#liquido desiderio
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Preparativi...
Il tempo è quasi giunto finalmente!
La clessidra è stata capovolta....
⛓️🐺🖤⛓️
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Ferma così!
Resta immobile. Non puoi muoverti, il tuo destino per stasera è segnato. Sei mia, mia e basta. Hai fatto i salti mortali, per poter venire qui; di nascosto dalla tua vita perfetta di promessa sposa-modello tra meno di un mese da oggi. Ma in te non percepisco alcun timore, scrupolo di coscienza, senso di vergogna o del peccato. Piuttosto, dal tuo basso ventre nudo ed esposto totalmente al mio volere, emana prepotente l'odore del desiderio, della voglia più oscena e indecente. Bricconcella: ti conosco bene e ti darò ciò che cerchi. Tutto ciò che il tuo ragazzo nemmeno immagina poter esistere.
E poi un po' di più. Ancora non lo sposi e già prendi chilometri e chilometri di cazzo non suo ovunque, nel tuo corpo. Ti farò nuovamente mia, ma solo fra un po'. Adoro la tua fica stretta e la tua bocca espertissima, ragazzina. Però adesso mi piace solo guardarti da vicino, odorarti a lungo e farti morire dalla voglia di essere scopata, mentre ammiro la perfezione del tuo corpo. E godo dello spettacolo bellissimo del liquido che già ti brilla tra le cosce, tanto mi vuoi. Te la lecco, centellino il tuo sapore più intimo. Liquore che distilli in diretta solo per me; assaporo e infilo la mia lingua nel tuo ano, per poi ritrarla immediatamente.
Gemi, mugoli e coli ancora di più. Ti allarghi al massimo usando anche le mani e se col viso mi ritraggo dalle tue natiche, cerchi di raggiungere la mia bocca col tuo culo aperto come un libro. Spingi le natiche in alto verso di me, come a dirmi "eccomi, non vedi che sono già aperta ovunque per te? Inculami..." Spudorata femmina, grandemente e sempre affamata di cazzo. Godo moltissimo anche leccando e ingoiando la saliva che ti scende dalle labbra mentre te le mordi e lecchi per provocarmi. Puttana: ti darò trenta euro, stasera. Così sarai meretrice certificata. E ridi sguaiatamente, perché sai che è vero.
Intanto che ti contemplo e mi eccito, tu con voce resa affannata e roca dalla passione e dalla brama, mi chiedi senza mezzi termini e zero imbarazzo di muovermi a prenderti. Sul seno profumi di buono e di innocenza, ma dalla tua fica sale l'inconfondibile aroma del sesso più sporco. Ah, quanto adoro farti smaniare, pregare, implorare l'amore. Ecco: adesso mi spoglio. Preparati, mia troia adorata; futura ingenua, tenera, deliziosa e delicata sposina novella di un povero giovane, futuro potenziale grandissimo cornuto. Per iniziare, adesso alza i fianchi e apri il tuo culo al massimo, troia.
RDA
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Tu non meriti un bravo ragazzo, uno che ti sfiori come fossi una bambola di cristallo. Che ti adori con timidezza come se tu fossi una regina, irraggiungibile Dea...Tu non meriti un uomo che ti metta sul piedistallo diventando tappeto per i tuoi tacchi maliziosi...Tu sei vulcano selvaggio, fuoco liquido, carne bollente...Meriti un uomo che ti vizi con una pacca sul culo ogni volta che ti passa vicino,uno sempre pronto a baciarti contro il muro con la sua gamba fra le tue, a scoprirti la spalla baciarti tutto il collo,a infilarti la mano fra le cosce farla salire senza fermarsi,col desiderio sempre pronto per riempirti ovunque...Un uomo che non viva l'orgasmo come fosse un traguardo,ma come base di partenza per spremere da Tela lussuria sfrenata che ti agita dentro, per farti sentire quella che sei in certi momenti, uno che ti prenda e strapazzi per trascinarti altrove...e poi ti lasci sul letto travolta e stravolta, come una zattera in mezzo all'oceano dopo la tempesta.Sei troppo femmina per un maschio qualsiasi...Tu non meriti un bravo ragazzo, sarebbe uno spreco...
