#la cittadella
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non siamo il real madrid 2008 ma chi dice che facciamo schifo adesso non ha mai visto come giocavano alle qualificazioni 2020 ☠️
#non è che se non segnamo dopo due minuti automaticamente la squadra fa schifo#non è milan-cittadella sono comunque nazionali#un po' di criterio#e ripeto dovevate vedere le partite dei campioni in carica durante le qualificazioni poi potete confrontare
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Alessandria ricorda i Partigiani fucilati nella Cittadella: Una ricerca per onorare la memoria storica
Un progetto per realizzare lapidi e riconoscimenti pubblici dedicati ai partigiani caduti durante la Resistenza, affinché il loro sacrificio non venga dimenticato
Un progetto per realizzare lapidi e riconoscimenti pubblici dedicati ai partigiani caduti durante la Resistenza, affinché il loro sacrificio non venga dimenticato. Il Comune di Alessandria, in collaborazione con l’Anpi e Libera, ha avviato un’importante ricerca storica per ricordare alcuni partigiani che, tra il 1944 e il 1945, furono fucilati nella Cittadella di Alessandria o uccisi in Piazza…
#1 novembre 1944#10 marzo 1945#Alessandria eventi#ANPI Alessandria#celebrazione#Cittadella di Alessandria#commemorazione partigiani#comune di Alessandria#Donato D’Urso#Egeo Zavan#eroi della Resistenza#fascismo e resistenza#fortezza della Cittadella#Francesco Grosso#Isral Alessandria#lapide nella Cittadella#lapidi commemorative#Libera Alessandria#lotta per la libertà#Mario Rossini#memoria collettiva#Memoria storica#onore alla Resistenza#partigiani alessandrini#partigiani fucilati#Piazza della Libertà Alessandria#Resistenza Italiana#ricerca storica#riconoscimenti pubblici#Roberto Dotti
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Domani (venerdì) su Radio Cittadella Taranto
Giornata mondiale preparasi! Domani mattina – venerdì – alle ore 10.50 sarò ospite (telefonico) di Anèt, nella trasmissione “PartecipiAmo Taranto” di Radio Cittadella. Parlerò del 5 marzo, della sua genesi, di come parteciparvi. Per seguire il colloquio radiofonico, sarà possibile sintonizzarsi sui 96.5 FM a Taranto e provincia, mentre per il resto del mondo (la Giornata è mondiale) rimando al…
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#5 marzo 2024#Anèt#Anna Abatemattei#Giornata mondiale della poesia badina#Journée mondiale de la poésie badine#Mario Badino#PartecipiAmo Taranto#radio#Radio Cittadella Taranto#World Mario Badino Poetry Day#Światowy Dzień Poezji Mario Badino
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Spieghino per i non autoctoni: Borgo Egnazia non esiste. Non è un paese, non è comune, non è una frazione, non è nemmeno una contrada e soprattutto non è un “borgo”. È un resort a 5 stelle costruito letteralmente sul nulla nel 2007. Prima semplicemente non c’era. È una roba posticcia, la più plastica rappresentazione delle politiche turistiche regionali che hanno indotto allo stupro di centinaia di masserie storiche convertite in sale ricevimento, trasformato i centri storici in catene di B&B diffusi, venduto i trulli agli olandesi e fatto diventare l’intera Puglia un mega villaggio turistico per ricchissimi pensionati americani. Un mondo finto, il resort dove c'è il G7 e una scenografia, un imitazione di un borgo antico ma solo nei dettagli, nei materiali Luogo inventato, senza storia né memoria Cittadella inaccessibile dei ricchi che piace al turista idiota che non distingue il vero dal falso. Tutta l'Italia sta diventando un posto per camerieri ,pizzaioli suonatori di mandolino e zoccole d' alto bordo , sembra un hotel di las vegas o un villaggio, altrettanto falso, di Sharm el sheik.
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La battaglia di Kursk, nota con il nome in codice di Unternehmen Zitadelle (Operazione Cittadella) e Bitva pod Kurskom (battaglia nella regione di Kursk), si svolse durante la seconda guerra mondiale sul fronte orientale, fu parte fondamentale della offensiva estiva sferrata dai tedeschi il 5 luglio 1943; fu il più grande scontro di mezzi corazzati della storia.
Grande manovra tedesca, immane risposta dei russi, oramai soverchianti per numero di mezzi e uomini. Lo scontro infatti si risolse, dopo dieci giorni di violenti combattimenti, con la vittoria delle forze sovietiche che vanificò il successo tedesco precedentemente ottenuto nella terza battaglia di Kark'iv e consegnò definitivamente l'iniziativa delle operazioni all'Armata Rossa.
(via wikipedia)
Attacco nazi, vittoria sovietica. Chi è stato l'analfabeta storico che ha consigliato a Zelenskj di attaccare la regione di Kursk? Come se un attaché francese avesse preso in considerazione la Beresina ...
