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#la tenda rossa
lunamagicablu · 1 year
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Tanto tempo fa, due bei giovani Lakota erano stati scelti dalla loro tribù per scoprire dove erano i bisonti. Mentre gli uomini stavano attraversando il territorio dei bisonti, hanno visto qualcuno in lontananza che camminava verso di loro. Poiché erano sempre cauti per paura dei nemici, si nascosero dietro alcuni cespugli ed attesero. Ormai la figura era giunta sul pendio. Con loro sorpresa, la figura che camminava verso loro era una donna. Infatti il Grande Spirito Wakan Tanka aveva mandato sulla Terra la dea Whope a donare agli uomini la pipa sacra.
Dopo essersi avvicinata, si fermò e li guardò. Avevano capito che poteva vederli, anche dove erano nascosti. Il suo braccio destro portava qualcosa che assomigliava ad un bastone in un mazzetto di erbe. Il suo viso era bello. Uno degli uomini disse, «È la più bella che io abbia visto mai. Desidero che sia mia moglie.» Ma l'altro uomo ha risposto: «Come puoi avere un tal pensiero? È straordinariamente bella e santa, molto più di una persona comune.»
Anche se lontana, la donna li sentì parlare. Così disse: «Venite. Che cosa desiderate?» L' uomo che aveva parlato per primo andò fino a lei e pose le sue mani su di lei. Immediatamente, da qualche luogo lì sopra, venne una tromba d'aria. Allora si alzò una foschia, che coprì per un attimo l' uomo e la donna. Quando la foschia svanì, l'altro uomo vide ancora la donna con il fascio sul suo braccio. Ma il suo amico era un mucchio di ossa ai suoi piedi. L' uomo si levò in piedi silenzioso per la paura di quel prodigio. Allora la bella donna disse a lui: «Io appartengo al popolo del bisonte. Sono stata mandata su questa Terra per parlare con il tuo popolo. Tu adesso dovrai compiere una missione molto importante. Devi andare dal tuo capo e dirgli di costruire una tenda la cui porta deve guardare a est. Sul posto d'onore dovrà cospargere della salvia e dietro la buca per il fuoco dovrà sistemare un teschio di bisonte. All'alba arriverò al villaggio.»
Tutto fu predisposto secondo quanto era stato richiesto dalla dea Whope che puntuale all'alba fece la sua apparizione al villaggio accolta da una grande folla. Portava un cannello nella mano destra ed un fornello rosso da pipa nella sinistra, i doni erano avvolti in fasci di salvia. Tolse il fascio di piante dal regalo che stava trasportando. Il regalo era una pipa fatta di pietra rossa. Su essa era intagliato il profilo molto piccolo di un vitello di Bisonte. Entrò nel tipì e sedutasi al posto d'onore disse che il Grande Spirito era molto contento dei Lakota, che li considerava fedeli e riverenti e che, pertanto, erano stati prescelti per ricevere la pipa che lei aveva portato per il bene di tutta l'umanità.
Dette la pipa a Toro Che Cammina In Piedi e gli insegnò le preghiere che doveva recitare. «Quando pregate il Grande Spirito, dovete utilizzare questa pipa durante la cerimonia. Quando siete affamati, togliete la pipa dal suo imballaggio e ponetela così all'aria. Allora i bisonti verranno dove gli uomini potranno cacciarli ed uccidere facilmente. Così i bambini, gli uomini e le donne mangeranno e saranno felici.»
La donna bella gli disse anche come la gente dovrebbe comportarsi per vivere pacificamente insieme. Gli insegnò le preghiere che dovevano dire quando si rivolgevano alla loro madre Terra. Gli spiegò inoltre come dovevano decorarsi per le cerimonie. «La Terra,» aveva detto, «è vostra madre. Così, per le cerimonie speciali, vi decorerete come la vostra Terra: di nero e di rosso, di marrone e di bianco. Questi sono anche i colori del Bisonte. Soprattutto ricordatevi che questa è una pipa della pace. La fumerete prima di tutte le cerimonie. La fumerete prima di fare i trattati. Introdurrà pensieri pacifici nelle vostre menti. Se la userete per pregare il Grande Spirito e la madre Terra sarete sicuri di ricevere i doni che chiederete.»
Rimase al villaggio quattro giorni e prima di partire accese la pipa, la offrì al cielo, alla Terra, ai quattro venti, ne fumò una boccata e poi la passò al capo. Infine, uscì dalla tenda mentre tutto il villaggio era lì a guardarla; fuori dell' apertura del cerchio si fermò per un istante e toccò la Terra. In un istante si trasformò in un vitello di Bisonte nero. Toccò ancora la Terra ed allora prese la forma di un vitello di Bisonte rosso. Una terza volta toccò la Terra e diventò un vitello marrone. La quarta ed ultima volta si trasformò in un candido vitello di Bisonte, bianco, senza una macchia. Allora camminò verso il nord e sparì lontano, sopra una collina.
Toro Che Cammina In Piedi conservò la pipa della pace con attenzione. Chiamava a raccolta tutti i bambini del villaggio e sciolto il fascio che avvolgeva la pipa ripeteva le lezioni che a lui erano state insegnate dalla donna. E la usò nelle preghiere ed in altre cerimonie fino a che non ebbe più di cento anni. Quando diventò debole, fece una grande festa. Durante questa festa dette la pipa e gli insegnamenti ad un uomo degno. Allo stesso modo la pipa è stata passata di generazione in generazione. «Finché la pipa sarà utilizzata,» la donna bella aveva detto, «la vostra gente vivrà e sarà felice. Non appena sarà dimenticata, la gente morirà.»
La Sacra Pipa è tuttora custodita da una famiglia Lakota. Shanti art by AnnAndArts ********************* A long time ago, two handsome young Lakotas were chosen by their tribe to find out where the buffalo were. As the men were walking through bison territory, they saw someone in the distance walking towards them. As they were always cautious for fear of their enemies, they hid behind some bushes and waited. By now the figure had reached the slope. To their surprise, the figure walking towards them was a woman. In fact, the Great Spirit Wakan Tanka had sent the goddess Whope a to Earth give men the sacred pipe.
