#jazz napoletano
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Pino Daniele. Napoli e l'anima della musica, dal Mascalzone latino a Giogiò – di Pietro Perone. Recensione di Alessandria today
Copertina flessibile – 11 dicembre 2024Valutazione: ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️ 4,8 su 5 stelle – 24 voti#3 tra i più regalati in Musica blues Recensione Napoli è mille culure, cantava Pino Daniele, e questo libro è un viaggio sincero e struggente dentro quelle sfumature, che Pietro Perone esplora con cura e rispetto. Pino Daniele. Napoli e l’anima della musica, dal Mascalzone latino a Giogiò non è soltanto una…
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Punti di vista.
Stamane mentre prendevo il caffè, in realtà una mezz'ora fa :D, sono passati dei tizi con un camioncino e dal megafono dicevano "Raccolta ferro vecchio, qualsiasi cosa di ferro la prendiamo", giorni fa più o meno la stessa cosa ma non l'ho visto è passato l'arrotino, ho sentito un megafono che annunciava "Arrotino, ammola fobbici e cutedda" (traduco, arrotino affila forbici e coltelli), penso che era dalla fine degli anni 70 che non sentivo tale annuncio, quando vivevamo al borgo e i tempi erano estremamente diversi. Lavori che tornano in auge in un periodo di crisi, come un caro amico che vive a Torino ed è diventato calzolaio, si torna all'arte di arrangiarsi visti tempi.
Ieri ho passato una giornata fuori, prima ad aiutare mio zio che aveva problemi ad inviare alcuni documenti urgenti via whatsapp e via mail (ha 86 anni ed è tanto che è tecnologico), pranzo da loro e poi inizio a camminare, incontro un amico e passo parte del pomeriggio con lui, poi ricevo un messaggio di un'amica che mi invita ad unirmi a lei e il fidanzato per vedere una jam session, non torno neanche a casa, mangio un arancino ed una cipollina e li raggiungo. Poi visto che anche loro erano a piedi, vado a prendere il bus che teoricamente doveva partire alle 23:06, è arrivato dopo un'ora ed è partito a mezzanotte e mezza, normale amministrazione in una città poco puntuale come questa, oppure forse sono troppo abituato agli orari precisi che ci sono negli altri paesi (Estonia e Londra), alla fine sono tornato a casa comunque anche se ero quasi partito per farmi questa lunga camminata tutta in salita verso casa, poco male.
Stamane sono stato svegliato da un sogno orribile, già, le paure nonostante la giornata passata in relax mentale e compagnia non vanno via in una giornata, ma ci sto lavorando su e penso di aver trovato la strada giusta, almeno credo. Oggi? Non so, c'è una bellissima giornata di sole, magari faccio un giro zona mare che mi rilassa il suono delle onde.
Un amico argentino, che vive qua a Catania, un cantante molto bravo tecnicamente e con una bella voce, peccato si sia trasferito qua, posta un video di Geolier o come si scrive, il rapper napoletano, che canta senza base, o almeno dal video si vede che ha i celentanini (gli auricolari da palco, come li denominava Fiorello anni fa), ma il risultato è afono e dimostra scarsa tecnica e una voce poco intonata, copio e incollo il mio commento "La mediocrità c'è sempre stata in ogni campo artistico e in ogni periodo storico, la differenza forse che ora è accettata perché così la massa si può avvicinare a quello che gli artisti fanno, mentre una volta per noi gli artisti erano inarrivabili." Beh ci sarebbe tanto da dire sia sul video che sul mio commento, lo so, ma sto fortemente pensando di aprire il famoso blog dove parlo solo di musica, in ogni caso penso che ci siano così tante distorsioni sul mondo dell'arte in generale in questo periodo storico e tanti che si innalzano a sapientoni o esperti del settore che è anche difficile intavolare un dialogo aperto senza poi finire in un litigio, cosa che trovo molto infantile soprattutto quando si parla d'arte che è soggettiva, come per esempio la jam session jazz di ieri, si bravi per carità, ma dopo 3 brani basta, l'interesse si perde se non c'è innovazione anche nella performance che diventa un'auto celebrazione di scale e assoli poco improvvisati triti e ritriti, almeno per me. Fino ad ora e per quel poco che ho sentito, dal vivo, il migliore resta Palumbo, il tizio un pò dadaista che ho postato un pò di tempo fa e che mi è veramente piaciuto in toto dai brani alla performance in se, nonostante la scarsa preparazione tecnica che cade in secondo piano quando si hanno degli argomenti migliori di fare vedere quanto si è bravi a fare le scale.
La giornata è lunga e troppo bella per chiudersi in casa, quindi faccio la mia routine per il fisico ed esco, buona giornata.
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P.S. Si lo so, devo aprire il blog musicale.
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Auguri, maestro! Peppe Barra festeggia gli ottant'anni sul palco
In un’intervista sul divano di casa, Peppe Barra ripercorre alcuni momenti della sua straordinaria carriera artistica poco dopo il concerto in piazza Mercato organizzato dal Comune di Napoli per celebrare i suoi ottant’anni. Sul palco Barra ha duettato con Angelo Branduardi, Dee Dee Bridgewater, Gnut, Toto Toralbo. La mostra retrospettiva «Il gesto e la voce», allestita nella chiesa di Santa Croce e Purgatorio, ha rievocato con oggetti, foto, abiti di scena alcune fra le più celebri esibizioni dell’attore napoletano. https://www.youtube.com/watch?v=2S4rEHtKHFQ Intervista realizzata dalla Web TV Comune di Napoli Chi è Beppe Barra? Peppe Barra è una figura di spicco nel panorama artistico e culturale italiano, in particolare nel campo del teatro e della musica napoletana. Nato a Roma nel 1944 ma cresciuto a Napoli, Barra è un artista poliedrico che ha saputo coniugare la tradizione popolare con un approccio innovativo e personale. Cosa lo rende così speciale? - Ponte tra passato e futuro: Barra è considerato un maestro nel rivisitare e reinventare la tradizione popolare napoletana, mescolando elementi classici con influenze più moderne, dal rock al jazz. - Artista completo: Non è solo un cantante, ma anche un attore, un cabarettista e un narratore di storie. La sua versatilità lo ha portato a interpretare ruoli molto diversi, dal teatro di ricerca alla commedia. - Protagonista del recupero della tradizione: Ha dedicato gran parte della sua carriera a valorizzare e diffondere il patrimonio culturale napoletano, contribuendo a renderlo noto a un pubblico sempre più vasto. - Voce autorevole: Grazie alla sua esperienza e alla sua profonda conoscenza della cultura napoletana, Barra è considerato una delle voci più autorevoli del teatro e della canzone popolare. Fonte immagine di copertina: Web TV Comune di Napoli Read the full article
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Chiara Civello
Chiara Civello è una raffinata cantautrice, compositrice e polistrumentista apprezzata in tutto il mondo.
Otto album in studio, numerosi i singoli e le partecipazioni a dischi di artiste e artisti internazionali, ha sempre goduto del favore della critica e di colleghe e colleghi, tanto che Burt Bacharach ha scritto un brano per lei e Tony Bennett l’ha definita “la miglior cantante jazz della sua generazione“.
Ama definirsi internazional-popolare e, di fatto, la sua carriera si è dipanata tra Brasile, Italia e Stati Uniti, vantando prestigiose collaborazioni.
Suona chitarra e pianoforte e canta in diverse lingue, oltre all’italiano anche in inglese, spagnolo, portoghese, francese e napoletano.
Nata a Roma il 15 giugno 1975 da madre pugliese e da padre siciliano, ha iniziato a mettere le mani su un pianoforte dall’età di due anni, successivamente ha imparato a suonare la chitarra da autodidatta.