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“ Se dovessimo tener conto delle letture importanti che dobbiamo alla Scuola, ai Critici, a tutte le forme di pubblicità e, viceversa, di quelle che dobbiamo all'amico, all'amante, al compagno di scuola, vuoi anche alla famiglia - quando non mette i libri nello scaffale dell'educazione - il risultato sarebbe chiaro: quel che abbiamo letto di più bello lo dobbiamo quasi sempre a una persona cara. Ed è a una persona cara che subito ne parleremo. Forse proprio perché la peculiarità del sentimento, come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire. Amare vuol dire, in ultima analisi, far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo. E queste preferenze condivise popolano l'invisibile cittadella della nostra libertà. Noi siamo abitati da libri e da amici. Quando una persona cara ci dà un libro da leggere, la prima cosa che facciamo è cercarla fra le righe, cercare i suoi gusti, i motivi che l'hanno spinta a piazzarci quel libro in mano, i segni di una fraternità. Poi il testo ci prende e dimentichiamo chi in esso ci ha immersi: tutta la forza di un'opera consiste proprio nel saper spazzar via anche questa contingenza! Eppure, con il passare degli anni, accade che l'evocazione del testo faccia tornare alla mente il ricordo dell'altro: alcuni titoli sono allora di nuovo dei volti. E, siamo giusti, non sempre il volto di una persona amata, ma anche quello (oh! raramente) del tal critico o del tal professore. È il caso di Pierre Dumayet, del suo sguardo, della sua voce, dei suoi silenzi, che nelle Letture per tutti della mia infanzia dicevano tutto il suo rispetto per il lettore che grazie a lui sarei diventato. E il caso di quel professore la cui passione per i libri sapeva dotarlo di un'infinita pazienza e regalarci perfino l'illusione dell'amore. Doveva proprio preferirci - o stimarci - noialtri allievi, per darci da leggere quel che gli era più caro. “
Daniel Pennac, Come un romanzo, traduzione di Yasmina Mélaouah, Feltrinelli (collana Idee), 1998²⁶, pp. 70-71. (Corsivi dell’autore)
[1ª edizione originale: Comme un roman, éditions Gallimard, 1992]
#Daniel Pennac#leggere#letture#citazioni#saggistica#libri#Come un romanzo#scuola#pubblicità#amicizia#educazione#critica letteraria#amici#famiglia#amanti#preferire#amare#letteratura francese contemporanea#preferenze#libertà#vita#Yasmina Mélaouah#anni '90#fraternità#professori#saggi#formazione culturale#cultura#Pierre Dumayet#silenzi
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Westeros ma sono le regioni italiane! feat:
L'alto piano è la zona di Toscana/Umbria/ Emilia. C'è la cittadella che è Bologna dei poveri, hanno le sommosse politiche,sono ricchi ma si fingono maledetti bohemien. Cersei odia Margaery perché è una maledetta comunista e mette a repentaglio i valori della famiglia . Mace Tyrell è un vero umarell che passa la vita a guardare i cantieri mentre la famiglia complotta!
Le terre del Ovest sono la Campania perché solo il sud™ poteva produrre i Lannister.(e lo so bene io,che sono campana E ho una famiglia di biondi/occhi verdi,me compresa!). Cersei come sopra è quel tipo di donna del sud che siccome ha i soldi e si è trasferita nella grande città si è elevata rispetto ai terroni,ma continua a raccontare i fatti suoi a chiunque come se fosse al mercato di Torrione. Castel Granito diventa Castel dell'Ovo. I Rayn dimorano nel Maschio Angioino e i Lannister per denigrarli li chiamano "Castel Nuovo".
Approdo del Re è il Lazio, per ovvie ragioni. Siccome la squadra di calcio di Robert ha perso il campionato contro la Roma ora lui pretende di abbattere il Colosseo. Roccia del drago è collocata nel Molise perché solo una terra di nulla può ospitare il castello dove vive Stannis Baratheon. Per chi se lo chiedesse: Il Vaticano è l'equivalente del Tempio di Baelor.
Le terre dei fiumi sono la Lombardia perché vogliamo essere geograficamente accurati. Robb è riuscito ad allearsi con loro perché ha fatto leva sui separatisti padani,anche se Cat non è convinta perché "non lo so mi sembrano un po' radicali",e infatti questi si ricicleranno qualche hanno dopo come sostenitori della Westeros unità. Walder Frey ha costruito tutta la sua fortuna capitalizzando sul Ponte Coperto di Pavia, perché si.
Sempre per coerenza geografia le terre della tempesta sono in Veneto. In particolar modo Capo Tempesta è a Belluno. Come con i Lannister:solo la terra delle bestemmie poteva produrre i Baratheon.
