#lavoretto fai da te
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Mi chiamo Paolo, 37 anni e faccio il muratore.
Cioè, faccio…
Diciamo che io sono un muratore. Perchè io da quando ho memoria, ho memoria di calce, di cazzuole e di foratini.
A scuola non m’è mai piaciuto andarci. Troppo noioso. Invece quando c’era da andare al cantiere col nonno era festa. Che a me quella cosa di mettere i mattoni in fila è sempre piaciuta.
Io a 10 anni sapevo già impastare il cemento. A 13 bevevo già la birra con la gazzosa e a 14 ho tirato su il primo muro tutto da solo.
A 16 il primo contratto vero e a 20 sono entrato in un’impresa edile bella grossa.
Da lavorare c’è sempre.
Magari certi momenti c’è crisi ma tra lo stipendio e i lavoretti alla fine me la cavo sempre.
È un mestiere duro e diventa sempre peggio. La gente ha fretta ma io non mi faccio fregare. Il presto è nemico del bene.
I clienti se c’è da aspettare aspettano che i tempi di consegna tanto sono solo un’opinione.
Al cantiere si cerca di lavorare sicuri. Ma a volte tutta quella dannata fretta toglie un po’ di prudenza.
Quando ci sono penali da pagare i tempi di consegna diventano un’ opinione decisamente convincente.
Ultimamente cerco di lavorare un po’ meno. Almeno la domenica cerco di evitare qualche lavoretto.
Mia figlia Giorgia adesso ha 10 anni e voglio stare un pochino di più con lei. I suoi primi anni di vita me li sono persi. Sempre in giro per cantieri. I soldi non bastano mai. Ma neanche il tempo basta mai.
E io non lo so come ho fatto a buttare via in quel modo stupido tutto quel tempo.
No.
Non il tempo passato. Quello futuro.
Più di 20 anni di esperienza ed è bastato un piede messo male sul ponteggio. Avevo pure il caschetto ma quando cadi da tre metri non è che te ne fai un granchè.
Sono stato proprio un fesso.
Però tutta quella fretta e tutta quella stanchezza. Provateci voi a stare attenti 12 ore al giorno.
Adesso gli inquirenti indagano, i giornali si indignano e il mio padrone suda freddo. Ma tanto ormai che indagano a fare. Io non voglio mica niente.
A me porca miseria servivano solo 10 minuti in più.
Adesso sto qua che aspetto di passare dall’altra parte. C’è una fila da non credere. Solo dall’Italia ogni anno arriviamo in 1.000 come quelli di Garibaldi, ma niente giubbe rosse. Solo teli bianchi a coprire i nostri corpi freddi.
1.000 persone che la mattina escono per andare a lavoro e poi si ritrovano qui a far la fila per passare dall’altra parte. E io mai avrei pensato di trovarmi in fila con questi mille. A me m’hanno messo in camera con un bracciante che non ha visto arrivare il trattore e c’è anche un camionista che ha avuto un colpo di sonno.
Io sto qua e mi dispiace un casino. Mi sarebbero bastati 10 minuti.
Un minuto per fare gli auguri a tutti i lavoratori. Oggi è la loro festa e nonostante tutto è la festa anche di noi 1.000.
Un paio di minuti sarebbero stati per nonno. Volevo dirgli di non sentirsi in colpa. Io sono stato felice di essere diventato un muratore come mi ha insegnato lui. Che a me sta cosa di mettere i mattoni in fila è sempre piaciuta.
Un paio di minuti per mia moglie. Ci sono un sacco di cose che non sono mai riuscito a dirle. E di certo non sarei riuscito a dirgliele in due minuti. Ma volevo esser certo che le abbia capite.
Cinque minuti con Giorgia. L’avrei solo abbracciata. E le avrei detto di ricordarsi sempre di chiudersi il giubotto. Che quella di inverno va in giro col va giubotto aperto e poi s’ammala.
E io da quassù non glielo posso più abbottonare…
#facebook
Emiliano Milucci
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Non ero arrabbiata questa mattina, ero solo piena di dolore.
Ma questo a te non inporta, se ti senti attaccato ti devi difendere, anche quando sarebbe meglio che stessi zitto.
Hai dato, per la millesima volta, la conferma che sei egoista. Perché? Ti sei concentrato sul difendere/attaccare e nemmeno un minuto sulle mie urla di dolore.
Perché sono capricci i miei,
Perché tu puoi avere sogni e io devo lasciare andare i miei, perché non me li merito, sono cattiva, insopportabile.
Non sei un uomo che si sacrifica per un futuro con me, non fai nemmeno un lavoretto in casa. E a questo punto, mi chiedo a cosa mi serve un ragazzi che è buono solo a coccolare e poltrire?
Vorrei pulire la nostra casa, sistemarla, essere stanchi insieme la sera sul divano
E invece no, perché non meriti un cazzo, e a quanto pare io merito di lavorare per mandarti a stancare mentre in casa non c'è una volta che torno e trovo un piatto caldo, quando non lavori.
Non mi hai messo al primo posto nemmeno un giorno della tua vita.
E io calo la testa, vado a lavorare e sto zitta.
Perché sai, mi piace fare i finti innamorati quando abbiamo i soldi e passeggiamo, mi fa pensare alla vita che vorrei
Parlo di amore, e non sappiamo cosa sia darlo e riceverlo
Soffro, perché mi dimostri che ogni cosa che farai mi sarà rinfacciata, ogni lavoro che avrai lo perderai.
Soffro perché tu ti compri le scarpette da calcio da 50€ e quando io ho spesi 19,90€ per i vestiti della mia maturità me l'hai tirata dietro non perché non pensavo al nostro futuro, ma perché ti sentivi poco calcolato, e me lo hai detto il giorno che siamo andati a san siro, a coronare il tuo sogno.
Ma i miei sogni? Ci pensi mai?
Posso pensarci da sola, ma così toglierei soldi, affitti a noi. Ed evito!
Mai qualcosa per me, mai qualcosa che mi renda felice. Mi hai reso spensierata da giugno a settembre. 3 mesi.
Non è colpa mia se devo fartela a piedi o andare lontano, non puoi continuare a farmi pagare conti non miei. Basta. Bast. Basta.spero di morire piuttosto che avere questa vita per sempre
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Tutta la verità, signori, sui TRENTENNI.
I 30 ANNI sono “il decennio peggiore della vita di un essere umano”.
Si potrebbero riassumere in un termine semplice: ANSIA DA CONFUSIONE.
A 30 anni vivi co la sindrome del macchinista de Trenitalia: stai in ritardo su tutto.
Ogni frase che te rivolgono comincia co ANCORA: - ANCORA non ti sei sposata/o? - ANCORA non hai 3 figli? - ANCORA non ti sei laureato? - ANCORA non sei diventato miliardario col network marketing? - ANCORA non vivi da solo? - ANCORA al letto stai? - ANCORA non hai fatto sesso legato al soffitto mentre te frustano cor mocio Vileda?
OH! Ma quando le dovevamo fa tutte ste cose? A me non m’aveva avvisato nessuno. Fino a 29 anni tutti a dimme: “Tranquillo sei giovane c’è tempo”.
Appena soffi sur 30: tu madre se leva la maschera e sotto c’è er commercialista, tu padre quando ar citofono dici “So io” te comincia a risponde “Io chi?” e tu nonna non te dà più i soldi del gelato.
Te stavano a aspettà tutti ar varco, tipo Covid ar bancone der Billionaire.
A 30 anni diventi come quei vip famosi negli anni ’90 che oggi partecipano ai reality: UN DISINCANTATO COI DEBITI.
Si perché a 30 anni, la parola “lavoro” e la parola “precario” so indivisibili come la De Filippi e il potere mediatico. Il lavoro del trentenne infatti, è l’unica cosa precaria che dura per sempre.
A 29 anni lo chiami lavoretto. A 30 la chiami povertà.
Di conseguenza il mercato ti ignora. Ogni vestito che vendono o è troppo da giovane o è troppo da vecchio. Non vendono vie de mezzo.
