#lavorare in portogallo
Explore tagged Tumblr posts
Link
🇮🇹 Dopo il trionfo di Sinner, Italia 🇫🇷 perde contro la Francia a San Siro. Nonostante l'amaro, siamo secondi nel girone! 💪🏻 La strada è giusta, forza Azzurri! 🌟 #ItaliaFrancia #SempreAzzurri #fantacalcio #cfp #cassinafantapro
0 notes
Text
Tommaso Starace: tra Maradona e caffé
Il nuovo episodio della serie di video interviste che Betsson Sport ha dedicato ai protagonisti del SSC Napoli presenta una figura storica per gli azzurri: Tommaso Starace, capo magazziniere del Napoli e socio onorario del club. Starace è un punto di riferimento per generazioni di calciatori che hanno indossato e indossano oggi la maglia azzurra, avendo iniziato a lavorare per la società nelle foresterie della sede di via Crispi e del centro Paradiso a Soccavo, per poi spostarsi presso il Konami Training Center di Castel Volturno. https://www.youtube.com/watch?v=ENT42LiVFVU&feature=youtu.be Intervista a Tommaso Starace Ed è proprio qui che Betsson Sport ha avuto l'onore di intervistarlo, facendosi raccontare aneddoti e curiosità che Tommaso ha accumulato durante gli anni passati insieme alla squadra del cuore. Il capo magazziniere inizia rispondendo alle domande riguardo il suo inizio al Training Center e le sue mansioni giornaliere, per poi passare a illustrare uno dei punti salienti dell'intervista: il racconto del suo rapporto con Diego Armando Maradona. "Solo chi l’ha conosciuto può capire chi fosse davvero Maradona, una persona affabile e amabile," ha descritto Tommaso. "Per me, da napoletano e tifoso del Napoli, era una persona eccezionale." Riflettendo sullo scudetto vinto l'anno scorso, il capo magazziniere ha poi raccontato con emozione che per lui è stata "Un'annata stupenda e indimenticabile! Il Presidente ci ha fatto vivere un’annata storica." Famoso per i suoi caffè, Tommaso passa poi a descrivere una delle sue attività preferite: preparare e bere la calda bevanda in compagnia dei giocatori della squadra, tra i quali il capitano Di Lorenzo. Tre aneddoti Oltre ai riferimenti ai coffee break, il socio onorario del Club ha condiviso con Betsson Sport tre aneddoti speciali che riguardano tre calciatori altrettanto speciali. Prima descrive il suo rapporto con Maradona, al quale portava la borsa dalla camera al bus, e la grande fiducia che si era instaurata tra i due. Poi, parlando di Giuseppe Taglialatela racconta: "Si faceva aggiustare la maglietta da me.” spiega con orgoglio. “E, se la squadra vinceva, non cambiava i guanti." dice mentre sorride, parlando del comportamento scaramantico del giocatore, che sostituiva i propri guanti solo a seguito di una sconfitta. Il terzo aneddoto? Protagonista Dries Mertens, che una volta “Ci ha invitato a vedere la partita Belgio - Portogallo in Belgio; alla fine della partita e della serata insieme a lui, alla moglie e ad altri due calciatori del Belgio siamo rimasti a giocare a pallone” spiega Tommaso, “Amo i campioni, e lui è un campione di vita”. Read the full article
0 notes
Text
Modena, città interculturale. Nuovo evento "Eccoci" in piazza Grande.
Modena, città interculturale. Nuovo evento "Eccoci" in piazza Grande. Sabato 20 aprile arriva nel cuore della città "Eccoci - Modena città interculturale" evento organizzato nell'ambito del progetto europeo DiverCities, con iniziative per grandi e piccini all'insegna del dialogo tra le culture, organizzate insieme ad enti e associazioni. Inoltre, nel pomeriggio in Galleria Europa si festeggiano i nuovi cittadini italiani con "Anche noi cittadini" e domenica 21 gran finale in musica al Centrale 66. Tante le iniziative in programma in piazza Grande nella mattinata di sabato dalle 10 alle 12.30: "All'ombra delle pietre", percorso organizzato dal Museo civico per conoscere il sito Unesco di Modena attraverso i cinque sensi con partenza alle ore 10.30 e 11.30 dalla Pietra Ringadora "Voci dal Mondo", tenuto dalle Biblioteche comunali che prevede piccoli canti, ninna nanne in lingua madre e giochi collaborativi; "In-Con-Tra" una piattaforma di dialogo per mettersi in gioco sul significato dell'intercultura, a cura del Collettivo Amigdala; "Parole giuste", attività per vivere l'esperienza di tessere relazioni attraverso la lingua tenuta dal Tavolo di promozione della lingua come strumento interculturale. Sarà anche presentato il progetto europeo Must-a-Lab cofinanziato dal programma Fami (Fondo Asilo, Migrazione e integrazione) a cura del Servizio Sport, che intende rendere i giovani di origine straniera, sia migranti arrivati da poco sia appartenenti alle seconde generazioni, protagonisti di percorsi partecipati con enti, amministrazioni e associazioni per discutere e rinnovare le politiche di accoglienza e di integrazione. Sempre nell'ambito di Must-a-Lab e di Modena Città interculturale, dalle 15.30 in Galleria Europa, alla presenza rappresentanti dell'amministrazione comunale si svolge "Anche noi cittadini", la cerimonia per omaggiare i ragazzi e le ragazze, con molteplici background geoculturali, divenuti italiani con il compimento del 18esimo anno di età. Quest'anno sono 105, di cui 79 hanno ottenuto la cittadinanza con la procedura semplificata e 26, tra i 19 e i 25 anni di età, con la procedura standard. Le cittadinanze di origine prevalenti sono filippina (22), albanese (15) marocchina (14). Infine, domenica 21 aprile dalle 18.30 al Centrale 66 in via Nicolò dell'Abbate, si terrà "Stay Noble" il concerto trap, tenuto da ragazze e ragazzi con background migratorio. Il progetto europeo DiverCities, cofinanziato dal programma europeo (Cittadini, Uguaglianza, Diritti e Valori) 2021-2027, intende sviluppare un efficace modello di partecipazione dei cittadini all'elaborazione delle politiche interculturali locali, coinvolgendo 8 città (oltre a Modena, Saragoza, Castellon de la Plana, Logrono, Loures, Ioannina, Montesilvano e Pontedera) e tre Reti Nazionali di Città Interculturali di quattro Paesi