#laura giardino
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canesenzafissadimora · 1 month ago
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Non fare nulla.
Periodicamente ammettersi il privilegio di non essere nulla.
Concedersi il lusso di non scrivere, non pensare, non amare (se non per l'amore inconsapevole che poi è la maggior parte dell'amore), non uscire di casa, non dire nulla per ore, non mangiare, non confessare un errore, non chiamare nessuno per parlare, non ragionare su nulla di intelligente.
Non tentare neppure di rivolgersi la parola. Ammettersi tutto il silenzio, la stanchezza, l'incapacità di venire a capo della propria vita.
Amare il giardino lasciato crescere come una capigliatura, guardarlo conquistarsi il cancello, la strada, la casa vicina come la pappa del pentolino miracoloso della fiaba dei Fratelli Grimm. Accettare di dover nuotare nei rovi, nei cespugli, in tutte le piante germogliate oltre misura per accogliere l'ospite che aspetta oltre la strada, all'inizio della via, tanto la vegetazione si è alzata.
È una immensa cosa bella concedersi di non essere quello che si crede di dover essere e fare. Concedersi di non.
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Laura Imai Messina
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lasciatemiilmare · 3 days ago
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Titolo: "Sotto il cielo di luglio"
Era una mattina di luglio, quando il cielo sembrava più azzurro del solito, e l'aria era calda, ma non opprimente. Sara e Laura si trovavano nel giardino di casa di Sara, distese sull'erba fresca che contrastava con la luce del sole. Erano due amiche inseparabili, legate da anni di risate, confidenze e piccoli momenti di vita che non avevano bisogno di parole per essere speciali.
Sara, con i capelli biondi raccolti in una coda disordinata, sorseggiava una tazza di tè freddo. Laura, con i suoi occhi verdi sempre curiosi, fissava il cielo, lasciando che il vento le accarezzasse il viso. Non si dicevano nulla da un po’, ma era una di quelle pause che avevano imparato ad apprezzare, come se il silenzio tra di loro fosse un linguaggio segreto, un modo per essere vicine senza parlare.
"Ti ricordi quando abbiamo deciso di fare quel viaggio in montagna, l'estate scorsa?" disse Laura, rompendo il silenzio, ma senza guardare Sara, come se avesse paura che le sue parole potessero rovinare il momento.
Sara sorrise, sentendo il ricordo risvegliarsi. "Come dimenticarlo? È stato il nostro piccolo sogno… non è andata proprio come pensavamo, ma è stato bellissimo lo stesso."
"È vero," rispose Laura, finalmente voltandosi verso di lei. "A volte non abbiamo bisogno che le cose siano perfette. Mi sento… come se fosse stata una delle nostre avventure più vere, quelle che non abbiamo mai raccontato a nessuno."
Sara annuì. "Sì, è stato come scoprire qualcosa di più profondo. Ma non solo del mondo, anche di noi."
Laura la guardò negli occhi, e per un attimo, il silenzio tra loro sembrò farsi più denso, più significativo. Era una di quelle occasioni in cui il cuore batte forte, ma nessuna delle due sapeva come esprimere i sentimenti che stavano crescendo tra loro, come un fiore che sboccia in silenzio, senza far rumore. Non che non ci fosse consapevolezza, ma entrambe sapevano che la cosa più importante era mantenere ciò che avevano. La loro amicizia era qualcosa di solido, di essenziale. Non c'era bisogno di mettere etichette o rischiare di complicare tutto.
"È come se fossimo già una squadra, no?" disse Sara, cercando di alleggerire la situazione, ma con un sorriso che tradiva una vulnerabilità che solo Laura riusciva a percepire.
"Sì," rispose Laura, il sorriso che le illuminava il volto. "Siamo un po' come due pezzi di puzzle che si incastrano perfettamente."
Sara si sedette un po' più vicino a lei, sentendo il cuore battere più forte. Ma nessuna delle due parlò di ciò che si nascondeva sotto la superficie: un sentimento che sarebbe stato troppo complicato da gestire, troppo rischioso da esprimere.
Perché, in fondo, quello che avevano era già così bello. Erano sempre lì l'una per l'altra. Avevano condiviso sogni, paure, risate e lacrime. E, forse, proprio perché sapevano di potersi fidare completamente, sapevano anche che non c'era bisogno di cambiare nulla.
La giornata passò lentamente, senza fretta, tra conversazioni leggere, risate e momenti di silenzio che sapevano di intimità. Ogni tanto, si scambiavano uno sguardo, uno di quei sguardi che dicevano più di mille parole, ma senza mai rovinare il delicato equilibrio che avevano costruito insieme.
"Stasera," disse Sara, alzandosi e stiracchiandosi, "facciamo una cosa pazza, tipo correre sotto la pioggia?"
Laura rise, gli occhi brillanti. "Solo se ci prometti che, questa volta, non ci perderemo nel bosco come l'anno scorso."
Sara annuì, facendo finta di essere seria. "Te lo prometto, ma solo se mi prometti che non ti farai male mentre provi a fare il salto più alto."
Laura la guardò con aria divertita. "Ci sto. Ma solo se tu non finisci di nuovo con i piedi nel fango."
"Affare fatto," rispose Sara, e le due amiche si scambiarono un sorriso complice. Non c'era bisogno di altro.
Mentre il tramonto colorava il cielo di rosa e oro, Sara e Laura si sedettero sul dondolo in giardino, le mani che si sfioravano appena, ma la sensazione di sentirsi più vicine che mai.
Era strano, in un certo senso. C'era una consapevolezza silenziosa tra di loro, un sapere che il loro legame stava crescendo e che, forse, un giorno avrebbero dovuto fare i conti con i sentimenti non detti. Ma quel giorno non era ancora arrivato. Per ora, potevano godersi la bellezza dell'amicizia, del supporto reciproco, della fiducia che non aveva bisogno di parole.
"Va bene così," pensò Sara, guardando il volto di Laura illuminato dall'ultima luce del giorno. "Va bene così."
E in quel momento, capirono entrambe che, forse, la cosa più importante era proprio quella: stare insieme, nel presente, senza paura di perdere quello che avevano.
Un'amicizia che, nel suo silenzio, era più forte di qualsiasi dichiarazione.
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nosferatummarzia-v · 4 months ago
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Trama
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Laura, una ricca fanciulla di origini inglesi, vive col padre in un isolato castello della Stiria austriaca. Da molto tempo aspetta l'estate che dovrebbe trascorrere con la nipote del generale Spielsdorf, ma la giovane, sua coetanea, muore misteriosamente.
In una notte di luna piena, mentre Laura è in giardino con le governanti e il padre, una carrozza esce di strada proprio davanti al suo castello. Le viandanti sono un'elegante signora e sua figlia che per il colpo è svenuta. Dopo i primi soccorsi la signora racconta di avere delle faccende urgenti da sbrigare, così il padre di Laura si offre di ospitarne la figlia sino a quando non tornerà. La signora accetta la cortesia e confida al gentile signore che sua figlia è cagionevole di salute e soggetta a crisi di nervi. Così la misteriosa donna riparte in tutta furia, lasciando lì la giovane. La fanciulla in questione, di nome Carmilla, dall'incarnato splendente e con lunghissimi capelli scuri dai riflessi dorati, è molto bella e ha più o meno l'età di Laura, che rimane estasiata dalla visita, vista la prematura morte della cara nipote del generale. Carmilla e Laura stringono subito un forte legame; Laura adora la nuova compagna che le dimostra molto affetto e tenerezze forse inusitate, ma nonostante ciò non può non notare alcune strane abitudini dell'amica: si desta molto tardi, odia i canti religiosi e assomiglia in modo incredibile ad un dipinto di Mircalla, contessa di Karnstein, che duecento anni prima fu la signora di quella terra.