Questo perché sei l’unica categoria che non c’ha una lira. Sei troppo vecchio pe fatte dà i soldi da tu madre e troppo giovane pe obbligà tu nonno a fasse gestì la pensione.
A 30 anni sei in quella fase in cui sai troppe cose pe’ crede ancora nei sogni, ma troppo poche pe’ riuscì a vive sereno.
SE SEI UOMO, a 30 anni sai già che le ragazze scureggiano, che se ti dicono che sei bravo a letto è per carineria e che la storia della pancetta sexy sarà pure vera ma solo perché in assenza de Jason Momoa hanno deciso d’accontentasse de te. Metà delle ragazze che frequenti si aspetta di trovare in te una figura maschile che tu identifichi ancora come “tu padre” e l’altra metà rientra nel penale. Per dirla chiara: la situazione è che tu te ostini a mette i cuori ai culi su Instagram, a ragazze che se te incontrano nella vita reale te lasciano er posto sull’autobus. SE SEI DONNA, a 30 anni i tuoi appuntamenti amorosi so passati all’improvviso da un muretto co un venticinquenne alcolizzato a un aperitivo a mezzi co un divorziato in giacca e cravatta, ormai ascolti le chiacchiere degli uomini come s’ascoltano i racconti del Fantabosco e la tua vita sessuale si alterna tra un “no il dilatatore anale non lo uso” e un “tranquillo succede a tutti”. Fino a poco tempo fa con le amiche confrontavi la lunghezza dei piselli, adesso confrontate le patologie psichiatriche al grido de “ce l’ho - me manca - lui pensa che non l’ho capito che è sposato”. A 30 anni poi, all’improvviso, arrivano LE FITTE. Così, a buffo. Fitte lancinanti in parti del corpo che fino a quel momento non sapevi nemmeno d’avecce. Tu cammini tranquillo mentre cerchi de decide se coi 5€ che te so rimasti ce compri le sigarette o la cena e all’improvviso TRATATÀ! Una fitta a buffo tra il ginocchio e il polpaccio. Tu stai lì tranquilla che sorseggi un OKI co l’amica tua mentre parlate de quella volta che ve siete scordate dentro er Tampax e ce n’avete messo un altro e all’improvviso TRATATATATATÀ! Una fitta a buffo tra il fegato e le costole. CHE CAZZO C’È TRA IL FEGATO E LE COSTOLE? Fino a 29 anni stavi tranquillo, erano fitte de gioventù. Adesso no. Adesso non po esse. Ormai te e la parola gioventù siete lontani come i negazionisti e er diploma de terza media.
A 29 anni erano fitte de gioventù. Adesso dall’infarto all’embolia po esse tutto.
A 29 anni era acne giovanile. Adesso è rogna.
A 29 anni era salute. Adesso è panza.
E la cosa brutta è che a 30 ANNI, di queste cose, non puoi parlarne con nessuno. Perché se ne parli con quelli più giovani, quelli te cominciano a dà del lei! SÌ! Quelli te chiamano SIGNORA e te fanno passà avanti sussurrando timorosi “prego, MI SCUSI”!
Se invece ne parli co quelli più grandi de te...... che so tanti...… tantissimi...… so almeno 5 generazioni de rancorosi co alle spalle minimo 40 anni de rotture de coglioni… loro, te cominciano a elencà na serie de malattie cardiovascomuscolari che Dottor House se gratterebbe i coglioni co la parte larga der bastone. Tu non fai manco in tempo a dì “A” che quelli te tartassano tipo er Tamagotchi quando c’aveva fame: “MA STA ZITTO STAI, ZITTO DEVI STARE, PARLI TU PARLI ,E IO CHE DEVO DÌ ALLORA EH? CHE DEVO DÌ IO? VOGLIO VEDÈ QUANDO ARRIVI ALL’ETÀ MIA POI NE RIPARLIAMO ALTRO CHE, TU ZITTO DEVI STARE, ZITTO!” Se non ci credete, vi basterà leggere i commenti sotto questo post. (PS: Si lo so, alla parola Tamagotchi ti sei commosso. Non ringraziarmi, non c’è bisogno). Quello che non capiscono è che un QUARANTENNE non sarai mai uguale a un TRENTENNE. Mai. E il motivo è semplicissimo: A 40 anni sei il più giovane tra i vecchi. A 30 anni sei il più vecchio tra i giovani. Non può essere uguale, cambia proprio il punto di vista. Il quarantenne c’ha lo stato d’animo de uno che se sta a giocà il tutto per tutto. Il trentenne sta dentro un cortile coi muri alti a giocà a campana co la depressione. Tutto qua.
I 30 ANNI sono la vera età di passaggio. E questo passaggio ha un nome preciso: METABOLISMO.
Quando soffi sulle candeline, tu la porta la attraversi, er metabolismo tuo no. Rimane de là. Te saluta vestito da Po dei Teletubbies: “Ciao Ciao!” Quello che prima era un meccanismo perfetto, tutto ad un tratto si interrompe. Prima, quello che magnavi cacavi. Adesso, se te magni na teglia de pizza, il giorno dopo cachi una pallina.
Tu guardi nel cesso e te senti disorientato. Dici: “OH! E tutto il resto dove sta? Dove sta tutto il resto? E CHE CAZZO CI FA QUEL CICCIONE NELLO SPECCHIO DE CASA MIA!” Nulla sarà come prima. E lo capirai sulla tua pelle.Con la tua pelle. Con quello che stazionerà sotto la tua pelle. E il numero dell’estetista passerà sotto la N di Nutrizionista. Ed è lì, che imparerai ad usare Photoshop. Ma in tutto questo c’è un cambiamento a 30 ANNI, che ti farà soffrire più di tutti gli altri: il tuo rapporto con LA MOVIDA. Quelli che prima chiamavi DIVERTIMENTI, da oggi in poi se chiameranno CONSEGUENZE. Sì tu, proprio tu. Tu che fino a ieri te tatuavi, vomitavi e t’accoppiavi 4 volte co 5 persone diverse tutto nella stessa sera. Tu che fino a ieri uscivi coi capelli bagnati pure pe annà a fa Capodanno a Ovindoli. Tu che fino a ieri te prendevi 26 caffè al giorno senza tremà o morì, e poi dormivi pure. Tu che fino a ieri riuscivi a assorbì una quantità d’alcol che un mozzo del ‘600 te se sarebbe tatuato sul braccio, senza nemmeno vedecce appannato. Tu che fino a ieri dormivi per terra a casa de gente qualsiasi e la mattina presto, alle 14, andavi ar bagno mentre te ripartiva er passetto house. Tu che fino a ieri eri in grado de andà a ballà, fa l’after, uscì all’alba e andà al mare, ritornà e andà a ballà co altri amici, rifà l’after e il giorno dopo andà a lavorà da McDonald’s, tu. Proprio tu. Oggi. Tu oggi dopo er terzo caffè stai tre giorni su na sedia coi tic, tipo Stephen Hawking. Tu oggi se incontri birra e pizza nella stessa sera devi dormì dentro ‘na vasca de Gaviscon. Tu oggi se dopo una serata te porti al letto uno, la mattina dopo er problema non è più ricordasse come se chiama lui, ma ricordasse chi cazzo sei te. Tu oggi se vai a ballà er Sabato sera, er Giovedì mattina sembri ancora ‘na comparsa de Tim Burton. Tu oggi non ce vai a ballà er Sabato sera. Tu oggi esci er Venerdì. Pomeriggio. Presto. Tu oggi dopo il primo cocktail c’hai le guance bordeaux, te scappano sorrisi maliziosi mentre guardi ‘na colonna e te togli i pantaloni dal culo come se nessuno te vedesse. Tu oggi al secondo cocktail cammini usando le sponde der muro tipo flipper cercando de centrà la porta del bagno. Tu oggi al terzo cocktail t’abbracci er buttafuori sudato e piangendo je strilli nell’orecchio: “SCUSA MAMMA!” Tu oggi te risvegli a casa tua alle 7.30, de domenica, co la sveglia che te sei scordato de toglie, per terra, a metà der corridoio, perché sul letto la sera prima non ce sei arrivato, e te stupisci della tua coordinazione mentre te trascini al bagno coi gomiti. E tutto questo non perché sei vecchio. Ma perché sei scrauso. Infine, tutto ciò si riflette inesorabilmente nella tua vita sentimentale. Una volta ti buttavi, per vedere se funzionava. Oggi, prima de uscì co qualcuno, sto qualcuno deve risultà molto più interessante del divano de casa tua, co davanti una serie tv su Netflix e in mano una pizza a domicilio. E NESSUNO è più interessante de divano, serie tv e pizza. Nessuno. È la vita di noi trentenni. Una vita sospesa a metà. Una vita in cui non siamo né carne né pesce. Questo siamo: i vegani dell’anima.
