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#l'idea c'è però dai
susieporta · 5 months
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Quanto siamo connessi con noi stessi e di conseguenza con gli altri? Siamo coscienti di quello che si muove nella mente, nelle emozioni, nel nostro sistema psichico?
Di ciò che muove i nostri comportamenti, e che poi influisce sugli altri? Ecco, la risposta riguarda appunto quanto il nostro mondo interiore influenza il mondo esteriore, attraverso le persone ovviamente, ma non solo, anche attraverso delle energie - perché noi siamo anche campi di energia, che influenzano altri campi di energia.
Ogni persona nasce come corpo; da bambini siamo corpi ed Essenza/Coscienza. Non c'è ancora la personalità, che si forma dai 6-7 anni in poi, e continua a formarsi più o meno per tutta la vita; il periodo più importante (la prima cristallizzazione di personalità) ce l'abbiamo intorno ai 7 anni, poi a 14, poi a 21 e a 28 - che sono le varie fasi evolutive più importanti della personalità.
Però noi siamo Essenza, mentre la personalità è un'acquisizione esteriore; per cui non nasciamo con la personalità, nasciamo con delle caratteristiche essenziali.
Possiamo anche dire che nasciamo già con una sorta di “personalità”, però questa personalità ce la portiamo dietro da infinite vite; oppure, se uno non accetta l'idea di infinite vite, possiamo dire che nasciamo già con delle caratteristiche, con delle potenzialità, con dei semi da poter sviluppare, con delle qualità da portare fuori.
Per cui non è proprio vero che si nasce come delle lavagne bianche, questo può valere per il cervello ma non per la parte interiore, non per la parte spirituale. In realtà siamo degli adulti in un corpo di neonati e tantissime nostre parti, tante nostre qualità (noi le chiamiamo qualità essenziali, vere qualità), richiedono un terreno adatto per potersi manifestare - terreno che dovrebbe essere la famiglia, nella misura in cui la famiglia riconosce chi siamo, cosa siamo e quali sono le nostre qualità.
La famiglia dovrebbe aiutarci a manifestare le nostre qualità e potenzialità essenziali, e a formare una vera personalità.
La personalità che si forma dovrebbe essere strettamente connessa con l'Essenza, con le qualità essenziali.
Questo però accade solo se la famiglia, i genitori o chi ci educa utilizzano un metodo socratico, e quindi aiutano il bambino o la bambina a portare fuori le sue caratteristiche e le sue qualità, aiutando i suoi semi a trovare un terreno buono per poter manifestare le sue caratteristiche reali.
È diverso invece quando la famiglia o chi ci educa non riesce a percepire cosa realmente siamo, le nostre capacità, abilità e potenzialità, ed è fin troppo preoccupato a educarci secondo gli standard familiari e collettivi.
Quindi ti dicono: “Devi essere così, devi fare questo, devi diventare quell'altro, devi essere un po' più così, un po' più cosà, ma non troppo…”, che va bene, ma se non si tiene conto anche delle vere caratteristiche, che cosa succede?
Che formeremo una personalità falsa, non vera, cioè totalmente autocostruita, che viene interamente dal di fuori, che non tiene conto di ciò che siamo dentro; ed ecco che avremo un conflitto tra essenza - ciò che noi siamo nel profondo - e la personalità che abbiamo formato in seno alla famiglia, ai parenti, alla scuola, a fratelli, sorelle, eccetera.
E questo crea un grosso problema, perché genera uno scollegamento tra la personalità esterna, quindi la falsa personalità (che non è noi, non è connessa a noi) e ciò che siamo dentro, la nostra essenza, che dovrebbe invece formare la vera personalità.
Questo è molto importante perché ci permette di capire che, nella misura in cui veniamo “educati” da mamma, da papà, dai nonni, dalla scuola, e nessuno di loro tiene conto di ciò che siamo dentro, ognuna delle persone che ci educa e ci dice delle cose su di noi formerà un io, una parte della falsa personalità, ognuna diversa dall'altra, perché nessuno tiene conto di ciò che siamo; per cui il papà si aspetterà che noi siamo così, così, così… la mamma si aspetterà questo, questo, quello… i fratelli maggiori, i nonni, gli insegnanti, gli educatori o tutte le persone della nostra vita, ognuno ci metterà un'etichetta, si aspetterà qualcosa da noi, vorrà che noi diventiamo più questo e meno quello etc.
Alla fine, crescendo, saremo sempre più scollegati da ciò che siamo in profondità e sempre più proiettati in una falsa personalità, che è a sua volta suddivisa in tante sub-personalità, ognuna sviluppata per soddisfare le aspettative di chi ci ha educato e ha grandi aspettative su di noi, (che potrebbero essere anche gli insegnanti, fino all'università).
E quindi noi non siamo uno, connessi, non abbiamo una sola personalità, ma abbiamo tante personalità che nel lavoro chiamiamo io divisi.
Questo è un problema che chiamiamo frammentazione: è come avere non un unico io, un'unica personalità e un'unica essenza, ma una multi-personalità che cambia a seconda di chi abbiamo davanti, in base a quello che evoca, e che dipende molto dall'educazione fino ai 28-30 anni.
Tutto questo non è assolutamente connesso con ciò che noi veramente siamo.
ROBERTO POTOCNIAK
Poi aggiungiamo a questo anche tutto il nostro vissuto, la nostra storia personale, le ferite, tutto quello che abbiamo vissuto - piaceri e dolori, abbandoni, tradimenti, problemi di licenziamenti, problemi con il lavoro, problemi di soldi, problemi con la famiglia… ed ecco che abbiamo, nella struttura di adulti, un'essenza totalmente circondata e bloccata da una storia personale spesso molto pesante, e uno spesso strato di personalità, sempre sulla difensiva - perché deve difendere la sofferenza che ci portiamo dietro nella storia personale. Nella storia personale c'è tutto quello che hai vissuto, soprattutto quello che ha creato ferite e sofferenza, dalla prima infanzia in poi. La personalità in qualche maniera tiene a bada la sofferenza e ti dà una facciata, una maschera, una serie di maschere, una serie di io e quindi una serie di maschere, che ti permettono di relazionarti con le persone.
Questo è per dare un accenno, perché in realtà c'è molta altra roba, ma intanto lavoriamo su questo. Quindi: quando entro in relazione con gli altri, devo sapere che ho una personalità frammentata, in cui ogni parte è diversa dall'altra; ho una storia personale molto spesso carica di dolore e sofferenza, e ho la mia piccola essenza, non sviluppata perché non è mai stata finita di sviluppare, che è bloccata all'interno e dalla quale sono praticamente disconnesso.
Quando entriamo in relazione dobbiamo tener conto che portiamo tutta questa roba all'interno della relazione. Qui non ho messo tutte le varie sfumature della storia personale, tutte le altre caratteristiche della personalità e dell'essenza - che non è per nulla sviluppata. Ma è come se fuori sembrassimo un adulto bello, fatto, finito, forte (oppure anche in crisi, non ha importanza), mentre all’interno c'è un mare di sofferenza e di problemi, e dentro, ancora più in profondità, c'è un bambino o bambina in panico, arrabbiato, arrabbiata, carica di paura ma anche piena di potenzialità, mai sviluppata, mai cresciuta, che aspetta di venire fuori.
E tutto questo poi, quando cominciamo a relazionarci con l'altro sesso - crescendo, soprattutto da adulti - tutto questo comincia a spingere, spingere, spingere... Si parte sempre dall'amore, dall'innamoramento, dall'amicizia, e poi nel tempo vengono fuori i disastri, perché ci relazioniamo solo dalla personalità frontale, che è più un insieme di maschere, senza tener conto della frammentazione della storia personale, delle ferite, della sofferenza e della nostra essenza bambina - che al minimo problema piange, scappa, protesta, proprio come un bambino di 5-6 anni anche se ne abbiamo 40, 50, 60.
E questo ci dovrebbe far riflettere sul perché, da dove arrivano tutte queste aspettative della relazione, da dove deriva la rabbia, la frustrazione, la delusione, come mai non riusciamo a ripartire puliti in una nuova relazione.
