#la nottata
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scritti-di-aliantis · 2 months ago
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Io non ero nata per fare la puttana. A scuola ero bravissima. Intelligente. Morto papà, ci siamo trovate in seria difficoltà. Io, mia madre e il mio fratellino Elia più piccolo di me di dieci anni. Mamma aveva un lavoro precario e malpagato. A stento sapeva fare la sua firma. L'hanno messa in mezzo: una grossa storia di prestanomi e fatture false. Ed è finita dentro.
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Dovevamo cavarcela, io ed Elia. Gli assistenti sociali, dei bassifondi fondamentalmente se ne fregavano: troppo lavoro. Cincischiavano. Un ricco commerciante della zona, vedovo, si è offerto dapprima di farci mangiare, poi di pagare delle bollette. Inevitabilmente, ha chiesto qualcosa in cambio. Da subito. Ero vergine, giovanissima, ingenua. Ma già una donna sviluppata. L'avrei potuto mandare in galera, se avessi voluto.
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Ma poi come avremmo mangiato. Quando ha saputo che avevo solo tredici anni è impazzito: mi voleva tutte le sere. All'inizio ho pianto di rabbia. Poi ho iniziato pure a godere, visto che comunque dovevo farlo. I vicini hanno fatto un po' di chiacchiere; le voci corrono. L'hanno denunciato ed è finito dentro per direttissima. Pure lui. Ma ormai avevo imparato tutto: come far drizzare il cazzo agli uomini maturi, cosa piace loro e soprattutto avevo capito che essere giovanissima mi dava un enorme potere contrattuale.
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Sono finita subito con un anziano protettore: che mi faceva lavorare tantissimo, ma mi trattava male. Sberle e sottomissione psicologica. E ogni sera, prima di farmi andare coi clienti, voleva il mio culo. Ne andava pazzo. Una mattina, invece di tornare a casa, ho preso Elia e siamo scappati con l'incasso della nottata. Sono stata l'amante esclusiva di un'agiata farmacista zitella a cui mi ero rivolta per un aiuto appena fuggita.
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Quando dopo tre mesi ho capito che mi voleva in esclusiva e che avrei dovuto rinunciare alla mia libertà, che avrei dovuto mandare Elia in un istituto da lei scelto, le ho rubato un po' di soldi, d'oro e siamo fuggiti di nuovo. E quindi oggi eccomi qui: sempre puttana, ma cerco di gestirmi da sola. Ho imparato a tirar fuori gli artigli. Dentro la borsetta ho sempre spray e coltello. Per questo il mio soprannome è 'l'arrotina'. Grazie a Internet seleziono anche i clienti. 100 euro in macchina in campagna per una sveltina.
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Se vuoi anche culo e bocca: 200 euro, pagamento sempre in anticipo. 800 euro per una notte intera. Però per una notte voglio il pagamento con bonifico anticipato e solo così vengo a domicilio. Chiedo e offro massima igiene. Preservativo d'obbligo e pasto a carico tuo. Elia lavora giù al porto, ha diciotto anni e si gestisce da solo. Comunque è bellissimo e le colleghe spesso gliela danno gratis, lo ospitano, lo sfamano. Lo divorano. Quindi sono libera di muovermi, anche in trasferta. Interessa?
Aliantis
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Tema: l’esperienza sessuale che vorrei rivivere
Svolgimento:
Qualche hanno fa conobbi, su un sito di incontri, Giorgio, uno psicoterapeuta
Lo incontrai reticente, ma dopo 2 ore passate con lui ero già convinta su come dovesse andare la serata
A parte l'oggettiva bellezza, di sicuro il suo lavoro, lo aiutava a rendersi interessante e affabile
Se aggiungiamo poi che il suo campo è la sessualità e le parafilie, bè... Con me, aveva pane per i suoi denti
La faccio breve: scopammo in macchina, nel parcheggio di piazza della Repubblica, a Porta Palazzo
Nei giorni successivi scoprii che era sposato e con una "lolita" come amante
Chiacchierando mi confidò di avere un amico dai tempi dell'università, anche lui psichiatra e complice di giochi spregiudicati e deontologicamente inappropriati
Ma vabbè!
