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La spiaggia più pericolosa del mondo: onde dormienti, sabbia nera e acque gelide.
Con paesaggi che evocano altri mondi, l'Islanda si presenta come una meta ineguagliabile in Europa per osservare fenomeni straordinari come le aurore boreali. Questo paese nordico, considerato l'ultima frontiera del continente, offre panorami sorprendenti ed esperienze uniche. Cascate sorprendenti, enormi ghiacciai, incredibili panorami vulcanici e pittoresche città compongono il loro paesaggio.
Inoltre, l'Islanda può vantare di ospitare un centro termale geotermico, come La Laguna Azul, e di avere splendide spiagge. Una di queste è quella di Reynisfjara, sulla costa meridionale, è diventata la migliore spiaggia d'Europa, secondo la classifica annuale di Tripadvisor. Ma questo non è l'unico dei suoi distintivi, è anche la più pericolosa del mondo.
Reynisfjara si trova vicino alla città di Vik e, secondo un detto popolare, riassume l'essenza e la sostanza dell'Islanda in un unico luogo. Questa spiaggia nera, buia e selvaggia è aperta al Nord Atlantico, che porta onde potenti sulla costa. Le più alte registrate, secondo il portale del turismo del paese, hanno raggiunto i 40 metri, "simile a un edificio di 10 piani".
Uno dei loro più grandi pericoli sono le onde sneaker, le onde 'addormentate', che si nascondono accovacciate dietro ad altre più piccole e la cui grande dimensione non si apprezza finché non le hai addosso. A volte non prendono quell'altezza finché non raggiungono la riva, il che le rende ancora più furtive. Le loro correnti marine sono molto potenti, quindi in pochi secondi possono trascinarti via e potresti annegare o morire di ipotermia.
Un altro rischio è la roccia di rocce. Le scogliere sulla parte orientale di Reynisfjara sono ripide e instabili, per cui i crolli di pietre sono frequenti.
Perché c'è tanto rischio di annegare a Reynisfjara
Quando un'onda del mare afferra una persona, questa cade in piedi e le è quasi impossibile rialzarsi e recuperare l'equilibrio. Quell'onda crea un'aspirazione che trascina la vittima, eliminando sabbia e ghiaia dal fondo. Una volta in acqua, le correnti la porteranno via dalla costa e non sarà possibile salvarla. Inoltre, a causa delle basse temperature dell'oceano, sarà in ipotermia entro pochi minuti. Poiché il bagno è completamente vietato, si raccomanda di osservare lo spettacolo del mare da una distanza di sicurezza.
Una spiaggia con le luci del semaforo
La sabbia è divisa in zone a seconda delle condizioni. Se si accende la luce gialla, i visitatori non potranno entrare nell'area di questo colore. Lo stesso vale per il rosso, se il segnale lampeggia, non si potrà accedere a quella striscia.
Come agire a Reynisfjara: cosa si può fare e cosa no
Cose che si possono fare
- Leggere attentamente i segnali di sicurezza e seguire i loro avvertimenti
-Stare lontano dal mare
-Estremare le precauzioni se si va con i bambini
-Fare attenzione all'aumento delle maree, perché c'è il rischio di rimanere intrappolati
-Mantenersi a una distanza prudenziale dalle scogliere
Cose che non si possono fare
- Non avvicinarsi alla riva
- Niente bagno, niente surf
-Mai voltare le spalle all'oceano, il sito del turismo indica che "non vale la pena morire per un selfie"
Non rischiare aiutando gli altri.
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“ La nostra Talbot scrostata scivolava lungo l’Autostrada del Sole prigioniera del caldo di Ferragosto. Sei ore dopo – invece delle tre impiegate dalle auto normali – eravamo a Pinarella di Cervia, in una pensioncina sull'Adriatico. Ci trovavamo lì per incontrare degli amici, probabilmente la sola altra rwandese sposata con un italiano in tutto il paese. «Tutti al mare, tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare!», cantava papà come Pippo Franco nel film Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande. Con la scusa che non avevamo l’autoradio, papà si ostinò a cantarla per tutto il tragitto. Quella fu la nostra prima vacanza in famiglia. Contro la volontà dei miei, ero andata a letto la sera prima col mio bikini americano: rosso, bianco e blu. Dieci anni e quello era il primo costume da bagno che avessi mai posseduto. Incapace di dormire, cominciai a posare come Naomi Campbell davanti allo specchio. Eccitata quasi al punto di esplodere, gridai canzoni di Jovanotti e Cristina D’Avena come per annunciare a tutta la costa orientale il nostro arrivo imminente. Distesa sul letto, le gambe allungate sul muro, tamburellavo i piedi a ritmo di musica, la stanza dei miei dall'altra parte di quello stesso muro. Mio padre mi aveva avvertito non una, non due, ma ben tre volte. La sua voce più grossa a ogni minaccia. Lo sculaccione che seguì fu raffinato da un crescendo di schiaffi. «Il metodo Pestalozzi», lo chiamava lui. Ma neppure le guance gonfie e i lacrimoni riuscirono a incrinare la mia gioia.