As she got closer, she stopped and looked at them. They understood that she could see them, even where they were hidden. Her right arm carried something that looked like a stick in a bunch of herbs. Her face was beautiful. One of the men said, 'She's the most beautiful I've ever seen. I want you to be my wife." But the other man replied: «How can you have such a thought? She is extraordinarily beautiful and holy, much more than an ordinary person. »
Even though she was far away, the woman heard them talking. So she said, "Come on. What do you want?" The man who had first spoken about her went up to her and laid his hands on her. Immediately, from somewhere above, a whirlwind came. Then a mist arose, which covered the man and the woman for a moment. When the haze cleared, the other man saw the woman again with the bundle on her arm. But her friend was a pile of bones at her feet. The man stood silent in fear of that prodigy. Then the beautiful woman said to him: "I belong to the people of the buffalo. I was sent to this earth to speak with your people. Now you will have to fulfill a very important mission. You must go to your boss and tell him to build a tent whose door must face east. On the place of honor he will have to sprinkle some sage and behind the fire pit he will have to place a bison skull. I will arrive at the village at dawn.'
Everything was arranged according to what had been requested by the goddess Whope who punctually at dawn made her appearance in the village welcomed by a large crowd. She carried a stem in her right hand and a red pipe bowl in her left, her gifts wrapped in bundles of sage. She removed the bundle of plants from the gift she was carrying. The gift was a pipe made of red stone. On it was carved the very small outline of a Bison calf. She entered the tipi and sitting in the place of honor she said that the Great Spirit was very pleased with the Lakota, that he considered them faithful and reverent and that, therefore, they had been chosen to receive the pipe that she had brought for the good of all humanity.
She gave the pipe to Bull Who Walks Standing up and taught him the prayers she was to say. “When you pray to the Great Spirit, you must use this pipe during the ceremony. When you are hungry, take the pipe out of its packaging and put it in the air. Then the buffalo will come where men can hunt and kill them easily. So are children, men and women they will eat and be happy.”
The beautiful woman also told him how people should behave in order to live peacefully together. She taught them the prayers they were to say when they called upon their mother Earth. She also explained to him how they should decorate themselves for the ceremonies. "Earth," she had said, "she is your mother. Thus, for special ceremonies, you will decorate yourself like your land: in black and red, brown and white. These are also the colors of the Bison. Above all, remember that this is a peace pipe. You will smoke it before all ceremonies. You will smoke it before making the treaties. She will introduce peaceful thoughts into your minds. If you use it to pray to the Great Spirit and Mother Earth, you will be sure to receive the gifts you ask for."
He stayed in the village for four days and before leaving he lit his pipe, offered it to heaven, to the earth, to the four winds, smoked a puff and then passed it to the chief. Finally, she came out of the tent while all the village was there to watch her; she outside the opening of the circle she stopped for an instant and touched the Earth. In an instant she was transformed into a black buffalo calf. She touched the Earth again and then took the form of a red buffalo calf. A third time she touched the Earth and became a brown calf. The fourth and last time she changed into a white Buffalo calf, white, without a spot. She then she walked north and disappeared away over a hill.
Bull Walking Standing stored the peace pipe carefully. He called all the children of the village to gather and once he unwrapped the bundle that wrapped the pipe he repeated the lessons that he had been taught by the woman. And he used her in prayers and other ceremonies until she was over a hundred years old. When he got weak, he had a big party. During this feast he gave his pipe and teachings to a worthy man. Likewise the pipe was passed by generation to generation. "As long as the pipe is used," the beautiful woman had said, "your people will live and be happy. As soon as it is forgotten, people will die."
The Sacred Pipe is still kept by a Lakota family. Shanti art by AnnAndArts 
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canterai · 2 years
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Oggi non mi riesco ad alzare dal letto. Fisso gli animaletti sulla mia tenda e sogno di potermi catapultare nella loro realtà, con la giraffa che mi porta in giro e il gatto che le si struscia sulle zampe. Mi raggomitolo nella mia copertina rossa e fuggo nella musica, dando le spalle alla porta che spero non si apra, spero nessuno mi veda intrappolata in questa tristezza senza fondo. Mi faccio piccola piccola e magari spero anche di sparire fra le pieghe di questa copertina.
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gianlucacrugnola · 26 days
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Semiramis - Tenda Rossa
Online il video di “Tenda Rossa” dei Semiramis: una cartolina prog dal passato Come primo singolo estratto da “La fine non esiste”, i Semiramis scelgono di mandare una cartolina dal passato: l’immagine del dirigibile Italia svetta imponente al di sopra della “Tenda Rossa”, protagonista del brano.Il pezzo narra la storia del trasvolatore italiano Umberto Nobile, che nel 1928 voleva “cercare…
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metalshockfinland · 1 month
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SEMIRAMIS Release Video for First Single 'Tenda Rossa' from Upcoming Album
Semiramis propose an old looking postcard from the past as first single taken from the album “La fine non esiste”: the image of  Airship Italia standing out against “Tenda Rossa” (Red Tent), that is the song subject. The track is about the Italian long-haul aviator Mr Umberto Nobile who wanted to “cercare l’impossibile” (look for the impossible) in 1928, but unfortunately fell down with his…
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cerentari · 2 months
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Cinema rinfrescante per il vostro benessere 705 bis
Zanna Bianca Gorky Park La Tenda Rossa Il texano dagli occhi di ghiaccio
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multiverseofseries · 5 months
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Killers of the Flower Moon: la banalità del male secondo Scorsese
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La musica nei film di Scorsese ha sempre una funzione rivelatrice. Quando c'è un personaggio che si muove in slow motion accompagnato da accordi in sostituzione delle parole, sai immediatamente che quello che sta per accadere è un momento importante. E anche all'inizio di questo suo film c'è questa dichiarazione d'intenti. Un anziano indiano Osage sta praticando un rituale in una tenda, alzando le mani verso l'alto. Stacco. e ci viene mostrato che fuori, dalla terra, erompe con un getto violento di liquido nero. È petrolio. Altri Osage, più giovani, levano le braccia al cielo, cercando di raccogliere le gocce dense. A rallentatore. Dallo spirituale siamo passati al materiale. Dalla religione al capitalismo. Da Dio al denaro. Guardando Killers of the Flower Moon si parte con la consapevolezza che, ancora una volta, Scorsese si interroga sulla fede, che può essere riposta anche in qualcosa di molto concreto come i soldi.
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Killers of the Flower Moon: Robert De Niro e Leonardo DiCaprio in una foto del film
Ispirato al libro di David Grann Gli assassini della terra rossa, Killers of the Flower Moon è ambientato nell'Oklahoma degli anni '20. Se nel romanzo il punto di maggior interesse è la nascita dell'FBI, con il personaggio dell'agente Tom White al centro di tutto, a Scorsese invece non interessa molto la legge. E soprattutto non una crime story come tante, che oggi saturano piattaforme di streaming e podcast. No. Il regista vuole il sangue e il sudore, il marcio, le contraddizioni. Non un uomo integerrimo col distintivo.