Nel frattempo si avvicendano vari eventi strani: la morte di numerose fanciulle nel villaggio, una terribile visione onirica che provoca a Laura una strana malattia, le scomparse notturne di Carmilla e infine l'arrivo del generale Spielsdorf. Per sbrigare una questione urgente, Laura, suo padre e il generale si recano alle rovine di Karnstein e durante il viaggio il generale racconta gli eventi concernenti la morte della nipote: durante un ballo lui e la nipotina conobbero una bella dama e sua figlia Millarca che fu ospite a casa loro, ma dopo poco tempo la fanciulla si rivelò un vampiro mentre sua nipote cominciò ad avere strani sogni, si ammalò e morì. Nel frattempo arrivano a Karnstein, dove la bellissima residenza cade in pezzi; il generale allora comincia a narrare la storia di quel luogo e dei suoi signori, i Karnstein, che furono creature spietate e sanguinarie. Mentre Spielsdorf narra questi eventi giunge la giovane Carmilla e riconoscendo in lei la terribile Millarca subito cerca di colpirla, ma Carmilla lo blocca senza sforzo con la sua delicata mano e poi svanisce. Il generale non ha più dubbi e in attesa di una certa persona va al castello con Laura e suo padre.
Arriva dunque un esperto di vampiri, il barone Vordenburg, e insieme alla compagnia - tranne Laura - torna alle rovine di Karnstein dove tra i rovi viene ritrovata la tomba della contessa Mircalla. Quando viene aperta, al suo interno non vi si trova uno scheletro, bensì la bellissima Carmilla integra nella sua immortale bellezza intinta nel sangue. Così la creatura viene giustiziata, le si conficca un paletto nel cuore, viene decapitata e le sue spoglie sono bruciate. Laura non assiste alla fine atroce dell'amata amica, ma conosce i raccapriccianti particolari grazie al resoconto della Commissione Imperiale.
Il barone Vordenburg infine svela gli arcani di questo caso a partire dal nome della vampira: Carmilla e Millarca sono semplicemente anagrammi del nome della contessa Mircalla. Duecento anni prima un suo antenato della Moravia arrivò in quella zona della Stiria dove conobbe e s'innamorò della giovane Contessa Mircalla, ma la cagionevole fanciulla morì presto. Il barone aggiunge anche che i vampiri originali prendono vita quando giovani persone muoiono in situazioni drammatiche attaccandosi al mondo terreno e questo temeva fosse il caso di Mircalla. Il suo antenato conosceva bene come venivano uccisi i vampiri e per evitare che la sua amata subisse lo stesso trattamento ne nascose la tomba. Soltanto nella vecchiaia ripensò a ciò che aveva fatto e così scrisse un resoconto sul caso di Mircalla e su come ritrovare la sua tomba. Così dopo duecento anni, in cui Mircalla, Millarca o Carmilla aveva seminato morte per restare eternamente giovane, il demonio viene ucciso. Laura, tuttavia, non riuscirà mai a dimenticare l'amata amica.
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lamilanomagazine · 5 months ago
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Bologna, Attorno al Museo la rassegna dedicata al 44° anniversario della Strage di Ustica
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Bologna, Attorno al Museo la rassegna dedicata al 44° anniversario della Strage di Ustica Il 27 giugno 2024 ricorre il quarantaquattresimo anniversario della Strage di Ustica, che causò la morte di 81 persone in viaggio tra Bologna e Palermo su un DC9 della compagnia Itavia, in una sera di inizio estate del 1980, di guerra aerea, come ricordato dal Giudice Rosario Priore nella sua sentenza ordinanza del 1999. Manca ancora un pezzo è il tema scelto per la XV edizione di Attorno al Museo, la rassegna organizzata dall'Associazione Parenti delle Vittime della Strage di Ustica al Parco della Zucca, dove sorge il Museo per la Memoria di Ustica del Settore Musei Civici di Bologna con l'installazione permanente di Christian Boltanski attorno al relitto del DC-9 e in dialogo con esso, e, accanto, il "Muretto di Andrea", dedicato alla memoria del giornalista Andrea Purgatori, scomparso lo scorso anno, che alla strage di Ustica dedicò gran parte della sua vita. Dal 27 giugno al 10 agosto arte, teatro, musica, poesia, danza si confrontano ancora una volta con la strage, che nel corso di questi 44 anni ha continuato a sollecitare la necessità della riflessione e rielaborazione artistica e culturale, forse più di qualsiasi altro evento nella storia del nostro Paese. Un anniversario che si arricchisce quest'anno di due importanti notizie: da un lato la costituzione, da parte della Regione Emilia-Romagna, Il Comune di Bologna e l'Associazione dei Parenti, di una Fondazione per la gestione e la promozione del Museo per la Memoria di Ustica; dall'altro la decisione della Giunta Comunale di Mantova, città natale della Presidente dell'Associazione Daria Bonfietti, di intitolare alle vittime della strage di Ustica un giardino nella zona di Valletta Paiolo, quartiere dove risiedevano due delle cinque vittime mantovane. Tanti sono i protagonisti e le protagoniste del mondo della cultura, dell'arte e dello spettacolo che hanno voluto essere presenti anche quest'anno alla rassegna con produzioni originali che, a partire dalla strage, arrivano a riflettere sul presente. Giovedì 27 giugno alle 11.30 a Palazzo d'Accursio il sindaco Matteo Lepore incontrerà i parenti delle vittime. Saranno presenti il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini e la presidente dell'Associazione Parenti delle Vittime della strage di Ustica Daria Bonfietti. L'incontro sarà trasmesso anche in streaming sul canale YouTube del Comune di Bologna. L'apertura della rassegna serale Attorno al Museo al Parco della Zucca è affidata nella stessa giornata alle 21.15 allo spettacolo Sempre, ovunque con te mi troverai di Concita De Gregorio, in cui parole e musica si intrecciano partendo dalla cronaca per arrivare alla poesia, "l'unica capace di raccontare la verità che abita l'animo". Sul palco le canzoni e la voce di Erica Mou diventano la musica che guarisce le ferite della memoria. Viaggio notturno per mare è il titolo della videoinstallazione di Jacopo Rinaldi a cura di Laura Brambilla costruita sulle immagini del relitto del DC-9 Itavia sul fondale marino girate nell'ambito della missione "Opera – Operazione di Recupero Aeromobile", che a partire dal 27 aprile 1987 diede avvio al recupero dei resti del velivolo consentendo al Giudice Rosario Priore di scrivere la verità sulle cause del disastro aereo. Il video sarà proiettato in alcuni luoghi della città, tra cui il MAMbo, Bologna Welcome e le sedi Tper di via di Saliceto e via Lame, a partire dalle 20 del 27 giugno e per tutta la notte, e al termine dello spettacolo all'interno del Parco della Zucca. L'opera di Rinaldi consente di immergersi nell'abisso marino riportando a galla la drammaticità dell'evento nello spazio pubblico della città. Il progetto è realizzato in collaborazione con MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna. La rassegna continua giovedì 4 luglio alle 21.15 con Stefano Massini per Ustica, in cui l'autore restituisce un affresco della storia italiana degli anni Ottanta in parole e racconti che nel suo stile caratteristico e travolgente 'toccano il cuore e la mente' per non dimenticare, fare memoria e ricordare la necessità di fare chiarezza sulle tante vicende ancora oscure della storia italiana. Giovedì 11 luglio è la volta del concerto, in collaborazione con il Conservatorio G.B. Martini di Bologna, dei Pulse Percussion Duo, al secolo Mattia Grassi e Pierfrancesco Semeraro, viaggio sonoro fatto di energia esplosiva, che porta le percussioni a esplorare un ampio repertorio musicale, dalla musica classica a quella popolare e contemporanea. 