(di Emiliano Luccisano)
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Ciao, vorrei farti una domanda riguardo i tuoi studi. È stato difficile per te studiare per il test di ammissione? Ci sono pochissimi posti nel tuo settore ma io vorrei prendere in considerazione l'idea di dare una svolta alla mia vita. Per il momento faccio un altro lavoro, ma ci sto pensando.. È dura, vero?
Ciao!
Allora, considera alcune cose: ho fatto un liceo scientifico e ho sempre studiato abbastanza, il test l'ho fatto subito a settembre di quell'anno e, soprattutto, mi sono preparata con l'obiettivo di medicina, anche se poi quell'estate, sinceramente, non mi sono privata di nulla per studiare. I due test, pur avendo la stessa struttura, quell'anno non erano comparabili a livello di difficoltà, tant'è che a medicina non sono entrata al primo scorrimento (agli altri non mi sono iscritta), invece a logopedia sono entrata subito. I posti sono davvero pochi, il mio anno erano 18, ora sono 11/12 credo, questo ovviamente nel mio ateneo, per gli altri dipende.
È dura, ma non infattibile sinceramente, poi ovvio dipende da che base parti. Sono molto più duri i tre anni, ma comunque io riuscivo a fare un lavoretto nel week end. Se è quello che desideri, provaci, se inizi ora hai un anno per studiare e la gioia che provi se fai ciò che ti piace è immensa. Se hai bisogno di altro, son qua 🌸
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Per caso esiste un post dove spieghi la tua storia ecc? Ho appena trovato il tuo blog e non vorrei farti domande troppo personali/risultare noiosa
no, non mi sembra. Ho scritto la mia storia in modo frammentato in vari post, quindi scriverò tutto qua; tranquilla, io non ho problemi a raccontarla, avviso che sarà lungo da leggere.
Ho iniziato ad avere problemi verso il mio aspetto fisico e caratteriale nei primi anni delle scuole medie. Ero una ragazzina particolarmente solare e socievole e non guardavo molto il mio modo di vestire o il corpo. Una volta era diverso, non partivi già a dieci anni con in testa le influencer, quindi ero la tipica bimbetta sovrappeso e con la maglia del mercato da pochi soldi.
Come dicevo, alle medie è iniziato il mio incubo. Bullismo fisico e psicologico a tutto spiano. “Balena”, “Cicciona di merda.”, “Smettila di sorridere, hai rotto il cazzo.”. Non avevo un gruppo di amiche e non venivo considerata da nessuno. Iniziai a nascondere il mio malessere, il dolore generale e non l'ho mai buttato fuori. Credevo di riuscire a superare tutto da sola, con le mie forze. Gli anni passarono e io iniziai a fare diete su diete per arrivare al normopeso. La mia famiglia non capì granché e non fece domande, all'epoca c'era zero comunicazione tra noi.
Lì il bullismo cambiò, non era più il mio peso il bersaglio principale. Non dirò cosa mi hanno fatto, perchè come ho detto tempo fa è una cosa che mi ha segnata a vita e che sa solo la mia psicoterapeuta.
Finite le medie, ho aperto il capitolo superiori e non è stato piacevole. Sono finita in una classe indecente ed ero nuovamente bersaglio di alcuni ragazzi solo perchè non ero attraente e non rispecchiavo certi canoni di bellezza. Ero troppo stressata in quel periodo, così iniziai ad avere problemi a livello fisico: febbre, dissenteria e mal di pancia. Dopo numerose assenze e visite mediche, il dottore ha capito che era un fattore psicologico e lì ne ho parlato con i miei, rivelando solo il problema delle superiori. Alla fine cambiai indirizzo scolastico, per evitare quelle persone.
In seconda superiore le cose andarono molto meglio, avevo il mio gruppo di amiche, ero a posto a livello fisico (normopeso) e pensavo di aver superato i vari traumi.
In quel periodo iniziai ad uscire con un ragazzo conosciuto online, - qui su tumblr, per la precisione -. Era una persona disturbata mentalmente, ma io ero molto sola e accettai questo suo lato "malato".
Da subito iniziò a trattarmi male, insultava il mio corpo, il mio modo di vestire (ero molto insicura e vestivo con felpe oversize e leggings). Toccò il fondo quando arrivò a deridermi davanti a mezzo negozio h&m: mi aveva obbligata ad indossare un vestito taglia s, quando io portavo una m/l, avendo anche un fisico a clessidra. Successivamente mi espose al pubblico esclamando: "bello l'abito, ma su di te sta una merda." Piansi letteralmente nel camerino.
Più mandavamo avanti la relazione, più le cose andavano nella merda. Lui era pronto ad umiliarmi per ogni piccola cosa, mi faceva sentire perennemente in colpa, anche per la minima cazzata. Tutto era tossico tra noi, ma io ero certa di poterlo cambiare, di poter essere qualcosa di speciale per lui. Invece mi sono sempre sbagliata.
Lo lasciai dopo qualche mese, perchè scoprì tramite un account fake che mi stava mettendo le corna, ma ormai il danno era fatto. Avevo iniziato una dieta molto restrittiva e persi completamente il controllo, cadendo in un dca: l'anoressia.
Era ormai la fine del 2017 - l'inizio del 2018. Io mi ero fidanzata con un ragazzo (con il quale sto tuttora assieme e che mi ha realmente tenuta in vita). La discesa nell'anoressia fu molto lenta, iniziai togliendo gli extra, per poi passare a ridimensionare tutte le porzioni, ma mangiavo ancora normalmente (se si può definire così).
Un giorno, se non erro era ottobre o novembre, non ricordo con precisione, mi sentii male in palestra. Mi sentii morire, non respiravo. Fu un attacco di panico dovuto all'ansia da pre interrogazione. Quel dì mi portarono via in ambulanza.
Le cose andarono via via peggiorando.
Gli attacchi di panico erano sempre più frequenti, ormai si presentavano ogni mattina. Mi svegliavo e scoppiavo a piangere implorando mia madre di non farmi andare a scuola. Frequentavo l'istituto sì e no due giorni su sei. Il disturbo alimentare era sempre più visibile; non mangiavo più a merenda, ero sempre in movimento e a scuola rischiavo di addormentarmi sui banchi, perchè passavo le notti a piangere o a fare addominali: mi si contavano le ossa.
Iniziai a sentirmi spesso male a scuola, così un giorno la mia prof. di ginnastica chiamò mia madre aggredendola verbalmente. Le disse che era un pessimo genitore e che io mi stavo letteralmente facendo morire. Ciò che nessuno sapeva è che mia madre aveva capito la merda che stavo passando e stavo già frequentando una psichiatra per i miei attacchi di panico.
Poi che dire, fu tutto un "una cosa tira l'altra.", ma il fattore che mi fece crollare definitivamente fu la scoperta di una lettera che avevo scritto alle medie. In terza media avevo infatti scritto questa lettera dove salutavo tutti e preannunciavo i motivi del mio suicidio. Provai a buttarmi dalla finestra del bagno, ma non appena feci penzolare il piede mi spaventai; per questo decisi di nascondere il foglio, che gettai qualche giorno dopo. Quello che non sapevo, è che mia madre facendo le pulizie lo trovò e spaventata lo mostrò ai miei prof., i quali ne fecero una copia. Bene, io scoprì questa cosa nel 2018. Ciò significa che loro non alzarono un dito per aiutarmi.