Europei (Italia, Spagna, Portogallo e Grecia). Modena, che è membro della rete italiana Città del Dialogo e del programma ICC - Città interculturali - del Consiglio d'Europa, oltre a partecipare al progetto europeo Itaca e DiverCities, partecipa, come città pilota, a Net-Idea che mira a rafforzare il ruolo degli enti locali nel campo della promozione della diversità, dell'interculturalità, della lotta alla discriminazione e dell'inclusione delle minoranze. Net-Idea ha permesso di lavorare a livello europeo sull'approccio interculturale nella fascia 0-6 e ha visto, il 17 aprile scorso la conferenza finale a Botkyrka, in Svezia quale occasione per condividere proposte, storie, buone pratiche e suggerimenti. Sempre a Botkyrka una spettacolare azione collettiva d'arte pubblica - supportata dalla Piattaforma Inside Out creata dall'artista francese JR – celebra il completamento della campagna di sensibilizzazione europea "Be Everything Belong", il risultato di focus group e workshop tra attivisti, associazioni locali, centri giovanili e governi che hanno partecipato a Net-Idea.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
Joshua Reynolds, raccontare la campagna inglese
Uno dei pittori simbolo del Settecento europeo… Joshua Reynolds nacque il 16 luglio 1723 a Plympton, nel Devonshire, figlio di un pastore protestante ed di un insegnante di scuola. La sua famiglia, che aveva forti legami con la chiesa e l'aristocrazia locale, lo incoraggiò a disegnare e a dipingere fin dalla prima giovinezza, inoltre Joshua lesse gli autori classici, Plutarco, Seneca e Ovidio ma anche Shakespeare, Milton e Pope, poi studiò gli scritti sull'arte di Leonardo da Vinci, di Charles Alphonse Du Fresnoy e di André Félibien. Ma il testo che influì di più sulla sua formazione fu An Essay on the Theory of Painting, del pittore inglese Jonathan Richardson, pubblicato nel 1715. Reynolds nel 1740 fu mandato a bottega presso il pittore Thomas Hudson, anch'egli originario del Devonshire, che lavorava a Londra come ritrattista, dove affinò la sua tecnica. Nell'estate 1743 il pittore lasciò improvvisamente lo studio di Hudson, pare per un litigio di poco conto, ma alla fine tutto si sistemò e i due rimasero in buoni rapporti, tanto che Hudson invitò Reynolds a entrare nel club da lui fondato, con appassionati e collezionisti di disegni degli antichi maestri. Reynolds cominciò a lavorare come ritrattista, dividendosi tra Londra e il Devonshire e guadagnandosi da vivere con i ritratti della piccola nobiltà locale e degli ufficiali di marina di stanza al porto di Plymouth, poi partì per l’Italia passando per il Portogallo, la Spagna e Minorca; Nel gennaio del 1750 Minorca per proseguire verso l'Italia e a Pasqua giunse a Roma, nella primavera 1752 si recò prima a Napoli e poi a Firenze passando per Assisi, Perugia e Arezzo. Da Firenze il pittore passò a Bologna, poi si recò a Venezia, passando per Modena, Parma, Mantova e Ferrara ed iniziò il viaggio di ritorno in Inghilterra nell'estate del 1752, accompagnato da un giovane allievo italiano, Giuseppe Marchi, che aveva conosciuto a Roma. Rientrato in Inghilterra, Reynolds volle dimostrare l’impatto del suo soggiorno in Italia sulla sua arte, infatti dipinse il ritratto esotico di Marchi e quello eroico di Augustus Keppel, dove la posa si ispirava alla statuaria antica mentre il colore richiama la pittura del Tintoretto. Nel 1760 l'artista si trasferì in Leicester Square, dove visse per il resto della sua vita, installando nello stesso edificio l'abitazione, lo studio e la galleria di dipinti. Nei primi anni Sessanta, oltre a esporre presso la Society of Artists, Reynolds ne diresse gli affari; ma attorno alla metà del decennio la società fu turbata da un clima di rivalità scatenatosi tra i suoi membri e il comitato direttivo Alla fine i contrasti portarono all'abbandono dell'istituzione da parte dei principali artisti, che, nel 1768, fondarono la Royal Academy of Arts, con il patronato di re Giorgio III, poi Reynolds accettò la carica di presidente della nuova Academy e ricevette la nomina a cavaliere nel palazzo di St. James. Quando divenne presidente dell'Academy, Reynolds ebbe il compito di tenere in quella sede una conferenza annuale, poi biennale, sulla teoria dell'arte. Negli anni Settanta il pittore espose circa cento dipinti alla Royal Academy, tra cui i ritratti di amici, attori, scienziati, uomini di chiesa, aristocratici e bambini. Quando nel 1780 la Royal Academy tenne la sua prima esposizione a Somerset House, edificio da poco costruito su progetto di sir William Chambers. Reynolds presentò sette quadri, tra cui uno ritratto a figura intera di Lady Worsley in abbigliamento militare da cavallerizza, un ritratto di Edward Gibbon e una figura allegorica della Giustizia che era una delle sue composizioni per una vetrata del New College di Oxford. Negli anni Ottanta Reynolds si ispirò all'arte fiamminga e olandese, soprattutto dopo avere visitato quelle regioni nella tarda estate del 1781. Il 1 ottobre 1784 Reynolds fu nominato primo pittore del re, in seguito alla morte di Allan Ramsay. Negli anni che seguirono, il pittore dovette affrontare un'opposizione sempre più aspra all'interno dell'Academy, dalla quale uscirono alcuni artisti importanti, tra cui Thomas Gainsborough e, per rilanciare l'immagine pubblica dell'Academy, espose novantasei quadri tra il 1784 e il 1790, anno in cui si ritirò a vita privata. Reynolds morì il 23 febbraio 1792 ed è sepolto nella cattedrale di St Paul. Nel 1813, la British Institution allestì a Londra la prima retrospettiva delle sue opere e, nello stesso anno, venne pubblicata la prima biografia del maestro, scritta dal suo allievo James Northcote. Read the full article
0 notes
Text
Amália Rodrigues
https://www.unadonnalgiorno.it/amalia-rodrigues/
Amália Rodrigues, cantante e attrice, regina assoluta del fado, è stata la più grande interprete della musica portoghese.