Riccardo Tango Alfieri -
@jojojoshouse
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SPERANZA / ARMONIA / AUTENTICITÀ / FIDUCIA / GENEROSITÀ
Una giovane donna, dai lineamenti delicati, versa nello stagno ai suoi piedi del liquido che esce da due anfore. Sul suo capo otto Stelle di cui una è più grande e rappresenta la "Stella del mattino", quella che annuncia la Luce.
La Stella incarna una realtà superiore che prende l'apparenza dell'umano, rivela la fede nell'uguaglianza delle cose: "come sopra, come sotto". Le stelle non fanno differenze quando brillano, e le preghiere che a loro rivolgiamo si riassumono nel desiderio di ognuna di svegliarsi più felice, di provarci ancora, di ritornare a un luogo iscritto in noi stesse come a quel destino ancora da compiersi di cui intravediamo la forma. Il destino futuro infatti non è l'emancipazione o la fuga dal luogo dove siamo, ma la pacificazione con esso; ovunque decidiamo di risiedere e sperare, l'Arcano esprime la ricongiunzione del mondo personale con l'universale. Con la sua luce illumina la via per l'abitabile. Come la Stella scende anche noi possiamo salire a lei: dobbiamo salire fino a lei per ricordare chi siamo.
QUAL È IL MIO POSTO NEL MONDO?
CHE COSA DEVO COLTIVARE?
IN QUALI ATTIVITÀ DEVO IMPIEGARE LE MIE ENERGIE?
COME POSSO CREARE ARMONIA DENTRO E FUORI DI ME?
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Qui, dove la sola presenza rende i nostri corpi al destino più imperfetto ma più vero, ci tuffiamo senza riserve in una carnalità di un’intensità senza pari, senza argini; gratuita, libera, non programmabile, dove il soverchiare di ogni limite estremo, di ogni oscenità e ogni indicibile da vita ad un desiderio assoluto, facinoroso, invadente, che viene copioso su tutte le parole radendo al suolo ogni stigma o censura. Un volersi maiuscolo che si porta dietro tutti i sensi e i sessi possibili, fino allo spasimo, senza sconti, brutale. Una tempesta in cui ci si assolve da tutte le nostre tumescenze e depravazioni, un’ostensione ingovernabile e continua di organi pulsanti, dove solo la tua fica, la tua bocca e il tuo culo trasformano e fissano la mia interpretazione del mondo nel loro aprirsi ingordi al mio volere, alla mia lingua, alle mie mani, al mio cazzo. Ora vorrei strusciarlo così com’è, pieno di sangue, lungo tutto il tuo corpo, su tutto il tuo viso; carezzarti codeste cosce nude con tutta l'indecenza che ci appartiene, insinuare la mano fino a raggiungere il fondo della tua fica per sentire il rumore che ha l’universo, un colabrodo di luce cagliata che mi urla tutta la meraviglia oscena del tuo bisogno, un cosmo liquido che esplodi violenta su questa carne dura, una pozza d’orgasmi pisciati su queste lenzuola, che racconta tutto il tuo feroce abbandono e la mia morte più nuda.
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OMANLUXURY - OUD AQUILARIA - Main Collection - Eau de Parfum -
Imagination is more important than knowledge. For knowledge is limited, whereas imagination embrace the entire world, stimulating progress, giving birth to evolution. The true sign of intelligence is not knowledge but imagination. Logic will get you from A to B. Imagination will take you everywhere.
This is it. The primary mission of Oud Aquilaria, push imagination beyond limits. This masterpiece is welcoming you in the enchanting dimension of unique notes, masterfully blended to fulfill senses in the most luxurious memorable way. Imagine.
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Oud Aquilaria di OmanLuxury è l’essenza del desiderio che accende l’immaginazione, il luogo dove vorresti essere, l’orizzonte che amerai scrutare tra dune e boschi di Aquilaria, un opulento rituale iniziatico che sollecita i sensi a riconoscere e preservare nel tempo il valore della bellezza.
