#lite per un cane
Explore tagged Tumblr posts
ambrenoir · 4 months ago
Text
Perché la canzone si chiama "Bohemian Rhapsody"?
Perché dura esattamente 5 minuti e 55 secondi?
Di cosa parla realmente questa canzone?
Perché il film dei Queen è stato rilasciato il 31 ottobre?
Il film è stato rilasciato il 31 ottobre perché il singolo è stato ascoltato per la prima volta il 31 ottobre 1975. La canzone è intitolata così perché una "Rapsodia" è una composizione musicale libera, composta da diverse parti e temi apparentemente non correlati tra loro. La parola "rapsodia" deriva dal greco e significa "parti assemblate di una canzone". La parola "bohemienne" fa riferimento a una regione della Repubblica Ceca chiamata Boemia, luogo di nascita di Faust, il protagonista dell'opera di Goethe. Nell'opera di Goethe, Faust è un anziano molto intelligente che sa tutto tranne il mistero della vita. Non comprendendolo, decide di avvelenarsi.
Proprio in quel momento, suonano le campane della chiesa e lui esce. Al ritorno, incontra un cane che si trasforma in una sorta di uomo: è il diavolo Mefistofele, che gli promette una vita piena in cambio della sua anima. Faust accetta, ringiovanisce e diventa arrogante. Incontra Gretchen e hanno un figlio, ma la moglie e il figlio muoiono. Faust viaggia attraverso il tempo e lo spazio, sentendosi potente, ma invecchiando di nuovo, si sente nuovamente infelice. Non avendo rotto il patto con il diavolo, gli angeli si contendono la sua anima. Questa opera è fondamentale per comprendere "Bohemian Rhapsody".
La canzone parla dello stesso Freddie Mercury. Essendo una rapsodia, ci sono 7 parti diverse:
Primo e secondo atto A Capella
Terzo atto Ballata
Quarto atto Solo di chitarra
Quinto atto Opera
Sesto atto Rock
Settimo atto "Coda" o atto finale
La canzone parla di un ragazzo povero che si chiede se questa vita sia reale o una sua immaginazione distorta. Dice che, anche se smettesse di vivere, il vento continuerebbe a soffiare senza la sua esistenza. Così fa un patto con il diavolo e vende la sua anima. Dopo aver preso questa decisione, corre a raccontarlo a sua madre e le dice: "Mamma, ho appena ucciso un uomo, gli ho messo una pistola alla testa e ora è morto. Ho buttato via la mia vita. Se non torno domani, continua come se nulla importasse..." Quell'uomo che uccide è se stesso, Freddie Mercury.
Se non rispetta il patto con il diavolo, morirà immediatamente. Si congeda dai suoi cari e sua madre scoppia in lacrime, lacrime che si riflettono nelle note di chitarra di Brian May. Freddie, spaventato, grida "Mamma, non voglio morire" e inizia la parte operistica. Freddie si trova su un piano astrale dove vede se stesso: "Vedo una piccola silhouette di un uomo" e chiede "Scaramouche, vuoi fare una lite?" Scaramouche è una piccola disputa tra eserciti a cavallo (i 4 cavalieri dell'Apocalisse del male combattono contro le forze del bene per l'anima di Freddie) e continua dicendo "Fulmini e saette mi spaventano molto". Questa frase appare nella Bibbia, precisamente in Giobbe 37: "il tuono e il lampo mi spaventano: il mio cuore batte nel mio petto". Sua madre, vedendolo così spaventato per la sua decisione, supplica che venga salvato dal patto con Mefistofele. "È solo un povero ragazzo... Perdona la sua vita da questa mostruosità. Ciò che viene facile, facile se ne va, lo lascerai andare?" Le sue suppliche vengono ascoltate e gli angeli scendono per combattere contro le forze del male. "Bismillah" (parola araba che significa "Nel nome di Dio") è la prima parola che appare nel Corano, il libro sacro dei musulmani. Così Dio stesso appare e grida "Non ti abbandoneremo, lascialo andare".
Di fronte a tale confronto tra le forze del bene e del male, Freddie teme per la vita di sua madre e le dice "Mamma mia, mamma mia, lasciami andare". Dal cielo gridano di nuovo che non lo abbandoneranno e Freddie grida "no, no, no, no, no" e dice "Belzebù (il Signore delle Tenebre) potrebbe aver messo un diavolo con te madre". Freddie rende omaggio a Wolfgang Amadeus Mozart e Johann Sebastian Bach quando canta "Figaro, Magnifico" riferendosi a "Le Nozze di Figaro" di Mozart e al "Magnificat" di Bach. Finisce la parte operistica e inizia la parte rock. Il diavolo, collerico e tradito da Freddie per non aver rispettato il patto, dice "Pensi di poter insultarmi in questo modo? Pensi di poter venire da me per poi abbandonarmi? Pensi di potermi amare e lasciarmi morire?" È sconvolgente come il signore del male si senta impotente di fronte a un essere umano, di fronte al pentimento e all'amore. Persa la battaglia, il diavolo se ne va e si arriva all'ultimo atto o "coda" dove Freddie è libero e quella sensazione lo conforta. Suona il gong che chiude la canzone. Il gong è uno strumento utilizzato in Cina e nell'estremo oriente asiatico per curare persone sotto l'influenza di spiriti maligni.
La canzone dura 5 minuti e 55 secondi. A Freddie piaceva l'astrologia e il 555 in numerologia è associato alla morte, non fisica, ma spirituale, la fine di qualcosa dove gli angeli ti proteggeranno. Il 555 è legato a Dio e al divino, una fine che darà inizio a una nuova fase. La canzone è stata ascoltata per la prima volta la vigilia di Ognissanti. Una festività chiamata "Samhain" dai celti per celebrare la transizione e l'apertura all'altro mondo. I celti credevano che il mondo dei vivi e dei morti fossero quasi uniti e il giorno dei morti entrambi i mondi si unissero permettendo agli spiriti di transitare dall'altra parte. Nulla in "Bohemian Rhapsody" è casuale. Tutto è molto misurato, lavorato e ha un significato che va oltre l'essere una semplice canzone. È stata votata a livello mondiale come la miglior canzone di tutti i tempi. Questo tema ha rappresentato un cambiamento radicale per i Queen, come se davvero avessero fatto un patto con il diavolo, ha cambiato le loro vite per sempre e li ha resi immortali.