3D Soundscape - La Battaglia per Ustica è il titolo dell'opera sonora ideata da Oderso Rubini e composta da Carlo Cialdo Capelli, musicista e compositore, in occasione del terzo anniversario della morte di Christian Boltanski, che sarà presentata domenica 14 luglio alle 19: una partitura polifonica realizzata a partire dalle voci degli 81 altoparlanti – uno per ogni vittima – che compongono l'installazione dell'artista francese, che si allarga fino a creare un viaggio immersivo, rievocando le profondità marine e restituendo da un lato il senso della fragilità umana, dall'altro un messaggio di speranza, determinazione e coraggio. Una toccante e significativa esperienza d'ascolto che offrirà al pubblico fino al 10 agosto un modo diverso di vivere l'installazione permanente del Museo per la Memoria di Ustica (da venerdì a domenica alle 17.30 e nelle serate di rassegna alle 21 e al termine degli spettacoli). Alla memoria di Andrea Purgatori, che ha dedicato gran parte della sua vita di giornalista di inchiesta alla strage di Ustica, è dedicato venerdì 19 luglio, nel primo anniversario della sua scomparsa, il concerto di Francesco Cafiso e Alessandro Lanzoni, entrambi enfants prodiges della musica jazz e oggi tra i più affermati musicisti in ambito nazionale e internazionale, in una serata in collaborazione con il Bologna Jazz Festival. La danza d'autore di Virgilio Sieni sarà protagonista nello spettacolo Esistenze, in prima assoluta mercoledì 24 luglio: un mosaico di sette brevi danze dedicate e intervallate, misurate e sospese dalle parole che alcuni visitatori hanno lasciato nel guestbook del Museo, passando davanti al relitto, contribuendo a tracciare un punto di vista che si muove sempre verso noi. A David Riondino il compito di chiudere la rassegna sabato 10 agosto con La Notte di San Lorenzo: il poliedrico artista fiorentino reciterà testi poetici e narrativi legati al tema del volo, uno dei temi maggiormente presenti nella letteratura di tutti i tempi, da Luciano di Samosata a Giovanni Pascoli. Accanto a lui Monica Demuru, le cui canzoni si intrecceranno alle letture sospese tra nostalgia e speranza, tra malinconia e vitalità. Gli spazi esterni del Museo per la Memoria di Ustica si arricchiscono, durante le giornate della rassegna, dei disegni realizzati nel corso dell'anno dagli studenti e dalle studentesse di alcuni istituti scolastici romagnoli, frutto delle visite al Museo e degli incontri con l'Associazione dei Parenti, che raccontano il punto di vista dei ragazzi e delle ragazze rispetto all'esperienza del Museo e al racconto della strage. In una sorta di museo a cielo aperto, i disegni andranno a completare le installazioni già presenti sui muri esterni, accanto alle celeberrime vignette del settimanale satirico Cuore. Anche quest'anno si rinnova la collaborazione con il MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna, dove il 21 giugno nella Sala delle Ciminiere apre al pubblico (fino al 29 settembre) P E R S O N O M A L I A, mostra personale di Robert Kuśmirowski a cura di Lorenzo Balbi e Marinella Paderni con l'assistenza curatoriale di Sabrina Samorì: volontà dell'installazione dell'artista polacco, noto per il suo approccio alla creazione di ambienti immersivi che combinano elementi visivi, sonori e sensoriali, è quella di richiamare soprattutto i più giovani ad approfondire il loro legame con una vicenda che non li ha direttamente coinvolti ma che ha segnato la storia del Paese, affidando al linguaggio del contemporaneo una riflessione sulla memoria collettiva in un particolare momento di ripiegamento della storia su se stessa. Per tutte le serate della rassegna le Cucine Popolari di Bologna in collaborazione con il Centro Sociale Antonio Montanari prepareranno i "Piatti della solidarietà", nell'ambito del progetto La memoria in tavola. In collaborazione con Tper, il bus "vestito" con l'immagine coordinata della rassegna Attorno al Museo circolerà per le strade di Bologna a partire dal 27 giugno. Come di consueto, in corrispondenza delle date di tutti gli eventi in programma il Museo per la Memoria di Ustica propone aperture straordinarie con i seguenti orari: giovedì 27 giugno dalle 11 alle 14 e dalle 19 alle 24; 4, 11, 14, 19, 24 luglio e 10 agosto dalle 20 alle 23. In queste serate, ad eccezione del 27 giugno, il Dipartimento educativo MAMbo propone una visita guidata gratuita al Museo alle 20: la prenotazione è obbligatoria scrivendo alla mail [email protected] entro le 13 del giorno precedente. Negli altri giorni restano invariati gli orari di apertura estivi del Museo, validi dal 28 giugno al 29 settembre: venerdì, sabato e domenica dalle 17 alle 20. La rassegna fa parte di Bologna Estate 2024, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena. Il programma completo è disponibile sul sito www.attornoalmuseo.it Attorno al Museo è realizzata con il sostegno della Regione Emilia-Romagna; Assemblea legislativa Regione EmiliaRomagna; Settore Musei Civici di Bologna | Museo per la Memoria di Ustica; Città metropolitana di Bologna; Comune di Bologna; Bologna Unesco City of Music. Con il patrocinio di: Rai Media partner: Rai Radio 3. Si ringraziano: TPER; Legacoop Bologna; Gruppo Hera; Coop Alleanza 3.0; Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. Progetti realizzati in collaborazione con: Cronopios; Officina Immagine; Bologna Jazz Festival; Conservatorio G.B. Martini; Centro Sociale Antonio Montanari; Cucine Popolari Bologna. Per informazioni: www.attornoalmuseo.it www.associazioneparentiustica.it www.museibologna.it/ustica... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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furlantravelfashionblogger · 8 months ago
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Una delle rarissime costruzioni all'interno del Giardino: l'Eremo di Laura. Fu fatto costruire nel 1792 dal Marchese Antonio Maffei (1759-1836). Attraverso la facciata, ornata da una bifora, si può accedere alla contemplazione della statua raffigurante la Madonna. Ogni anno muta la fioritura che si estende dall'Eremo al Grande Tappeto Erboso: si tratta di uno spettacolo sempre nuovo che cambia nei colori e nelle forme nel corso delle stagioni. #parcosigurtà
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giancarlonicoli · 1 year ago
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24 nov 2023 19:45
"SE FOSSE STATO VIVO DINO AVREI LASCIATO LA FERRARI A LUI E A TE" - PIERO FERRARI, VICEPRESIDENTE DEL CAVALLINO, RIVELA COSA GLI CONFESSO' IL PADRE ENZO - "I SUOI TRADIMENTI? NON SAPEVO, QUALCOSA AVEVO CAPITO, MA CHI SAPEVA, TACEVA" - IL "FANTASMA INGOMBRANTE" DI DINO, MORTO A 24 ANNI DI DISTROFIA MUSCOLARE, GLI IMBARAZZI PER IL COGNOME E IL RAPPORTO DI ENZO CON I SUOI PILOTI - IL BIOPIC DIRETTO DA MICHAEL MANN - VIDEO -
Estratto dell'articolo di Giorgio Terruzzi per il “Corriere della Sera”
Una casa immersa nella campagna modenese. Nel giardino c’è un bimbo. Ha 12 anni, è il 1957. Gioca con un modellino della Ferrari di Ascari. […] Sua madre si chiama Lina Lardi. Suo padre, Enzo Ferrari. La loro relazione: segreta come può esserlo in una provincia da dopoguerra italiano: tutti sussurrano, chiacchierano. Enzo Ferrari è sposato. La moglie, Laura, è una donna ferita, disturbata, tradita. Laura sa. […] Un matrimonio frantumato dal dolore per la perdita del figlio, Dino, morto a 24 anni, di distrofia muscolare nel 1956. […]
Quel bambino osserva, attende. Attenderà il riconoscimento sino al 1975, adotterà il cognome del padre nel 1990. Oggi Piero, di anni ne ha 78, di Enzo porta i tratti. Una somiglianza che fa tenerezza perché tiene viva ogni memoria. La sua storia sembra un film. Infatti. «Ferrari», il titolo, regia di Michael Mann. […]
Quel piccolo Piero era davvero sereno nel mezzo di una tempesta?
«Non sapevo. Qualcosa avevo compreso durante un viaggio in automobile con mia madre e una sua amica. Pensavano dormissi mentre ascoltavo la loro conversazione. Per me era normale avere un padre impegnato. Andava, veniva, pranzava con noi ogni giorno. Mi sembrava una vita normale, anche se qualcosa arrivava alle mie orecchie dai compagni di classe. Vaghi riferimenti. Chi sapeva, taceva».