Una carriera lunga quasi sessant’anni in cui ha registrato 170 album e esportato la musica lusitana in tutto il mondo.
Nata il 23 luglio 1920 a Lisbona, in una famiglia modesta, venne allevata dai nonni materni e frequentò solo tre anni di scuola elementare. Aveva iniziato presto a lavorare ma la sua passione era la musica. Sognava malinconicamente le storie che riusciva a vedere al cinema modificando e rielaborando testi e arie secondo il suo gusto.
La svolta è stata nel 1939, aveva diciannove anni quando, dopo essersi esibita in piccole manifestazioni locali, venne invitata a esibirsi al Retiro da Severa, uno dei locali più prestigiosi di Lisbona. La sua performance impressionò pubblico e critica segnando l’inizio di un repentino e enorme successo.
In un anno veniva già pagata venti volte più dei maggiori artisti del momento esibendosi in riviste teatrali e al cinema.
Ha inciso il primo disco, un 78 giri, nel 1945 quando era già ampiamente conosciuta e amata. Nel 1950 è partita per la prima tournée internazionale in Brasile, nel 1955 il film Gli amanti del Tago, le ha aperto trionfalmente le porte del mitico Olympia di Parigi.
Si è esibita nei maggiori teatri e sale da concerto di tutto il mondo.
La sua voce unica, potente e appassionata, trasmetteva in maniera incisiva e originale l’anima e l’emozione del fado, la forma d’arte che meglio esprime la saudade, il sentimento di malinconia e nostalgia tipico della cultura portoghese.
A metà degli anni settanta, la Rivoluzione dei garofani la prese a bersaglio, discriminandola duramente per esser stata, senza volerlo, un simbolo del Portogallo di Salazar, dopo dieci anni è stata, però, riabilitata dal nuovo governo socialista.
Ha vissuto i suoi ultimi anni in ritiro nella sua celebre casa di Rua São Bento, a Lisbona, dove è mancata il 6 ottobre 1999.
Alla sua morte vennero proclamati tre giorni di lutto nazionale, ai funerali parteciparono decine di migliaia di persone. La sua salma riposa nel Pantheon di Lisbona.
Numerosi sono stati i premi e riconoscimenti ricevuti, tra cui il prestigioso Ordine della Libertà conferitole dal presidente della Repubblica portoghese nel 1990.
La sua inconfondibile voce si era evoluta col tempo, dall’agile timbro cristallino della giovinezza, attraverso il recupero del colore speciale dei suoi suoni gravi, fino al timbro rugginoso, lacerato dalla tarda età, inconfondibilmente “suo” e incrinato da una ferita mai rimarginata: la malattia del vivere. Un suono remoto, metafisico, declinato dagli accordi della chitarra che scivola su melodie intrise di nostalgia.
Amália Rodrigues ha lasciato un’eredità immensa nella musica e nella cultura lusitana.
La sua voce straordinaria e il talento interpretativo hanno toccato i cuori di milioni di persone in tutto il mondo.
0 notes
Text
Lavorare all'estero: il top sono Messico e Spagna male Turchia Malta Italia e Norvegia
Un sondaggio condotto su oltre 12.000 espatriati rivela quali sono i posti migliori in cui vivere in Europa, se si cerca un buon equilibrio tra lavoro e vita privata. Vince nettamente la Spagna, bene anche il Portogallo. Da evitare Malta, Turchia e, soprattutto, Norvegia. Ma pure l'Italia...
0 notes
Link
1 note
·
View note
Text
ACCADEVA OGGI
23 LUGLIO 1920 nasceva AMALIA RODRIGUES
"Sono nata così, alta un metro e cinquantotto, né brutta né bella, un tipo così così, con questo modo di essere triste, senza speranza e solitaria, come il fado".
Amalia Rodrigues è ricordata come la maggior esponente del genere musicale "fado": a livello internazionale è riconosciuta come la più nota cantante portoghese di sempre. Nasce nella regione delle Beira Baixa (Portogallo) il 23 luglio del 1920. La sua data di nascita resta incerta e misteriosa, perché Amalia è solita festeggiare il suo compleanno non il ventitre, ma il primo luglio. La famiglia della futura cantante e attrice, è povera e molto numerosa: ha due fratelli e quattro sorelle. Proprio a causa delle ristrettezze economiche, i genitori la mandano a vivere a Lisbona dalla nonna, Ana do Rosario Bento. Ma anche la nonna non vive in condizioni migliori: ha infatti ben sedici figli e almeno un numero doppio di nipoti.
Amalia non riceve, dunque, l'affetto necessario ad educare alla gioia il suo spirito malinconico. Presto le doti canore della piccola vengono notate da parenti e amici, davanti ai quali si esibisce per riceverne in cambio caramelle e qualche spicciolo. Canta soprattutto canzoni popolari e i tanghi di Gardel che impara al cinema. Frequenta la scuola in maniera regolare fino a dodici anni. Poi la nonna la costringe a trovarsi un lavoro.
Il primo impiego è in una fabbrica di caramelle, dove incarta caramelle e sbuccia frutta. Dopodiché passa, a quindici anni, a lavorare in una bancarella sul molo di Lisbona da cui dispensa frutta, vino e souvenir ai turisti. Nel 1940, a soli vent'anni sposa un chitarrista amatoriale, il cui vero lavoro è quello di meccanico tornitore. Si tratta in realtà di un matrimonio riparatore, perché è incinta.
L'uomo inizialmente non vuole saperne e Amalia è così disperata da tentare il suicidio con del veleno per topi. Il matrimonio dura appena tre anni. Quel bambino non verrà mai alla luce, né in seguito la sua vita sarà rallegrata da alcuna nascita. Troverà però la stabilità amorosa accanto ad un industriale brasiliano, Cèsar Séabra, che sposerà dopo quindici anni di vita comune nel 1961.