Le isole di ferro solo la Sardegna. Un po' per motivi seri (in epoca romana era effettivamente ricca di ferro ed altri materiali simili,sono un isola) e un po' perché mi diverte pensare che Euron sembri parlare in valyriano ma in realtà è dialetto sardo
Umbria e le Marche sono la Valle, perché l'assassino di Jon Harryn può tranquillamente essere avvenuto a Gubbio (se solo Westeros avesse avuto don Matteo)
Vi ricordate quel discorse™ sui siciliani dove la gente non riusciva a decidersi se erano italiani o PoC? Ecco, Tumblr fa la stessa cosa con i Dorniani! Lancia del Sole Castello Svevo lascia le altri regioni di sasso perché "Svevo? Ma questi non erano solo arabi/spagnoli??". Inoltre in HotD Gawayn da del terrone a Criston Cole quindi direi che abbiamo anche la giusta dose di campanilismo
Il Nord manco a dirlo sono Piemonte e Val d'Aosta. Cioè guardate il castello di Fénis e ditemi che non è Grande inverno. Hanno pure il meta lupo sullo stemma lo so che dovrebbe essere un leone argentato shhhh. Gli starkettini sono bilingue e lo sfruttano a loro vantaggio:Sansa a dato della stronza a Cersei in francese e poi lo ha spacciato come un complimento. Pure la Liguria è compresa perché fa tipo l'attaccatura dove si trovano i Manderlyn,che infatti non vengono presi sul serio.
Round Bonus: come aveva suggerito @mircallaruthven ,i Targaryen sono i Arbëreshë,che essenzialmente sono la comunità italo albanese. Loro sono per lo più ortodossi quindi abbiamo anche il conflitto con i democristiani di Westeros. Pure lo stemma è adeguato!
#italian tag#asoiaf#txt#io mi diverto un casino a fare ste cose#quasi quasi vorrei fare pure una versione in inglese ma con i paesi europei cone i sette regni 👀
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LA ALHAMBRA, GRANADA, SPAIN.
(English / Español / Italiano)
The Alhambra is a fortified citadel located in the city of Granada, Spain. With more than a thousand years of history, this monument is currently the second most visited monument in the country, after the Sagrada Familia in Barcelona.
It was initially built for military purposes, due to its strategic location on a rocky hill that was difficult to access and surrounded by forest. This was its main use during the 9th to 12th centuries. Later, with the establishment of the Nasrid kingdom in the 13th century, it became a citadel where King Muhammad ben Al-Hamar established his residence and that of his court. Because of the colour of its walls, it was called "qa'lat al-Hamra´´ (red castle), which is the origin of the present-day Alhambra.
For more than three hundred years the place experienced a period of splendour, and numerous constructions were built, many of which have survived to the present day: warehouses, water tanks (cisterns), public baths, as well as well-known facilities such as the Torre de la Vela, the Mosque, the Puerta de la Justicia, the Cuarto de Camares and the well-known Patio de los Leones. Not forgetting the marvellous Generalife, a villa with gardens annexed to the Alhambra, built by King Muhammed III.
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La Alhambra es una ciudadela fortificada situada en la ciudad de Granada, España. Con más de mil años de historia, este monumento es actualmente el segundo más visitado del país, por detrás de la Sagrada Familia de Barcelona.
Se construyó inicialmente con objetivos militares, debido a su estratégica ubicación, sobre una colina rocosa de difícil acceso y rodeada de bosque. Este fue su uso principal durante los siglos IX a XII. Posteriormente, con el establecimiento del reino nazarí en el siglo XIII, se convierte en una ciudadela donde el rey Muhammed ben Al-Hamar fija su residencia y la de su corte. Debido al color de sus muros, se le llamó "qa'lat al-Hamra´´ (castillo rojo), de donde viene la actual Alhambra.
Durante más de trescientos años el lugar vivió una época de esplendor, y se realizaron numerosas construcciones, de las que muchas de ellas han llegado hasta nuestros días: almacenes, depósitos de agua (aljibes), baños públicos, así como conocidisimas instalaciones como la Torre de la Vela, la Mezquita, la Puerta de la Justicia, el Cuarto de Camares y el archiconocido Patio de los Leones. Sin olvidar el maravilloso Generalife, una villa con jardines anexa a la Alhambra, construido por el rey Muhammed III.
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L'Alhambra è una cittadella fortificata situata nella città di Granada, in Spagna. Con oltre mille anni di storia, questo monumento è attualmente il secondo più visitato del Paese, dopo la Sagrada Familia di Barcellona.
Inizialmente fu costruita per scopi militari, data la sua posizione strategica su una collina rocciosa di difficile accesso e circondata da foreste. Questo fu il suo uso principale tra il IX e il XII secolo. In seguito, con l'instaurazione del regno nazarì nel XIII secolo, divenne una cittadella dove il re Muhammad ben Al-Hamar stabilì la sua residenza e quella della sua corte. A causa del colore delle sue mura, fu chiamato "qa'lat al-Hamra'' (castello rosso), da cui deriva l'attuale Alhambra.
Per più di trecento anni il luogo visse un periodo di splendore e vennero costruite numerose opere, molte delle quali sono giunte fino ai giorni nostri: magazzini, cisterne, bagni pubblici, oltre a installazioni ben note come la Torre de la Vela, la Moschea, la Puerta de la Justicia, il Cuarto de Camares e il noto Patio de los Leones. Senza dimenticare il meraviglioso Generalife, una villa con giardini annessa all'Alhambra, costruita dal re Muhammed III.