rubato dalla pagina Facebook
*Il Rock è la miglior musica del mondo*
Tumblr media
11 notes · View notes
lamilanomagazine · 6 months ago
Text
Biancavilla, litiga con il vicino e lo minaccia con una pistola: arrestato 58enne
Tumblr media
Biancavilla (Catania). Litiga col vicino e lo minaccia con una pistola. Arrestato dai Carabinieri Ha evitato il peggio il tempestivo intervento dei Carabinieri della Stazione di Biancavilla che, avvisati dalla Centrale Operativa della Compagnia di Paternò circa una lite in corso, sono velocemente intervenuti nella periferia rurale di Biancavilla, arrestando in quasi flagranza un 58 enne del posto, disoccupato e incensurato, per “Minaccia aggravata, porto di armi in luogo pubblico, violazione degli obblighi di denuncia di armi e munizioni”. Erano passate da poco le 13:00 quando il 58 enne e il proprietario del terreno attiguo al suo, un uomo di 59 anni residente a Biancavilla, hanno cominciato a litigare per la chiusura di un piccolo cancello pedonale, che permette di accedere ad aree in comune alle proprietà agricole della zona. In particolare, la discussione sarebbe iniziata per una incomprensione tra i due proprietari del passaggio, il 59enne, infatti, avrebbe chiesto al suo vicino di chiudere il cancello, ma questi, oltre a rispondere negativamente avrebbe estratto dal suo marsupio una pistola. Dinanzi allo sguardo atterrito del 58enne, l’uomo gli avrebbe quindi puntato l’arma contro urlando: “Ti ammazzo come un cane…o te ne vai o ti sparo”, quindi si sarebbe diretto verso il terreno di sua proprietà, tenendo sempre l’arma in mano. A quel punto la vittima, spaventata, si è subito rifugiata all’interno della propria auto dove, con il suo smartphone, ha subito chiamando il 112 per chiedere aiuto. L’aggressore, capendo che il suo contendente stava telefonando i Carabinieri, è immediatamente salito a bordo del suo fuoristrada per cercare di fuggire. Nella concitazione, però, ha tamponato per ben tre volte l’auto del 59 enne prima di svicolare e percorrere qualche centinaio di metri fino a quando è stato bloccato dai Carabinieri, già nelle vicinanze poiché impegnati in un servizio di pattugliamento del territorio, nel frattempo immediatamente giunti sul posto. Dopo averlo messo in sicurezza, i militari hanno dato il via alla perquisizione e, nella tasca della sua tuta da lavoro, hanno recuperato un coltello a serramanico con lama di 8 cm mentre, nell’auto, nel vano porta oggetti, hanno ritrovato il marsupio con dentro l’arma, una pistola automatica calibro 7,65 di fabbricazione cecoslovacca, con ancora il colpo in canna e 8 proiettili calibro 7,65. Le attività di ricerca sono state, perciò, estese anche alla sua abitazione dove i Carabinieri, oltre al suo porto d’armi ad uso sportivo e alle altre armi regolarmente detenute (1 fucile a pompa, 1 carabina e 1 pistola semiautomatica con relativo munizionamento) hanno trovato 1 pistola revolver cal. 4 di fabbricazione tedesca priva di matricola, considerata clandestina. Naturalmente, sia quest’ultima arma che quelle regolarmente detenute sono state sequestrate e il 58enne è stato arrestato e posto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, che, dopo aver convalidato l’arresto, ha disposto la sottoposizione agli arresti domiciliari.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Lite per il cane, sfregia volto di una ragazza con cacciavite
Un uomo di 61 anni è stato denunciato dalla Polizia di Stato per lesioni e minacce aggravate per aver ferito una ragazza di 19 anni, colpita al volto con un cacciavite, che aveva chiesto all’uomo di tenere il suo cane al guinzaglio per evitare incidenti con il proprio. È accaduto giovedì sera a Monza, nel quartiere San Fruttuoso, ma è stato reso noto solamente oggi.     Secondo la ricostruzione…
View On WordPress
0 notes
ross-nekochan · 2 years ago
Text
Oggi sono andata a trovare i nonni. Gli ultimi due che mi sono rimasti. Se mi ricordo di qualche anno fa, li amavo, tantissimo. Avevo litigato pesantissimo con mia madre e il mio unico porto sicuro erano loro due, con cui mangiavo perché è grazie e a causa di loro due che per me il cibo e la cucina sono gli unici modi con cui so esprimere amore. Voglio molto bene ancora a tutti e due, ma sentendo l'altra campana della lite, mi sono effettivamente resa conto di quanti torti in fondo ci abbiano fatto. Mia nonna mi fa più pena di tutti: ha una malattia psichiatrica ma che non è curata adeguatamente e non si può fare niente perché a 80 anni cambiare medico e terapia spaventa tutti. Fisicamente messa sempre peggio e non si fa che mettere toppe a ogni problema fisico che ogni volta si presenta. Viene trascurata, da tutti, me compresa. Mi sento molto impotente in questo senso. Quando ero a Venezia pensavo di farle da badante, poi ovviamente tra una cosa e l'altra, figurati. Anche perché c'è stato un periodo in cui mi chiamava spesso ed era per lamentarsi di mia madre oppure parlare a vuoto dei torti del passato o di qualsiasi cosa del passato. Se parla dei suoi genitori si mette a piangere e mi fa un male cane tutte le volte, anche se è per lo più una mistificazione di ricordi di una vecchia sé stessa. Così ho finito con cercare di allontanarmi e quel pensiero non mi è venuto più. Nonno è petulante e assillante, cosa che lei non meriterebbe. Ma così è quindi nessuno fa niente. Li ho amati al punto da pensare che una volta morti, sarei morta anche io, sul serio. Non lo penso più. Anzi penso che quando moriranno, non riuscirò a piangere, come mio solito. Quando mai ho pianto ai funerali, io. A volte veramente mi chiedo che rapporto strano io abbia con le lacrime. Mia madre non lo so se sta bene perché vive e ci fa vivere in un porcile. Roba che sepolti in casa di Real Time spostati, roba che se chiamo i Carabinieri forse davvero danno ragione a me. Ma l'orgoglio le logora l'anima e io non posso permettermi di prendere il suo titolo di casalinga e buttare cose. Ci ho provato e ho pianto per la disperazione perché non capivo la sua rabbia nei miei confronti. Mio padre già si sta mettendo a trovarmi un lavoro senza che nessuno glielo abbia chiesto da prima che mi laureassi, giusto quella volta al mese in cui si ricorda che sono viva perché deve farmi il bonifico. Lavoro in nero, lavoro per crearmi un giro come se mi interessasse farmi un giro da queste parti.
Che strana cosa, la famiglia. Un concetto ancestrale eppure così finto spesso da far rabbrividire. Al sud poi pare una cosa sacra e invece la verità è che più sei di famiglia più lo prendi nel culo. Chissà se anche il mio piccolo nucleo di famiglia di tre persone, che ora sembra un solido baluardo, finirà per sgretolarsi, un giorno, perché finiremo per non capirci più.
Chissà che fine farò io. Se mai me ne andrò oppure no. Che lavoro troverò. Quel ragazzo che ha trovato la mia tesi mi ha fatto tornare in mente quanto mi sia piaciuto scriverla e all'idea del phd. Parlandone con la mia amica mi sono resa conto del tempo che dovrei investire prima ancora di tentare, a partire dal tempo per prendere l'Ielts. Ultimamente stavo pure studiando, poi si sono messi i colloqui e arrivederci.
Mi sento molto vuota ultimamente. È probabilmente il miglior meccanismo di coping per andare avanti: annullare i sentimenti, lasciare scorrere il tempo, senza pensare, senza sentire. Arrancare.
18 notes · View notes
corallorosso · 3 years ago
Photo
Tumblr media
È interessante questo fatto per cui siamo a un passo dalla possibilità che la Russia invada militarmente un paese europeo, il che comporterebbe una sorta di nuova guerra fredda (e speriamo che rimanga solo fredda), nonché dei problemi giganteschi per l’approvvigionamento energetico che riguarderebbero tutto il continente, ma sui social network non se ne parla. È una situazione della quale non sembra fregare assolutamente niente a nessuno. Ovviamente può essere che si tratti solo di un bluff di Putin, che seguita a smentire di avere intenzioni bellicose (ce lo auguriamo tutti, anche perché una cosa del genere non converrebbe a nessuno), ma: - L’intera faccenda, sui social, per ora ha fatto molto meno rumore del tizio che ha definito “importanti” le gambe di Emma Marrone. - Se ne è parlato meno della lite tra Giggino Di Maio e Giuseppe Conte. - È stata giudicata una cosa meno degna di discussione del fatto che, nella nuova serie Amazon basata su Il Signore degli Anelli, ci siano anche degli elfi e delle nane con la pelle nera. - È stata ritenuta meno interessante persino della notizia di Tiziano Ferro che ha adottato un cane anziano. Sul serio. Sono tutti argomenti che, negli ultimi giorni, hanno letteralmente surclassato in termini di visibilità la situazione tra Russia e Ucraina. E non sto parlando di spazio dedicato alla cosa dai giornali o dai tg, ma da tutti noi, dagli utenti dei social network. Tutto questo per dire che va bene lamentarsi della scarsa qualità dell’informazione in Italia, va bene puntare il dito contro i giornalisti, va bene tutto, ma a me sembra proprio che qui il problema sia altrove. Emiliano Rubbi
30 notes · View notes
lunamagicablu · 3 years ago
Text
Tumblr media
L'amore rallegra la vita, dà più forza e carica emotiva. Certi momenti possono diventare più magici se si crea un'atmosfera un po' inebriante, intrigante e awolgente. Cocktail, afrodisiaci, infusi di erbe, filtri per il bagno o la camera da letto, alcoolici e non, possono far diventare più romantica o erotica la vostra relazione. Per le tisane, cercate di usare fiori freschi, che potete coltivare anche sul balcone, dai colori brillanti o anche fiori essiccati. La preparazione, per avere più effetto, deve awenire in un momento in cui vi sentite più forti, consapevoli e in grado di controllare la vostra vita.
