#la musica salva
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redcomunitaria · 1 year ago
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En el silencio de una canción, a menudo encontramos respuestas a preguntas que nunca nos atrevimos a formular.
Don Ggatto
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HARD ROCK FOR SOFTIES🐇
Gli Idles sono un cortocircuito tra immagine, genere e contenuti che mi ha prima sorpreso e poi, inevitabilmente, rapito.
Fieramente ANTI. Fascisti, omofobi, ipocriti, la Regina, i regimi, i razzisti, chi sfrutta la classe lavoratrice... la società che è basata sul sopruso ai danni delle donne (fisico, psicologico, economico).
Sono sensibili [guardate la maglietta PERFETTA che centellino nell'uso per farla durare per sempre], testi sulla salute mentale, il rimettersi in carreggiata, il volersi bene e il volere bene, ANCHE SE SI È BARBUTI OMONI: puoi abbracciare il tuo amico, puoi dargli un bacio, vi potete consolare.
Nei live si fermano se vedono ragazze in difficoltà, aggredite, o gente che si fa male. Fermano tutto perché il rispetto, la cura del tuo prossimo, il divertimento sereno anche se furioso è più importante dello show.
Sì, sono innamorato.
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volumesilenzioso · 4 months ago
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la musica mi salva
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sognidicarta · 3 months ago
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Il mito di Orfeo ed Euridice racconta di un amore così grande da sfidare la morte stessa. Orfeo scende agli inferi per salvare la sua amata Euridice, sfidando ogni pericolo con la forza della sua musica. Ma in queste immagini la storia è capovolta: Euridice è da sola nell'inferno e nessuno la salva.
Forse oggi ci sentiamo più come Euridice, abbandonati a noi stessi, senza un Orfeo che venga a salvarci. O forse abbiamo smesso di credere in Orfeo, stanchi di aspettare un salvatore che non arriva mai.
Chi è Euridice oggi? Chi è rimasto indietro, chi non è stato cercato, chi si è perso nelle pieghe della città, tra le crepe dei muri, mentre la vita continua senza fermarsi...
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tijeton · 1 year ago
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la musica ti serve, ti salva dalle stronzate che dice la gente
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me-soltanto-me · 6 months ago
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Credo che la musica , in qualche modo , ci salva o ci fa precipitare in momenti situazioni.
Bellissimo ascoltare con qualcuno che senta le nostre stesse vibrazioni…
Me
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abr · 9 months ago
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Nei primi secoli del cristianesimo vi fu una diatriba a volte accesa sulla necessità o meno di studiare gli autori greci e romani (si pensi a san Girolamo o a sant’Agostino), durante il Medioevo e soprattutto nei monasteri prevalse una mentalità sostanzialmente aperta.
Bonifacio, apostolo della Germania, compose un’Arte della grammatica nella cui prefazione sosteneva che lo studio dei classici è indispensabile alla formazione religiosa. Ancora, Gerberto, divenuto poi papa col nome di Silvestro II (999-1003), che come direttore della scuola cattedrale di Reims riteneva «impossibile per i suoi allievi elevarsi all’arte oratoria senza conoscere le tecniche di elocuzione che si possono imparare soltanto leggendo i poeti». Insomma, da Gregorio Magno fino ad Alcuino, emblema del Rinascimento carolingio, fu tutto un susseguirsi di lodi verso la cultura classica.
Altro che secoli bui (...). Come l’eccezionale esperienza del Vivarium, il monastero fondato da Cassiodoro, che nel VI secolo «fornì le basi per una compiuta sintesi tra saperi pagani e sapienza cristiana». O il meno noto monastero di Eugippio, abate a Castellum Lucullanum vicino a Napoli, che già alla fine del V secolo consolidò la pratica di copiare e conservare i manoscritti antichi. Per arrivare a Rabano Mauro, che guidò l’abbazia benedettina di Fulda in Germania, autore di uno studio sull’arte del linguaggio e difensore della grammatica, e a (...) Alcuino, al quale si devono due trattati sulla retorica e sulla dialettica, ritenuti fondamentali per lo studio, ma anche per l’evangelizzazione.