Una volta arrivati, papà si trasformò. Come una creatura marina, sbocciò a contatto dell'acqua salata, le alghe e il sole. Ad anni luce di distanza dalle ciminiere, l’asfalto e i camion di casa. Chiudeva gli occhi, cadeva all'indietro e si lasciava trasportare via dalle onde. Non lo vidi mai così libero. E nonostante tutto, rifiutai di entrare in mare. Solo pochi minuti dopo che eravamo arrivati in spiaggia, un bagnante aveva estratto dall'acqua un ratto grosso quanto un cane e io ne fui traumatizzata. Ci vollero cinque giorni prima che mi azzardassi a mettere piede sul bagnasciuga. Era gelato e costellato di sassolini. Papà mi afferrò le mani e mi spinse dentro. «E se ci trovo un ratto?». «Non succederà, stai tranquilla», mi promise. «Ma io ho paura dell'acqua, è nera e non riesco a vedere niente!». «Abbi un po’ di fede, bambina mia». Quando l’acqua gli arrivò alla gola, prese un bel respiro e mi trascinò di sotto. Non si vedeva nulla, però riuscii a distinguere una medusa e i piedi sguazzanti di decine di natanti, giovani e anziani. Quando riaffiorammo in superficie, avevamo già oltrepassato le boe. E più ci spingevamo oltre, più la visibilità aumentava. Cozze, granchi, triglie. E spugne, gigli di mare, praterie di Posidonia. Un banco di sardine ci passò accanto, solleticandoci le caviglie. Papà mi tenne per mano, nuotando sempre più giù, fin dove l’ossigeno poté portarci. «Tornate indietro! Siete fuori di testa?». Il bagnino agitò furiosamente le braccia dalla torre di controllo. «Oltrepassare le boe prevede una multa salatissima». «Per una volta non sono io quello arrabbiato», disse papà ridendo, mentre nuotavamo verso la spiaggia. «Per una volta sai che vuol dire essere al posto mio». Mi lanciò uno sguardo pieno d’amore. Ma si trasformò presto in una tristezza ancora più profonda. Per lui, le due cose, erano diventate inseparabili. “
Marilena Umuhoza Delli, Negretta. Baci razzisti, Red Star Press (collana Tutte le strade), 2020.
[ Libro elettronico ]
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Scioglimento ghiacciai provoca mega-tzunami
Megatsunami in Groenlandia fa tremare per 9 giorni i sismografi in tutto il mondo. Una enorme frana, causata dal crollo della cima di una montagna nel remoto fiordo di Dickson ha a sua volta generato uno tsunami alto 200 metri che ha continuato a oscillare nel fiordo per 9 giorni Una enorme frana, causata dal crollo della cima di una montagna nel remoto fiordo di Dickson, nella Groenlandia nord-orientale, ha a sua volta generato un mega-tsunami alto 200 metri che ha continuato a oscillare nel fiordo per 9 giorni, facendo registrare in tutto il mondo un segnale sismico mai osservato in precedenza. È quanto emerge dallo studio "A rockslide-generated tsunami in a Greenland fjord rang the Earth for 9 days" appena pubblicato sulla rivista scientifica 'Science', cui hanno collaborato 68 scienziati provenienti da 40 istituzioni di 15 Paesi. Per l'Italia hanno preso parte alla ricerca l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), l’università di Catania e l'Università degli Studi di Padova.
"Quando abbiamo iniziato questa avventura scientifica eravamo tutti piuttosto perplessi e nessuno di noi aveva la più pallida idea di cosa avesse causato quel segnale sismico così particolare: sapevamo solo che era in qualche modo associato alla frana", premette Kristian Svennevig, del Geological Survey of Denmark and Greenland (GEUS), primo autore dell'articolo. "Si è trattato della prima frana e del primo tsunami dovuti allo scioglimento dei ghiacci osservati nella Groenlandia orientale, a dimostrazione del fatto che i cambiamenti climatici hanno già un forte impatto anche in quella zona". "La nostra ricerca è iniziata nel settembre 2023, quando un misterioso segnale sismico della durata di 9 giorni è stato scoperto nelle registrazioni provenienti da stazioni sismiche installate in tutto il mondo, dall'Artide all'Antartide", spiega Flavio Cannavo', ricercatore dell'Ingv e co-autore dello studio. "Abbiamo subito notato, pero', che il segnale appariva completamente diverso dai segnali sismici che vengono registrati in caso di terremoto: conteneva, infatti, una singola frequenza di vibrazione, simile a un ronzio dal suono monotono". La contemporanea notizia di un enorme tsunami verificatosi nel fiordo di Dickson ha spinto ricercatori di numerosi enti di ricerca e università in tutto il mondo a unire le forze per cercare di capire se i due eventi fossero in qualche modo collegati. Il team multidisciplinare ha quindi analizzato dati sismici e infrasonici, misurazioni sul campo, dati della rete locale di sensori oceanografici, immagini dal vivo e da satellite e simulazioni numeriche di onde di tsunami, riuscendo a ricostruire la straordinaria sequenza di avvenimenti a cascata innescata nel settembre dello scorso anno. "In particolare - aggiunge Andrea Cannata, ricercatore dell’università di Catania e coautore dello studio - è stato scoperto che la frana che ha dato inizio a tutto è stata causata dal crollo all'interno del fiordo di oltre 25 milioni di metri cubi di roccia e ghiaccio, una quantità sufficiente a riempire 10.000 piscine olimpioniche. Il crollo, a sua volta, è stato causato dall'assottigliamento, avvenuto nel corso dei decenni, del ghiaccio alla base della montagna che sovrastava il fiordo, evidente espressione degli effetti dei cambiamenti climatici". "Le analisi dei dati multidisciplinari hanno confermato che il mega-tsunami derivato dalla frana è stato uno dei più alti mai registrati nella storia recente, raggiungendo i 200 metri di onda all'interno del fiordo. A circa 70 chilometri di distanza le onde di tsunami hanno raggiunto i 4 metri di altezza, danneggiando una base di ricerca sull'isola di Ella ", continua Piero Poli, ricercatore dell’Università di Padova e coautore dello studio. "Il movimento di una tale massa di acqua è stato in grado di generare vibrazioni attraverso la Terra, con le onde sismiche che, irradiandosi dall'Artide all'Antartide, hanno generato un anomalo segnale sismico globale. Questo evento sottolinea l'importanza di creare speciali sistemi di monitoraggio dei dati sismologici a scala globale". Le simulazioni effettuate dal team di ricercatori hanno mostrato che, all'interno del fiordo, l'acqua si è mossa oscillando avanti e indietro ogni 90 secondi, esattamente lo stesso periodo di oscillazione fatto registrare dalle onde sismiche. Tale corrispondenza indica come la forza della massa d'acqua in movimento sia stata in grado di generare energia sismica propagatasi nella crosta terrestre. Prima di perdere forza, il movimento oscillatorio e' durato 9 giorni. Mai prima d'ora era stata registrata un'onda sismica di cosi' lunga durata, che viaggiasse a livello globale e che contenesse una sola frequenza di vibrazione. Read the full article
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SAMEDI 20 JUILLET 2024 (Billet 3/3)
Mercredi, ENFIN, 3-4 jours sans pluie sont prévus par la Météo à Paris !
