell’assemblea gestionale a chiudersi in autismo politico incapace di risolvere le situazioni problematiche e allo stesso tempo impedendo la possibilità di una gestione più ampia delle realtà cittadine che sempre avevano partecipato e supportato l’esperienza dell’occupazione.  Anche a fronte della denuncia fatta da un gruppo di donne di pesanti intimidazioni e violenze di genere avvenute all’interno dello spazio. Le dinamiche dell’ultimo incendio, purtroppo parlano chiaro in questo senso, e le responsabilità politiche non possono essere eluse con comunicati o misere giustificazioni.
Sfruttando la scia del rogo avvenuto il mese scorso e la palese situazione di difficoltà degli occupanti, il Prefetto di Torino ha convocato al tavolo la Sindaca e un gruppo dell’assemblea (in qualità di portavoce). In tale sede è stata proposta la costituzione di un Comitato di Scopo, che avrebbe creato le basi per un potenziale accordo, i presupposti richiesti sono stati: uscire dallo stato di occupazione, abbandonando di fatto l’edificio, in cambio di tali azioni il Comune si sarebbe impegnato a ricollocare gli occupanti in uno spazio di competenza di Cassa Depositi e Prestiti, con la sola ed unica possibilità di fare assemblee e portare avanti qualche piccolo laboratorio.
Fra giuristi, vice-sindaci caduti in disgrazia, consiglieri comunali, e occupanti allo sbando si è assunta la scellerata responsabilità politica di acconsentire alle condizioni dettate da Prefettura e Questura, e di auto-sgomberarsi senza opporre resistenza. Eccezion fatta per il progetto di Casa Riders che da sempre si è opposto a queste inutili trattative.
Chi fra gli occupanti si è assunto questo compito di mediatore, al meglio è stato l’utile idiota degli interessi dei potenti di questa città, al peggio ne  ha facilitato in mala fede i piani.
Difficilmente crediamo che dopo la “messa in sicurezza” ci sarà spazio per una gestione della Cavallerizza fuori dalle logiche di profitto, e difficilmente verranno concessi spazi a dimensioni di autogestione se non al prezzo di pesantissimi legacci. Questo lo pensiamo non per presunzione ideologica nel rifiutare qualsiasi mediazione, ma perché questa per avere dei risultati reali sarebbe dovuta essere frutto di una reale resistenza e indisponibilità verso le controparti in gioco. Spacciare per vittoria, o come un salvataggio in extremis un esito di questo tipo significa mentire a se stessi e alla storia.
Il Questore De Matteis, commenta lo sgombero parlando di “chiusura di un capitolo oscuro della storia di Torino” ma è facile leggere fra le righe la soddisfazione di poter invece portare a compimento il ciclo di speculazione su quest’area del centro manu militari, ricordando a tutti chi sono i veri padroni della città. E non sarà la pioggia battente  a lavare la vergogna dalle divise che ancora una volta hanno infangato la storia di questa città.
Nonostante tutto rimane la necessità politica di frapporsi al sistema di potere che sta consolidando la creazione di un centro vetrina gentrificato e turistificato nell’abbandono dei quartieri periferici e popolari. Resta come un macigno il lascito nel vissuto di migliaia di persone che hanno attraversato la Cavallerizza in questi anni. L’esperienza di un modo di vivere gli spazi comuni cittadini in maniera differente e in contrapposizione al profitto consumistico e individualista non sarà cancellata da una sgombero.
2 notes · View notes
pier-carlo-universe · 30 days ago
Text
Arresto a Casale Monferrato: 430 grammi di Hashish Sequestrati dalla Polizia di Stato.