Poi si spazia dall’elogio da parte di Agostino dell’aritmetica e dei numeri in quanto voluti da Dio come fondamento dell’ordine dell’universo alla passione di Boezio e di Gerberto per la geometria, per finire con l’astronomia di cui si è già riferito e con la musica, la «scienza del misurare ritmicamente secondo arte» ancora per sant’Agostino, autore di un trattato apposito, il De musica. Boezio poi la riteneva «connessa non solo con la speculazione, ma con la moralità». Un lungo percorso approdato nell’XI secolo a Guido d’Arezzo e alla sua codificazione delle note musicali.
via https://www.avvenire.it/agora/pagine/la-cultura-monastica-luce-del-medioevo
Come in tutte le rivoluzioni del pensiero, anche il cristianesimo rischiò nella sua infanzia l'implosione suicida causa massimalismo fondamentalista, cancellatore di tutta l'eredità del passato nel nome di una nuova ripartenza.
Mentre ad es. islam, blm, wokismo e ambientalismo ci cascano come pere e ne sono fatalmente vittime, il pensiero cristiano dopo qualche iniziale tentennamento - iconoclastia etc. - si salva da se sin dai primi tempi, lasciando tutti i freni fondamentalisti auto imposti alla ortodossia orientale e celebrando Dio per mezzo della CURIOSITA' DEL SAPERE, originando quindi dal suo interno e ponendo le premesse per tutto il successivo progresso positivo del mondo, dal capitalismo al liberalismo alla scienza.
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canesenzafissadimora · 20 days ago
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Impara ad abbracciare
con le braccia, con gli occhi, con la voce
non solo le persone, ma anche i giorni
le cose che arrivano e quelle che vanno
E lascia che il silenzio scivoli dolce
che sia l’unica risposta che conta
quando le parole non bastano più.
Impara ad ascoltare,
le piccole voci della vita
i passi misteriosi dei sogni
il battito del mondo sotto i piedi.
C’è una musica sottile che suona
per chi sa fermarsi
un canto senza note che ti parla di te
se solo impari a rimanere in ascolto.
Impara a non sapere,
che ci sono verità troppo grandi, per essere dette
come il sapore della pioggia su una guancia
o un sorriso che nasce senza motivo
e riempie tutto d’incanto.
Lascia che il mistero resti
come una luce fievole in fondo al cuore
un piccolo segreto tra te e il mondo.
Impara a non giudicare,
che ogni anima ha il suo passo
il suo modo di inciampare e rialzarsi
ognuno porta il peso delle sue ore
ognuno si salva come può.
Sii gentile con ciò che non comprendi
che siamo tutti qui per imparare a stare
perché, in fondo, il cielo è lo stesso per tutti.
Impara ad osservare,
non guardare soltanto.
Cogli l’ombra dietro ogni luce
la storia dietro ogni sguardo.
E scopri che la bellezza si nasconde
proprio lì, dove non pensavi
dove ogni cosa sembra tacere
ma custodisce un pezzo di verità.
Impara a fermarti,
che non è sempre una corsa
a volte è solo un attimo di quiete
un istante che ti riempie di pace.
Non è molto, forse,
ma è tutto quello che abbiamo
questa terra sotto i piedi
questo mare dentro gli occhi
questa fragile bellezza che ci sfugge
eppure, ogni volta, ci riempie di vita.
Credimi che è questo
tutto ciò ciò che resta
tutto ciò che vale.
Perché in fondo la vita
è solo una canzone
da cantare a bassa voce
fino a sentirne la bellezza
che fa male.
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Andrew Faber
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couragescout · 1 year ago
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Ho letto dello stupro di gruppo avvenuto a Palermo e mi sono salite le lacrime agli occhi. Ogni giorno viviamo con il terrore addosso solo perché siamo nate donne in un mondo che non ci tutela. E sarà così per tutta la nostra vita.