BEVANDA ROSA
Può aiutarvi a progredire nel rapporto. Dovete prendere una stecca di cannella, i petali di 6 garofani rosa, un pizzico di zenzero in polvere, g 100 di zucchero di canna, ml 500 di acqua di fonte e mettere il tutto in una casseruola. Cuocete a fuoco lento mescolando continuamente fino al bollore. Abbassate e togliete dal fuoco quando incomincia ad addensarsi. Lasciate raffreddare e aggiungete alcune gocce di glicerina. Mettete ml 30 di questo liquido filtrato in un bicchiere e riempitelo con acqua minerale o limonata o champagne. E' una bevanda molto potente e coinvolgente.
INFUSO ROSATO PER L'AMORE
Si ritiene che la rosa damascena possa alleviare la mancanza d'amore e che la rosa centifolia abbia un forte potere afrodisiaco. Dovete procurarvi i petali di 5/6 fiori freschi (non trattati!) di rosa centifolia o rosa damascena o, in erboristeria, g 20 di petali secchi. Scaldateli insieme con ml 50 di miele e mescolate a fuoco basso finché il miele non si sia amalgamato bene con i petali. Filtrate e lasciate raffreddare. Versatene un cucchiaio in un bicchiere e mescolatelo con acqua minerale. Completate con qualche cubetto di ghiaccio e con alcuni petali di rosa freschi per decorazione. Questo cocktail vi rilasserà, vi farà sentire un certo benessere e vi farà vedere dal partner sotto una nuova luce.
TE' ALLE PRIMULE
Le primule aiutano a rilassare e a bloccare gli attacchi di panico. Inoltre hanno bei colori e un buon sapore. Prendete g 30 di primule (non trattate!) e mettetele in un recipiente con circa ml 750 d'acqua bollente. Aggiungete alla teiera un po' di succo di limone e lo zucchero. Usate tazzine dai colori brillanti, giallo, arancione, turchese che contribuiscono a rasserenare e mettete in tavola fiori colorati e profumati. Questo tè è l'ideale per calmare la tensione di un primo incontro o per alleviare l'ansia dopo una lite.
Titania Hardie
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Love makes life happy, gives more strength and emotional charge. Certain moments can become more magical if you create a slightly heady, intriguing and captivating atmosphere. Cocktails, aphrodisiacs, herbal teas, bathroom or bedroom filters, alcoholic or otherwise, can make your relationship more romantic or erotic. For herbal teas, try to use fresh flowers, which you can also grow on the balcony, in bright colors or even dried flowers. The preparation, for it to be most effective, must take place at a time when you feel stronger, more aware, and able to control your life.
PINK DRINK
It can help you progress in the relationship. You have to take a stick of cinnamon, the petals of 6 pink carnations, a pinch of powdered ginger, 100 g of cane sugar, 500 ml of spring water and put everything in a saucepan. Cook over low heat, stirring constantly until boiling. Lower and remove from heat when it begins to thicken. Let it cool and add a few drops of glycerin. Put 30 ml of this filtered liquid in a glass and fill it with mineral water or lemonade or champagne. It is a very powerful and addicting drink.
ROSE INFUSION FOR LOVE
Damask rose is believed to relieve lack of love and centifolia rose has strong aphrodisiac power. You have to get the petals of 5/6 fresh (untreated!) Flowers of rosa centifolia or rosa damascena or, in herbal medicine, 20 g of dried petals. Heat them together with 50 ml of honey and stir over low heat until the honey has blended well with the petals. Filter and let cool. Pour a spoonful of it into a glass and mix it with mineral water. Top with some ice cubes and some fresh rose petals for decoration. This cocktail will relax you, make you feel a certain well-being and make you see your partner in a new light.
TE 'AT THE PRIMULES
Primroses help relax and stop panic attacks. Plus they have nice colors and a good flavor. Take 30 g of primroses (untreated!) And place them in a container with about 750 ml of boiling water. Add some lemon juice and sugar to the teapot. Use cups in bright colors, yellow, orange, turquoise that help to brighten up and put colorful and fragrant flowers on the table. This tea is ideal for calming the tension of a first meeting or for relieving anxiety after an argument.
Titania Hardie
4 notes · View notes
sudokulife · 3 years ago
Text
Bisogna fare attenzione a tutto a casa mia; a come ti muovi, a come respiri, a come parli, a come stai zitto, è davvero un massacro soprattutto nei giorni come oggi.. pieni di malinconia e freddezza.. odio questa vita e mi piacerebbe cambiare il mio futuro ma sembra una cosa impossibile. Una parola di troppo e vieni sbattuto a terra peggio delle bestie….ricordo che ieri sera volevo tornare in camera e mio padre vedendomi girare l’angolo inizio col solito pippone al che io tornai indietro e gli risposi, dissi anche che andare in camera a farmi i cazzi miei era l’unica cosa che mi era rimasta praticamente è se mi avesse tolto anche questo tantovale morire.. non posso far nulla chiuso in casa, mi ritrovo ad aver paura anche del fatto che io esista e non esco dalla mia stanza la maggior parte delle volte proprio per questo.. la gente capisce che sto male ma non aiuta anzi mi fa stare peggio.. e non importa anche se rimarrò così .
Ieri sera come volevasi dimostrare fini in lite comunque, mi venne un attacco nervoso come non capitava da anni, come succedeva alle medie o peggio i primi anni di superiori quando soffrivo di depressione, attacchi di panico misto ad epilessia e nervosismo. Ho preso ad urlare insulti e lanciato il pianale del tavolo in legno massello dall’altra parte della sala, presi a lanciare cose ai muri ed andai addosso al mostro che era lì di fronte, pensai che troppe volte in questi giorni ho subito ed era ora della mia momentanea vendetta, presi a menare continuando a urlare cose, manate e pugni a caso per qualche manciata di istanti per poi trovarmi dolorante per terra, mi rialzai peggio di un cavaliere in battaglia e le manate in volto non tardarono ad arrivare, sgusciai dopo aver sferrato altri pugni scivolando nuovamente per terra con le lacrime che mi solcavano il volto e il naso sanguinante, mi rialzai accanto ad un mobile in cucina, vicino comparse il mio cane e dopo poco sbuco’ da dietro il muro la fonte dei miei problemi, era provato è graffiato in volto, un po’ rosso dalle mie botte ma nn troppo rispetto al dolore secondo me; mi guardò e mi sputo addosso lanciando il piatto che aveva in mano poi si giro e se ne andò nel bagno. Ero terrorizzato e provato, tanto come ora che dopo parecchie ore mi sono convinto di raccontare;
lavai i piatti nel lavello ripensando alle scene di poco prima e andai a rassettare la sala alla benomeglio buttando qualche pezzo di roba volata qua e là, poi spensò la tv ancora accesa e mi sedetti sul sofà con la coperta che è sempre piegata ai piedi. Lui uscì dal bagno e dopo esser rimasto seduto qualche minuto si rialzò e uscì dalla stanza.