Mi stavo letteralmente lasciando morire, tolsi tutto il cibo possibile e ripresi a tagliarmi. Mangiavo solo uno yogurt magro bianco al giorno e mi spaccavo di addominali e corsa. Arrivai a pesare 41-42 chili e sono alta 1.75. Il mio obiettivo erano i 35.
Andavo avanti a flebo e pure gli attacchi di panico cambiarono aspetto, trasformandosi in un disturbo di conversione.
Ero sotto cura da due specialisti, una seguiva le crisi, una il dca.
A giugno 2018 finii in una clinica. La clinica di "Villa margherita" a vicenza, per combattere il mio dca. Avevo solo sedici anni ed ero praticamente sola, in quanto avevo perso tutte le mie amiche, che non avevano compreso il mio disturbo.
Uscii dopo due mesi (prima del previsto), perchè stavo molto male lì dentro, ma una volta fuori cercai di riprendermi. Da allora sono ferma sempre allo stesso peso.
Infine, ad ottobre 2018, mi ritirai definitivamente da scuola, perchè purtroppo non riuscivo a contenere l'ansia.
Questa è la mia storia, ora sto meglio. Ho meno crisi, ho un ragazzo che mi ama tantissimo, ho un lavoretto, sto riprendendo in mano gli studi e sto provando ad amarmi di più.
Ti lascio qui sotto una foto del mio "cambiamento" durante gli anni, per farti capire quanto possa smuoverti il dolore e se hai altre domande, fai pure.
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Sacrifice, Chapter 2
PAIRING: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
Nonostante la figura della castana si fosse allontanata, i suoi occhi erano ancora su di lei. Osservava bene qualsiasi cosa, agli occhi di James non sfuggiva nulla, ma stavolta non era così. L'andamento e le parole che gli aveva detto la castana, lo avevano destabilizzato. In che modo? Questo non lo sapeva neanche lui.
Sapeva solamente che doveva fare del suo meglio, per ottenere anche solo un minimo consenso da parte sua. Consenso solo per aiutarla, non per altro.
Sempre se non fosse stato così...
La vide che girava verso destra, andando verso un'altra classe e, in tutto quel tempo, lui non aveva smesso di guardarla. Che era, forse, solo curioso?
"Amore!"disse una voce squillante alle sue spalle che lo fece scattare d'improvviso, scontrandosi con una ragazza poco più bassa di lui, bionda e che aveva le sue braccia attorno ai suoi fianchi.
"Ehi..."ma non ebbe la possibilità di poter parlare che le labbra della sua ragazza gli si posarono sulle sue.
"Chi stavi guardando? Ti vedo molto distratto"disse lei con un leggero fastidio nella voce, appena si staccò da lui
"Oh...nulla, devo solo fare un favore al signor Stark"
"Che tipo di favore?"
Ecco, quella era una delle tante domande da un milione di dollari che gli venivano fatte da Sharon Carter, guai a lui se non rispondeva.
"Dovrei dare ripetizioni ad una mia compagna di classe..."
"Devo preoccuparmi?"
"No, non farmi le stesse domande"
"Io lo so che non dovrei preoccuparmi, ma non so di chi si tratta ed è per questo che ti avverto. Io ti voglio tutto per me, lo sai vero?"disse lei con un finto labbruccio sulle labbra.
In realtà James, sapeva benissimo che quello con Sharon Carter non era amore vero. Era solo per potersi guadagnare una borsa di studio all'Harvard, per mano del padre di lei in modo tale che sarebbe entrato nella sua azienda. Solo così George Barnes, ovvero suo padre, sarebbe stato felice o almeno così sperava. Ma James non voleva questo, non voleva fare felice suo padre vedendo che ciò che faceva non era al caso suo, avrebbe voluto proseguire i suoi studi diversamente e non rinchiudersi in un'azienda, a soli 25 anni, del padre di chi?
Della sua ragazza? Della sua spasimante? O del suo accollo?
"Si, lo so bene..."disse lui fingendosi felice
Lei sorrise per la risposta ottenuta e si diressero alla porta principale, per poter uscire solo per alcuni minuti di pausa ma furono fermati da una voce alle loro spalle.
"Ehi James, ci sei oggi per gli allenamenti?"chiese un ragazzo alto, biondo e con un fisico ben assestato.
"Steve! Si, ci sono devi solo ripetermi l'orario..."
"Ma come! Mi avevi promesso che mi avresti accompagnato a fare shopping oggi pomeriggio"
"Sharon..."
"Beh...se hai altri impegni, non voglio intromettermi"disse il ragazzo biondo alzando le mani, in segno di resa, con fianco a se altri due ragazzi.
"Tranquillo...è meglio per me allenarmi, ho una partita questo fine settimana"disse lui passando lo sguardo dal suo gruppo di amici alla ragazza che aveva di fianco a sé.
"Beh, se preferisci questi sfigati a me puoi tornartene anche a casa con loro"disse lei con un tono acido, che rivolse soprattutto alla ragazza messa di fianco a Steve.
"Eddai..."disse lui ma la bionda aveva già aumentato il passo per poter dirigersi verso l'uscita.
"Credi che ti perdonerà?"chiese invece Sam
"Non mi preoccupo più di tanto, le sue sono discussioni inutili"
"Lo spero per te James...allora cosa fai? Ci raggiungi o no?"chiese Steve.
"Si..."disse lui girando attorno con lo sguardo e poggiandolo su un particolare alla sua sinistra.
La porta della classe di fisica era ancora aperta e aveva notato,solo ora, un libro che prima non era presente.
"Dammi solo un minuto"continuò lui, rivolgendosi al suo amico ed entrando nella classe, senza badare alla risposta che gli era arrivata.
Si diresse fino alla seconda fila, per fortuna la classe era vuota e il libro era rimasto incustodito. Si avvicinò al banco e lo prese fra le mani, scorrendo le varie pagine, fino ad arrivare a quella iniziale, dove un nome padroneggiava nel centro.
Wanda
"Mamma sono a casa!"disse lei togliendo le chiavi dalla toppa e superando la soglia di casa sua.
Si chiuse la porta dietro di sé e si poggiò sopra con le spalle facendo un respiro profondo, ma appena provò a chiudere gli occhi dei passi felpati e veloci si fecero sentire per tutta la casa.
"Wanda!"una voce squillante le arrivò alle orecchie e subito lei sorrise aprendo gli occhi.
Dinanzi a sé trovo un piccolo ometto con una massa di capelli lunghi e biondi, lui è il piccoletto di casa ovvero suo fratello Pietro. L'unico che, secondo Wanda, si preoccupava realmente di lei. Non che il resto della famiglia non lo facesse ma da quando sua mamma aveva iniziato una nuova vita, insieme ad una nuova frequentazione, non aveva così tanto tempo da spendere per lei come faceva prima. Certo, c'erano quelle cose che non potevano essere fatte da Pietro, come accompagnarla dal suo medico curante ma lei credeva che il suo fratellino fosse veramente l'unico che le chiedeva come stava veramente, anche se lui sapeva le sue reali condizioni.
"Ehi,ciao! Come è andata la scuola?"
"Bene...ho iniziato un nuovo lavoretto"
"Wow, davvero? E con chi?"chiese lei prendendolo in braccio, anche se questo era uno dei tanti sforzi in più che non avrebbe dovuto fare.
"È una bambina e si chiama Rebecca"rispose lui non smettendo di guardare sua sorella che faceva un po' di fatica a tenerlo in braccio.
"Mi raccomando, devi essere un cavaliere"
"Ma io già lo sono...con te"disse lui, cambiando tono di voce alla fine.
"Lo so Pietro, non c'è bisogno che me lo ricordi"
"Solo mi preoccupo per te...come stai?"chiese lui con una leggera preoccupazione, ma non ebbe neanche il tempo di rispondere che la voce della loro madre li chiamò.