Avant de sortir le tapis berbère (un signal « optimiste » pour tous nos voisins), JM s’est lancé dans le toilettage de la terrasse : retirer les mauvaises herbes de tous les pots, taillage à la mini-tronçonneuse des spirées et des corètes du Japon puis a fini en passant l’aspirateur-broyeur, un outil indispensable, 1000 fois plus pratique qu’un balai !
Voir ci-dessous le résultat.
Le soir, nous avions invité Eliane à dîner.
A H-30 minutes l’apéritif était en place, la table était mise (remarquez notre superbe pot d’agapanthes offert par notre ami Amal il y a 3 ans et les sets « bleu-blanc-rouge », proximité du 14 juillet oblige…).
Sous le plateau, une sorte d’assiette cerclée de jaune. A quoi peut-elle servir ?
Réponse : à cette époque de l’année nous l’utilisons tous les soirs lorsque nous sommes dehors, les guêpes n’ayant toujours pas compris qu’elle n’étaient pas invitées à prendre l’apéro ou à dîner avec nous. La plupart d’entre elles finissent donc leur vie dans un léger grésillement, collées aux cordes métalliques d’une « raquette électrique ».
Au menu, le « plat signature » de JM : des « Gambas à la Plancha façon Thaïe ».
Vous avez déjà presque tous eu l’occasion de lire cette recette dans un Billet sur le Blog et certains d’entre vous, même de la déguster chez nous (cher Serge, comment ne pas penser à l’échange de nos blagues à ce sujet ? Nous te dédions les photos qui vont suivre.)... mais comme nous avons chaque année de nouveaux lecteurs/abonnés, vous la retrouverez ci-dessous.
RECETTE DES « GAMBAS À LA PLANCHA FAÇON THAÏE »
(Pour 4 personnes)
Ingrédients
Gambas surgelées : 16 pièces (les meilleures sont celle de Madagascar, vendues chez Picard)
Lait de coco : 30 cl
Gingembre frais : 30 g
3 bâtons de citronnelle
3 citrons jaunes
Coriandre fraîche : 1 belle botte
Citron vert : 1 pièce (pour le « zestage » à l'assiette)
Huile d'olive
Sel fin
Poivre
Piment d'Espelette (c'est une variation perso de JM, à doser selon vos goûts, mais en mettre impérativement. N'hésitez pas à goûter, la cuisine Thaï doit être relevée… autrement, préférer les chipolatas !)
Recette
Décongeler les Gambas.
Effeuiller et hacher la coriandre.
Hacher le gingembre (ou le découper en fines lamelles).
Retirer les premières feuilles de la citronnelle, puis la tailler en bâtonnets d'environ 3 cm de long.
Dans un plat, mettre le lait de coco, le jus des 3 citrons, les bâtonnets de citronnelle, le gingembre, saler, poivrer + piment d'Espelette (voir ce qu'on en dit plus haut).
Réserver un bol de marinade que vous réchaufferez au dernier moment au micro-onde pour mettre dans les assiettes sur le riz et les Gambas.
Laisser ensuite les Gambas mariner dans le reste de la préparation une demi-journée au réfrigérateur.
Faire chauffer la plancha et la badigeonner d'huile d'olive.
Avant de passer à table, griller les Gambas pendant 3 min de chaque c��té et les arroser de marinade.
Servir les Gambas avec du riz.
Touche finale : zester le citron vert sur chaque assiette.
BON APPETIT !
Pour le dessert, nous avions prévu des fraises… françaises !
Et un peu plus tard, quoi de mieux qu’un verre de thé à la menthe, servi "comme là-bas", accompagné de quelques pâtisseries orientales pour prolonger à table la soirée.
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Dauphin: L'isola dinamica
29 novembre 2000. 31 dicembre 2023. Una frangia di isole barriera corre parallela alla costa del Mississippi e dell’Alabama, proteggendo la terraferma dalle onde del Golfo del Messico. La più orientale di queste isole, Dauphin Island, è una massa lunga 14 miglia che protegge la foce della Mobile Bay, in Alabama. Serve come punto di sosta per gli uccelli migratori e cambia spesso forma. Le…
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Giappone, forte scossa di terremoto di magnitudo 7,6: almeno sei i morti
Giappone, forte scossa di terremoto di magnitudo 7,6: almeno sei i morti. Sono quattro i morti confermati a causa del terremoto di magnitudo 7.6 che ha colpito la costa del Giappone centro-occidentale. Capodanno di panico per gli abitanti della regione nipponica. Il Pacific Tsunami Warning Center, con sede alle Hawaii, ha tranquillizzato la popolazione locale rispetto alla minaccia tsunami, dopo che le autorità avevano lanciato l'allerta a causa di onde alte più di un metro. Nel giro di poche ore, le onde sono arrivate ma fortunatamente in modo più contenuto di quanto ci si aspettasse. Alte 1,2 metri, hanno colpito il porto di Wajima, sulla penisola di Noto. Il forte sisma era stato preceduto da una prima scossa di magnitudo 5.5. Diverse case e pali della luce sono crollati e oltre 30mila case sono rimaste senza corrente elettrica. Per quanto riguarda i danni, per il momento, oltre ai soccorsi, sono stati inviati una ventina di aerei militari per fare una prima rilevazione, ma alcune immagini tv hanno mostrato già una serie di incendi in una fila di abitazioni e in altri centri e numerose scene di crolli e distruzione. I media locali riferiscono che la forte scossa è stata avvertita anche a Tokyo, a circa 500 km di distanza, e in tutta la regione di Kanto. L'allerta tsunami è stata lanciata anche dalla Corea del Sud per alcune zone del Mare Orientale, come riporta l'agenzia di stampa coreana Yonhap. È stata confermata la morte di quattro persone nella prefettura di Ishikawa. Lo ha reso noto il governo locale, citato dall'agenzia Kyodo. In un primo momento si era parlato di almeno sei vittime.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Caftanii Firenze: il caftano, una nuova storia di charme senza tempo
È anch’essa una forma d’arte, un talento silente, una dote sofisticata, quella di saper godere appieno dell’inconsapevole amore per la bellezza come i classici, i nostri intramontabili antenati, ce l’hanno illustrata: il bello che appaga il desiderio di armonia estetica, mentre soddisfa i sensi tutti con l’alta qualità della sua fattura, così da attraversare indenne e intrigante lo scorrere implacabile del tempo. Tale dote sofisticata può cogliere chiunque abbia l’animo pronto ad accoglierla, e a farne uno strumento per plasmare ancora bellezza, nuova bellezza ben fatta: magari nella forma di un capo iconico, simbolo di raffinata confortevolezza, ma al contempo tela grezza su cui scrivere una nuova storia di stile con l’allure della contemporaneità elegante.