Quel tempo lo utilizzai per rimettere a posto il tavolo, i quaderni volati, tovaglia e tutto ber poi accendere netflix e mettere un film, finire qualche sudoku e rimettermi sul divano dove mi addormentai messaggiando con un amico.
Stamattina mi alzai parecchio sfatto e cercai mentre tutto era ancora silente e buio di andare in bagno e sistemarmi senza far troppo rumore, caffè veloce subito dopo e via in camera.. dove sono tuttora che sono le sei di sera…
So che è una vita difficile e schifosa la mia ma se cercassi aiuto so già che sarebbe peggio.. oddio dipende da chi l’aiuto perché continuare a chiamare 113 e assistenza sociale l’ho già fatto da tempo e ogni volta non ha mai funzionato fino in fondo, con mia madre invece cerco di evitare troppe parole dato che ho paura delle conseguenze soprattutto per lei se si sa in girano che mi sta aiutando. So benissimo che dovrei essere io a smettere di essere la possessione di uno stronzo del genere, dovrei andarmene e dar voce al giusto ma tra paura per me è per gli altri attualmente non c’è la faccio, non posso andar via ne rimanere, è una situazione paradossale come tutto nella mia vita ma è così, e so che stavolta è andata così perché l’ho voluto io perché sono io ad aver attaccato per primo perché magari si sarebbe risolta con quattro insulti e due sguardi cattivi ma avevo una rabbia dentro giuro che nessuno immagina. La rabbia del non poter fuggire we del non poter rimanere, la rabbia per la mia facci tosta, la rabbia per la mia stupidità, la rabbia verso chi mi vuole male o chi non mi apprezza e giudica solo, la rabbia verso chi non vuol capire il mio stato e soprattutto per la rabbia verso me stesso e i miei sentimenti, per come non sappia mandare avanti un cazzo di nulla .
Stare sul letto a scrivere e pensare nn era la mia più grande aspirazione di giornata ma vabe, domani e un’altro giorno e si vedrà almeno nn ero su a menare in lungo e in largo e a rovinarmi l’esistenza con le paranoie e la rabbia verso chi attualmente vive con me . Giuro però che ho iniziato ad amare davvero la mia persona e a capire di essere speciale nnche l’unica persona che mi può aiutare in tutto questo, ma l’odio verso la persona con cui vivo va al di là di tutto perché me ne ha fatte passare così tante che nemmeno mi ricordo più tutto, è difficile la vita ma non impossibile, pensare positivo e andare avanti è l’unica strada.
👋🏼👋🏼a dopo o a domani vedremo
4 notes · View notes
levysoft · 3 years ago
Text
Il Codice 10 (in inglese: Ten Code) è la codifica numerica per le comunicazioni via radio delle principali frasi di uso comune nella comunicazione vocale tra le forze dell'ordine nei Paesi anglosassoni, principalmente del Nord-America e nella Banda cittadina (CB).
Il codice è stato sviluppato nel 1937 ed ampliato nel 1974 dalla APCO (Association of Public-Safety Communications Officials la maggiore organizzazione al mondo dedicata alle telecomunicazioni per la sicurezza pubblica).
Il Codice 10 ha la funzione di assicurare la brevità e la standardizzazione dei messaggi.
Esempi di codice
10.0 Attenzione
10.1 Cattiva ricezione radio
10.2 Buona ricezione radio
10.3 Negativo
10.4 Messaggio ricevuto, affermativo
10.5 Ritrasmettere messaggio
10.6 Fine trasmissione
10.7 Raggruppamento di tutte le unità in un determinato luogo
10.8 In servizio radio
10.9 Occupato, contattare solo per urgenza
10.10 Rissa in corso
10.11 Problema con cane
10.12 Attesa
10.13 Condizioni meteorologiche e di traffico
10.14 Segnalazione di malintenzionati
10.15 Tumulti
10.16 Lite familiare
10.17 Incontrare il querelante
10.18 Completare il compito velocemente
10.19 Ritornare
10.20 Luogo
10.21 Telefono
10.22 Ignorare
10.23 Arrivato sul luogo
10.24 Compito completato
10.25 Incontrare una persona
10.26 Soggetto arrestato
10.27 Informazioni patente
10.28 Informazioni carta di circolazione
10.29 Controllare documenti ricercato
10.30 Uso illegale della radio
10.31 Reato in corso
10.32 Persona armata
10.33 Emergenza
10.34 Sommossa
10.35 Allarme generale
10.36 Ore
10.37 Veicolo sospetto
10.38 Fermiamo veicolo sospetto
10.39 Emergenza: lampeggiatori e sirena
10.40 Urgente: niente lampeggiatori e sirena
10.41 In servizio
10.42 Fuori servizio
10.43 Informazioni
10.44 Fine del pattugliamento
10.45 Condizioni del civile
10.46 Assistere automobilista
10.47 Riparazioni stradali d'emergenza
10.48 Riparazioni d'impianti stradali
10.49 Semaforo fuori servizio
10.50 Incidente stradale
10.51 Carro attrezzi
10.52 Ambulanza
10.53 Blocco stradale
10.54 Bestiame sulla strada
10.55 Guidatore ubriaco
10.56 Richiesta coroner
10.57 Veicolo pirata
10.58 Dirigere il traffico
10.59 Scorta
10.60 Pattuglia nei dintorni
10.61 Personale nei dintorni
10.62 Rispondere al messaggio
10.63 Verbale scritto
10.64 Trasmettere il messaggio
10.65 Assegnazione messaggio finale
10.66 Cancellazione ultimo messaggio
10.67 Ultimo messaggio sulla strada
10.68 Invio informazioni
10.69 Messaggio ricevuto
10.70 Allarme incendio
10.71 Descrizione dell'incendio
10.72 Stato dell'incendio
10.73 Segnalazione di fumo
10.74 Negativo
10.75 Contattare
10.76 In viaggio
10.77 Tempo d'arrivo
10.78 Occorre assistenza
10.79 Medico legale
10.80 Inseguimento in corso
10.81 Segnalazione di calma
10.82 Alloggio
10.83 Attraversamento scuola
10.84 Ora d'incontro
10.85 Causato ritardo
10.86 Personale in servizio
10.87 Arrestare controllati
10.88 Notificare numero di telefono
10.89 Allarme bomba
10.90 Trasportare soggetto
10.92 Veicolo in sosta vietata
10.93 Assedio
10.94 Corsa
10.95 Soggetto arrestato
10.96 Caso di pazzia
10.97 Segnale di prova
10.98 Evasione
10.99 Ricercato o rubato
2 notes · View notes
chiamatemefla · 4 years ago
Text
«Ancora non ci credo che sei del Novantadue.» Antonio si rigira tra le mani la sua carta d’identità, stranamente poco interessato alla foto da quindicenne con i capelli flosci, incredibilmente preso dalla sua data di nascita scritta storta sulla carta marroncina.
È marzo, sono le quattro del mattino, Giacomo dorme scomposto su una delle poltroncine della sala d’aspetto dell’aeroporto di Ciampino e Gabriele sta giocando, con poca fortuna e ancor meno coordinazione, a qualcosa sulla sua PSP.     
«Non capisco perché ti fa così strano.»
Antonio gli restituisce il documento, affonda il naso nella sciarpa che tiene stretta intorno al collo e fissa le insegne per il bagno di fronte a lui.
«È che avrei dovuto saperlo prima, se non altro chiedere, no che lo scopro quando mi inviti ai tuoi diciott’anni.»
«Se ti consola dovevo nascere l’anno prima ma ho deciso di farmi quindici giorni di vacanza in più. Poi, giustamente, mi madre s’è rotta er cazzo e s’è fatta fa il cesareo.»
