#killeraggio
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FALCONE e BORSELLINO EROI.
ALESSANDRO SALLUSTI oggi su Libero. Proviamo a mettere le cose in chiaro, perché quando la sinistra dice alla destra - come ha fatto nelle scorse ore a proposito della nomina del presidente della commissione parlamentare antimafia e dell’anniversario della strage di Capaci, “giù le mani da Falcone e Borsellino”, sta bestemmiando in chiesa. Andiamo con ordine. Paolo Borsellino era un uomo di destra che più di destra non si può, da giovane universitario fu dirigente del Fuan, l’organizzazione del Movimento Sociale Italiano che raccoglieva gli studenti di destra e nel 1992, due mesi prima della sua morte, il Msi lo candidò come presidente della Repubblica: ottenne solo 47 voti perché chi oggi a sinistra e non solo lo celebra come un Giusto della Patria gli preferì Oscar Luigi Scalfaro. Tutto questo è stato censurato, rimosso da una propaganda martellante, non ne trovate traccia neppure sulla sua biografia su Wikipedia che non è quel luogo di libertà e indipendenza che dice di essere. E veniamo a Giovanni Falcone, ucciso sì dalla mafia ma ancora prima dalla sinistra politica e giudiziaria. Nel 1990, l’allora sindaco di Palermo Leoluca Orlando, leader della sinistra cattocomunista, intervistato da Michele Santoro a Samarcanda, iniziò il killeraggio: «Falcone - disse senza avere in mano uno straccio di prova - ha una serie di documenti sui delitti eccellenti ma li tiene chiusi nei cassetti». A ruota seguì una campagna denigratoria guidata dalla corrente di sinistra della magistratura, Magistratura democratica, e un processo davanti alla commissione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura da parte di colleghi invidiosi del suo successo e molto ansiosi di disfarsi di una figura diventata ingombrante. E adesso la sinistra ci dice “giù le mani da Falcone e Borsellino”? Tenetele giù voi le mani dalla memoria di eroi che non sono mai stati vostri, eroi che sarebbero entrambi ancora vivi se la sinistra non li avesse scaricati e abbandonati al loro destino, nel caso di Borsellino non solo ma anche perché uomo di destra. La sinistra può rimuovere e sbianchettare la storia quanto vuole, per interesse e per vergogna, ma la storia è questa e nessuno può cambiarla: Borsellino e Falcone sono vittime della sinistra ed eroi della destra.
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Istinto da killer...
Esterno: giorno.
Interno casa: buio pesto.
La signora del piano di sopra mi suona e mi costringe ad alzarmi perché le è cadutala maglia nel mio balcone...
“Ah l’ho svegliata...mi scusi...”
“Tranquilla signora...entri...”
“No aspetto qui...il gatto è in casa?”
“Non lo so signora...ci ignoriamo spesso...”
Le porgo la maglia.
“Grazie. Se vuole le offro il caffè...salga”
“No grazie vado a fare la doccia...”
“Volevo dirle quando può...che ci sarebbe il cortile da spazzare un po’...”
“...”
“E ci sarebbe anche la rata del condomino...”
“...”
“E c’è della posta nella sua cassetta...non l’ha ritirata...
“Signora guardi sto ancora dormendo...”
“Per questo le ho offerto un caffè...”
Maestro Miyagi vieni a meeeeee...