Ecco, questa è l’arte pregiata, il talento quieto allacciato a Ginevra e Ludovica Fagioli: le menti curiose, gli animi leggeri e charmant, i cuori appassionati che fondano il marchio, tutto orgogliosamente italiano, ribattezzato Caftanii Firenze.
Guardate quelle due gocce nel logo: son simbolo del loro legame di gemelle all’apparenza identiche, eppur così diverse ma profondamente complementari nella sostanza personale e artistica. Giovani sì, ma portatrici di quel prezioso bagaglio d’arte e consapevolezza cui s’accennava sopra: il brand lo svela, la terra a cui appartengono non a caso è denominata “la culla del Rinascimento”, Firenze, la città dove fiorirono le arti più eccellenti, quel groviglio di strade dove la bellezza e la maestria artigiana ancora suscitano meraviglia.
Ebbene, in quel logo resta una parola da illustrare, che rivela il cuore creativo attorno al quale ruota tutta la realtà di vita e mestiere di Ginevra e Ludovica: il caftano.
Quella di Caftanii Firenze è dunque una storia recente, ma allo stesso tempo sospesa nel tempo: Ludovica e Ginevra accolgono sin da piccole l’amore per la bellezza con cui la famiglia le attornia, fanno tesoro di quei caftani che la madre raccoglie numerosi nell’armadio e indossa con classe e nonchalance, lo riscoprono il capo prediletto per accompagnare i viaggi innumerevoli in giro per il mondo, ma anche il capo perfetto per riscrivere una storia di eccellenza materiale e di suggestioni sensoriali. Nonché il capo d’abbigliamento che libera lo spirito femminile dai capricci estetici dei trend rapidi: mentre, invece, lui, il caftano, può abitare il guardaroba di qualsiasi donna, durante qualsiasi epoca, appartenente a qualsivoglia area geografica. La sua bellezza non ha confini, ha solo il potere di restituire valore alla bellezza di chi l’indossa.
La collezione Primavera-Estate 2018 è un delicato racconto estivo: il caftano s’indossa in purezza, nella sua forma gentile con il profilo del corpo, morbida eppur così netta, allacciata in vita con una fusciacca mentre ricorda il rigore affascinante del kimono orientale, diventa uno chemisier lieve e candido che accompagna la passeggiata sulla battigia, un abito lungo che scopre le spalle mentre i raggi caldi del sole le accarezzano, s’allunga nella gonna le cui balze racchiudono la forza dei colori estivi, bianco, ocra e blu intenso, come quelle onde da cui vengono le goccioline che danno sollievo alla pelle scoperta dall’abitino corto e dalle bretelle infiocchettate.
I tessuti sono puri come la natura nel pieno rigoglio estivo: lino opulento che restituisce purezza, cotone strutturato ed essenziale, la seta ricca di luce e morbidezza pregiata. Anche i dettagli sono scelti con lo stesso amore per la bellezza autentica: pietre e tessuti per i bottoncini, mani artigiane che ricamano i decori, altrettanto sapienti come le mani delle sarte fiorentine che assemblano ogni abito firmato Caftanii Firenze. Italianità allo stato puro: caratteristica di ogni tessuto scelto, riprodotta con amore come solo il vero, riscoperto made in Italy sa fare.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
#caftani firenze#nuovo Made in Italy#artigianatoresponsabile#moda indipendente#webelieveinstyle#storiedaindossare
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Dhafer Youssef Quartet - Les Ondes Orientales
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«…Detto questo, spronò Ronzinante senza badare al suo scudiero, il quale continuava ad avvertirlo ch’erano senza dubbio mulini a vento e non giganti quelli che andava ad assaltare. Ma egli s’era tanto fitto in capo che fossero giganti, che non udiva più le parole di Sancho, né avvicinandosi arrivava a capire che cosa fossero veramente; anzi, gridava a gran voce: “Non fuggite, codarde e vili creature, che il cavaliere che viene con voi a battaglia è uno solo, e voi siete in molti!”.»
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«La logica. Ah ah ah! Non sa quante fregature ci ha tirato, questa benedetta logica! Avremo fatto progressi inimmaginabili nella scienza e nella tecnologia, ma per certe cose la logica non ci fa andare avanti di un passo!»
