#lezioni di piano
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A Jane Campion il Pardo d’Onore Manor della 77esima edizione del Festival
Il Pardo d’Onore Manor del Locarno Film Festival, dedicato alle eccellenze del cinema, andrà quest’anno a Jane Campion, regista e sceneggiatrice neozelandese di fama internazionale. La premiazione avverrà la sera del 16 agosto. Per l’occasione, il Festival presenterà due tra le sue opere più acclamate, scelte dalla stessa regista: An Angel at My Table (Un angelo alla mia tavola, 1990) e The…
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al momento sto seguendo due laboratori un progetto quattro corsi e un tirocinio sono al limite delle mie energie ma non posso rinunciare a niente perché sono tutte cose che mi piacciono e poi ho preso l'impegno e non posso neanche più tornare indietro
#ah e in più insegno da volontaria due ore la settimana. che giusto avevo tanto tempo a disposizione#però tirocinio domani ho l'ultima lezione con gli erasmus e poi lunedì mattina mi sparo 5 ore e ho finito#laboratorio 2 è da presentare settimana prossima quindi è quasi finito. la piaga è laboratorio 1 che non finisce più però sono in gruppo#con delle ragazze strabrave quindi se mi perdo mi recuperano loro e io sto facendo giusto lo stretto indispensabile#le lezioni stanno pian piano diminuendo#il vero casino sarà organizzarmi per la sessione#il progetto boh qua siamo allo sbaraglio perché decidiamo una cos le prof di riferimento sono tutte d'accordo finché non se ne esce una e#ci ridefinisce i parametri della ricerca 🙃 e quindi boh chi lo sa se riusciremo a fare quello che dobbiamo fare nel pochissimo tempo#a nostra disposizione. io veramente non ho mollato solo perché 1. mi piace ciò che vogliamo fare e 2. ci pagano il viaggio a Barcellona
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Nomen non omen
Il mio piano di studi universitario - mi sono laureato con il vecchio ordinamento - prevedeva cinque esami per anno. Cinque il primo anno. Cinque il secondo anno. Cinque il terzo anno. Cinque il quarto anno. Il primo anno non sapevo cosa cazzo mettere come quinto esame. Così ho ripiegato su una materia tappabuchi: Civiltà greca. Io, che non avevo mai studiato greco in vita mia. Ma non mi sono trovato male. Di greco abbiamo fatto giusto la trascrizione dell'alfabeto. E come testo abbiamo portato all'esame il De brevitate vitae di Lucio Anneo Seneca, filosofo spagnolo che - è risaputo - scriveva sostanzialmente in latino. Le lezioni erano abbastanza tristi. Eravamo quasi sempre in tre o quattro. All'esame ho preso trenta. Dev'essere stato allora che ho compreso appieno una grande verità. Spesso a un nome non corrisponde per nulla l'oggetto menzionato nel nome stesso. Soprattutto quando si tratta di istituzioni.
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“Ti presterò un cane, te lo presterò per un tempo già stabilito ” mi sussurò una voce.
Lo amerai in vita e piangerai la sua morte.
Resterà con te per 12 o 14 anni , forse per molto più o forse per molto meno.
Lo farai? Ti prenderai cura di lui finchè non tornerò a prenderlo?
Farà cose che ti lasceranno a bocca aperta e del tempo che resterà con te si riempiranno i ricordi che alleggeriranno la sua perdita, quando sarà.
Non potrà rimanere per sempre perchè tutto cio che è terrestre è destinato a finire.
Ci sono lezioni che voglio che impari questo cane e per questo ho cercato in tutto il mondo un maestro per lui, ho scelto te.
Ripagherai il mio sforzo donandogli tutto il tuo amore?
Sarai in grado di non odiare la vita e il mondo intero quando me lo verrò a riprendere?
Risposi:
Si, sono pronto e saprò amarlo , la gioia e la tenerezza di cui mi riempirà la vita saranno in grado di colmare il dolore della perdita
quando lo vorrai di nuovo con te , di questo sempre gli sarò grato.
Spero che tu venga molto tardi, ma quando sarà, saprò capire.
Se attraverso il mio amore sarò riuscito a soddisfare il tuo piano per lui, allora aiutami ad essere forte quando piangerò mentre lo porti via.
E ricordandolo capirò che quello che ha imparato da qualcuno, sono io…
Dedicato a tutte le persone a cui lo stai venendo a prendere.
"Se passate del tempo con gli animali, correte il rischio di diventare una persona migliore"
Oscar Wilde.
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Lei è...
...una strana creatura e la sua musica è strana: cambia a seconda dell'umore.
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JANE CAMPION - Lezioni di Piano
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Conoscete la storia del "tempo che passa", vero?
Già. L'avrete sentito dire a tantissime persone, anche voi l'avrete detto molte volte.
Il tempo passa, anzi scorre fra le nostre dita e spesso non ce ne accorgiamo. Impegnati a vivere gli attimi della vita che, se sommati, formano il tempo.
Vivere, già... bisogna avere anche una buona dose di fortuna per vivere; diversamente si sopravvive.
"Il tempo passa" e lo sappiamo tutti, ma arrivano dei momenti nella vita in cui effettivamente ce ne accorgiamo. Ci rendiamo conto che il tempo è passato, come se tutto d'un tratto ci svegliassimo da un torpore. Come se ci fossimo assopiti sul treno, durante un viaggio, svegliandoci di soprassalto al sentire un voce gracchiante da un altoparlante di una stazione.
In questi giorni intensi ho avuto delle concrete prese di coscienza del tempo che passa.