A 13 anni ha frequentato il Saint Louis Music School di Roma e a 16 ha superato l’audizione per essere ammessa alla Berklee College of Music, celebre scuola di musica statunitense dove è andata a studiare nel 1994, esperienza fondamentale per la sua formazione.
A Boston ha appreso l’arte della composizione e dell’arrangiamento, imparando “come camminare nella musica”, l’apertura mentale, il “metissage” e l’identificazione di ciò che la muoverà musicalmente.
Dopo il diploma si è trasferita a New York. Nel 2002 ha inciso alcuni brani per l’album October Road di James Taylor.
Nel 2005, con Last Quarter Moon, è stata la prima artista italiana nella storia a incidere per la Verve Records. L’album, che contiene contiene sette canzoni scritte da lei, e tre in collaborazione con altri artisti, tra cui ballad Trouble, composta a quattro mani con Burt Bacharach, ha scalato le classifiche italiane e giapponesi, qualificandosi come Top jazz album.
Nel 2006 si è esibita al Roma Jazz Festival insieme a Michael Bublé e Laura Pausini.
L’anno seguente ha pubblicato il suo secondo album The Space Between, ha lavorato col cantante Juan Luis Guerra, con cui ha duettato nel brano Something Good, contenuto in La Llave de Mi Corazón, vincitore di cinque Latin Grammy Awards.
Nel 2008 ha scritto con Pino Daniele il brano L’Ironia di Sempre, contenuto nell’album Ricomincio da 30, col quale si è esibita al famoso concerto di Piazza Plebiscito per celebrare i trent’anni della carriera del grande cantautore partenopeo.
Nel 2010 è uscito l’album 7752, il numero è la linea d’aria in chilometri che congiunge le due città chiave del disco, New York e Rio de Janeiro, dove ha iniziato la sua collaborazione con Ana Carolina, star del pop brasiliano e sua principale collaboratrice nella scrittura del disco. La Deluxe Edition, ristampa del 2010, contiene l’inedito Tre (scritto con Rocco Papaleo).
Nel 2012 ha partecipato al Festival di Sanremo, nella categoria Big, con una canzone, scritta insieme alla cantautrice italo-spagnola Diana Tejera, che ha dato il titolo all’album Al posto del mondo e che ha ricevuto un grande successo di critica. Dello stesso anno è la canzone “Problemi” che, nella versione portoghese “Problemas” ha vinto il premio come migliore canzone del 2012 in Brasile.
Canzoni, del 2014, è un album di cover di brani italiani che vanno dagli anni Sessanta in poi, con ospiti prestigiosi come Gilberto Gil, Chico Buarque, Ana Carolina e Esperanza Spalding.
Nello stesso anno ha ricevuto il Premio Musica e Comunicazione al Grandprix della pubblicità, in settembre ha affiancato Gigi Marzullo e Manuela Moreno nella conduzione del programma televisivo di Rai Uno Settenote.
Pop elegante, influenze brasiliane, alcuni brani sorprendenti del cinema italiano ed elettronica subliminale. Tutto questo e molto altro è il disco Eclipse, in cui mostra ancora una nuova e diversa ricerca musicale. Un perfetto equilibrio tra atmosfere classiche e sound moderno.
Tra gli ospiti, Francesco Bianconi dei Baustelle, Cristina Donà, Diego Mancino, Pippo Kaballà, i giovani cantautori Dimartino e Diana Tejera, i grandi musicisti brasiliani Pedro Sà e Roubinho Jacobina.
Chansons: Chiara Civello Sings International French Standards, è composto da dodici classici del cantautorato francese, da Michel Legrand a Charles Aznavour, Charles Trénet, Édith Piaf, Jacques Brel, Gilbert Bécaud e Francis Lai.
Per iniziativa del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 19 dicembre 2018 è stata insignita del titolo onorifico di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Nel 2022 ha pubblicato Sono come sono un singolo firmato assieme al cantautore Kaballà, riadattamento in italiano di una hit brasiliana di Sandra de Sásu (“Olhos Coloridos”) divenuta un inno della lotta al razzismo, facendone un raffinato numero funky contro tutte le discriminazioni.
Il tour del 2024, dal titolo Sempre così, è ispirato all’omonimo brano composto e scritto insieme a Patrizia Cavalli, una delle voci più acute e amate della poesia italiana del secondo 900.
Il testo, iniziato e finito nel 2022, poco dopo la scomparsa della poeta, nasce dalla profonda amicizia tra le due donne, scavando tra nostalgia, commozione e gratitudine.
La costellazione poetica disegnata in questo nuovo spettacolo vede la compresenza della musica con la poesia e il cinema. Da sola sul palco, accompagnata da pianoforte, chitarra e la sua inconfondibile voce, entra nelle diverse stanze dell’amore che la sua musica ha abitato nel corso degli anni.
La performance è realizzata in collaborazione con la regista francese Céline Sciamma (“Tomboy” e “Ritratto della giovane in fiamme”). Ad aprire il sipario sullo spettacolo è la visione del suo “This Is How a Child Becomes a Poet”, cortometraggio presentato in anteprima all’80esima Mostra del Cinema di Venezia. Un viaggio nelle stanze che furono la casa di Patrizia Cavalli e anche momentum che ha dato il la all’artista per finire la canzone lasciata incompiuta dalla poetessa.
Chiara Civello è un’aliena nel panorama nazionale del pop al femminile, il suo raffinato eppure popolare universo musicale si perde nella sua nebulosa senza tempo di languori bossa nova, sinuosità jazzy e vocalizzi felpati. Un mondo tropicalista al contrario, che si propone di allargare i confini della canzone italiana, aprendola ad altri linguaggi.
Un talento nostrano che travalica i confini nazionali diffondendo musica di qualità in tutto il pianeta.
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Joe Barbieri: "Vulesse 'O Cielo" dal 15 dicembre
Da venerdì 15 dicembre 2023 sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale "Vulesse 'O Cielo", il nuovo singolo di Joe Barbieri.
"Vulesse 'O Cielo" è il primo singolo (nonché l'unico brano inedito) di "Vulío" l'album di Joe Barbieri, dedicato all'inviolabile totem della Canzone Napoletana, di prossima pubblicazione. Il nuovo brano si presenta come un tema senza tempo, una canzone che pare essere sempre esistita in una dimensione 'altra' in attesa di disvelarsi alle nostre orecchie e alla nostra anima. Una di quelle rare canzoni senza un doppio fondo, che nella sua essenzialità non mente, che non ammicca ad essere qualcosa di diverso da quel che chi la ascolta può percepire. È un pezzo con la schiena dritta, composto con la sapienza dell'artigiano.
L'impianto del brano è scarno, pudico, asciutto (seguendo l'antica lezione del Maestro Roberto Murolo) eppure generoso, ricco e personale.
A questa essenzialità – si potrà ascoltare – arriveranno presto a completare il quadro gli archi della One Love Symphonic Orchestra (scritti dallo stesso Joe), per condurci verso un emozionato, emozionante e lirico finale.
"Vulío" (che conterrà anche "Vulesse 'O Cielo") arriverà nel 2024, e vedrà la chitarra classica e la voce del cantautore napoletano accompagnate dalle corde manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista.
Spiega l'artista a proposito del brano: "Chi mi conosce sa quanto rispettoso pudore nutra nei confronti della Canzone Classica Napoletana – racconta Barbieri – un pudore che negli anni mi ha portato spesso a desistere dal toccare questo scrigno. Tuttavia, dentro di me ha sempre bruciato il vulío (una parola della mia lingua madre che io trovo bellissima, che significa 'desiderio' e che ha a che fare anche con le ali del sogno) di ossequiare queste opere d'arte che da sempre hanno illuminato i miei passi di artista. Oggi che traguardo i 50 anni, e che ben comprendo quanto nella vita sia importante lasciarsi andare ai gesti d'amore per non accumulare inutili e tardivi rimpianti, sento sia arrivato il momento di rendere un dovuto e libero omaggio alla Napoli mia adorata".