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«Vede, le confido un segreto. Ha presente lui, no?» le dice, sventolandole davanti il libro che ha in mano, l’indice come segnalibro fra le pagine che leggeva poco fa. «Don Chisciotte, questo pazzo che scambia i mulini a vento per giganti da sconfiggere… ecco, in realtà aveva ragione lui. Erano davvero dei giganti, quei mulini a vento. Erano davvero spade, quelle verghe. Erano destrieri quei muli. Era lui che ci vedeva giusto!» Gioia abbassa gli occhi, ci pensa su. Lui si infila il libro sotto il braccio, si mette il cappello in testa e, prima di andarsene, dice: «I veri pazzi, mia cara, sono quelli che vedono solo quello che hanno davanti agli occhi».
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" Il colpo di genio, l’istantaneo kenshō, le è venuto durante la lezione di fisica. L’argomento erano le onde radio e, a un certo punto, l’insegnante ha iniziato a parlare del Segnale Wow!.
<<Il 15 agosto 1977 l’ #astronomo statunitense Jerry R. Ehman stava lavorando a un progetto di ricerca che aveva come scopo la dimostrazione dell’esistenza della vita extraterrestre e, mentre era lì che tentava di captare anche la più piccola onda dallo spazio, arrivò un potentissimo segnale radio che durò ben settantadue secondi, dal confine sud-orientale della costellazione del Sagittario. Al segnale fu dato il nome di “#SegnaleWow!” perché l’astronomo fece un grande cerchio rosso intorno ai tabulati cartacei del computer e ci scrisse vicino “Wow!”. A oggi questo segnale è una delle poche prove concrete, secondo diversi scienziati, dell’esistenza di civiltà extraterrestri.
Secondo l’astrofisico #FrankDrake, questa supposta civiltà extraterrestre ha fatto semplicemente la cosa più logica: ha cercato di mandare il segnale a chi aveva più vicino, perché mandarlo più lontano avrebbe comportato più dispendio di energia e più rischi di fallire».
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Sempre più spesso mi accorgo che apprezzo sempre più astrofisici, matematici e persone che studiano "il lontano e invisibile e il dubbio" e meno chi si occupa delle meccaniche di questo mondo.. quello umano prima di tutti..
Ascoltiamo il segnale mandato dalla madre terra? Ne ascoltiamo il flusso canterino nei tronchi, la forza dell'acqua con le sue memorie, ascoltiamo forse la rabbia e l'incanto d'una fiamma che alle sue spalle lascia fertile vita? Ascoltiamo l'elettricità frizzante nell'aria umida di scoppiettii? Ascoltiamo, forse, l'urlo disperato di un vento capace di muovere la terra stessa? Sentiamo il respiro di questa terra che trema e borbotta? Molto spesso no. Solo quando le conseguenze ci toccano con la forza di un pugno allo stomaco. Allora perché il nostro MayDay, il nostro "esistiamo", dovrebbe essere riconosciuto e ascoltato da chi probabilmente ci vede solo come formiche in formicai rotondi e galleggianti nell'universo?
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Osborne Reef, la storia di una barriera corallina artificiale
50 anni fa l’assurdo affondamento di 2milioni di pneumatici nell’Oceano (per “proteggere” la barriera corallina). Milioni di pneumatici sono stati posizionati nell'oceano in 50 anni come parte di un progetto di ripristino dei coralli. È la Osborne Reef, in Florida, oggi un vero e proprio cimitero subacqueo di gomma. Due milioni di pneumatici collocati qui nel 1970 come parte di quella che passò come una “operazione ecologica” che avrebbe dovuto creare una barriera corallina artificiale. Un fallimento bello e buono, tanto che a distanza di 5 decenni ci si trova di fronte ad una situazione disperata. Parliamo della Osborne Reef, ovvero di come creare dal nulla e con le proprie mani un colossale disastro ambientale.
Siamo in Florida, negli Stati Uniti al largo della costa di Fort Lauderdale, e qui, nei ruggenti anni ’60, il riciclaggio dei pneumatici è appena agli inizi. Quelli di scarto americani stanno affollando le discariche, si accumulano in discariche illegali e inquinano l’ambiente. La nascita della Osborne Reef Fu allora che, agli inizi degli anni ’70, un ambizioso (e geniale) gruppo senza scopo di lucro (gruppo non-profit Boward Artificial Reef) fondato da pescatori suggerì di ri-utilizzare quei vecchi pneumatici per espandere una barriera corallina artificiale situata al largo della costa orientale della Florida. La teoria di fondo era che la barriera corallina artificiale avrebbe incoraggiato la crescita di nuovi coralli che, a loro volta, avrebbero migliorato la biodiversità locale e attirato più pesci selvatici nelle acque della Florida, il che avrebbe giovato all’economia locale. L’idea raccolse così un ampio sostegno pubblico, tanto che fu poi approvata dai governi statali e locali, nonché dal Corpo degli ingegneri dell’esercito degli Stati Uniti. Ci si mise, quindi, all’opera e venne creato il substrato della nuova barriera corallina artificiale con oltre due milioni di pneumatici che sono stati uniti tra loro con clip in acciaio e cinghie di nylon. Con una grossa fanfara pubblica e il supporto di oltre 100 navi di proprietà privata, migliaia di questi fasci di pneumatici furono affondati nell’oceano. Nacque la Osborne Reef. Osceno. Il fallimento L’Osborne Reef doveva essere la barriera corallina artificiale più lunga del mondo, ma non ci vuole poi molto per capire