#laferocia
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@laferocia ok! I've always loved this set and obviously Mike is killing it with the crowd....but what the heck is he saying?? I'm sure it's terrible and amazing. Thank you soo so much!
Here's the full playlist if you haven't seen this wonder: https://www.youtube.com/playlist?list=PL4FD283974532664E
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Buon pomeriggio lettori! L'anno scorso avevo la maturità e non potei comprarlo, ma quest'anno nessuno è riuscito a fermarmi: il telo da mare è stato mio! Scherzi a parte, ho approfittato dell'aggiunta furba di questo gadget per comprare due Einaudi che volevo da tempo: il primo è La Ferocia di Nicola Lagioia, vincitore del premio strega 2015; il secondo è La Nausea di Jean-Paul Sartre, non flagellatemi se non l'ho ancora letto! È la prima volta che mi accosto a entrambi gli autori, staremo a vedere cos'hanno in serbo per me! E voi, che ne pensate? P.S. Io ho letto L'isola del tesoro ☺️ #einaudi #einaudieditore #libro #libri #book #books #bookstagram #instabook #bookish #booknerd #bookphotography #bookporn #leggere #lettura #sartre #nicolalagioia #laferocia #lanausea #reading #read #bookish #bookaddict #bookaholic #bookworm #booklover #pages #letteratura #lisoladeltesoro #stevenson (presso Rome, Italy)
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Nicola Laferocia - “La gioia”
Non sarò mai una giornalista culturale né una critica letteraria perché ho l’impressione che le cose mi interessino sempre troppo nel microlivello impenetrabile che ha la forma delle ossessioni. Tipo qualche mese fa che ho contattato uno dei direttori di Minima & Moralia per sottoporgli una mia idea su un’unica pagina dell’ultimo libro di Walter Siti. Sono perennemente dentro l’economia della pagina, mai del testo. Perimetro troppo largo, campo da gioco a perdita d’occhio, ipotesi che difficilmente reggono. mi interessa lo stile e il linguaggio quando si tratta di narrazione, e i compromessi con la verità e la retorica quando si tratta di non fiction narrativa. e questo è quanto. Di “La ferocia” di N. Lagioia credo sia piuttosto scontato dire che è un’opera magna, che hanno cercato di appioppargli il munificente riconoscimento di primo esemplare di GRI (Grande Romanzo Italiano) e che ha vinto lo Strega a man bassa 4 anni fa. O che è ambientato tra Bari e Taranto, o che alcune atmosfere sono da incubo. O che l’etologia, che si intensifica nelle apparizioni sconnesse soprattutto verso la fine del libro in pagine con un breve testo incastonato al centro, è in realtà un modo per far dire al libro che oltre Clara, oltre Michele, oltre i Salvemini c’è tutto un ecosistema, dalle fogne alle vie aeree, che è testimone dello scempio del paesaggio naturale, in una bislacca dicotomia natura-cultura (cultura come tecnica, apportata dal padre di famiglia, palazzinaro rampante e spericolato, work-addicted e pieno di sensi di colpa: il tipico padre italiano quando il lavoro c’è). O che la fisionomia di Clara ha un portato di femminile arcaico, donna mistero matrioska che pagina dopo pagina dispiega strati di carne e psiche impensabili all’inizio, quando la si inquadra insanguinata e nuda di notte a bordo strada, poco prima di morire. No, non dirò né metterò a frutto niente di tutto ciò, io ho un solo punto fisso riguardo a questo libro: un certo tipo di determinismo e un certo tipo di inquadratura che vanno di pari passo.
Gli oggetti e le situazioni, nella prosa di Lagioia, hanno una preminenza a mio parere grande. Quando si sta per svolgere l’azione (e quando la costruzione sintattica si fa più serrata e abbonda di punti fermi per dare l’idea di stacchi di camera netti), il punto di vista da cui la scena stessa diparte è un primissimo piano di un oggetto a cui, solo in un secondo momento, appare accanto una fattezza umana (una gamba, un braccio, una mente) che l’azionano, che la manipolano, che ci hanno a che fare (in senso quasi heideggeriano). e questo è per quello che riguarda l’inquadratura prescelta. Ma non solo. La presenza umana che dà loro una destinazione d’uso è quasi sempre presentata nella forma passiva del verbo, in modo che sembri che l’oggetto fosse là da tempi immemori, anticamente posto nel mondo (quasi ribaltamento natura-cultura) e che l’umano sia sopraggiunto solo in un secondo momento. I due piani, ontologico-letterario e estetico-rappresentazionale, si coniugano in questa scrittura difficile per certi versi, mai cristallina, che non si lascia prendere sottogamba né leggiucchiare né prendere poco sul serio né scambiata per docile compagna di serate passate sul divano. La concentrazione richiesta dalla mano di Lagioia è da affinare, il cielo lo benedica. Non so se è il GRI, se è un GRI, ma la fatica viene ripagata da una storia scritta benissimo, lineare nello scomporsi delle parti da principio, e poi sempre più zibaldone di punti di vista diversi, dal topo di fogna che attacca la gatta del protagonista, fino a quella galassia di uomini che ruotano attorno allo scempio del corpo della protagonista.
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Quando il sogno finisce, ciò che eri pronto a perdere ridiventa all'improvviso tutto ciò che conta
La Ferocia, Nicola Lagioia, 2014
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Hey @laferocia and also the Milan anon if you're around?
I had a random thought -when Mike fucks up the lyrics sometimes he'll just sing nonsense words until he gets back on track - has he ever done this while singing in Italian?? And if he does - do the nonsense words sound like Italian or English, you know what I mean?
#mike patton#any other italian speakers are welcome to chime in!#i really want to hear Mike babble in Italian
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