Ecco quindi che Scorsese sposta il punto di vista da quel personaggio al viscido e mediocre Ernest Burkhart interpretato da Leonardo Di Caprio. L'attore non è mai stato così sgradevole: proprio come chi, per convenienza e mancanza di talento, segue un capo sempre e comunque, non fermandosi di fronte a crimini terribili e negando la verità fino all'ultimo, anche davanti all'evidenza. Perché in realtà sta mentendo a se stesso. Il capo in questione qui è William Hale (Robert De Niro), che, come prima cosa, dice sia a Ernest che agli spettatori: "puoi chiamarmi zio, o puoi chiamarmi re", mettendo subito in chiaro come stanno le cose. In gioco c'è proprio il petrolio degli Osage, diventati i più ricchi cittadini americani. E per questo destinati a essere sterminati dall'avidità dell'uomo bianco.
Una storia d'amore (per i soldi)
In Killers of the Flower Moon Robert De Niro e Leonardo DiCaprio, gli attori simbolo di Scorsese, portano su di sé il peso dell'intera filmografia del regista. E anche del peccato originale degli Stati Uniti: il sogno americano non soltanto è un miraggio, ma è un incubo pagato col sangue dei non bianchi. Ernest viene infatti spinto dallo zio a sposare Mollie (Lily Gladstone), ricca Osage che, come le sue tante sorelle, soffre di diabete. Tutte le donne della sua famiglia, non sanno nemmeno loro bene perché, sono attratte da uomini bianchi, che le hanno sposate per interesse, in modo da mettere le mani sulla loro eredità.
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Killers of the Flower Moon: una foto del film
Quando incontra Ernest Mollie ammette che ricorda un coyote: "il coyote vuole i soldi", gli dice. Eppure non può fare a meno di volerlo: forse per i suoi occhi azzurri, forse perché, nel momento in cui si è fatta corrompere dalla ricchezza, ha perso di vista quella della sua gente, legata più alla terra e alla condivisione che alla proprietà privata. Fatto sta che l'amore per lui la consuma, proprio come la sua malattia. Anche di fronte all'uccisione sistematica di tanti Osage, Mollie rimane spesso in silenzio, stoica, a guardare.
La cosa paradossale è che, nonostante i suoi crimini, nonostante la cieca ubbidienza allo zio, che gli chiede di compiere nefandezze sempre peggiori, anche Ernest ama Mollie. Ama più i suoi soldi, certo, ma comunque la ama. Eppure non riesce a sottrarsi alla volontà di Hale, dissociando completamente la sua parte legata alla moglie da quella pronta a sterminare un'intera popolazione semplicemente perché "ha fatto il suo tempo". È questa la complessità che interessa a Scorsese, è questo il più grande dei misteri: le contraddizioni dell'animo umano.
Killers of the Flower Moon: un cast eccezionale
C'è tutto il cinema di Scorsese in Killers of the Flower Moon: è un gangster movie, un film spirituale, un western, un crime. In 3 ore e 30 il regista ripercorre tutta la sua carriera, questa volta assumendosi la responsabilità del mondo che ha sempre raccontato. Lui mostra i criminali, gli uomini affamati di potere, ma mai come questa volta ne è lontano: li rappresenta ottusi, senza nessun fascino. Il centro emotivo e morale sono invece Mollie e le sue sorelle: nella dignità della donna, nella sua capacità di rispondere con empatia alle persone che la circondano, è lei la vera ricchezza della Nazione Osage, sprecata e calpestata da chi non riesce a capirlo. Lì dove Mollie è la speranza, la vita, Ernest è l'autodistruzione. Come un veleno, il capitalismo ha reso malata la società americana. E siamo stati tutti a volerlo: chi ha cavalcato la caccia all'oro e chi l'ha subita senza opporsi.
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Killers of the Flower Moon: Martin Scorsese sul set del film
A dirigere c'è un autore ormai all'apice della sua padronanza del mezzo cinema, ma Killers of the Flower Moon è grande anche grazie al ricco e magnifico cast. De Niro è alla prova migliore da anni, DiCaprio evoca Brando, quello più logoro e decadente, Lily Gladstone è perfetta.
"Le persone se ne fregano" dice un personaggio. Una cosa che invece sarà sempre al centro di tutto sono le storie: come nello splendido finale, in cui Scorsese sembra dire "i fatti sono questi, ma c'è sempre un punto di vista interessante da cui raccontarli". E il suo è sempre stato quello più difficile e scomodo. Anche stavolta non fa sconti. Ed è per questo che è un viaggio entusiasmante: in un mare di film sempre più simili tra loro, Scorsese ha il coraggio di essere se stesso, senza paura. Nel bene e nel male.
Conclusioni
In conclusione Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese adatta per il cinema il romanzo di David Grann in cui si racconta la nascita dell'FBI e lo sterminio della Nazione Osange, nell'Oklahoma degli anni ’20. Protagonisti Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Lily Gladstone, in quella che è una summa del cinema di Scorsese e anche un racconto del lato oscuro del sogno americano, un miraggio pagato col sangue dei non bianchi. 3 ore e 30 che volano e celebrano non solo l'importanza delle storie, ma anche del punto di vista con cui si raccontano.
Perché ci piace 👍🏻
La perfetta padronanza del mezzo di Scorsese.
Il montaggio di Thelma Schoonmaker, ormai una divinità.
La bravura di Lily Gladstone, meritatissima la sua nomination all'Oscar.
Cosa non va 👎🏻
Le 3 ore e 30 potrebbero scoraggiare.
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scienza-magia · 6 months
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L'ultimo processo per stregoneria in Europa
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Helen Duncan, l’ultima “strega”. Fu condannata a Londra il 31 marzo del 1944, esattamente 80 anni fa, in base al Witchcraft Act, una legge contro le persone accusate di stregoneria che risaliva al 1735 e che poco dopo venne abrogata. Il 31 marzo del 1944, esattamente 80 anni fa, a Londra una giuria dichiarò Helen Duncan colpevole in base al Witchcraft Act, una legge contro le persone accusate di stregoneria che risaliva al 1735, che non veniva applicata da più di un secolo e che poco dopo venne abrogata. Quello di Helen Duncan, che venne incarcerata per nove mesi, viene raccontato come l’ultimo processo per stregoneria che si tenne in Europa e che l’allora primo ministro britannico Winston Churchill definì «una sciocchezza obsoleta».