Luce d’oro liquido per questo oud sofisticato e misterioso che Dominique Ropion racchiude in uno scenario olfattivo di rara complessità e armonia.
Dinamico l’incipit che lascia emergere i toni aromatici di pepe rosa e rosmarino aprendo lentamente alla gloriosa stratificazione di un accordo floral green con una raffinata rosa damascena sporcata da un hint vegetale fruttato di mela verde, da mordere con zelo.
Intrepido accostamento che rivela un’energia ammaliante di eleganza superior standard concessa senza parsimonia per, chiaro a dirsi, provocare dipendenza.
Semplice e inevitabile poi cedere alla lusinga di questo magnifico oud, magnetico e senza eccessi, caldo e generoso di squisite variazioni olfattive boisé balmy smokey, infine accolto e sublimato nell’ampio manto di ambra e patchouli.
Capolavoro. E molti concordano.
Creata da Dominique Ropion.
Eau de Parfum 100 ml. Online qui
©thebeautycove @igbeautycove
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-Dimmi che è per me!
Dimmi che tra quelle righe mi cercavi per incontrarmi.
Dimmi che sono io, tra le tue carezze i gemiti descritti e implorami di parlarti attraverso le parole audaci e schiette.
- Dimmi che è per me!
Che tu sia affamato del desiderio, come viva è la ricerca del noi.
Per me quella penombra densa di piacere, per me la brama pura d cui parli.
Cercami avido dei miei sospiri, premi sul petto per la voglia entrare.
Che sia per me.
Che sia per te!
Dove la sete non si placa, dove sgorga liquido il sublime.
Noi.
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Sei la persona che è stata ufficialmente designata per scrivere il "MESSAGGIO nella bottiglia", non quello classico del naufrago sull'isola deserta, bensì quello concepito dall'essere umano e diretto agli altri abitanti del sistema solare.
Devi spiegare cos'è la Terra e com'è l'uomo, ciò che veramente noi siamo, perché dovrebbero venire a trovarci o non piuttosto evitarci come la peste.
Un discorso fiume, o anche poche, significative parole. Come ritieni più opportuno. Grazie a nome del pianeta.
Benritrovato, Viaggiatore.
Tu non conservi memoria di me e nemmeno io di te ma entrambi veniamo da un luogo distante nello spazio e nel tempo, dove lo spazio e il tempo, allora, non avevano significato.
Ci siamo mossi lungo un palcoscenico di desiderio di conoscenza e di connessione, calpestato da individui che oggi non sono più e su cui noi lasceremo spazio a coloro che non sono ancora.
Chissà se il ciclo delle stagioni del tuo pianeta vi restituisca la metafora della nascita, della crescita e della dissoluzione o se luce e tenebra vi risveglino nel cuore le stesse gioie e gli stessi timori di noi abitanti del pianeta Terra.
Cosa posso dirti di questo nostro pallido puntino blu perso nell'avvolgente buio cosmico?
Su di esso, per un breve respiro dell'universo, sono state racchiuse tutte le speranze di ogni madre e di ogni padre che hanno osservato i piccoli passi tremanti dei loro figli, tutti gli amori appassionati e le guerre sanguinose in nome di un dio o di un ideale oramai dimenticati.
Se tu sommassi la voce urlata di ogni proclama, di ogni grido di battaglia, dichiarazione di fedeltà, movimento di odio, giubilo o pianto, essi verrebbero inghiottiti dal nulla che separa il nostro e il tuo tutto.
Eppure noi siamo la somma millenaria di morte e rinascita, sempre pronti a conoscere e connetterci, non appena la paura dell'ignoto viene dissolta.
Stai forse tentando di analizzare la fiala di liquido trasparente che era nella capsula di stasi insieme a questo messaggio?
Ti risparmio la fatica. È acqua.
Quello è stato l'inizio di noi esseri umani e in essa ci siamo mossi e siamo cresciuti finché non l'abbiamo abbandonata, ma mai del tutto.
Quell'acqua racchiude la memoria della siccità, la paura della tempesta, l'ardore di chi l'ha solcata e la tristezza di chi ha visto il proprio sangue diluirvisi. Ma racchiude anche la gioia del primo raccolto, il fresco di una baia sicura e la pioggia lasciata fuori.