Mattia, l'altro Doc, si accupava di disturbi alimentari
Considerando le mie inclinazioni sessuali e il mio passato da grande obesa (e annessa bulimia) devo aver pensato che fossero la coppia giusta per me
Mi convinsero ad incontrarli insieme e così feci, una sera di fine Agosto
La sera fu una figata, perché seduti ad un tavolino in pieno Quadrilatero, giocammo a rimbalzarci provocazioni
Mi facevano aprire le gambe, scostare le mutandine per fargliela vedere
Bevevano il loro drink facendomi sentire al centro di tutto
Erano eleganti, entrambi belli e affascinati ed io rapita dal loro modo di fare
Una coppia ben collaudata ed entrambi consci delle proprie potenzialità
Sapevo che c'era una camera d'albergo che ci attendeva e il cerchio si sarebbe chiuso con un triangolo perfetto
Prima però mi costrinsero a corteggiare la cameriera, giovane e carina, per portarcela in camera con noi
Le congiunzioni stavano andando esattamente come volevamo e, carichi come molle, pregustavamo la nottata che ci attendeva.
Poi, a Giorgio, è arrivata una telefonata
La sua amante, impazzita di gelosia per non so quale motivo, aveva pubblicato, per ripicca su fb, qualcosa che lo metteva in relazione con lei e, la moglie, era venuta improvvisamente a conoscenza di cose che probabilmente avrebbe preferito non sapere!
Sotto gli occhi di tutti, tra l'altro.
Insomma un puttanaio.
Io mi sono ritrovata con un uomo fuori controllo che urlava al telefono per le vie di Torino e un altro eccitato come un riccio, pronto a buttarlo ovunque.
Li ho caricati in macchina e abbandonati in Piazza Castello, con la promessa di risentirci
Ma indovinate com'è andata?
Niente, nella mia vita è entrato l'uomo del deserto e piano piano mi sono dedicata a lui.. Poi vabbè, il covid, l'Afghanistan, l'Oreste come un'ombra nella mia vita, hanno mandato tutto nel dimenticatoio
Giorgio mi ha riscritto un paio di volte, ma vederlo così turbato e incapace di gestire quella situazione, mi fece ricredere su di lui
Non basta una laurea in psichiatria per saper restare centrati e non mandare in merda la propria vita!
Se poi ti scopi delle schegge impazzite di 18 anni...
Cmq.. Per rispondere
Io vorrei viverla/riviverlo (MMF) una situazione a tre, come quella
Mi manca, tra le esperienze fatte..
—___--
l'ho scritto di getto nel bagno dell'ufficio, non ho corretto, non ho riletto
Perdonate errori e strafalcioni 😉
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abr · 9 months ago
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ha messo giù 60 cm di neve la notte tra 31 maggio e 1 giugno. Ma noi investiremo tutto quello che abbiamo e anche di più, per impedire che la temperatura del pianeta non s'alzi di 1,5 gradi.
Certo, il clima è altra cosa rispetto al meteo, anche se sempre di temperature e umidità si sta parlando. Però non sono stati certo gli scettici, pàrdon volevo dire i negazionisti delle Verità Scentifiche ad usare per primi il meteo di giornata come suggestione per confermar tesi sull'evoluzione del clima nei prossimi 15 anni. A vote ritornano, dritto in faccia.
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angelap3 · 9 months ago
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[ È della tenerezza che m’importa.]
Mi dici che non hai dormito bene. Dico che
neanche io. Tu hai avuto una nottata terribile. “Anch’io”.
Siamo straordinariamente calmi e teneri l’uno con l’altra,
come se ognuno di noi percepisse la fragilità mentale dell’altro.
Come se sapessimo cosa l’altro prova. Non è così,
naturalmente. Non è mai così. Non importa.