Nel 1938 Amalia Rodrigues partecipa ad un concorso, la cui vincitrice sarebbe stata incoronata come nuova Regina del Fado portoghese. Non vince il concorso, ma la sua voce si fa notare: entra così in una delle maggiori Case di Fado di quel periodo: "O retiro da Sevra".
Da questo momento ha inizio la carriera di cantante, che si ritrova a dividere il palcoscenico con i maggiori cantanti e musicisti di fado portoghese, tra cui Armando Augusto Freire, Jaime Santos, José Marque. Purtroppo si ritrova, allo stesso tempo, a dover lottare contro l'opposizione della sua famiglia, convinta che quel mondo sia fatto esclusivamente di perdizione e degrado. Solo il fratello Felipe e la fidata zia Idalina, che le sarà sempre vicina nei momenti di difficoltà, appoggiano la sua scelta.
Amalia intanto riesce anche a stabilire un rapporto di lavoro con un impresario, José de Melo, che però, dato il grande successo dei suoi spettacoli, le impedisce inizialmente di incidere dischi temendo che questo avrebbe comportato una minore partecipazione di pubblico alle serate dal vivo. Incide il primo disco solo nel 1945, ottenendo da questo momento la collaborazione di grandi chitarristi e parolieri tra cui i poeti: Linhares Barbosa e Amadeu do Vale. Il fado diventa la sua ragione di vita e con questa musica trova sfogo la sua anima tormentata, inquieta e malinconica. Lei stessa afferma che è il fado a cantare attraverso di lei e non viceversa.
Il primo vero concerto risale al 1945 a Rio de Janeiro, presso il Casinò di Copacabana. A contribuire a renderla ancora più famosa è il film di Henri Verneuil "Les amants du Tage". Il successo del film le apre le porte del teatro Olympia di Parigi consacrandola a livello internazionale. Dopo il matrimonio pensa di ritirarsi dalle scene, ma due anni dopo ritorna con un disco su misura creato per lei da Alain Oulman. La sua carriera la porta anche all'estero: in Spagna, in Brasile, Negli Stati Uniti e in Italia, dove rifà alcune canzoni della tradizione popolare del Bel Paese, tra cui la calabrese "Vitti na crozza" e la napoletana "La tarantella", oltre a due duetti con Roberto Murolo sulle note di "Dicintincello vuje" e "Anema e core".
A metà degli anni settanta a seguito della "Rivoluzione dei garofani" vive un periodo di declino per l'identificazione con la dittatura di Salazar, da lei non voluta e non cercata. In questo periodo intensifica le tournée all'estero fino a quando non scopre di essere malata di cancro.
Muore il 6 ottobre del 1999, all'età di 79 anni.
#noisiamoquellichecredonoancoraaquesteemozioni
7 notes
·
View notes
Text
Vodafone cerca partner irlandesi per la ricerca sul clima
La Fondazione Vodafone ha lanciato una caccia internazionale ai partner di ricerca sui cambiamenti climatici
La Fondazione Vodafone ha lanciato una caccia internazionale ai partner di ricerca sui cambiamenti climatici, anche in tutta l'Irlanda, per contribuire ad espandere l'attenzione della sua app per smartphone DreamLab.
DreamLab è un'app di crowdsourcing specializzata che accelera la ricerca scientifica utilizzando la potenza di elaborazione combinata degli smartphone dormienti mentre gli utenti li caricano.
La sua ricerca ha già contribuito alla ricerca sul Covid-19 nel Regno Unito con l'Imperial College di Londra e la ricerca sul cancro in Australia.
Con oltre 2 milioni di download in 17 paesi, la rete di smartphone creata da DreamLab equivale a un supercomputer virtuale in grado di elaborare miliardi di calcoli senza raccogliere o divulgare dati degli utenti.
Poiché la COP26 si terrà a Glasgow questa settimana, Vodafone Foundation Ireland è alla ricerca di organizzazioni in tutto il paese che conducano ricerche che richiedano la potenza di elaborazione su larga scala di DreamLab per analizzare i dati sui cambiamenti climatici.
Per qualificarsi, avrebbero bisogno di avere un progetto di ricerca sul clima esistente che sia tecnicamente compatibile con DreamLab e stia affrontando una questione specifica relativa al clima che si rivolge nei 17 paesi che attualmente ospitano la piattaforma DreamLab.
DreamLab è disponibile per il download in tutto il mondo ed è gratuito per i clienti Vodafone in Irlanda, Albania, Australia, Repubblica Ceca, RDC, Germania, Ghana, Grecia, Italia, Lesotho, Nuova Zelanda, Portogallo, Romania, Sud Africa, Spagna e Regno Unito.
Liz Roche, responsabile della fondazione e delle imprese sostenibili di Vodafone Ireland, ha affermato che l'impatto che DreamLab ha avuto dal suo sviluppo nel 2015 quando si tratta di ricerca sul cancro e, più recentemente, il Covid-19, è stato incredibile.
"Siamo rimasti sbalorditi dal potere di elaborazione collettiva dei clienti Vodafone che hanno scaricato l'app e il successo che abbiamo visto finora ci mostra il potere che potremmo avere nell'aiutare ad affrontare il cambiamento climatico utilizzando DreamLab per aiutare a guidare la ricerca sul clima", ha detto Liz Roche.
"Sappiamo che possiamo ottenere così tanto quando lavoriamo insieme e accogliamo con favore l'opportunità di lavorare con organizzazioni in Irlanda per contribuire ad affrontare l'emergenza che è il cambiamento climatico", ha aggiunto.