Texto: La Saberoteca
Video: Granada Soul
Photo: Sergio Luque López - Photography
#middle ages#edad media#medievo#granada#alhambra#s. IX#s.XII-XIII#9th century#12th century#13th century
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Throw the footsteps of Princess Grace at La Verna Sanctuary, in Italy.
September 17, 2024.
This weekend, Prince Albert II travelled to Tuscany to visit the sanctuary of La Verna, in the province of Arezzo, and the medieval village of Rondine.
At La Verna, the Sovereign was accompanied by Anne Eastwood, Monaco’s Ambassador to Italy, Brother Guido Fineschi, Guardian of the sanctuary, and Brother David Gagrcic, the house Vicar.
A place where nature and spirituality meet, and where Saint Francis of Assisi received the stigmata on 17 September 1224. Prince Albert II paid tribute to Italy’s patron saint for the eight-hundredth anniversary of the event.
The Prince’s Palace adds that “Francis of Assisi embodies values that align perfectly with the Sovereign’s commitment to protecting the environment and biodiversity,” as the author of the famous “Canticle of Creatures” was named the patron saint of ecologists by Pope John Paul II in 1979.
But the visit had another, more personal dimension, as Princess Grace and her elder daughter, Princess Caroline, had also made the trip to the La Verna sanctuary during a pilgrimage by Monegasque scouts in the summer of 1968. 42 years to the day after her death, Prince Albert II was able to see the archives of his mother’s visit to Tuscany.
(Princess Grace during her private visit to La Verna on July 28, 1968).
The Sovereign then visited the “Rondine Cittadella della Pace” in the medieval village of Rondine, an organisation dedicated to reducing armed conflict and promoting a culture of peace throughout the world.
The Principality has supported the non-profit’s actions for many years, and last year joined its “Leaders for Peace” appeal to the United Nations. The appeal encourages nations to invest in the training of future world leaders for peace and to educate the younger generations about human rights from school age, says the Prince’s Palace press release.
**Source: Monaco Tribune.
#grace kelly#princess grace#principessa grace di monaco#grace di monaco#gratia di monaco#gratia patricia#princesse grace#1968#la verna#tuscany#Youtube
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NE MANCANO DUE
A pranzo dai miei, mio padre inizia a raccontare di quando era giovane. Alla fine degli anni ’50, neanche ventenne, lavorava come fattorino a Bologna. L’orario infernale era 7-12 più 21-24. Dormiva in una stanza con altri 4 per dividere le spese. Ancora oggi dice di non aver mai patito tanto freddo d'inverno come le notti in bicicletta a Bologna. Quando fu assunto come postino iniziò a fare il pendolare da Forlì. Prendeva il treno delle 5:25 di mattina, alle 7 entrava in turno e alle 9 usciva in bici per le consegne. A volte capitava il turno all'ufficio postale su via Emilia, a 10 km dalla stazione, tutti percorsi in bici prima di iniziare. Dopo pranzo riposava su un tavolo del magazzino, poi altre due ore di lavoro e un altro treno per tornare. Negli anni ’60 fu chiamato per il servizio militare negli alpini, ma il giorno prima della partenza fu assegnato all’aeronautica. Dopo il CAR a Orvieto finì alla base NATO di Napoli, una vera e propria cittadella autonoma con parchi, campi sportivi, cinema, negozi e locali come il Flamingo Club, con discoteca, slot machine e una sala concerti dove si esibì anche Louis Armstrong. Mio padre faceva l’attendente per un Generale italiano. La mattina andava in città dalla moglie di questo, che gli offriva il caffè e una sigaretta perché, diceva lei, "gli uomini devono fumare” poi, si faceva consegnare una lista e andava a far commissioni per le botteghe di Napoli. Pomeriggio libero alla base oppure in città a comprare sigarette, che a Napoli costavano pochissimo, per poi rivenderle una volta in licenza a Forlì. Gli ultimi mesi fu trasferito all’aeroporto militare di Miramare di Rimini, faceva il cameriere alla mensa dei piloti. Un pomeriggio, mentre era sul tetto con altri a prendere il sole, sentendo il rumore delle Frecce Tricolori che rientravano da un’esibizione, un pilota si alzò e disse “Ne mancano due.” Era il 5 maggio 1963, 2 dei 9 aerei della pattuglia acrobatica erano appena precipitati sopra Forlì, un pilota era morto e solo per puro caso era stata evitata una strage.
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La cittadella incantata e la strada assurda per tornare a casa quando lascio la macchina dal meccanico.