"Wanda, Pietro! È pronto il pranzo!"disse la loro mamma urlando e facendosi sentire dai due ragazzi che erano ancora vicini alla porta di casa.
Lei fece scendere dalle sue braccia il piccolo Pietro per dirigersi insieme a lui nella cucina vicino alla tavola, che era imbandita di tante cose buone.
"Come è andata la giornata Wanda?"le chiese sua madre mentre sistemava gli ultimi piatti per poi metterli sulla tavola.
"Bene, credo...tranne per Stark"
"Davvero? Ha avuto qualcosa da ridire?"
"Mh...non proprio ma..."
"Wanda, io e te sappiamo bene come è fastidioso il signor Stark, perciò ti dico di non pensarci troppo"disse Clint.
Clint, era la nuova fiamma di sua mamma nonché il suo professore di inglese. La cosa positiva era che nella sua materia lei andava molto bene, ma a Wanda non ancora andava giù che sua madre stesse con il suo prof. Non che le stesse antipatico, ma credeva che era una delle tante distrazioni che sua madre si era concessa per evitare di pensare a lei e alla sua malattia.
"Certo che ci penso troppo, invece. Non è possibile che mi scarichi la colpa su qualsiasi cosa che io faccia!"
"Che intendi dire che ti scarica la colpa su qualsiasi cosa tu faccia?"le chiese sua madre.
"Dice che arrivo sempre in ritardo e che non mi concentro nella sua materia e quando gli ho detto..."
"Wanda, non c'era bisogno che gli raccontassi tutto..."all'affermazione di sua madre lei sbuffò, non le aveva permesso di finire la frase che subito l'aveva interrotta.
"Mamma, perché devi fraintendere? È ovvio che io non gli abbia detto nulla, mi ha solo detto che avrei dovuto fare delle ripetizioni"
"Ripetizioni? E con chi?"
"James Barnes"
A quel nome sua madre assunse una strana espressione sulla faccia, ovviamente non sapeva di chi si trattasse e si poteva considerare come la stessa espressione che Wanda aveva assunto appena aveva sentito quel nome, insieme ad un certo odio completamente ingiustificato.
"È il capitano della squadra di basket della scuola, davvero un bravo ragazzo e si impegna molto..."rispose Clint alla domanda della sua compagna.
"Si, se non fosse per il fatto che è uno dei popolari ed è fidanzato con il capo delle cheerleader"disse, invece, Wanda con entrambe le sopracciglia alzate.
"E hai intenzione di farle?"
"Sai che è l'unica soluzione che io posso permettermi, no?"disse Wanda rispondendo alla domanda di sua madre.
"Non credi di correre dei rischi?"
"Quali rischi? Che sia uno come papà che appena saputa la notizia della mia malattia se ne vada e sparisca completamente dalla mia vita?"chiese lei senza peli sulla lingua, guadagnandosi uno sguardo di disapprovazione da parte di sua madre.
Non ricevendo nessuna risposta, lei prese un tramezzino che era posto al centro della tavola e, insieme a quello, la sua tracolla dirigendosi direttamente nella sua camera, non uscendo fino all'arrivo della sera.
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DF - All’università Episodio 19 Guida
- Risultato negativo / Risultato neutro + Risultato positivo / o + Significa che il mio Lov’o’metro con quel personaggio è al massimo, ciò vuol dire che il risultato può essere sia neutro che positivo.
Punti Azione: 1.100 massimo
Illustrazioni: 5 in totale, una per ogni ragazzo. E’ possibile prendere 1 illustrazione per giocata. Se volete l’illustrazione con la vostra crush bisogna avere il lov’o’metro più alto con lui/lei, con il colpo di fulmine.
La zia: La troverete nel parco, dopo essere passate per il liceo dolce amoris.
Soldi: - 180 $ Tenuta unica
Love Interest Rayan:
A. Abbiamo passato la settimana qui, è stato magnifico, potremmo continuare. E poi, è meno… pericoloso! B. Sono due cose che non ho l'abitudine di sentire insieme nella stessa frase. - C. Fuori: in un'altro Paese, vuoi dire?
Love Interest Nath:
A. Ma sì, anzi li adoro! Preferirei che tu restassi cos��. - B. Hmm… Io… Argh, ho un rospo in gola, non riesco più a parlare. + C. I capelli potrebbero ancora andare… Mai il look abbinato… No, grazie!
A. La vita ad Anteros è piacevole… E frequentare un altro anno qui non è una tragedia! B. Magari potresti passare gli esami alla sessione di recupero? O come candidato esterno! -
Love Interest Castiel:
A. Potrei participare anch'io?! + B. Dici sul serio? Accetteresti davvero la presenza di mio padre nel videoclip? - C. Lo chiamo subito per dirglielo! /
A. Non ti va di restare qui con me? Stiamo bene. B. Ma no, è solo che ho paura che qualcosa vada storto… C. Ok, usciamo! /
Love Interest Priya:
A. Ma se fai così mi fai venire voglia di restare a letto… + B. Altrimenti potremmo… guardare delle serie TV rimpinzandoci di caramelle e restare in pigiama tutta la giornata!
Love Interest Hyun:
A. Ma no… sono sicura che sei piaciuto molto ai miei! B. Tutti e due abbiamo avuto un incontro indimenticabile con i nostri rispettivi suoceri, dai, è divertente! + C. Se mi avessi lasciata parlare, le cose sarebbero andate diversamente, ahahah!
A. Fai la doccia tu per primo, ho bisogno di un po’ più di tempo per svegliarmi. B. C’è posto per due nella doccia? +
Priya: A. Che bello, sono così contenta per te! Io invece… per il momento, nessuna notizia di stage per quest'estate… / B. Certo che lo saranno! Una che sgobba come te, figurati! + C. Sono felice per te! Ma come dici anche tu, è meglio aspettare i risultati degli esami prima di festeggiare! -
Clementina: A. Sono appena entrata Clementina, non ho ancora avuto il tempo di metterlo. - B. Vado subito a metterlo! /
Priya: A. Se esagera reagirò, non stare in pensiero per me. - B. Già… spero solo che le ore passino il più in fretta possibile, dopodiché non metterò più piede qui. /
Clementina: A. Da quando sono entrata lei è insopportabile! Cosa ho fatto per meritarmelo?! - B. Voglio dire… io… C'è qualcosa che non va? Ho l'impressione che siamo partite col piede sbagliato stamattina. /
Hyun: A. Incredibile, no? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, io e te. + B. Sono felice di aver chiuso con questo lavoretto studentesco… C. Sento quasi che questo posto mi mancherà… /
Pierrick: A. Ahah sì! Ho discusso la tesi e adesso sono in attesa dei risultati. Spero proprio di non aver sbagliato strada e di non aver sprecato cinque anni della mia vita per un errore di orientamento… / B. Sì, non c'è male. Sono contenta di essere arrivata alla fine dei cinque anni. / C. Sì, è un settore che amo davvero e le lezioni non mi pesano mai. Devo dire che ho avuto un professore di arte moderna davvero formidabile e appassionante. Magari lei lo conosce? /
Nina: A. Grazie anche a te per essere stata presente… - B. Sono felice di aver potuto imparare a conoscerti quest'anno. / C. (Mi si stringe il cuore, non so perché. Mi sono avvicinata per prenderla tra le braccia.) +
Ambra e Cas: A. Spero che tutti si siano divertiti… L'abbiamo organizzata un po' all'ultimo momento. / B. E tu, Castiel…? Non mi sono accorta che eri già andato via, ti è piaciuta? /
Nath: A. Non potevo lasciare Ambra in quello stato. / B. Ero preoccupata per te, Nath… Non potevo starmene con le mani in mano. + C. Bisogna dire che non mi hai lasciato altra scelta, Nathaniel… Avresti potuto essere morto… e non ne avremmo saputo niente.