Roberto Potocniak
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arreton · 1 year
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A conti fatti, ormai, credo proprio che era inevitabile che andasse così visto il contesto socio-economico e culturale in cui sono cresciuta ed il tipo di persona a cui sono incline e che ne è venuto fuori dal contesto di cui sopra. Era inevitabile che a trentanni non avessi "qualifiche" (che facciano curriculum almeno), che non avessi una "carriera". Ma a me non pesa. Nel senso che andare a fare lavori socialmente etichettati come "umili" (che poi sono pure i più necessari: se fate i signorotti turisti di sto cazzo è perché c'è gente che si sbatte per prepararvi da mangiare, pulire la stanza, servirvi e riverirvi vendendovi l'illusione che siete importanti! E no, non potete dire nemmeno "eh ma vengono pagati", perché non vengono pagati abbastanza!) non mi pesa, non la vedo come una umiliazione né come mancanza di aspirazione. Io bado solo allo stipendio, a quante risorse di tempo e mentali mi chiedono. A parità di stipendio, ad esempio, preferirei di gran lunga fare le pulizie negli hotel piuttosto che fare la segretaria in qualche studio di staminchia, se è mentalmente meno usurante e se mi lascia più tempo libero a disposizione. A me interessa solo campare bene, tranquilla, avere i miei soldi da poter spendere in libri o roba totalmente "inutile" e queste cose non è detto che li hai solo con una "carriera" (ed infatti si è visto che fine fanno tutti sti laureati da 110elode).
Oltretutto il mio animo utopistico resta sempre rivoluzionario, crede ancora in una rivoluzione, crede ancora di poter "convincere la gente", di poterla "cambiare" e allora mi dico che vado a fare dei lavori "umili", mi unisco ad altra gente come me e facciamo la rivoluzione. Qualche giorno fa lo dicevo a proposito di un lavoro in Germania: "dai" dicevo "andiamo in Germania così vado a lavorare là e vado a fare la rivoluzione. Ché la rivoluzione deve partire dalla Germania. Realizziamo la visione di Marx".
Su questo forse voglio campare di illusione: sebbene mi renda conto che sono circondata da gente che ha i propri bias cognitivi del tutto sfasati, però voglio credere che arriverà una narrazione efficace – e dall'alto della mia umiltà sarò io ad elaborare questa narrazione efficace – e allora inizieremo tutti a lottare per la dignità ed i diritti che ci siamo fatti togliere.
E poi io sto sempre con l'idea che prima o poi mi iscriverò all'università. Pure se andrò a pulire i cessi.
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multiverseofseries · 2 months
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Now You See Me - I maghi del crimine (2013)
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Un quartetto di maghi rapinatori di banche braccato dall'FBI in un gioco di prestigio e illusione nel quale spettatori e protagonisti non sono mai sicuri di chi sia un passo avanti ed uno indietro. Grandi premesse e grande cast per un film che parte col botto ma si incarta poi nello sviluppo e alla fine non convince del tutto.
Il trucco c'è ma non si vede
Un lungo prologo che precede i titoli di testa ci presenta uno per uno i quattro maghi protagonisti nel pieno dell'azione delle loro performance: J. Daniel Atlas (Jesse Eisenberg), prestigiatore e seduttore; la sua ex assistente Henley Reeves (Isla Fisher) specializzata in escapologia; il mentalista e ipnotista Merritt McKinney (Woody Harrelson); Jack Wilder (Dave Franco) manolesta non solo con le carte e imbattibile con le serrature. Fino a quando i destini dei quattro non vengono ricongiunti da un misterioso committente che recapita ad ognuno una carta dei tarocchi con delle istruzioni da seguire e che li porterà ad incontrarsi in un loft a New York dove li aspetta un sorpresa. Li ritroviamo un anno dopo in tournée come the Four Horsemen, i Quattro Cavalieri, quattro maghi che hanno unito le forze per dare vita allo show più incredibile del mondo, all'apice del successo grazie al loro impresario e finanziatore il miliardario Arthur Tressler (Michael Caine): dal vivo sul palco del MGM Grand di Las Vegas riescono a svuotare magicamente il caveau di una banca di Parigi e far piovere le banconote rubate sul pubblico in delirio. Magia? Grande illusione? O una rapina bella e buona? L'FBI si fionda su di loro ma evidentemente è difficile incastrarli… a meno che non si voglia ammettere che la magia esiste! L'agente speciale Dylan Rhodes (Mark Ruffalo) con la collega francese dell'Interpol Alma Dray (Mélanie Laurent) si mettono alle calcagna dei Four Horsemen, assistiti dall'enigmatico Thaddeus Bradley (Morgan Freeman), un ex illusionista che ora si dedica a smascherare i trucchi e svelare i segreti dei maghi famosi.
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Comincia un inseguimento sfrenato, una partita a scacchi di abilità, intelligenza e furbizia per smascherare i Quattro Cavalieri, scoprire il loro trucco e impedire che colpiscano ancora nelle successive tappe del loro show che li porterà braccati dall'FBI prima a New Orleans e infine a New York. Chi sono i quattro maghi e perché fanno quello che fanno? Cosa c'è dietro? Novelli Robin Hood che rubano ai ricchi per dare ai poveri o abili truffatori che perseguono solamente i loro interessi? Chi è il misterioso deus ex machina che muove i fili e manovra il tutto nell'ombra, se ce n'è uno? Il film gioca col pubblico, così come i protagonisti tra loro, facendogli credere di essere un passo avanti quando invece è sempre un passo indietro, ovvero "pensi di sapere ciò che stai vedendo e invece non lo sai".
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E per un po' stare al gioco è divertente, l'idea è quella di portare lo spettatore ogni volta a credere di avere scoperto il trucco e puntualmente ad essere smentito dalla storia che invece prende un'altra direzione. Ricordate la massima di The Prestige? "Non è importante il prestigio in sè, quanto il trucco che si nasconde dietro". Più guardi da vicino tanto più facile sarà ingannarvi, ci ammonisce sin dall'inizio la voce di Jesse Eisenberg: un invito esplicito a concentrarsi sulla visione d'insieme, che però alla fine sembra sfuggire anche a regista e attori, non solo al pubblico, che forse può trovarsi un po' frastornato dai continui movimenti della macchina sempre in picchiata di Louis Leterrier, sicuramente più suo agio con gli effetti speciali e le scene d'azione che con i risvolti e le sottigliezze di un heist movie con la variante della magia. Il film offre comunque un intrattenimento di buon livello supportato da un cast interessante ed eterogeneo: Jesse Eisenberg è il più carismatico dei maghi, con i suoi tic e la parlantina, sue sono le battute migliori del film insieme a Mark Ruffalo, come al solito stropicciato e divertente. Woody Harrelson invece è colpevolmente sottoutilizzato, Michael Caine e Morgan Freeman al minimo sindacale. A forza però di deviare l'attenzione dello spettatore costringendolo in continuazione a guardare dall'altra parte per confonderlo e fare sì che non scopra dove sia il trucco che c'è dietro, regista e sceneggiatori perdono il bandolo della matassa e faticano a tenere alto il livello d'interesse del pubblico, come dire che dopo le premesse davvero magiche segue uno sviluppo della storia molto meno coinvolgente. La sensazione è che a forza di rimescolare le carte ogni tanto qualcuna sfugga dal mazzo o piuttosto che i protagonisti rimangano loro stessi incartati negli alti e bassi di una sceneggiatura lacunosa e con più di qualche buco, e alla fine, anche nel momento in cui il trucco dietro al prestigio viene finalmente rivelato, si rimane più confusi che persuasi.
Parafrasando il sopraccitato film di Nolan, se "ogni grande numero di magia è costituito da tre parti, la Presentazione, il Colpo di Scena ed il Prestigio", diciamo che Now You See Me per le prime due se la cava discretamente, ma al momento del Prestigio dove "succede l'inaspettato, dove vedi qualcosa che non hai mai visto prima", allora siamo ben lontani dal restare strabiliati.
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seoul-italybts · 9 months
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[✎ ITA] Intervista SUGA : Beyond The Stage Photobook - The Day We Meet⠸ 22.12.2023 💜⟭ 3 / 7 ⟬💜
Beyond The Stage
BTS DOCUMENTARY PHOTOBOOK
The Day We Meet
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3. SUGA
Gli oggetti preferiti di SUGA
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29 MARZO 2020
Queste sono le mie agende dei testi, in cui annoto tutte le canzoni che ho scritto finora. A dire il vero, ne ho anche altre perché preferisco scriverle a mano. Ho molti blocchetti d'appunti, tutti piuttosto simili, ma di fatto non c'è uno stile che preferisco. Semplicemente, metto alla mano ciò che trovo in ufficio, presso l'agenzia.
Oltre ai testi, vi annoto anche i miei pensieri o altre cose random, come le mie coordinate bancarie o simili (ride). Ad ogni modo, sì, questi diari sono gli oggetti più importanti per me.