#risvegli#sonno non ne abbiamo#maledetto condominio#where is the cat#mood#killeraggio#keep calm#caffè#volevo solo dormire
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“La guerra civile fredda” (by D. Luttazzi): donato! Nel 2009, dopo la seconda cacciata dalla televisione, #DanieleLuttazzi pubblicò questo libro di #satira. Rispetto alla sua ultima opera 2007 il contesto politico è completamente mutato: oltre la crisi mondiale, il ritorno al governo di #SilvioBerlusconi e l’inamovibilità gattopardesca dell’editto bulgaro, nel 2010 la Rai operò un’altra censura antidemocratica: in vista delle elezioni regionali furono vietati i talk show politici, quindi soprattutto #Annozero di #MicheleSantoro, notoriamente inclemente nei confronti del miliardiario; stavolta, però, la censura ricevette un contraccolpo unico nella storia della televisione italiana. Stiamo parlando di “#Raiperunanotte”, un’iniziativa di Santoro che raccolse oltre 50 mila firme per essere mandata in onda; libera dal condizionamento politico-televisivo di Mediaset e Rai, fu trasmessa sul web, ebbe uno share incredibile di 3 milioni di telespettatori e segnò l’inizio del sorpasso della televisione, realtà affermata oggi agli albori dei nuovi anni ‘20. In questo unico episodio si concretizzò il ritorno di Luttazzi di fronte alle telecamere, con un monologo di 15 minuti presi da questo libro che dopo anni di incontrastato e forzato dominio berlusconiano riportò una critica satirica e dissacrante nei suoi confronti. Mentre la televisione censurava e censura Luttazzi, mandava e manda in onda programmi spazzatura atti a distrarre e mantenere l’ignoranza del telespettatore sul mondo reale. Che dire, i libri di Luttazzi sono ciò che resta della sua attività teatrale. Del resto il jet set televisivo lo aveva cacciato via. Ne #LaGuerraCivileFredda, oltre alla satira sociale, #Luttazzi spiega la #NarrazioneEmotiva, il #GolpeAlRallentatore e altri concetti illuminanti. Il 2009 è l'ultimo anno delle sue apparizioni teatrali, prima del #killeraggio #Mediaset che distrusse la sua immagine pubblica mettendo in moto la macchina del fango: vennero sfruttate le accuse di plagio per togliere di mezzo un serio pericolo per la popolarità di #Berlusconi. Buona lettura! (presso Marsala) https://www.instagram.com/p/COnD2-1pCnT/?igshid=5yqgebznxfzi
#danieleluttazzi#satira#silvioberlusconi#annozero#michelesantoro#raiperunanotte#laguerracivilefredda#luttazzi#narrazioneemotiva#golpealrallentatore#killeraggio#mediaset#berlusconi
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"Mario Draghi ha un problema.
Vuole andarsene ad ogni costo per schivare la slavina di fango che ha accuratamente preparato per il paese, ma deve trovare qualcuno disposto a prendersi il cerino e al tempo stesso che non lo faccia sfigurare.
Dunque l'identikit del successore di Draghi è esigente.
Deve trattarsi di un soggetto vittima di un'ambizione irrefrenabile, che pur di trovarsi sul ponte del comando per uno scampolo di legislatura è disposto a prendersi tutte le palate di letame necessarie (deve essere uno abituato a prenderle).
E deve trattarsi di qualcuno con un profilo di sadismo, se possibile confinante con la psicopatia, che faccia rilucere per contrasto il killeraggio freddo e professionale di Draghi come uno scampolo di umanità cui guardare con simpatia.
Sembrava una missione impossibile, ma poi, d'un tratto, quando tutti cominciavano a disperare, tra i banchi di Montecitorio, come lo Stregatto, è iniziato ad apparire il ghigno di Brunetta.
Et voilà.
Già Draghi mi manca.
Per un paese che, quando si tratta di scegliere la classe dirigente, è un'autorità mondiale nella trivellazione del fondo del barile, nessuna impresa è davvero impossibile pur di continuare nella sua caduta infinita senza mai incontrare il fondo."
Andrea Zhok
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Per giorni, di fronte all’enormità dell’inchiesta di “Fanpage”, Giorgia Meloni ha continuato a ripetere come un disco rotto di voler prima vedere le 100 ore di girato, evocando tagli, manipolazioni e omissioni. Bene, ci siamo. La Procura le ha finalmente visionate queste famose 100 ore. Risultato? 1. Il contenuto delle prime puntate - spiegano gli inquirenti - è “strettamente aderente e fedele al totale delle immagini raccolte.” Bum! 2. “Nessun taglio significativo che modifichi il senso delle immagini” Sbam! Insomma, non c’era nessun complotto. Nessun killeraggio. Tutte sciocchezze. Solo la fotografia giornalistica (impietosa) di Fratelli d’Italia nell’attimo in cui tende le braccia. Anche quella delle “100 ore di girato” ve la siete giocata. Ora cosa si inventerà “Giorgia yo soy una mujer” per non ammettere il fascismo nel suo partito e cacciare a pedate i responsabili? Lorenzo Tosa
