#ipotiroidismo
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thepaperboatblog · 7 months ago
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Come sapete amo moltissimo bere acqua e Aloe nelle stagioni calde. Mi aiuta moltissimo a mantenermi idratata e a combattere il gonfiore. Se volete sapere quali sono le mie preferite, le trovate nel mio Amazon Storefront
*i link possono contenere codici di affiliazione
Musica: Mornings
Musicista: Jeff Kaale
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quickpa · 8 months ago
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L'invalidità tiroide è un assegno di invalidità che l'Inps ha previsto per specifici disturbi legati alla tiroide, precisamente: Carcinomi tiroidei, Gozzo, Ipotiroidismo, Ipertiroidismo.
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emilioalessioloiacono · 1 year ago
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idettaglihere · 7 months ago
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fatta visita dall'ortopedico e questa signorina non ha nulla di grave, solo un brutto strappo muscolare/stiramento o come volete chiamarlo. attendiamo gli esami del sangue perché molto probabilmente soffre di ipotiroidismo ma nel caso ci sarebbe la cura come per noi umani quindi diciamo che è tutto ok 🥹🥹🥹
ti amo sissina amore mio
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slimpath · 24 days ago
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QUALCOSA IN PIU' SU DI ME
Ho poco più di 40 anni. due figli e un ex marito.
Non sono mai stata una persona magra, se non in un breve periodo in gioventù.
Dopo la seconda gravidanza non sono più riuscita a perdere i kili presi, ma anzi con una media di 5 kg all'anno sono sempre ingrassata.
L'apoteosi l'ho raggiunta nel 2009, dove a causa dello stress, ho iniziato ad avere problemi di ipotiroidismo. Come me ne sono accorta?? In meno di un mese ho preso 20 kg..
volevo morire...
ma poi ci si fa l'abitudine, anche se con il tempo non sono più riuscita ad apprezzarmi come una volta.
Evito di farmi scattare foto, ma la mia sensazione di ineguatezza mi ha portato anche ad entrare in depressione (anche se, il motivo scatenante della depressione non è stato questo). Sono tutt'ora in cura farmacologia.
Ma essere definita obesa mi fa male, tanto male...
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amigayaps · 4 months ago
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Come sempre è la Review di Nagata ad offrirci il quadro più ampio sui DCA nelle persone LGBTI:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC11211184/
Tuttavia questa Review italiana per la prima volta ci mostra quanto ancora si debba fare per garantire la Formazione del personale sanitario in merito alla correlazione tra Minority Stress e DCA in persone LGBTI e nelle strategie terapeutiche efficaci:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC11162380/
Nascondersi, subire discriminazioni, essere poveri (anche perché espulsi da casa), essere di etnie non occidentali, essere gender non conformi (effeminati androgini virago transgender) causa maggior rischio di Disturbi della condotta alimentare (DCA).
Le donne lesbiche e maschi transgender sono inoltre più spesso obesi, mentre i maschi gay e donne Transgender prima dell'uso di Estrogeni sono più spesso in forma o troppo magri.
L'obesità è talvolta legata a PCOS ed ipotiroidismo ereditari.
Fare Comjng Out o comunque essere visibili e ricevere supporto per la propria visibilità è il maggiore fattore protettivo contro i DCA.
Politiche inclusive nelle scuole e la accoglienza Affermativa in famiglia e in Sanità sono poi fondamentali per garantire gli adolescenti LGBTI contro i DCA.
Le Terapie Affermative (incluso Triptorelina negli adolescenti) sono fondamentali contro i DCA nelle persone Transgender.
Una Psicoterapia Affermativa per gli adolescenti LGBTI con DCA e per i loro genitori sono dimostrate essere efficaci. Esistono modelli validati soprattutto come Cognitivo-comportamentale.
Anche i Sanitari possono beneficiare di Psicoterapie Affermative e di Corsi di Formazione.