Figli. Questo mese di settembre sono riprese le scuole, ho visto i ragazzi per le vie della città con i loro zainetti e cartellette avviarsi in lunghe file verso le proprie scuole. Ho visto genitori accompagnare i bambini con i loro piccoli zainetti verso le scuole dell'infanzia o di primo grado.
Così mentre li osservavo ho pensato ai miei figli. All'autonomia che hanno i ragazzi universitari.
Non hanno più bisogno di me, dei passaggi o dei trasporti. Dei colloqui con i docenti e delle presenze nello studio.
Santo cielo, sono uomini che si organizzano e hanno appuntamenti di studio e corsi, e lezioni.
Di pranzi o cene con gli amici, di viaggi nel fine settimana e di discussioni e pensieri. Hanno sempre fretta, come se avessero un cronometro messo nel cervello.
Vorrei dire ogni tanto a ognuno di loro: "Riposati"; poi penso a quando li esortavo a studiare e non "perdere tempo".
Ma il tempo non si perde, esso scorre. Sta a noi decidere se viverlo appieno o lasciarlo scivolare inerti.
Madre. Che la tua ragione sta sfumando, non averne a male se ti ho portato in un posto dove ti aiuteranno. Spero di riportarti presto a casa, per vederti ancora tra i tuoi ricordi e le cose a te care. Sistemo casa tua e vedo le foto in bianco e nero o con quei colori anni ottanta. Quante volte le ho viste, ma con la tua presenza andavano in secondo piano. Ora nel silenzio dell'assenza pesano come pietre miliari, segnando la strada del tempo passato.
Il tempo passa. Venticinque anni sono passati dalla sepoltura di mio padre. In questi giorni è stato riesumato.
Mio padre, non ha mai mollato nella vita. Testa bassa e lavoro, fino allo stremo.
Solo un cancro lo ha sconfitto prematuramente.
Così ho assistito alla sua esumazione, pensavano di trovare ossa i necrofori. Ma lo avevano assicurato per la loro esperienza nel settore: "Deve sapere che dopo venticinque anni saranno solo ossa"; mi hanno detto.
Mio padre invece non si è consumato, ha resistito.
Ho avuto pietà per quei resti umani, ho avuto pietà per me che sono restato umano.
Ho sussurrato "Scusa", a quei resti. Perché di scuse ne avevo tante da porgere a mio padre, usando la mia bocca. Perché di scuse me ne doveva anche lui, con la sua bocca.
Così in questi giorni mi sono svegliato a una stazione, a bordo di un vagone, per via di una voce gracchiante dal profondo della mia anima. Sono risvegli duri, che ti lasciano un po' stordito, con quel malessere diffuso.
Il tempo passa e lo sa solo il cielo di quanto ne ho sprecato.
Mi domando se riuscirò, per quanto mi rimarrà di vivere, di sentirmi completato. Ma poi penso al fatto che, ognuno di noi, ha più tempo che vita.
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Storia Di Musica #311 - Emily Remler, East To Wes, 1988
Il filo che lega le storie di musica di Febbraio me lo ha dato la radio: qualche giorno fa in un programma mattutino di Virgin Radio, alla domanda della presentatrice "cosa vorresti fare per diventare famoso?" una ascoltatrice ha risposto "vorrei diventare una virtuosa della chitarra, perchè non ve ne sono di famose". La presentatrice ha ribattuto che non era affatto vero, ma l'unico nome che le venne in mente al momento è quello di Sister Rosetta Tharpe, cantante e chitarrista statunitense, pioniera della musica gospel e conosciuta anche con il nomignolo di Madrina del Rock'n'Roll: sulle qualità storiche e tecniche di Rosetta Tharpe niente da dire, ma non è tra i primi nomi che vengono in mente pensando alla chitarra rock in generale. Il mio spirito da piccolo filologo musicale tende a dire che l'ascoltatrice avesse ragione, cioè che vi sono pochissime chitarriste famose, che allo stesso tempo non vuol dire che non vi siano state straordinarie chitarriste nella storia della musica. Per questo, ricordando che in questa rubrica già si è parlato di chitarriste (la sublime Joni Mitchell, le Runaways di Joan Jett e Lita Ford tra le altre), le storie di musica di questo mese verteranno su grandiose chitarriste.
Per iniziare ho scelto una storia emblematica di uno dei problemi di essere musiciste in un mondo, quello della musica pop, che è sempre stato per lo più maschilista: "Così tanti leader di gruppi mi hanno detto in faccia che non potevano assumermi perché ero una donna", lo diceva, in una intervista al magazine People nel 1982 una grandiosa musicista, Emily Remler. Originaria del New Jersey, la sua vita cambia quando ha 10 anni: al fratello maggiore venne regalata una chitarra, una Gibson Es 330 rossa, che Emily ogni tanto strimpellava. Si capì subito che riusciva a memorizzare i suoni e le veniva naturale suonarla, tanto che anni dopo fu ammessa al prestigioso Berklee College of Music di Boston, che è la scuola di musica più grande del mondo, i cui illustri ex alunni hanno vinto oltre 300 Grammy Awards. Si diploma a 18 anni, si appassiona al jazz e inizia a suonare nei locali. Nel 1978 va a New Orleans, dà lezioni, suona in pubblico in ogni occasione che trova, si mette deliberatamente in situazioni che la spingono a dare il massimo e a migliorarsi. Fa di tutto per incontrare quanti più musicisti può. Tra questi, nel 1978, incrocia Herb Ellis, che diventerà il suo mentore (gli dedicherà un bellissimo brano, di chitarra solo, di cui parlerò tra poco). Grazie a lui inizia ad essere una richiestissima sessionista, pubblica il primo disco da solista, Firefly del 1981 (in copertina una sua splendida foto con la chitarra rossa del fratello, strumento che non abbandonerà mai), partecipa alle musiche di un grande musical, Sophisticated Ladies, con le musiche di Duke Ellington e tra le cose più belle che vive c'è la sua partecipazione ai tour di Astrud Gilberto che le aprono le porte delle musiche sudamericane e caraibiche. Nel 1981 sposa il pianista Monty Alexander, con il quale farà un favoloso tour insieme prima di divorziare nel 1984. Remler è una grandiosa musicista, con un senso innato del tempo e della ritmica, e ha un carattere forte e lucido: nella stessa intervista a People disse "Posso sembrare una ragazzina carina del New Jersey. Ma dentro sono un uomo nero ben piazzato di 50 anni con un gran pollice, come Wes Montgomery».