3 notes
·
View notes
Text
riassunto degli ultimi dieci giorni
- viaggio in portogallo porcodio annullato;
- lavorare di notte fino all’una e svegliarsi alle sei per essere in ufficio alle sette per 2 volte in una settimana;
- talmente tanto lavoro da fare da non riuscire ad andare a pisciare tra le 9 e le 13 per le troppe telefonate;
- talmente tanto lavoro da fare da non riuscire ad andare a pisciare tra le 14 e le 17:30 per le troppe telefonate;
- un amico di 46 anni morto dopo 6 mesi di malattia di cui non sapevo nulla;
- dimenticare cose in giro di continuo;
- non riuscire neanche a far eun post decente perchè sono sveglio dalle 6 dopo essere andato a letto all’una e aver già cristonato per un’ora con uno strumento di misura che non funzionava
5 notes
·
View notes
Text
Médio Tejo 30/30, 30 pillole per scoprire il centro del portogallo
Médio Tejo 30/30, 30 pillole per scoprire il centro del #portogallo #mediotejo
La pandemia mi ha fatto, ancor di più, odiare la vita cittadina. Avendo la fortuna essere in telelavoro ho deciso che per l’intero mese di giugno saremmo andati a vivere e lavorare in campagna, nei pressi di Abrantes nel centro del Portogallo. Ho scelto una sottoregione quasi sconosciuta anche dagli stessi portoghesi e sarà questo il nostro quartier generale per andare alla scoperta di questa…
View On WordPress
#abrantes ribatejo portogallo#alla scoperta del portogallo#arte urbana abrantes portogallo#artigianato abrantes#artigianato portogallo#belvedere fiume portogallo#birra artiginale portogallo#blogger italiana portogallo#brejo da gaio#castello di abrantes#cavalli ribatejo gare ippiche#centro del portogallo il punto geografico#cosa visitare ad abrantes#cosa visitare portogallo#cosa visitare ribatejo#curiosità portogallo#dolce tipico abrantes#dolci portogallo#dolci portoghesi#dove mangiare ribatejo portogallo#edifici dipinti abrantes arte urbana#fine settimana in portogallo#formaggio artigianale capra portogallo#gite fuori porta lisbona#in portogallo con lilly#italiani in portogallo#itinerario portogallo#liliana navarra#mouriscas ribatejo portogallo#n2 storica strada portogallo
1 note
·
View note
Quote
il governatore del Veneto concede un’intervista politica al giorno, (...) da interprete autentico del nord operoso e realista avvezzo a lavorare con gli imprenditori tedeschi, senza chiacchiere ideologiche sull’Euro, che rivendica l’autonomia perché “non oso pensare cosa sarebbe stata questa epidemia se tutto fosse stato gestito da Roma”. In parecchi, fuori e dentro la Lega, hanno interpretato questo protagonismo guadagnato sul campo con una gestione efficiente dell’emergenza,(...) come (...) l’affermazione di una leadership sostanziale, destinata prima o poi a diventare reale. In verità, il messaggio è tutto in una frase che Salvini ha capito bene. In quel “ma no, io vengo dalla campagna”, professione di finta modestia con cui il governatore del Veneto ha smentito le sue ambizioni. È un messaggio (per Salvini) che suona più o meno così, detta in modo un po’ sbrigativo, ma che rende l’idea: io non ti vengo contro, non faccio né conte interne, né un’Opa ostile, né scissioni, ma è ora di scegliere una linea, meno improvvisata, (...) che tenga conto dell’enorme bisogno di serietà e di governo che viene innanzitutto dal Nord (...). Perché E' EVIDENTE CHE IL NORD E' ALL'OPPOSIZIONE DEL GOVERNO (maiuscolo mio, ndr), (*), ma chiede un’alternativa di governo (...) : soldi alle imprese, autonomia, una classe dirigente degna di questo nome, visto che dal Po in giù praticamente è inesistente (l'articolista sta parlando della Lega dimenticando FdI, ma senza volerlo afferma proprio questo che il Nord pensa di TUTTA LA CLASSE DIRIGENTE: da Roma in giù hanno gli Arcuri).
https://www.huffingtonpost.it/entry/il-ritorno-della-lega-nord_it_5ec40b80c5b649be30a07381
“NON OSO PENSARE COSA SAREBBE STATA QUESTA EPIDEMIA SE TUTTO FOSSE STATO GESTITO DA ROMA”: Senza volerlo l’articolista dell’Huff Post mette il dito sulla piaga: la quale non è il dibattito interno alla Lega - al governo non è quindi è il momento perfetto per interrogarsi fin che le pare e piace - ma nella frase di Zaia sopra riportata, da scolpire sulle porte delle città del Nord.
Ora, a me della Lega frega solo leggermente più del Pd che pesa zero sottovuoto spinto (e dieci per zero fa ...?); posto questo stralcio di articolo per far vedere con piacere, aldilà delle classiche cadute retrosceniste, che anche a sinistra per intervalla insaniae qualcuno si va rendendo conto finalmente a un passo dal baratro finale che questo governo, non l’emergenza, ha RESO PIU’ PROFONDO IL VERO DIVIDE ITALIANO CHE NON E’ DESTRA-SINISTRA MA NORD-SUD, non è politico e basta ma socioeconomico.
L’articolista pur senza dirlo indica come la destra (non Salvini eh!) ha LA soluzione: (a) FEDERALISMO e (b) FUSIONISMO cioè alleanza di anime politiche distinte SU BASE TERRITORIALE, vedi FdI piuttosto che FI, per gestire il dialogo con realtà sociecomiche del tutto diverse.
Le sinistre invece, inclusive dei popolazzarismo m5s, han risposto e possono solo rispondere con l’elettoralismo clientelare: è la COLONIZZAZIONE DEL NORD mediante governo a trazione 100% sudista, come confessa l’articolista. Una colonizzazione bieca becera e sprezzante, stile Portogallo su Brasile, non Inghilterra su Hong Kong o Singapore.
L’emergenza ha solo evidenziato quanto disastroso fosse questo approccio, era già evidente da settembre 2019, con buna pace per quelli che gioivano per lo scampato pericolo so so sovranista, senza aver capito quale fosse il vero problema.
(*) qua l’articolista cita Sala come “opposizione del Nord al governo” Stendiamo un velo pietoso, era melgio se nominava Gori di Bergamo o quel pirla stalinista di Bonaccini. Fosse intellettualmente onesto e scevro da intenti bassamente propagandari di difesa dell’indifendibile, avrebbe potuto citare CACCIARI, unica mente ancora lucida a sinistra, ferocemente contro il governo romano sudista.