Tu stai tenendo in mano il cuore pulsante di tutta la razza umana.
Non analizzarla... non servirebbe a conoscerci.
Ma vieni, o Viaggiatore, e scopri coi tuoi occhi come su questo pallido puntino blu la nostra capacità di distruggere è forse grande e rumorosa ma mai potente come il nostro desiderio di creare, conoscere e condividere.
Ti aspettiamo.
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Mi parla e sono subito sua
Egli sussurra al mio orecchio, ma le sue parole arrivano dritte al mio cuore. Il mio cervello si schiude: tutte le mie attenzioni sono solo per lui. Completamente in balia della sua mente e delle sue mani. Potrebbe farmi fare ciò che vuole. Qualsiasi cosa. Mi dice che mi cerca di continuo nel letto, che mi desidera, che sono bella, bellissima e che quando mi vede non vuole altro che leccarmi la fica, gustare il mio miele, farmi venire per poi delicatamente ma inesorabilmente sfondarmi con il suo bellissimo cazzo in tutti i modi possibili. Mi dice che tutto il giorno pensa solo a riempirmi del suo seme. E allora io vado proprio fuori di testa.
Quando inizia a parlare così, che siamo soli o in pubblico, le mie gambe tremano e il mio corpo si predispone all'amore. Fremo dal desiderio. Se siamo soli, le mie mani in automatico iniziano a togliere i miei vestiti, ma più spesso mi lascio spogliare da lui, perché facendolo dice che da vicino sente il mio odore naturale liberarsi, cosa che per lui è un afrodisiaco puro. E allora non ragiono proprio più; gli afferro l'uccello perché ne sento il bisogno. Glielo bacio, lo strofino sul mio viso e poi me lo infilo tutto in bocca. Voglio che goda dentro di me, che sia felice e che si senta sempre più legato a me. Mi piace sentirne i gemiti, accarezzargli il petto coperto di peli.
E poi gli appoggio una mano sulle natiche, per infilargli d'improvviso il medio nell'ano: quando lo faccio, lui dapprima lo contrae, finto sorpreso, poi si rilassa, mi dà una strattonata ai capelli e allora io glielo infilo sino in fondo. Lui agevola la penetrazione e si muove in sincrono. Poi però prende il controllo, si sfila e mi scopa. Però a volte preferisce venire così e io già pregusto la punizione: mi prende, mi sbatte sul letto e mi entra nel culo senza delicatezze. Mi fa male, io urlo di vero dolore. Piango, solo per poi godere come una pazza e allargarmi ancora di più. Lo voglio tutto dentro infoiato e lo stuzzico. Con frasi di sfida, tipo: “è tutto qui quello che sai fare?” e lui allora diventa un vero animale.
So che per la prossima ora sarò soltanto la sua esclusiva femmina da monta e lui mi scopa in modo duro, teso solo a godere del suo potere totale sul mio corpo. Niente frasi dolci. Alla fine, sfinito, dice che mi adora, che una donna così non l'ha avuta mai. Che sono una vera troia dentro. Allora io sorridendo inizio a baciargli il petto e scendo, scendo sino a prenderlo di nuovo in bocca per succhiarne le ultime preziose gocce. Lui mi lascia fare, perché già pregusta il cappuccino che gli porterò subito dopo, se è mattina. Altrimenti un bicchiere di vino o magari un succo di frutta, oppure un caffè. Ciò che lui desidera.
Ed è allora che c'è il meglio del nostro rapporto: gli porgo la tazza, ma rapida intingo un capezzolo nel liquido e glielo offro, da sua schiava umile e fedele. Lui lo succhia appassionatamente e poi mi dà uno schiaffo sul culo, per rimarcare il territorio. Finito il cappuccino o il caffè, mi attira a sé delicatamente: fa camminare le sue dita tra le mie natiche e poi un po’ più su sulla schiena, su quella che lui chiama “la mia intima, dolce piazzetta privata.” Io lo adoro, non potrei fare a meno di lui; lo bacio sempre con trasporto. Poi, ancora piena di lui ma contenta, scappo a farmi una doccia.