È della tenerezza che m’importa. Questo è il dono
che stamattina mi commuove e sostiene.
Al pari di ogni mattina.
Raymond Carver
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anchesetuttinoino · 8 days ago
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Certi pifferai magici in questi giorni si affannano a spiegare che i dazi di Trump spingeranno i paesi europei ad abbandonare il modello mercantilista basato sull'export e a rilanciare la crescita scommettendo sui salari.
Purtroppo è una sciocchezza buona solo per esser data in pasto agli ultimi sostenitori rimasti: la verità è che gli unici che possono imporre ai Governi europei di cambiare modello di sviluppo sono... Gli europei. Fintanto che l'UE resterà stabilmente al suo posto, quindi, neppure i dazi americani potranno intaccare di una virgola l'odio ideologico di Bruxelles e Francoforte per il mercato interno. Per quanto riguarda l'Italia, è facile prevedere cosa succederà: assisteremo all'ennesima crisi economica e, mentre imprese e lavoratori soffriranno come hanno già sofferto, ai piani alti ci si limiterà ad attendere che passi la nottata.
Raccontare che la salvezza degli italiani possa arrivare da oltreoceano senza fare nulla di concreto per uscire da quella gabbia infernale chiamata Unione europea è solo e soltanto fuffa. Sappiatelo.
Ludovico Vicino
Pro Italia - Segreteria Nazionale
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nineteeneighty4 · 19 days ago
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Sintesi della settimana :
Mia zia si è riavvicinata dopo aver dato i soliti numeri, perché me ne stavo chiusa in camera e non capiva cosa avessi lì dentro di così importante. Domenica scorsa mi chiese di andarla a prendere nella mia città natia, dicendomi che aveva già preparato le valigie. Mentre guidavo mi accorsi, però, di un problema, ovvero che c’era una perdita di gas e fui costretta a lasciare la macchina a mio zio il quale mi promise che l’avrebbe fatta aggiustare entro martedì. Sono trascorsi i giorni e non ho avuto più notizie. Nel frattempo zia è rimasta a dormire da me , mi ha dato una mano con le ultime cose da impacchettare e tutto sembrava volgere per il meglio. Poi, all’improvviso, ha laggato un’altra volta. Due giorni fa sono rientrata dal lavoro e ho notato un nervosismo strano, insolito. Quando le ho domandato spiegazioni mi ha risposto che “Sono un’ingrata,una scostumata, una bestia”perché l’ho lasciata da sola tutto il pomeriggio pur avendole espressamente detto che poteva uscire, recarsi al bar e/o fare quel che voleva dal momento che aveva in suo possesso le chiavi di casa. Da questa storia si è sfociato a tutt’altro, è tornato in mezzo il discorso del patrimonio, del tfr di mia madre e la discussione ha preso la piega di una vera e propria lite tanto che alla fine - in piena crisi di panico- ho preferito sedere su una panchina e ritirarmi all’una di notte. Il giorno dopo ho cercato di essere gentile e ripartire con il piede giusto. Le ho dato il buongiorno, chiesto se voleva il caffè ma non c’è stato alcun tentativo di riconciliazione da parte sua e alla fine se n’è andata lasciandomi ancora più nei casini perché quando le ho chiesto se era pronta la macchina mi ha risposto che l’ ha comprata con i suoi soldi, potevo andare a piedi al lavoro ed altre eresie del genere. A completare il mix di cattiverie gratuite si è aggiunta la volontà di fare ancora più del male quando mi ha apostrofato che dovevo pensarmi senza patente,e organizzarmi così come ero solita fare una volta quando c’era mia madre. Non starò a dilungarmi sulle conseguenze che le sue parole e azioni hanno causato. Ho trascorso una giornata a disperarmi per colpe inutili e inesistenti. Una nottata da incubo senza chiudere occhio tra un attacco di panico e l’altro per poi ricevere -alla fine e grazie all’intervento degli altri membri della “famiglia” che hanno giudicato l’azione una vera e propria malvagità -una telefonata da mio zio , in cui mi esortava a raggiungerlo a S. Stamattina quindi ho preso il treno , sono andata in officina , convinta che sarei tornata in auto, invece nulla : dopo aver viaggiato 80km ,dopo aver saputo che il motore era stato completamente smontato e che non avrei avuto libertà di movimento prima del trasloco -forse nel tentativo di causarmi problemi- ho scoperto che in realtà il meccanico -suo amico- non l’ha mai aggiustata. Sintesi : ho fatto un viaggio per ritrovarmi con un pugno di mosche e non avere nessuna certezza.