«No, per carità, a dicembre no che poi nascevi sagittario.»
«Mo te ne intendi di oroscopo?»
«Vivici te con mia madre, poi vedi come te ne intendi di oroscopi.»
«E cos’hanno i sagittario che non va?»   
«Ma che ne so, so solo che non si reggono.»
«La Fra è nata a dicembre.»
«E che me lo dovevi di’...»
Gabriele impreca a bassa voce, schiaffeggiandosi la coscia con frustazione e svegliando un alquanto confuso Giacomo seduto nel sediletto accanto.
«Hanno aperto i banchi per il check-in?»
«Seh, lallero, dormi Giacomì che qua ne abbiamo ancora per un’ora e mezzo.»
Giacomo, neanche a dirlo, si è riaddormentato prima che finissero di parlare.
Il padre di Gabriele li ha scaricati nel parcheggio deserto dell’aeroporto nel freddo pungente delle mattine di fine febbraio, ha tirato fuori dal bagagliaio della sua gip le loro quattro valigie, e se n’è andato dicendo in tutto tre parole assonnate e uno “State attenti” bisbigliato da sotto alla sua barba scura.
Il padre di Gabriele sembra un po’ Hagrid se Hagrid fosse stato un carabiniere abruzzese con i capelli tirati indietro per nascondere i primi cenni di calvizie. Come Hagrid, però, era probabilmente l’uomo più buono e disponibile che conoscesse, talmente paziente da offrirsi per fargli lezioni di guida oltre che aiutarlo con la teoria.
Sua nonna continua a dire che, oltre al cesto, dovrebbero fargli un monumento. Suo nonno continua a chiederle quando lo farà anche a lui, che ha insegnato a guidare non solo a lei ma anche a quel gran pericolo della strada di zio Giulio, ma ogni volta viene zittito con un’occhiataccia.
Sotto ai giacconi, buttati addosso alla rinfusa con la scusa di non volerli dimenticare in giro, Antonio gli tiene la mano, gioca un po’ con le sua dita, a volte gliela stringe appena un po’ seguendo il flusso di pensieri che gli fa aggrottare le sopracciglia.
Gabriele li guarda, perplesso, prima di tornare al suo videogioco, Antonio ne approfitta per inspirare a fondo.
Secondo lui avrebbero dovuto dirglielo prima di partire, mettere le carte in tavola fin da subito e poi che arrivasse quel che doveva, avrebbero tranquillamente potuto passare la vacanza separati se l’idea fosse loro sembrata intollerabile.
Flavio aveva fatto il codardo.
«Jà, Fla’, ma ti conosce da quando siete bambini ma ti pare che ti smette di parlare?» aveva concluso Antonio, esasperato, appena poche ore prima, mentre tornavano a casa dopo essersi casualmente incontrati durante la passeggiata serale di quella bestia immonda del cane di Antonio che lo odia visceralmente e vuole la sua pelle.
«E se lo fa Giacomo?»
«E allora è un coglione e se se ne va lontano c’abbiamo guadagnato.»
La conversazione era andata così per i successivi cinquecento metri per finire quasi in lite proprio davanti al portone di casa sua dove Antonio aveva semplicemente sospirato, scosso la testa, e guardato negli occhi con la stessa espressione che ha ad ogni compito di latino riconsegnato con un bel quattro sopra.
«E mo cinque giorni come facciamo?» era stata la sua domanda, fatta con le mani in tasca e un po’ di imbarazzo nella voce, e Flavio aveva realizzato che non aveva pensato a quel dettaglio, che nel grande piano escogitato per non farsi scoprire non aveva messo in conto il modo in cui era diventato spaventosamente normale scambiarsi piccole attenzioni quando gli altri non guardavano.
«E mo cinque giorni so cazzi e solo metaforici, me sa.»
Sente la spalla di Antonio urtare la sua, si guarda intorno spaesato e lo vede solo ammiccare verso Gabriele che ha finalmente ceduto al sonno e si è addormentato, praticamente piegato a metà, abbracciato al suo zaino.
«Me lo dai l’ultimo bacio per il resto della settimana?» Antonio si è appoggiato sulla sua spalla e glielo sta praticamente soffiando nell’orecchio, lo stronzo, è sicuro che se potesse vederlo lo troverebbe a ghignare con una certa soddisfazione.
«Ma te facevi l’infame così pure co’ quello che t’ha mollato male?» 
«No, quello l’ho trattato fin troppo bene.»
«E allora il contrappasso ‘o devo pagà io? Famme capì.» 
«No, tu devi solo dare un bacio al tuo ragazzo.»
«E se ci vedono?» 
«Ma come se ci vedono? Mi baci dietro alla chiesa ad orario di messa e ti preoccupi se ci vede la signora delle pulizie di Ciampino? Abiti a un’ora buona da qua, ma chi ti conosce? E poi gli amici tuoi in coma stanno, mica possono svegliarsi mo mo. Che sono, i belli addormentati pe’ corrispondenza? Qualcuno si bacia e loro si alzano? E dai!»  
*
Ha spedito tre cartoline: una ai suoi nonni, una a Chiara, una a zio Giulio. Sono belle cartoline, foto nitide nella luce aranciata del tramonto, tutte simili, con la stessa vista del centro storico preso da Ponte Carlo.
Poi ha comprato una cartolina anche per sé, per scriverci su l’itinerario ed infilarla in quello che, in principio, doveva essere un album fotografico ma stava diventando, pian piano, il suo atlante personale. Aveva iniziato a farlo da bambino, quando visitava un posto nuovo ogni domenica e non aveva una macchinetta per immortalare le colline toscane o il mare azzurro azzurro di Gaeta, aveva continuato dopo il suo viaggio in Francia con la scuola al terzo anno di liceo, dopo la gita in Inghilterra in quarto e per la trasferta in Sicilia dell’estate scorsa.
La cartolina che compra in uno dei tanti negozietti di souvenir di Praga ha stampato sopra un disegno stilizzato della piazza centrale, poche linee nere su fondo bianco, ché non ha voglia di una foto che gli ricordi di quel viaggio — ne ha già tante, più o meno belle, e l’unica che vorrebbe stampare la può, purtroppo, solo tenere impressa nella mente.
Un quadretto di un bianco asettico che ha come protagonisti una moquette polverosa, Antonio, due trolley azzurri, la chiave magnetica per una camera doppia e il ghigno che si apre sul viso del suo ragazzo alla vista di quel letto matrimoniale senza spalliera e con le lenzuola ancora da mettere.
Non è la prima volta che dormono insieme. Lo hanno fatto in tempi non sospetti, quando Antonio aveva troppo da fare col suo telefono che non prendeva nella casa tra i monti abruzzesi in cui Gabriele li aveva trascinati per pasquetta. Lo hanno fatto a capodanno, tra mille imbarazzi per un bacio dato due settimane prima e di cui nessuno dei due aveva fatto parola, una notte che, per quanto breve, era stata passata a prendere le misure.
Era arrivato febbraio, erano diventati “una cosa”, ed ora che è fine marzo si chiede se abbia senso imbarazzarsi così al solo pensiero di condividere il letto con qualcuno che ha dormito con te più di quanto tu non abbia fatto con te stesso.
Antonio sembra genuinamente brillare all’idea.
«Sul sito facevano vedere due letti separati.» dice, senza smettere di sorridere, abbandonando il trolley accanto all'entrata per piazzarsi al centro della stanza tutto spettinato e col cappello di lana in mano. 
Flavio si sente estremamente fortunato e, fosse anche meno emotivamente costipato, lo direbbe.
Praga era stata un'idea di Gabriele, una scusa per partire tutti insieme ed un portare avanti la tradizione che vuole i futuri diplomandi in viaggio per l'Europa in quell'unica settimana di fine marzo che i professori, un po' contrariati, fingono di concedere visto il veto della preside a qualsiasi uscita didattica durante l’ultimo anno.