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Helen Duncan (Wikipedia) L’evento che portò alla condanna di Duncan avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale, nel novembre del 1941, quando la donna era già una medium molto popolare. Sopra a una farmacia alla periferia di Portsmouth, porto e base navale sulla costa meridionale dell’Inghilterra, una coppia invitò Duncan a tenere una seduta spiritica. Gli ospiti, dopo aver pagato la somma di 12 scellini, vennero fatti accomodare in una piccola stanza illuminata solo da qualche lampadina rossa che la coppia, appassionata di spiritismo, aveva scelto di chiamare “The Master Temple”. Helen Duncan si sedette di fronte al pubblico, accanto a una tenda scura, e diede inizio alla sua performance. Mentre un grammofono suonava, sembrò entrare in uno stato di trance e dopo pochi istanti una massa di ectoplasma biancastro e viscoso uscì dalla sua bocca rendendo in qualche modo visibile quello che disse essere lo spirito di un marinaio che aveva evocato e che annunciò ai presenti una terribile notizia: la nave da guerra HMS Barham della Royal Navy britannica era stata affondata. L’informazione era vera, ma non era ancora stata resa pubblica: il 25 novembre del 1941 alle 16:25, mentre navigava per coprire un attacco contro un convoglio italiano, la HMS Barham venne infatti colpita da tre siluri lanciati da un sottomarino tedesco e affondò rapidamente perdendo circa due terzi del suo equipaggio, più di 860 marinai.
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L’affondamento della HMS Barham (Wikipedia) L’Ammiragliato, allora responsabile del comando della Royal Navy, apprese che l’Alto Comando Tedesco non sapeva nulla dell’affondamento e presentandosi l’opportunità di ingannare i tedeschi e di proteggere il morale degli inglesi censurò tutte le notizie riguardanti l’affondamento. Dopo un ritardo di parecchie settimane decise infine di informare i parenti prossimi dei morti chiedendo però di non divulgare la notizia per non farla arrivare al nemico. Dopo la seduta di Duncan, la Royal Navy si allarmò sospettando che quella donna potesse essere una spia o comunque un pericolo per la sicurezza. A quel tempo Helen Duncan aveva 44 anni. Soprannominata fin da piccola “Hellish Nell” (Nell, diminutivo di Hellen, l’infernale), era nata con il nome di Victoria Helen MacFarlane a Callander, in Scozia, il 25 novembre del 1897. Era una bambina piuttosto strana, irrequieta che si diceva avesse la “seconda vista”, cioè la capacità di avere visioni sul futuro e percezioni extrasensoriali poiché sosteneva di avvertire le persone di alcuni pericoli che in seguito si sarebbero verificati. Dopo aver lasciato la scuola e lavorato in un ospedale, nel 1916 sposò Henry Duncan, un ebanista e veterano di guerra che sosteneva i presunti talenti paranormali della moglie. «Era uno spiritista, membro di un movimento che era cresciuto a partire dalla metà del XIX secolo», racconta Malcolm Gaskill, autore di Hellish Nell: Last of Britain’s Witches: «Fu lui a spiegarle che, senza che se ne rendesse conto, stava comunicando con gli spiriti». I due ebbero dodici figli di cui solo sei sopravvissero all’infanzia. Nel 1926 Helen Duncan cominciò a praticare con regolarità delle sedute spiritiche in cui affermava di essere in grado di fare da mediatrice tra il mondo dei morti e quello dei vivi: evocava gli spiriti delle persone defunte che si “materializzavano” e si rendevano visibili al pubblico pagante attraverso l’ectoplasma che usciva dalla sua bocca. Gli incontri si svolgevano sempre in stanze molto buie, Duncan sedeva sempre vicino a una tenda molto scura e si sentivano altre voci oltre la sua. A poco a poco la sua popolarità crebbe. Negli anni Trenta la London Spiritualist Alliance, fondata a fine Ottocento, cominciò a occuparsi di lei sospettando che producesse gli ectoplasmi ingerendo vari materiali e poi rigurgitandoli. Duncan fu dunque osservata, spogliata, perquisita e fotografata per quasi due anni.
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Helen Duncan, nel 1928 durante una seduta, fotografata da Harvey Metcalfe (Wikipedia) Nelle indagini venne coinvolto anche il ricercatore Harry Price che pagò Duncan per assistere a una serie di sedute durante le quali riuscì a ottenere e ad analizzare un campione del suo ectoplasma: si scoprì che era fatto di garza e albume d’uovo mescolati tra loro. Altre analisi su altri campioni rivelarono che la sostanza era a volte composta di strati di carta igienica, altre ancora di mussola o garza imbevute in fluidi resinosi. Prima di una seduta Duncan venne anche convinta dalla London Spiritualist Alliance a ingoiare una compressa che avrebbe colorato il materiale eventualmente rigurgitato e, in quell’occasione, non apparve alcun ectoplasma. Duncan venne smascherata anche una seconda volta il 6 gennaio del 1933, quando a Edimburgo una persona presente alla seduta tentò di afferrare lo spirito di una bambina: si trattava di una sottoveste bianca. Le luci vennero accese, fu chiamata la polizia e Duncan fu multata di dieci sterline. Nonostante questo la donna proseguì con la propria attività facendo leva, in tempo di guerra, sul dolore delle persone, sulla loro vulnerabilità e sul fatto che le informazioni dal fronte fossero poche e incerte. Le sedute spiritiche divennero in quel momento una forma di intrattenimento molto popolare. Mogli, padri e madri volevano sapere se i loro cari fossero ancora vivi o volevano sapere quando sarebbe avvenuto il prossimo bombardamento aereo. Dopo la seduta durante la quale Duncan rivelò che la HMS Barham era affondata la Royal Navy iniziò a interessarsi alle sue attività, ma fu solo nel 1944, durante i preparativi per lo sbarco in Normandia, che tale interesse si concretizzò. Il 14 gennaio del 1944 Helen Duncan organizzò una seduta alla quale, a sua insaputa, erano presenti due ufficiali della Marina. La medium evocò lo spirito della sorella di uno di loro, che però era ancora viva. I due stettero al gioco e il 19 gennaio, durante un’altra seduta, Duncan venne arrestata in base al Vagrancy Act del 1824 che puniva il vagabondaggio. Così la sua pena si sarebbe limitata a una multa, mentre i giudici volevano per lei una condanna esemplare temendo che la donna potesse continuare a rivelare informazioni riservate, qualunque fosse la sua fonte.