RDA
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PENSIERI DI PRIMAVERA
L’AMORE
Ognuno lo legge in modo diverso, perché altra spiegazione non sa dare al suo ridere di spore, ai bruschi abbassamenti di temperatura, ai movimenti del fascino e dell’ignoto. Amare è come essere dentro una bolla d’aria, è come sopravvivere ad una immersione prolungata, riuscire a diventare bersaglio, come mordere una mela vistosamente colorata, in un estremo labirinto per liberarlo dal piacere, così da sussultare e agonizzare, accarezzandosi il corpo con la calma di una costellazione. L’amore è come uno stregone indiano,che ad un’ora imprecisata, in un giorno che non so, in un luogo che non conosco, certe volte o forse mai, ci chiamerà a raggiungerlo, approfittando del tempo di un mare tranquillo, o sotto la pioggia battente o dentro il vortice di un uragano. Spenderà il suo buon calore, disegnerà teli sgombri di presenze, forse seduto nella panca intiepidita dal sole autunnale, dove si stamperà il primo bacio, a succhiare sotterranee solitudini della vena cava. Sarà l’odore che si porta addosso, perché le piace appuntarsi fiori nei capelli e zuccherarsi le labbra di rossetto, nel rosso succo delle fragole, nel suo comodo nascondiglio, tra i capricci del vento dove si affollano i sogni e i desideri.
O se ne starà a bruciare accovacciato davanti al fuoco, aggrappato mani e piedi al cordame, ebbro d’aria e di vento, aspettando di ridisegnare i contorni del mondo, nell’arco di una piazza piena di fortezze dove mancano i tavolini all’aperto. Camminerà a passi brevi, nel disincanto della sera, come un musicante ubriaco, drogato dalla nafta degli scappamenti e dal luccichio delle auto in corsa, a disseppellire granchi nei deserti dove niente può turbare le nostre attese e circonderà ingorghi di nuvole, parole pronunciate senza convinzione, nel disordine inafferrabile delle gambe delle donne, con quel senso confuso di mancata intimità.
Lo si memorizzerà per assorbimento, come un impercettibile liquido, soffocato dal minimo rumore, dal prolungarsi della sua caduta o della sua vittoria e si guarderò intorno, consunto e leggero, quasi pietrificato dal sapore della melanconia, dal silenzio seppellito nell’abbandono, con il suo desiderio unico e inconsueto, a deporre i gioielli della felicità, in un groviglio di pensieri che si trasformano e strascicati illuminano le ultime voci remote di ogni attimo trascorso. Faccia a faccia con la tonda luna, mentre la poesia lo morde e lo sublima, il colore gli accarezza gli occhi e fiorisce in bocca, la musica le strugge l’anima e scoppia di desiderio e di passione sulla mia giubba scolorita. Cosa lo può distogliere dal nascere e dal morire, nella spossatezza del creato, tra la folla dai volti ignoti, nei delicati frammenti del cuore, nell’attorcigliarsi di nuovi e prossimi incontri, di anime candide che si stupiranno di esistere, negli assolati pomeriggi d’estate, nell’immobilità del mare, appassionandosi ancor di più, governando senza raggiungere nessun luogo, in attesa di quella brezza tiepida che tornerà a consumarlo-
Oggi lo ritrovo seduto in una stanza terremotata, nella nebbia bassa della terra, declinante di luce, dove cade l’antica abitudine serale, ancora un po’ smarrito, tra i soprabiti scambiati e subito ripresi, quasi che non si potesse più pronunciare il suo nome, smarrito nei vicoli che si ingolfano di memoria, nell’ingratitudine azzurra, nel sospiro e nel pianto, a non aver voglia di coricarsi con nessuno, perso nella tramontana che sgretola le siepi, nell’immobilità del mutamento. Quasi lo avessero bandito, con tutte quelle promesse che ora occupano il suo posto, nel dondolio degli steli umidi di pioggia. E’ stato tradito, più volte calpestato e ingannato, nella dimensione dei torrenti in piena, travolto dagli scandali, in questa ressa del cuore dove tutto è permesso, dove sfuma invisibile il cielo, tra quei caseggiati dove si chiude l’esistenza, decifrando il desolante possesso, a smascherare la cattiveria degli uomini, nel freddo dato dalla tristezza, nell’umile corruzione dell’orgasmo.