22 APRILE 2020 __Un Giorno
Ora che ci tocca questa pausa improvvisa, mi spiace un po' di aver solo sempre preso di petto il futuro, correndo senza mai guardarmi indietro. Non credo di aver fatto abbastanza. Ho quasi 30 anni e pochi ricordi cui ripensare. Il lavoro è sempre stato tutta la mia vita e finora ho vissuto solo per il lavoro. Mi sono sempre solo spinto al limite, e tutto unicamente per il successo.
10-11 OTTOBRE 2020 __BTS Map of the Soul ON:E
È stato un po' triste doverlo organizzare online ma, al contempo, sono grato per quest'opportunità. È pazzesco quanto siano cambiate le cose, ai giorni nostri, e cerchiamo di sfruttare al meglio la tecnologia. Ma sì, sento decisamente la mancanza del calore umano di un pubblico reale. Ho sempre nutrito un profondo amore per le esibizioni live.
OTTOBRE 2020
Ad inizio anno, quando il tour è stato cancellato, ne ho avvertito molto la gravità. Non fare niente mi mette ansia e non ricordo di aver mai avuto una pausa simile, nel corso della mia carriera. Però, il fatto di restare in Corea, mi dà un certo senso di stabilità. Nel pieno dei precedenti tour, mi capitava spesso di chiedermi "Dov'è che sono, già?" Mentre ora, quando mi sveglio, sono nel mio letto, a casa mia.
Sto cercando di sfruttare al meglio questa pausa, provando varie cose, tipo studiare o dedicarmi ai miei hobby. Quindi, sì, trovo sia stato un anno di alti e bassi.
FEBBRAIO 2021
"Come mi sentirei se non ci fosse nessuno ad assistere alle mie esibizioni? Se determinate location ci fossero precluse?" Ed è esattamente ciò che sto sperimentando in questo periodo. Quindi ora più che mai queste cose mi sembrano estremamente preziose.
15 MARZO 2021 __63a Ediz. dei Grammy Awards
È stata un po' una delusione. Era da un po' che non provavo rammarico per 'non aver vinto un premio', quindi, in un certo senso, è stato anche uno stimolo. Mi ha dato la motivazione necessaria per lavorare ancor più sodo.
MAGGIO 2021
È apparso subito evidente quanto i membri non sopportassero l'idea di non poter andare in tour. Prima, quando andavamo in tournée, eravamo soliti dire "Che fatica, è dura", ma immagino fosse meno peggio di quanto la facessimo sembrare (ride). Ecco perché desideriamo tutti quanti tornare in tour. Credo i BTS abbiano ancora diverso lavoro all'orizzonte.
Ultimamente, sono piuttosto fiero di me stesso. In passato, ero solito pensare "Questo è tutto ciò che sai fare?", mentre ora mi dico "Stai andando alla grande, hai dato il massimo." Rispetto ad inizio anno scorso, la mia personalità è cambiata un sacco e così anche la mia prospettiva e modo di interpretare e approcciarmi alla vita.
AGOSTO 2021
Ormai mi sono abituato alla situazione, all'assenza di tour, e a dire il vero la cosa mi preoccupa un po'. Non sono sicuro riuscirò poi a riabituarmici, ormai è passato più di un anno dall'ultima tournée.
SETTEMBRE 2021
Mentre ero in Corea, ho provato nuovi videogiochi, a guardare film e serie TV e altro. Ho provato tante cose è mi è servito per conoscere meglio me stesso; mi annoio piuttosto facilmente. Se mi concentro su una stessa cosa per troppo tempo, ad un certo punto perdo interesse. È sempre stato così, qualsiasi cosa facessi. Invece della musica non mi stanco. Ho riflettuto molto sul perché io continui a fare musica, e credo che sia perché mi piace e diverte.
24 OTTOBRE 2021
__BTS Permission to Dance on Stage
È sempre brutto non avere pubblico. Un conto è che ci siano alcuni posti o sezioni vuote perché non ci è stato possibile vendere biglietti a sufficienza, ma l'assenza di pubblico è tutta un'altra storia.
27-28 NOVEMBRE / 1-2 DICEMBRE 2021
__BTS Permission to Dance on Stage LA
Durante il soundcheck, non avevo ancora realizzato effettivamente che questa volta lo stadio sarebbe stato pieno. Mi chiedevo come sarebbe stato, una volta iniziato il concerto. Quando il maxi schermo si è sollevato e ho sentito le grida, ho pensato, "Oh, [finalmente] di nuovo come due anni fa."
NOVEMBRE 2021
Volevamo che il pubblico pensasse, "Sono davvero in gamba!". Forse sarà perché ci è mancato il poterci esibire in concerto, ma nonostante i due anni di pausa credo i BTS siano ancora migliorati nelle esibizioni, lo trovo davvero incredibile, è piuttosto sorprendente.
APRILE 2022
In un certo senso, sono grato ci si presentino ancora sfide apparentemente insormontabili. Credo sia qualcosa da apprezzare.
8-9 & 15-16 APRILE 2022
__BTS Permission to Dance on Stage Las Vegas
È stato come riscoprire qualcosa che avevo dimenticato. E questo qualcosa è me stesso: quando non abbiamo potuto esibirci in presenza di un pubblico, è stato come dimenticare e perdere la persona che ero, e ora l'ho riscoperta.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS⠸ Twitter
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colonna-durruti · 2 years
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Alessandro Gilioli
Oggi Repubblica è in sciopero, o meglio era in sciopero ieri quindi non esce oggi.
In sostanza, nell'incontro con i giornalisti l'azienda ha ammesso che sta smantellando se stessa: per adesso sono in vendita i quotidiani locali (quelli che restano, molti sono già stati ceduti) poi si vedrà.
Fondamentalmente i giornalisti temono che alla fine anche Repubblica sarà venduta o svenduta, come un anno fa è successo con l'Espresso.
Da tre anni, circa, il proprietario del gruppo è John Elkann, che l'ha pagato meno di Cristiano Ronaldo.
L'ha comprato dai figli di De Benedetti, a cui il padre l'aveva incautamente regalato. Ai figli però non fregava nulla di fare giornali. Allora hanno preso i soldi di Elkann per liberarsene, facendo infuriare il padre che quindi ha fondato il Domani.
Perché Elkann tre anni fa si sia preso il gruppo è ancora incerto. Lui diceva di voler portare avanti il sogno dello zio, Carlo Caracciolo, che con Scalfari fu il cofondatore del tutto. Insomma una questione di affetti familiari. Più probabile che pensasse di ottenerne qualche utilità per il resto del suo impero, insomma "influenzare" - del resto i padroni dei giornali oggi sono tali solo per questo motivo, non è che ci fanno direttamente profitti.
Quello che è certo invece è che in tre anni Elkann non ne ha azzeccata una, a iniziare dalla scelta di un direttore di centrodestra, che ovviamente ha fatto scappare firme e lettori di sinistra (Scalfari, per capirci, parlava a lettori che andavano dal partito repubblicano alla sinistra extraparlamentare, passando per sinistra Dc, Psi, Pci, Partito Radicale. Ezio Mauro portò avanti questa grande apertura con il gigantesco ombrello collettivo dell'antiberlusconismo).
Oltre al direttore di Rep., Elkann ha cambiato anche il capoazienda, insomma l'ad, mettendoci un suo amico ed ex compagno di studi, peraltro fin lì ignaro di editoria. Adesso questo ad è anche a capo della Juventus. Non è chiaro come si sdoppi, peraltro in due campi che non conosceva. Caracciolo i giornali li conosceva e li amava. De Benedetti senior anche. Forse per fare bene un prodotto devi conoscerne e amarne la fabbricazione: in generale e non solo per l'editoria.
In questi anni tutti i quotidiani o quasi hanno perso moltissime copie, si sa che i giornali sono un mercato in declino. Repubblica però è riuscita a perderne quasi il doppio degli altri.
Sul crollo reputazionale e di autorevolezza, invece, non ci sono numeri: ognuno la pensi come vuole.
In compenso a Repubblica si fa un grandissimo parlare di digitalizzazione. Un piano digitale dopo l'altro. L'idea è di vendere contenuti on line, anche staccati dalla vecchia cornice dell'acquisto di un giornale come tale (cartaceo o su tablet che sia). Probabilmente è una buona idea, almeno così ci dicono alcune "case histories" all'estero. Resta da vedere cosa c'è in questi contenuti, perché poi alla fine conta quello: se sono vendibili o meno, se gli utenti li apprezzano, se se li comprano.