Il videoclip di "Vulesse 'O Cielo" è stato realizzato a mano dallo stesso Joe Barbieri, analogicamente, con la tecnica dello step motion (una sorta di animazione semplice che prevede di fotografare degli oggetti facendoli muovere appena ad ogni successivo fotogramma) è stato dunque creato con carta, forbici, matite, pazienza e poco altro.
È la storia minima di un fiore, che desidera essere uccello alla ricerca della leggerezza e della levità. È il racconto dell'eterno oscillare tra la solidità della propria natura e del potente richiamo del desiderio. È l'epico romanzo dell'amore, che sradica le montagne e muove i fiori.
Guarda qui il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=b56JyFPGiqc
Biografia
Joe Barbieri è un'affascinante anomalia. Un outsider che al di fuori del binario dell'industria si è saputo costruire un percorso personale – all'estero come in Italia – e che è riuscito nel raro esercizio di convogliare il genuino apprezzamento di colleghi, critica e pubblico.
Barbieri ha all'attivo 6 album di brani originali (ultimo dei quali è "Tratto Da Una Storia Vera", pubblicato nel 2021), oltre a due dischi-tributo entrambi dedicati ai suoi numi tutelari nel jazz: ovvero Chet Baker ("Chet Lives!" 2013) e Billie Holiday ("Dear Billie"; 2019).
Per celebrare i propri 30 anni di carriera, lo scorso anno Joe Barbieri ha pubblicato un album dal vivo ("Tratto Da Una Notte Vera") e ha dato vita ad una fortunata tourné dal titolo "30 Anni Suonati".
La sua musica (venduta in decine di migliaia di copie) è pubblicata in molti Paesi del mondo, e la sua personale cifra stilistica – che lega la canzone d'autore al jazz e alla musica world – lo ha portato nel corso degli anni ad incrociare collaborazioni con colleghi in ciascuno di questi ambiti (da Omara Portuondo a Jaques Morelenbaum, da Stacey Kent a Luz Casal, da Jorge Drexler a Hamilton De Holanda) ed a calcare alcuni tra i palchi più prestigiosi del pianeta.
"Vulesse 'O Cielo", è il nuovo singolo di Joe Barbieri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica da venerdì 15 dicembre 2023.
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Joe Barbieri: "Vulesse 'O Cielo" dal 15 dicembre
Da venerdì 15 dicembre 2023 sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale "Vulesse 'O Cielo", il nuovo singolo di Joe Barbieri.
"Vulesse 'O Cielo" è il primo singolo (nonché l'unico brano inedito) di "Vulío" l'album di Joe Barbieri, dedicato all'inviolabile totem della Canzone Napoletana, di prossima pubblicazione. Il nuovo brano si presenta come un tema senza tempo, una canzone che pare essere sempre esistita in una dimensione 'altra' in attesa di disvelarsi alle nostre orecchie e alla nostra anima. Una di quelle rare canzoni senza un doppio fondo, che nella sua essenzialità non mente, che non ammicca ad essere qualcosa di diverso da quel che chi la ascolta può percepire. È un pezzo con la schiena dritta, composto con la sapienza dell'artigiano.
L'impianto del brano è scarno, pudico, asciutto (seguendo l'antica lezione del Maestro Roberto Murolo) eppure generoso, ricco e personale.
A questa essenzialità – si potrà ascoltare – arriveranno presto a completare il quadro gli archi della One Love Symphonic Orchestra (scritti dallo stesso Joe), per condurci verso un emozionato, emozionante e lirico finale.
"Vulío" (che conterrà anche "Vulesse 'O Cielo") arriverà nel 2024, e vedrà la chitarra classica e la voce del cantautore napoletano accompagnate dalle corde manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista.
Spiega l'artista a proposito del brano: "Chi mi conosce sa quanto rispettoso pudore nutra nei confronti della Canzone Classica Napoletana – racconta Barbieri – un pudore che negli anni mi ha portato spesso a desistere dal toccare questo scrigno. Tuttavia, dentro di me ha sempre bruciato il vulío (una parola della mia lingua madre che io trovo bellissima, che significa 'desiderio' e che ha a che fare anche con le ali del sogno) di ossequiare queste opere d'arte che da sempre hanno illuminato i miei passi di artista. Oggi che traguardo i 50 anni, e che ben comprendo quanto nella vita sia importante lasciarsi andare ai gesti d'amore per non accumulare inutili e tardivi rimpianti, sento sia arrivato il momento di rendere un dovuto e libero omaggio alla Napoli mia adorata".
Il videoclip di "Vulesse 'O Cielo" è stato realizzato a mano dallo stesso Joe Barbieri, analogicamente, con la tecnica dello step motion (una sorta di animazione semplice che prevede di fotografare degli oggetti facendoli muovere appena ad ogni successivo fotogramma) è stato dunque creato con carta, forbici, matite, pazienza e poco altro.
È la storia minima di un fiore, che desidera essere uccello alla ricerca della leggerezza e della levità. È il racconto dell'eterno oscillare tra la solidità della propria natura e del potente richiamo del desiderio. È l'epico romanzo dell'amore, che sradica le montagne e muove i fiori.
Guarda qui il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=b56JyFPGiqc
Biografia
Joe Barbieri è un'affascinante anomalia. Un outsider che al di fuori del binario dell'industria si è saputo costruire un percorso personale – all'estero come in Italia – e che è riuscito nel raro esercizio di convogliare il genuino apprezzamento di colleghi, critica e pubblico.
Barbieri ha all'attivo 6 album di brani originali (ultimo dei quali è "Tratto Da Una Storia Vera", pubblicato nel 2021), oltre a due dischi-tributo entrambi dedicati ai suoi numi tutelari nel jazz: ovvero Chet Baker ("Chet Lives!" 2013) e Billie Holiday ("Dear Billie"; 2019).
Per celebrare i propri 30 anni di carriera, lo scorso anno Joe Barbieri ha pubblicato un album dal vivo ("Tratto Da Una Notte Vera") e ha dato vita ad una fortunata tourné dal titolo "30 Anni Suonati".
La sua musica (venduta in decine di migliaia di copie) è pubblicata in molti Paesi del mondo, e la sua personale cifra stilistica – che lega la canzone d'autore al jazz e alla musica world – lo ha portato nel corso degli anni ad incrociare collaborazioni con colleghi in ciascuno di questi ambiti (da Omara Portuondo a Jaques Morelenbaum, da Stacey Kent a Luz Casal, da Jorge Drexler a Hamilton De Holanda) ed a calcare alcuni tra i palchi più prestigiosi del pianeta.
"Vulesse 'O Cielo", è il nuovo singolo di Joe Barbieri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica da venerdì 15 dicembre 2023.
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Joe Barbieri: "Vulesse 'O Cielo" dal 15 dicembre
Da venerdì 15 dicembre 2023 sarà disponibile in rotazione radiofonica e su tutte le piattaforme di streaming digitale "Vulesse 'O Cielo", il nuovo singolo di Joe Barbieri.
"Vulesse 'O Cielo" è il primo singolo (nonché l'unico brano inedito) di "Vulío" l'album di Joe Barbieri, dedicato all'inviolabile totem della Canzone Napoletana, di prossima pubblicazione. Il nuovo brano si presenta come un tema senza tempo, una canzone che pare essere sempre esistita in una dimensione 'altra' in attesa di disvelarsi alle nostre orecchie e alla nostra anima. Una di quelle rare canzoni senza un doppio fondo, che nella sua essenzialità non mente, che non ammicca ad essere qualcosa di diverso da quel che chi la ascolta può percepire. È un pezzo con la schiena dritta, composto con la sapienza dell'artigiano.