E proprio il grande chitarrista di Indianapolis è il faro della musica di Emily. Gli dedica questo disco, del 1988, suonando insieme a tre colossi colossi, Hank Jones al piano (uno dei grandi pianisti del jazz, e passato alla storia anche perchè suonava lui il piano di accompagnamento quando Marylin Monroe cantò Happy Birthday Mr President nel 1962 a JFK), Buster Williams al contrabasso (che suonò nel gruppo di Herbie Hancock e nel gruppo Sphere specializzato nelle musiche di Thelonious Monk) e Marvin "Smitty" Smith, come lei allievo della Berklee e batterista per grandi musicisti, nonchè batterista della band dello show di Jay Leno per 14 anni. East To Wes è un tributo atipico, perchè Remler non riprende in toto brani famosi di Montgomery, ma ne sceglie alcuni che suona "come li avrebbe suonati lui", con la famosa maestria del suo pollice: leggenda vuole che Montgomery, che di giorno lavorava in fabbrica e la sera imparava a suonare la chitarra, per non disturbare moglie e vicini non suonava con il plettro, ma con il pollice, una delle caratteristiche che resero il suo suono unico e distinguibile per sempre.
Nel disco prodotto da Carl Jefferson, fondatore della Concord Records che era specializzata in famose chitarre jazz, Remler sceglie un repertorio memorabile, composto da standard e da tre sue composizioni. Tra gli standard, riprese spettacolari di Hot House di Tad Cameron (è stata la prima chitarrista a proporre il brano per chitarra jazz), uno dei picchi dell'era be-bop, Daahoud di Clifford Brown (una delle grandi promesse del jazz, morto nel 1956 in un incidente stradale a soli 25 anni), Snowfall, uno dei più grandi standard del jazz, scritta nel 1941 da Claude Thornhill e una ripresa di Softly, As In A Morning Sunrise dal musical New Moon di Sigmund Romberg (musiche) e Oscar Hammerstein II (testo). C'è anche una versione strumentale di Sweet Georgie Fame di Blossom Dearie, che nella sua versione originale aveva il testo scritto da Sandra Harris, e la canzone è una dedica alla cantante jazz inglese Georgie Fame, una canzone scritta da donne per una donna. Tra le proprie composizioni, tre gemme: Blues For Herb, dedicata all'amicizia con Herb Harris suo mentore, una Ballad For A Music Box e la canzone, delicato e sentito omaggio al suo mito, East To Wes. Il disco è un gioiello, consacrato anche dalla critica, uno degli apici creativi del talento di Remler.
Un talento che si è sempre scontrato con un grave problema: la sua dipendenza dall'eroina. Dipendenza che fu la causa, drammatica, di un attacco di cuore mentre era in tour in Australia nel 1990 che si porta via un talento della chitarra jazz a soli 32 anni. Una chitarrista fenomenale, che amava dire: Quando suono, non so se sono una ragazza, o un ragazzo, un cane, un gatto o altro. Sto solo suonando. Quando scendo dal palco, è lì che la gente mi ricorda che sono una donna.
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È successa una cosa strana. Un fatto che mi ha colto un po' di sorpresa, su cui mi sto facendo molte domande.
Devo premettere che ora è diventato abbastanza normale che Violetta si lasci vedere da me a seno scoperto. Per quanto non capiti molto spesso, ormai se ci troviamo insieme e si deve cambiare una maglietta o una felpa davanti a me, non si fa problemi se per qualche minuto le vedo il seno nudo. Ci si è arrivati pian piano. All'inizio erano delle viste fugaci rapidissime, ma quelle mi succedono anche con le altre ragazze e si risolvono coprendosi subito con un po' di imbarazzo. Con Violetta è diverso, dopo le prime volte che lo faceva anche lei velocissima e imbarazzata, ora invece lo fa in modo molto rilassato e disinvolto, senza badare al tempo che resta scoperta. A questo ci siamo arrivati senza neanche accorgercene, solo con lei.
Però ora è successa una cosa diversa: lei lo ha fatto in presenza di una delle altre coinquiline. Finora lo aveva fatto sempre e solo quando eravamo soli io e lei. Invece oggi eravamo in camera sua e c'era anche Annarita, insieme a noi. Ovviamente tra ragazze si vedono sempre, ma il fatto è che Annarita probabilmente non sapeva che Violetta avesse tutta questa confidenza davanti a me.