16 notes
·
View notes
Photo
Questo è il messaggio scritto da #johndeacon su una delle #fanzine del 1991 dell'International #Queen #FanClub. • Nello stesso numero è presente la classifica di #Innuendo relativa all'ultima settimana di Febbraio di quell'anno: Austria 12 Belgio 4 Danimarca 4 Finlandia 1 Germania 1 Olanda 1 ITALIA 1 Norvegia 3 Portogallo 1 Spagna 3 Svizzera 1 Inghilterra 2 • Non solo! Tra le #news era riportato di come i #Queen fossero già tornati in studio a #Montreux per lavorare ad alcune bsides per i futuri singoli, ma anche alle nuove canzoni destinate al successore di Innuendo! • #queenforeverblog https://www.instagram.com/p/CK9KWoyMiMY/?igshid=1fhhyjedqd7t9
1 note
·
View note
Text
Bari, associazione Tou.Play per la presentazione dei risultati del progetto Join sul protagonismo e la cooperazione femminile
Bari, associazione Tou.Play per la presentazione dei risultati del progetto Join sul protagonismo e la cooperazione femminile Venerdì 2 febbraio, alle ore 17.30, nella sala giunta di Palazzo di Città, l’assessora alle Politiche educative e giovanili Paola Romano incontrerà i membri dell’associazione giovanile Tou.Play in occasione della presentazione dei risultati di “Join: una rete transnazionale di giovani donne per una transizione ecologica giusta e sociale”, il progetto finanziato dal programma europeo Erasmus+, nato con l’obiettivo di creare reti di promozione di partenariati regionali e decisori politici locali, attuati in stretta cooperazione con i giovani di tutta Europa. Join mira, infatti, a creare uno spazio di cooperazione transnazionale tra giovani donne attraverso canali che consentano lo sviluppo di processi congiunti di partecipazione e advocacy, generando azioni che promuovano l’empowerment, la leadership e l’azione civica e politica delle giovani donne che vivono in aree urbane e rurali. Il progetto costruisce un contesto favorevole per ideare, innovare e promuovere iniziative che costruiscano soluzioni alle sfide socio-ambientali del nostro tempo, puntando a scenari più inclusivi, equi, egualitari e sostenibili. Per raggiungere questi obiettivi, sei giovani donne, individuate in un gruppo di quaranta, hanno partecipato a una mobilità internazionale ad Alentejo, in Portogallo, dove si sono confrontate con altre coetanee provenienti da Grecia, Portogallo e Spagna per raccontare le proprie realtà, condividere buone pratiche e sostenersi nella creazione di progetti da implementare nelle rispettive realtà locali. Dall’incontro è emerso che a Bari c’è un basso grado di consapevolezza comunitaria sulle questioni di genere e ambientali e sulla loro correlazione, specie fra le donne e le famiglie delle fasce più vulnerabili della popolazione. Inoltre, vi è una mancanza di leadership femminile per quanto riguarda le tematiche ambientali, mentre la città non è autosufficiente dal punto di vista alimentare ed energetico: c’è poca autoproduzione di cibo e grande consumo di prodotti confezionati, c’è un basso grado di circolarità ed è difficoltoso lavorare sul riutilizzo degli scarti. Dall’analisi di questi bisogni il gruppo di giovani ha realizzato una serie di iniziative locali chiamate giocosamente “La Fatic”, il lavoro faticoso, con l’obiettivo di creare una maggiore connessione tra i quartieri urbani e i sistemi alimentari autosufficienti, promuovere le occasioni di occupabilità delle donne e alimentare forme più profonde di partecipazione locale attraverso la sensibilizzazione e il coinvolgimento. Il gruppo ha così organizzato dei laboratori di riuso creativo dei rifiuti e contribuito a momenti di partecipazione attiva della cittadinanza (pic nic senza plastica, attività di pulizia degli spazi comuni, animazione territoriale e momenti inaugurali come quello del parco Maugeri al Libertà). Il gruppo ha poi raccolto le impressioni di tutte le donne coinvolte in queste attività e ha tratto le proprie conclusioni sull’impatto di queste azioni sul tessuto sociale cittadino. I risultati presentati nel corso dell’incontro di domani saranno poi condivisi con i partner europei in occasione di un seminario in programma dall’8 all’11 febbraio in Grecia, nei pressi di Corinto, in una seconda mobilità che riunirà tutte le partecipanti di Join in Europa. All’incontro di oggi sono stati invitati a partecipare i rappresentanti della commissione Pari opportunità del Comune di Bari e della Consulta dell’ambiente della città. Per ulteriori informazioni Davide Colafemmina - +39 324 747 2073 – [email protected] A questo link la presentazione del progetto... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Photo
Il Portogallo il MES lo ha usato. Nel 2011. E non il MES annacquato di cui si discute oggi, senza pesanti condizioni da rispettare. Ma il MES degli inizi, quello pesante, quello oppressivo della Troika, delle “rigorose condizionalità”. Quello che “sì, vi prestiamo i soldi, ma in cambio dovete tagliare qua e dovete tagliare là”. Per ben 78 miliardi messi a disposizione. Secondo la narrazione di Salvini e Meloni il Portogallo oggi, avendo usato il MES, dovrebbe essere una nazione distrutta in mano alla Germania, con i disoccupati a morire per strada e i monumenti venduti alle banche tedesche. E’ andata così? Nei soli ultimi 5 anni il Portogallo è cresciuto del 16%. Tra le crescite più alte in Europa. La Germania, per dirne una, è cresciuta nello stesso periodo del 13%. L’Italia del 3-4%. Il deficit del Portogallo è crollato dall’11% allo 0,5%. Il debito pubblico dal 131% al 121%. La disoccupazione in Portogallo dopo il MES si è dimezzata, passando dal 12% al 6,5%, mentre la ricchezza pro-capite è cresciuta del 12% in 5 anni. (Strano eh? Non dovevano essere tutti morti di fame?). Pure la Spagna ha usato il MES. Lì nel 2013 la disoccupazione era al 26%. Oggi è le metà: il 13%. E nonostante continue incertezze politiche il debito pubblico si è ridotto dal 100% al 96%. Anche l’Irlanda ha usato il MES. Lì nel 2013 la disoccupazione era al 13,8%. Oggi è meno della metà: il 5,5%. E il debito pubblico? Dimezzato: dal 120% al 61%. Oggi, con un PIL