#dca #anoressia #binge #obesità #LGBTI #amigay #comingout
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wdonnait · 7 months ago
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Sentirsi stanchi già a 40 anni: cause procipali
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/sentirsi-stanchi-gia-a-40-anni-cause-procipali/117503?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=117503
Sentirsi stanchi già a 40 anni: cause procipali
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Se hai superato i 40a anni  e ti senti stanca/o , tranquilla perchè è tutto normale. Sentiamo spesso i nostri genitori dire che loro a 40a anni erano super attivi e riuscivano a fare mille cose in una giornata a differenza nostra che spesso accusiamo stanchezza e svogliatezza.
Ma da cosa dipende questo stato fisico e mentale? 
Rispetto a 30 anni fa, la vita è cambiata moltissimo; è vero che viviamo in un mondo più confortevole , godiamo della teconologia e di ogni genere di vizio ma è anche vero che la frenesia e la velocità con cui viviamo le giornate ci creano uno stato d’ansia e di stress non indifferente.
Stress e Stanchezza a 40 anni
Sentirsi stanchi a 40 anni può essere piuttosto comune, e ci sono diverse ragioni per cui questo può accadere. Ecco alcuni dei motivi principali e alcuni suggerimenti su come affrontare la stanchezza:
Stress e Sovraccarico di Compiti: A 40 anni, molte persone si trovano a bilanciare impegni lavorativi intensi, gestione della famiglia e altre responsabilità personali, il che può portare a stress e stanchezza.
Suggerimento: È importante cercare di gestire lo stress attraverso tecniche di rilassamento, come la meditazione o lo yoga, e cercare di mantenere un equilibrio tra lavoro e vita privata.
Mancanza di Sonno di Qualità: Non dormire abbastanza o avere un sonno disturbato può influenzare notevolmente i livelli di energia.
Suggerimento: Creare una routine serale che promuova un buon riposo, evitare schermi luminosi prima di dormire e cercare di andare a letto e svegliarsi alla stessa ora ogni giorno.
Alimentazione e Idratazione: Un’alimentazione non equilibrata e la disidratazione possono causare stanchezza.
Suggerimento: Mangiare cibi nutrienti e bilanciati, limitare il consumo di zuccheri semplici e caffeina, e assicurarsi di bere abbastanza acqua durante il giorno.
Attività Fisica Insufficiente: La mancanza di esercizio fisico può portare a bassi livelli di energia.
Suggerimento: Integrare attività fisica regolare nella routine giornaliera, anche solo camminare 30 minuti al giorno può fare la differenza.
Problemi di Salute: Condizioni mediche come ipotiroidismo, anemia, diabete, e disturbi del sonno come l’apnea possono causare stanchezza.
Suggerimento: Se la stanchezza persiste e non è spiegabile con cause evidenti, è consigliabile consultare un medico per escludere eventuali condizioni sottostanti.
Equilibrio Ormonale: Cambiamenti ormonali, comuni intorno ai 40 anni, soprattutto nelle donne, possono influire sui livelli di energia.
Suggerimento: Discussione con il proprio medico di base o un endocrinologo può essere utile per valutare se vi sono squilibri ormonali che contribuiscono alla stanchezza.
Avere consapevolezza del proprio corpo e delle proprie necessità può aiutare a identificare le cause della stanchezza e trovare le soluzioni più adeguate per recuperare energia e benessere.
40 anni : insorgenza di malattie mentali e fisiche
Si, avete letto bene. Rispetto a diversi anni fa , l’insorgenza di malattie autoimmuni ed  allergie e’ aumentata di moltissimo. 
Malattie Autoimmune
L’insorgenza di malattie autoimmuni dopo i quaranta anni è un fenomeno noto e documentato, che sottolinea quanto queste condizioni possano manifestarsi in fasi diverse della vita adulta. Sebbene molte malattie autoimmuni tendano a presentarsi più frequentemente nelle prime fasi dell’età adulta, un notevole numero di casi emerge dopo i quaranta anni, influenzato da una varietà di fattori.