Mentre parlavamo delle nostre facoltà, di lezioni e di esami, Violetta, che era appena rientrata dall'università, si è tolta la maglia che indossava e, non avendo reggiseno sotto, è rimasta a seno scoperto mentre sceglieva indecisa una maglietta da indossare, che poi si è infilata con molta calma seduta sul letto, senza nessun tipo di problema o di disagio nello stare col seno a vista per tutto il frattempo, che non è durato poco. Continuando a conversare con noi due come se niente fosse.
Ora il punto è questo: io non voglio farmi troppe domande, ma mi chiedo se Annarita sapesse già che Violetta è così disinvolta nel mostrarsi a seno nudo davanti a me, o se lo abbia scoperto adesso. O forse in realtà per Annarita è una cosa così normale che ha assistito a quel momento senza trovarci nulla di strano e senza pensare a niente. Per come era tranquilla, per come erano tranquille tutte e due, forse è davvero così. Forse non devo farmi tante domande neanche io. Non lo so, davvero.
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Parasite (Bong Joon-ho, 2019)
Un film coreano che ha conquistato il grande pubblico in questi ultimi anni è sicuramente "Parasite" di Bong Joon-ho.
Autore di film validissimi come "Memorie di un assassino", thriller che mostrava l'inadeguatezza delle forze dell'ordine, oppure il malinconico "Madre", che mostrava la determinazione di una mamma che cerca in tutti I modi di salvare il figlio accusato di omicidio.
Ma con "Parasite" Bong Joon-ho raggiunse il vero successo tant'è che vinse 4 premi Oscar.
Ma di cosa parla esattamente Parasite? Il film ci mostra la famiglia dei Kim, composta da marito, moglie e due figli. Una famiglia povera, che vive in un malconcio seminterrato tirando avanti con piccoli lavoretti, finchè un giorno un amico di Ki-woo, il figlio, riceve una proposta da un suo amico e cioè sostituirlo per dare lezioni private alla figlia di una coppia facoltosa, i Park. Ki-woo approfitterà di questa occasione per cercare di far assumere anche il resto della famiglia e pian piano tutti i Kim si inseriranno nella villa dei Park.
Bong Joon-ho in questa pellicola mostra quanto possano essere enormi le differenze sociali nella societa coreana mischiando thriller, grottesco e ironia tagliente, il tutto messo in scena con grande maestria, una regia maniacale dove ogni dettaglio è inserito con precisione quasi geometrica.
Un film che va assolutamente visto e che può essere apprezzato anche da chi non ama particolarmente il cinema asiatico.
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È successo ho preso coraggio, ma in realtà nemmeno ci ho pensato su più di tanto, e mi sono alzata dalla sedia per fermare a metà strada quella che è stata la mia insegnante di canto, naturalmente non mi aveva riconosciuta nonostante in realtà qualche anno fa l'avevo già salutata ad un altro spettacolo ma quella volta mi ero limitata ad abbracciarla dando per scontato che sapesse chi fossi, stavolta no, stavolta le ho chiesto a chiare lettere ti ricordo di me? E la risposta ovviamente è stata il suo sguardo che cercava di identificarmi, le ho detto il mio nome e di immaginarmi piccolina e dopo un po' mi sono proprio sciolta dicendo sai continuo a cantare Disney e ho ancora la pennetta USB che mi avevi fatto "angioletta" con le tue tracce al pianoforte e guai chi me la tocca, abbiamo riso inizialmente entrambe imbarazzate dopodiché sono diventate risate vere e spontanee che mi hanno davvero riportata mentalmente e con il cuore a quelle lezioni con lei a scuola di musica, a me che non stavo zitta durante la registrazione della base al piano, alla mia risata registrata alla fine di una di quelle basi in cui aveva suonato una nota a caso, allo sguardo proprio da bambina che avevo guardandola come punto di riferimento ai saggi e la me bambina che correva con il quaderno delle canzoni in mano per il saggio e agli abbracci teneri e pieni di emozione, alla consegna dei fiori, all'esibizione in quel centro commerciale insieme a papà a cantare Nel blu dipinto di blu con lei che mi guardava e all'orgoglio con cui aveva chiamato il tenore della scuola per fargli sentire la mia Semplicetta Tortorella.
Ho davvero un sacco di bellissimi ricordi legati a quelle lezioni di canto ed è vero ho abbandonato la scuola di musica alle medie ma il canto non l'ho mai tradito e la musica continua e continuerà sempre a far parte di me 🎶 Mi ha invitata a riprendere le lezioni con lei a settembre o comunque a venire a trovarla portando con me quella pennetta tanto speciale :)
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#ricordi#scuola di musica#canto#lezioni di canto#insegnante di canto#incontri#abbraccio#risate#momenti felici#musica#emozione
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“ La violenza dei giorni del colpo di stato, la brutalità della repressione, l’avevano solo sfiorata. Anche quando ne parlava a anni di distanza; anche quando raccontava episodi sinistri o atroci le brillavano gli occhi, e diceva, sai, è strano, ma di quel periodo ho anche ricordi bellissimi. Aveva avuto fortuna. Nessun militare aveva sfondato la porta di casa sua o portato via membri della sua famiglia, non aveva visto cadaveri: il primo sarebbe stato quello di una ragazza, lanciato di notte dai militari dentro al recinto dell’ambasciata. Ma questo è successo quando Iris era già al sicuro, e anche mettersi al sicuro era stata un’avventura a lieto fine. Avevano preso un taxi, di notte, lei e una sua amica; l’amica era terrorizzata, lei no; erano scese a un paio di isolati di distanza; arrivate di corsa sul posto senza che nessuno le fermasse, Iris si era appoggiata con la schiena al muro dell’ambasciata, poco piú di due metri, e aveva unito le mani facendo scaletta; l’amica aveva preso lo slancio arrivando in cima, e con una gamba di là e una di qua l’aveva aiutata a tirarsi su. Dall’altra parte avevano rischiato di atterrare addosso a uno con un braccio al collo, seduto per terra proprio sotto il muro, a fumare; le aveva perdonate con un sorriso e si era raccomandato di far piano: all’interno dormivano. Sarà stata giovanile incoscienza, sarà stato per la tendenza delle persone per bene a negare il male se proprio non ci vanno a sbattere contro, ma Iris non ricorda di aver avuto paura in quei giorni.