Cosa ho di sbagliato? Qualcuno può illuminarmi?
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thecatcherinthemind · 1 month ago
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Chi è che si è passata la nottata in bianco a rimettere e ora si sta facendo la figura di quella che si ammala in continuazione? Esatto. Avete vinto.
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fede72 · 2 months ago
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Quando era morto papa, qualche anno prima, gli avevamo fatto la veglia, l'avevamo ricordato in lungo e in largo, avevamo scherzato, mangiato, ed era saltata fuori una nottata bellissima, meglio di certi anniversari venuti bene. Meglio delle nozze d'argento. Per mamma invece è stata un'altra cosa. Pareva che fosse morto tutto. I piatti in cucina, morti. I vasi sul terrazzino, morti. I letti, morti. La casa, era morta la nostra casa. Io mi sentivo nudo, sembrava che mi avessero tolto i calzini, le mutande... Stavo lì come un idiota, ad aspettare che lei s'alzasse, che si mettesse a cucinare: oh, ma'! Ci fai due spaghetti? Avevo paura, perché adesso tra me e la morte non c'era più lei, il suo corpo grosso.
Zorro - M. Mazzantini
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libero-de-mente · 10 days ago
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La tazzina con il caffè, rigorosamente macchiato, mi guarda. Sono seduto al tavolo in cucina, in questa frastornata mattina domenicale. Dalla schiuma formata dal latte alcune bollicine d'aria formano una faccina sorridente. La mia pareidolia, una illusione subcosciente che mi fa vedere cose e forme antropomorfo, è sempre stata molto viva e forte in me. Ma in questa tazzina di caffè fumante riuscirebbe a vederci uno simile sorridente.
Tra me e la tazzina di caffè, questa mattina, risulta lei la più vitale. Pago il pegno di una nottata all'insegno del divertimento: in discoteca.
Ho passato decenni in discoteche più o meno note del Nord Italia, sia durante i miei vent'anni che i miei trent'anni. Poi gli impegni lavorativi, famigliari e una forma di rigetto per i locali affollati mi hanno allontanato da questo mondo. Ripenso a ieri sera, il sabato sera.
Per quelli della mia generazione il sabato sera è "la febbre del sabato sera". Quante volte ho vissuto la cerimoniale preparazione all'evento. La doccia, lavandosi parti del corpo che non si sapeva di avere. Il vestirsi in maniera adeguata e con abiti adatti all'evento, manco fossimo Jiulian Kay, il personaggio interpretato da Richard Gere in American Gigolò. Il gel nei capelli, la pettinatura e la cura dei dettagli, come se fossimo Tony Manero. Fino al profumo e alla maniacale pulizia del cavo orale con il Colgate zeppo di fluoro.
Uscire di casa e salutare i genitori, non notare i loro sguardi misti a preoccupazione e raccomandazioni. Particolari che ora interpreto benissimo visto il mio ruolo di genitore. Gli occhi azzurri di mio padre, scavati dalla fatica che supplicavano un mio comportamento dignitoso in quei locali, che quelli della sua generazione chiamavano "balere".
Ieri sera in auto ho rivissuto quei momenti, ero eccitato stavo andando in discoteca. Figo!
La musica alla radio, quella giusta, quella di "attesa" che scalda i timpani e gli altri sensi per una serata all'insegna del divertimento. Ripercorro strade che ho fatto chissà quante volte, quanti sabati sera. Uno diverso dall'altro. Sempre con la speranza che quello sarebbe stato il sabato sera giusto.