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Bellingham ha 20 anni e ha segnato quasi trenta gol quest'anno, per essere forte è forte e quello non si può contestare. Paragonarlo a Bernardeschi è un po' una bestemmia, secondo me. Poi che se la senta calda e risulti antipatico è un'altra questione
ovviamente intendevo in questa partita di europeo in cui tutti si aspettavano segnasse come messi e invece la squadra intera ha retto 15 minuti e poi il nulla assoluto per gli altri 75. il mio commento era ironico ho presente chi é bellingham ovvio che non é bernardeschi 😅
i numeri che fa al real madrid sono permessi anche da una squadra di livello che gli fa da supporto, in nazionale non potrà mai avere lo stesso rendimento perché salvo 2/3 giocatori (tipo saka che é maturato un sacco dallo scorso europeo e gioca molto bene) l'inghilterra si crede il brasile ma é il cittadella con uno sponsor da soldi
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Postazione per lo scambio dei libri presso la Biblioteca Cittadella Solidale di via Bizzozero a Parma.
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Quando l'asino non vuol camminare, raglia!
La disinformazione neotemplarista su San Giorgio Martire.
Care lettrici e cari lettori, come alcuni di voi sapranno, in questo lungo periodo ho ben altre cose serie a cui pensare, però sapete bene anche, quanto io mi fomenti nel momento in cui dei complottisti o negazionisti, imperversanti nel mondo "storico", si mettono ad emanar sentenze su argomenti che non dovrebbero toccare nemmeno con un bastone da rabdomante.
Questa volta tocca alla splendida chiesa di San Giorgio Martire, nel centro urbano di Petrella Tifernina in alto Molise, una cittadella che, tutta intorno, si sviluppa a guisa di quella veglia basilica, in cui, per molto tempo, ho passato periodi della mia adolescenza, quando mio padre, circa 16 anni fa, svolse numerosi sopralluoghi e studi di ricerca in compresenza del parroco Don Domenico, della sua associazione e di tanti accademici, archeologi, storici dell'arte e dell'architettura, molisani e d'oltre Regione.
Ora, come da tempo accade, è presa di mira anche da alcuni neo-templaristi, che purtroppo hanno visto troppi film d'azione sul medioevo, e soprattutto, troppi sulle leggende dei cavalieri Templari e delle crociate nella fattispecie, che vedono l'ordine come fautore di cose con le quali mai era stato legato, in tal caso, l'arrivo del culto per San Giorgio Martire nella penisola italiana, che a detta di talune pagine ed "eruditi", sarebbe sopraggiunto solo nel basso medioevo, al seguito delle crociate.
Vogliate concedermi una riflessione a riguardo, poiché affermazioni di questo tipo, ricopiate e ricalcate dalle pagine sensazionalistiche ed esoteriste, ed anche da parte di alcuni storici "non addetti ai lavori", sono assolutamente false e in evidente contrasto con la storia del nostro paese, seguendo un'ottica primitiva, oggi superata ampiamente dal mondo universitario e più propriamente storiografico.
Passerò pertanto a discutere su due punti salienti di questa lunga riflessione:
1) l'icona di San Giorgio
2) la lunetta del Magister Alferio.
Nel primo caso, viene asserita da taluni individui, la datazione della formella di San Giorgio Martire, al XIII secolo inoltrato, una cosa che assolutamente stride con qualsiasi nozione di storia dell'arte esistente, soprattutto per l'inesistente plasticità e tridimensionalità del bassorilievo, che nelle proporzioni ed irregolarità delle forme, nonché staticità dei corpi, si accosta al gran numero di produzioni di scalpellini di ambito centromeridionale tra la fine del X e la prima metà del XII secolo, con una netta evoluzione graduale tra gli stilemi arcaici preromanici di epoca longobarda/bizantina, e quelli romanici d'epoca normanna/sveva, che con la seconda fase sfocieranno nel protogotico svevo-angioino, seguendo una ripresa sempre più marcata di elementi classici, elaborazione nelle proporzioni, espressività e plasticità degli elementi, che si noterà principalmente in cantieri come quello di Santa Maria Maggiore a Monte Sant'Angelo, Santa Maria della Purificazione a Termoli, San Giovanni in Venere a Fossacesia, Santa Maria e San Leonardo a Siponto, San Clemente a Casauria e tante altre località tra Abruzzo, Lazio, Campania, Molise, Puglia ed anche Basilicata e nord della Calabria.
Per delucidazioni aggiuntive consiglio vivamente la lettura del libro: Molise medievale cristiano, Edilizia religiosa e territorio (secoli IV - XIII),di Federico Marazzi, Manuela Gianandrea, Francesco Gangemi, Daniele Ferraiuolo, Paola Quaranta, and Alessandra Tronelli.
Sulla rarità di icone preromaniche occidentali, che raffigurino il santo nell'atto di uccidere il drago, vorrei preventivamente chiarificare non sia esattamente così, la rarità è circoscritta quasi unicamente per il territorio italiano, e rarità non è sinonimo di inesistenza se il vocabolario me lo consente.