che questo progetto di ripristino ambientale alla fine fallì miseramente. Nel corso del tempo, l’acqua salata ha corroso le cinghie che tenevano insieme le gomme. E così, liberi, questi pneumatici hanno cominciato a migrare per grandi distanze attraverso il fondo dell’oceano. Ora le correnti oceaniche, le onde e le tempeste trasformano pneumatici sciolti in veri e propri proiettili che causano danni irreparabili alle barriere coralline e ad altri ecosistemi marini che sono già minacciati da inquinamento, sviluppo costiero, pesca eccessiva, cambiamenti climatici e gravi eventi meteorologici. In buona sostanza, nelle acque costiere della Florida, quel cimitero di pneumatici sta causando gravi problemi. Dal 2001 diverse associazioni avrebbero cercato una soluzione per la rimozione degli pneumatici rimasti in fondo all’oceano, ma i costi dell’operazione risultavano impressionanti. L’Esercito degli Stati Uniti alcuni anni dopo è intervenuto per rimuovere gli pneumatici, per un totale di 73 mila dal 2009. Altri 700 mila pneumatici si troverebbero ancora sommersi al largo della costa di Fort Lauderdale. Il recupero Il recupero degli pneumatici dall’Osborne Reef e dalle aree circostanti è un processo lento, arduo, costoso e dispendioso in termini di risorse. E 4ocean è una delle prime associazioni e, nonostante i loro enormi progressi, la natura difficile del lavoro combinata con ulteriori sfide come tagli al budget, risorse limitate e cattive condizioni meteorologiche significa, lascia indietro ancora centinaia di migliaia di pneumatici. A complicare ulteriormente le cose, è accaduto anche che i pneumatici si siano spostati a grandi distanze dal luogo di caduta originale e il campo di detriti continua ad espandersi ogni giorno, tanto che, per dirne una, alcuni pneumatici della Osborne Reef sono stati trovati in Carolina del Nord. Right now, hundreds of thousands of tires are sitting at the bottom of the ocean off the coast of Florida, damaging… Posted by 4ocean Attualmente, sono ancora migliaia i pneumatici lì seppelliti. Quanto di illogico (e paurosamente umano) c’è in tutta questa faccenda? Project Baseline Gulfstream Survey Dive Of the Osborne Tire Reef (Long Version - ATV) Read the full article
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[K-ETA] Guarda gli eventi sportivi in Corea.
Guarda gli eventi sportivi in Corea.
Se la domanda K-ETA viene approvata, il viaggiatore deve stampare il certificato online e tenerlo con sé. Il certificato deve essere presentato al banco del check-in quando si entra nella Repubblica di Corea e il permesso di ingresso può essere ottenuto previa verifica presso l'Ufficio Immigrazione della Repubblica di Corea.Inoltre, K-ETA può ridurre significativamente i tempi ei costi di emissione. In precedenza, il processo di preparazione al viaggio era complicato poiché l'emissione del visto richiedeva molto tempo e costi.
La Corea è un paese con molto fascino, quindi ci sono così tanti posti da visitare. Ecco alcuni posti da consigliare!Jeongdongjin, Gangwon-do - Jeongdongjin è una piccola città situata sulla costa orientale di Gangwon-do, ed è famosa per le sue bellissime onde che lambiscono come montagne. La stazione di Jeongdongjin è anche una delle attrazioni popolari per i viaggiatori in treno.Daegu - Situata nel sud-est della Corea, Daegu è famosa per le sue diverse strutture culturali e il cibo delizioso. Ci sono attrazioni come il Museo Nazionale di Daegu, il Lago Suseongmot e il Parco Gyeongsang Gamyeong, quindi è adatto alle famiglie.Dangjin, Chungcheongnam-do - Dangjin è una città situata nella parte occidentale della Corea e ospita mare, laghi e siti storici. A Dangjin, puoi goderti varie attrazioni come la spiaggia di Dangjin, il parco nazionale marittimo di Seohaean e il tempio di Seonamsa.
La Corea è un paese con molti cibi diversi e deliziosi. Questa volta presenterò cibi rappresentativi che gli stranieri vogliono assaggiare quando visitano la Corea.Tteokbokki - Tteokbokki è un piatto speziato e dolce fatto bollendo torta di riso, pasta di peperoncino e condimento insieme. Ottima la consistenza gommosa della torta di riso e il gusto del condimento piccante, e per gustarla ancora di più si consiglia di mangiarla insieme a oden, torta di pesce e uovo.Bibimbap - Il Bibimbap è un piatto che viene consumato dopo aver mescolato varie verdure, carne e uova di diversi colori sopra il riso, condito con pasta di peperoncino o salsa di soia, ecc. Poiché utilizza una varietà di ingredienti, ha un sapore ricco e fa bene alla salute.Pollo - Il pollo coreano è molto famoso per i suoi diversi tipi di condimento e frittura. I polli popolari con vari condimenti e sapori includono gochujang, salsa di soia, pollo condito e pollo piccante piccante.
Introdurremo attività culturali e attrazioni che puoi goderti in Corea.Lotte World - Un grande parco a tema con varie strutture di divertimento come montagne russe, scivoli d'acqua e giostre per famiglie.
Che tipo di sistema è K-ETA? Gli stranieri che visitavano la Corea in precedenza dovevano sottoporsi alla procedura di rilascio del visto. Tuttavia, puoi visitare la Corea senza ottenere un visto tramite K-ETA. Con K-ETA, può essere rilasciato entro 24 ore se fai domanda online e puoi entrare nel paese in modo rapido e conveniente senza passare attraverso il processo di screening.