Sono così assorto nei miei pensieri che non mi accorgo che... che...
- Papà, oh pa' siamo arrivati - la voce è quella di figlio n. 2 Eric Draven che mi riporta alla realtà - guarda che l'ingresso è qui! - Ah si, cavoli, metto la freccia e accosto. È qui che ti aspettano i tuoi amici? - Sì, sì all'ingresso. Niente pensilina esterna questa sera. - Ma tornate in auto? - No papà, ci siamo fatti tutti accompagnare dai propri genitori. Chi rischia il ritiro della patente o il fermo dell'auto con il nuovo Codice della Strada. - Capisco. Eccoci arrivati. Mi raccomando "fai il bravo e stai sempre attento" - oramai è una raccomandazione che, credo, gli ripeterò anche se dovessi campare fino a cento anni. - Si, tranquillo - mi schiocca un bacio sulla guancia - e per favore, appena arrivi a casa mandami un messaggio. - Si, tranquillo anche tu. - Papà, l'ultima volta sei crollato sul divano e sono rimasto in pensiero - me lo dice quasi come un rimprovero, mentre scende dall'auto per rifugiarsi tra abbracci e le pacche sulla schiena dei suoi amici.
Ok in discoteca ci è andato Eric, non io, ma durante il viaggio ho vissuto quelle emozioni. Quando cominciai a guidare io non c'era l'obbligo nemmeno delle cinture di sicurezza o del casco se eri in moto. Altri tempi, anzi era un'altra dimensione.
Le auto tirate a lucido e profumate, oltre a noi ragazzi della notte. Me li ricordo i sorrisi e gli sguardi dei miei amici, che poi erano di riflesso anche i miei, erano quelli della speranza in un grande futuro, che avrebbe potuto incominciare proprio a ogni singolo sabato sera.
Così, nel rientrare in una casa che mi aspetterà silenziosa, ho ripensato a quei sabati sera. A molte situazioni. Come quella sera che, sapendo di trovare sulla strada delle ragazze autostoppiste per raggiungere la stessa meta, decidemmo di mettere Marco nel portabagagli della Citroën Pallas chiamata "squalo", guidata da Roberto, a fare la voce fuori campo. Così dopo aver fatto accomodare in auto le due ignare ragazze, Marco dal capiente portabagagli, iniziava a pronunciare parole come "curva a destra", "curva a sinistra", "stop" e altre parole capendo i movimenti dell'auto d'inerzia prodotta.
Le ragazze erano stupefatte, chiesero subito che voce fosse quella. Le raccontammo che era la voce di un computer di bordo. Ci credettero. Almeno credo, o per lo meno fino al momento in cui Roberto frenò bruscamente per evitare un tamponamento e fece sbattere la testa al povero Marco. Che cominciò a imprecare.
Raccontammo alle due autostoppiste del sabato sera che il computer "aveva una valvola rotta", quindi di perdonarle per il linguaggio scurrile del diabolico marchingegno. Mi ricordo che piansero anche l'acqua del battesimo dalle risate. Tanto che arrivate in discoteca, dopo averci ringraziato, corsero in bagno a rifarsi il trucco. Avevano il mascara che arrivava sui loro colli.
Tralascio di riportare cosa disse Marco quando lo facemmo uscire dal portabagagli. Alla fine finì tutto in abbracci, risate e pacche sulle schiene. Come questa sera tra Eric e i suoi amici. La storia si ripete. Spero solo che i suoi traguardi, quelli che raggiungerà, siano migliori e più appaganti di quelli raggiunti da me.
Meglio bere questo caffè, rigorosamente macchiato, che ha smesso di sorridere. Anche se ora ci vedo il profilo di un unicorno.