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Immagine dal libro del 1945 The trial of Mrs. Duncan Durante il processo venne dunque invocato il Witchcraft Act che negava l’esistenza dei poteri sovrannaturali prima attribuiti alle streghe e puniva con il carcere chi millantava di possederli traendone profitto. Dopo sette giorni di processo, durante i quali vennero ascoltate in aula decine di testimonianze che i giornali seguirono con grande interesse, Duncan venne giudicata colpevole e incarcerata per nove mesi. Del caso si interessò anche il primo ministro Winston Churchill lamentandosi dell’uso improprio delle risorse del tribunale per seguire una vicenda farsesca basata sul Witchcraft Act e su un capo di imputazione obsoleto. Al suo rilascio, nel 1945, Duncan promise di smettere con le sedute spiritiche, ma non lo fece. Fu arrestata una seconda volta nel 1956 e morì nella sua casa di Edimburgo poco tempo dopo. Il processo a Duncan contribuì all’abrogazione, nel 1951, del Witchcraft Act. Read the full article
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lamilanomagazine · 8 months
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Lecce, emergenza freddo: nuovi spazi per i senzatetto in città
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Lecce, emergenza freddo: nuovi spazi per i senzatetto in città. In vista del calo delle temperature è stata potenziata l'offerta di servizi in favore delle persone senza fissa dimora presenti a Lecce. Ai posti disponibili presso la struttura di Masseria Ghermi, dormitorio comunale che ospita mediamente 15 persone ogni notte, si affiancano nuovi spazi nei quali si offre riparo sia nelle ore notturne che in quelle diurne. Da sabato scorso la Comunità Emmanuel ha messo a disposizione gli spazi del centro di prossimità "Casa Comune" in Via Don Bosco. Il centro è aperto tutto il giorno e la notte e può accogliere fino a 20 persone alle quali oltre ad un letto viene garantita la prima colazione e la doccia. Presso il centro i cittadini possono donare coperte, guanti, sciarpe e cappelli di lana, biancheria di nuovo acquisto. Anche presso la sede dell'associazione Angeli di Quartiere in via Siracusa 38 è possibile donare lo stesso materiale nei seguenti orari: lunedì e venerdì ore 10-13 e 16.30-18 e martedì e giovedì ore 16.30-18. L'amministrazione comunale, inoltre, da quest'anno ha la disponibilità di una tenda pneumatica elettroriscaldata, acquistata grazie ad un finanziamento ottenuto da fondi Pon con il Progetto di Pronto intervento sociale. La struttura, che può ospitare fino a 18 persone, è attrezzata con brandine, sacchi a pelo, thermos e il necessario per offrire assistenza a chi vive per strada. È pronta per il montaggio da parte della Protezione Civile comunale presso il cortile della parrocchia Santa Maria dell'Idria. I servizi di assistenza alle persone senza fissa dimora sono coordinati dagli operatori del Pronto Intervento Sociale, un progetto dell'Ambito di Lecce in co-progettazione con l'Associazione Comunità Emmanuel quale capofila dell'ATS costituita e che coinvolge istituzioni, associazioni, enti caritatevoli per un obiettivo comune. Il PIS garantisce interventi in emergenza negli orari e nei giorni di chiusura del Servizio sociale territoriale, per fare in modo che ad ogni ora del giorno per tutti i giorni dell'anno non manchi la possibilità di offrire una pronta risposta alle emergenze sociali. L'assistenza alle persone senza fissa dimora è garantita da volontari e volontarie di varie associazioni: Angeli di Quartiere, Croce Rossa Italiana, Comunità di sant'Egidio, Comunità Emmanuel, Terzo millennio, Opera frati e soru, Protezione civile comunale, parrocchie, ma anche da cittadini e cittadine che decidono di offrire il loro tempo a chi si trova in difficoltà. «Ringrazio quanti sono quotidianamente in strada per fornire assistenza alle persone che vivono condizioni di povertà estrema la cui vulnerabilità aumenta in occasione dei mesi invernali – dichiara l'assessora al Welfare Silvia Miglietta –. L'amministrazione comunale è impegnata al fianco del terzo settore per garantire servizi e sostegno».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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drheinreichvolmer · 11 months
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Capitolo 11 [Prima Parte]
La cena stava proseguendo gradevolmente, nonostante il medico avesse notato i numerosi sguardi che gli altri ospiti della struttura alberghiera riservavano a lui e alla sua giovane figlia. Non si era lasciato andare ad effusioni o strani atteggiamenti in pubblico, ma si immaginava già cosa passasse per la mente di quelle persone. Sicuramente pensavano si trattasse di una delle classiche coppie dove l'uomo è assai più anziano della giovane compagna, la quale è in realtà una delle solite arrampicatrici sociali. Il barone si domandò tra sé e sé come mai nessuno potesse semplicemente vedere la scena come un padre che stava cenando con la propria figlia. Si rese poi conto con che sguardo la stesse osservando, e che Hanna gli stava facendo piedino sotto al tavolo. Sicuramente nelle famiglie normali certe scene tra padre e figlia non erano comuni. Al termine della cena, la coppia fece ritorno nella propria suite per mettersi eleganti per la loro serata a teatro. Per l'occasione Hanna indossò un tubino nero aderente lungo fino alle ginocchia. La scollatura sarebbe stata più sostenuta se la ragazza avesse avuto un seno più abbandonante, ma poco le importava visto che il suo uomo non si era mai lamentato. Heinreich scelse uno dei suoi numerosi completi eleganti, quello grigio chiaro per l'esattezza. Si mise la giacca e sistemò la cravatta azzurro chiaro, completando poi il tutto con qualche goccia di profumo. Raggiunsero il teatro Brancaccio, e alla biglietteria il medico richiese due biglietti per l'opera shakespeariana Macbeth. Tra le opere dell’autore inglese, era una delle sue preferite, forse perché in cuor suo si sentiva un po' simile al re scozzese. Mentre stava pagando, l'uomo venne avvicinato da un gruppo di giovani ammiratori che lo aveva riconosciuto. Il gruppo voleva scambiare col medico qualche parola e magari scattarsi una foto insieme, ma Hanna prontamente allontanò la comitiva, invitandoli a presentarsi il giorno seguente al suo seminario, dove l'uomo sarebbe stato ben disposto a tutte le loro curiosità e fotografie. Poco dopo, la coppia era seduta nella balconata della prima galleria, da lì potevano ammirare lo spettacolo da una splendida angolazione. Tutto sembrava scorrere piacevolmente; entrambi avevano particolarmente apprezzato l’interpretazione dei vari attori, soprattutto della donna che aveva interpretato Lady Macbeth. Tuttavia, durante la conclusione dello spettacolo accadde qualcosa di inaspettato. Heinreich si stava godendo la rappresentazione, sul palco erano ormai giunti alla battaglia finale, quando ad un tratto qualcosa scattò nella mente del medico. Quella scena lo riportò a ventitré anni prima, alla notte della tragedia. Hanna rivolse lo sguardo verso il padre, quando lo sentì iniziare a respirare affannosamente. Purtroppo, quello era solo il principio. Di lì a poco, l'uomo si accasciò a terra, cercando riparo dietro la grande tenda rossa che oscurava la postazione. Hanna, confusa, cercava di capire cosa stesse prendendo a suo padre, quando ad un tratto l'uomo cominciò a delirare afferrandola per il braccio. Gridò: << Hans fa qualcosa! Hans devi fare qualcosa! Qualcuno faccia qualcosa! >>, senza riprendere fiato, mentre scuoteva la giovane figlia. La bionda iniziò ad essere spaventata da quella situazione anomala, non aveva mai visto suo padre in quello stato.