Si rammenti che nella penisola, già nel VI e nel secolo successivo si attesta la presenza del culto di San Giorgio Martire, escludendo in toto la teoria di una giunta dell'agiografia georgiana solo al seguito della sua Legenda Aurea, ma già attestata da fonti indirette ed apocrife, precedenti di molto ai secoli delle crociate, che vedrebbero la componente del mostro o drago, giungere nei territori dell'Est Europa e dell'Occidente, a cavallo tra il X e l'XI secolo, ed addirittura, essere postulata proprio in "territorio europeo" con una evoluzione graduale, che vede l'aggiunta, nella sua agiografia, del salvataggio della principessa dal drago, simbolo del demonio, una dicotomia tra bene e male che incarna tutta la storia della teologia stessa e dei santi martiri, che null'ha a che fare con le crociate, se non essere parte di esse, tanto che nel corso della prima crociata, troviamo informazioni che ci fanno capire in Occidente fosse già ben nota l'iconografia cavalleresca di Giorgio, tanto che più tardivamente, addirittura, sarebbe sviluppatasi in Oriente, adottando il mostro dall'icona di San Teodoro.
L'imago del cavaliere che sconfigge il maligno in realtà, ivi si riferiva all'imperatore Costantino, come ci riporta il biografo Eusebio da Cesarea, una icona imperiale diffusa in molte aree mediorientali, ma che principalmente era posta sulla facciata del suo palazzo imperiale, tanto da ipotizzare che in realtà i crociati furono indotti ad indentificarla come icona del santo, solo tramite una loro conoscenza di essa, già appurata e radicalizzata tra l'est Europa, l'area costantinopolitana, e naturalmente altre regioni e nazioni dell'Europa occidentale, in cui non poteva mancare certamente l'Italia, cuore pulsante delle vie pellegrinali, di commercio ed anche delle crociate stesse ed ancor prima, delle milizie d'ogni tipo, la storia della Longobardia Minor dovrebbe aver già insegnato molto.
Tornando al San Giorgio di Petrella, la sua figura trova un riscontro iconografico, molto vicino a quello delle icone ancora primitive, che precedono lo sviluppo pieno del suo programma simbologico-agiografico, fiorito in maniera solida dopo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Che però già esisteva tra il X e l'XI secolo.In special modo, queste icone sono caratterizzate dalla assenza di elementi come la principessa, dove gli unici individui sono Giorgio, il cavallo e il drago/mostro-serpente alato, trafitto dalla lancia del soldato.
Questi elementi iconografici sono diffusissimi nelle pitture rupestri della Cappadocia (XI sec.), ed anche negli affreschi di San Marzano in provincia di Taranto (X-XI sec.), e nel bassorilievo della Cattedrale di San Paolo ad Aversa (X-XI sec.), e l'elenco di esempi su San Giorgio ed il drago possono proseguire per molto, ma mi fermerò a questi per il momento.
A fare da contorno in tutto ciò, vi è lo stile che caratterizza la scultura petrellese, una formella con caratteri iconografici bizantini, ma dalle proporzioni incoerenti e scarsa plasticità, una costante delle produzioni lapidarie che hanno toccato vari insediamenti come Santa Maria della Strada a Matrice, Ma anche altri come a Guardialfiera, Roccavivara, Guglionesi, Petacciato, Cercemaggiore e così via, tutti edifici integri alternati a resti erratici o di reimpiego, databili tra una più antica manualità dell'VIII e IX secolo, ed una lieve evoluzione tra X ed XI, con un cambiamento ulteriore nel XII ed infine un distacco abissale con le produzioni dei secoli XII-XIII e XIII-XIV, che agli antipodi posseggono la Fraterna di Isernia da un lato, e la Cattedrale di Larino dall'altro.
L'arretratezza negli attributi e nello stile figurativo, fanno retrocedere presumibilmente la datazione come di consueto, tra il termine del decimo secolo e l'anno mille, come parte di uno dei primi cantieri che videro l'evolversi dell'impianto basilicale tra stadio pre-romanico e romanico "normanno", una doppia fase che si sposerebbe bene con la successiva ulteriore trasformazione del complesso, al seguito di un cataclisma, forse uno smottamento del terreno di fondazione o un sisma, che comportò un drastico cambiamento nell'assetto impiantistico, ed un enorme riuso dei resti del precedente tempio, per approfondimenti in merito, consiglio la lettura del volume: "Medioevo in Molise: Il cantiere della chiesa di San Giorgio Martire a Petrella Tifernina" dello storico dell'arte Francesco Gandolfo, che a suo tempo avemmo il piacere di conoscere nel corso delle ricerche sul campo.
Da qui ci si sposta alla questione invece di altri elementi, come il portale maggiore, che si mostra con uno pseudoprotiro e facciata che rientra nelle caratteristiche del pre-romanico e romanico locale (vedi Matrice), con una lunetta che presenta un evidente caso di rimontaggio, come in altri punti dell'edificio, forse proprio nel corso della trasformazione dell'intero orientamento della struttura, pur presentandosi nel complesso, al suo stato originale, con stilemi a girale, fitomorfi, scene apocalittiche e creature zoomorfe inscritte dentro cornici tipiche dei cantieri, specialmente benedettini, dell'XI-XII secolo, come appunto chiarisce un ulteriore dettaglio della lunetta maggiore, la firma dell'esecutore, tal "ALFERIO DISC(IP)OLO GEO(RGI)", come si può leggere tramite una attenta analisi ravvicinata dell'incisione (e non da fotografie sbiadite, tra l'altro, che permettono egualmente di leggervi quanto detto poc'anzi).