A. Quindi sei venuto solo per parlare con me e informarmi degli ultimi sviluppi del processo? / B. Puoi dirmelo se hai l'intenzione di riprendere gli studi… Giuro, non lo dirò a nessuno! + C. Sei venuto a trovare una ragazza in università e, visto che passavi davanti alla mia porta, ti sei fermato? -
Melody: A. Beh ecco… Anch'io avrei voglia di viaggiare… Ma non ho ancora organizzato niente. / B. Beh ecco… A dir la verità… Non ho ancora ricevuto risposta alle mie domande di stage… Quindi aspetto di sapere cosa mi aspetta prima di organizzare qualcosa. /
Love Interest Rayan:
A. Sei mesi sono lunghi per me Rayan... Possono distruggere una coppia. B. Siamo appena passati attraverso una lunga prova... e proprio nel moment in cui ci ritroviamo... siamo obbligati ad allontanarci... Ho paura. (Illustrazione) C. La distanza mi spaventa, vorrei essere sicura che non mi accadrà nulla.
Love Interest Nath:
A. È perfetto... apprezzo molto il tuo impegno. Grazie. B. Hai cucinato? Tu? Hai tagliato delle verdure e fatto cuocere del cibo? E l'appartamento non è andato a fuoco? (Illustrazione) C. Non devi portarmi in un ristorante "alla moda", le nostre serate insieme vanno bene così come sono.
Love Interest Castiel:
A. Ho paura per noi Castiel... (Illustrazione) B. Quindi... Dobbiamo mettere immediatamente fine alla nostra relazione? C. Sì, lo sapevamo... Ma pensavo che avremmo trovato un'altra soluzione fino a quel momento.
Love Interest Priya:
A. Ad ogni modo non è che sia molto entusiasta all'idea... B. Certamente Priya, per te. (Illustrazione)
Love Interest Hyun:
A. Anche io avevo l’intenzione di proporti di andare al ristorante, perfetto! B. Oh... speravo che avremmo fatto qualcos’altro... mi piacerebbe fare qualcosa di speciale stasera. +
A. Ho paura di perderti. + B. Anche se adesso ci sembra di poter superare tutto, la distanza è una dura prova per una coppia. / C. Non temi che... possa farci allontanare? -
A. Anch’ io ti amo... (illustrazione) B. Io... io...
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Essermi dedicata al fai-da-te, oggi pomeriggio, utilizzando colla vinilica - come insegnavano Giovanni Muciaccia e Neil il grande artista: diluita con acqua, rigorosamente in parti uguali - e carta igienica per rivestire un portapenne che ho deciso di creare, mi è venuta in mente la sigla di Art Attack che guardavo con molto interesse da piccola. A questo ricordo - di me seduta sul divano che guardavo Art Attack su Rai Due, magari una mattina che non ero andata a scuola (?) - si è riallacciato il ricordo di me che riproducevo le creazioni che vedevo su Art Attack (anche i disegni, forse anche quelli sul cartoncino nero: mi piaceva molto l’effetto che davano i gessetti sullo sfondo nero o la matita bianca) il pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, lavoretti che poi regalavo alle maestre, alle elementari. Ne ricordo soprattutto - anche se sarebbe meglio dire soltanto - uno in particolare: riguardava il poker, lo avevo visto appunto su Art Attack e avevo cercato di riprodurlo da me per regalarlo alla maestra di matematica, appassionata a quanto diceva di poker: una donnona bassa, piuttosto in carne che aveva un vocione assurdo, delle labbra carnosissime rigorosamente e costantemente rosse ed indossava spesso degli occhiali da sole enormi e neri. La ricordo come una specie di caricatura della vamp, poco elegante nonostante l’abbigliamento ricercato ed i tacchi sempre a spillo, ma in fondo gentile, divertente. Ricordo allora che le presentai quel lavoretto, forse era l’ultimo anno di elementari, e ricordo soprattutto l’ansia che provai nel consegnarglielo, di quell’ansia che ti fa sentire il cuore pulsare nella gola ed io che cercavo di mantenere la calma facendo finta di niente e dei respiri profondi. Ricordo anche che gli ultimi due o tre anni di elementari venne una nuova maestra, che aveva il mio stesso nome, e che non mi stava poi molto simpatica ma comunque non mi stava nemmeno antipatica; allora avevo qualche resistenza nel regalarle i miei lavoretti, così mi sentivo un po’ in colpa: a tutti gli insegnanti avevo regalato un mio lavoretto, dovevo farlo anche a lei. Sentivo questo senso di colpa, al solo pensiero di non volerlo fare, anche al fatto che un po’ mi scocciava; però ci tenevo che nessuno si sentisse escluso, non volevo fare distinzioni e non volevo far capire che quella maestra non mi era poi così simpatica - è che era difficile riuscire ad inquadrarla, aveva dei comportamenti a tratti bruschi, a tratti gentili, non riuscivo a fidarmi molto di lei perché appunto non sapevo cosa potevo aspettarmi. Già da bambina, insomma, covavo ansia e sensi di colpa accompagnati ad un forte senso di equità e giustizia.
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Mas_x
Il tanto atteso... venerdì. Il prossimo sarà Black, i miei sono tutti Total White. Per la gioia di molti ho smarrito lo smartphone 📱 ergo sum ancora. Michele, tu saresti il più capace a spiegare a NOI (not me) come si spendono i soldi nel paese di Chinonso. Che paesello inutile in apparenza. Vivono della festività del Santo Natale 🎅 Come se uno come te potesse accontentarsi di una festività per definirsi Amlet. Che nottataccia. Non ho chiuso occhio per salvare un pinguino dall'estinzione. Ah se la Charity fosse un lavoro a tutti gli effetti, sarei proprio l'Africa for the Children. Invece no, screditata per un lavoretto precario temporaneo da una commercialista e una shampista in preda ad uno scompenso ormonale. Screditata poi, se tu imiti me e tu imiti me e tu fai proprio me, io che faccio? Accrescere fama e notorietà non è un male... NIENTE GUADAGNO (ancora!). Quello che scrive i libri? ESISTE. Quello che canta? ESISTE. La Tv? ESISTE. Lisa? Esiste anche lei. Tutta colpa di una collana di perle. Eppure a causa di una sola ondata di CALDAIA ACCESA sono nata io. Notte insonne e... qualche domandina di troppo. Una Dallas a tutti gli effetti. Il petrolio o una rosa? TUTTO o NIENTE. L'amicizia post 18.00 c'è stata, il caffettuccio al bar pure. Lezione di inglese a parte, siamo già nel VENERDì. I wanna dance. Venerdì nel paese di Chinonsò. Giorno di paga per chi ha un lavoro FISSO. Stanotte mentre salvavo un pinguino 🐧, Lillo, ho appreso una grave notizia per l'umanità: LORO non esistono più. I pinguini si e loro MAI più. LORO. Loro non sono lei, cioè non sono io che non possono essere una lei in un posto altro da quello che tu lei sia noi mai e poi... STOP! Quel suo strano modo di vestire... il maestro di musica. Secondo voi può nascere l'amore sul posto di lavoro? Di solito gli artisti si scelgono tra loro. Non s'è mai visto un violinista e un conducente di autobus 🚍 Cosa avrebbero mai in comune. Lei, ad esempio. Così beltate all'acqua di rose con uno zappatore! Certo è che una principessa che si rispetti, Sophia, sarà già promessa sposa all'erede della Lapponia alta. Una contessa non sceglierà mai un miserevole barista di urban city. La mamma di Giuseppe, quello in alto, stasera sarà al bar con noi, tutte mamme senza mariti e felicemente libere di essere femmine ancora desiderate ma solo nei pensieri. Il giovedì seratina aperitivo e amici di sempre. Lui deve accompagnarla ovviamente. E' proprio quella gonna che mette in risalto la coscia tonica palestrata che fa la differenza. Tranquillo Tony, che sarà mai, è tua. ;) Giorno 5 della settimana, il preferito assoluto del paese di Chinonsò, una giornata dedicata interamente a quel sentimento nazionale che muove i monti sibillini: AMORE 💕.
L'AMORE è anche questo, la notte è fatta per dormire 🛌, i letti mezzi e mai fini, le stelle solo COMETE.