Il biglietto era stato prenotato a ottobre, le stanze a novembre, e mentirebbe se dicesse che non ci sta pensando da allora — ma a novembre era diverso, a novembre dopo infiniti tira e molla Antonio aveva rotto definitivamente con chiunque fosse la persona che lo faceva essere perennemente imbronciato e lui non riusciva ad essere altro che arrabbiato.
Pensava di essere protettivo nei confronti del suo amico e a quanto pare, invece, era solo geloso.
La loro camera, in ogni caso, doveva essere una semplice doppia, due lettini separati da un comodino che già stavano pensando a come spostare, e invece si erano ritrovati con una matrimoniale vista cortile. Il ragazzo al banco della reception si è scusato dieci volte, loro dieci volte con un inglese zoppicante hanno risposto che non importa.
In ascensore Antonio non aveva fatto altro che dargli spallate, Giacomo era riuscito ad addormentarsi in piedi, Gabriele aveva solo aggrottato le sopracciglia come se stesse cercando di mettere a fuoco qualcosa nell’aria calda di quella stanzetta semovente.
Ma non ci vuole pensare.
Lo specchio alla sua destra gli restituisce un’immagine che, si accorge, non ha mai visto prima - ed anche quella sarebbe una bella cartolina, si dice, ma sa che ne sarebbe geloso, che non permetterebbe a nessun altro di guardarla.
Due ragazzi abbracciati, fronte contro fronte, le labbra che sanno ancora di baci e i capelli schiacciati dai berretti che hanno indossato fino a poco prima — sembra quasi la scena di un film, di quelli che non guarderebbe se passassero in tv ma che andrebbe a cercare quand’è solo per piangerci in silenzio.
Si sporge di nuovo per sfiorargli le labbra ancora una volta, lo sente sorridere, accarezzargli le guance come fa ogni volta che lo bacia e sanno di avere un quarto d’ora prima di uscire di nuovo, imbacuccati e col naso nelle sciarpe, a cercare di sfiorarsi casualmente e passarsi la birra con fare distratto.
Sente il naso di Antonio solleticargli il collo, un bacio che si posa lì dove comincia la spalla e la vibrazione leggera di una risata silenziosa contro la pelle.
«Che dici, è il momento sbagliato per dirti che ho portato il pigiama del Napoli?»
*
Non è successo a Praga, non è successo a pasquetta, non è successo neanche al compleanno di Giacomo quando tutti intrisi di alcol come neanche i vecchi stracci con cui pulivano le scale del suo palazzo né in uno dei qualsiasi momenti in cui poteva succedere e non è successo.
Di notte il belvedere è bellissimo, i paesi vicini sono laghetti di luce su un mare pieno di onde, ma ora è autunno e sono le cinque del pomeriggio. 
D’estate quel posto è sempre pieno, soprattutto di coppiette e famigliole con bambini che si godono il panorama mentre i pargoli scendono cento volte dallo stesso scivolo.
Ma è fine settembre, ha da poco smesso di piovere, e sul colle non si avventurano neanche le coppiette in cerca di intimità, ci sono solo lui, che è salito a piedi dal paese e inizia ad aver caldo nella sua felpa, e Antonio che fuma nervoso appoggiato al cofano della macchina.
Quella sigaretta è solo un apostrofo tra la conversazione che hanno avuto appena qualche ora prima sulla strada di casa e quella che avranno tra poco, aspettando che i lampioni si accendano e il parapetto di metallo nero si affacci direttamente sulla vallata sottostante pinticchiata di stelle.
«Sono venuto con te alla cresima di Chiaretta.» ecco il primo colpo, una parola e un tiro di sigaretta mentre lo fissa dritto negli occhi con aria affranta, arrabbiata, chissà cos’altro.
«C’ero al matrimonio di tua madre, ai settant’anni di tuo nonno, alla festa di pensionamento di tua nonna.» si passa una mano sul viso, tra i capelli la tuffa nella tasca del giacchetto di jeans e guarda altrove.
«E ogni volta mi sono vestito bene, sono venuto in un posto in cui non c’entravo un cazzo, ho stretto mani e firmato bigliettini d’auguri e sorriso a tutta una serie di parenti che mi guardavano giustamente perplessi e sono stato il tuo amico.»
«Antonio…»
«No, adesso ti stai zitto.» stende un braccio in avanti, come se non volesse farlo avvicinare, e Flavio si chiede se davvero lo conosce così poco da non sapere che, no, fare un passo avanti è l’ultima cosa che gli passa per la testa.
Antonio va fatto sfogare da solo, come un temporale.
«E non ti sto dicendo che devi dirlo a casa, fossero tutti come i miei a quest’ora non ci starebbero più guerre, ma capisci dove sbagli?»
«Lo sai che lo capisco.»
«E invece no, non lo so. Ma sai chi lo sa? Alessandro. E Francesca, cazzo. Lo sa Francesca ma non lo sanno i tuoi migliori amici. Lo sanno due stronzi che ci possono rovinare la vita ma non lo sa chi ci potrebbe parare il culo.»
Sposta il peso da un piede all’altro, lo sguardo a terra e Antonio che tossisce qualche passo più in là, colpetti secchi e stizzosi come ogni volta in cui è nervoso.
«Lo sa Nicandro, Fla’...ma quanto ti credi che siamo furbi? Quanto credi che sono stupidi gli altri?»  
È successo tre giorni prima a casa di Gabriele, tra le mille occhiate che il suo migliore amico e le mille espressioni perplesse di Giacomo. Nicandro aveva cenato con loro, aveva assaggiato un sorso di birra al limone avanzata dall’estate, e guardando lui e Antonio parlare vicini sul divano aveva chiesto ad alta voce «Ma voi due state insieme?».
Gabriele lo aveva praticamente trascinato fuori dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle, Giacomo non aveva parlato prima di aver tirato giù gli ultimi sorsi della bottiglia di vino che avevano aperto per l’occasione, piantando i gomiti sulle ginocchia con fare meditabondo, accarezzandosi sovrappensiero la cicatrice lasciata da una marmitta incandescente sul suo polso destro.
«Ah, ecco perché il gatto di Flavio odia Antonio…» aveva mormorato, con un sorriso vittorioso sulle labbra, parlando più con se stesso che con loro due e Gabriele era uscito dalla cucina trascinandosi dietro un imbarazzato Nicandro e una serie di domande che stanno per piovere loro addosso.
Quello sarebbe stato un momento perfetto per farlo, sospirare esasperato e chiedere “Ma possibile che Nicandro c’è arrivato prima di voi?”, scoprire le carte in tavole e farli sentire nauseati dall’idea di aver passato del tempo con una coppietta, proprio quello che evitano da sempre, proprio quello che evitano accuratamente di fare.
E invece non l’aveva fatto.
Non era successo neanche in una sera di inizio autunno dopo una bottiglia di rosso forte. 
Prima ancora che chiunque di loro potesse parlare, Antonio aveva riso di gusto, poi si era alzato lentamente e se n’era uscito senza neanche salutare. La serata era finita in un silenzio di tomba, lo stesso nel quale era tornato a casa e che l’aveva colpito, pesante come un macigno, durante la domenica che era passata e lo aveva trovato solo, sdraiato sul suo letto a chiedersi cosa c’è che non va in lui.
Non gli piace parlare di sé.
Anzi, no, Flavio adora parlare di sé finché il discorso va solo dove vuole lui, finché può scegliere, finché può tenere qualcosa per sé — e se da una parte sa che questo può solo far male a chi gli sta intorno, dall’altra non riesce a smettere.