APPLY FOR K-ETA
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Arcipelago Espíritu Santo
Un astronauta a bordo della Stazione Spaziale Internazionale ha scattato questa fotografia di un gruppo di isole nel Golfo di California, vicino al margine sud-orientale di Baja California Sur. La luce del sole si riflette sulla superficie dell’acqua, accentuando il movimento delle onde, le scie delle navi e le ombre delle nuvole. Il gruppo di isole comprende due grandi isole, Isla del Espíritu…
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Due medicane sull'Italia a Febbraio
Medicane sull'Italia. Il 2023, nonostante i lunghi periodi di calma meteorologica per la presenza ingombrante dell'anticiclone, ha visto anche la formazione di ben 3 medicane in meno di 3 mesi attorno all'Italia. Il primo si è formato il 21 gennaio nel mare Adriatico, il secondo il 10 febbraio a ridosso della Sicilia, e l'ultimo tra fine febbraio e inizio marzo vicino alla Sardegna orientale. Medicane dal 1969 ad oggi I medicane sull'Italia: cosa sono gli "uragani nel Mediterraneo"? Il termine Medicane sta per "Mediterranean Hurricane" e indica un cosiddetto “uragano mediterraneo”, un fenomeno raro che descrive un ciclone che si forma sul Mediterraneo che assume delle caratteristiche simili a quelle di un ciclone tropicale, (è infatti detto anche TLC, ciclone simil-tropicale), con un “occhio” al centro della circolazione, forti piogge e venti eccezionalmente intensi. I TLC o Medicane prendono vita dalle classiche depressioni mediterranee (aventi le stesse caratteristiche delle depressioni extra-tropicali che si formano in Atlantico) che, grazie anche ad una superficie del mar Mediterraneo ancora insolitamente “calda”, evolvono, comportandosi in parte come un vero e proprio ciclone tropicale. In particolare spesso si forma un occhio centrale, cioè una zona, nel mezzo della tempesta, praticamente sgombra da nubi, proprio come si osserva negli uragani. Ad accumunare medicane e cicloni tropicali è anche la spirale nuvolosa che si forma e si avvita attorno all'occhio, e i fenomeni intensi che accompagnano l'evento: parliamo di piogge abbondanti, torrenziali e localmente alluvionali, venti con raffiche tempestose e onde del mare fino a 6-7 metri di altezza. Sebbene quindi non si tratti di veri e propri uragani, sono cicloni molto intensi che ne assumono alcune caratteristiche. Ma ci sono anche importanti differenze: il Medicane si distingue dai cicloni tropicali e dagli uragani innanzitutto per la durata media di vita, generalmente non superiore alle 24-48 ore. I cicloni tropicali e gli uragani durano diversi giorni o settimane. Parola all'esperto "Il TLC è un fenomeno tipicamente mediterraneo, e per questo motivo i cicloni veri e propri e gli uragani non si formano e mai si potranno formare. Il Mediterraneo - spiega Rino Cutuli, meteorologo di Meteo Expert - è un bacino troppo piccolo rispetto alle dimensioni dell'oceano: un ciclone tropicale ha un diametro che può superare i 500 chilometri e, quando trasformato in uragano raggiunge anche i 1500 km, praticamente la dimensione dell'Italia". Differente è anche la "scintilla" che ne scatena la formazione. "Così come avviene per i cicloni tropicali, che prendono tutta la loro energia dal calore latente dell'oceano, anche il TLC si nutre del calore del mare Mediterraneo, ma nasce principalmente dal contrasto acceso tra due masse d'aria con caratteristiche termoigrometriche molto diverse, una massa d'aria molto fredda e secca e una molto calda e umida". Per la prima volta dal 1969 si sono verificati Medicane o cicloni simil-tropicali anche a febbraio I primi mesi del 2023 sono stati decisamente anomali se guardiamo le statistiche storiche di formazione dei TLC. La formazione di TLC o Medicane è piuttosto normale e frequente infatti nei mesi autunnali e all'inizio dell'inverno. Stando alle osservazioni fatte dal 1969 ad oggi, infatti, si contano 23 medicane o TLC distribuiti tra i mesi di settembre e gennaio. Nessuno prima d'ora tra febbraio e marzo, e nessuno nel mese di giugno. Secondo i dati di Meteo Expert tra febbraio e marzo, almeno fino a quest'anno, non si erano mai verificati eventi simili sul Mediterraneo, e quest'ultimo medicane, ufficialmente soprannominato Juliette, è il terzo TLC in soli 3 mesi. Il 21 gennaio si è formato un medicane piuttosto eccezionale perché generato condizioni davvero anomale, ovvero in pieno afflusso di aria molto fredda dai Balcani. Il 10 febbraio poi si è formato Helios, che ha portato un'intensa ondata di maltempo sulla Sicilia, con mareggiate, venti intensi, e scaricando al suolo piogge di un anno intero in poche ore. E ora Juliette, formatosi a est della Spagna dove ha raggiunto lo status di TLC il 28 febbraio, spostandosi successivamente verso est, aggirando le coste della Sardegna, fino a portarsi sul Tirreno centrale giovedì 2 marzo. "Il periodo più gettonato per la formazione di Medicane è l’autunno e la prima parte dell’inverno proprio perché si raggiunge il massimo di temperatura superficiale delle acque dei mari e ricomincia a prendere forma la corrente a getto polare, che si abbassa di latitudine convogliando le correnti più fredde perturbate e verso il Mediterraneo rendendo più probabile l’innesco di tutti i processi che possono eventualmente generare dei TLC" spiega Simone Abelli, meteorologo di Meteo Expert. Una lunga attesa La formazione di questi fenomeni non si era mai verificata nel mese di febbraio negli ultimi 54 anni. "Veniamo da un 2022 bollente, - spiega Cutuli - e le acque del Mediterraneo si sono mantenute ben oltre la norma anche ad inizio anno. Questo ci fa capire quanto caldo sia il bacino del mar Mediterraneo. Questo periodo dovrebbe essere il periodo in cui il mare si è ormai raffreddato e un periodo di sostanziale latenza e "calma" meteorologica, con temperature normali che non dovrebbero certamente essere favorevoli alla formazione di questi fenomeni. E questo ci conferma che il global warming c'é e che il Mediterraneo è un hotspot del cambiamento climatico". Con il cambiamento climatico aumentano le probabilità di formazione di questi eventi. "Il 2022 è stato l'anno più caldo dal 1800 per l'Italia. E questi fenomeni purtroppo diventeranno, in quanto eventi meteo estremi, sempre più frequenti e intensi. La siccità estrema che prosegue per alcune zone del Nord, è anch'essa un evento estremo. L'estremizzazione riguarda sia l'arrivo di piogge molto abbondanti e concentrate in un breve periodo di tempo, sia la totale assenza di piogge. Questo significa che il cambiamento climatico è già qui, ci siamo già dentro con tutte le scarpe". Read the full article