Ogni giorno quando torno a casa, inconsciamente, ringrazio di esserci tornata sana e salva, che sia di mattina, di pomeriggio o in piena notte. Ogni giorno, inconsciamente, aumento il passo quando finisco in una zona poco illuminata, quando mi rendo conto che non c’è nessuno oltre me su quel marciapiede, quando vedo solo uomini o ragazzi nei dintorni. Ogni giorno mentre aspetto il pullman cerco sempre una ragazza a cui mettermi vicina. Ogni giorno mi faccio sempre mille pare su come vestirmi, se magari voglio mettere quel vestitino o quella gonna un po’ più corta. Ogni giorno cerco di sentire i miei genitori per farli stare tranquilli che vada tutto bene e che io stia bene. Ogni notte controllo due volte di aver chiuso tutti i portoni, le finestre e le porte. Ogni notte dormo con la lucetta accesa e con la musica in riproduzione per rassicurarmi e per non farmi salire l’ansia. Ogni volta che voglio prenotare una gita, una vacanza o un viaggio da sola prego sempre che non mi accada nulla.
Vivere così è vivere nella paura e nel terrore continuo. Non sentirsi mai libera per davvero è una sensazione di impotenza che mi fa venire la nausea. Io voglio essere libera di vivere la mia vita senza quella vocina nella mia testa che ad ogni dannatissimo articolo dice “Io oggi sono al sicuro, ma lei ieri non lo è stata”.
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redcomunitaria · 1 year ago
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La música llega como un analgésico al dolor, rescatando mi sonrisa, salvando mi corazón, en los días grises sabe ser mi rayo de sol, me soporta en esos días cuando no me soporto ni yo, a sabido ser amiga fiel, cuando este trío entre la soledad, ella y yo se conforma por temporadas, es ella quien vive en mi y me levanta sin dejarme abandonar la batalla, a veces somos ella y yo contra el mundo cuando todo está mal, nunca me olvido que alguna vez quice dejarme ir, pero fue ella la que me grito "vive, la música es una buena razón para seguir aquí".
Efimera Lunar Intemporal
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mezzopieno-news · 1 year ago
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LA VALLE CHE SALVA I LIBRI DAL MACERO
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Salvare i libri dalla discarica, in un periodo in cui la carta rischia di essere sostituita dal digitale e la cultura sembra essere sempre più volatile.
Un’iniziativa nata nelle valli piacentine dove un gruppo di amici appassionati di libri ha deciso di costruire un’alleanza tra territorio e letteratura, creando un percorso che unisce alcuni Comuni della bassa val Trebbia in una filiera di rinascita del libro. Un sentiero dove dare la possibilità ai vecchi libri destinati al macero di tornare a vivere, di essere conosciuti, riscoperti, venduti, trasformati e valorizzati attraverso la nascita di piccole attività artigianali e artistiche di legatoria, grafica, fumetto, disegno e in generale di valorizzazione della cultura e del territorio, per riportare interesse in zone che hanno bisogno di essere ritrovate e non dimenticate, come i libri. Un modo per dare opportunità di lavoro ai giovani ma anche di salvare le collezioni di libri di privati che con le loro donazioni trovano nuovi spazi alternativi al macero.
La rete della ‘Valle dei libri’ è nata ad ottobre e comprende oggi 5 Comuni: Calendasco, Gragnano, Gazzola, Agazzano e Piozzano situati nella Val Luretta, che hanno messo a disposizione spazi e locali dove i libri donati stanno trovando posto. “L’idea è quella di caratterizzare ogni Comune con un genere; per esempio, nel castello di Rivalta confluiranno titoli di arte, architettura, design, a Gragnano, nell’ex cinema, troveranno posto libri di cinema, teatro, musica e danza” racconta Giangiacomo Schiavi, editorialista del Corriere della Sera ideatore del progetto insieme a Lanfranco Vaccari, già direttore del Secolo XIX.