pro-capite di 80mila dollari (dati 2018), i cittadini irlandesi (che per la narrazione di Salvini e Meloni, avendo usato il MES, dovrebbero morire di fame) sono al quinto posto tra i cittadini più ricchi del mondo. Dal 2009 al 2018 la “produttività per ora lavorata” in Portogallo è aumentata del 6,1%. In Spagna del 10,3%. In Irlanda del 57,5%. (Ma non dovevano morire di fame?). In Italia del 3,4%. Strano eh? Di questi paesi che hanno usato il MES non si parla mai. In Italia Salvini e Meloni ci parlano solo della Grecia. Perché? Perché bisogna sempre terrorizzare gli elettori per ottenerne il voto. Creare mostri ovunque: gli immigrati, la Germania, l’Europa, il MES. “Col MES ci fanno fare la fine della Grecia” dicono. Dimenticando di parlarci dell’altra parte della storia. Degli altri Paesi che hanno usato il MES. E dimenticando di dirci che la Grecia, alle pezze, ci si è ridotta da sola prima del MES, e cioè quando nel 2009 il premier Papandreou dovette ammettere che i governi greci truccavano i conti da anni per continuare a mantenere il consenso mandando la gente in pensione a 50 anni (che poi continuava a lavorare in nero) e lasciando che evadesse il Fisco. Tanto a prestare loro i soldi c’erano i mercati. Che però, una volta scoperta la truffa, hanno smesso di farlo. E’ così che la Grecia si è trovata senza più un euro (prima del MES). Ed è così che la Grecia ha chiesto al MES centinaia di miliardi di euro dei cittadini europei, che il MES ha concesso in cambio di durissime riforme. Quindi dovremmo essere favorevoli al MES? No, non è questo il punto. Il punto è che questo paese, per colpa di quei due, sta perdendo ogni razionalità, ogni possibilità anche solo di ragionare su qualcosa. Oggi il MES che si sta delineando per il coronavirus è vino annacquato rispetto a quel MES. Non ci saranno condizioni o richieste di riforme, i tassi di interesse saranno inferiori all’1% e la scadenza lunga. E potrebbe essere ancora più annacquato di così. Potremmo ottenere quei soldi a condizioni ancora migliori. Ma non possiamo. Perché il MES ormai, tale è il terrorismo creato da Salvini e Meloni per le loro poltrone, non può più nemmeno essere nominato. Nemmeno se ce li regalassero quei soldi. Risultato? Visto che qualcuno i soldi dovrà pur prestarceli saremo costretti a chiederli ai mercati, i soldi. Pagando interessi che presto saranno del 2 o 3 o 4%, anziché dell’1% o anche meno chiedendoli al MES. Potremmo sederci e contrattare tutto questo. Ma non possiamo. Perché se no poi Salvini e la Meloni fanno i post con la scritta grande gialle “MES” e la faccia della Merkel in bianco e nero dietro, e la scritta “traditori”. Cose che non hanno senso. Non hanno logica. Ma fanno presa sulla parte irrazionale degli elettori. E fanno consenso. L’unica cosa che a Salvini e Meloni interessi veramente. Il consenso. Per le poltrone e il potere. (Emilio Mola)
17 notes
·
View notes
Text
Belzoni
Robinson, 26 ottobre 2019
Giovanni Battista Belzoni, l’inventore delle piramidi
Giovanni Battista Belzoni apparteneva a quella stirpe o genia ch’io chiamo il miracolo italiano, gente che dal nulla si forma una cultura, un sapere, e cresce da sola come una bella palma. Questa palma era Belzoni che quando arrivò in Egitto non sapeva quasi nulla di quella terra. Del resto dell’antico Egitto, nessuno sapeva un gran che. Champollion non aveva ancora decifrato i geroglifici, che venivano comunque considerati segni magici, i nomi dei faraoni si riferivano ai nomignoli dati loro dai greci, le piramidi, si sospettava, fossero monumenti per condurre i viaggiatori nel deserto, la sfinge era quasi del tutto insabbiata, Suez non aveva un canale e l’Egitto non era che una provincia dell’impero ottomano. La religione era arrivata però fino a Roma con una Iside trasformata in Magna Mater trasformandosi poi in massoneria che a tutt’oggi conserva i grembiulini faraonici e la magia — Belzoni stesso era un Fratello massone. Affiorava la moda per l’Egitto nel Flauto Magico di Mozart e per l’Oriente che cominciava ad essere scoperto da indomiti viaggiatori pur se il territorio, era meglio conosciuto nell’antichità che non nel ’ 7-’ 800. Beh, non tanto stranamente, la colonizzazione ottomana (i colonizzatori più terribili della storia moderna furono i Turchi. Altroché la Francia e l’Inghilterra!). Quando Belzoni ( 1778- 1823) mise piede ad Alessandria che era in preda alla peste, quel mondo era stato soggetto a grandi cambiamenti: Napoleone era sbarcato in Egitto cercando una via per le Indie che avrebbe potuto raccorciare le distanze e tagliar le gambe all’Inghilterra. Tutti anelavano alle ricchezze delle Indie, i francesi avevano cominciato ancor prima della East Indian Company, ma era l’Inghilterra che si era impadronita delle vie del commercio. Così che nell’annoso scontro tra la Francia e l’Inghilterra, fiorirono i servizi segreti di ambedue le nazioni mandando in giro esploratori, gente coraggiosa e intelligentissima. Non per nulla il servizio si chiama Intelligence. Uno di questi era Gian Battista Belzoni che nei suoi vari scritti naturalmente non dice nulla di tutto questo. Con l’aiuto della moglie Sarah, pubblicò un paio di diari in inglese soprattutto per rivendicare i propri meriti e diritti sulle scoperte che aveva fatto. Ce l’aveva, non a torto, con il console inglese Henry Salt e anche con i molti che avevano cercato di appropriarsi non solo delle statue che andava accumulando ma anche dei suoi meriti; nella versione francese, Belzoni si premurò di autocensurarsi sugli accidenti e le accuse che mandava ai colleghi cisalpini. Uno dei quali era Drovetti, ex console francese, la cui “ collezione di antichità” egiziane è alla base del meraviglioso Museo di Torino. Belzoni, “ the Great Belzoni”, era nato a Padova ma non era di nazionalità italiana perché l’Italia non esisteva. Era stato francese ( con l’occupazione napoleonica della Serenissima), austriaco ( con la susseguente presa di potere degli Asburgo), ma la sua patria d’adozione era l’Inghilterra, allora mondo che accoglieva gli esuli a braccia aperte.