Vedremo. Nell'attesa si vendono al primo che passa giornali e giornalisti, cioè si mandano via produttori di contenuti.
Appena arrivato, Elkann si è liberato di MicroMega, considerato troppo di sinistra. Poi ha venduto l'Espresso al proprietario della Salernitana, che ha già fatto fuori il suo primo direttore, Lirio Abbate, che aveva preso il posto di Damilano. Adesso l'Espresso è diventato un'emulazione meno moderna e meno smart del settimanale Oggi. Il suo editorialista di punta è diventato Maurizio Costanzo, dove prima c'era Umberto Eco. Però è impacchettato bene perché gli sono rimasti un bravo art director e una brava photo editor, oltre ad alcuni bravi giornalisti che fanno il possibile
Negli ultimi mesi si sono diffuse voci che il proprietario della Salernitana si stia per comprare anche Repubblica.
Per ora l'azienda conferma solo di non avere più "un perimetro" di testate da mantenere, restando sul vago.
Di qui lo sciopero di oggi, anzi di ieri.
Per favore non scrivete qui sotto che Repubblica è brutta, vi fa schifo etc. Intanto perché non si bastona un cane che affoga. Ma soprattutto perché è stato un grande giornale, uno dei pezzi migliori della nostra società per quarant'anni - e l'Espresso per oltre sessanta.
Per me poi sono stati giornali formativi, da lettore, fin dalla prima adolescenza. Formativi anche della coscienza civile e politica.
E' stato un onore lavorare 18 anni all'Espresso. Quando ho firmato, nel 2002, volevo rimanerci per tutta la vita.
Poi le cose cambiano. E se vuoi far ridere Dio raccontagli i tuoi progetti, come dice un proverbio yiddish.
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vashthewitch · 4 months
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inoltre, si dovrebbe pensare agli artisti come ad un lignaggio specifico e ridotto. la faccio molto semplice, ma è così che la penso anche se non è una cosa accettabile fuori da qui. ogni artista è come se avesse un potere magico: c'è chi usa il fuoco, che avvelena, chi costruisce giocattoli. sono figure in cui si sommano saperi diversi, anche noti, ma questi saperi vengono riformulati e trasformati in qualcosa di inutile. inutile nel senso di qualcosa che non ha un risultato pratico, spendibile all'interno della vita. gli artisti possono essere intrattenitori, e quindi costruire cose inutili che fanno rimanere a occhi aperti perché difficilissime e spettacolari; oppure criptici, e quindi costruire cose inutili incomprensibili al grande pubblico. in entrambi i casi però, quello che fanno parlerà soprattutto ad altri artisti, tanto di ieri quanto di domani. chi non è artista perderà il vero messaggio dietro l'opera o lo assorbirà superficialmente. e comunque va benissimo. gli oggetti d'arte però, e quindi il loro apprezzamento, solidificano un sodalizio eterno tra artisti che sono essenzialmente esseri umani devoti al superfluo. sono testimonianze che rafforzano l'idea che la propria esistenza di artista non sia solitaria e inutile: se qualcuno prima di noi l'ha fatto possiamo farlo anche noi. l'artista, spesso, quasi sempre, non può fare a meno di fare quello che fa. non può esimersi dal fare cose inutili.
per tutte le altre persone, l'opera d'arte è l'esempio di una deviazione dal rettilineo della vita. dimostra una dissipazione di quel che si sa. e soprattutto che, se anche si spreca o non si produce non succede nulla di male, ma solo qualcosa di diverso. per le altre persone le opere d'arte sono incredibili nel senso che non si può credere che qualcuno abbia fatto quel che ha fatto, abbia agito senza produrre o prodotto senza guadagnare o prodotto senza un perché (un perché non per forza capitalistico, ma anche pratico).
nella vita di tutti i giorni si incontrano molti atti artistici. vengono soprattutto da artigiani e dai vecchi. li si riconosce perché sono gesti, come per esempio ricette di cucina, dove l'inutile ha un ruolo fondamentale. la nonna di sofia toglieva i semini dalle fragole per fare una marmellata prelibatissima proprio a lei, la nipote preferita. questo gesto è evidentemente artistico, perché tende inutilmente ad una perfezione immaginata per l'occasione e in questo sforzo genera una cosa che non è il soddisfacimento del palato, ma un'emozione (diciamo così ma è più complesso di così, perché diventa anche ricordo, diventa un gesto di cura che però vuole accarezzare una cosa più profonda di una ferita o di una insicurezza; vuole dimostrare l'amore e consolare e dire che ci si sarà sempre e per sempre - e questo è impossibile, ma non importa. nel futuro, poi, sofia si ricorderà di questa cosa assurda e impossibile e ci legherà attorno l'amore per sua nonna).
l'opera d'arte è questo ma all'ennesimo livello. perché perde tutti i collegamenti con la realtà e l'utilità delle cose. non c'è nessuna marmellata, nessuna fragola nessun semino da togliere. o se ci sono, manca il contesto in cui questi dovrebbero avere senso. l'opera è difficile perché noi non siamo i nipoti, ma non per questo è impossibile. non sempre le opere d'arte sono destinate ad una persona specificatamente. a volte sono gesti così, come quella marmellata, ma fatti per sé. e se non sono per nessuno allora sono per tutti, anche perché tutti gli artisti vogliono essere guardati e, in fondo, capiti.
io ho cominciato a capire questo guardando agli impressionisti. non avevo mai misurato il loro potere eversivo fino a quando non ho letto un po' di cronache e ho capito che non erano mai stati i soggetti il punto. il soggetto era quel che c'era fuori sotto gli occhi, ma il punto era trasformare quel fuori. una trasformazione inutile, ma portata allo sfinimento, prendendo i soggetti e trasformandoli in macchie di colore che però fossero anche, insieme, riconoscibili.
serve stare continuamente su questa soglia quando si guarda l'opera d'arte. il problema però, materia di un altro post, è dov'è che guardiamo l'opera. perché l'esperienza al museo o alla mostra è una cosa sbagliatissima. è una cosa che si può fare solo se prima hai capito che ogni opera parla di libertà in un modo molto più concreto, ma anche meno idealistico, di qualsiasi testo filosofico. è una libertà pratica che, di volta in volta, da contesto in contesto, ci si può trovare a misurare. libertà di agire per il nulla, di sprecare fiato, senza però scomparire. l'arte, per i non artisti, serve proprio a questo. per loro invece, lo abbiamo già detto, ha un'altra funzione.
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gcorvetti · 8 months
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30.
Ho letto sta cosa che a Bologna hanno messo il limite di velocità a 30 km/h e naturalmente ci sono vari post di lamento oltre ai vari meme. Qua il limite in città è di 50 km/h e in alcune strade di 30 tipo vicino alle scuole o al centro dove è pieno di pedoni. Beh, se si considera che qua si rispetta il codice della strada, ci si ferma allo stop e prima delle strisce pedonali quando qualcuno è in procinto di attraversare, si può capire che da quel punto di vista forse sono più avanti, infatti oramai sono abituato nonostante non ho l'auto e prendo quella della mia compagna di più d'inverno ed è una cosa che mi spaventa di questo imminente spostamento a CT perché nella mia città si guida come dei folli senza rispettare nessuna segnaletica e spesso a velocità folle in pieno centro urbano, come un pò in tutto il sud, senza contare un uso eccessivo del clacson, cosa che qua non esiste, mai usato. Che l'italiano non ama le regole lo sappiamo, che a rispettarle gli viene l'orticaria è risaputo, ma che a lamentarsi è il primo in classifica. Sembra che questa sia una precauzione per evitare incidenti, che sappiamo dalle cronache essere all'ordine del giorno, ma cosa cambia se il limite è a 50 e non si rispetta comunque? Scommetto che se fosse a 100 lo infrangereste lo stesso solo per il gusto di farlo. Seguire le regole, in questo caso stradali, non è solo un dovere del cittadino ma anche un forte segno di senso civico e se tutti seguissero le leggi non ci sarebbe da preoccuparsi, che so, di attraversare la strada senza il timore di essere stirati anche sulle strisce pedonali. Ovvio che mi sembra un'assurdità però se chi mette le regole arriva a questo estremo vuol dire che ve lo meritate, no? Sicuramente tu che leggi no, ma ci sono persone che quando si siedono al volante gli prende una sorta di pazzia e devono andare veloce, certo sicuramente hanno un auto che gli permette di farlo e si credono grandi piloti, magari giocano a qualche video gioco di auto dove vincono sempre e vanno a 300 km/h ma è un gioco, però non considerano che i piloti girano su percorsi fatti ad hoc senza traffico e pedoni e hanno delle auto apposite per andare ad alte velocità e sono iper allenati per farlo, lui magari la sera prima ha bevuto o non si è svegliato come si deve perché è in ritardo e ha i nervi tesi perché non vuole arrivare tardi a lavoro. Sicuramente c'è un amminchiamento su certe cose e si ignorano altre che magari sono più importanti, come il fatto che vi fottono il paese e non ve ne accorgete perché siete in guerra col vicino, col nero, con l'omosessuale, come se il prossimo sia il nemico e non quello che vi dice che lo è. Molti si credono rivoluzionari o anarchici solo perché non seguono le regole, non è questa la rivoluzione che serve adesso, casomai. Questo è solo un mio punto di vista, perché ho letto da qualche parte che è una sorta di addestramento ad obbedire, sicuro? Lo dico a quel tizio che scrive che hanno iniziato col vaccino e ora i 30 all'ora, poi cosa? Sei cresciuto con l'idea di trovare un lavoro fisso e di passare la tua vita con una donna sola, di fare figli e farli crescere come te, non credi che questo sia già un addomesticamento? Inquararti e diventare un bravo cittadino non lo è? E ripeto non è violando le leggi che diventi rivoluzionario, la rivoluzione la fai quando non vuoi inquadrarti anche se rispetti le leggi, che poi in Italia sei già fuori dal coro se rispetti le regole visto che ognuno se le fa a modo suo.