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Fonte: Libertà; con il gentile contributo di Giangiacomo Schiavi; foto di Bsr Gulluk
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francescacammisa1 · 2 months ago
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... i personaggi più feroci fanno affidamento sull’incredulità altrui, se ne fanno scudo: sono così sproporzionati i loro attacchi che più d’uno, invece di giudicarli con severità e tentare di placarli o farli smettere, si limiterà a stringersi nelle spalle e a chiedersi quale gravissimo male possa aver arrecato loro l’oggetto di quella ferocia, e finisce per concludere, pur non sapendone nulla, che «qualcosa di assolutamente terribile dev’essere successo, non si spiegherebbe altrimenti tanto rancore; ci sarà pure una ragione, qualunque essa sia». E il malvagio fa in modo che non si sappia né si scopra né trapeli mai questa «ragione», la misteriosa giustificazione che gli viene accordata e che in buona misura lo protegge e gli salva la faccia.
Javier Marías - Così ha inizio il male
Ph Raphael Rapior
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ninfaribelle · 1 year ago
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Ho smesso di credere che nessuno si salva da solo.
Mi sono svegliata tante notti in cui lo schermo del telefono è rimasto nero e non c'era nessuno da chiamare. E allora mi sono fatta forza, mi sono stretta un po’ e ho ricominciato a dormire.
Ho smesso di credere che per essere felici bisogna essere in due. All'alba sulle scale di casa con della buona musica e un bicchiere di vino se non si è felici, si è sereni.
Ho smesso di credere che le persone siano come delle ancore di salvezza, perché sono semplicemente persone e cambiano direzione a seconda del vento: è giusto così, ognuno fa quel che è meglio per sé.
Ho smesso di aggrapparmi alle cose, di sbraitare ed urlare che ho ragione come se potesse cambiare i motivi per cui la gente esce dalla mia vita come si fa dall'ascensore. In fretta le cose cambiano, e chi ha detto che sarebbe restato non ci ripensa prima di andar via.
E mi sono presa cura di me, mettendo cerotti sulle ferite, creandomi la vita che voglio per me, facendo scelte che mi rendano felice e non un ammasso di rimpianti.
Ho smesso di mettermi al centro di cose già perse, di cercare di recuperare rapporti distrutti, di fidarmi delle frasi “ accanto, qualunque cosa accada” perché quando poi accadono pochi ti restano veramente accanto.
Prendo la vita così com'è, con quello che dà, tutto ciò che chiede.
Salvo il salvabile, salvo me.
(web)
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susieporta · 1 year ago
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Il cammino dell'analisi, quella vera e non di facile consumo, richiede impegno, apertura autentica di mente e cuore. Richiede da parte del terapeuta profonda umiltà, condivisione emotiva. Il mestiere di analista del profondo non si impara semplicemente con l'avere frequentato un corso di formazione. Si è terapeuti dell'anima per predisposizione naturale, affinata dalle esperienze vissute, coltivata attraverso lo studio indefesso, la sensibilità estrema a cogliere gli aspetti più inverosimili dell'esistenza. Non ci sono tecniche migliori di altre da apprendere, sono forse tutte valide, ma non bastano. L'analista è in continua cura di sé stesso poiché nessuno può definirsi completo, o che ha annullato le ferite del passato. Sono sempre lì, e lì dove furono devono restare perché sono la verità con cui l'analista può entrare nelle difficoltà dell'altro. L'analisi non è il superamento del passato in vista di un futuro senza macchia. È piuttosto la continua riesumazione di esso affinché, riportato alla luce, non sia un cadavere in putrefazione cui si è messa una pietra sopra ma un humus da rivangare affinché sia terreno fertile per nuovi frutti. Il passato non si può e non si deve in nessun modo cancellare. L'analista ci convive, consapevole che è l'unica ricchezza di cui dispone. Un'analisi che prometta facili superamenti è disumana e idiota.