L'impianto del brano è scarno, pudico, asciutto (seguendo l'antica lezione del Maestro Roberto Murolo) eppure generoso, ricco e personale.
A questa essenzialità – si potrà ascoltare – arriveranno presto a completare il quadro gli archi della One Love Symphonic Orchestra (scritti dallo stesso Joe), per condurci verso un emozionato, emozionante e lirico finale.
"Vulío" (che conterrà anche "Vulesse 'O Cielo") arriverà nel 2024, e vedrà la chitarra classica e la voce del cantautore napoletano accompagnate dalle corde manouche di Oscar Montalbano e dalla DBguitar di Nico Di Battista.
Spiega l'artista a proposito del brano: "Chi mi conosce sa quanto rispettoso pudore nutra nei confronti della Canzone Classica Napoletana – racconta Barbieri – un pudore che negli anni mi ha portato spesso a desistere dal toccare questo scrigno. Tuttavia, dentro di me ha sempre bruciato il vulío (una parola della mia lingua madre che io trovo bellissima, che significa 'desiderio' e che ha a che fare anche con le ali del sogno) di ossequiare queste opere d'arte che da sempre hanno illuminato i miei passi di artista. Oggi che traguardo i 50 anni, e che ben comprendo quanto nella vita sia importante lasciarsi andare ai gesti d'amore per non accumulare inutili e tardivi rimpianti, sento sia arrivato il momento di rendere un dovuto e libero omaggio alla Napoli mia adorata".
Il videoclip di "Vulesse 'O Cielo" è stato realizzato a mano dallo stesso Joe Barbieri, analogicamente, con la tecnica dello step motion (una sorta di animazione semplice che prevede di fotografare degli oggetti facendoli muovere appena ad ogni successivo fotogramma) è stato dunque creato con carta, forbici, matite, pazienza e poco altro.
È la storia minima di un fiore, che desidera essere uccello alla ricerca della leggerezza e della levità. È il racconto dell'eterno oscillare tra la solidità della propria natura e del potente richiamo del desiderio. È l'epico romanzo dell'amore, che sradica le montagne e muove i fiori.
Guarda qui il videoclip su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=b56JyFPGiqc
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Joe Barbieri è un'affascinante anomalia. Un outsider che al di fuori del binario dell'industria si è saputo costruire un percorso personale – all'estero come in Italia – e che è riuscito nel raro esercizio di convogliare il genuino apprezzamento di colleghi, critica e pubblico.
Barbieri ha all'attivo 6 album di brani originali (ultimo dei quali è "Tratto Da Una Storia Vera", pubblicato nel 2021), oltre a due dischi-tributo entrambi dedicati ai suoi numi tutelari nel jazz: ovvero Chet Baker ("Chet Lives!" 2013) e Billie Holiday ("Dear Billie"; 2019).
Per celebrare i propri 30 anni di carriera, lo scorso anno Joe Barbieri ha pubblicato un album dal vivo ("Tratto Da Una Notte Vera") e ha dato vita ad una fortunata tourné dal titolo "30 Anni Suonati".
La sua musica (venduta in decine di migliaia di copie) è pubblicata in molti Paesi del mondo, e la sua personale cifra stilistica – che lega la canzone d'autore al jazz e alla musica world – lo ha portato nel corso degli anni ad incrociare collaborazioni con colleghi in ciascuno di questi ambiti (da Omara Portuondo a Jaques Morelenbaum, da Stacey Kent a Luz Casal, da Jorge Drexler a Hamilton De Holanda) ed a calcare alcuni tra i palchi più prestigiosi del pianeta.
"Vulesse 'O Cielo", è il nuovo singolo di Joe Barbieri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica da venerdì 15 dicembre 2023.
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'Shock in my tango', live a Napoli nuovo disco tango e jazz
“Shock in my tango” è il disco strumentale del chitarrista napoletano Mario Musetta che verrà eseguito dal musicista insieme al Muma Ensemble sabato 16 dicembre alle 21 al Porto Petraio a Napoli (Salita Petraio 18D), centro culturale artistico, fondato da Sara D’Ajello Caracciolo. Nella serata tra i vicoli e lunghe scale che collegano il centro di Napoli al Vomero, ci sarà la presentazione…
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PINO DANIELE ❤️
#pino daniele#italian music#Italian blues#blues#blues music#rock italian#rock music#jazz music#jazzrock#jazz#rnb#Italian musicians#musicians#popular music#famous artists#artists#italian artists#italia#napoli#napoletano#napul’è#napule#Che male c’è#for you#algorythm#algoritmo#guitarists#guitarist#headless guitar#paradis guitar
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Ra Toth & The Brigante's Orchestra - Acid Sea EP (snippets) - absolutely bonkers jazz & electronica combo! On New Interplanetary Melodies
At the third New Interplanetary Melodies' astral journey stopover, it was mandatory to catch an Italian project deeply inspired by the Sun Ra visionary realm, expressing contemporary trials of hybridizing jazz rubbles with artful electronica. So Ra Toth and The Brigantes' Orchestra landed on vinyl grooves for the label, after having previously appeared on the likes of Mathematics and Berceuse Heroique. Behind the sound, we find the elusive and unpredictable genius of the well-respected producer Marcello Napoletano, known to be very prolific in quality music under several monikers.
NIM received the distorted sound signal from Napoletano taken over by the Egyptian deity who, according to one of the stories, was born from the lips of RA. Who knows those noises were coming from a parallel dimension, outer space, or some otherworldly sphere...? Submerged in dark bottom waters, the stormy waves of the "Acid Sea" are made of convulsive afro-flavoured percussion with sharp synths looming out like the ivories of some freakish abyssal creatures.
The rounded groove of ���Nico's Bass” seems to calm down the initiation ritual, though it's a delusive feeling 'cause the juju drum stabs and the vocal samples proceed through a hypnotic psychedelic crescendo full of tribal ancestral suggestions. The exploration goes ahead by entering the suburban jungle of "My Ghetto", a Crumar outburst and fucking Sonny Blount(ian) assimilation in a chaotic smoky place, twisted by a frantic stream of drumming that leaves you sweaty; before of being lured to the sax distortion of "System Disease", sharply broken by radio interferences, which sounds as quasi-concrete music. At the end, "Marciolamenti" is an industrial inward-looking journey; enigmatic, obsessive, which gives a pleasant sense of restlessness with a certain Badalamenti's aftertaste: Napoletano fires out everything he has inside by a Korg MS-20 at full blast and assembled groove looking for his ideal "Orchestra". ... end of transmission!