Uno degli aspetti interessanti è il ruolo che la genetica gioca nello sviluppo delle malattie autoimmuni. Chi ha una storia familiare di tali patologie può essere maggiormente predisposto a svilupparle anche in età più matura. Tuttavia, i fattori genetici sono solo una parte del puzzle. Altri elementi, come le influenze ambientali, possono essere altrettanto cruciali. Ad esempio, l’esposizione prolungata a certi inquinanti o additivi chimici, spesso accumulati nel corso degli anni, può scatenare o esacerbare i processi autoimmuni.
L’ambiente in cui viviamo gioca un ruolo determinante, ma anche cambiamenti legati allo stile di vita che spesso intervengono con l’età, come la dieta e l’attività fisica, possono influenzare la risposta immunitaria del corpo. Cambiamenti ormonali, particolarmente significativi nelle donne durante la menopausa, possono anche alterare il funzionamento del sistema immunitario, rendendo il corpo più suscettibile a disordini autoimmuni.
Non meno rilevante è l’impatto dello stress, che con l’avanzare degli anni può accumularsi in diverse forme, dalla pressione lavorativa alla gestione della vita familiare e personale. Lo stress cronico è noto per il suo effetto deleterio sul sistema immunitario, potendo alterare la sua funzione e potenzialmente contribuire all’insorgenza di malattie autoimmuni.
Di fronte a sintomi nuovi o inspiegabili, è sempre prudente consultare un medico. Questo è particolarmente vero in età avanzata, quando il rischio di malattie autoimmuni aumenta. La diagnosi precoce e la gestione adeguata sono essenziali per controllare efficacemente queste condizioni e mantenere una buona qualità di vita.
Malattie mentali a 40 anni
L’insorgenza di malattie mentali intorno ai quarant’anni non è rara e può essere influenzata da una varietà di fattori biologici, psicologici e ambientali. Questo periodo della vita può essere segnato da significative transizioni e stress, che possono contribuire allo sviluppo o all’aggravamento di disturbi mentali. Ecco alcuni aspetti importanti da considerare:
Fattori di Rischio e Triggers
Cambiamenti Biologici: Con l’avanzare dell’età, possono verificarsi cambiamenti ormonali e neurologici che influenzano la salute mentale. Per esempio, le donne possono sperimentare fluttuazioni ormonali legate alla perimenopausa che possono influenzare l’umore e la stabilità emotiva. Stress e Pressioni della Vita: I quarant’anni sono spesso un periodo di alta responsabilità sia in ambito lavorativo che familiare. Il bilanciamento tra carriera, vita familiare, e magari la cura dei genitori anziani, può essere particolarmente stressante e può scatenare o aggravare condizioni mentali preesistenti. Salute Fisica: Problemi di salute fisica tendono a diventare più comuni con l’età. Condizioni croniche come il diabete, malattie cardiache o obesità possono avere un impatto diretto sulla salute mentale, contribuendo a disturbi come depressione e ansia. Isolamento Sociale e Solitudine: A questa età, alcune persone possono iniziare a sperimentare un senso di isolamento a causa di cambiamenti nella vita sociale o familiare. La solitudine è un fattore di rischio significativo per lo sviluppo di malattie mentali. Genetica e Storia Familiare: La predisposizione genetica gioca un ruolo non trascurabile. Chi ha una storia familiare di malattie mentali può essere più suscettibile a svilupparle anche in età adulta.
Malattie Mentali Comuni a Questa Età
Depressione: È uno dei disturbi mentali più comuni e può essere scatenato da eventi di vita stressanti, cambiamenti ormonali, o come reazione a difficoltà persistenti. Disturbo d’Ansia: Ansie generalizzate, fobie specifiche o disturbi da stress post-traumatico possono manifestarsi o peggiorare in questa fase della vita. Disturbi del Sonno: Spesso correlati ad ansia e depressione, i disturbi del sonno possono influenzare significativamente la salute mentale e fisica. Disturbi Bipolari e Schizofrenia: Anche se meno comuni, questi disturbi possono avere un’esordio tardivo o un peggioramento dei sintomi già presenti. Gestione e Supporto La chiave per gestire la salute mentale a questa età è il riconoscimento precoce dei sintomi e la ricerca di supporto adeguato. Terapie come la consulenza psicologica, la psicoterapia e, se necessario, il trattamento farmacologico, possono essere efficaci. È anche importante mantenere uno stile di vita sano, includendo attività fisica regolare, una dieta equilibrata, e tecniche di gestione dello stress come la meditazione o lo yoga.