L'analisi non è per tutti, è per quei pochi capaci di sostenerla. Non promette falsa felicità, promette solo verità, per quanto sia possibile arrivarvi. La verità è il più delle volte scomoda. Smonta ogni idea che ci si è fatti di sé. La verità è cruda e solo chi ha coraggio vi si espone. Non si guarisce da chissà cosa. Si impara a convivere con le proprie fragilità facendole diventare punti di partenza per diventare forti e nello stesso tempo flessibili.
Si acquisisce semplicemente la capacità di accettarsi e accettare chiunque vivendo passato, presente e la contingenza del futuro ignoto, con coraggio e la volontà di cercare di migliorare, consapevoli che siamo tutti uguali per valore, ognuno nella sua diversa e indiscussa unicità.
L'analista non salva nessuno, non è né più né meno di nessuno e, se non sa questo, è meglio che faccia un altro mestiere.
Il paziente usa l'analista come il violinista usa il violino per inventare la sua musica.
L'analista non dà consigli, non offre soluzioni. Fa domande affinché l'altro si interroghi come l'analista stesso è in continua autointerrogazione.
L'analista lavora con l'anima e si offre all'altro, si mette a disposizione dell'altro affinché l'altro faccia buon uso della sua. Non ci sono miracoli.
Attraverso il buon uso dell'analista il paziente trova la verità su sé stesso per sciogliere problemi che gli apparivano insolubili e riuscire a vivere al meglio la propria vita.
L'analisi richiede tempo, tutto il tempo necessario per giungere alla meta desiderata. Non si raggiunge di corsa la vetta di una montagna. Si va piano, attenti ai crepacci e ben equipaggiati.
Una casa si costruisce a partire dalle fondamenta, non dal tetto. A volte, per eccessivo entusiasmo, ci si illude di essere giunti subito alla meta quando invece è solo un miraggio. Ci vuole pazienza, anche da parte dell'analista che sarebbe opportuno non si vantasse di un facile successo. Pazienza, calma, prudenza affinché ciò che si è costruito resista ben solido nel tempo ai sismi della vita.
Giovanna Breccia
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put-on-a-happyface · 2 years ago
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Ciao Papà,
Ti voglio parlare perché è giusto che tu sappia che sei sempre qui.
Da questo cuore non esci mai.
Ci sarà un motivo se mi torni sempre in mente. Ci sarà un motivo se prima di dormire, ti dedico sempre un piccolo saluto.
Mi piace ricordarti.
L'unica cosa che conta è che tu ci sia, in un modo o in un altro.
Viviamo in più dimensioni, apparentemente divisi, apparentemente separati, ma nei labirinti assurdi dell'anima restiamo legati.
Nessuno può separarci, nessuno può venire a raccontarci quella favola triste che ha a che fare con la parola fine.
Papà, a volte ho la netta sensazione che tu sia con me, ad ascoltare la stessa musica, a vedere le stesse cose che io vedo. A volte ho la sensazione che tu abbia il mio sguardo.
Sarà che ogni cosa bella che mi capita, mi viene da associarla a te. Ognuno ha i suoi mezzi, ognuno ha le sue idee, i suoi personalissimi percorsi interiori. Ognuno si salva come può. Per quanto mi riguarda, pensarti è una forma di salvezza.
So come fare per renderti più vivo.
E so che tu sarai d'accordo con me.
Ti scrivo perché scriverti è il modo più bello che ho di riaverti. Non ho bisogno di dilungarmi oltre.
Mi serviva solo lasciare una traccia. Comunicare con te. Stringerti in un abbraccio ideale.
E ricordarti che ti voglio bene.
Non è cambiato niente. Non nel cuore.
Non in questo cuore che ha stanze infinite. Non nel tuo cuore, quel tuo cuore così grande da contenere un mare di cose.
Un mare di cose che ancora non riesco a dire.
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vintagebiker43 · 5 months ago
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@ Memorie di una vagina
Quando avevo 20 anni Morgan mi piaceva un casino.