La coppia più amata del web è a cena, lei con gli amici di sempre e lui a casa con gli amici di sempre, "pokerino" senza assi.
Lui&Lei 07.30 sveglia ⏰ 07.45 capsula #nesquik per me e latte schiumato tazza larga per lui, orzo a parte in tazza trasparente, mela a dadolata con spolverata di cannella, yogurt magro con spolverata di cacao, 4 macine #mulinobianco, 2 pan di stelle #mulinobianco e succo ACE 08.15 doccia insieme ma no 08.45 Lilly a spasso (bisogni) e sigaretta per me 09.00 messaggio alla mamma "sono viva, giornata super piena- che stress" 09.13 lui va a lavoro come ogni giorno dal lunedì al venerdì nell'azienda di babbo 🎅 09.45 l'amica di sempre e palestra alto impatto 11.00 doccia (borsone da preparare) 12.00 spesa 🛒 (pane+latte+ lasagna #surgelati) 12.45 letto da rifare 12.55 bagno da pulire 13.05 tv accensione 13.15 friggitrice ad aria e lasagna in forno 13.20 apparecchiare tavola per bene 13.30 telegiornale 13.45 accensione friggitrice ad aria 13.55 soap opera 14.15 lui a casa, a tavola! 15.00 piatti da lavare 15.03 Uomini e Donne 16.00 Paradiso 17.00 Fenicottero Rosa 18.30 pilates 19.45 doccia 20.30 outfit curato nei minimi dettagli ->
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L’aiuto è una parte fondamentale -mi sbilancio a dire che è viscerale- per la relazione.
Parlo di quei rapporti che sono annotati automaticamente dalla nostra testa come “di maggior rilevanza”, ecco che quindi, tra la miriade di piccoli dettagli a formare la relazione empatica, importante, mentale e se vogliamo anche amorosa, entra in gioco l’aiuto.
È quando alle nostre azioni se ne concatenano altre del partner come un flusso morbido che non si interrompe, è il momento in cui ci si completa la frase o ci si passa il telecomando, quando vi picchiate dentro o quando prima di tutto si pensa all’altro.
Per me viene appena dopo la fiducia, se non esiste aiuto non esisti tu. Se non ricevo aiuto poi smetterò anche di fidarmi.
Con te, Letizia, io mi sentivo più “intero” riuscivo meglio e insieme ci davamo proprio da fare. Anche se è solo un lavoretto, anche se solo per qualche giorno a settimana, stare con te è sempre annotato dalla mia testa laggiù nei ricordi importanti.
Da come ti conosco (ed è vergognosamente poco) sento che sto sprecando un’opportunità, una crescita, un confronto, sento forte che è cosi come collaboriamo che voglio collaborare con tutti, è cosi come fai tu con me che io vorrei saper fare con gli altri, sei migliore di me e hai pazienza! Sono doti stupende, ciò che vorrei con te sarebbe solo imparare.
Non ci sei. E quello che prima era fatto in due ora è grigio. E quello che mi infastidiva ora lo fa il doppio, le casse pesano e il carrello cigola, quella urla troppo, ‘sta cazzo di buca la devono sistemare.
Non ti vedo. Né sento. Né tocco. Mi fermo a pensarti quando non ci riesco più, oggi avevo i brividi e i conati.
Anche a te ho lasciato un po’ di me, ti prego capiscilo
Che tutto puoi. Ed il cielo è piccolo. Guardalo te!
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Belle e la rosa 🥀💛
#pensieri per la testa#persa tra i miei pensieri#fotografia#foto#scatto fotografico#lavoretto#lavoretto fai da te#fai da te#rosa#rosa la bella e la bestia#la bella e la bestia#belle#Disney#disneyana#the beauty and the beast#Disney ufufi plush belle#ufufi#Disney ufufi#incanto#incantesimo#rosa incantata#creatività#enchanted rose#diy#handmade#rose
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La festa di Halloween è molto sentita nei paesi di cultura anglosassone, ma da alcuni anni è diventata un'occasione imperdibile anche in Italia, dove vengono organizzate tante feste a tema e i bambini non vedono l'ora di girare per le case chiedendo dolcetto o scherzetto? Halloween, un po' come accade a carnevale, porta con sé tanta voglia di divertirsi e di mascherarsi. Se il tempo è poco e voliamo organizzare un trucco veloce per i bambini (ma anche per gli adulti!), possiamo sfruttare tutta la nostra creatività è realizzare degli originali costumi con le maschere da colorare. Le maschere da colorare sono dei disegni a forma di maschera che si trovano con semplicità in rete e che possono essere realizzati con il fai da te! Il tutto per stimolare la creatività e la fantasia dei nostri pargoli… Tutto ciò che serve è un bel foglio di carta, una matita, della colla, del cartoncino e tanti colori per dipingere la nostra creazione. Dopo avere disegnato le maschere da colorare su carta semplice possiamo quindi affidare la colorazione ai bambini, che si divertiranno un mondo a realizzarla. Una volta definite, le maschere possono essere incollate su una base di cartoncino più resistente, quindi ritagliate. Attenzione alle forbici di sicurezza, naturalmente! Per un lavoretto completo si possono praticare due fori nelle sezioni laterali e legarci uno spago o un nastro che serve per indossarle. Chi, invece, non vuole indossare le maschere da colorare può creare un supporto a bastoncino, che crea delle mascherine perfette per i costumi da fata e principessa. Ma in attesa di Halloween ecco che la creatività può librarsi e vediamo 3 suggerimenti per realizzare delle maschere da colorare per Halloween a tema: la strega: tante bambine desiderano vestirsi da strega ad Halloween, quindi le maschere da colorare possono essere dipinte con il nero e magari disegnate con glia angoli un po' appuntiti. Il tocco in più può essere ricercato nei glitter, da applicare alla fine per definire la maschera e renderla più brillante; la zucca: chi desidera festeggiare Halloween può ispirarsi alle zucche e realizzare delle maschere da colorare che hanno tante zucchette disegnate o delle zucche che completano le maschere sui bordi, da ritagliare con cura. I colori da scegliere sono sicuramente l'arancione e il nero, per maschere da colorare perfettamente a tema con la festa dei mostriciattoli; il vampiro: per chi desidera trasformarsi in un piccolo vampiro la maschera può essere semplicemente nera o rossa, per definire a meraviglia il vestito del principe della notte.
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Il mio discorso era proprio quello. Su quella cosa che ho scritto. Ho precisato che non avevo idea di cosa fosse successo. Nessuno ti obbliga a dire come stai economicamente. Quando leggo quel stai bene economicamente (consapevole di tutto quello che ho scritto e che ci sono persone che ti leggono e magari dalla tua vita vogliono prendere spunto e che stanno pensando di spostarsi qua a Milano) e tu giustamente glissi in quel modo io ho solo voluto precisare quello su quell’argomento. Ma non per farti i conti in tasca a te personalmente. Ma per dire uee svegli attenti che se volete fare una cosa come lui, trasferimento, appartamento, le cose non sono facili e nemmeno volendo spesso puoi farle. Perché ti ripeto non sarà questo il tuo caso ma nella mia vita e credo anche nella tua e di tutti, ho incontrato spesso ragazzetti che pur di far credere di fare tutto con le loro forze andavano in giro a dire cose non vere facendo anche sentire da meno gli altri coetanei e soprattutto dei buoni a nulla perché: ahh ma come fa lui a pagarsi l’università e la casa e vivere e andare in vacanza e io invece con il mio lavoretto manco un affitto mi pagherei? Stiamo attenti perché oggi viviamo nel mondo in cui si ostenta anche quando non si ha ma molte persone purtroppo non hanno la lucidità di capirlo. Spesso i giovani. E vivono male questa cosa. Quindi ho solo voluto scrivere questa cosa nella più totale ignoranza di quelli che possono essere i tuoi follower, di quello che era stato detto prima. Solo per informazione generale. Tutto qua poi se ti sei offeso e hai risposto acidamente prima amen io so cosa volevo dire e credo di essermi espressa bene.