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Terremoto, Erdogan: «In Turchia oltre 35mila morti»
Terremoto, Erdogan: «In Turchia oltre 35mila morti». Sarebbero almeno 35.418 le persone che hanno perso la vita in Turchia a causa del terremoto. Lo ha reso noto il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, come riporta l'agenzia nazionale di notizie Anadolu. Due persone sono state tratte in salvo nella provincia sud-orientale turca di Kahramanmaras, dopo essere rimaste per 198 ore sotto le macerie. In totale, secondo Erdogan, i soccorritori avrebbero estratto oltre 8mila persone vive dalle macerie degli edifici crollati dopo il terremoto che ha colpito il sud est della Turchia e oltre 81mila persone ferite nel sisma sono state dimesse dagli ospedali. Più di 100 Paesi hanno mandato messaggi di solidarietà alla Turchia, ha fatto sapere il leader turco. Le onde sismiche generate dal terremoto che lo scorso 6 febbraio ha colpito Siria e Turchia sono state rilevate anche in Antartide: lo dimostrano i tracciati dei sismografi della stazione di Baia Terra Nova, presso la base italiana Mario Zucchelli, situata a 15mila km dall’epicentro. Dalla prossima settimana, dovrebbe partire la prima spedizione di aiuti della Nato dall’Italia verso le zone colpite dal sisma in Turchia. Lo annuncia su Twitter L'Allied Joint Force Command Naples, il comando militare Nato con sede a Napoli, il quale annuncia lo spostamento dei container immagazzinati presso il suo centro operativo meridionale di Taranto, al loro porto di imbarco per la spedizione in Turchia. Tra gli aiuti, un rifugio semipermanente in grado di ospitare almeno 2mila sfollati composto da oltre mille container. Angelo Zen, l’imprenditore veneto disperso a causa del sisma, non è stato ancora trovato.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Pubblicata l'immagine più dettagliata e spettacolare di sempre del centro della nostra galassia
Al centro della Via Lattea, la galassia a spirale entro cui ci troviamo, si trova Sagittarius A* un buco nero super massiccio da 4 milioni di masse solari, circondato da una regione estremamente caotica, in cui nascono ed esplodono stelle e si verificano turbolenti fenomeni fisici a livelli di energia estremi. Tutto ciò è normalmente nascosto alla nostra vista, non tanto per la distanza a cui ci troviamo - circa 25000 anni luce - ma soprattutto a causa dei fitti banchi di polvere interstellare, impenetrabili a svariate lunghezze d'onda, e che celano il nucleo galattico dalla nostra posizione. Per superare questa coltre gli astronomi utilizzano per le indagini le onde radio e proprio tramite un sofisticato radiotelescopio denominato MeerKAT è stata realizzata oggi l'immagine a più alta risoluzione mai ottenuta del centro galattico, permettendo di cogliere l'esistenza di strutture mai viste prima.
Lo spettacolare mosaico è stato ottenuta dai ricercatori del South African Radio Astronomy Observatory guidati dal professore Ian Heywood della Oxford University e Rhodes University, utilizzando il radiotelescopio MeerKAT, costituito da 64 antenne radio da 13,5 metri di diametro, disposte su un'area con un diametro di 8 km. Questa particolare configurazione ha permesso di osservare il centro della galassia con una risoluzione angolare di 4 secondi d'arco, pari all'angolo sotteso da una persona osservata da 100 km di distanza.
L'immagine, la cui elaborazione ha richiesto tre anni di lavoro, è stata ottenuta da una campagna di 20 osservazioni, a frequenze fino a 1,28 GHz, e 200 ore di utilizzo del radiotelescopio, producendo 70 terabyte di dati e un'immagine complessiva da 100 Megapixel.
[…]
Il cuore turbolento della Via Lattea
Una della parti più spettacolari del mosaico è l'area immediatamente nei pressi del buco nero al centro della galassia. Si tratta della regione più turbolenta del nucleo galattico e dove ci sono alcune delle condizioni più estreme dell'Universo.
Sagittarius A* è il punto più luminoso nella regione in basso a destra dell'immagine, che è per il resto dominata da una bolla di materiale e dall'Arco Radio, una grossa struttura composta da diversi fasci paralleli di filamenti luminosi alle radiofrequenze, che costituisce il confine orientale di una delle gigantesche bolle radio che circondano il centro galattico. L'articolo che accompagna la pubblicazione delle immagini, offre un'analisi dettagliata della regione centrale che rivela una mini spirale composta da due flussi di gas ionizzato in prossimità del buco nero. I dati sembrano confermare la presenza di una struttura a clessidra di getti di gas con un asse allineato con quello delle due bolle radio che circondano il centro della galassia e gli altri filamenti individuati nell'immagine.
Resti di gigantesche esplosioni, un topo e un serpente
Tra gli elementi più spettacolari del mosaico, che contiene diverse bolle di materiale create dall'esplosione di supernove, c'è questo dettaglio dei resti della supernova G359.1-0.5.
La gigantesca bolla di materiale è circondata da due particolari formazioni. A sinistra è possibile vedere un punto luminoso con una coda che gli astronomi chiamano "il topo" e che è ritenuto essere costituito da una pulsar generata ed espulsa ad alta velocità dall'esplosione di una supernova. Il filamento luminoso in alto a sinistra è invece chiamato "il serpente", ed è il più lungo filamento visibile nella parte destra nel mosaico completo.
(via Pubblicata l'immagine più dettagliata e spettacolare di sempre del centro della nostra galassia | DDay.it)
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