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Come spiegare questa tenuta grillina di fronte alle continue contraddizioni create dalla sua più importante (finora) esperienza di governo, l’amministrazione della Capitale, e nonostante il killeraggio mediatico quotidiano subito a reti e giornali unificati? In realtà la tenuta è comprensibile solo guardando al M5S come “oggetto” della politica, e non come soggetto politico, come invece viene normalmente considerato dai commentatori politici, soprattutto a sinistra. Questi ultimi sfruttano ogni contraddizione (evidente) dell’azione politica grillina giungendo sempre alla medesima tronfia conclusione: “vedete? Inutile votare il M5S, è parte del problema e non della soluzione, è l’altra faccia del liberismo”, e cose così, ripetute col ghigno soddisfatto del fine analista che spiega al popolo le proprie tare ideologiche. Ma quello stesso popolo, purtroppo per i suddetti analisti da Facebook, è ben conscio dell’incapacità grillina di risolvere alcunché. Le basi della forza elettorale Cinque stelle non risiedono nella sua qualità politica, ma nella capacità di essere utilizzato da vasti pezzi di proletariato nazionale come “veicolo” per esprimere un bisogno di rottura con la classe dirigente. Il M5S potrebbe governare nel peggiore dei modi – diciamo anche che lo sta ampiamente facendo – e cambierebbe poco o nulla di questa funzione politica che è riuscito ad incarnare (sottraendola peraltro all’altro grande soggetto presentato come “antisistema”, la Lega): il M5S serve ad esprimere un’insoddisfazione, non a proporre un’azione di governo. Ma questo gli Eugenio Scalfari che proliferano su Twitter non riescono minimamente a coglierlo, perché non sanno cos’è, com’è fatto e come ragiona questo “popolo” che corrisponde per molti versi a un proletariato definitivamente disilluso. Questa disillusione – di cui porta massima responsabilità la sinistra d’ogni forma e grado – non viene percepita nella sua reale dimensione. Viene scambiata per disaffezione verso questo o quel leader, verso questa o quella corrente politica, non capendo che è il concetto stesso di sinistra oggi ad essere sovrapposto – giustamente – a quello di élite socio-politica.
Quel popolo sconosciuto
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Ucraina: un paese contesoIran. Il prossimo obiettivo della guerra imperialista?"Siamo tutti palestinesiPalestina occupataSiria, tra guerra civile e ingerenze imperialistePaese araboScenari africaniDalla parte di CubaNo basi, no guerreLa guerra "umanitaria" alla Libia e le sue conseguenzeAmerica latina: un genocidio impunitoUn'altra Colombia è possibileIraq occupatoLa rivoluzione bolivarianaAmericas ReaparecidasEuskadi Indice dei dossier Dulce et decorum Un altro soldato italiano ucciso in Afghanistan. I soliti discorsi ipocriti "> (1 Marzo 2011) Enzo Apicella Un altro soldato italiano ucciso in Afghanistan. I soliti discorsi ipocriti Tutte le vignette di Enzo Apicella PRIMA PAGINA POVERTA': EMERGENZA MONDIALE PER GLI UMANI, E NON PER IL CAPITALE (20 Marzo 2017) SITI WEB (Imperialismo e guerra) Amici Mezza Luna Rossa Palestinese Nuova Colombia Associazione nazionale Nuova ColombiaGranma Internacional Edizione in ItalianoAporrea.org Comunicacion poular para la construccion del socialismo del siglo xxiPeaceLink - Homepage Telematica per la paceCoordinamento Nazionale per la Jugoslavia Italijanska Koordinacija Za JugoslavijuViva Palestina - Breaking the Siege of Gaza Boicotta Israele OSSERVATORIOIRAQ.IT Free Gaza Movement DIRITTI DEI LAVORATORI ruoli dipendenti (21 Febbraio 2017) - 1 rispostaLicenziato sotto infortunio (24 Novembre 2016) - 1 rispostaFerie (6 Ottobre 2016) - 1 rispostaCorriere espresso fuori dal normale (10 Settembre 2016) - 1 rispostaCompensativo orario di lavoro (26 Maggio 2016) - 1 rispostaAssunzione come socio lavoratore (5 Dicembre 2015) - 1 risposta e 1 commentoCessazione affitto ramo di azienda (27 Novembre 2015) - 1 rispostariduzione ore in regola (10 Novembre 2015) - 1 rispostaristorazione scolastica (5 Novembre 2015) - 1 rispostaInformazione spostamento sede operativa (30 Ottobre 2015) - 1 risposta e 1 commento Imperialismo e guerra :: Afghanistan occupato Afghanistan, una guerra ravvivata