Nell’ambasciata c’era di tutto: dirigenti socialisti e comunisti di mezz’età insieme a ragazzi finiti nei guai per aver scritto uno slogan su un muro; adolescenti soli e famiglie con bambini; i severi militanti di partito e i cosiddetti cani sciolti, che non facevano parte di nessuna organizzazione e le criticavano tutte. Qualcuno di loro era stato arrestato, qualcuno torturato. Tutti ce l’avevano fatta per un pelo, nessuno sapeva come sarebbe andata a finire; ma c’era anche allegria: si respirava, dice Iris, non tanto la sconfitta (a quella ci avrebbero pensato dopo), ma il profumo della vita che, a dispetto di tutto, va avanti. Ecco che non c’erano piú lezioni, serate noiose in famiglia, zie beghine che cautamente indagavano sulla sua vita sentimentale. Quasi tutti nell’ambasciata erano simpatici; tutti erano preoccupati, molto; e alcuni, i cosiddetti contagiosi, trasmettevano agli altri la loro agitazione; ma bastava spostarsi di venti metri per trovare un gruppetto dove si cantava una canzone o si discuteva di letteratura. In quei giorni Iris ha perso la verginità: probabilmente in simultanea e, dice, praticamente a contatto di gomito con un paio di altre ragazze. Si dormiva per terra, su materassi forniti dalla croce rossa, in tanti in ogni stanza. Il personale dell’ambasciata aveva cercato di mettere un po’ d’ordine, per esempio destinando a ragazzi e ragazze due piani diversi della palazzina, con in mezzo, a separarli, le famiglie. L’unica conseguenza era stata, ogni notte, un intenso traffico sulle scale. Ovviamente, arrivati a destinazione, di intimità neanche a parlarne; ma, dice Iris, a quell’età ci si adatta a cose ben peggiori. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 140-142.
#Guido Barbujani#leggere#letture#citazioni#libri#incontri#raccolta di racconti#eversione#Cile#Sudamerica#anni '70#letteratura contemporanea#Salvador Allende#golpismo#USA#letteratura italiana#democrazia#socialismo#dittatura#golpe#Augusto Pinochet#tradimento#Richard Nixon#giunta militare#Santiago del Cile#guerra fredda#rivoluzione#giovani#vita#Soggetti smarriti
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piano di studi
Oggi ho sentito uno strano rumore nel reparto dei libri fantasy, correndo ad accertarmi del misfatto mi è caduto un libro sulla fronte, Il Nuvolario di Cattabiani, e ho perso i sensi... Così eccomi "annuvolato". Ora mi ritrovo in una dimensione nuova, rilassato e sospeso... Ho intercettato persino un aereo di carta e leggendo tra le pieghe, una missiva, ho scoperto che mi aspetta una strana settimana: PIANO DI STUDI Per domani lezioni notturne di altalena: chi si avvicina di più alla luna sarà rapito dalle magie arcane di un cratere... Venerdì avrò "Aquiloni. La teoria" dovrò ripassare il moto dei venti di lago: la breva e il tivàn... Per sabato la lezione sarà di pura pratica: imparare ascoltando le conchiglie a riconoscere il nome delle onde... ma la materia più ostica è la carezzologia: dare e ricevere carezze. Speriamo non mi interroghino! da M. Fogliaresi, Il libraio annuvolato
#citazioni#fogliaresi#mauro fogliaresi#libraio annuvolato#piano di studi#altalena#aquiloni#breva#tivàn#conchiglie#carezzologia#carezze#problemi di squola#squola
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Prima esperienza omosessuale.
Sembra strano da scrivere e ancor più strano da ricordare.
Nulla di programmato, nulla di desiderato ma è accaduto.
Iniziamo dal fatto che mi reputavo e mi reputo tuttora etero sessuale ma il giorno del derby vedendo la partita con un collega è cambiato tutto, o meglio ha dato inizio a nuove mie fantasie, probabilmente ben nascoste nel mio inconscio.
Il mio amico con il quale condividevo il divano è gay, ovviamente ho tanti amici fra etero e omosessuali o bisesessuali, comunque non mi faccio problemi, siamo nel 2024 e al giorno d'oggi è tutto normalizzato fortunatamente.
Fatto sta che con una birra in più di troppo iniziamo a parlare come sempre di sesso e di varie esperienze , dicendo che appunto il didietro è uguale a tutti, maschi o femmine che siano e se ti piace la sensazione con una donna quella sensazione è più ampliata con un uomo e non solo a livello mentale, ma anche e sopratutto a livello fisico, perchè l'uomo appunto ha la prostata.
Comunque fatto sta, che questo argomento mi fomenta e sento un bel durello in mezzo le cosce , strano non mi è mai accaduto con un uomo, però dai è bello sentirsi il pisello bello duro.