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micro961 · 1 year
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Matteo Rovatti - “Cado nei tuoi occhi”
Il nuovo singolo “dance” dell'artista emiliano
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“Cado Nei Tuoi Occhi” è il colpo di fulmine di una vita e accade solamente quando incontri l'amore. La necessità di lasciarsi guidare dall'amore per essere guidati ad amare è il cuore del messaggio di questo singolo. Il destino unisce quelle anime che hanno scelto di incontrarsi nuovamente in questa vita terrena.
 "Cado nei tuoi occhi quando tu mi guardi torno a quella notte sai" canta Matteo Rovatti sottolineando quanto sia essenziale farsi trasportare dal cuore per vivere "Intensamente il proprio destino e la propria vita".
 Matteo Rovatti nasce a Sassuolo nel 1972 ed è un autore e compositore italiano. Nel marzo del 2008 pubblica il suo primo album "Vedere" con cinque canzoni inedite. A luglio dello stesso anno partecipa alla tappa di Carpi del concorso "Fammi sentire la voce" organizzato da Radio Bruno e vince il premio magazine. Nell'ottobre del 2009 partecipa al teatro Carani di Sassuolo al concerto di Africa aid "Water for children" organizzato da Africa nel cuore e Croce Rossa Italiana. Nel giugno del 2012 apre il concerto dei Nomadi al campo sportivo di Castelvetro. Nel febbraio del 2015 apre il "XXIII tributo ad Augusto_Nomadincontro" al teatro tenda di Novellara, esperienza che ripete nel 2016 e poi ancora con il “XXVIII raduno nazionale fan Nomadi" a Casalromano. Matteo Rovatti è autore e compositore insieme a Giuseppe Carletti e Massimo Vecchi della canzone "Tutto Vero" pubblicata nel disco di inediti dei Nomadi "Lascia Il Segno" (2015). Nell'ottobre dello stesso anno lancia "Va Di Vivere" pubblicato dai "Nomadi". Nel gennaio del 2016 annuncia il suo nuovo singolo "Lontano" pubblicato sempre dai "Nomadi", seguito da "Questa Vita".
Nel giugno del 2016 apre il "Come potete giudicar tour Nomadi" a Mestrino di Padova. Successivamente partecipa a tre tappe del "Festival Show": Udine, Brescia e Jesolo. Partecipa al concorso "Sulla via (Emilia) per Woodstock" vincendo il premio Carlino d'Oro messo in palio dal "Resto del Carlino" e apre il "XXV raduno nazionale estivo fan Nomadi" in piazza San Bartolomeo a Castagnole delle Lanze.
Nel settembre del 2017 esce il suo nuovo singolo "L'estate Tornerà" che si posiziona al primo posto della classifica indipendenti emergenti. Nel gennaio del 2018 pubblica "Amami Davvero" che raggiunge il primo posto della classifica indipendenti emergenti, posizione ottenuta anche a maggio del 2020 con "Sottosopra". Il suo ultimo singolo "Governo", uscito nel settembre del 2022, si posiziona al decimo posto della classifica indipendenti e al primo posto della classifica indipendenti emergenti entrando per la prima volta in classifica nazionale Earone. Il 2 dicembre del 2022 pubblica "Stelle Cadenti" seguito, il 17 marzo del 2023, da "Facce Di Scorta". Il 5 aprile è il momento di "Cado nei tuoi occhi" il suo primo Ep.
 Etichetta: Indian
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Restaurata la Tenda Rossa di Nobile, visibile al pubblico VIDEO
Torna visibile al pubblico dopo un lungo restauro la celebre Tenda Rossa, che diede rifugio per 48 giorni ai superstiti del Dirigibile Italia precipitato sul pack per una tempesta durante la spedizione al Polo Nord guidata da Umberto Nobile e partita da Milano nel 1928. Il cimelio, tra i pochi oggetti della spedizione conservati fino a oggi, sarà esposto a partire da mercoledì 15 febbraio per il…
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rasoiodockham · 3 years
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Buyalov Airship Italia Type 2
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voglioscriveredite · 6 years
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La Tenda Rossa
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Seguendo il mio percorso di crescita personale, mi imbatto nei cerchi femminili.
Detto così può sembrare un gruppo fanatico di donne che si incontrano per parlare male del mondo maschile, per sfogare la loro repressione.