Ho chiaro il tuo punto, e ho scritto che condivido il discorso generale e non lo metto nemmeno in dubbio. Ma sai, ricevere affermazioni del genere sul tuo conto quando sai benissimo tutti i sacrifici che fai e tutto il resto, non è il massimo.
Perché, oltre i problemi che tu hai citato, oggi c’è un vizio sociale incontenibile: giudicare la vita degli altri prendendo in considerazione solamente due, tre foto nei social.
Quindi, ripeto: ho risposto alla mia situazione. Se già dall’inizio il discorso era generale, avrei esposto gli stessi tuoi punti.
Spero di essere stato chiaro!
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Riflessioni
Prima di partire col pippone delle riflessioni di oggi dico che il fumo oramai sembra un ricordo, ogni tanto mi viene di pensare alla sigaretta ma desisto e finisce la, comunque sempre più di rado, forse di più per una canna, ma va bè penso che sia normale.
Oggi pensavo tra me e me, ogni tanto ho bisogno di qualcuno che non giudica, sul fattore musica, la mia musica, e dopo qualche domanda del tipo, ma sto fine settimana invece di metterti a cazzeggiare sul pc o a strimpellare inutilmente (non è mai inutile quando si suonicchia, mai) perché non hai preso il lavoro che stai scrivendo e non hai fatto un passo avanti? La risposta parte dal fatto che non ho una deadline e quindi posso prendermela comoda, non ho voglia di stare ai ritmi di chi ossessivamente pensa che creando una quantità enorme di brani sia appagato o raggiunga l'olimpo degli dei, quantità non vuol dire sempre qualità anzi spesso è proprio l'opposto, per fare un esempio è come i dati che si immettono su internet, che sia social o sito personale, più ne crei più hai la possibilità che qualcuno si interessi a te, da un certo punto di vista è un discorso che mi fece un tizio anni fa devi, disse più o meno : 'Devi postare regolarmente, ti fai una roadmap e dici ogni 2/3 giorni a settimana posto un video, nel frattempo posto anche delle cagate, foto, solo scritte, ma cerca di coprire tutti i giorni della settimana'; e questo per tutta la settimana per tutto il tempo, sempre, cioè io ho anche altro da fare come per esempio suonare, fare pratica porta via parecchie ore e anche mettersi a fare video per i social porta via molte ore, ma preferisco usare il tempo per suonare invece di sprecarlo, onestamente, per i social dove se ti va bene hai 10 visualizzazioni e 2 like.
Levando la questione social network che è comunque una cosa che oramai va fatta se si vuole avere un minimo di visibilità, ma perché? La mia riflessione ha toccato anche alcuni punto che direi cruciali in questo momento nel mio piccolo mondo musicale; innanzitutto parto dal fatto che non voglio più suonare dal vivo qua, cioè nel posto dove vivo oramai da quasi 12 anni l'Estonia, per vari motivi che non sto ad elencare perché farei un decamerone, ma che si riassumono semplicemente nella frase : 'Non voglio suonare per fare da sottofondo, ma per persone che vogliono ascoltare qualcosa di diverso', in questa frase c'è tutto, c'è il pubblico che qua ha una conoscenza della musica pari a zero, c'è il fatto che a me che non sono estone (questa è una cosa razzista lo so, ma è così qua, non scendo in particolari) non mi danno spazio se non per fare da sottofondo e solo se sono col pianista visto che facciamo una cosa italiana che piace, e c'è anche e soprattutto il fatto che mi sono rotto i coglioni di ste persone, si intuisce? Quindi niente live. Poi mi sono chiesto allora si suona e basta? Come se non ci fosse un domani nella musica per me? Ma la musica non è un'attività gestita da chi potrebbe assumerti perché sei bravo, la musica è un arte e come tale va portata avanti anche senza averci nulla da dire, meglio se c'è un messaggio di fondo, ma è una pulsione oramai per me che a settembre compio 40 anni di musica :D. Poi ho pensato a quello che ho fatto negli ultimi anni, anzi che ho provato a fare visti i bastoni tra le ruote di sti poveracci, ho fatto del blues, l'ho fatto a modo mio da onemanband come meglio potevo e devo dire che essendo molto ipercritico anche nei miei confronti, soprattutto nei miei lavori, penso di aver fatto un lavoro decente da ... non mi va di darmi il voto :D. ho fatto del blues, perché mi piace e molti ascoltano blues, ma sappiamo che aria tira quindi poche serate, ecc ecc. Ho fatto 2 EP pubblicati, con tanto di cd autoprodotto che non significa pago e mi faccio fare le registrazioni, le stampe, le copertine, ho fatto tutto da solo, dalla scrittura al cd finito con tanto di stampa sul supporto e copertina figa, un lavoretto che a Londra mi avrebbero comprato come birra, qua no, fortuna che questo sistema di autoproduzione è conveniente perché si possono stampare i cd che servono e non di più, infatti ne stampai 20, venduti 3, regalati 17, perché ad un certo punto mi ero stufato di portarmi dietro quel peso, al festival del blues del cazzo, dove non mi hanno pagato non mi hanno neanche dato la maglietta sti infami, gli ho lasciati al tizio dicendogli : 'Dalli un pò a chi ti pare', e sono andato via con gli amici che erano venuti a vedermi. Forse dovevo chiudere la il ciclo, un concerto strano, messo in un angolo da tutti, come se non esistessi, mentre suonavo quasi non mi ascoltavano, o almeno la mia impressione era quella, ho un vago ricordo, forse c'erano dei tizi seduti davanti che seguivano tutti comunque erano li per ascoltare musica, una cosa che ricordo è che il fonico era ubriaco, stai lavorando se io ho un problema e tu non me lo sai risolvere perché non hai la testa io te la stacco la testa, questo fa capire quanto tenga alle mie performance. Ho fatto mi pare se non erro altre 2/3 performance come onemanband prima di iniziare il progetto fallimentare col pianista, anche sta cosa che delusione vedere che un tuo amico, e non patatine perché ci frequentiamo da oramai 4 anni, dicevo un tuo amico che è anche un gran pianista da conservatorio si stufi a fare una cosa che nel mercato funziona cambia idea solo perché ... qua mi fermo, perché non ho mai capito se non gli va di farlo perché pensa sia una strunzat o perché pensa che io sia una schiappa ma non vuole dirmelo (beh in confronto a uno che ha fatto il conservatorio è ovvio essere schiappa), altra opzione è che la sua posh-ragazza gli ha detto che non sono un professionista quindi non sarei neanche da calcolare, me la vedo con quell'accento british che gli dice una cosa del genere, va bè levando lei che mi ha quasi trasmesso il covid e che
però è ballerina classica e un colpetto lo merita di spalle, e onestamente se lui si fa comandare a bacchetta cazzi suoi....mi sono perso...cmq ero al fatto che anche sta cosa col pianista è andata buca, peccato ci potevamo divertire e guadagnare, senza pensare che piano piano ci facevamo un nome e poi....va bè meglio non pensarci. Non ricordo in questo momento le altre domande che mi sono posto e le risposte, è anche ora di cena e dovrei cucinare, ma sono arrivato alle seguenti conclusioni : Non cercherò più di suonare dal vivo, almeno non in Estonia, se vogliono mi chiamano loro e non suonerò mai più gratis. Continuo a fare musica, giustamente, ma lo farò in forma anonima usando uno pseudonimo, per ora ho solo Velvet Octopus che mi piace, ma si vedrà. Registro e metto online su bandcamp magari ci racimolo qualcosina.
Fondamentalmente tutto sto maloppo si condensa in queste due frasi, ovvio le motivazioni ci vogliono, ma stringi stringi è questo, no live e online anonimo.
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anche io sono cresciuta come te, con una famiglia umile. come fai a mettere da parte qualcosa? lavori?
ho venduto vecchi gioielli d'oro che mi sono stati regalati e che non avevo mai indossato in vita mia, in più ho messo da parte tutti i soldi ricevuti a natale. A breve vedrò di trovarmi un lavoretto, così inizio ad accumulare qualcosa e potrò usarli come mi pare e piace.
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