Ma l’amore, anche se risulta una mossa sfocata, nelle labbra che sono laghi, tra i flaconi vuoti, nello sguardo delicato tra i rifiuti, saprà risorgere, con tutta la forza dei suoi denti saprà mordere, ripetere i suoi schiocchi di frusta. Saprà rinnovarsi in quel qualcosa che spesso ci sfugge, nell’incrinatura dell’aria incerta e tra i segni indelebili che lo ammantano, impresso in uno zampillo di pellicola, come un guerriero pronto alla battaglia, scivolando leggero sulle molli flottiglie di passanti, con in mano il petalo di una rosa, così come lo abbiamo sempre sognato, unico e raro, a cercare un’anima dove riflettersi, nel senso perfetto che deterge il sudore, schermato l’obiettivo, se ne andrà a spasso in bicicletta, tra le nostre forme contorte, quasi ad indagare dove lo porterà l’umanità, con quella goccia sua che è fulgore del diamante.
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Sotto le lenzuola calde riapro gli occhi ed è mattino. Un braccio sopra il mio seno mi impedisce di respirare normalmente. Sento caldo e freddo all'unisono. Scendo dal letto nuda e mi dirigo verso quella che spero sia la cucina. Il caffè mi dovrebbe svegliare, mettere in moto i miei sensi messi a repentaglio dalla droga che di notte riscalda la mia pelle perennemente fredda. Guardo le sue mani prima di allontanarmi dal letto sfatto, i capelli lunghi sparsi sul cuscino rosso. La schiena possente invade il mio sguardo e bramo il suo tocco. Cammino lenta verso la cucina e accendo il caffè, nuda, cerco lo zucchero che non metto mai, ma che mi piace tenere sul ripiano della cucina. Casa mia o sua. Non fa più differenza. Due mani circondano il mio corpo nudo e qualcosa di caldo riscalda ciò che resta di me. Attorciglia i miei capelli lunghi intorno al suo polso e tira all'indietro mentre con il cazzo duro inizia a sprofondare dentro di me. Mi pervade con ciò che compone lui. Il suo profumo sparso per la stanza che si mescola al mio. Le sue labbra cercano le mie, ma trovano la barriera della mia spalla. Bacia i pezzi di carne bianca e a morsi risale lungo il mio collo. Incontro il suo sguardo e mi perdo, il scuro di uno sguardo indistruttibile. Chi sei? Raccontami di te. Possiedimi. La cintura nera viene avvolta intorno ai miei polsi, sono vittima e lui carnefice, spezzami, usami e poi lasciami sul pavimento freddo a ricompormi. La mia guancia sul freddo marmo del ripiano, contrasto tra la mia pelle bianca e il nero dei mobili, il freddo mi pervade e lo sento completamente dentro di me. Lascia lividi scuri intorno alle mie braccia, il collo e le gambe stanche. Sento il suo desiderio crescere insieme al mio e ansimo mentre i nostri respiri si confondono e diventano un tutt'uno. Chiudo gli occhi e mi abbandono a lui, il mio padrone, mio unico dio che mi fa raggiungere ciò a me sconosciuto. Mi mordo le labbra mentre lui forte mi possiede, mi guida verso il nostro piacere che invaderà il nostro corpo e ci farà urlare in una mattinata fredda di novembre. Riapro gli occhi mentre mi guida verso il letto. Le braccia restano legate, la schiena inarcata, i seni toccano leggermente il cuscino rosso scuro come il sangue che ci scorre nelle vene ed è forse questa la vita o la felicità? Si appoggia alla mia schiena mentre viene sussurrando il mio nome e per un momento il dubbio che non l'abbia nemmeno pronunciato che fosse solo nella mia fantasia mi invade. Riapro gli occhi ed il liquido caldo inizia a scorrermi tra le gambe lunghe che tanto ama e mi lascio cadere sulla pancia. Lui sopra di me, dentro di me, con me.