Piero Lardi, Piero Lardi Ferrari, Piero Ferrari. Sino a che punto il suo cognome è stato un disturbo?
«Più tardi, quando ho cominciato a frequentare la Ferrari un problema lo è stato. Non con le persone che a Maranello lavoravano e conoscevano la situazione. Chi arrivava da fuori, talvolta poneva domande che generavano qualche imbarazzo».
Chi ha conosciuto sua madre, Lina, parla di lei come della persona che più ha dato a Enzo Ferrari un equilibrio. Ci racconta un po’ di lei?
«Era una persona buona. L’ho visto arrabbiato due volte in una intera vita. Non alzava la voce, di fronte a un problema faceva in modo di superarlo con il ragionamento. Teneva molto alla sua persona […] Deve aver sofferto ma non lo faceva vedere, soprattutto a me. Per mio padre credo che il tempo trascorso con noi fosse davvero pacifico. La Ferrari, le complicazioni famigliari, la morte del figlio Dino, non comparivano mai».
Lina e Laura. Due madri, due donne innamorate dello stesso uomo, diverse nel carattere e nel destino. Si sono mai incontrate?
«Non mi risulta. Vidi Laura una sola volta nel 1965 quando morì nonna Adalgisa, mamma di Enzo. Al cimitero, lei da una parte, io dall’altra. Mi guardò, la guardai. Fu un attimo. Mai più visti».
Dino: un affetto mancato o un fantasma ingombrante?
«Ingombrante, certo perché mio padre lo ricordava spesso anche se a me, di lui non parlava mai. Però c’erano i motori Dino, le Ferrari Dino […]».
La perdita del figlio, per Enzo fu un dolore permanente?
«Un dolore forse mitigato nel tempo. Accompagnato dal desiderio di trovare una cura per la distrofia muscolare. Ma, vede, non era un uomo di molte parole. Una sola volta fece un riferimento esplicito dopo l’accordo con Fiat del 1969. Disse: “Se ci fosse Dino, avrei lasciato la Ferrari a voi due”».
«Sono sempre imbarazzato quando mi si chiede di dare una definizione di mio padre». Parole sue…
«Era molto abile, si presentava in un modo diverso in relazione all’interlocutore. Lo interpretava e si comportava di conseguenza. Un vero camaleonte. Quale il vero Ferrari? Impossibile rispondere: molte facce, molte sfaccettature».
[…]
«Ferrari», il film, contiene la brutale ferocia delle corse opposta alla vitalità spensierata dei piloti. Vita e morte. Quanto è alto il prezzo della tragedia?
«Nel 1957 morirono Castellotti a Modena, De Portago alla Mille Miglia insieme a nove spettatori. Ricordo mio padre affranto ripetere: non corriamo più, non si può andare avanti così. Poi arrivava il lunedì, veniva a Maranello, dove tutti lo attendevano per riprendere il lavoro. Che fare? Andare avanti, migliorare. Fu un sentimento che provai dopo la morte di Bandini nel’67. Mi padre insisteva: non entrare in confidenza con i piloti perché poi muoiono o ci lasciano. Sì, ma talvolta è difficile. Lo è stato con Bandini e poi con Lauda».
[…] Perché la Ferrari non vince più?
«In F1 serve stabilità e concentrazione. Credo ci siano stati troppi cambiamenti».
[…]
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cerentari · 1 year ago
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Un frammento da Qualche altro giardino di Jane Urquhart
Jane Urquhart poetessa e scrittrice canadese (1949) […] La mia veste nasconde la struttura delle stanze modella i pomeriggi in grottesca geometria tutto ciò che tocco si gonfia ai bordi queste lenzuola quelle piume la gonna di satin gettata via appaio alle finestre mi dissolvo sulle soglie fuori della mia pelle si muove il tuo polso e diviene tra il silenzio confusione * Traduzione Laura Ferri 
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vorticimagazine · 1 year ago
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Lions Club, la cerimonia del “Passaggio del Martelletto”
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Lions Club, la cerimonia del “Passaggio del Martelletto”, Francavilla al Mare – Martedì 18 luglio Nell’elegante giardino di Villa Laura a Torrevecchia Teatina, si è svolta la cerimonia del “Passaggio del Martelletto” per l’anno sociale 2023-2024. La Presidente uscente Emanuela Marchione, in un commovente discorso, ha augurato alla Presidente entrante Orietta Pelliccioni di poter proseguire in un clima di amicizia e armonia il percorso intrapreso dal gruppo. A Francavilla al Mare la nascita del Club satellite “Il Cenacolo” Contestualmente, è stato presentato il nuovo LC – Francavilla al Mare Il Cenacolo, Club Satellite del LC Chieti I Marrucini. I membri fondatori del nuovo Club sono Michelina Zappacosta (presidente), Bruna Germani (segreteria), Anna Di Paolo (tesoriera), Alexian Santino Spinelli ed Evedise Spinelli. La costituzione di un nuovo gruppo risponde ad alcuni degli scopi fondamentali del Lions Club International, ovvero organizzare, fondare e sovrintendere i club di servizio e partecipare attivamente al bene civico, culturale e morale della comunità. Come ha raccontato una emozionata Gabriella Orlando, presidente di Zona e promotrice del nuovo gruppo, è stato un anno di interventi, comunicazioni, incontri, scambi di idee e proposte tra gli Officer distrettuali e di circoscrizione addetti a promuovere la membership a tutti i livelli e i club del territorio, in cui ha cercato di agire da interfaccia tra gli uni e gli altri. Un fine lavoro di squadra che ha portato a intercettare alcune persone, in Francavilla, con la voglia di impegnarsi per gli altri e condividere il motto dei Lions “We serve”. Due parole, apparentemente semplici, che racchiudono il mondo di valori del Lions Club esortando i soci a servire la propria comunità, rispondere ai bisogni umanitari, promuovere la pace e favorire la comprensione internazionale. «Il nostro club si arricchisce di 5 nuovi soci tutti di grandi qualità umane e professionali e di variegati interessi» ha commentato la Presidente entrante, Orietta Pelliccioni. «Tra essi il valore aggiunto lo dobbiamo al socio Santino Spinelli, musicista, scrittore, poeta, docente universitario e ambasciatore culturale della etnia rom cui orgogliosamente appartiene che, con la sua presenza, dà al club Chieti I Marrucini/ Francavilla al mare Il Cenacolo un respiro culturale, sociale e umano sempre più ampio e un esempio di apertura al solo valore importante: quello umano». –> Segui la notizia sul web: il servizio di Abruzzo Live TV --> Leggi i comunicati di Vortici NetworkFoto di copertina: AbruzzoLive TV Read the full article
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alemicheli76 · 2 years ago
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Il blog consiglia "Una sete insaziabile di inchiostro" di Laura Usai. Da non perdere!
Non si spiegava l’avversione dei genitori per la scrittura, né i tentativi maldestri con cui cercavano di tenerlo lontano dalle sue storie. TRAMALa sera del suo compleanno, Federico scova in giardino una scatola contenente una boccetta di inchiostro, una penna d’oca e un panno di velluto. Il misterioso biglietto di accompagnamento non è firmato, ma lui conosce quegli oggetti: sono gli stessi che…
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hqdefault-jpg · 3 years ago
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Laura Giardino, EST 01, 2017.
Mixed media on canvas, 50 × 60 cm.
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skullofjoy · 5 years ago
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Laura Giardino - Stills
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polkadotmotmot · 2 years ago
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Laura Giardino - EST 13, 2019
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writtenmemxries · 3 years ago
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All I see is what I should be (happier, prettier, jealousy)
Seconda parte di “Got a pretty face, pretty boyfriend, too”, vi conviene leggere prima quella altrimenti sarà difficile capire alcune cose. :)
Grazie dei commenti che mi lasciate ogni volta, mi riempiono il cuore di gioia come fossi una bambina a Natale. <3
Più il tempo passa, più Simone si rende conto che Marco gli piace. Gli piace affondare le mani tra i suoi capelli, e il modo in cui lui si diverte a giocherellare con i suoi ricci. Gli piace il fatto che Marco sia più grande e abbia la patente e una macchina, gli piacciono le attenzioni che gli dà e il modo in cui lo fa sentire speciale. Gli piace guardare le foto che hanno scattato al mare, ne ha persino stampate un paio da appendere in camera, ma non l’ha ancora fatto. Sul muro ha una foto con Manuel e Aureliano, e attaccarne di nuove sarebbe come rimpiazzarla. Rimpiazzare Manuel.