Lui se ne accorge e ride, e mi prende in giro ironicamente ovviamente dicendo: ''Ooooh bello mio che vuoi provare una nuova esperienza?''
Io sorrido e gli dico: ''Chissà, non credo mi piacerebbe non sei il mio tipo''.
Lui sorride e mi fissa con occhi da perverso, fra me e me penso dio che brutto un uomo arrapato, chissà se lo sono anche io con la mia lei, si perchè la donna ha un viso più dolce ahahaha
Dopo un po' di silenzio nella stanza prende lui la parola e mi dice se volessi un altra birra, ovviamente non dico mai di no e accetto.
Va a prendere la birra, e io cerco di ''sistemarmi'' il pisello dato che quando è duro devo dargli la retta via per non avere fastidio.
Lui torna e mi becca con le mani in pasta , o meglio nelle mutande.
Non dice una parola, mi passa la bottiglia e sorseggia la sua.
Inizio a bere.
Mi guarda e mi fa: ''Dio, come la tieni bene la birra porcellino , prima ti volevi segare ora seghi la birretta??''
Io quasi spaventato dico: '' Ma nooooo, che dici stavo sistemando i gioielli di famiglia non volevo toccarmi e la birra mi piace si ma non penso sia un cazzo''.
Lui sempre più divertito mi incita : ''Dai fammi vedere come lo succhieresti un bel cazzo''.
Io un po' per l'eccitazione un po' per l'alcol in corpo lo assecondo e mimo un bel pompino con la bottiglia, su e giù e succhio, e risalgo sempre succhiando per 1 minuto bello pieno.
Lui non parla, probabilmente è eccitatissimo ma non si vede il bozzetto nei pantaloni, strano penso, ma continuo a ciucciarmi la birretta, ad un certo punto complice la mia poca esperienza e il mio non saperci fare scuotendo troppo la bottiglia la birra viene e mi spruzza la sua schiuma in bocca. Mi riempie fino a farmi uscire quasi del tutto la schiuma dalla bocca.
Ride di gusto e dice: ''Sei pessimo non sai fare per niente i soffocotti, però dai hai fatto venire la birra e ride a crepapelle''.
Vabbè dai smettiamola gli dico non voglio lezioni di bocchini da te e non mi serve farli.
Lui si fa serio tutto d'un tratto mi viene vicino mi bacia la guancia e mi sussurra di chiudere gli occhi.
Io ubbidisco.
Sento i pantaloni calarsi gli apro e cerco di dire qualcosa ma lui prima mi zittisce poi dice ad alta voce questa volta. Sssssh chiudi gli occhi ho detto.
Gli chiudo.
Sento un bocca calda, una sensazione paradisiaca, eppure di bocchini ne ricevo tanti dalla mia lei, ma stavolta sarà la situazione sarà lui bravo ma mi piace molto.
Ciuccia piano ma intenso, mi percorre cm dopo cm la cappella e succhia tutto ogni millimetro di cappella. Poi mi stupisce e se lo inbocca fino alle palle. Non soffoca nemmeno 'sto porco penso. Continua a ciucciarmi tutto poi riprende fiato dedicandosi un po' alle palline, le bacia le lecca le ciuccia.
Poi smette.
Mi esce un lamento ma volevo dire ''Nooo continua'', ma probabilmente lo capisce e mi dice ora puoi aprire gli occhi. Gli apro mi da un mezzo limone, io gli assecondo il bacio. Poi si allontana ma siamo ancora vicini di 1 cm bocca a bocca e mi guarda fisso negli occhi e mi dice, ora arriverai in paradiso preparati a sborrare tutto quello che hai nelle palle. Io gli dico ''Ma no, manca ancora un pochettino, 5 10 minuti e vengo''.
Sorride e riscende mi fa 10 succhiate di conto ma intensissime roba mai ricevuta prima. Dio santo non mi fa capire niente ed eiaculo in bocca e nel mentre urlo ''il miglior bocchino della mia vita''.
Lui ingoia tutto e nel mentre continua a succhiarlo.
Il pisello non sa se ammosciarsi o ridiventare durissimo come la pietra. Gli chiedo 5 minuti di pausa per riprendere fiato.
E lui smette e mi dice allora chi ha ricevuto il miglior bocchino della sua vita??? E non ho manco usato il tuo culetto ne' con dita ne con altro. Figurati pisellone bello.
Subito dopo lui ...
Volete che continui? scrivetemi in chat.
Grazie per la lettura.
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E' stato facile.
Sarà il periodo, il momento, la mia voglia di completare un percorso iniziato anni fa (4 per essere precisi, dal lockdown, diciamo) e che poteva essere meno dispendioso in termini di tempo, ma che andava comunque fatto. Forse anche questo viaggio che mi sembra inutile alla fine fa parte di questo percorso di innovazione, rinascita e di crescita interiore. Ma il tutto era comunque bloccato e reso quasi difficile da molti fattori che erano al di fuori di me, e che in qualche modo mi trattenevano, ma adesso non ci sono più li ho lasciati andare e quindi ho smesso di fumare, eh si, lunedì ho fumato le ultime sigarette, 4 per la precisione di cui l'ultima ad un compleanno, appena spenta mi sono reso conto che non avrei più fumato e così è stato. Si lo so, sono solo due giorni ed è poco per cantar vittoria, ma messo in pratica un paio di accorgimenti che sembrano funzionare, il primo è niente caffè, si hai letto bene, la mattina non mi faccio il caffè e non mi metto assonnato da davanti (al pc) a leggere o a scrollare fino a quando il caffè fa effetto e poi mi chiama la sigaretta (tabacco non quelle normali), la mattina mi bevo due bicchieri di acqua, mi lavo la faccia energicamente e inizio la routine degli esercizi, anche solo la mobilitazione va bene. Il secondo ho iniziato a correre, certo non facendo la maratona, anzi, ci sto andando piano piano per evitare di farmi male. Pensavo peggio, Spock mi ha detto che è una mia fissa che sono un relitto, visto che da giovane giocavo a calcio e che ho fatto lavori dove bisogna muoversi tanto, tranne negli ultimi 4 anni ma questo è un dettaglio. Devo dire che mi sento già meglio anche se è poco. Era una cosa che volevo fare da anni e avevo il desiderio di prendere lezioni di canto per ampliare il mio spettro musicale e di resa dal vivo e nelle registrazioni, beh magari quando sono a casa vedo di trovarmi qualcuno che mi spieghi un pò come funziona.