Tu sei vita, resta.
Ti addormenti accanto a me stringendomi forte verso di te che sei bollente. Mi acculo contro il tuo petto ascoltando in silenzio il tuo battito cardiaco ormai regolare, poggio il palmo con le unghie lunghe sopra il tuo cuore e resto in attesa di un tuo risveglio e di un nuovo inizio. Mi salvi, mi ammazzi, mi hai. Forse ti amo, forse ti odio e non te lo so dire, te lo posso sussurrare mentre con gli occhi chiusi resti in attesa del riposo totale. 'Ti amo' e non te lo dico per paura. Proteggimi, tienimi. Cerco di sottrarmi al tuo abbraccio, alla tua presa ferrea, fallendo. La tua presa resta ferma, decisa, tienimi. Mi tremano le mani e alla disperata ricerca del sonno conficco le unghie nella tua pelle, mi attacco, mi aggrappo a te. Non ti lascio, non lasciarmi. Al risveglio un altro momento d'amore. Nostro. Ora dormi, che dormo anch'io.
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rivoluzione desiderante
il 23 settembre 1977, a Bologna, ebbe inizio una grande manifestazione contro la repressione. Il termine era assurdamente proprio quello: repressione. Erano presenti Deleuze e Guattari, che, con L'Antiedipo, avevano rilanciato l'idea di una rivoluzione desiderante. Ma col senno di poi si potrà ritenere che abbiamo avuto a che fare piuttosto con quella che, profeticamente, Marcuse aveva battezzato "desublimazione repressiva". Il punto teorico è molto semplice: il desiderio è sicuramente un fattore politico, ma non è minimamente detto che sia rivoluzionario, potrebbe benissimo rivelarsi arci-reazionario, contribuendo alla creazione e all'accettazione di una servitù volontaria a un sovrano che non si presenta come un capo militare, bensì come un seduttore, anche in questo caso appropriandosi in modo perverso e polimorfo dello slogan Make love not war.
Da tutto questo emerge un insegnamento o meglio un caveat circa la realizzazione perversa delle utopie. Come il sapere assoluto si è realizzato in modo distorto nella società della comunicazione, così il sogno di una rivoluzione desiderante si è realizzato nella società iper-amministrata.
Perché indubbiamente l'estrema liquidità e mobilità che si presentano come il tratto caratteristico del postmoderno emancipano dai vecchi ruoli e fanno crollare le vecchie rendite di posizione. Al tempo stesso, però, ciò che prende il posto delle antiche solidità è liquido ma non leggero, e ha insomma la forma della "microfisica del potere" di cui ha parlato Foucault: in parole povere, non dobbiamo più rispondere a un padrone solo, ma a tantissimi, il che non necessariamente è un vantaggio. E la mobilità ricorda -invece che il mondo vagheggiato da Marx ed Engels nella Ideologia tedesca, in cui è possibile "la mattina andare a caccia, il pomeriggio a pescare, la sera allevare bestiame, dopo pranzo criticare, così come mi vien voglia" - proprio l'universo blindato e meccanizzato prospettato in tutt'altri tempi da Jünger con l'idea di una mobilitazione totale, in cui dalla mattina alla sera (e in effetti nell'arco di tutte le ventiquattr'ore, d'accordo con gli imperativi della globalizzazione) si è a disposizione delle ingiunzioni che ci vengono dagli schermi dei nostri telefonini, tablet, computer.
Questo però non era lo spirito del '77. Allora l'idea era piuttosto che Freud aveva riconosciuto il potere della repressione, ma in fondo lo aveva condiviso, e che bisognava spingersi avanti, anche con l'aiuto di Nietzsche e di Marx, e portare la libertà agli uomini attraverso un al di là del soggetto che è anche una discesa alle Madri (come cantava De Andrè? "Libertà l'ho vista svegliarsi/ ogni volta che ho suonato,/ per un fruscio di ragazze/ a un ballo, / per un compagno ubriaco"). E' con questo cadere che Rilke chiude le Elegie duinesi:
E noi che pensiamo la felicità
come un'ascesa, ne avremmo l'emozione
quasi sconcertante
di quando cosa ch'era felice, cade.