Nulla di tutto questo, le Tende Rosse sono spazi di accesso riservato esclusivamente alle donne dove si celebrano fasi lunari, equinozi, nascite, passaggi. Il mondo delle…
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diceriadelluntore · 2 years
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Storia Di Musica #233 - Franco Mussida, Racconti Della Tenda Rossa, 1991
Il luglio dedicato ai chitarristi lo vorrei chiudere con un omaggio ad un grandissimo musicista italiano. Il suo nome dà i brividi di piacere ad una generazione musicale, quella del prog italiano, che come raramente è capitato poteva guardare a testa altissima i colleghi stranieri in quegli anni. Tra i chitarristi prog italiani, voglio ricordare tre nomi. Il primo, Nico Di Palo, dei New Trolls, agli inizi degli anni ’70 fu inserito in una classifica del prestigiosissimo magazine musicale inglese Melody Maker (all’epoca una Istituzione) tra i dieci migliori chitarristi europei; il secondo, Marcello Todaro, chitarrista del Banco Del Mutuo Soccorso, capace di disegnare la via mediterranea al prog con la sua chitarra vibrante e visionaria, e personalmente trovo una delle sue migliori performance nel disco omonimo dei Crystals, il super gruppo nato dalla sua uscita dal BMS e composto da Giorgio ”Fico” Piazza della Premiata Forneria Marconi al basso, Nanni Civitenga della Raccomandata con Ricevuta di Ritorno / Samādhi alle chitarre, Giorgio Santandrea degli Alphataurus alla batteria e Carlo Degani alla voce con Paolo Tofani degli Area, anche lui mitico chitarrista, a produrre (un disco prodotto nel 1974 che è rarissimo, dato che la Cramps non lo pubblicò mai, e vide la luce solo su Cd a fine anni ’90); il terzo è Alberto Radius, che ha attraversato 40 anni di musica italiana, segnando un traccia profondissima con i Formula 3 e il sodalizio “indiretto” con Lucio Battisti. Proprio la storia di Radius si intreccia con quella che ho deciso di raccontare oggi: a Milano nel 1965 una band, che si chiamava Quelli, il cui cantante è Antonio Teocoli, poi divenuto famoso comico con il nome di Teo, il cui batterista è Franz Di Cioccio, pubblicano il loro secondo singolo, Una Bambolina Che Fa No No No (cover in italiano di La Poupée Qui Fait Non del cantautore francese Michel Polnareff): hanno un buon successo e Alberto Radius è chiamato a sostituire il chitarrista e autore della band, chiamato al servizio di leva, Franco Mussida. Mussida dopo il servizio militare tornerà nei Quelli, alternandosi a suonare in alcuni tra i più importanti dischi italiani: ricordo tra gli altri le collaborazioni con Fabrizio De André, con Lucio Battisti, la sua chitarra è quella de La Canzone Del Sole, Paolo Conte, Francesco Guccini. Nel 1971, con l’ingresso di Mauro Pagani, la band dei Quelli diventerà la Premiata Forneria Marconi, che segnerà un’epoca, suonando nei più grandi palcoscenici del mondo, in tour negli USA 50 anni prima dei Maneskin, disco considerati dei capolavori anche dalla stampa estera, con milioni di copie vendute nel mondo. A quel suono contribuì non poco l’estro compositivo ed esecutivo di Mussida, il suo tocco elegante e delicato, in alcuni dei passaggi chitarristici più famosi del periodo. Più che a quel periodo, vorrei però ricordarlo da un altro punto di vista: impegnatissimo nel sociale (l'insegnamento all'interno di carceri e nelle comunità di recupero della Lombardia), Mussida nel 1984 fondò a Milano il Centro Professione Musica, una scuola di musica popolare contemporanea che recentemente è stata riconosciuta Centro di Alta Formazione Musicale, scuola a cui si deve la formazione di moltissimi artisti, ultimo dei quali Mahmood. Solo nel 1991 pubblica il primo disco solista: Racconti Della Tenda Rossa. La Tenda Rossa del titolo era la tenda all'interno della quale trovarono rifugio i superstiti dell'incidente del dirigibile Italia del Comandante Umberto Nobile da quando caddero sul pack della banchisa polare artica alle ore 10:33 del 25 maggio 1928 sino al momento del loro salvataggio operato il 12 luglio dal rompighiaccio sovietico Krasin. Il disco è composto da 14 brani, caratterizzati dalla sua chitarra jazz con accenni di musica etnica (sono gli anni dell’esplosione della world music). Mussida in alcune canta anche, sfoggiando un bel timbro dolce ed elegante: Voci, Orizzonti Del Cuore, uno strumentale delicatissimo per chitarra e pianoforte, Radici Di Terra sono piccole gemme intrise di smooth jazz, contrappunti di strumenti particolari, tra cui i flauti indiani, tabla, sezioni di fiati come il bel sax di La Cava Di Sabbia. Himalaya e la piccola serie di strumentali come La Tempesta, Porti Lontani, Piani Paralleli potrebbero passare per una musica scovata in qualche disco perduto della ECM; Caffé Concerto, che sa di bossa nova, ha in sottofondo il brusio delle voci di una clientela di un bar. Prodotto dalla Virgin, Mussida si avvale di una foltissima schiera di musicisti di grande qualità, tra cui spiccano i nomi di Tino Tracanna al sassofono, le voci di Angelo Branduardi e Fabio Concato in Radici Di Terra. Mussida dopo 4 anni pubblicherà un secondo disco, Accordi, e nel 1997 uno dei suoi progetti più visionari: Sinfonia Popolare Per 1000 Chitarre, un’opera rock in tre atti che in un memorabile concerto in Piazza Duomo a Milano venne eseguita da una mega orchestra di 1350 componenti tra chitarre, fiati e coro. Rimane un mito per la sua sconfinata cultura musicale, per il ruolo di maestro e insegnante e perchè si leva il tocco delle sue dita sulle corde ad alcuni dei momenti più belli del rock di questo paese, e non solo.
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stellastjamessongs · 3 years
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Christmas decorations.
Quando la sveglia suonò quel mattino, era già sveglia e lucida. Si era rannicchiata sotto le coperte, acciambellandosi quasi in posizione fetale e ascoltando le lievi raffiche di vento e i tonfi della neve che continuava a fioccare. Il pensiero la fece sorridere quasi in modo fanciullesco, prima di rimettersi in supina e “ripassare” mentalmente il programma della giornata. Avrebbe avuto il turno serale in caffetteria e si sarebbe dovuta recare al centro commerciale per il lavoretto extra, quindi sarebbe stato opportuno approfittare della mattinata libera per le decorazioni natalizie. Almeno quelle degli interni. E avrebbe dovuto assicurarsi che Pooka, quando lasciato solo, non distruggesse tutto quanto seppur, in quell'ambito, i cani sembrassero meno “pericolosi” dei gatti. Sorrise tra sé e sé al pensiero della gattina di sua madre che aveva già “attentato” all'abete del soggiorno.  Al suono della sveglia si sollevò dal letto e si stiracchiò leggermente, prima di scostare la tenda dalla finestra e rimirare il paesaggio innevato. Il vento continuava a turbinare e sembrava intenzionato a scacciare i nuvoloni: sarebbe stata una giornata gelida ma dal cielo terso, proprio come piaceva a lei. Mentre si insinuava nella tuta felpata e nella giacca a vento invernale, Pooka si ridestò e sembrò eccitato nell'osservarne la tenuta, comprendendo che stessero per uscire. Lo esortò a non abbaiare per non disturbare il ragazzo e, con passo felpato, uscì di casa dopo aver addentato qualche biscotto, sorridendo alla vista della coltre innevata. Pooka, che esibiva scarpini e mantella rossa, sembrò visibilmente confuso ed emozionato alla vista di quella “coperta” bianca. La sera prima, mentre Darren stava fumando, aveva corso nel giardinetto, rimirando quei fiocchi di neve e cercando di inghiottirli. Sembrò soppesare la consistenza della neve, prima di “tuffarsi” e rotolarsi nella stessa, evidentemente eccitato alla prospettiva del nuovo gioco e incurante di essersi già inzuppato la mantella. Lo richiamò con un fischio coercitivo, gli insinuò il collare e cominciarono a correre al proprio passo, percorrendo l'isolato e facendo ritorno a casa dopo una mezzora.