La tradizione locale (che tradizione non è), vuole attribuire la lunetta ad un tale MAG(ISTER) EPIDIDIVS, che in realtà nasce da una approssimativa lettura dei pochi caratteri esistenti, da parte del Carandente, presa per buona da alcuni eruditi ma priva di fondamento, specie se si considera che il nome Epididio sia quasi totalmente inesistente persino per alto e basso medioevo, e per trovarvi una spiegazione, dovrebbe quantomeno essere posto in teoria come una abbreviazione, ma al momento resta una fantasiosa ricostruzione del secolo scorso, già accantonata dalla comunità accademica.
Altro strafalcione del Carandente si riporta nella data incisa al lato destro della lunetta, "MDECIM", per il quale, secondo una idea di attribuzione tarda, doveva leggersi (Anno Domini) Millesimo Duecentesimo Undicesimo (1211), non potendo però constatare per l'epoca, che nessuno dei fregi e bassorilievi della basilica, potesse essere avvicinabile a questi anni, privi di ogni caratteristica sopracitata.
Il suo errore è da contestualizzarsi nella mentalità locale di almeno uno o due secoli fa, dove il territorio molisano venne circoscritto, dal punto di vista artistico e culturale, ad una terra con "produzioni di ambito locale, o minore", con delle eccezioni senza alcun nesso, prima dei contributi che hanno permesso, da 30-40 anni, ad oggi, di sfatare tutto ciò, ed anzi, di riscoprire l'alveo culturale quale era il Molise, un territorio tra Abruzzo Citeriore, Terralaboris, Capitanata e così via, più comunemente territorio che possiamo definire proprio centro della Longobardia Minor, e successivamente, parte del Regno di Sicilia settentrionale.
Un cuore pulsante di "scuole", botteghe e cantieri ecclesiastici ed anche nobiliari, che hanno permesso l'evoluzione e il proliferare, di queste componenti artistiche, esattamente come dei movimenti, ove era cruciale il ruolo delle vie di comunicazione, per esempio la Via Francigena, le sue arterie meridionali, i tratturi e così via, che hanno permesso soprattutto, di capire negli anni passati, il motivo di una espansione di medesimi archetipi, stilemi e caratteristiche culturali riscontrabili nello stesso tempo in più parti dell'Europa, dall'Italia all'Est, al Medio-Oriente fino ad arrivare in Francia, Spagna e naturalmente Regno Unito, tante realtà che, ovviamente, si sono fuse con quanto era già presente in questi paesi.
Le componenti estere sono sempre state il fondamento base della storia dell'arte, sia in età longobarda, con influenze bizantine, occidentali ed arabe, sia con i normanni, ed ovviamente sotto Federico II di Svevia, dove si può dire fosse nata l'architettura gotica italiana (e non solo), ereditata ed espansa sotto il dominio angioino e perfezionata dai motivi orientaleggianti catalani con gli aragonesi, mentre non va trascurata la parentesi di ambito veneziano trecentesco/quattrocentesco, e anche quella del gotico abruzzese (XIII-XIV sec.).
Dopo aver riportato questo grande aneddoto sul conto del Molise, per il quale ampiamente ha dibattuto e pubblicato la professoressa Maria Stella Calò Mariani, seguita da Francesco Aceto e da Giuseppe Basile, ma anche dallo stesso Bertaux e molti prima e dopo di loro, ritorniamo alla epigrafe di Petrella.
Più semplicemente, questa attestazione in caratteri latini, di per sé in contrasto con quelli evidenziati in tutto il territorio centro-italiano del '200, (vedi la data sul campanile di Santa Maria della Strada), non si riferirebbe affatto al 1211, bensì al 1010, (AD) M(illesimo)DECIM(o), semanticamente più accurata e meno costrittoria della versione del Carandente, avvicinandosi perciò alle scene cavalleresche del campanile di Petacciato, forse ascrivibili per stile ai medesimi fregi della lunetta, che troverebbe riferimento nella vicenda della Battaglia di Canne del 1018, con la presenza forse della più antica immagine di un cavaliere normanno e di due cavalieri bizantini in lotta.
Questa lettura non solo trova riscontro nei caratteri, ma anche nello stile arcaico che compone interamente la basilica ed i suoi bassorilievi, taluni di epoca precedente, ed altri del cantiere d'appartenenza, al quale sarebbe dovuto seguire un altro cantiere come si può evincere da un unico elemento duecentesco (o trecentesco) presente nella navata destra della chiesa, un semicapitello piatto, con motivo di foglie di acanto molto plastiche ed estruse, poggiato su un’acquasantiera in disuso, mai impiegato, ma che nel suo stile sembra essere ascrivibile ai cantieri di Santa Maria e San Pardo a Larino e di Sant'Emidio ad Agnone, ma per quanto riguarda il complesso, pare in realtà esserci una totale assonanza con i cantieri delle basiliche di San Giorgio, San Bartolomeo e San Mercurio a Campobasso (IX-X-XI sec.), alcuni elementi di Sant'Andrea a Jelsi (XI sec.), San Giovanni Rotobonis a Oratino (La Rocca) (IX-X sec.), e così via.