Sente di avere tutto quello che potrebbe desiderare, ed è felice sul serio. Laura è stata una delle prime persone a saperlo, ma non ha ancora avuto modo di presentarle Marco, nonostante ormai si stiano frequentando da qualche mese; anche i suoi compagni di classe l’hanno scoperto, l’hanno intuito dopo averli visti insieme più di una volta fuori da scuola, e lui non se ne vergogna. È felice.
Però c’è Manuel. C’è Manuel, con cui i rapporti sono sempre più tesi, le chiacchierate sempre più sporadiche, le litigate sempre più frequenti. C’è Manuel, che si è comportato da stronzo sin dal primo giorno del nuovo anno scolastico, quando ha visto Marco per la prima volta, quando sembrava sul punto di far scoppiare una rissa proprio fuori da scuola. C’è Manuel, che nonostante tutto continua a mandargli il cervello in cortocircuito, e non riesce a farlo smettere.
Simone vorrebbe parlare, ma Manuel lo evita. Ha provato a chiamarlo, a mandargli messaggi, ma Manuel risponde solo quando gli va, e solo a monosillabi. Ha provato a parlarci in classe, nei corridoi, è persino andato a casa sua, ma Manuel ha sempre una scusa, una via di fuga pronta. Ha provato a parlarne addirittura con Marco, che gli ha consigliato di lasciarlo stare.
“Una persona così è meglio perderla che trovarla,” aveva detto. Simone avrebbe voluto ribattere, dire che sono solo stronzate perché lui non ha idea di che persona sia Manuel. Invece è rimasto zitto, perché ultimamente gli sembra di non conoscerlo più, Manuel.
La verità è che nemmeno Manuel riconosce più se stesso. Ci pensa una mattina di novembre, quando le scuole sono chiuse per allerta meteo e lui non ha di meglio da fare se non rimanere steso sul letto a pensare e rimuginare, senza che lo studio o i lavoretti alle moto possano distrarlo.
Sa di star facendo preoccupare Simone, ma non può fare altrimenti. Si sente rimpiazzato, per quanto infantile possa essere. La Manuel e Simone associati si è sciolta, e al suo posto è nata la società di Marco e Simone.
Lui invece non ha un Marco, e si rende conto di non averlo mai avuto. Ha avuto Chicca, che sarebbe potuta diventare un Marco, se solo lui gliel’avesse permesso, se non l’avesse tradita e non si fosse comportato da stronzo; ha avuto Alice, ma non è neanche sicuro di averla avuta davvero, e a lei ormai ci pensa raramente.
Hai avuto Simone, gli ricorda il suo cervello, e Manuel vorrebbe che quella vocina tacesse per sempre, perché sa che ha ragione, ma al contempo ha torto. Ha avuto Simone, ma allo stesso tempo non completamente. Ha provato l’ebbrezza di sentire Simone su di sé, contro le sue labbra, sui polpastrelli, tra le mani. Ha provato la vergogna di averlo desiderato, il rimorso di averlo ottenuto, il rimpianto di averlo allontanato.
E il motivo scatenante Manuel lo ha ben capito ormai. Sono passati mesi, mesi in cui ha finto che non fosse mai successo niente, mesi in cui si è comportato come il solito stronzo a giorni alterni, mesi in cui ha finto che Simone non esistesse. Ma in realtà Simone è ovunque: lo ritrova negli alberi vicino casa, che gli ricordano quelli del giardino di Simone; lo ritrova nel suo garage, dove passa gran parte del suo tempo libero, dove ha portato Simone così tante volte che ora stare lì da solo sembra quasi sbagliato.
Più cerca di allontanarsi, di liberarsi di questi sentimenti scomodi ed ingombranti, più si ritrova immerso nella merda più totale, evviva i francesismi. Manuel se l’è sempre cavata bene con le parole, con i temi a scuola, con le poesie, ma ora qualsiasi frase gli sembra inutile e vuota, perché lui si sente inutile e vuoto.
“Vaffanculo,” urla con la faccia premuta contro il cuscino.
Sua madre si affaccia dalla porta di camera sua. “Manuel, che succede?” gli chiede preoccupata.
Manuel sospira. “È Simone,” risponde sottovoce.
Anita si siede sul letto accanto a lui, accarezzandogli una gamba con dolcezza. Lo guarda e non può fare a meno di domandarsi quando sia diventato così grande.
“Che hai combinato stavolta?” domanda lei scompigliandogli i capelli, e Manuel sorride perché ovviamente sua madre sa che è colpa sua.
“Ho fatto un bel casino e non so come uscirne,” dice Manuel con sincerità.
Si accoccola sulle gambe della mamma, e gli viene in mente la sera dell’incidente di Simone, il modo in cui anche allora non aveva fatto altro che parlare di lui a sua madre, e come già allora la sua testa fosse un miscuglio di rabbia e confusione, sensi di colpa e sentimenti sconosciuti.
Pensa che forse non sarebbe un male aprirsi con sua madre, che in amore ne ha passate tante ma ne è sempre uscita più forte di prima. Però Manuel ha una paura fottuta, e non sa neanche lui di cosa. È così incasinato da non riuscire neanche a spiegarlo. Preme la faccia contro la pancia della madre, cercando il calore che l’ha sempre tenuto in vita, e la abbraccia.
Anita stringe il figlio a sé, passando una mano tra i capelli morbidi. Pensa che non ci sia nulla di più bello al mondo di questi piccoli momenti.
“Manu,” sussurra. “Parla con me.”
E Manuel lo fa. Le racconta in maniera sommaria del compleanno di Simone, evitando di addentrarsi in particolari inutili e decisamente imbarazzanti. Le racconta delle volte in cui, preso da una rabbia fasulla, dettata esclusivamente dal suo sentirsi totalmente disorientato, l’ha insultato, dicendo parole che non pensava. Le racconta di Marco, della sensazione viscerale che lo prende ogni volta che li vede insieme, del modo in cui non riesce a liberarsene, del fatto che ha paura di chiamarla con il suo nome perché renderebbe tutto troppo vero, reale, concreto.
Manuel parla senza allontanare mai il viso dal grembo della mamma e Anita non lo interrompe mai, lasciando che si sfoghi e dia voce a tutta la sua confusione, a quei pensieri tenuti nascosti troppo a lungo, ammantati da un velo di vergogna. Sente la maglietta umida e sa che Manuel sta piangendo. Lo culla piano, accarezzandogli la schiena con quei movimenti circolari che erano in grado di calmarlo in un baleno quando era bambino.
“Perché non me ne hai parlato prima?” chiede Anita in un sussurro quando Manuel sembra aver finito di parlare.
Manuel si gira verso il soffitto. “Che dovevo dirti, ma’? Non lo so manco io che me sta a succede’.”
Anita passa il pollice sulle guance umide del figlio. “A me sembra che tu abbia le idee abbastanza chiare, invece,” sussurra. “Hai solo paura.”
Manuel chiude gli occhi e sospira. “Che devo fare, ma’?”
“Devi smettere di avere paura.”
Manuel ride tristemente. “Sì, grazie. E come si fa?”
Anita sorride. “L’amore non è qualcosa di cui avere paura, Manuel. L’amore è bellissimo, è travolgente, è una forza della natura.”
“Pure i tornado so’ forze della natura ma non me pare che la gente ne sia felice.”