Non che lo abbia mai propriamente amato, il mio unico vero amore del panorama italiano è sempre stato quel signore di Manuel Agnelli. Però mi piacevano i pezzi dei Bluvertigo e pure i suoi. Mi piacevano gli arrangiamenti che faceva dei classici della musica italiana. Mi piacevano gli stralci delle prime edizioni di X Factor in cui era giudice. Mi piaceva il suo eloquio forbito da tizio che ha fatto il classico. Mi piacevano i suoi spiegoni.
Mi piacevano anche le interviste che faceva con Daria Bignardi, in cui parlava, e suonava, e si raccontava, mettendosi a nudo, non per puro esibizionismo, ma per scelta. Perché l’imperfezione può essere una scelta, perché l’auto-miglioramento può essere un comandamento da rifiutare in un mondo che ti dice che puoi fare tutto ed essere tutto anche se non è vero.
Perché si può essere outsider, si può fare fatica, si può anche fallire, concludere poco, non fare un disco da chissà quanto, non trovare una collocazione, né la giusta ispirazione. Si possono avere dipendenze da cui non si guarisce, e custodire ferite che non si rimarginano, che spesso ne chiamano altre, e altre ancora peggiori, e tutto questo esiste, magari non luccica, ma è parte della vita. O almeno, questo era ciò che io vedevo nella sua parabola.
Ero, in modo sciocco e certamente puerile, affezionata alla sua fragilità, ai suoi denti da tabagista, gialli come i miei; alle foto che lo ritraevano giovane, truccato, con le unghie pittate in un’epoca di machismo; mi piaceva che fosse ribelle, imprevedibile, sempre un po’ strafatto come i poeti maledetti francesi, rock in quel senso autodistruttivo in cui molti artisti si sono dissolti in passato.
Oggi, dopo anni di liti pubbliche, sproloqui smodati, comportamenti misogini, sbrocchi omofobi, bullismi sanremesi, cause giudiziarie, simpatie discutibili, amicizie improbabili, tentativi stentati di tornare in sé, ma chi è poi questo sé verrebbe da chiedere, ebbene oggi leggo i fatti riportati da Lucarelli. Leggo gli screenshot dei suoi messaggi. E mi arrendo.
Provo solidarietà, per Angelica Schiatti che ha subito questa persecuzione (immaginate, immaginate le conseguenze psicologiche di certi messaggi).
Provo rabbia, per un sistema che lascia passare 4 anni dalla prima denuncia e intanto nulla di fatto, a parte ripetuti tentativi di indurre la vittima a trovare un accordo col suo stalker! Però, mi raccomando, a novembre dipingiamoci un baffo rosso sulla guancia, mentre contiamo il numero delle vittime sull’abaco impossibile della violenza di genere.
Provo delusione, per l’artista che ho apprezzato, per l’ignoranza che ha dimostrato, per la stupidità.
Provo disprezzo, per le connivenze sistemiche e istituzionali di cui questa violenza campa e prospera. Provo disgusto, per un uomo adulto, un uomo colto, uno che ha vissuto, uno che ama l’arte, la musica, la letteratura, e poi è capace di una tale miseria. Nel 2024. A cosa serve la cultura, se non ci salva dalla brutalità?
Infine, mi chiedo quanto ci si possa odiare, per fare di sé questa maschera grottesca. Quanto male si può invecchiare? Quanto in basso si può cadere? Quanto privi di amor proprio bisogna essere, per diventare questo genere di persona? Quando esattamente si decide di abdicare alla bellezza, di rinunciare alla civiltà? C’è un momento preciso o è un lento processo degenerativo?
Che gran peccato, ridursi così, Marco Castoldi, in arte Morgan. Non so se era questo ciò che desideravi per te. Non so cosa tu abbia mai desiderato per te. Non lo so. Non ti conosco. Per fortuna, mi tocca dire. Oggi mettiamo un punto. Definitivo. Di non ritorno.
Che gran peccato. Che cazzo di schifo.
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