-M.Ferraris (Spettri di Nietzsche)
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Carponi, cominciò a strusciarsi alle mie gambe.
Gli occhi supplicanti per una carezza, avvertivo la sua sete, il languore che la divorava senza darle tregua.
Seduto sul letto, godevo di queste sue voglie che parevano aumentare a ogni contatto tra il suo corpo semi nudo e il mio ancora vestito.
Sarebbe bastata una carezza o un cenno, ma volevo prolungare quel gioco e l'attesa, perdermi fra i suoi occhi, fra le sue curve, sulle sue labbra palpitanti.
Cresceva in me l'insano desiderio di vederla bere, avrei voluto osservarla a dissetarsi di liquido bianco da una ciotola, osservare mentre le colava sul mento, sul collo, fra i seni.
Erano meravigliose e sconvolgenti le sue movenze da gatta al primo calore.
Le accarezzai il mento con il dorso della mano e lei prese a leccarlo, con quella devozione che conduce all'estasi.
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Ma vi siete mai chiesti cos'è il caffè?
Il caffè è una scusa.
Una scusa per dire ad un amico che gli vuoi bene.
Quando un cristiano sente il desiderio di prendere un caffè, non è perché vuole bere un caffè, ma perché ha avvertito il bisogno di entrare di nuovo in contatto con l'umanità,
e quindi deve interrompere il lavoro che sta facendo, invitare uno o più colleghi ad andare
a prendersi il caffè insieme, camminare al sole fino al bar preferito, vincere una piccola gara con annessa colluttazione per chi offre i suddetti caffè, fare un complimento alla cassiera, due chiacchiere sportive con il barista ed il tutto senza dare alcuna istruzione sul tipo di caffè preferito, dal momento che un vero barista deve già conoscere il gusto del suo cliente.
Tutto ciò è rito, è religione, e lei non me lo può sostituire con una macchinetta che da una parte si ingoia le cento lire e dall'altra mi versa un liquido anonimo e inodore!
Luciano De Crescenzo
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Luca ha cucinato per me del sugo piccante ed abbiamo cenato sui comodini della camera da letto debitamente apparecchiati, circondati da candele, seduti scomodi sul pavimento. Ha scartato il mio regalo (concime liquido, una maglietta) ed ha letto la poesiola che lo accompagnava su un uomo di Treviglio (BG) che non aveva la morosa ma tanto gli bruciava dentro il desiderio d'averne una da indossare mutandine rosa e reggiseno per poi guardarsi allo specchio con l'uccello in mano. L'uomo si scopre incinta e partorisce un coyote che gli bruca i peli del petto e gli lecca la faccia, gli morde le braccia. Insieme giocano a rincorrersi nelle cloache della città.
Ho letto questa poesia ed ho pensato "È amore" e, malgrado io abbia dovuto modificare il testo così da far allineare geograficamente le somiglianze e togliere il sottotesto incestuoso 😳😳, è il mio amore per L nello specifico.
È qualcosa che ho covato dentro e sul cui aspetto non ho controllo, che voglio sudicio e libero e sporco.
Ci siamo baciati moltissimo con una playlist romantica in sottofondo e c'è stato un momento in cui ci siamo guardati sottecchi cercando di smettere di sorridere. L'ho trovato molto bello con su i baffi lasciati dalla panna del White Russian.
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Negli occhi tuoi
ho visto abissi
non di buio, ma di fuoco
braci che chiamano la mia pelle
a bruciare lenta
a consumarsi nel desiderio.
Sono mondi
luoghi dove il tempo si curva
dove il respiro si fa liquido
e ogni sguardo è un tocco invisibile
che percorre il corpo.
Chiudili, quei mondi
ma tienimi prigioniera del loro riflesso.
Lascia che io li viva
non come un ricordo
ma come un presente eterno
che ci lega
pelle a pelle
sussurro a sussurro.
©Consiglia
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