#Marcello Napoletano#ra toth#the brigante's orchestra#acid sea#jazz#electronic#cosmic jazz#house#2017#new interplanetary melodies
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Storia Di Musica #182 - Michel Petrucciani\Steve Gadd\Anthony Jackson- Trio In Tokyo, 1999
Le Olimpiadi giapponesi a Tokyo sono un’occasione troppo ghiotta per non scrivere di musica che ha a che fare con la capitale nipponica. Perchè c’è un legame profondo e singolare con certi posti per i musicisti, e Tokyo e il Giappone è uno di questi. Vuoi perchè c’è sempre l’aria esotica del Paese del Sol Levante, ma soprattutto perchè il pubblico giapponese è meraviglioso e competente, sia che ci sia da pogare sotto le transenne di un concerto rock sia che ci sia da rimanere in silenzio in un meraviglioso teatro ad ascoltare un concerto jazz. Uno dei più famosi, se non il più famoso album del rock, il mitico Made In Japan dei Deep Purple, è solo la punta dell’icerberg del rapporto musica popolare-Giappone, iniziato tra l’altro con una formidabile tournee dei Led Zeppelin nel 197, piena di leggende (tra cui un litigio sul palco tra Plant e Bonzo Bohnam, e una serie di registrazioni che Page non considerò di qualità e che furono scartate). Ma voglio iniziare la serie dei dischi di Agosto con un disco jazz di uno dei più incredibili pianisti del genere: Michel Petrucciani. Pianista francese con origini italiane (il papà era napoletano) Petrucciani è stato una delle stelle del jazz nonostante la sua osteogenesi imperfetta (malattia genetica anche nota come "Sindrome delle ossa di cristallo", che non gli permise di superare l'altezza di 102 cm) gli impedisse di usare i pedali del pianoforte, strumento che sin da subito iniziò ad affascinarlo. Il padre gli perfezionò una struttura a parallelogrammo articolato che gli permetteva di usare solo 2 pedali su tre, ma ciò non gli impedì di imporsi, sin da giovanissimo, come uno dei performer più autentici, brillanti e fenomenali del jazz: solo quando era ormai una divinità del jazz la prestigiosa casa costruttrice di pianoforti Steinway & Sons gli costruì un particolare e personalissimo modello con una pedaliera speciale che gli permetteva di suonare anche il pedale centrale. Carriera quasi trentennale, costellata da autentici capolavori, fascino misterioso e incredibile (ebbe 5 “spose”, così lui chiamava le sue cinque fidanzate, ma ufficialmente nessuna delle 5 fu legalmente sua moglie, e da cui ebbe 2 figli) fin quando nel gennaio del 1999 una complicazione polmonare mise fine alla sua vita, ad appena 37 anni. Questo disco, registrato nel novembre del '97 al Blue Note di Tokyo uscì pochi mesi la sua morte, per la casa discografica francese Dreyfus con il tirolo di Trio In Tokyo. Il trio era composto da Petrucciani al piano e due vecchi amici, gli eccellenti Anthony Jackson al basso elettrico e Steve Gadd alla batteria, con i quali ha un'intesa telepatica. Il disco è una eccellente e favolosa prova di allegria, freschezza, con un tocco semplice e gioioso del piccolo grande pianista, che in questa prova superba dà l’ennesima dimostrazione della sua camaleontica maestria e del suo modo generoso e affabile di suonare. 8 brani per oltre un’ora di splendide esecuzioni: Training è proprio l’apertura giusta per riscaldare mani, telepatia e ambiente, Cantabile è tutta costruita su quattro note, ripetute in modo quasi ossessivo, come a scherzare con l’abilità dell’esigentissimo pubblico giapponese; dolcissima è Love Letter, ritmiche e meravigliose sono September Second, Home e Colors, quest'ultima meravigliosamente complessa e sofisticata, con Little Peace In C For U, uno dei suoi brani più famosi, che diventa campo di battaglia per Gadd e Jackson, che disegnano un campo musicale dove prendono forma i fenomenali assoli del bassista e del batterista, due giganti dei rispettivi strumenti. Chiude il disco, dopo tutti pezzi autografi di Petrucciani, l’omaggio sentito e affettuoso al capolavoro dei capolavori, So What di Miles Davis dalla leggenda Kind Of Blue, che viene resa intima ma poi ritmicamente trascinante. Meraviglia ulteriore del disco è l’elevatissima qualità di registrazione, che rende il suono del piano di Petrucciani in maniera impeccabile, tanto che è uno dei pochissimi di una ristrettissima lista usati da molti audiofili per testare la validità degli impianti di altissima fedeltà. Altra meraviglia di cose suonate e registrate a Tokyo.
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Making a little ragu napoletano tonight!
Diverging from my normal recipe (trading herb butter for olive oil because I forgot to buy herbs when I drove to town this week, using only pork instead of a mix of meats because there were few options at the store this week, using rose in place of red wine because I had a little bit of rose left in a bottle, and maybe adding some chopped dry fruit because it’s traditional, not in my family, but it’s not an odd addition and I’ve got some so I might as well).
Overall, super jazzed, even if my ancestors are looking back at me and yelling at me from beyond for making it (gasp) on a Monday.
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Joe Barbieri, il nuovo singolo è "Felicità"
Dal 9 giugno 2023 è disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica "FELICITÁ", il nuovo singolo di Joe Barbieri. Continua il tour per festeggiare i 30 di carriera del cantautore napoletano con nuovi appuntamenti confermati a partire dal 30 giugno a Benevento, con Fabrizio Bosso, Ghemon e Nick The Nightfly.
Dopo un grande momento dal punto di vista professionale e affettivo il cantautore napoletano decide di estrarre un vero e proprio coniglio dal cilindro. Per chi conosce, infatti, la cifra di Joe Barbieri – legata essenzialmente al jazz e al cantautorato – non può non risultare una assoluto cortocircuito la sua scelta di rileggere "Felicità", un brano di matrice ultra-pop portato al successo nel 1982 da Al Bano e Romina Power.
"Prendo in prestito le parole di Fossati «Alzati che si sta alzando la canzone popolare» per esprimere il profondo rispetto che nutro verso quei brani che sanno far cantare un Paese procurandogli allegria o commuovendolo… verso quelle canzoni che con la loro leggerezza sono capaci di delineare alcuni tratti caratteristici di un popolo. Recentemente mi è stato chiedo di fare a mio modo questo brano in un programma tv, e nel cantarlo ho scoperto di provare una gioia semplice. A questo aggiungiamo che personalmente sono nel pieno di un anno "felice", nel quale sto festeggiando i miei 30 anni di carriera e dunque regalare questa canzone a chi vorrà ascoltarla mi permette in qualche modo di esprimere la gratitudine che provo in questo momento del mio percorso." commenta l'artista a proposito della nuova release.
"30 Anni Suonati" è il titolo del tour partito da Milano lo scorso ottobre, che sta ripercorrendo l'itinerario artistico di Joe Barbieri, per la prima volta saranno messi in risalto alcuni suoi brani d'esordio oltre ad alcune canzoni mai o poco eseguite prima d'ora dal vivo, il tutto sostenuto dall'irrinunciabile presenza di molti tra i maggiori successi del cantautore napoletano.
30.06 Benevento Joe Barbieri & Friends – ospiti: Fabrizio Bosso, Ghemon e Nick The Nightfly)
01.07 Tricase (Le), in duo con Luca Bulgarelli
21.07 Force (Ap)
27.07 San Sebastiano al Vesuvio (Na)
28.07 Città Sant'Angelo (Pe)
30.07 Termini Imerese (Pa)
20.08 Trani (Ba)
03.09 Rutigliano (Ba) 10.09 Tropea (VV)
Biglietti ed informazioni sono disponibili al sito www.joebarbieri.com
Biografia Joe Barbieri – attualmente in tour per festeggiare i suoi trent'anni di carriera con la tourné "30 Anni Suonati" – ha all'attivo 6 album di brani originali ("In Parole Povere" 2004, "Maison Maravilha" 2009, "Respiro" 2012, "Cosmonauta Da Appartamento"; 2015, "Origami" 2017 e "Tratto Da Una Storia Vera" 2021), oltre a due dischi dal vivo ("Maison Maravilha Viva" del 2010 e il recentissimo "Tratto Da Una Notte Vera" del 2022) e a due album-tributo entrambi dedicati ai suoi numi tutelari nel jazz: ovvero Chet Baker ("Chet Lives!" 2013) e Billie Holiday ("Dear Billie" 2019). La sua musica (venduta in decine di migliaia di copie) è pubblicata in molti Paesi del mondo, e la sua personale cifra stilistica – che lega la canzone d'autore al jazz e alla musica world – lo ha portato nel corso degli anni ad incrociare collaborazioni con colleghi in ciascuno di questi ambiti (da Omara Portuondo a Pino Daniele, da Stacey Kent a Luz Casal, da Jorge Drexler a Hamilton De Holanda) ed a calcare alcuni tra i palchi più prestigiosi del pianeta. "FELICITÁ è il nuovo singolo di Joe Barbieri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 9 giugno 2023.