«Non è quello, Anto’.» sospira, tirando la testa indietro. «E che poi penso: e se succede un casino? E se non trovo il modo di riaggiustarlo sto casino? E non dico casino che, boh, la gente dice “che schifo” e non ce parla più, de quello sticazzi, dico...altro. Vivemo in un buco de mondo, quanto ce mette a diffondese la storia? Tu non c’eri quando è venuto fuori di Alessandro.»
«E quindi la tua idea sarebbe?»
«Non ce l’ho un’idea. C’avessi un’idea staremmo a discute su un cazzo de belvedere co’ un’unimidità del trecento percento?»
Da qualche parte nella campagna sotto ai loro piedi due cani stanno litigando quanto loro, e si chiede se almeno uno di loro sia ragionevole e non stiano tentando, come lui e Antonio, di fare a gara e chi c’ha più voglia di rovinarsi la vita a suon di prese di posizione.
«Ti sta bene così?» chiede Antonio, buttando la sigaretta a terra e pestandola con un po’ troppa veemenza. 
«Non che non mi sta bene! Ma con chi cazzo sei stato gli ultimi sette mesi? A me me rodeva er culo quando parlavi con lo stronzo di giù, stavo male quando Salvatore faceva le battutine del cazzo sulle ragazze e te le presentava, mi viene voglia di spaccare le cose ogni volta che nonna caccia fuori la storia che, boh, ci sperava proprio che zio Giulio le avrebbe fatto almeno un nipotino.»
Si avvicina un paio di passi, Antonio gli fa spazio sul cofano perché possa appoggiarsi anche lui, ma Flavio rimane un po’ distante, aspetta di dire tutto quel che ha da dire prima di sentirsi l’altro addosso. 
«Io lo vorrei dire a tutti che sei il mio ragazzo. Soprattutto perché sei più figo di metà dei fidanzati di quelle che conosco.»
«Lo so.»
«Quale delle due cose?»
Antonio non risponde, si passa solo entrambe le mani sulla faccia con una risata bassa e stanca e rimane così, coi palmi sul viso, come quando cerchi di tirarti via il sonno dagli occhi o la tristezza dalla bocca.
«Tu l’hai capito che io non è che ce l’ho con te perché non sei pronto ma solo perché continui a dire il contrario quando non è vero e poi ci stiamo di merda tutti e due?»
«In realtà no.»   
«Marò, ma chi m'ha cecato a me?» chiede, senza smettere con quella risata che sembra più un sospiro, come se tutta quella situazione fosse una commedia pessima e non una tragedia annunciata, causata da promesse non mantenute, tempistiche storte e segreti grandi come case.
Ma Antonio non sembra più arrabbiato, ora, sembra solo stanco e Flavio sa che è sbagliato ma lo vede come un traguardo.
*
Semplicemente non succede. 
Non tutto insieme, almeno, non c’è alcun momento catartico o grande ammissione di intenti, non da parte sua perché Flavio è codardo ma anche estremamente testardo ed ha deciso di farlo, certo, ma a modo suo.
Cominciano con piccoli tocchi casuali, sguardi un po’ più lunghi, l’azzardo di tenersi per mano quando sono insieme a persone di cui si fidano.
Continuano con un bacio fugace mentre cucinano davanti a tutti, il dormirsi addosso sul sedile posteriore della macchina di Giacomo mentre tornano da qualche serata di bagordi, mangiare dallo stesso piattino al compleanno di Chiara.
Poi c’è sua nonna che per il suo compleanno, ancora un po’ tentennante, gli dice di invitare “il tuo ragazzo” a pranzo, suo nonno che gli chiede di spiegarsi meglio e gli chiede di avere pazienza perché, per un po’, cercherà di ignorare l’elefante nella stanza.
Quando Gabriele presenta loro la sua ragazza, stretta in un leggerissimo vestitino rosa nonostante i venti gradi e con le spalle coperte dai capelli più lunghi che abbia mai visto, Flavio fa altrettanto presentando il suo ragazzo. E se Rosa non capisce, e si tocca un orecchio per nascondere l’imbarazzo, Gabriele li abbraccia stretti stretti ed è, se possibile, ancora più felice — dallo schermo in cui Giacomo è in videochiamata arrivano parole che non capiscono nel chiasso generale, la connessione cade a metà cena, e alla fine il povero esule in terra marchigiana invia un messaggio che leggono solo a fine serata.
Ed è strano potersi baciare nell’androne del suo palazzo, vedere com’è la faccia di Antonio sotto alla luce aranciata che c’è sopra al portone e dura solo il tempo di farsi una rampa di scale — l’accendono sette volte prima di prendere strade diverse, e a Flavio piace anche l’idea di sapere ogni volta quanto durano i loro baci.
E gli piace poi salire le scale nella penombra che i lampioni gettano sulla via per evitare di accendere la luce altre due volte, entrare in casa felice, accarezzare un sempre più pingue ed aranciato Cicerone che, davvero, sembra essere l’unico a non aver preso bene la storia. (È davvero il compleanno di Anna se io non arrivo in scivolata, in tarda sera e con i capelli dritti, per postare cose? Eh? Lo è? No? Quindi: TANTI AUGURI ANNA DEL MIO CUORE QUEST’ANNO SEI FORTUNATA CHE POSTO DA PC E NON HO TUTTI I FASTIDIOSI CUORICINI CHE AVREI AVUTO NORMALMENTE <3) (come sempre taggo both account perché che ne so @putesseessereallero @blogitalianissimo)
21 notes · View notes
stanza707 · 5 years ago
Text
#Ho elaborato
Un breve elenco dei drammi che si snodano regolarmente sotto la mia finestra:
- Mattina:Tizia a cui spetta (ma mica so sicura in realtà) il posto disabili che suona per ogni cazzata, vedi macchina troppo vicina a sto’ parcheggio che la costringe a fa più di due manovre per parcheggiare, or tizio con tagliandino disabili che le ruba il posto, or malcapitato che cercava parcheggio senza successo che tenta di uscire dalla stradina chiusa ma lei gli blocca la strada e si suonano il clacson a vicenda per un quarto d’ora
-Pomeriggio:Cane 1 abbaia, Cane 2 risponde, tipo la carica dei 101. Va avanti per un po’ finché non si affaccia tizio dal balcone e strilla E BASTA CO’ STO CANEEEE e pone fine alla chat tra cani
-Sera: Lite violenta tra gatti per futili motivi (vedi cibo, gatte attraenti)
-Notte: Misteriosa puzza di bruciato proveniente da chissà dove
-Sempre notte: La giornata finalmente si conclude con tizio dell’altra scala che russa come un trombone 4evah in the night
5 notes · View notes
limemagazineeu · 6 years ago
Text
Lite per un cane a Imperia: prende a sprangate il vicino e scaraventa la moglie giù dalle scale
Lite per un cane a Imperia: prende a sprangate il vicino e scaraventa la moglie giù dalle scale
Follia questa mattina a Imperia dove un uomo di sessanta anni avrebbe preso a sprangate il vicino di casa e avrebbe ferito anche la moglie dell’uomo, scaraventata dalle scale mentre cercava di difendere il marito. L’aggressione sarebbe nata per futili motivi, sembra per via di un cane di proprietà della figlia dell’aggressore.
Un grave episodio di violenza è andato in scena lunedì mattina intorno…
View On WordPress
0 notes
ambrenoir · 5 months ago
Text
Hetty Green... la donna più avara della storia, la sua ricchezza è stimata a più di 2,3 miliardi di dollari. Hetty Greene è nata in America nel 1835. Era l'unica figlia di un ricco uomo d'affari.
Ha ereditato da suo padre una fortuna stimata in 7,5 milioni di dollari. Quando aveva ventun anni, si trasferì a New York per investire i suoi soldi a Wall Street e fu chiamata la Strega Cattiva di Wall Street.