dai droni (15 Marzo 2017) Della cosiddetta “guerra al terrore”, lanciata dal W. Bush jr addirittura nelle ore seguenti agli sconvolgenti attacchi alle Torri gemelle e al Pentagono, l’Afghanistan è stato il laboratorio principe. Dopo sedici anni e dopo il ritiro da quel territorio di gran parte delle truppe Nato di terra, il laboratorio è sempre aperto. Il conflitto prosegue con altri mezzi, soprattutto i decantati droni, per i quali Washington ha approntato otto basi aeree attrezzate (Kabul, Bagram, Kandahar, Camp Marmal, Herat, Mazar-e Sharif, Jalalabad, Khost) e spende cifre astronomiche. E’ stato il premio Nobel alla pace 2009 Barack Obama a lanciare con decisione la nuova frontiera del conflitto, mentre ipocritamente divulgava la linea dell’exit-strategy. L’ultimo lavoro di un network di ricercatori sulle vicende afghane, rifacendosi anche a notizie diffuse sul Military Times, riferisce che gli stessi dispacci del Pentagono non rivelano il numero dei voli effettuati in questi anni, si parla solo di veicoli impiegati e ordigni sganciati. Per il 2016 utilizziamo i dati offerti dall’Unama: rivelano come gli attacchi tramite droni siano stati 615 su 1017 assalti complessivi che comprendono anche i caccia. I droni usati sono i MQ-1Predator XP e Reaper, mentre il modello MQ-1 Gray Eagles, è impiegato nelle perlustrazioni, ma non è tuttora dotato di missili. A gestire i gioiellini dell’industria bellica General Atomic di San Diego, è naturalmente l’Us Air Force, assieme alla Joint Special Operations Command, l’organismo pianificatore delle operazioni speciali statunitensi, simili per intenderci alla cosiddetta ‘Neptune Spear’ che nel maggio 2011 ha eliminato Osama Bin Laden. La Cia ha uno stretto rapporto con questa struttura, si può ben dire che le liste di killeraggio vengano compilate direttamente a Langley. Tali operazioni, tuttora massicce nelle aree tribali verso il confine pakistano (Fata) nonostante il governo di Islamabad si lamenti delle distruzioni che producono fra la popolazione civile, risultano anche ad occhi esperti solo parzialmente mirate. Lo conferma un ex collaboratore di pubblicazioni militari statunitensi negli ultimi tempi passato alla Reuters. In base a quanto appreso, o direttamente constatato, i “piloti” nelle basi afghane presiedono le operazioni di decollo e atterraggio, gli attacchi e i colpi mirati delle esecuzioni vengono decisi ed esplosi a decine di migliaia di chilometri di distanza, nei centri operativi statunitensi. La ‘gola profonda’ rivela che il principale hub è la base di Creech Air Force, in Nevada, cui s’appoggiano altre stazioni locali. Mentre quella storica di Clovis (New Mexico), Cannon Air Force Base, che ha nutrito bombardieri dalla Seconda guerra mondiale, passando per il Vietnam, s’interessa delle missioni di Air Force Special. Di esplosivo nella notizia ci sono i missili che stracciano vite di inermi civili, i famosi “danni collaterali”, citati negli annunci paramortuari dei portavoce del Dipartimento della difesa statunitense. Per mancanza di dati certi, secretati dall’Aviazione Usa, è difficile distinguere le morti civili provocate da droni da quelle causate da aerei da combattimento. Esperti affermano che la capacità del drone di restare a lungo in volo può favorire la ricerca dell’obiettivo mirato, escludendo altri bersagli. Eppure uno studio compiuto fra il 2010 e il 2011 dall’Unama ha mostrato che i droni provocano più feriti di altri attacchi. Anche recentemente l’aumento delle attività di controllo dal cielo, da parte americana e governativa, non ha diminuito il numero dei civili uccisi, anzi. Proprio l’anno scorso si è registrato un sensibile aumento dei “danni collaterali” dal 2009, il 40% dei ferimenti è attribuito ad azioni congiunte di droni più aerei (la fonte è sempre l’Agenzia Onu). Analisti militari sostengono che gli errori stanno crescendo per scarsità di lavoro di Intelligence, ma c’è chi pensa che questo sia solo un alibi. Lo dimostrerebbero episodi come l’attacco all’ospedale di Medici senza frontiere nell’area di Kunduz, dell’ottobre 2015. I terribili bombardieri americani sapevano chi colpivano, e hanno continuato a farlo. Un’altra ricerca, stavolta dell’Università di Durham, che ha inviato a proprio rischio e pericolo propri addetti in due distretti della provincia di Nangahar, ha invece riscontrato una voluta tolleranza alla presenza di droni. Infatti la locale etnìa pashtun è vicina alle posizioni del governo Ghani e vede di buon occhio il tiro a segno