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Joe Barbieri, il nuovo singolo è "Felicità"
Dal 9 giugno 2023 è disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica "FELICITÁ", il nuovo singolo di Joe Barbieri. Continua il tour per festeggiare i 30 di carriera del cantautore napoletano con nuovi appuntamenti confermati a partire dal 30 giugno a Benevento, con Fabrizio Bosso, Ghemon e Nick The Nightfly.
Dopo un grande momento dal punto di vista professionale e affettivo il cantautore napoletano decide di estrarre un vero e proprio coniglio dal cilindro. Per chi conosce, infatti, la cifra di Joe Barbieri – legata essenzialmente al jazz e al cantautorato – non può non risultare una assoluto cortocircuito la sua scelta di rileggere "Felicità", un brano di matrice ultra-pop portato al successo nel 1982 da Al Bano e Romina Power.
"Prendo in prestito le parole di Fossati «Alzati che si sta alzando la canzone popolare» per esprimere il profondo rispetto che nutro verso quei brani che sanno far cantare un Paese procurandogli allegria o commuovendolo… verso quelle canzoni che con la loro leggerezza sono capaci di delineare alcuni tratti caratteristici di un popolo. Recentemente mi è stato chiedo di fare a mio modo questo brano in un programma tv, e nel cantarlo ho scoperto di provare una gioia semplice. A questo aggiungiamo che personalmente sono nel pieno di un anno "felice", nel quale sto festeggiando i miei 30 anni di carriera e dunque regalare questa canzone a chi vorrà ascoltarla mi permette in qualche modo di esprimere la gratitudine che provo in questo momento del mio percorso." commenta l'artista a proposito della nuova release.
"30 Anni Suonati" è il titolo del tour partito da Milano lo scorso ottobre, che sta ripercorrendo l'itinerario artistico di Joe Barbieri, per la prima volta saranno messi in risalto alcuni suoi brani d'esordio oltre ad alcune canzoni mai o poco eseguite prima d'ora dal vivo, il tutto sostenuto dall'irrinunciabile presenza di molti tra i maggiori successi del cantautore napoletano.
30.06 Benevento Joe Barbieri & Friends – ospiti: Fabrizio Bosso, Ghemon e Nick The Nightfly)
01.07 Tricase (Le), in duo con Luca Bulgarelli
21.07 Force (Ap)
27.07 San Sebastiano al Vesuvio (Na)
28.07 Città Sant'Angelo (Pe)
30.07 Termini Imerese (Pa)
20.08 Trani (Ba)
03.09 Rutigliano (Ba) 10.09 Tropea (VV)
Biglietti ed informazioni sono disponibili al sito www.joebarbieri.com
Biografia Joe Barbieri – attualmente in tour per festeggiare i suoi trent'anni di carriera con la tourné "30 Anni Suonati" – ha all'attivo 6 album di brani originali ("In Parole Povere" 2004, "Maison Maravilha" 2009, "Respiro" 2012, "Cosmonauta Da Appartamento"; 2015, "Origami" 2017 e "Tratto Da Una Storia Vera" 2021), oltre a due dischi dal vivo ("Maison Maravilha Viva" del 2010 e il recentissimo "Tratto Da Una Notte Vera" del 2022) e a due album-tributo entrambi dedicati ai suoi numi tutelari nel jazz: ovvero Chet Baker ("Chet Lives!" 2013) e Billie Holiday ("Dear Billie" 2019). La sua musica (venduta in decine di migliaia di copie) è pubblicata in molti Paesi del mondo, e la sua personale cifra stilistica – che lega la canzone d'autore al jazz e alla musica world – lo ha portato nel corso degli anni ad incrociare collaborazioni con colleghi in ciascuno di questi ambiti (da Omara Portuondo a Pino Daniele, da Stacey Kent a Luz Casal, da Jorge Drexler a Hamilton De Holanda) ed a calcare alcuni tra i palchi più prestigiosi del pianeta. "FELICITÁ è il nuovo singolo di Joe Barbieri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 9 giugno 2023.
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"Così adesso sono morto, cavoli, e nella tomba vicino alla mia c'è nientemeno che Chopin. Se me l'avessero detto quand'ero piccolo non ci avrei mai creduto. A parte che grande non sono diventato mai, ché anche a trentasei anni ero alto un metro e due centimetri.
Certo che morire a trentasei anni non è mica uno scherzo, è come un racconto breve che finisce subito, è un po’ presto, cavoli, morire a trentasei anni. Ma d'altra parte lo sapevo già, lo sapevo già che finiva male, la mia vita. La mia vita è cominciata male dall’inizio, sì, perché già quando sono nato mi sono rotto in mille pezzi, mi sono sbriciolato come un biscotto. Eh sì, perché le mie ossa avevano poco calcio dentro, e così sono sempre stato come una meringa, che appena la tocchi va in frantumi. Osteogenesi imperfetta,la chiamarono, che poi vuol dire che c'hai le ossa che sembrano grissini.
Ero brutto già da piccolo, io, perciò ero goloso di bellezze. Guardavo sempre la televisione, ché lì dentro c'erano un sacco di bellezze. C'erano le donne coi capelli lunghi e gli occhi grandi, e c'era la musica che mi piaceva. Quando avevo quattro anni alla televisione una volta c'era Duke Ellington che suonava, ed è stato lì, è stato proprio lì che mi sono innamorato del pianoforte, e così ho chiesto subito a mio padre se me lo regalava. I miei me ne comprarono uno, certo, ma siccome era un pianoforte giocattolo io dalla rabbia presi il martello e lo sfasciai, perché anche se avevo solo quattro anni volevo un pianoforte vero, io.
Il piano vero me lo regalarono, solo che ai pedali non ci arrivavo, cavoli, allora mio padre costruì una prolunga che se coi piedi la schiacciavi si schiacciavano pure i pedali. E, quel piano allora Io suonai talmente tanto che anche quando non lo suonavo non smettevo di pensarci, perché mi si era infilato dentro il sangue. “Ti mando a lezione di musica classica, allora, Michel”, fece mia madre, e io ci andai, ci andai per otto anni, ci andai, ma a casa la sera ascoltavo i dischi jazz di mio padre, che mi piacevano di più. Mio padre aveva un negozio di strumenti e suonava la chitarra, era bravo, e aveva un bel mucchio di dischi. Io li ascoltavo ogni giorno e li sapevo tutti a memoria, ma mio padre non ci credeva. Sentiamo, fece una volta, e io attaccai e cantai tutti i pezzi, glieli cantai uno dietro l'altro. “Merda!”, disse lui, e poi non disse niente più.
Quando in negozio veniva qualcuno per comprare un piano mio padre mi chiamava e mi diceva: “Faglielo sentire, ragazzo, dai”, e io mi mettevo seduto e attaccavo, facevo qualche numero di jazz di quelli giusti e quello lì restava secco, cavoli, ascoltava con la bocca aperta e alla fine il piano poi se lo comprava. Stavo sempre in negozio, stavo sempre con le mani sopra i tasti. E se smettevo era solo per ascoltare un disco. A scuola i miei non mi mandarono, per non farmi prendere in giro dai compagni.Ultima modifica: 19 Maggio 2019
Siccome a scuola non ci andavo, da scuola mi mandavano le cassette con le lezioni registrate, ma io nemmeno le ascoltavo, le cassette. Ci registravo sopra la musica che suonavo, così potevo riascoltarmi. Mi riascoltavo e calcolavo la differenza tra me e Bill Evans, che col piano ci faceva le magie, e sempre mi pareva lui più bravo.