Difatti prima delle sue avventure di esploratore e di archeologo ante- litteram, Belzoni era diventato famoso nel mondo dello spettacolo, specie per le sue invenzioni di effetti idraulici — e l’idraulica Belzoni l’aveva studiata quand’era seminarista a Roma, cosa che non voleva sottolineare dato che da Roma e dal seminario era scappato. Dopo essere stato reclutato dai nascenti Servizi Segreti britannici ( nascenti fino a un certo punto se pensiamo che Christopher Marlowe lavorava, come lui stesso specifica, per l’Intelligence) rimase per qualche tempo in Spagna, Portogallo e Malta per poi, nel 1815, sbarcare in Egitto. Ne Viaggi in Egitto ed in Nubia, edito da Harmakis, Belzoni racconta parte della sua avventura egiziana, e una selezione dei suoi viaggi. Come egli stesso specifica nella prefazione, questo volume è una traduzione dall’inglese.
“ Quantunque non sia inglese, ho preferito di narrare io stesso in questa lingua, per quanto io posso, a miei lettori quelle ricerche le quali ho fatte in Egitto in Nubia, lungo la costa del Mar Rosso e nell’Oasi” sic. Ma tanto la costa del Mar Rosso e dell’Oasi sono sparite da questo volume, e della scoperta della tomba di Seti si parla pochissimo. È lecito pensare che questa sia una traduzione “ pirata” pur se i diritti d’autore allora non esistevano, ( ben sappiamo quanto si diede da fare Giuseppe Verdi, anni avanti, per ottenerli e stabilirli.) e che fosse uscita in Italia senza il consenso dell’autore.
Quando già era al Cairo, Belzoni incontrò l’orientalista J.L. Burckhardt e da lui apprese moltissimo. Forse aveva già letto Strabone e Plutarco, ma certamente Burckhardt, uomo coltissimo, gli insegnò a leggere i classici. Burckhardt, straordinario personaggio ( uno svizzero che parlava l’arabo e andava in giro per il Sahara come se fosse in un Cantone svizzero), fu importantissimo per Belzoni che difatti in questo testo lamenta la sua morte precoce e inaspettata. Questo pur se Belzoni dei suoi affari privati non ci dice quasi nulla. In effetti non si chiamava Belzoni e persino la sua data di nascita varia nei vari documenti e scritti.
Ma Giovanni Battista ( che era più alto di due metri ed era un uomo famosamente bello) aveva molte cose da nascondere. Contro ogni aspettativa — ma non sua, “ the Great Belzoni” riuscì a trasportare 7 tonnellate di un busto di Ramses II, che si trovava al Ramasseum, fino al Nilo e di là al Cairo, ad Alessandria, a Londra e finalmente al British Museum. Allora non si sapeva che l’effige del Giovane Memnone rappresentasse il faraone Ramses II; Belzoni impiegò 17 giorni e 130 operai che non volevano lavorare per lui. Così iniziò la sua carriera di esploratore/ archeologo/ avventuriero/ agente segreto ecc ecc.
L’Inghilterra gli deve essere grata: molte statue al British Musem, istituzione che Belzoni idolatrava, lì si trovano per merito suo; e così altre meraviglie distribuite in vari siti, come il sarcofago di Seti in alabastro istoriato, uno degli artifatti più belli del mondo. Che venne aquistato da sir John Soane, l’eccentrico architetto la cui dimora londinese, the sir John Soane’s Museum a Lincolns Inn, è visitabile — una visita che consiglio.
Sbarcato a Bulak, il porto del Cairo, Belzoni racconta degli intrighi francesi — e inglesi — che però non spiega, dei continui imbrogli dei locali che chiama arabi o albanesi (i mamelucchi), dei trabocchetti dei caimacan, degli Agae dei kacheff; i pagamenti, i bacshish che distribuisce a volte consistono in pezzetti di cristallo o specchi — ma anche in pistole e polvere da sparo.
Ci racconta di due brutti tiri dei quali fu vittima, sciabolate che quasi lo resero zoppo e pistolettate senza dirci che erano attentati belli e buoni. In questa versione manca la sparatoria da parte francese all’interno del tempio di Luxor che quasi lo accoppò. Sono interessantissime le osservazioni di Belzoni sui templi che visita; capisce quando sono Tolemaici o di epoca anteriore; le sue note sono accurate e preziose per il futuro dell’archeologia.
Anche le sue osservazioni sulla vita quotidiana degli indigeni sono interessanti pur se li copre d’insulti per la loro rapacità e ignoranza — del resto “ loro” chiamavano Belzoni & Co “ cani cristiani”. Il testo è arricchito da note dello stesso Belzoni. Ma molto manca, prima di tutto il racconto della scoperta della città di Berenice; non c’è una introduzione che dica chi fosse Belzoni e in quale epoca vivesse; che spieghi che quando parla dei franchi, intende gli stranieri, perché qualsiasi europeo veniva così chiamato dagli egiziani, ecc ecc. Quasi ogni pagina contiene uno o più errori di stampa oltre agli errori di ortografia nel testo ( probabilmente di un traduttore). A volte mancano delle parole, e dei nomi sono indicati con la sola iniziale o sono addirittura scritti sbagliati. Tali sono gli errori e le lacune in questo volume che si ha l’impressione che il testo non sia stato neanche letto da chi lo ha preparato, il segreto per cosa intenda la direttrice editoriale per mettere assieme il “ libro”, è profondo quasi quanto quelli custoditi dal Grande Belzoni.
GAIA SERVADIO
2 notes
·
View notes