La Squadra Investigativa del Commissariato di Casale Monferrato porta a termine un’operazione antidroga con l’arresto di un cittadino straniero
La Squadra Investigativa del Commissariato di Casale Monferrato porta a termine un’operazione antidroga con l’arresto di un cittadino straniero. La Polizia di Stato ha arrestato un uomo di 38 anni a Casale Monferrato, accusato di detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. L’operazione, condotta dalla Squadra Investigativa del Commissariato di P.S. di Casale Monferrato, è stata il risultato di…
0 notes
lamilanomagazine · 1 month ago
Text
San Nicola La Strada: lotta allo spaccio alle porte di Caserta, Carabinieri arrestano 4 gambiani
Tumblr media
San Nicola La Strada: lotta allo spaccio alle porte di Caserta, Carabinieri arrestano 4 gambiani Un sistema ben organizzato di vedette e spacciatori, tutti dislocati in zone strategiche nel perimetro della villetta comunale di largo rotonda a San Nicola La Strada, alle porte della città di Caserta, è stato scoperto e disarticolato nella tarda serata di ieri dai carabinieri della locale Stazione. Il mirato servizio di controllo, scattato poco dopo le 22.00,... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
0 notes
latinabiz · 3 years ago
Text
Salone e Zazzaro chiedono interventi immediati per il contrasto della diffusione di sostanze stupefacenti
Tumblr media
Antonio Salone I due ideatori del movimento politico “Transizione popolare per Gaeta” ossia Salone e Zazzaro, hanno voluto lancire l'allarme per far che gli organi competenti possano intervenire riguardo la diffusione delle sostanze stupefacenti nel territorio gaetano, che ovvioamente fanno girare capitali illeciti di ingente quantità, a vantaggio delle organizzazioni criminali, e lo hanno fatto attraverso una nota inviata alla stampa: “Con l’operazione Traqueteros abbiamo avuto negli ultimi giorni l’ennesima conferma, l’ennesima prova, delle enormi quantità di droga che nel Golfo di Gaeta gonfiano le tasche dei clan e della camorra e distruggono le vite di giovani, giovanissimi, famiglie, professionisti e chissà pure di qualche politico. L’operazione ha portato alla luce, grazie all’azione della Direzione distrettuale antimafia, una fitta rete di soggetti dediti allo spaccio di ingenti quantità di droga. Solo l’ennesima dicevamo, visto che ai vertici dell’operazione, ci sono gli stessi che erano a capo dell’inchiesta “Touch&Go” che portò in manette 22 persone tra Formia e Minturno, dediti oltre che allo spaccio pure all’uso di armi e materiali esplosivi. Senza dimenticare anche l’operazione “Anni 2000” dove pure erano emersi fatti analoghi. Il Gruppo criminale dei “Traqueteros” aveva base logistica a Formia, a Gianola, e gestiva l’arrivo sul territorio di cocaina, hashish e pure crack, una inchiesta che ha fatto molto rumore perché in manette è finito pure un parente strettissimo di un noto politico locale. Formia e Minturno, dicevamo, ma anche Gaeta e le isole. Insomma fiumi di droga e di denaro senza sosta per i clan, eppure la domanda che noi ci facciamo è da dove provenissero tutti questi soldi? Chi compra e usa tali ingenti quantitativi di droga, chi ha la disponibilità di questo denaro? In un territorio così povero di risorse economiche e di lavoro, dobbiamo chiederci chi usa così tanta droga. Non possiamo ovviamente escludere nessuno, nemmeno il mondo della politica locale, che in questi anni si è distinta non certo per una lotta serrata alla criminalità organizzata e alla droga, anzi tutto il contrario. E allora ci chiediamo e chiediamo agli esponenti politici tutti di fare un test antidroga, organizzare una somministrazione del test in un giorno o due ben precisi, tanto più che a breve si va a al voto in molte cittadine del comprensorio, Formia e Minturno comprese, e tra qualche mese pure a Gaeta. I politici e chi fa politica deve sottoporsi a un test antidroga, magari su base volontaria, considerando che già sappiamo che qualcuno pur di sfuggire alle proprie responsabilità anzitutto morali, e penali, invocherebbe il rispetto della Privacy. Spendiamo tempo a parlare di molti temi legati alla pandemia, ai Green Pass e al vaccino, ma credo anche che chi assume cariche elettive debba essere altrettanto lucido e nel pieno delle proprie facoltà. Bisogna dire che a giudicare da certe scelte, da certe decisioni e da certi modi di amministrare la cosa pubblica che qualcuno ha da queste parti, la droga e l’assunzione di sostanze psicotrope potrebbero essere una spiegazione più che plausibile, al di là delle chiacchiere o delle voci da corridoio che tuttavia sono sempre più insistenti. Vogliamo una politica pulita, sana, lucida, che si schieri in modo chiaro contro certe dinamiche che stanno devastando i nostri territori, questa è una battaglia durissima che dobbiamo condurre senza equivoci e finte dichiarazioni. La politica deve assumersi le proprie responsabilità nella lotta alla droga e alla criminalità organizzata, non solo con le chiacchiere ma anzitutto con l’esempio. Ora!”. Read the full article