Senza contare che, per rievocare momentaneamente le questioni del culto per San Giorgio, nella Longobardia Minor e nei territori circostanti, sono attestate molteplici ecclesie dedicate al Santo Martire, tutte tra VII-VIII e IX secolo, che farebbero già intendere quanto non sia assolutamente fondata la supposizione sul suo culto giunto solamente dopo i risvolti della prima crociata, alla fine dell'XI secolo, ricordando ulteriormente a chi legge, che stessa sorte capitò per il vescovo di Myra, Nicola, detto anche San Nicola di Bari almeno dal 1087 in poi, ma che già era ampiamente venerato dal VI secolo, persino nella nostra regione, con chiese e badie risalenti al X secolo, la più vicina alla mia posizione proprio a Petacciato, presso il luogo di sepoltura dell'abate Adamo di Tremiti, poi Sant'Adamo confessore.
La verità di tutto ciò è molto diversa, spesso dei gruppi neotemplaristi, pur di mettere i Templari al di sopra di ogni argomento storico, finiscono per affidargli la paternità di cose che non gli sono appartenute, o meglio, che non hanno creato loro ma che essi possono solo aver sposato successivamente alla loro nascita.
Quest'anno per esempio sono già dovuto intervenire dopo un convegno neotemplarista al Cinema Sant'Antonio di Termoli, in cui si sono susseguiti una marea di sproloqui nei confronti dell'Agnus Dei (Agnello di Dio, o Agnello Crucifero), presente in una moltitudine di forme nelle facciate delle nostre chiese antiche, che un "meneghino" ha definito come simbolo templare, e che queste chiese fossero state costruite perciò dai Templari, nonostante questi stesse mostrando dei fregi dell'VIII e del IX-X secolo, ed uno della prima metà dell'XI, tutti elementi che sono antecedenti sia all'ordine di San Giovanni Gerosolimitano (Ospitalieri), sia ai cavalieri Templari, con una forte affinità di carattere evangelico invece, ispirazione ancestrale di tutte le maestranze che che hanno costruito "i pilastri della terra" in cui noi veneriamo i nostri idoli.
Ecco perché non smetterò mai di ripetere una sola cosa:Studiate, studiate e STUDIATE!!!
Bibliografie di riferimento.
•San Giorgio e il Mediterraneo, in Atti del II Colloquio internazionale per il XVII Centenario (Roma, 28-30 novembre 2003), a cura di G. De' Giovanni-Centelles, Città del Vaticano, 2004.
•La Storia di Varzi, Vol. II, di Fiorenzo Debattisti, 2001.
•Jacopo da Varazze, Legenda Aurea, Einaudi, Torino 1995.
•Eduardo Ciampi, Mino Freda, Paolo Palliccia, Paolo Velonà, San Giorgio e il Drago: l'indispensabile mito. Storia, Metastoria, Arte e Letteratura, Roma, Ed. Discendo Agitur, 2023.
•Medioevo in Molise, il cantiere della Chiesa di San Giorgio Martire a Petrella Tifernina, Di Walter Angelelli, Manuela Gianandrea, Francesco Gandolfo, Francesca Pomarici, 2012.
•Bianca Maria Margarucci Italiani, San Giorgio Martire fra Oriente e Occidente, 1987.
•Pagani e Cristiani. Forme e attestazioni di religiosità del mondo antico in Emilia, XI, 2012.
•San Giorgio e il drago riflessioni lungo un percorso d'arte, Di Sebastiano Giordano, 2005.
•Il Molise medievale e moderno, storia di uno spazio regionale, Giovanni Brancaccio, 2005.
•Italian Romanesque Sculpture, An Annotated Bibliography, Di Dorothy F. Glass, 1983.
•Gycklarmotiv i romansk konst och en tolkning av portalrelieferna på Härja kyrka, Di Jan Svanberg, 1970.
•Molise, appunti per una storia dell'arte, Luisa Mortari, 1984.
•Carlo Ebanista, Alessio Monciatti, Il Molise medievale, archeologia e arte, 2010.
•Federico Marazzi, Molise medievale cristiano, edilizia religiosa e territorio (secoli IV-XIII), 2018.
•L'arte georgiana dal IX al XIV secolo, A cura di Maria Stella Calo' Mariani, Volume 1, 1986.
•L'arte del duecento in puglia di maria stella calo mariani. fotografie di paolo monti u.a, Di Maria Stella Calò Mariani, 1984
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"Perché è bene che il tempo che passa non dia l'impressione di logorarci e disperderci inutilmente. È bene che il tempo appaia dotato di senso, come una costruzione. I riti sono nel tempo quello che la casa è nello spazio."
-Saint-Exupéry, Cittadella III
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