Anita gli dà un buffetto sulla guancia. “Sei sempre il solito,” gli dice ridendo, e Manuel sorride, prendendo la mano della madre e premendosela contro il viso. “Devi lasciarti andare. Devi parlargli come hai parlato con me. Devi trattarlo come tratteresti una ragazza che ti piace, perché non cambia assolutamente niente, hai capito?”
Manuel annuisce. “Tanto è inutile,” dice dopo un po’. “Mo c’ha un altro e io l’ho perso.”
Anita rimane in silenzio, il suo respiro l’unica cosa a dare conforto a Manuel. “Non è vero,” dice poi. “Simone non lo perderai mai. Ti vuole troppo bene.”
“È diverso,” replica Manuel.
“Tu gli vuoi bene?”
“Certo,” risponde con sicurezza Manuel.
“Solo quello?”
Manuel non risponde. Guarda la madre negli occhi, vede tutta la dolcezza e l’amore incondizionato che prova per lui. Non si è mai sentito tanto al sicuro come nelle sue braccia.
“No,” sussurra, ed è come se quella nebbia che gli rendeva difficile pensare si sia finalmente diradata. Come se quel peso che si portava appresso sia finalmente stato scagliato lontano. “No,” ripete. “Me sa che me piace. E pure parecchio.”
Anita sorride dolcemente. “Allora diglielo.”
“E Marco?” domanda Manuel dubbioso.
Anita gli fa l’occhiolino. “Sei meglio te.”
E forse sua madre ha ragione, o forse ha detto una marea di cazzate spinta dall’amore. Però Manuel ha passato mesi a detestare se stesso, Simone, Marco, poi ancora se stesso, poi ancora Marco, Marco, e decisamente Marco. Ha passato così tanto tempo nascosto nell’odio e nella gelosia – perché lo sa bene, era geloso marcio di quel ragazzo – da dimenticare tutto il resto. Da dimenticare le cose belle con Simone.
Si alza e dà un bacio alla madre, poi prende il telefono ed esce di casa. Ha bisogno di rimanere solo, e di fare una telefonata. Si rifugia nel garage, il suo posto sicuro, pieno di ricordi belli, di ore passate a scoprire i segreti delle moto e dei motori, e ricordi brutti, come le litigate con Simone, la macchina distrutta, Zucca che lo minaccia. Preme il tasto di chiamata sul contatto di Simone, deciso ad aggiungere un ulteriore ricordo, speranzoso che abbia un risvolto positivo.
“Pronto?” la voce profonda di Simone gli risponde, un accenno di sorpresa nel tono, e per un istante Manuel teme di averlo disturbato mentre è con lui.
“Te devo parlà,” dice Manuel sbrigativo.
“Finalmente,” dice Simone, e sembra a metà tra il sollevato e lo scazzato. “Mi chiami così all’improvviso e manco saluti?”
“È importante,” insiste Manuel, e forse è il suo tono disperato, forse l’urgenza nella sua voce, ma Simone si fa serio.
“È successo qualcosa?” chiede, e il cuore di Manuel fa fisicamente male al pensiero che, nonostante gli abbia causato più guai che altro, nonostante l’abbia ignorato per settimane, Simone sarà sempre preoccupato per lui.
“No,” risponde Manuel. “Cioè, sì.” Sospira. “È complicato.”
“Vuoi che venga da te?”
“No!” esclama Manuel. “No,” ripete schiarendosi la voce. “È più facile così.”
“Va bene,” dice Simone dubbioso. “Che devi dirmi?”
“Sei da solo?”
“Sì.”
“Okay.” Manuel prende un respiro profondo, e si rende conto di non aver pianificato alcun discorso. Non ha idea di cosa dire, non ha idea del perché abbia chiamato Simone. Voleva sentire la sua voce, voleva appurare che fossero ancora amici, voleva semplicemente Simone.
“Manuel?” lo chiama lui dopo un silenzio troppo lungo.
“Non so che cazzo dire, Simò,” dice Manuel sospirando, e sa di risultare un idiota, ma non ha mai detto di essere il contrario.
“Sei tu che mi hai chiamato,” gli fa notare Simone. Non è irritato, solo confuso.
“Lo so,” dice Manuel. Prende una chiave inglese dal tavolo da lavoro e la fa roteare tra le mani per distrarsi. “Non so da dove iniziare.”
“Forse potresti spiegarmi perché hai deciso di ignorarmi per tutto questo tempo.”
Manuel sospira nuovamente. “Mi dispiace, Simò. Ero confuso.”
“Confuso,” ripete Simone.
“Sì.”
“Perché?”
Un altro sospiro. “Per colpa tua,” risponde Manuel a bassa voce.
Simone non ribatte e Manuel teme di essere andato troppo oltre, di averlo spaventato.
“Simò? Ci sei?”
“Ci sono.”
“Di’ qualcosa allora,” lo implora Manuel. Sente la voce tremare e lo odia, perché è sempre riuscito ad incantare le ragazze con le sue parole, ma davanti a Simone non sa che dire. Si sente indifeso e inadeguato, come se nulla bastasse ad esprimere quello che vorrebbe. Non la diceva pure Cavalcanti una roba del genere?
“Spiegati meglio,” dice Simone, e anche la sua voce trema. Parla sottovoce, come se si stessero rivelando un segreto, o discutendo un traffico clandestino. Conoscendosi, Manuel è più propenso per la seconda.
“Mi piaci, Simone. Tanto. Troppo.”
Manuel sente il respiro irregolare di Simone dall’altro lato del telefono, lo sente agitarsi e muoversi, e se chiude gli occhi riesce a vedere davanti a sé i suoi occhi grandi ed espressivi che lo fissano dubbiosi, insicuri, convinti che questa sia solo l’ennesima presa in giro. Manuel sente il cuore fare un balzo nel petto e sa con certezza che non è una presa in giro, non è uno scherzo, non lo sta usando. Simone gli piace davvero. Tanto. Troppo.
“Simò?” lo chiama Manuel dopo qualche secondo di silenzio di troppo.
“Mi stai prendendo per il culo?”
“Simo…”
“Perché devi fare così, eh? Me lo spieghi? Per quale cazzo di motivo devi sempre intrometterti? Perché non puoi lasciare che io mi goda la mia fottuta vita senza incasinarla?”
Simone parla e non riesce a fermarsi, gli sputa addosso parole velenose e cariche d’astio credendo di poter pareggiare i conti, sperando che i sentimenti sepolti non riaffiorino, ma invano. Sono sempre stati lì, in un angolo della mente, presenti in ogni carezza di Marco, in ogni bacio ad occhi chiusi.
“Perché non puoi lasciarmi in pace?” continua Simone, ma ha la voce rotta dal pianto e non lo pensa davvero.
Non vuole che Manuel lo lasci in pace, l’ha lasciato in pace troppo a lungo. Gli manca fumare con lui, gli manca l’adrenalina delle loro fughe in motorino, gli manca guardarlo, ammirarlo, stargli accanto. Gli manca Manuel, più di quanto gli mancherebbe Marco se rompesse con lui, e si odia per questo.
Manuel poggia la testa contro il muro, immaginando che sia la fronte di Simone. “Perché so’ ‘n cojone, Simò, e non mi sono reso conto di cosa avessi davanti tutti i giorni. E perché avevo paura e non capivo ‘n cazzo, come sempre.”
“E mo?” mormora Simone.
Manuel sorride. “E mo ‘na cosa l’ho capita. Se sto con te c’ho meno paura.”
Simone tira su col naso e Manuel ride.
“Ma che t’ho fatto piagne?”
“Sta’ zitto,” borbotta Simone.
“So’ serio, Simò. Mi piaci come me piaceva Chicca, come me piaceva Alice, e non so se potrà mai piacermi ‘n altro ragazzo o se sei te o che so io. Però cazzo, Simò. So’ passati mesi e penso ancora a quella notte.”
“Io… sono fidanzato,” dice Simone incerto.
Manuel sospira. “Lo so. So’ arrivato tardi.” Ride mestamente. “Però Simo… era giusto che lo sapessi.”
“Sono innamorato di te,” dice Simone frettolosamente, e Manuel si blocca. “Marco mi piace, però… sono innamorato di te. Da mesi. Da sempre, forse.”