Va bè vi lascio alla vostra diatriba inutile che vi distoglie dai problemi reali con un brano che calza a pennello del caro Frankie HI-NRG MC che stimo moltissimo.
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spettriedemoni · 1 year
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2 agosto 1980
Se ci fermiamo solo al singolo fatto, alla strage di Bologna avvenuta alle 10:25 di quel mattino di agosto, secondo me perdiamo un po' la veduta d'insieme. Il punto vero a mio avviso di quella strage resta soprattutto il "perché".
Perché quella strage? Perché proprio a Bologna e non a Roma o Milano o un'altra città? Si è detto che per quella strage di matrice fascista si sia scelto Bologna perché era una città amministrata dal PCI al centro di una regione prettamente di sinistra eppure anche così il movente sembra debole. Occorre allargare la visuale per poter rimettere insieme i pezzi del puzzle.
Se allarghiamo il quadro e vediamo cosa succede in quegli anni allora c'è un'altra data che colpisce, quella del 26 giugno di quello stesso anno: la Strage di Ustica. Un aereo della compagnia Itavia modello DC9 precipita a largo delle coste dell'isola di Ustica. Era diretto a Palermo ed era partito da Bologna dall'aeroporto Marconi. Una coincidenza che fosse partito proprio da Bologna? Chissà.
Andando avanti ci sono altre cose che colpiscono e sono i tanti depistaggi verificatisi durante le indagini su questa strage: si parla di un cedimento strutturale, poi di una bomba (ed ecco che la bomba torna). Più avanti nel tempo si scopriranno dei tracciati radar, un MIG libico caduto in Calabria, e il bagno pressoché integro del DC9 dove avrebbe dovuto esserci la bomba così a farsi strada sempre di più è la possibilità che in realtà l'aereo fosse stato abbattuto.
Perché fu abbattuto? La teoria più plausibile è che in quel momento il DC9 fosse nel bel mezzo di una guerra aerea tra forze NATO e MIG libici. Taluni sospettano che i MIG libici passassero sui nostri cieli per raggiungere l'allora Unione Sovietica in modo da poter fare tutte quelle operazioni di manutenzione necessarie alla flotta aerea libica. In cambio Gheddafi ci permetteva l'estrazione dai suoi pozzi petroliferi e faceva affari con il nostro governo nonostante l'embargo. È una teoria ma se fosse vera, la prima cosa che ci viene da chiedere è come evitare che un incidente come l'abbattimento per errore di un aereo civile passeggeri possa creare problemi?
Cerchi di nascondere la verità. Cerchi di far passare l'idea che si tratti di un atto terroristico (una bomba appunto) o un cedimento strutturale. La seconda teoria crolla anche per la determinazione del titolare dell'ITAVIA che non ci sta a passare come colpevole di una situazione che invece lo vede vittima. Resta l'attentato terroristico.
Quale miglior modo per far credere che sia stato un attentato se non quello di piazzare una bomba nella stessa città di partenza dell'aereo poco più di un mese dopo?
Assurdo, vero? Eppure...
Guardate le morti strane avvenute negli anni capitate a tutti coloro che sapevano qualcosa su Ustica. Ci sarebbero anche i due piloti dell'areonautica militare Nutarelli e Naldini morti a Rammstein durante l'esibizione delle Frecce Tricolore. Va detto però che Rosario Priore, il magistrato che indaga su Ustica ritiene "sproporzionato — tuttavia non inverosimile — organizzare un simile incidente, con esito incerto, per eliminare quei due importanti testimoni".
E se fosse invece tutto vero? Se anche la Strage di Bologna un modo per occultare la verità? Certo non sarebbe servito a nulla visto che poi sono usciti comunque pezzi di verità della stage di Ustica, però all'epoca quello poteva essere l'unico modo per far credere alla teoria della bomba sul DC9.
Perché?
In fondo è questa la vera domanda. Il "chi?" o il "come?" sono solo distrazioni per il pubblico.
Più ci penso e più mi convinco che l'unico vero possibile "perché?" sia quello di nascondere il vero motivo per cui il DC9 è caduto: un errore mentre era in corso una battaglia aerea nei cieli italiani.
Sembra un romanzo, una spy story, solo che questa è la realtà, è storia, è successo davvero.
Inquietante, vero?
Ma magari mi sbaglio e sono solo uno dei tanti complottisti che popolano il web.
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fayesdiary · 1 year
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4, 5, 6, and 9 for the Echoes ask game
Speak Your Language Day Asks 🇮🇹
4) Which Act of the game is your favorite, gameplay or story-wise?
Hmm, sono indecisto tra Act 3 e Act 4.
Act 3 è quando il gioco si apre per davvero e ti apre le porte a tutte le cose divertenti che puoi fare oltre che avere la miglior caratterizzatione, ma Act 4 è quando la storia si fa davvero interessante!
...Problema che è anche l'Atto che lato Celica ha molti, molti problemi sia riguardo la storia che il gameplay.
5) What's an aspect of Echoes you feel is underappreciated?
Ho già menzionato i villaggi e i flavor text, quindi direi le voice clip e finali speciali se certi personaggi muoiono e i loro cari si disperano.
E' fantastica caratterizzazione e ti fa sentire da schifo se lasci morire qualcuno in un'Ironman. Ne, uh, so qualcosa😅
6) What's your favourite song?
Twilight of the Gods è una scelta ovvia, ma adoro anche Truth e Revelation, mi sembra si chiamino?
I temi di Rigel Castle e Mila Temple, insomma.
9) Did you like the map exploration and why?
La mia prima playthrough? Sì.
Ora? Ehhhhhhhh.
La mappa nell'overworld è divertente fino a quando non arrivano i rinforzi e da lì diventa uno strazio con scontri inevitabili e che a volte ti ammazzano un personaggio Turno 1 senza che ci puoi fare niente (di nuovo, ne so qualcosa), e idem i dungeon sono divertenti la prima volta ma a furia di ripeterli diventano ripetitivi perchè non c'è molto da fare, e boy se Thabes Labyrith coi suoi 10 piani rende chiaro quel problema.
Adoro l'idea di mappe e dungeon esplorabili, ma per me devono essere fatti molto meglio perchè restino divertenti dopo la prima partita.
Niente da dire su villaggi e altri posti simili però. Quelli sono fantastici.
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aqueostransmission · 3 months
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...in Roaming
Come da titolo la ricerca di segnale è il mio status quo di questo periodo. Che poi accostare i termini "status quo" e "roaming" potrebbe essere un po' una contraddizione in termini ma è da vedere più come una sorta di cerchio chiuso percorso da un ubriaco che sbatte da una parte all'altra in confusione totale.