Oggi quando mi sono svegliato dal riposino mi è balenata una cosa in testa, questo è perché sto leggendo Bauman, il mondo sta andando verso una catastrofe tra guerre e disastri ambientali causati dal fatto che si deve produrre per consumatori sempre più che in passato, ok, ma mi sono fatto delle domande visto che io non sono il consumatore classico compulsivo, non ho l'automobile e vado in bici o a piedi, non bevo, non fumo (questo da poco), non compro gadget e cazzate varie, mangio carne una volta massimo due al mese e non carne rossa (pollo o tacchino), il pesce non l'ho mai mangiato sono allergico eh oh gli scherzi della natura, non prendo farmaci dal 1996, forse mi dimentico qualcosa ma più o meno queste sono le cose che in qualche modo non faccio oppure non ho. Ho pensato ma se un giorno le cose che vengono vendute costassero troppo e la massa dei consumatori non potrebbe permettersele, cadrebbe tutto il sistema, oppure se le persone iniziassero a fare come me si potrebbe dare un forte colpo a questo sistema malato di denaro, no? Era così, giusto perché nel libro Sigismondo parla di consumismo e cose simili. Mentre scrivevo ho ascoltato sto tizio, più che altro per la curiosità di sentire cosa fa con tutto sto muro di roba, interessante.
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Psyco (1960) Alfred Hitchcock Il mago di Oz (1939) Victor Fleming Il padrino (1972) Francis Ford Coppola Quarto potere (1941) Orson Welles Pulp Fiction (1994) Quentin Tarantino I sette samurai (1954) Akira Kurosawa 2001: Odissea nello spazio (1968) Stanley Kubrick La vita è meravigliosa (1946) Frank Capra Eva contro Eva (1951) Joseph L. Mankiewicz Salvate il soldato Ryan (1998) Steven Spielberg Cantando sotto la pioggia (1952) Stanley Donen e Gene Kelly Quei bravi ragazzi (1990) Martin Scorsese La regola del gioco (1939) Jean Renoir Fa' la cosa giusta (1989) Spike Lee Aurora (1927) Friedrich Wilhelm Murnau Casablanca (1942) Michael Curtiz Nashville (1975) Robert Altman Persona (1966) Ingmar Bergman Il padrino - Parte II (1974) Francis Ford Coppola Velluto Blu (1986) David Lynch Via col vento (1939) Victor Fleming Chinatown (1974) Roman Polanski L'appartamento (1960) Billy Wilder Tokyo Story (1953) Yasujirō Ozu Susanna! (1938) Howard Hawks I 400 colpi (1959) François Truffaut Gangster Story (1967) Arthur Penn Luci della città (1931) Charlie Chaplin La fiamma del peccato (1944) Billy Wilder L'impero colpisce ancora (1980) Irvin Kershner Quinto potere (1976) Sidney Lumet La donna che visse due volte (1958) Alfred Hitchcock 8 1/2 (1963) Federico Fellini Ombre rosse (1939) John Ford Il silenzio degli innocenti (1991) Jonathan Demme Fronte del porto (1954) Elia Kazan Io e Annie (1977) Woody Allen Lawrence d'Arabia (1962) David Lean A qualcuno piace caldo (1959) Billy Wilder Fargo (1996) Joel e Ethan Coen Il mucchio selvaggio (1969) Sam Peckinpah Moonlight (2016) Barry Jenkins Shoah (1985) Claude Lanzmann L’avventura (1960) Michelangelo Antonioni Titanic (1997) James Cameron Notorious - L'amante perduta (1946) Alfred Hitchcock Mean Streets (1973) Martin Scorsese Lezioni di Piano (1993) Jane Campion Non aprite quella porta (1974) Tobe Hooper Fino all'ultimo respiro (1960) Jean-Luc Godard Apocalypse Now (1979) Francis Ford Coppola Come vinsi la guerra (1926) Buster Keaton In the Mood for Love (2000) Wong Kar-wai Interceptor - Il guerriero della strada (1981) George Miller Il lamento sul sentiero (1955) Satyajit Ray Rosemary's Baby (1968) Roman Polanski I segreti di Brokeback Mountain (2005) Ang Lee E.T. - L'extraterrestre (1982) Steven Spielberg Senza tetto né legge (1985) Agnès Varda Moulin Rouge! (2001) Buz Luhrmann La passione di Giovanna D'Arco (1928) Carl Theodor Dreyer La vita è un sogno (1993) Richard Linklater Bambi (1942) David Hand Carrie - Lo sguardo di Satana (1976) Brian De Palma Un condannato a morte è fuggito (1956) Robert Bresson Parigi brucia (1990) Jennie Livingston Ladri di biciclette (1948) Vittorio De Sica King Kong (1933) Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack Beau Travail (1999) Claire Denis 12 anni schiavo (2013) Steve McQueen Il matrimonio del mio migliore amico (1997) P. J. Hogan Le onde del destino (1996) Lars von Trier Intolerance (1916) D.W. Griffith Il mio vicino Totoro (1988) Hayao Miyazaki Boogie Nights (1997) Paul Thomas Anderson The Tree of Life (2011) Terrence Malick Agente 007 - Missione Goldfinger (1964) Guy Hamilton Jeanne Dielman (1975) Chantal Akerman Sognando Broadway (1966) Christopher Guest Pixote - La legge del più debole (1981) Héctor Babenco Il cavaliere oscuro (2008) Christopher Nolan Parasite (2019) Bong