dall’aria contro talebani, Daesh ed elementi filopakistani. Peccato che nell’enfasi della battaglia gli abitanti dei villaggi possono diventare essi stessi bersagli. Quest’ultimi si trovano fra il fuoco statunitense dal cielo e quello taliban da terra, visto che i resistenti cercano di sradicare dal territorio la popolazione impaurendola con attentati. La zona attorno a Jalalabad (centrorientale) riscontra attualmente una situazione simile a quella delle aree tribali pakistane, collocate appena più a sud. C’è un’ampia frammentazione dell’opposizione armata, diversi clan sono in contrasto fra loro, e questa situazione ha fatto sorgere sigle che si richiamano all’Isis. Ma proprio l’ampliamento del programma dell’attacco coi droni, che lì esordì nel 2004 contro la componente qaedista, mostra un contradditorio esito: parecchi miliziani e leader sono stati colpiti, però fra la popolazione giovanile è anche cresciuta l’adesione al combattentismo. E quest’ultimo s’è fortemente radicalizzato, come mostra la storia dei Tehreek Taliban. Questione già trattata, ma torneremo sul tema. 15 marzo 2017 articolo pubblicato su enricocampofreda.blogspot.it Enrico Campofreda
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Una piccola storia di 'ndrangheta in Brianza
Una piccola storia di 'ndrangheta in Brianza Ne scrive pagina99: I giorni più importanti della nostra vita a volte si svolgono diversamente da come avevamo immaginato. Per Luca Talice, un ottico brianzolo, questo è particolarmente vero: l’undici gennaio del 2011 è il giorno in cui ha saputo che sarebbe diventato padre. Ma è anche il giorno in cui ha appreso dai giornali di essere indagato per stupro su denuncia di due compagni di partito della Lega Nord, consiglieri come lui al Comune di Seregno. Un incubo da cui è uscito solo 24 mesi dopo con una sentenza di assoluzione che cita la sua opposizione al Piano di governo territoriale (Pgt) del Comune come possibile causa delle sue sfortune: «La maggioranza si era divisa in due fazioni, la prima schierata con Talice che si opponeva radicalmente alla trasformazione delle aree verdi in edificabili, la seconda facente capo al sindaco». E poi, più in là: «Non hanno bisogno di esser spiegati i forti ed elevatissimi interessi economici sottostanti alla prospettiva di lottizzazione». Talice, insomma, secondo i giudici è stato vittima di un killeraggio morale, compiuto non si sa da chi, ma certamente in uno dei Comuni della Lombardia dove la ’ndrangheta è più forte, sede della locale di Seregno-Giussano, contesa tra le famiglie Cristello (il capostipite Rocco è stato ucciso a colpi di pistola nel 2008) e gli Stagno (Rocco, un membro della famiglia, fu ucciso nel 2009, in una porcilaia). Attualmente non fa più politica, nel suo negozio ha un armadio pieno di ritagli di giornale e documenti che raccontano la sua vicenda. In vetrina, un libro dedicato a Falcone e Borsellino. «Se avessi saputo contro chi mi mettevo, forse quella lotta non la facevo. Alla fine mia madre ci è morta, per il dispiacere» ci racconta. (continua qui e sul numero in edicola)
Ne scrive pagina99: I giorni più importanti della nostra vita a volte si svolgono diversamente da come avevamo immaginato. Per Luca Talice, un ottico brianzolo, questo è particolarmente vero: l’undici gennaio del 2011 è il giorno in cui ha saputo che sarebbe diventato padre. Ma è anche il giorno in cui ha appreso dai giornali di essere indagato per stupro su denuncia di due compagni di partito…
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Volete veramente sconfiggere la destra? Volete davvero creare un soggetto politico realmente e convintamente votabile? Unite Conte e Bersani. In un soggetto unico, in due forze distinte ma alleate: fate voi. Non mi interessa. Dei dettagli me ne sbatto. L’importante è che ci siano e che stiano insieme. Dopo l’osceno, volgare, vagamente arteriosclerotico e sommamente suicida killeraggio politico dello PsicoBeppe a danno di Conte, ci sono milioni - milioni - di italiani che non voteranno (più) M5S neanche sotto tortura (anche perché non puoi votare un morto. Sarebbe quasi necrofilia). Quindi: Conte e Bersani. Insieme. In un’alleanza che tenga insieme il meglio del Pd (che c’è: eccome se c’e), la società civile, il radicalismo civico, la sinistra “vera” eccetera. Conte e Bersani possono aggregare milioni di voti. È l’unica strada. Tutto il resto è gossip. Delirio. O rincoglionimento senile. Andrea Scanzi
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