Si, mi sarebbe piaciuto di gran lunga dire che è un periodo di ricerca personale comunque produttivo ma la verità è che non ho la benché minima idea di quale sia il significato della vita, come tutti o quasi gli abitanti del pianeta terra credo, ma in particolare della mia vita. Mi spiego meglio (spero!). Finora ho avuto la percezione precisa di una cosa soltanto e cioè che io mi sento totalmente inadeguata in tutti i ruoli che ricopro o quasi. Diciamo che come mamma ancora non mi sento del tutto fallita ma sono comunque sulla buona strada e questo per la mia tendenza a procrastinare i miei buoni propositi di miglioramento personale. Il roaming sta nel fatto che è un periodo di grandi domande e di grandi messe in discussione di tutto ma proprio tutto, tanto che sto perdendo anche i pochi punti fermi che mi ritrovavo proprio perché mi sto chiedendo "come mai sono dei punti fermi nella mia vita?" "Lo sono perché ci credo davvero o perché sono cresciuta pensando che lo fossero?". Ora ci sono due possibili vie che si possono intraprendere:
1) continuare allegramente ad ignorare i tarli che nel frattempo si sono insinuati nel tuo cervello, sperando che ti sentirai magicamente meglio (così come ho sempre fatto dopo ogni crisi per evitare la fatica del ragionamento e la frustrazione di ritrovarsi con mille altre domande);
2) fermarsi una buona volta ad analizzare profondamente tutto questo agglomerato di sensazioni, credenze, verità (presunte e non), luoghi comuni, convincimenti ecc...
Non sono impazzita a 41 anni ma direi che è arrivato proprio il momento non perché mi alletti l'idea ma perché mi rendo conto che non sto bene e non pretendo di conoscere tutte le risposte ma quanto meno riuscire ad intuire a che serve la mia presenza su questa terra e perché niente mi rende davvero felice. Mi sono rotta di sentirmi in colpa per le mie freddezze, le mie negligenze e il mio "presunto egoismo" sempre che sia davvero tale o magari frutto di traumi psicologici di cui non conservo nemmeno il ricordo oppure dei quali ho reminiscenze confuse e pur avendo il sentore che il mio essere così come sono ora, derivi da questi traumi, tuttavia non ne sono del tutto convinta o non so in che entità abbiano contribuito a scolpire me stessa.
Detto ciò. Ho buttato il sasso nello stagno e ho dato inizio ad una turbolenza che però intendo sondare anello per anello per bene, anche se potrebbe essere doloroso. Sento proprio il bisogno di analizzare tutto con una certa metodicità perché la mia "ADHD" genera le domande a raffica e le aggroviglia o le disperde senza che ne riesca a cavare mai un ragno dal buco ma al contrario ne esco solo più stremata, con le stesse domande moltiplicate al cubo e con una vera e propria paralisi che non mi permette di districare nulla semplicemente perché non so più da dove cominciare.
Sono sicura di essere stata sufficientemente poco chiara, anzi enigmatica direi (prima di tutto con me stessa) ma buttar giù con la scrittura il mio infinito flusso di pensieri credo che possa aiutarmi a trovare un modo per crearmi una sorta di schemino con dei punti chiave dai quali partire. Quindi serve molto a me e poco a chi legge al di fuori di me. E' solo un primo passo. Riconoscere che c'è un problema e c'è una difficoltà ad individuarlo (forse perché troppo complesso o forse perché sono complicata io). La prossima volta inizierò a stilare dei grandi temi o dei filoni narrativi dai quali poter partire.
See you soon!
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m2024a · 6 months
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Harry e la lite con Meghan: «Lui vuole portare la famiglia a Londra, lei ha paura per la sicurezza dei figli». Cosa succederà l'8 maggio? Sembra che il principe Harry stia letteralmente supplicando sua moglie Meghan Markle di accompagnarlo nel Regno Unito. L'8 maggio, giorno in cui Harry dovrebbe arrivare a Londra per il decimo anniversario degli Invictus Game, il duca di Sussex non vorrebbe atterrare da solo. Ma con tutta la sua famiglia al seguito, figli compresi. Meghan, però, che in un primo momento aveva dato l'assenso al viaggio, starebbe avendo dei ripensamenti. Secondo quanto riporta il Daily Mirror, Meghan sarebbe preoccupata per la sicurezza dei suoi figli, Archie e Lilibet e starebbe seriamente considerando di restare in California. Harry a Londra con il figlio Archie? Il principe compie 5 anni e potrebbe fare la prima visita nel Regno Unito (ma resta il nodo Meghan) La nostalgia di Harry Harry, però, comincia a sentire la lontananza da casa: soprattutto dopo gli ultimi sviluppi, il tumore che ha colpito il padre Carlo e la cognata Kate Middleton. E desidera essere "supportato da sua moglie" durante questo periodo. «Meghan invece non vuole più venire nel Regno Unito con i bambini, non si sente al sicuro», ha svelato una fonte. Harry avrebbe supplicato la moglie di riconsiderare la sua decisione, dicendole: «Non voglio fare il viaggio da solo». Harry non vuole continuare ad andare da solo nel Regno Unito. Preferirebbe che l'intera famiglia visitasse regolarmente la sua famiglia e costruisse ponti, ma c'è così tanto da fare dietro le quinte che semplicemente non è possibile al momento. Il viaggio dell'8 maggio L'attesissimo viaggio dei Sussex nel Regno Unito per il servizio del 10° anniversario degli Invictus Games l'8 maggio è ora avvolto nell'incertezza dopo che i dettagli della loro visita sono trapelati, suscitando preoccupazioni per la sicurezza. «Sia Harry che Meghan avevano intenzione di venire nel Regno Unito, ma quando l'ora e la data esatte della loro apparizione sono state rese pubbliche, lei ha iniziato a riconsiderare l'idea», ha affermato un insider. Si è sempre saputo che il servizio per il 10° anniversario degli Invictus Games si sarebbe svolto a maggio, ma i Sussex stavano cercando di nascondere la data esatta al pubblico a causa dei timori per la loro sicurezza. Quando quella data è stata inavvertitamente aggiunta al sito ufficiale di St Paul ha cambiato l'intera dinamica della visita prevista. Inoltre, sono stati rilevalti dettagli esclusivi sui primi preparativi per il viaggio della famiglia: Harry e Meghan stanno organizzando una festa per il quinto compleanno di Archie nella loro casa di Montecito il 6 maggio e poi voleranno nel Regno Unito su un jet privato il giorno successivo. Avrebbero partecipato alla cerimonia dell'anniversario, seguita da qualche altro giorno nel Regno Unito in modo che i bambini potessero incontrare i membri della famiglia di Harry. Tuttavia, una fonte ha affermato che sotto la superficie delle preoccupazioni relative alla sicurezza si nasconde uno strato più complesso di emozioni. Secondo quanto riferito, Meghan non vuole andare in Inghilterra dove si sente come se non fosse voluta. La gelosia di Meghan Inoltre, le tensioni tra Harry e Meghan riguardo al loro ritorno nel Regno Unito sono state accentuate dai recenti sviluppi sanitari all’interno della famiglia reale. Con la notizia del tumore di Re Carlo e l'annuncio di Kate Middleton, Harry si ritrova alle prese con emozioni contrastanti. Addetti ai lavori vicini alla coppia affermano che Harry è diviso tra il desiderio di sostenere la cognata e quello di sostenere sua moglie. «Harry e Meghan hanno offerto il loro sostegno sia al re che a Kate nelle ultime settimane», ha detto la fonte. «Entrambi erano molto turbati dalle notizie che li circondavano. Harry vuole riallacciare con la famiglia Harry non vede l'ora di andare a trovare sia il re che Kate quando verrà nel Regno Unito, ma sa che sarà un compito difficile convincere Meghan a unirsi a lui. Ne ha passate tante, ma ora lo  suo padre e sua cognata hanno bisogno di sostegno. Vuole essere lì per la sua famiglia, ma deve trovare il giusto equilibrio tra sostenere loro e sostenere sua moglie allo stesso tempo. La fonte ha detto che Harry ha contattato personalmente Kate dopo la diagnosi di cancro ed è "profondamente preoccupato" per il suo benessere. Harry, inoltre, vorrebbe che Archie e Lilibet avessero un rapporto migliore con i loro cugini e persino con i figli di alcuni dei suoi amici. Lui si sente come se fossero stati lontani dal Regno Unito per troppo tempo e vuole iniziare a costruirsi una vita qui. Non a tempo pieno, ma una seconda casa che possono visitare regolarmente.
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susieporta · 2 years
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Oggi, riflessioni molto personali - ma che sono stata caldamente invitata a condividere... ed eccomi qui :-)
Io e Davide abbiamo iniziato un corso di Tai Chi.