Si è sposata con un milionario come lei, ma viveva ancora di torte avanzate e biscotti rotti nei negozi di alimentari e ha litigato per avere un osso gratis per il suo cane ogni giorno!! Hetty Greene era una donna molto infelice. Ha cucito le mutande quando aveva 16 anni e non le ha cambiate né comprate altre fino al giorno della sua morte.
Non ha mai speso un centesimo, quindi si diceva che non usasse mai acqua calda, che indossava un vestito nero che non cambiava finché non era completamente consumato, e che viveva mangiando una torta che costava solo due centesimi.
Hetty ha fatto amputare la gamba a suo figlio perché quando lui l'ha rotta, lei ha ritardato il trattamento perché ha insistito per non spendere soldi e ha continuato a cercare cure mediche gratuite.
Hetty Greene morì nel 1916 all'età di 81 anni a New York City, ed è stata iscritta nel Guinness dei primati come la "persona più avara del mondo. ”
La causa della sua morte è stata un ictus dovuto a una lite con la cameriera perché la cameriera ha chiesto un aumento del suo misero stipendio.
È morta e si è lasciata alle spalle un'enorme fortuna, e i suoi figli non hanno ereditato la sua estrema avarità, ma piuttosto sono stati generosi al punto che sua figlia ha costruito un ospedale gratuito con i suoi soldi!!.
Tumblr media
3 notes · View notes
lamilanomagazine · 1 year ago
Text
Novara: sei colpi di arma da fuoco per intimorire un gruppo di ragazzi, arrestato dalla Polizia per detenzione di armi illegali
Tumblr media
Novara: sei colpi di arma da fuoco per intimorire un gruppo di ragazzi, arrestato dalla Polizia per detenzione di armi illegali. Nella serata del 27 luglio 2023, alle ore 22.30 circa, tre equipaggi della Polizia di Stato venivano inviati in via della Riotta, a Novara, in quanto sei cittadini avevano chiamato il 112 per riferire di un uomo che aveva sparato dei colpi d’arma da fuoco. Giunti sul posto, molte persone richiamavano l’attenzione e mentre un equipaggio prendeva contatti con i richiedenti, le altre due, guidate da un testimone oculare dei fatti, raggiungevano la porta d’ingresso di un condominio nel quale l’uomo era entrato, ancora impugnando l’arma da fuoco. Tramite la Centrale Operativa si sviluppavano i pochi nomi scritti sulla pulsantiera del citofono, finché non si trovava un uomo corrispondente alla descrizione fornita. Settanta anni di età, numerosi precedenti giudiziari, fin dagli anni ’80, tra i quali si annoveravano omicidio, sequestro di persona e rapine. I tre equipaggi della Volante, quindi, si preparavano a fare ingresso nell’appartamento, ponendosi in sicurezza con i giubbotti antiproiettile. L’uomo, accortisi del movimento sotto la propria abitazione, dopo una breve interlocuzione con i poliziotti, acconsentiva alla richiesta di scendere in strada, dove veniva immediatamente ammanettato e perquisito. A questo punto gli agenti accedevano alla scala condominiale, e quindi nell’appartamento, che veniva bonificato non riscontrando la presenza di terzi, se non di un grosso cane nero, che veniva consegnato ad un amico del proprietario di casa sopravvenuto. Si procedeva dunque ad una approfondita perquisizione dei locali dell’appartamento volta alla ricerca di armi e materiali esplodenti ex art. 41 TULPS. Al termine della perquisizione si rinvenivano una pistola tipo rivoltella, 15 colpi di arma da fuoco, oltre che due storditori elettrici, circa 63 grammi di sostanza stupefacente, un bilancino di precisione e materiale da taglio. Il tutto veniva sottoposto a sequestro. Da accertamenti esperiti - anche assieme ad agenti della Squadra Mobile e della Polizia Scientifica nel frattempo intervenuti, si apprendeva che alle precedenti ore 22.00 il settantenne, insieme ad una amica, si trovava presso un bar di via della Riotta quando iniziava, per futili motivi, una lite con quattro ragazzi nordafricani. Infastidito dal loro atteggiamento provocatorio, l’uomo lasciava il bar, raggiungeva l’abitazione di corso Trieste, in cui è ospite da qualche mese, prelevava una pistola e tornava al bar. A quel punto sparava alcuni colpi di arma da fuoco all’indirizzo dei ragazzi, non tanto per colpirli quanto per intimorirli, ragazzi che a quel punto fuggivano. Il rumore degli spari attirava l’attenzione degli altri avventori del locale, due dei quali decidevano di seguire l’uomo che, dopo aver avuto lo scatto d’ira, si stava allontanando nuovamente in direzione corso Trieste. Al termine dell’attività d’indagine, l’uomo, che ha confermato la versione fornita dai testimoni, è stato arrestato e denunciato per la detenzione illegale dell’arma e per minacce aggravate. Il proprietario dell’abitazione, nel frattempo giunto sul luogo degli eventi e accompagnato in Questura, veniva deferito in stato di libertà per la detenzione ai fini di spaccio della sostanza stupefacente, in quanto, durante la perquisizione, la sostanza veniva rinvenuta all’interno di un armadio nella stanza in uso a lui stesso. L’arresto è stato convalidato ed è stata disposta la misura della custodia cautelare in carcere.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
pionchan-blog-blog · 2 years ago
Text
Coppie preselezionate per caratteristiche simili
Coppie preselezionate per caratteristiche simili
Venivano selezionate delle coppie in base ad un test di affinità però poi se la convivenza non andava a buon fine venivano i componenti venivano soppressi e reincarnati in animali ad un livello di vita inferiore (cani, gatti) In una coppia, tra un uomo molto affezionato al suo cane e la compagna di lui con cui non va più d’accordo esplode la lite e lei gli uccide il cane e lui, fino ad allora un…
View On WordPress
0 notes
corallorosso · 4 years ago
Photo
Tumblr media
La violenza sulle donne non ha età: 16enne picchiata dal fidanzatino, pugni e frustate col guinzaglio del cane Purtroppo la violenza sulle donne è presente anche nelle nuove generazioni. Una ragazzina di 16 anni è stata aggredita a pugni in faccia e con il guinzaglio del cane dal fidanzato, anche lui minorenne, lo scorso fine settimana nel centro di Busto Arsizio (Varese). A quanto emerso dalle dichiarazioni rese dalla minore alla Polizia di Stato chiamata da lei stessa, non sarebbe stata neppure la prima volta. Dopo una lite per motivi banali il ragazzino ha colpito la giovane con un pugno al volto e poi l’ha percossa con il guinzaglio del suo cane. A quel punto la sedicenne ha chiamato il 112 chiedendo aiuto ed è stata soccorsa dalla Polizia di Stato e portata in ospedale non in gravi condizioni. Al momento la famiglia della minore non ha ancora sporto denuncia, e quella d’ufficio partirà all’esito dei referti. globalist
21 notes · View notes
mmegatsby · 6 years ago
Text
Del perché amo i ricordi di facebook.
- Dieci anni fa oggi, ero ad Istanbul e a fine giornata presentai le mie prime dimissioni. - Sette anni fa oggi, ero a Milano e durante quel viaggio scoprii che il tipo che frequentavo era uno per cui non ne valeva proprio la pena. - Cinque anni fa oggi, ero nel panico più totale, perché preparavo la mia partenza per un posto lontano da casa. - Due anni fa oggi, tornai di sorpresa a casa per due giorni e passai tutto il tempo davanti al camino col mio cagnetto di fianco. Gli piaceva un sacco star le ore là davanti. Tornai quasi esclusivamente per rivedere solo lui. - Un anno fa ero a Bruges, mi obbligarono a fare il giro sulla barchetta, c’era anche il cane della mia amica con noi. Ci fu una lite furionda tra lei e due tipe che avevano paura di quel cucciolino.
4 notes · View notes