Inoltre, il sostegno di amici, familiari e, se disponibili, gruppi di supporto comunitari, può fare una grande differenza nel migliorare la qualità della vita e nel gestire efficacemente qualsiasi condizione di salute mentale.
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Reichardia picroides "Caccialepre" (Primi di Novembre, Villafrati) È una pianta COMMESTIBILE. È risultata molto benefica tra le piante del "Local Food-Nutraceuticals". Può essere confusa con altre varietà di Reichardia (come la tingitana o l'intermedia) o con la Chondrilla juncea o la Lactuca viminea, comunque commestibili o non annoverate tra le piante tossiche. Stare attenti invece alla Crepis lacera e la Lactuca virosa o serriola. Le foglie sono verde glauco. La loro forma, la lunghezza del fusto e la grandezza del fiore possono variare. In genere si raccoglie la rosetta in autunno, inverno, inizio primavera. Il lattice che ne fuoriesce è dolce e edibile. Si riconosce da specie simili anche dalla radice a fittone e dai capolini che sono isolati in un unico stelo e hanno le brattee. È attestata tra le piante che mangiate bollite sono in grado di ridurre l'iperattività piastrinica legata alla sindrome metabolica e quindi il rischio di trombosi, infarto o ictus. Uno studio su 5 piante selvatiche del centro Italia la classifica la più ricca di sostanze nutraceutiche con più alti livelli di attività antiossidante legata all'alto contenuto fenolico totale. Dice che l'ebollizione ridurrebbe tali proprietà, e suggerisce di consumarla cruda in insalata. Esiste uno studio sulla sua probabile tossicità che la classifica come sicura per l'alimentazione, certamente nel peso di 250 mg per kilo del consumatore (che è generalmente la quantità che si usa nelle misticanze). A più alte dosi si è visto come possa alterare il funzionamento di reni e fegato riducendo le transaminasi, in particolare gli enzimi epatici (ALT e AST), i livelli di urea e creatinina. È forse meglio non consumarla in gravidanza, forte abituale esercizio fisico, uremia, emodialisi, chetoacidosi diabetica, carenza di B1 o di B6, diminuzione di creatinina dovuta a anemie, ipotiroidismo o leucemia. Tradizionalmente è annoverata come ipoglicemizzante, diuretico, depurativo, galattogogo, tonico, analgesico e rinfrescante. Non viene comunque utilizzata generalmente nella fitoterapia moderna. https://www.instagram.com/p/ClYfnE5Mpf9/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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medicomunicare · 2 years ago
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Le disfunzioni tiroidee come causa di cardiopatie: le sottostime diventano fattori di rischio reali
Le disfunzioni tiroidee come causa di cardiopatie: le sottostime diventano fattori di rischio reali
La morte cardiaca improvvisa (SCD) è un problema sanitario globale che causa oltre 600.000 decessi all’anno negli Stati Uniti e in Europa da solo, essendo responsabile del 15-20% della mortalità totale nelle società industrializzate. Pertanto, la prevenzione della SCD continua ad essere un compito importante della medicina cardiovascolare. È noto che diverse condizioni sono associate a un aumento…
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guidagenitori · 3 years ago
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Quando la tiroide non funziona bene già alla nascita, un bambino può avere problemi di accrescimento e deficit neurologici. Per questo è necessaria la prevenzione dell’ipotiroidismo
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veggiechannel · 3 years ago
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Quando non si perde peso la colpa è spesso attribuita alla “tiroide”. Questa ghiandola può infiammarsi in seguito, nella maggior parte dei casi, a processi autoimmuni, e produrre meno ormoni.