Joon-ho Kramer contro Kramer (1979) Robert Benton Il labirinto del fauno (2006) Guillermo del Toro Assassini nati - Natural Born Killers (1994) Oliver Stone Close Up (1990) Abbas Kiarostami Tutti insieme appassionatamente (1965) Robert Wise Malcolm X (1992) Spike Lee Bella di giorno (1967) Luis Buñuel The Shining (1980) Stanley Kubrick Scene da un matrimonio (1974) Ingmar Bergman Pink Flamingos (1972) John Waters Frank Costello faccia d'angelo (1967) Jean-Pierre Melville Le amiche della sposa (2011) Paul Feig Toy Story (1995) John Lasseter Tutti per uno (1964) Richard Lester Alien (1979) Ridley Scott Donne sull'orlo di una crisi di nervi (1988) Pedro Almodóvar La parola ai giurati (1957) Sidney Lumet Il laureato (1967) Mike Nichols
Dall’articolo "I 100 migliori film della Storia del Cinema secondo Variety: 1° Psyco, 5° Pulp Fiction, 33° 8 1/2, 45° Titanic" di Antonio Bracco
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Milano
CERE ANATOMICHE
LA SPECOLA DI FIRENZE DAVID CRONENBERG
David Cronenberg durante le riprese del film, Museo La Specola di Firenze. Foto Flavio Pescatori, Courtesy Fondazione Prada
24 Mar – 17 Lug 2023
“Cere anatomiche” è una mostra ideata in collaborazione con La Specola, parte del Museo di Storia Naturale e del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Firenze, e il regista e sceneggiatore canadese David Cronenberg.
Il progetto rappresenta una nuova tappa del percorso di ricerca attraverso il quale Fondazione Prada vuole far conoscere importanti collezioni provenienti da ‘musei ospiti’, per offrire interpretazioni inattese del patrimonio culturale e innescare un dialogo tra una collezione storica e un’istituzione contemporanea. Creata nel 1775 e attualmente chiusa al pubblico per lavori di ristrutturazione della sua sede storica, La Specola è uno dei musei scientifici più antichi d’Europa. Al suo interno ospita più di 3,5 milioni di reperti animali, la raccolta più ampia al mondo di cere anatomiche del XVIII secolo e la collezione del ceroplasta siciliano Gaetano Giulio Zumbo (1656-1701). 1.400 elementi della straordinaria collezione di cere anatomiche sono stati realizzati tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo per ottenere un vero e proprio trattato didattico-scientifico che, senza bisogno di ricorrere all’osservazione diretta di un cadavere, si proponeva di illustrare l’anatomia del corpo umano.
“Cere anatomiche” si articola in due parti complementari. Una mostra riunisce tredici ceroplastiche del XVIII secolo provenienti dalla prestigiosa raccolta del museo fiorentino, e una serie di settantadue copie espositive di disegni anatomici raccolti in nove vetrine. In particolare, sono presentate quattro figure femminili distese, tra le quali una delle opere più importanti della collezione del museo La Specola, la cosiddetta Venere, un raro modello con parti scomponibili conosciuto per la sua bellezza. Un inedito cortometraggio, realizzato da David Cronenberg negli spazi della Specola, introduce queste quattro cere in una dimensione alternativa, esplorando temi come la fascinazione per il corpo umano e le sue possibili mutazioni e contaminazioni. Il film di Cronenberg rivela la dimensione vitale e sorprendente delle ceroplastiche con l’obiettivo di generare una pluralità di nuove risposte emotive, suggestioni intellettuali e intense reazioni.
Come spiega David Cronenberg: “Le figure di cera della Specola furono create prima di tutto come strumento didattico, in grado di svelare i misteri del corpo umano a chi non poteva accedere alle rare lezioni anatomiche con veri cadaveri tenute nelle università e negli ospedali. Nel loro tentativo di creare delle figure intere parzialmente dissezionate, il cui linguaggio corporeo ed espressione facciale non mostrassero sofferenza o agonia e non suggerissero l’idea di torture, punizioni o interventi chirurgici, gli scultori finirono col produrre personaggi viventi apparentemente travolti dall’estasi. È stata questa sorprendente scelta stilistica che ha catturato la mia immaginazione: e se fosse stata la dissezione stessa a indurre quella tensione, quel rapimento quasi religioso?”
Il progetto si configura come un duplice intervento: la narrazione scientifica e quella artistica prendono forma in due allestimenti indipendenti realizzati dall’agenzia creativa Random Studio. Al primo piano del Podium le cere del museo La Specola sono esposte seguendo un rigoroso approccio museale. Al piano terra le stesse opere accedono all’immaginario del regista diventando le protagoniste di un enigmatico processo di metamorfosi.
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