Poi un giorno arrivò Terry. Quando il trombettista Clark Terry capitò dalle mie parti, il suo pianista mangiò qualche schifezza e gli venne la cagarella, e allora Terry cercava un pianista per farsi accompagnare, e la gente gli disse che in zona c'ero io, ma lui disse che un ragazzo di tredici anni era troppo piccolo per accompagnarlo, e che la cosa non si era mai vista da nessuna parte. E quando poi mi vide disse che sembravo ancora più piccolo di uno di tredici anni, e che con uno così proprio non ci avrebbe mai suonato.
Ma quando mi piazzarono sullo sgabello e cominciai a darci dentro, disse che uno così bravo non l'aveva mai sentito, e cavoli, se potevo andare. Clark Terry mi piaceva, gente, era un tipo a posto, aveva cominciato a suonare da ragazzo, nei bar e poi nella banda della Marina Militare, ma poi aveva suonato anche col grande Duke e adesso mi voleva, voleva proprio me. Così entrai un po’ nel giro, e a quindici anni suonai pure con Kenny Clarke, un nero che era uno che picchiava forte sulla batteria e pure sul vibrafono, e che aveva inventato un nuovo modo di suonare il piatto della batteria. Ragazzi, la faceva parlare, la faceva.
A diciott'anni me ne scappai di casa, presi la mia roba e me ne andai a Parigi dove registrai il mio primo album. Cominciai a suonare Pure con Lee Konitz, uno che aveva imparato la fisarmonica da solo, e dopo il clarinetto e dopo anche il sassofono, e col sassofono ci sapeva fare, ragazzi ci sapeva.
E pure se non avevo soldi e camminavo male a diciannove anni presi l'aereo da solo, il biglietto lo pagai con un assegno a vuoto e me ne andai in America, perché era lì che c'erano i grandi jazzistti, lo sapevo, e io volevo suonare insieme a loro.
E lì incontrai Charles Lloyd, che ormai faceva l'hippy in mezzo ai boschi e che era triste e non suonava più perché il suo pianista lo aveva abbandonato, e quando arrivai per colpa mia ricominciò a suonare il sax con me e con altri due matti e insieme facemmo un bel quartetto. Suonammo in un mucchio di città, e sempre andava alla grande, e quando suonammo a Montreaux il mio nome all'entrata era scritto grande sulla porta, Michel Petrucciani, e su un giornale scrissero che quel concerto dimostrava la vera statura che avevo raggiunto in così poco tempo, e mi ricordo che quando a colazione sul giornale lessi la parola statura mi andò la spremuta di traverso e dalle risa caddi pure dalla sedia, e a momenti mi rompevo. Suonai con loro per tre anni e dopo me ne andai e cominciai a suonare solo.
Lo amavo, il pianoforte. Alle prove toccavo quella cassa lucida. Quando guardavo dentro ci vedevo i denti del pianoforte che rideva. E quella tastiera così lunga. Avevo un callo osseo nella spalla che non mi lasciava allargare bene il braccio, e ai concerti, per arrivare in fondo alla tastiera, saltellavo sul sedile come un merlo. La gente, siccome mi sporgevo, aveva paura che cadessi, ma non cadevo mai, perché con l'altra mano mi tenevo al pianoforte. Una volta che il pubblico lo sentivo tutto teso, mi fermai e chiesi:
“Come va?”
Allora tutti risero e si misero più comodi sopra le poltrone, e io continuai.
Ai concerti c'erano sempre donne belle che mi portavano sul palco, mi portavano in braccio come un bambino, tanto pesavo solo venticinque chili, ma poi a venticinque anni imparai a camminare con le stampelle, e da allora sullo sgabello mi arrampicai da solo, senza paura, perché alle mie mani veniva sempre una gran voglia di toccare i tasti. Quando mi portavano sul palco, anche se ero francese mi sentivo napoletano e spaccone come mio nonno che pure suonava la chitarra, e appena cominciavo a suonare dicevano che si vedeva proprio che ero preso dalia musica, ecco, che si capiva da come tenevo alta la testa con gli occhi persi dentro l’aria, senza guardare la tastiera. Ma io la testa la tenevo alzata solo per respirare meglio, se no l'ossigeno mancava.Ultima modifica: 19 Maggio 2019.
A volte un osso si rompeva, mentre suonavo, una clavicola, che so, una costola, una scapola, ma il dolore io me lo tenevo e stavo zitto, e di suonare non smettevo mai, perché era bello come quando fai l’amore.
E una sera dopo un concerto c’erano due ragazze, una con le fossette e una col codino, e quella con le fossette mi guardò e aveva gli occhi neri neri, e si chiamava Erlinda, e le sorrisi, e lei davanti a tutti mi prese in braccio e mi baciò. E così dopo un po’ ci sposammo. Non era una donna qualsiasi, Erlinda Montano. Era un'indiana Navajo, cavoli, una pellerossa. Una pellerossa e un nano, ragazzi, ci pensate? Avevo ventun anni, allora, e uscì un mio disco che aveva dentro un pezzo che si chiamava Erlinda come lei. Lei lo ascoltò e sorrise, e fece le fossette.
E con Erlinda ero felice e andavo al mare, e al mare mi compravo camicie a fiori e camicie con le palme, camicie hawaiane con le maniche corte che mi sentivo subito in vacanza. E non le compravo nei negozi dei grandi, le camicie, no, le compravo nei negozi per bambini. Ah, ci stavo così bene, con Erlinda.
E dopo venne Eugenia, che mi diceva sempre che sotto le coperte ci sapevo fare, e fare l'amore mi piaceva, perché era proprio come suonare il pianoforte. E quando le facevo le carezze Eugenia diceva che mani calde, Michel, che mani calde, e davvero me le sentivo calde, le mani, come ci fosse dentro la musica bollente che voleva uscire.
E anche a Eugenia dedicai un pezzo che si chiamava Eugenia come lei. Mi piaceva un sacco, Eugenia, e restai con lei per cinque anni, e la lasciai il giorno prima delle nozze perché avevo conosciuto Marie-Laure, che mi diede un figlio, Alexander, con la mia stessa malattia. Eugenia pianse a più non posso, quando le dissi che la lasciavo, ma che potevo farci, uno non può voler bene quando non vuole bene. Adesso stavo con Marie-Laure, la amavo, e quando le chiedevo se mi trovava bello, Marie-Laure diceva che ero bellissimo, e che la musica mi stava dentro come un fiore dentro un vaso, e quando usciva profumava.
Suonare mi faceva stare bene, ragazzi, non ve l'immaginate, le mani diventavano di fuoco. Con le mani sui tasti ero felice.
Componevo. Una volta scrissi un pezzo lento di sole quattro note che mi piaceva tanto. Forse era il più bello, perché era bello e semplice, e dolce come una poesia. Cantabile, si chiamava, Cantabile, perché veniva voglia di cantarlo come una canzone, anche se non aveva le parole.
E un giorno a Bologna insieme a Lucio Dalla suonai pure davanti al papa, e Lucio suonò il clarinetto che sembrava che piangeva, e io suonai come una preghiera. Alla fine Giovanni Paolo era commosso, e anch'io ero commosso, e mi volevo inginocchiare e non riuscivo. E mi ricordo che mentre suonavo i monsignori battevano il tempo con il piede, e con le mani facevano oscillare a tempo le sottane e, cavoli, ci mancava poco che si alzassero e si mettessero a ballare.