Tra i sintomi dello scarso funzionamento della tiroide spicca l’aumento di peso. Cosa si può fare a livello di alimentazione per migliorare il funzionamento di una tiroide rallentata?
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emilioalessioloiacono · 2 years ago
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Cos'è l'ipotiroidismo ed in che modo può influenzare la tua vita? In questo articolo impariamo a riconoscere i sintomi, la diagnosi e le terapie dell'ipotiroidismo, oltre ai consigli dietologici utili per non ingrassare a causa dell'ipofunzione tiroidea ----> https://medicinaonline.co/2015/03/23/ipotiroidismo-sintomi-diagnosi-cura-farmacologica-e-consigli-dietetici/ #tiroide #ipotiroidismo #EmilioAlessioLoiacono #MedicinaOnLine
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lady-with-hat · 7 years ago
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La mia storia da 110 a 62 kg
La mia storia da 110 a 62 kg
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  Buongiorno a tutti!
Oggi voglio festeggiare con voi l’uscita del mio ultimo libro – La scoperta del vero Amore – Lo trovate QUI
Per farlo ci tengo a raccontarvi la mia storia e il percorso che ho vissuto contro l’obesità.
Tante volte, senza che gli altri se ne rendano conto, si vivono delle solitudini profondissime, e si pensa di essere senza speranza quando i chili si accumulano…
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amigayaps · 1 year ago
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Questo articolo sottolinea la correlazione dell'abuso di Alcolici nelle donne con il Tumore al Seno:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10002287/
L'articolo lamenta l'assenza di pubblicità specifica contro l'abuso di Alcolici nelle donne lesbiche e bisex, per cui ne abbiamo adattata in italiano quella proposta dall'articolo.
Il tema dell'eccesso di abuso di Alcol nelle donne Bisex o Lesbiche è noto e viene generalmente collegato al rischio cardiovascolare, insieme alla maggior Obesità (questa dovuta anche a PCOS o ipotiroidismo) ed al maggior Tabagismo. Tutti e tre i fattori di rischio sono maggiori nelle donne lesbiche e bisex e tutti e tre aumentano anche il rischio si Tumore al seno.
Nelle donne lesbiche e bisex va aggiunto come fattore di rischio il minor numero o l'assenza di gravidanze.
Vanno intese nel gruppo a rischio tutte le donne che fanno sesso con altre donne e vanno considerate le cause psicologiche e sociali dell'abuso di Alcolici.
1) il Minority Stress, maggiore nelle donne Bisex
2) la mancanza di visibilità come donna lesbica o bisex
3) il mancato Coming Out
4) il minor supporto familiare
5) le maggiori difficoltà a trovare lavoro...
#donne #Alcol #lesbica #bisex #tumorealseno #amigay
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wdonnait · 1 year ago
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Tiroidismo: Integratori da evitare e integratori da assumere
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/tiroidismo-integratori-da-evitare-e-integratori-da-assumere/116340?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=116340
Tiroidismo: Integratori da evitare e integratori da assumere
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Testo della dott.ssa Patrizia Coffaro – Naturopata
Prima di esaminare gli integratori migliori e peggiori per la tua tiroide, devi prima comprendere alcuni dei meccanismi alla base dell’ipotiroidismo. Il novantotto per/cento dei casi è causato da una malattia autoimmune chiamata Hashimoto, che determina quali integratori funzioneranno meglio per loro. Potresti esserti imbattuto nell’errata convinzione che l’ipotiroidismo sia causato da una carenza nutrizionale di iodio e tirosina proprio come spiegava questo signore impegnato a vendere questo integratore miracoloso. Questa è una teoria obsoleta degli anni ’50 e ’60 che purtroppo persiste ancora oggi. In verità, lo iodio e la tirosina non sono le migliori opzioni per chi soffre di Hashimoto e le ghiandole tiroidee non dovrebbero mai essere usate in sostituzione dei farmaci per la tiroide.