Manuel deglutisce. Non sa se ama Simone, quella parola lo spaventa ancora, nonostante il discorso di sua madre. “Io…” inizia incerto.
“Non devi dirlo,” lo interrompe Simone. “Solo… dimmi che per te non è un gioco. Dimmi che… dimmi che per te esisto davvero.”
Manuel si morde un labbro, gli tornano alla mente tutte le volte che ha chiamato Simone con appellativi spregevoli, tutte volte che ha cercato di allontanarlo, di allontanare i suoi sentimenti, fingendo disinteresse, ferendolo intenzionalmente.
“Io te vedo in ogni cosa che me circonda, Simò. Te penso sempre, pure quando non dovrei.”
Simone sorride, ed è come prendere una boccata d'aria fresca dopo essere rimasto sott'acqua troppo a lungo, quando i polmoni bruciano e urlano, cercando disperatamente ossigeno e trovando solo il sale del mare.
Si lecca le labbra e sente il sapore delle lacrime che gli rigano il volto e che non si era neanche accorto di aver versato. Si asciuga gli occhi con il polsino della felpa e si schiarisce la gola, cercando di darsi un contegno, ma si sente così dannatamente sollevato.
“Non so che dire,” mormora stupefatto.
“Non devi di’ niente, vieni qua e basta,” risponde Manuel, e Simone obbedisce.
Chiudono la telefonata senza neanche salutarsi, e in men che non si dica Simone è in sella alla sua moto.
Quando si trovano uno davanti all’altro, continuano a non salutarsi. I loro corpi si muovono in autonomia, spinti da quella forza cieca che i poeti hanno cercato di descrivere per secoli, incontrandosi in un bacio molto meno violento ed impulsivo del primo, ma ugualmente passionale. Manuel sente il respiro bloccarsi in gola, mentre un’emozione travolgente prende il sopravvento su di lui, e il profumo di Simone lo avvolge completamente, inebriante, ubriacante. Lo trascina in garage senza mai staccare le labbra, e sa che il nuovo ricordo che prenderà forma lì sarà il più dolce di tutti.
Si rende conto che sua madre aveva ragione. L’amore non è qualcosa di cui avere paura.
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lamilanomagazine · 6 months ago
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Pisa, boom di visitatori alle mura: quasi 125 mila visitatori hanno ammirato la città dall'alto nel 2023
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Pisa, boom di visitatori alle mura: quasi 125 mila visitatori hanno ammirato la città dall'alto nel 2023 Continua la crescita delle Mura di Pisa, il monumento che collega piazza Duomo ai Lungarni a 11 metri di altezza e che permette di scoprire la città da una diversa prospettiva. Nel 2023 il camminamento in quota è stato visitato da 124.826 persone tra pisani e turisti, con un +24% rispetto al 2022 quando gli accessi furono 100.440. «Un ritorno ai numeri pre-Covid - spiega Raffaele Zortea, responsabile comunicazione ed eventi Mura di Pisa -, favorito anche da un fitto programma di eventi speciali che hanno animato il monumento: visite a tema naturalistico, danza in quota, passeggiate yoga, eventi cosplayer, visite in notturna, serate astronomiche, laboratori galileiani e per bambini, camminate di solidarietà e tanto altro per un totale di 70 eventi con 3.134 partecipanti, il doppio rispetto al 2022». Il mese più gettonato si conferma aprile con 24.405 presenze, seguito da agosto (15.681) e maggio con 13.580, quest'ultimo è stato il mese con il maggior incremento (+98.4% rispetto al 2022), mentre il giorno record è stato il 9 aprile con 1.756 visitatori. Il 2023 è stato l'anno del ritorno definitivo alle aperture quotidiane, le Mura sono state presentate alle principali fiere turistiche nazionali e sono apparse su televisioni e giornali italiani e stranieri. Per dare un ulteriore supporto ai visitatori sono stati installati una serie di nuovi cartelloni informativi che raccontano la città e i panorami che si vedono dall'alto del camminamento, in aggiunta e collegati tramite QRcode all'app realizzata nel 2022 che l'anno scorso è stata scaricata 16.624 volte. Nel 2024 la stagione è iniziata con una serie di novità come la visita teatrale ispirata a Galileo e prosegue con tantissimi appuntamenti come quelli previsti durante il Giugno Pisano: visite guidate con videoproiezioni, passeggiata yoga, visita a tema botanico, visita a tema manifestazioni storiche, visite bynight con la magia di piazza dei Miracoli sotto le stelle. Dal 1° giugno, inoltre, apre il tratto delle Mura del Giardino Scotto con orari 10-12 e 17-19 tutti i sabati e le domeniche con ingresso gratuito Il programma di Giugno Pisano sulle Mura: Visite con videoproiezioni, in notturna e dedicate alle manifestazioni storiche, passeggiata yoga e sorprese: un mese di appuntamenti Le Mura di Pisa si immergono nelle atmosfere del Giugno Pisano, il mese più magico per la città, proponendo una serie di eventi speciali sul monumento che in questo periodo è aperto tutti i giorni dalle 10 alle 20. Per quattro venerdì, a partire dal 31 maggio e fino al 21 giugno, visita in notturna Mura di Pisa Night Experience con le videoproiezioni con cuffie silent e contenuti originali a cura di Acquario della Memoria. Per le prime due repliche, che ruotano intorno alla festa della Repubblica, edizione war dedicata al passaggio della seconda guerra mondiale in città. Dall'entusiasmo degli inizi durante il fascismo alla liberazione della città passando per il bombardamento del 31 agosto 1943, la resistenza, la cattedrale invasa dagli sfollati, l'incendio del Camposanto. Nelle due successive repliche l'edizione classica dell'evento, un viaggio coinvolgente attraverso i secoli, ricco di fatti ed aneddoti: dal funzionamento ingegnoso delle terme romane ai fasti della Repubblica Marinara, dalla vita di Laura Ruschi alle vicende della fabbrica Marzotto. Partenza alle 21.30 da Torre Piezometrica Porta Pacis e arrivo in piazza dei Miracoli, biglietti a 10 euro. Domenica 2 giugno alle 17 passeggiata meditativa 'Yoga sulle Mura al tramonto' con l'insegnante Yoga Simila Laiatici dell'associazione 'Ananda Guna K9 ASD'. Per salutare le ultime settimane della primavera aspettando l'estate, un percorso che vedrà l’alternarsi di camminata e riflessione, con l’esercizio della respirazione consapevole che aiuta a rilassarsi, gestire le emozioni e combattere lo stress, per trovare equilibrio e rigenerarsi. Partenza da Torre di Legno dietro piazza del Rosso con arrivo in piazza dei Miracoli al tramonto, corrispettivo a 20 euro, comprensivo di ingresso alle Mura, consigliato per un pubblico da 12 anni in su. Prenotazione consigliata fino ad esaurimento posti disponibili chiamando o scrivendo un whatsapp ai numeri 392.4964722 oppure 334.1998315. L’utile ricavato verrà impiegato per l’addestramento dei cani da assistenza e da allerta medica Sabato 8 giugno terzo e ultimo appuntamento dell'anno con Mura botaniche: con la primavera verso la fine e l'estate in arrivo, le guide dell'orto botanico accompagneranno i visitatori a scoprire le particolarità di fiori ed arbusti che crescono sulla cinta o nelle immediate vicinanze. Partenza alle 10 da Torre Piezometrica, arrivo in piazza dei Miracoli e fine del percorso all'Orto Botanico. Biglietto a 8 euro comprensivo di ingresso ai due siti, prenotazione obbligatoria via mail a [email protected] entro venerdì 7 giugno alle 12. Sabato 15 e 22 giugno, nei giorni che precedono e seguono la Luminara, 'Le Mura e il Giugno Pisano': visita guidata in quota alla scoperta della storia, dei monumenti cittadini e dell'origine della manifestazioni storiche. Partenze alle 18 e 18.30 da Torre Piezometrica, arrivo in piazza dei Miracoli alle 19.30/20. Biglietto a 8 euro, 3 euro per bambini fino a 8 anni. Infine venerdì 28 giugno ripartono gli appuntamenti estivi di Mura di Pisa by night, visita guidata in notturna sotto le stelle, approfittando delle ore fresche della sera per scoprire panorami inediti della città, da Torre Piezometrica fino alla magia di piazza dei Miracoli illuminata dalla luna. I partecipanti riceveranno in dotazione speciali luci ‘a collana’ e saranno accompagnati da una guida in un percorso mozzafiato ricco di storia, tutto a 11 metri di altezza Biglietto a 8 euro, 3 euro per bambini fino a 8 anni. Appuntamento tutti i venerdì fino al 23 agosto, due turni con partenze alle 21 e alle 21.30. Tutti gli eventi hanno posti limitati, info e prenotazioni su www.muradipisa.it... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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asfaltics · 3 years ago