Non sono qui a decantarne la bellezza dei movimenti e i benefici fisici e mentali; qui li dò per scontati. (Non conosci? Dai un'occhiata!)
3 riflessioni diverse.
1.
Ci metto del tempo a capire i movimenti, figuriamoci farli.
Sequenze complesse - e faticose, soprattutto a ripeterle.
Anche quando c'è l'idea, mancano muscoli, equilibrio e propriocezione.
Abituata al senso di competenza, qui invece mi sento una barchetta in mare grosso.
A lezione vado in palla rispetto a cose che ricordo e so fare, provando a casa.
E tutti sono a posto con questa cosa.
Nessuno muore, tanto meno io.
Non mi buttano fuori dal corso.
Nessuno pare deluso.
L'istruttore continua a insegnare e sostenere.
Io imparo qualcosa ogni volta.
Insomma, funziona.
Bellissimo.
Agli storici primi della classe e ai vari 'bambini dotati' là fuori (per chi non mi conosce: ebbi la 'disgrazia' di essere tale),
Ma anche a tutti gli ansiosi, a chi teme di non riuscire, a chi si sente da meno:
C'è una maniera diversa di imparare, fare, essere.
Ci si può nuotare bene.
Trovati una cosa bella ma che proprio non rientra tra quello che già ti riesce, un buon ambiente e un buon insegnante.
E, semplicemente, fai e lascia andare.
(Peraltro, nel Pranic Energy Healing funziona pure così. Le 'doti' non sono importanti: basta applicarsi.
E, dall'istruttore, pianticella e seme ottengono la stessa cura: hanno lo stesso potenziale)
2.
Ma, e con la meditazione?
Uno magari pensa di andare bene e, invece, il fatto è che il tuo insegnante non può guardarti da dentro e correggerti.
Forse è anche per questo che, col lavoro interiore, ci mettiamo più tempo a raggiungere risultati.
Tanta autoillusione gira nel mondo spirituale, bisogna fare attenzione.
Alla fine però, "dai frutti riconoscerete l'albero".
3.
Volere subito risultati è un problema del nostro mindset occidentale.
Non cascarci.
"Innè" vuol dire pazienza, la pazienza dell'applicarsi con fiducia.
Si esclama molto spesso, ritualmente e non, nel Tai Chi Li.
Innè!
Alina Zen
Kung Fu & Tai Chi - Udine
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clairesunflowers · 8 months
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Ho da poco finito di vedere un film meraviglioso, "Il Filo Invisibile". Tratta la storia di una famiglia, in cui sono presenti due genitori omosessuali che hanno avuto un figlio con l'inseminazione artificiale, o almeno loro credevano fosse accaduto così; anche se in realtà la donna aveva avuto tempo prima una relazione con il suo ex marito, per poi affidare il proprio figlio a questa coppia. In parte i due papà hanno raccontato la verità al proprio figlio, ma come potevano sapere che la madre aveva nascosto loro un segreto? Nonostante i genitori di questo ragazzo si erano separati e uno dei due avesse un compagno, nonostante la madre non aveva detto ai due che non erano i genitori biologici di Leone, nonostante i litigi, le situazioni complicate, l'adolescenza e tutto il resto; la famiglia rimase unita, perché era legata da un filo invisibile. Quel filo che non si spezzarà mai perché unito dalla forza potente dell'amore. Ebbene si, l'amore unisce non divide. Anche se sono due uomini, due donne o una donna e un uomo, non importa. Se c'è amore, si può fare tutto. Purtroppo però in Italia ancora non è concesso alle coppie Omosessuali avere un figlio o addirittura sposarsi, spero che un giorno diventi anche questa una normalità. Perchè essere Omosessuale, Bisessuale, Transessuale, Pansessuale, Intersessuale, Asessuale o addirittura avere dei dubbi sul proprio orientamento sessuale è normale. Non esiste nulla che non lo sia, solo il pensiero retrogrado delle persone. Ancora oggi esistono persone omosessuali, bisessuali e transessuale che per il loro orientamento sessuale o perché non si trovano bene nel proprio corpo, vengono cacciati di casa dai genitori. Credo sia opportuno considerare l'idea che i propri figli pur avendo un orientamento sessuale diverso dal vostro, siano sempre vostri figli. Penso piuttosto che un pò tutti dobbiamo guardare film di genere LGBTQ+ non solo per ampliare il nostro modo di pensare, ma anche per comprendere come si sente un/a figlio/a o semplicemente un ragazzo/a se si trova in quella situazione, che già di per sè è complessa, perché ci sono svariate fasi prima di accertarsi se è Omosessuale o Bisessuale. Dentro ognuno di noi, durante l'età adolescenziale ma anche oltre, è prevista la fase di mettere in chiaro le proprie idee, di confrontarsi col prossimo e chiedere consigli anche ad un' amica/o se ci piace una persona dello stesso sesso, poi se ce la si sente, si fa Coming Out. Ma tutto ciò dev'essere fatto con assoluta calma, si ci deve prendere del tempo per pensare quando siamo in una situazione del genere, non bisogna tantomento dirlo ai propri genitori se non se la si sente. Bisogna andare incontro ai propri ragazzi, soprattutto se stanno attraversando un periodo difficile e non sanno come affrontarlo.
-Claire🌻
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cinquecolonnemagazine · 9 months
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Come l’estetica influisce sulla psicologia
La recente tendenza nel campo della chirurgia plastica riflette un crescente desiderio di imitare gli ideali di bellezza promossi dai personaggi famosi e dai media. Questa aspirazione, però, spesso ignora i rischi e le complessità mediche legate a tali procedure. Il Dottor Della Corte, un chirurgo plastico con anni di esperienza, ha osservato diverse motivazioni dietro la scelta della chirurgia estetica tra i suoi pazienti. Le fotografie che ogni giorno ci sottopongono a importanti “confronti emotivi”, che generalmente vediamo passare sui sociale, che mostrano i risultati della chirurgia estetica prima e dopo l'operazione sono sempre più comuni su internet. Queste immagini possono offrire una visione dei potenziali risultati, ma possono anche ingannare, nascondendo cicatrici o imperfezioni. In molti paesi dell’Unione Europe, tra cui paesi come la Germania, c'è una crescente preoccupazione per la pubblicazione di tali immagini che possono generare aspettative irrealistiche e sminuire le sfide di un intervento chirurgico tale da aver incentivato le autorità ad intervenire in materia di protezione dell’identità visiva delle persone. Cosa vuol dire? Significa che in alcuni programmi d’elezione, in specifici paesi, viene fornito accesso privilegiato al supporto psicologico e/o psichiatrico a persone che non si riconoscano nella propria immagine non vedendosi allineati a determinati canoni di bellezza e perfezione veicolati dai social media. Le persone possono decidere di sottoporsi a chirurgia estetica per vari motivi, come l'aumento dell'autostima, il desiderio di apparire più giovani, o per correggere disarmonie fisiche. L'età gioca un ruolo significativo nelle motivazioni: i giovani possono voler correggere asimmetrie, mentre le persone più anziane potrebbero desiderare di combattere i segni dell'invecchiamento. La chirurgia, quando eseguita correttamente, può migliorare l'immagine corporea e la percezione di sé. Il primo incontro con un candidato alla chirurgia estetica è essenziale per capire le sue motivazioni. Se un individuo è influenzato da pressioni esterne, come l'opinione di amici o le tendenze sui social media, può esserci un rischio maggiore di insoddisfazione dopo l'operazione. Al contrario, se la decisione è motivata da ragioni personali profonde, le probabilità di risultati positivi aumentano. Ad esempio, vi sono casi in cui i pazienti hanno notato un miglioramento nella loro soddisfazione personale e qualità della vita dopo l'intervento, come una donna che ha corretto un'asimmetria mammaria significativa. Tuttavia, ci sono anche casi in cui, nonostante un intervento riuscito, non si è verificato un miglioramento significativo nella vita della persona. L'importanza della valutazione psicologica prima di un intervento estetico è sempre più riconosciuta. Durante incontri e conferenze del settore, si discute l'idea di coinvolgere uno psicologo per valutare l'idoneità dei pazienti, assicurando che la decisione di procedere sia basata su aspettative realistiche, non su una visione distorta della propria immagine. In sintesi, la chirurgia estetica può offrire soluzioni a problemi anche molto radicati per ciò che riguarda la percezione della propria immagine corporea, ma è fondamentale approcciare a questa decisione con una comprensione approfondita delle proprie motivazioni e aspettative. La collaborazione tra chirurghi e psicologi può aiutare gli individui ad intraprendere questo percorso con maggiore consapevolezza, favorendo risultati positivi e un benessere generale migliorato. Foto di Pexels da Pixabay Read the full article
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valdis-d · 11 months
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Fotografare il momento
2 Novembre 2023
Ho sentito una live di Rick DuFer qualche anno fa. Non la ricordo tutta, però parlava di come rimurginiamo nei momenti bui, e ci lasciamo andare nei momenti felici. Della necessità di fissare, ragionare e essere presenti anche nei momenti di gioia e soddisfazione, che ne avremo un beneficio in termini di consapevolezza, una volta che la parabola tornerà a scendere. Ebbene, questo post ha questo scopo, intendo fare una fotografia di questo scenario.