I peggiori integratori per l’ipotiroidismo di Hashimoto
Iodio La mia posizione sullo iodio è stata sempre controversa. Ma dal 2010, la ricerca ha continuato a dimostrare che i pazienti con Hashimoto dovrebbero ridurre al minimo il consumo di iodio. La tua tiroide ha bisogno solo di una capocchia di iodio nel corso di molti mesi, che è facilmente soddisfatta attraverso gli alimenti di tutti i giorni. E a limite, prima della sua assunzione, è sempre bene fare la ioduria urinarie. L’idea che l’ipotiroidismo sia causato da una mancanza di iodio non è solo falsa: l’integratore può effettivamente peggiorare i sintomi della tiroide. Quando hai Hashimoto, il tuo sistema immunitario prende di mira e attacca gli enzimi della perossidasi tiroidea (TPO) nella ghiandola tiroidea. L’idea sbagliata comune è che lo iodio avvantaggia i pazienti ipotiroidei perché stimola l’attività della TPO, ma almeno 20 diversi studi clinici hanno dimostrato che l’effetto stimolante dello iodio sulla TPO aumenta effettivamente gli attacchi autoimmuni contro la tiroide. Infatti, studi epidemiologici mostrano un drammatico aumento dell’ipotiroidismo nelle aree del mondo in cui viene introdotto il sale iodato. Gli studi mostrano che molti con l’ipotiroidismo di Hashimoto sperimentano un miglioramento dei sintomi quando iniziano una dieta a ridotto contenuto di iodio. È comunque, ripeto, prima dell’assunzione di iodio è bene fare la ioduria urinaria. Tirosina La tirosina è un amminoacido e un elemento costitutivo degli ormoni tiroidei. Come lo iodio, molte persone, seguono ancora la convinzione obsoleta che gli integratori di tirosina supportino la funzione tiroidea. Sebbene nessuna ricerca abbia dimostrato che aumenti gli ormoni tiroidei, gli studi hanno dimostrato che promuove le catecolamine. Questi ormoni dello stress surrenale aumentano l’energia in modo simile alla caffeina.Le persone con Hashimoto hanno già uno stress surreale elevato proprio grazie alla cornicità della malattia.
Integratori utili alla tiroide
Vitamina D Buona per l’immunità generale, la salute delle ossa e la salute del cervello, la vitamina D è un integratore benefico per la maggior parte della popolazione, soprattutto perché le diete moderne non riescono a fornirne una quantità sufficiente. È ancora più vantaggioso per quelli con ipotiroidismo di Hashimoto. Numerosi studi mostrano che la vitamina D ha un ruolo immunomodulatore, che è fondamentale per le persone con queste condizioni. Alcuni studi mostrano anche che la vitamina D ha un impatto positivo sulle risposte infiammatorie della tiroide. Magnesio Il magnesio è un integratore sicuro che molti usano per alleviare il sonno e lo stress. Alcune ricerche mostrano che il magnesio calma l’infiammazione della tiroide e potrebbe essere utile per chi ha problemi di tiroide. E va assolutamente assunto con la vitamina D per un miglior assorbimento di quest’ultima. Selenio Il selenio attenua la risposta infiammatoria e l’attività della TPO. Mio Inositolo Il mio-inositolo è una variante della vitamina B. Alcuni studi mostrano che l’assunzione di selenio e mio-inositolo riduce la risposta autoimmune della tiroide. Antiossidanti Gli antiossidanti come il glutatione, la curcuma, il resveratrolo, l’apigenina e l’estratto di rosmarino hanno proprietà antinfiammatorie utili per il gonfiore, l’infiammazione e l’autoimmunità della tiroide. Oltre a un integratore, puoi anche incorporare più cibi ricchi di antiossidanti nella tua dieta. Devi comunque capire che gli integratori non possono invertire una dieta e uno stile di vita infiammatori Mentre gli integratori possono aiutare a sostenere la salute della tiroide, la strategia più importante per gestire l’ipotiroidismo di Hashimoto è personalizzare un approccio alla dieta e allo stile di vita che riduca al minimo l’esposizione.