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some about
  the New-Eealism       1   eealism had destroyed. And so dealing with the “construction site”       2 now n Whigiem meant fer med [     ] withdrew from the Eealism of a later       3 grammar, composition, and literature. b Eealistic studies       4 the Hedonistic, Idealistic, and Eealistic in Literature.       5 Some Eealism About Realism       6 accompanied the decline of Eealism, and   which gave occásion to       7  
sources
1 ex snippet/preview, “Inhalt,” Archiv für systematische Philosophie 27:3 (1923) : 96 (hathitrust), pointing to “Is the New-Realism new?” by Jane Sprunt Hall (Wellesley College, Mass.: B.A., 1908, M.A., 1912) : 119-126 2 “...of fresco painting, waking up early with you to be ready,” ex Giuseppe Caccavale. In giardino, a buon fresco. Text by Laura Cherubini; Annotations Chiara Bertola, Claudia Gian Ferrari, Giuseppe Caccavale (Milan: Charta, 2009) : 79 aside �� in this instance, the initiating error was in ink, on page. 3 OCR error, column bounce to out-of-focus facing page... involving entries on Francis I, King of France (1494-1547) and Francis I., Emperor of Germany (1708-65), at Chambers’s Encyclopædia : A Dictionary of Universal Knowledge for the People, illustrated with maps and numerous wood engravings, Vol 4 (London, 1868) : 485 4 OCR misread at Chapter 26, “Courses of study in German schools,” in Report of the Commissioner of Education for the year 1903, Volume 2 (Washington, 1905) : 1221 5 OCR misread, yielding “On the Hedonistic, Idealistic, and Eealistic in Literature.” In Phyllida, January 22, 1897, pp. 3-4 ex “A list of the published writings of Charles Mills Gayley” in The Charles Mills Gayley Anniversary Papers (festschrift, celebrating 30th year at UC, 1889-1919), University of California Publications in Modern Philology 11 (1922) : 288 6 OCR misread of footnote 217, yielding Llewellyn, “Some Eealism About Realism” (1931) 44 Harvard Law Rev. 1222, at (2000 reprint of) Roscoe Pound, Jurisprudence vol. 2 (1959) : 275 7 from — “and more generally in the rise of a spirit of independence which accompanied the decline of Eealism, and which gave occasion to the Councils of Constance and Basle, at which the great Nominalists, Pierre d’Ailly and Gerson, were present” — ex John Henry Blunt (1823-1884 *), entry for “conceptualism”, in his Dictionary of Doctrinal and Historical Theology (1870) : 134-138 (138)
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sangha-scaramuccia · 3 years ago
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Arrampicate nelle Marche - 19 e 20 Giugno 2021
Impossibilitati a scalare sulle falesie francesi ci riprogrammiamo tra le Marche e la Val d’Adige. Sabato 19 con Principino, Stefania e cane Bea salpiamo dal distributore Q8 prima di Spoleto; vediamo sfrecciare Fabrizio, Gloria e cane Teo e ci incontriamo con Alvise, Laura, Fabian, Lena e cane Bia sotto il paesino di Genga. Intanto scopriamo che il Maestro ci aspettava a Todi, è chiaro che non ci siamo capiti sull’appuntamento iniziale e che quindi lui verrà da solo, senza neanche un cane!  A Genga né io né Principino ci ricordiamo del bar La Pinta, famoso meeting point di arrampicatori ai cui tavoli ci siamo seduti più di una volta. Per ritrovarci impieghiamo un’oretta buona…
La falesia Sulfuria è situata sopra S. Vittore di Genga, raggiungibile attraversando prima un antico ponte romano sul torrente Sentino – sulle cui rive è costruito un interessante parco avventura che i bambini non mancheranno di sperimentare – poi salendo un poco fino ad arrivare alla roccia che si distingue tra vie facili, ma non troppo, vie intermedie dove scaliamo dei 6a/6b impegnativi, oltre a un imperdibile 6c, e un settore difficile che evitiamo proprio! Ci diamo una bella stancata chè fa molto caldo anche se siamo in ombra e tira il venticello prima di scendere a sciacquettare nel torrente e a bere una birra sui tavoli all’aperto, insensati dalla musica il cui volume non si può abbassare chè altrimenti i clienti non vengono, dice la cameriera. Intanto noi ce ne andiamo alla Pinta dove lasciamo la macchina del Maestro per riprenderla il giorno dopo, richiamino alcolico e caffè.
In mezz’ora siamo da Manlio, un compagno di pratica che non vedo da molti anni, a Chiaravalle nel loft che un tempo abitava stabilmente mentre ora solo d’estate. Ci accoglie come se non fosse passato un eone, senza troppi convenevoli lasciandoci organizzare come meglio crediamo. L’invasione di cani, bambini, suppellettili varie non lo disturba. I cuochi (Alvise e Fabrizio) si danno da fare mentre gli altri si sistemano per la notte tra montaggio tende in giardino e materassini all’interno. Ottima la pasta, con una fettina di dolce-compri e del gelato locale completiamo la cena. Si chiacchiera fino a tardi di specialità arrampicatorie, di grandi campioni e cali di peso risolutivi a fini prestazionali.
La sveglia è data dall’abbaiare di cani proveniente dai giardini vicini che notte tempo si sono accorti delle nuove unità cinofile ospitate nel giardino confinante. Caffè e tisane con qualche biscotto di Valpennavaire. Salutiamo Manlio promettendo la prossima venuta in autunno. L’attacco del sentiero di avvicinamento per la falesia di oggi – L’altromondo - è ben nascosto al termine di una lunga strada bianca. Oggi il caldo si fa sentire anche sulla rotonda vetta del Monte Murano 883m sopra Serra S. Quirico dove la splendida struttura turistica Country House per ora chiusa risulta l’unico insediamento umano. In basso persi nelle nebbie del calore a malapena si distinguono i paesini della Vallesina. Zaini e corde in spalla attraversiamo un bel bosco per poi scendere attaccati alle funi di una ferratina che porta alle pareti che scaleremo. Le vie non sono male ma si sta scomodi e si scivola, soprattutto Bia, sul terreno di finissima terra nera che ci rimarrà nel naso fino alla sera. Per non parlare della risalita alle due del pomeriggio già straniti dalla permanenza, che ci porterà a cercare un fontanile dove immergerci completamente prima di riprendere la strada di casa. I saluti alla Pinta.
Seguiamo i Gloria’s chè la macchina gli fa le bizze e all’altezza di Foligno sulla superstrada nel tratto a corsia unica per lavori con new jersey sulla dx, la Fusion ha un mancamento e si ferma: panico! Stefania scende dalla macchina e sale sul terrapieno centrale con giubbetto arancione su vestitino estivo, Gloria efficiente piazza il triangolo, Fabrizio telefona. Intanto l’inevitabile coda delle auto ferme dietro di noi aumenta. Passano i minuti che nell’asfissiante luce bianca del calore sembrano secoli. Iniziano gli insulti ai quali rispondiamo senza ritegno… Per fortuna ad un ennesimo tentativo di ripartenza il mezzo si rianima, quel che basta per arrivare a casa…
Quando si dice che siamo stati bene chi può negarlo?
Dona Yoten
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