Rientrò altrettanto silenziosamente e riempì le ciotole di Pooka, mentre sgattaiolava nuovamente nella propria camera e si concedeva, con tutta la calma del caso, una lunga doccia calda, attenta a non bagnare i capelli. Dal momento che era il giorno delle decorazioni, convenne tra sé e sé, tanto valeva approfittarne per indossare qualche vestito dai colori a tema. Scelse un abito di una bella tonalità di verde smeraldo che si allacciava dietro la nuca, lasciandone libere le spalle e una cintura rossa, abbinata alla fascia per capelli con un fiocco. Un accessorio per capelli che aveva abbandonato negli anni del liceo ma che talvolta indossava come spilla che Quinn le aveva regalato molto tempo prima. Fece su e giù per le scale una mezza dozzina di volte, sempre attenta a non far troppo rumore, per trasportare le scatole con tutto l'occorrente. Insinuò a Pooka un cappellino da Santa Clause e un'altra mantellina rossa con risvoltini bianchi, sorridendo dei suoi vani tentativi di togliersela da solo. Si concesse una bella tazza di cioccolata calda con un po' di panna (per l'assunto secondo il quale se non vi erano testimoni umani di quello sfizio goloso, non sarebbe ingrassata) e, le mani sui fianchi, studiò momentaneamente il soggiorno e le scatole che aveva di fronte.
Annuì tra sé e sé, decidendo di partire dal camino, il cuore stesso della stanza e sgomberò la mensola dalle fotografie e dai ninnoli di tutti i giorni che avrebbe messo momentaneamente in garage. Spolverò la superficie e prese la scatola  con il presepe essenziale comprensivo della grotta della Natività con le relative statuine della Sacra Famiglia, dei pastori, dei Re Magi e dell'angelo annunciatore. Iniziò a disporle con cura e attenzione, sotto lo sguardo incuriosito di Pooka che stava annusando tutte le scatole aperte, mentre azionava la playlist natalizia sul cellulare e insinuava le cuffiette, così da lasciarsi accompagnare dal sottofondo.
Si ritrovò a canticchiare quelle parole ben note, felice che finalmente la sua stessa casa avrebbe rispecchiato l'atmosfera in cui si era già lasciata avvolgere nelle ultime due settimane.
Angels we have heard on high sweetly swinging o'er the plains, and the mountains in reply Echoing their joyous strains
Glo-o-o-o-oria In- Excelsis- Deo Glo-o-o-o-oria In- Excelsis- Deo
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kon-igi · 3 years
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τὸ ὄνομα τῶν πραγμάτων Nomen rerum Il nome delle cose
Come il termine latino RES significa ‘bene, possesso’ e noi lo conosciamo per l’unione con l’aggettivo ‘pubblico’ (res+publica -> Repubblica), così in greco abbiamo il termine PRAGMA con lo stesso identico significato e da cui noi abbiamo derivato l’aggettivo ‘pragmatico’ nel senso di pratico.
Sia In Greco che in Latino non esiste un sostantivo generico assimilabile al nostro termine ‘cosa’ ma solo perifrasi, participi e unione con aggettivi che in sé racchiudono già la spiegazione di cosa qualla cosa sia o a cosa quella cosa tenda.
E invece noi con COSA ci possiamo definire un ente, un corpo, una realtà oggettiva e indiscutibile, oppure un oggetto, un’azione, un’opera compiuta o da compiere, un fatto, un avvenimento, una situazione ma anche un’idea, un’essenza, un concetto filosofico, una nozione scientifica, una singola parola, una frase, un lungo discorso, una dichiarazione infinita, un contenuto letto o scritto, un argomento pratico o teorico e infine pure una causa, un motivo, una ragione o financo uno scopo.
Ehi, coso... mi potresti cosare quella cosa dentro al coso? in Greco o in Latino non avrebbero avuto quel senso di indeterminatezza così aspecifica da farti venire voglia di strusciare la faccia sull'asfalto di chi ti avesse rivolto tale domanda.
Poi ho riflettuto su una cosa (appunto)...
Le cose non hanno un nome.
Alle cose viene dato una nome.
Per convenzione storica, culturale e sociale decidiamo di definire con un nome specifico e univoco una cosa che ognuno di noi percepisce e riconosce come comune perché condivisa da una sensorialità collettiva.
Se io vedo una cosa legnosa e fogliosa di colore marrone e verde che esce dal terreno dico che è un albero, poi arriva lo scassacazzo che obietta che invece è un arbusto. Roba rossa picchiettata dolce da mangiare? Una fragola, un frutto. No, la fragola non è un frutto perché i frutti sono quei cosi sulla superficie della fragola che si incastrano in mezzo ai denti. Aspetta... rosso e dolce? Un pomodoro! Ma il pomodoro non è un frutto ma una verdura! No... verdura deriva dal latino viridis che significa verde e quella cosa è rossa. Veramente per me è grigia perché sono un cane e io quella cosa la chiamo WOOOOFF!! come le altre 740 cose.
Noi diamo nomi alle cose perché in questo modo ci illudiamo di possederne quell’essenza che intuiamo appena come sulla soglia del sogno ma in realtà mai conosceremo il loro vero nome, quello che decidono per se stesse nell’attimo che passa tra il non-essere e l’essere.
Perché il vero nome della cosa (ὤν/iens, l’essenza) non è conseguente alla creazione della cosa ma causa della cosa stessa.
E voi, nella realtà che vi circonda, lo sentite il sussurro del nome delle cose che chiamano se stesse ad essere?
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