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medicomunicare · 2 years ago
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Noduli tiroidei: gli esami da fare e le modalità di trattamento a confronto
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Introduzione Si stima che nella popolazione sana la prevalenza di noduli tiroidei sia intorno al 60-68%. Generalmente è più facile riscontrarli fra coloro che hanno deficits riscontrabili di iodio, ma una grossa percentuale la si ritrova anche fra gli individui, soprattutto del sesso femminile, che hanno normali titoli sia di iodio che ormoni tiroidei. Possono essere trovati casualmente per indagini diagnostiche come le ecografie o le radiografie la cui indicazione era diversa da quella intenzionale. Nel 90-95% dei casi la loro natura è benigna. Nei rimanenti casi possono essere maligni e rappresentare un carcinoma papillare (80-90% dei casi), mentre con frequenza minore le forme midollare ed anaplastica. Il loro riscontro tardivo avviene di solito perchè non sono sintomatici. Quando però si verificano crescita rapida visibile sotto la pelle, comparsa di raucedine o tosse allora è consigliato indagare il più presto possibile. Come si valutano i noduli tiroidei Usualmente il medico di condotta prescrive delle analisi al sangue per controllare i livelli di ormoni tiroidei (TSH, T3 e T4), assieme all'ecografia della regione tiroidea e cervicale. Se i livelli di TSH sono normali o elevati è provabile che ci si trovi davanti un nodulo non funzionante, mentre ridotti o quasi azzerati suggeriscono un ipertiroidismo primario. In questo caso, il passo successivo è eseguire una scintigrafia: se la lesione capta il radiofarmaco il nodulo è definito "caldo" (iper-funzionante) ed è improbabile che si tratti di una lesione maligna. Al contrario, i noduli freddi non captanti preoccupano i clinici, che indirizzano il paziente all'agoaspirato del nodulo per analisi cellulari. Questo non è consigliato se la lesione è inferiore ad 1 cm. In una proporzione compresa fra il 15 ed il 25% dei casi ci si ritroverà davanti una lesione maligna, confermata da caratteristiche ecografiche come la difformità dei margini della lesione, presenza di micro-calcificazioni e il suo essere ipo-ecogena. Altre caratteristiche che dovrebbero fare allarmare sono la protrusione fuori dalla tiroide, l'altezza maggiore della larghezza e linfonodi cervicali con caratteristiche sospette. Se il nodulo è inferiore ad 1 cm solitamente si segue la prassi "wait and see" (aspetta e osserva), ripetendo l'esame a distanza di 6-9 mesi. Se il nodulo è cistico ma inferiore a 2 cm solitamente non si esegue biopsia e lo si tiene in osservazione a scadenza di 12 o 24 mesi. Infine, le indagini molecolari su campioni di agoaspirato hanno ormai preso piede ed hanno cambiato la modalità di come i noduli si gestiscono a livello clinico. Come si trattano i noduli tiroidei ed il follow-up I noduli benigni sono considerati non trattabili; lo specialista consiglierà di ripetere l'esame entro 12 o24 mesi. Se in questo lasso di tempo la dimensione del nodulo aumenta del 50%Nel caso di noduli iper-funzionanti o caldi la scelta è la rimozione chirurgica o l'ablazione con iodio radioattivo; è possibile eseguire uno dei due metodi se il paziente ne rifiuta l'altro. La terza opzione è il ricorso ad agenti anti-tiroidei come il metimazolo (Tapazole). Se la lesione è dichiaratamente maligna la rimozione chirurgica è l'opzione di prima linea: solitamente se le lesioni sono inferiori ad 1 cm e di tipo micro-papillare a basso rischio si opta per un trattamento conservativo e per la solita prassi di "aspetta e osserva". In caso contrario si può arrivare alla totale asportazione della tiroide. Per i noduli con un significativo aumento delle dimensioni riscontrato all'ecografia di follow-up sono nuovamente sottoposti ad agoaspirato. La sorveglianza attiva può essere