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elenascrive · 5 months ago
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L’autunno è arrivato da pochi giorni e già mi riserva delle piccole, gradite sorprese. Dopo una nottata di pioggia, è da poco tornato a splendere il Sole, inaspettatamente, poiché davano pioggia anche per stamattina. 🎉🎉🎉
Ed ecco che come la Mia Amata Luna, anche Lui ci tiene a sorprendermi! Che bello! 😍😍😍🎉🎉🎉
@elenascrive
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canesenzafissadimora · 4 months ago
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Io non ho paura di quelle che il mondo chiama “belle donne”. Io ho paura delle altre. Ho paura di quelle che escono di casa con un filo di trucco. Di quelle che capisci subito se hanno passato una nottata in bianco dalle occhiaie che si portano dietro. Di quelle che si legano i capelli con una matita. Di quelle che si guardano allo specchio e sorridono perché non hanno nemmeno un capello al posto giusto. Ho paura di loro. Di quelle che si fermano sui dettagli, su particolari tuoi che nemmeno tu stesso pensavi di avere. Di quelle che sanno stare accanto agli altri, ma non sanno come stare accanto a se stesse. Di quelle che sono sempre di corsa, ma si fermano ad ascoltare. Uno sconosciuto, un amico, un bambino…
Ho paura di loro. Di quelle che ad un “Sei bellissima”, arrossiscono, s'imbarazzano.. Ho paura di loro. Di quelle che sorridono alla vita, tutti i giorni, nonostante abbiamo migliaia di motivi per non farlo. Di quelle che ti ascoltano davvero. Di quelle che amano essere belle, solo ogni tanto. Solo per qualcuno. Di quelle che sanno piangere. Ho paura di loro. Di quelle che per passare un'ora con te, passerebbero anche otto ore in treno.
(…) Ho paura di loro. Di quelle per cui vale la pena restare. Una volta. Restare. E ho paura di loro, soprattutto, quando, senza dire una parola ti scelgono, restano e tu sei troppo distratto per accorgertene, troppo concentrato a fuggire da non sai cosa. Ho paura di loro perché di belle donne il mondo è pieno. Una donna del genere, invece, se te la lasci scappare non saprai mai in quale parte del mondo la ritroverai. Se mai la ritroverai.
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Abdou Mbacke Diouf
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harshugs · 2 months ago
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comunque io sono capace di dormire fino a 20 ore consecutive ma se vado a dormire presto la sera il mio cervello subisce un bug di sistema e non mi lascia finire una nottata intera, mi sveglio nel bel mezzo della notte e non dormo più, che fastidioooo
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lamargi · 4 months ago
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Sempre avuto un rapporto molto forte con mio nipote. Forse perché sostituisce il figlio maschio che non ho avuto.
Lui parla e si confida con me molto più che con suo padre e con sua madre, mia figlia. Mi ha sempre raccontato i suoi sogni, le sue idee, le sue emozioni, i suoi problemi. E, da quando è diventato grande, è a me che racconta le sue cotte e le sue delusioni d’amore.
Il mio tesoro non ha fortuna con le ragazze. Saranno le ragazze d’oggi, che disprezzano i suoi modi gentili, timidi, la sua dolcezza. Quante volte ha pianto raccontandomi dei suoi amori non corrisposti. Eppure non è brutto, è solo impacciato. Da nonna l’ho confortato e incoraggiato. Quante volte l’ho stretto a me e accarezzato.
“Dovrei trovare una ragazza come te, nonna…” mi dice. “Sono solo una vecchia signora…” replico. “Sei bellissima, invece….”
Che tenerezza queste parole. E che piacere notare quando mi guarda, non di rado le gambe, e che tenerezza quando gli faccio capire che mi sono accorta e diventa tutto rosso. E che languore mi viene quando lo abbraccio stretto….e sento che si irrigidisce per evitare di stare troppo a contatto con me….”come vorrei trovare una ragazza che mi abbracci come fai tu, nonna….” “E come vorrei trovartela”, penso, senza dirglielo.