0 notes
Text
Don Coluccia, il prete simbolo della lotta allo spaccio e alla criminalità a Roma vittima di un'intimidazione
   Durante una marcia per la legalità per le strade di Tor Bella Monaca, a Roma, ha cercato di investire in scooter don Antonio Coluccia, il prete-coraggio delle periferie più difficili, ma ha colpito un agente della scorta che ha reagito sparando, ferendo l’aggressore. È accaduto ieri pomeriggio: l’uomo è stato fermato dalla polizia.     Don Coluccia, a Roma e non solo, è un simbolo della lotta…
View On WordPress
0 notes
lucasmasala86 · 3 years ago
Text
Lotta allo spaccio di droga, arrestato un pusher di 16 anni a Sinnai
Lotta allo spaccio di droga, arrestato un pusher di 16 anni a Sinnai
{$inline_image} Leggi la notizia su Casteddu Online Lotta allo spaccio di droga, arrestato un pusher di 16 anni a Sinnai
View On WordPress
0 notes
livornopress · 2 years ago
Text
Lotta allo spaccio di droga in città, 37enne arrestato dai Carabinieri
Lotta allo spaccio di droga in città, 37enne arrestato dai Carabinieri
Livorno 8 settembre 2022 – Lotta allo spaccio di droga in città. Arrestato dai Carabinieri del Nucleo Investigativo un 37enne in piazza della Repubblica. I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Livorno hanno arrestato un 37enne di nazionalità albanese, residente nel capoluogo labronico, per spaccio di sostanze stupefacenti. I militari, durante un servizio dedicato alla prevenzione e alla…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
corallorosso · 4 years ago
Photo
Tumblr media
Il nuovo comandante dei carabinieri accolto da sette colpi di pistola. Io la chiamo ‘ndrangheta Un’espressione che ormai ha smesso di essere utilizzata nel gergo politico è “utile idiota“. (...) Considerati gli ultimi accadimenti avvenuti in questi giorni nella cittadina di Cetraro, splendida località dell’alto Tirreno cosentino, che hanno coinvolto il giovane neo-Comandante f.f. della locale stazione dei Carabinieri, Orlando D’Ambrosio – al quale hanno dato il benvenuto con sette colpi di pistola esplosi verso la sua macchia parcheggiata di fronte alla caserma -, ritengo che la medesima espressione debba trovare spazio anche in altri contesti. Precisamente in quelli che riguardano la ‘ndrangheta. Ormai è un fatto acclarato da tempo che essa sia riuscita a raggiungere i livelli di apice della criminalità organizzata su scala mondiale grazie ai colletti bianchi, ai rapporti con la massoneria deviata, agli inimmaginabili proventi ricavati grazie allo spaccio di droga, con tutto ciò che esso significa per l’ingerenza nell’economia globale. Forse non tutti sanno, però, che ciò è stato possibile anche grazie agli “utili idioti” che quando accadono fatti come quelli ricordati sopra non riescono correttamente ad interpretarli per quello che sono: espressione di una mentalità mafiosa profondamente radicata in un determinato territorio, a prescindere se gli eventi in questione siano o meno riconducibili alla ‘ndrina locale. Cosca Muto per intenderci, oppure altre cosche che a giudizio dello scrivente, sono presenti nel territorio dando vita a ciò che in gergo si chiama “locale di ‘ndrangheta” che, ricordiamolo, intanto può sorgere poiché riceve il consenso da parte del “crimine di Polsi”. Proprio come è accaduto nella vicina Amantea. Utili idioti (sempre alla ‘ndrangheta) sono, altresì, coloro che tendono sempre a minimizzare ritenendo questi fatti ascrivibili a “delinquenza comune” che non ha nulla a che spartire con i contesti mafiosi. Utili idioti sono anche coloro che li ritengono semplicemente gesti riconducibili a “quattro spacciatori”. Ma l’elenco dell’idiozia che serpeggia indisturbata nella mente poco riflessiva di coloro che dicono quello che pensano ma farebbero meglio a pensare a ciò che dicono, non finisce certo qui. Utili idioti, sono anche coloro che ritengono che parlare o denunciare la ‘ndrangheta sui media e sui social danneggi l’economia o il volto di una città. Così come utili idioti sono anche coloro che non pensano che lo spaccio di droga sia direttamente collegato alla ‘ndrangheta ma sia invece un fatto di semplice “delinquenza comune”. Come si vede, l’elenco è lungo. Da diversi anni nei nostri contesti di lotta alla criminalità organizzata andiamo ripetendo che essa è innanzitutto una sfida culturale. La conoscenza è già una prima e fondamentale forma di resistenza. Essa, come si può facilmente dedurre, è tesa anche a purificare l’idiozia, gustoso e gratuito alimento di cui si nutrono ben volentieri le mafie. Ennio Stanile
10 notes · View notes