Quando suonavo certe volte mi mettevo in testa berretti strani, coppole da siciliano e cappelli grandi che sembravano sombreri, e ci sudavo dentro ma non me li toglievo, me li tenevo stretti e andavo avanti, e sudavo di brutto dentro le camicie che alla fine erano bagnate che se le strizzavi usciva l'acqua, e scendevo dal palco sudato marcio, e quando scendevo dal palco non ero mai solo, perchè le donne mi volevano, mi correvano dietro, gente, per i baci e per gli autografi, e così dopo Marie-Laure venne Gilda, e pure lei suonava il piano, suonava musica classica e le piaceva Chopin. Era siciliana, insegnava al conservatorio, e senza che mi avesse mai parlato prima mi disse che da molti giorni mi seguiva, perché una volta a un concerto il ricordo delle mie mani Ie era rimasto come una compagnia. E le volevo così bene che me la sposai, Gilda, me la sposai e dopo un poco divorziammo.
E per ultima venne Isabelle, con gli occhi chiari, Isabelle che mi voleva bene più di tutte, che cercò di farmi vivere in una casa parigina e cercò di farmi smettere di bere e di drogarmi.
E tutte queste storie le volevo perché volevo vivere storie d'amore con delle donne belle, storie d'amore come quelle che vedevo alla televisione, dove lo sposo prendeva la sposa in braccio, la portava nella stanza e dopo si baciavano. Solo che le mie donne erano loro a prendere in braccio me, e io volentieri le lasciavo fare.
Volevo dormire con delle donne belle, cavoli, ma certe notti dal dolore nelle ossa non dormivo, e quelle notti che arrivavano una dietro l'altra la spalla, i nervi, il polso, l'osso del ginocchio li sentivo a uno a uno. Solo le mani erano forti e sempre calde.
Suonare suonavo, suonavo sempre. Mi arrampicavo sullo sgabello e poi partivo come un razzo, andavo in orbita. Avevo sempre i riflettori in faccia, mentre suonavo, e nel buio non vedevo niente, ma quelli giù dal palco nel buio li sentivo che trattenevano il respiro, mentre picchiavo sopra i tasti, e non tossiva mai nessuno, non tossiva, e nessuno si soffiava il naso mai.
E quando cominciavo dalle dita mi usciva fuori tutta quella musica, mi usciva, veniva fuori come acqua fresca, bagnava la tastiera e andava giù sul legno delle tavole del palco, colava giù sul pavimento e bagnava i piedi degli spettatori a uno a uno, e gli saliva per le gambe e andava su, e a quelli gli veniva freddo, e alla fine con le luci accese li vedevi tutti bagnati, in piedi, tutti inzuppati che battevano le mani. E dopo le donne venivano nel camerino e mi baciavano. E lo sapevo ch'ero brutto, ma con la musica e le donne mi veniva tutta la bellezza.
Guadagnavo bene, guadagnavo. Da non crederci. Mi davano un sacco di soldi, ragazzi, e quando suonavo con gli altri musicisti dividevo sempre in parti uguali, anche se loro non erano famosi come me. E con la limousine si andava negli alberghi a quattro stelle e come mi piaceva. In camera schiacciavo tutti gli interruttori e accendevo tutte le luci insieme, accendevo, e dopo aprivo il frigo e mi bevevo tutto quel che c'era, e ogni sera facevo il bagno nella vasca con la schiuma dentro.
Una volta a Bergamo mentre suonavo mi ruppi il braccio destro, ma nessuno se ne accorse, perché suonai tutto il tempo con il braccio rotto come niente fosse. A un altro concerto una sera suonammo per due ore, faceva un caldo boia e sudai come una fontana. Le mani mi scottavano, la testa pure, ero stanco e avevo mal di schiena, e avevo solo voglia di tornarmene in albergo e di sdraiarmi a letto. Ma quelli chiesero il bis, e poi un altro bis e un altro ancora, e così suonai ancora per mezz'ora, suonai, e a casa il medico disse che mi ero rotto il coccige, che è l'osso del sedere, l'ultimo osso della schiena prima del culo.
Dopo i concerti il mio medico mi visitava, scuoteva Ia resta e diceva basta, Michel, basta, non puoi andare avanti in questo modo. E dopo con le mani in tasca andava su e giù per lo studio, mi guardava storto, si arrabbiava e mi proibiva di fare altri concerti, e io invece sorridevo e li facevo. Li facevo perché erano la mia vita, i concerti, come il cibo, le donne e gli amici.
Mi piaceva, la vita, cavoli. Mi piacevano un sacco di cose. Suonare, fare l'amore, stare con gli amici. Anche mangiare, mi piaceva, e a casa a volte venivano gli amici e cucinavo io, e si mangiava e si beveva alla grande, col vino, i dolci e la pasta fatta in casa, e il piatto che facevo meglio era il Pollo alla Petrucciani, che ti leccavi i baffi. E quando cucinavo il pollo mi ci mettevo di gusto, mi ci mettevo, e lo facevo bene, e farlo bene era più difficile che suonare il piano. Mangiavamo e bevevamo, e a un certo punto c'era sempre qualcuno che suonava.
E, dopo mangiato, quando tutti se ne andavano, giocavo sul tappeto con mio figlio Alexander, e giocavamo piano perché aveva le ossa di ricotta come me, e un giorno, mentre giocavamo piano, all’improvviso fece la faccia triste, guardò sua madre e disse: “Perché mi hai fatto?”
Andavo a tutta birra, suonavo dappertutto e con tutti, ormai. Quando suonai con Dizzy Giilespie vidi che aveva una tromba tutta storta, e gli chiesi ma come fai a suonare? E lui rispose che era stata la moglie che gliel'aveva stortata picchiandola sul pavimento, e che da allora la tromba suonava molto meglio. Suonai con Miies Davis che con la tromba faceva venire Ia malinconia. E, poi suonai al Blue Note, che non me lo sarei mai sognato, il Blue Note, cavoli.
Mio padre era orgoglioso, diceva che ero proprio bravo, con il piano. Che ero il migliore. “Quando non ci sarò più”, diceva, “tu suona, suona sempre, Michel, e mentre suoni ricordati che sarò sempre sopra di te che ti guardo da là sopra”.
E, invece adesso sono io che da qua sopra guardo lui.
Venne un Natale, e Natale io lo odiavo, perché da bambino a Natale e a Capodanno ero sempre in ospedale con qualche osso rotto.
Finalmente venne un Natale che ero tutto intero e avevo solo un po’ di raffreddore, e dopo venne Capodanno, e a Capodanno, per andare a passeggiare in spiaggia con la mia donna per mano, mi beccai quella polmonite, e sulla spiaggia caddi a terra come un fico secco. Mi tirai su da terra e le cose non erano più cose, erano ombre. Allora Isabelle mi prese in braccio e mi baciò, e dopo andammo all'ospedale. Seduta sulla sedia aveva quello sguardo strano, che usciva da quegli occhi chiari pieno di paura. E dal letto la guardavo che piangeva con quegli occhi grandi e chiari e sorridevo e pensavo che io così brutto ero felice di avere vicino una donna così bella, e pensavo che sempre avevo avuto accanto donne belle. E poi il 6 gennaio da sotto la coperta le dissi che avevo freddo alle mani e le chiesi se me le voleva riscaldare.
Lei allora prese le mie mani nelle sue e me le scaldò, e dopo uscì un momento a prendermi un caffè, e io proprio in quel momento sono morto, cavoli, il 6 gennaio, e adesso qui vicino a Chopin mi viene da ridere, a pensarci, perché io, pieno di donne belle, sono morto proprio mentre arrivava la befana."
tratto da: Antonio Ferrara, in “Parole Fuori” edizioni Il Castoro, Milano, 2013
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Ra Toth And The Brigantes Orchestra - System Desease
Alias of Italian techno producer Marcello Napoletano. Synth + skronk. Taken from the otherworldly “Acid Sea” 12′’. No digital, but the vinyl can be found at places like Juno, Red Eye, etc. Goes for around $12 on Discogs.
#2017#Italy#Electronic#Future Jazz#New Interplanetary Melodies#Marcello Napoletano#Ra Toth And The Brigantes Orchestra
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