L’ennesima delusione d’amore lo ha fatto proprio soffrire. “nessuna mi vuole, nonna, nessuna mi vorrà mai…” Povera stella, penso, mentre lo stringo al mio petto, gli accarezzo il viso e i capelli, cerco di confortarlo, quanto vorrei dimostrarti il contrario….
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Stiamo andando a un matrimonio di un familiare. Fuori città, ci fermeremo tutti a dormire in hotel. Mio genero guida, mia figlia sonnecchia sul sedile davanti, io e Marco siamo dietro.
È già buio fuori, in auto c’è silenzio. Marco seduto accanto a me sul sedile dietro sembra che insegua i suoi pensieri. Ma ho visto che spesso il suo sguardo è andato sulle mie gambe. Ne sono lusingata, come lo sarebbe ogni donna. Le muovo e le accavallo. La gonna sale. Le scopre. Lui non perde un movimento. Puoi anche fargli vedere il reggicalze, mi dico, che c’è di male, questo ragazzo si deve svegliare….
Avvicino le labbra alle sue orecchie e gli sussurro: “Ma che guardi?” “N..n..niente, nonna”, è la ovvia, ma bugiarda, risposta.
“Ti piacciono le mie calze?”, insisto, provocatrice. Gli prendo la mano, la guido sulle ginocchia, poi sulle cosce. Lascio che gonna e soprabito vi ricadano sopra per nasconderla. Mio genero è assorto nella guida, mia figlia, sua madre, dorme. E Marco continua il viaggio con la mano che accarezza le mie gambe…..
Il matrimonio è noioso come tutte le cerimonie. La folla di parenti mi da la scusa per evitare Marco. Lo guardo ogni tanto, a distanza, solo, un po’ incupito, non simpatizza con nessuna delle altre ragazze presenti. Peraltro tutte brutte o insipide. Loro.
La festa è finita, tutti salutano e vanno via. Noi siamo troppo lontani per rientrare in nottata. Ci hanno riservato una camera in albergo. Una per mia figlia e mio genero, Marco ha la sua, io la mia.
Quando entro, mi sdraio un attimo, a riposare e ..pensare.
Gli scrivo un messaggio: “Marco, tesoro, non riesco a prendere sonno, mi ci vorrebbe una boccata d’aria. Ho paura però da sola a quest’ora. Mi faresti compagnia? Tra dieci minuti giù nella hall?”
Ovviamente risponde di sì. Ma io faccio passare, dieci, poi quindici, poi venti minuti. Alla fine gli scrivo di nuovo, un nuovo messaggio: “ho cambiato idea. Sono stanca. Vieni a trovarmi in camera?”
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Quando bussa gli apro subito. Sbarra gli occhi nel vedere sua nonna accoglierlo in sottoveste. Da quel che è accaduto in macchina in poi non capisce più cosa stia succedendo. Lo faccio sedere sul divanetto che c’è in camera. Sufficientemente piccolo da stargli praticamente addosso. Gli prendo il viso fra le mani, lo costringo a guardarmi negli occhi. “Volevo stare un po’ sola con te” gli dico. Gli faccio appoggiare il viso sul seno. Prendo la sua mano e, stavolta, la guido decisa, non più solo sulle gambe, ma proprio in mezzo alle cosce.
“Pensi sempre che sia bellissima, tesoro?” Un suono strozzato esce dalla sua bocca, a metà fra un sì e un singhiozzo di timidezza.
“Non è vero che nessuna donna ti vuole, amore.” Lo bacio delicatamente sulle labbra. “Ti mostrerò io come ci si comporta con le donne, tesoro. Ti insegnerò io….come si fa l’amore….”
Lo porto sul letto dove si fa spogliare docilmente. Accarezzo il suo corpo. Solo al momento di abbassargli gli slip, il pudore lo trattiene, mi prende il polso. Ma non basta certo questa timida resistenza a fermarmi. Adesso è nudo, e gli accarezzo il pene, duro, grande.