E' infatti la prima volta dalla fine dell'Erasmus, da Febbraio 2020 quindi, che mi sento sereno, spensierato. Almeno in alcuni momenti. Credo sia dovuto in buona parte almeno a V., a quanto mi piaccia e a come mi accetti per quello che sono. Certo, non sa ancora di tristezza, di rabbia e depressione. Però sa che faccio terapia, e mi accetta così. Questo è già una cosa ottima. Ovviamente non tutto è rosa e fiori: mi hanno rifiutato il paper, sono parzialmente insoddisfatto del mio lavoro (solo parzialmente però) e il rapporto coi miei genitori va molto, molto male.
Certo, perché non c'è mai stato penso un momento così basso. Mi verrebbero i crampi a scrivere il perché in maniera esaustiva. Con mio padre, non solo non riesco più a parlare, ma faccio addirittura fatica a stare nella stessa stanza. Mi dà fastidio tutto di lui, dai piagnistei, alle prepotenze, alle cazzate sparate senza minimamente accendere il cervello. Questo perché mi ricordo di 27 anni di bullismo perpetrato verso di me, mia sorella, mia mamma, etc. Altro che attitudine al comando, infatti ora che non è più il più grosso nella stanza, non solo non fa più paura a nessuno, ma fa venire anche rabbia. Mia madre invece ha sempre avuto la grande capacità di infilare la testa sotto la sabbia, non affrontare i problemi e, di recente, circoscrivere la causa dei problemi che abbiamo a me. Come se fossero ancora le stesse discussioni di quando eravamo piccolini. L'altro giorno, all'apice dell'ennesima litigata, è stata solo capace di dire "sei maleducato, stai esagerando". Io mi imbestialisco, perché non capire le cose nemmeno quando arrivano in fronte è solo da idioti. Che pena che mi fa.
Quindi, direi che in questo momento c'è questa dicotomia, questo dualismo, questa bicromia. Sto cercando di affrontare il discorso con la psicologa, per cercare di risolvere questo problema almeno con me stesso, perché sono conscio che con loro non c'è speranza. Sono vecchi e stupidi, e moriranno tali. Al tempo stesso, sono contento di aver finalmente trovato qualcuno che mi apprezza, che mi cerca e che per la quale io sono speciale. Fino a pochi mesi fa era totalmente estranea l'idea che io potessi piacere a qualcuno. E V. addirittura piaccio fisicamente.
Ma questa è una delle grandi paure: ho continuamente paura di perderla, che mi lasci, che desideri qualcun altro al mio posto esattamente come ha fatto con Alex. Di questo ho continuamente timore, pur rendendomi conto che è tutto nella mia testa. Perché si, le poche volte che sono da solo, senza lei, amici o colleghi, la tristezza mi riassale e mi sento perso, sperduto e abbandonato. Anche questa fragilità mi spaventa, ho timore di non riuscire a farcela. Devo lavorarci.
Però, almeno una volta da quasi quattro anni, finalmente sono più contento.
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gcorvetti · 1 year
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Musica in agonia?
Ieri Ho visto l'ennesimo video di Silvestrin che analizza un pò la situazione bands attraverso una sua rubrica all'interno dei suoi programmi, rubrica che faceva tempo fa. L'idea è semplice bands o artisti singoli mandano un link attraverso i canali e lui ascolta e analizza il brano; levando il fatto che è un pò riduttivo analizzare una band da un brano solo, ma il tema di questo post non è il modus di Enrico, che nonostante non sia al 100% in linea con lui rispetto e seguo con tanto di cappello per il lavoro che fa. Il punto è che nel video lui si concentra sul fatto che l'età media dei rockettari è sui 40 anni, diciamo dai 35 ai 50, toh, e i giovani? Questa è la domanda che si pone, cosa suonano i giovani? Beh le sale prove oramai sono una cosa un pò atavica, diciamo dei miei tempi e molti hanno capito che unendo i soldi si può avere una sala prove propria dove non si ha limite di tempo, l'hanno capito anche gli estoni :D. Questo però delle sale prove non può essere un metro di giudizio per vedere se i giovani suonano rock, ma in linea di massima fa statistica. Quindi dice che i giovani suonano altro e che il rock piano piano sta sparendo o sparirà da qua a qualche anno. Beh, io credo che essendoci un ventaglio di generi più ampio è logico che le persone si distribuiscano lungo il cerchio e quindi verso generi diversi, se contiamo però che i giovani, quindi la generazione Z, ascoltano musica prettamente dal web e che nella maggior parte dei casi è pop, anche se molti pensano che basta accendere un minimo di overdrive per dire che è rock, quindi se io da 20enne voglio fare della musica e i miei riferimenti sono quelli farò quello, se invece cresco con il papà che ascolta rock magari i miei riferimenti sono altri; questo discorso è veramente ampio e dipende molto dal posto e da come si sviluppa la situazione cultural-musicale. Per esempio qua non c'è quasi nulla perché si pensa che la musica sia solo un sotto fondo, abusata al peggio, che il concerto sia solo una tantum che spezza la monotonia, molto monotona.
Non si può vivere di musica in un posto dove il pubblico è poco e troppo sparpagliato e unito solo quando arriva il big dall'estero, ne ho parlato ampiamente in tanti post. Oggi per esempio c'è Reverend beat man, dal cantone tedesco-svizzero, non ho chiesto il giorno libero per andare, se ero libero andavo; il motivo è semplice, non mi dice niente, cioè è uno dei one-man band più quotati in Europa perché il suo spettacolo è simpatico, definiamolo così, ma niente di così eclatante, posto in fondo una sua esibizione. E' un personaggione, ma onestamente c'è di meglio, altri one-man band sono più dotati a livello tecnico e hanno brani più interessanti, ma questo concerto è un grand'evento se vivendo qua seguite pagine inerenti alla musica, ne parlano tanti, tanti di quelli che conosco e che suonano, c'è poi la band garage locale di cui conosco il bassita quindi probabilmente i post messi sull'evento mi escono per questo; ma levando sta cosa non c'è altro, ok si, il chitarrista tuareg il primo Agosto, già biglietti presi, e poi? Il nulla. Quindi riprendendo un pò il discorso, anche leggendo i commenti al video, in Italia vi lamentate e avete comunque gruppi e spesso concerti, perché anche se le band fanno musica trita e ritrita comunque si esibiscono e ci sono i locali per farlo, qua un cazzo, quindi non vi lamentate e pensate che c'è chi sta peggio di voi. Per concludere, anche un pò il cruccio di Enrico che poi è anche il mio, non c'è chi propone musica nuova, anche se penso che ci siano band o solisti che fanno sperimentazione e che hanno brani magari d'avanguardia, il problema è l'ascoltatore, chi andrebbe ad un concerto, anche gratis per carità, ad ascoltare una band che fa per esempio musica non lineare, che sarebbero brani che non hanno una sequenza canonica (intro, strofa, ritornello, ecc ecc), che non hanno un tempo ballabile per esempio o che sia groovy? Quindi se io, ipotetico, propongo avanguardia o qualcosa di nuovo, diciamo, chi mi fa suonare, se pensiamo che i locali sono messi su per fare soldi e se io vado a suonare e il locale si svuota, non suono più. E' il solito cane che si morde la coda, per questo Gaber diceva che i musicisti sono di 3 tipi, il primo fa quello che vuole ma non vende e non suona, il secondo fa quello che vuole il pubblico e passa alla cassa sorridendo ma è prostituzione, il terzo cerca un compromesso tra il suo gusto e quello del pubblico, aggiungo io difficilissimo da trovare. Eccovi il blasonato Reverendo svizzero tedesco.
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