Salgo su di lui mettendomi a cavalcioni. Accarezzo sensualmente il suo petto, i suoi capezzoli, lo sento fremere sotto di me. Mi abbasso su di lui. Quando lo sento penetrarmi mi scappa un gemito di piacere. “Accidenti, nipote, le ragazze di oggi non capiscono proprio niente….” , penso.
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Quando il tuo ferragosto dura poco...e la tua nottata meno di zero ❣️ buongiorno sia ..
#buongiorno un kaxxo
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rideretremando · 1 year ago
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Lecco - 1. Una donna di trentacinque anni, italiana, sta tornando a casa, dopo una nottata trascorsa fuori. La donna è ubriaca. Sono quasi le cinque del mattino quando, sulla sua strada, incrocia Boukare Guebre, 39 anni, operaio, originario del Burkina Faso.
Boukare è in sella alla sua bicicletta, sta andando al lavoro. La donna invece guida la sua autovettura. Le hanno restituito da poco la patente - ritirata per guida in stato di ebbrezza.
La donna investe Boukare, che viene sbalzato sul parabrezza, prima di finire al suolo. Non si ferma per aiutarlo o verificare come sta, non chiama i soccorsi. Prosegue la sua corsa fino a quando non è costretta a fermarsi per rimuovere la bici, incastrata sotto la vettura.
2. A quel punto incrocia un auto guidata da un giovane ivoriano.
La donna è sola, ubriaca e parecchio vulnerabile.
Il ragazzo la vede in difficoltà, scende dalla macchina e la aiuta a rimuovere la bicicletta. Mentre lei si allontana, lui nota una scarpa incastrata nei rottami della bici. Appunta la targa dell’auto e percorre la strada fino a trovare il corpo esanime di Boukare.
Avvisa dunque le forze dell’ordine, la donna viene arrestata ed ora è ai domiciliari - con l’accusa di guida in stato di ebbrezza e omissione di soccorso.
Ci sono tante cose importanti da dire, a commento di questa triste storia: la sconfinata mancanza di responsabilità e di rispetto di chi guida in stato di ebbrezza (che a mio avviso non dovrebbe più salire su un auto, considerato che si può vivere anche senza); la rabbia e lo sconcerto per chi omette di prestare soccorso ad una persona che ha appena investito; la drammatica mancanza di sicurezza stradale - che coinvolge in particolar modo i ciclisti.
Ma soprattutto, mi domando quante persone, leggendo i paragrafi 1 e 2, non abbiano istintivamente temuto per la sorte della donna - segno del fatto che siamo stati tutti manipolati e portati a pensare male degli immigrati, dall’umanità dei quali, a me sembra, abbiamo spesso da imparare.
Attendiamo con ansia le accorate manifestazioni di piazza che le destre avrebbero certamente organizzato, se alla guida dell’auto ci fosse stato l’immigrato e sulla bici una donna italiana.
20.10.2023
Riposa in pace, fratello Boukare.
Che la terra ti sia lieve.
Guido Saraceni
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bucciadiarancia · 3 months ago
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Questo Halloween ho fatto nottata in un cinema che proiettava film horror senza soluzione di continuità, ogni biglietto di ingresso costava la metà del precedente. Mi sono fermata al secondo Dario Argento, ho bevuto un caffè, mi sono lavata la faccia nel lavandino di un bar, e sono andata alla festa di compleanno della nonna di L senza aver mai dormito ("altri novanta prosperi anni'). Il pranzo era in un ristorante tanto anacronistico da servire ancora gamberetti insapori con salsa rosa in delle conchiglie di plastica.
Al cinema ho urlato ad un paio di jumpscare di "Non aprite quella porta'". A interrompere la sacralità della visione solo io e un gruppo di ragazzetti fumati che facevano scattare l'accendino. I miei strilli hanno svegliato Luca, crollato appena alle due e mezza nella poltrona accanto.
A lavoro è andata un disastro, avrei dovuto urlare ancora più forte.
Ho ripreso quei quattro kg che avevo perso in estate. Non trovo più né il portafoglio né le chiavi dell'ufficio.
#r
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