considerata per i pazienti con carcinoma micropapillare a basso rischio in alternativa all'asportazione del lobo tiroideo interessato. Se il nodulo presenta aspetti ecografici altamente sospetti o fattori di rischio clinico, il chirurgo può considerare la rimozione chirurgica definitiva del lobo tiroideo colpito. La gestione personalizzata della situazione clinica presuppone sempre la presenza dell'endocrinologo. Per i noduli benigni di 4 cm o più non ci sono evidenze che bisogna proseguire con il follow-up a lungo termine, anche se si raccomanda un controllo ecografico biennale. Di fronte ad un nodo cistico semplice, il chirurgo opta per la rimozione definitiva o l'ablazione percutanea con etanolo. In precedenza era stato proposto il trattamento di questi noduli con levo-tiroxina per tenerli soppressi. Effettivamente è stato riportato che l'ormone portava ad un riduzione delle dimensioni del nodulo, ma non viene più raccomandato dato che l'interferenza dell'ormone con le funzioni fisiologiche e metaboliche supera i benefici della terapia. Questo è particolarmente vero se ci si trova di fronte ad un nodulo benigno e valori di TSH o altri ormoni tiroidei nel sangue nel range della normalità. Infine, nei pazienti con noduli tiroidei multipli può essere necessario eseguire più di una agoaspirato, poichè ogni nodulo viene considerato come indipendente nella sua natura (benignità o malignità). Se ci sono caratteristiche ecografiche anomale i noduli dovrebbero essere sottoposti a biopsia, mentre nei pazienti in cui i TSH sierico è ridotto si dovrebbe ricorrere alla scintigrafia. L'ablazione a radiofrequenza (RFA) La RFA è una procedura ablativa termica guidata da immagini ambulatoriali, che rappresenta una potenziale alternativa alla chirurgia per il trattamento dei noduli benigni sintomatici. Questo approccio elimina la necessità di anestesia generale, incisione o rimozione della ghiandola tiroidea, rendendola un'opzione non chirurgica interessante. La RFA è stata offerta in alcuni centri dal 2000 per il trattamento di tumori primari e metastatici del fegato, dei polmoni, delle ossa e dei reni e per l'ablazione delle vie di conduzione aberranti nel cuore. Con l'uso dell'anestesia locale e/o della sedazione, la sonda RFA viene introdotta nella linea mediana del collo anteriore a livello dell'istmo (chiamato approccio trans-istmico) e il nodulo viene mirato utilizzando la "tecnica del colpo mobile". Con questa procedura l'operatore muove l'ago RFA avanti e indietro nel nodulo, visualizzando i cambiamenti iperecogeni nel tessuto durante la guida ecografica. L'iniezione di lidocaina può essere utilizzata prima dell'ablazione per anestetizzare la capsula tiroidea da idro-dissezionare; e fornisce anche un dissipatore di calore attorno al nodulo per prevenire lesioni a queste strutture. Il calore della punta dell'elettrodo provoca necrosi e fibrosi dei tessuti introducendo una corrente alternata ad alta frequenza, che aumenta la temperatura dei tessuti da 60 a 100 gradi. Molti rapporti hanno stabilito l'efficacia a breve termine (6-12 mesi) e la sicurezza dell'RFA per la riduzione del volume dei noduli benigni non funzionanti (50-85%). Diversi articoli hanno dimostrato che l'RFA ha il miglior tasso di riduzione per noduli più piccoli (volume < 10 ml), con successo mantenuto fino a 2 anni. I noduli tiroidei benigni a funzionamento autonomo (AFTN) tendono ad essere più variabili rispetto ai noduli benigni non funzionanti, probabilmente a causa dell'aumentata vascolarizzazione presente nei primi e della maggiore possibilità di lasciare tessuto residuo vitale al margine. La letteratura dimostra che il raggiungimento dell'eutiroidismo dopo RFA è più coerente quando il volume di pretrattamento dell'AFTN è piccolo e più omogeneo dal punto di vista ecografico. Il cambiamento significativo nel volume del nodulo e quindi nella vascolarizzazione si traduce in un miglioramento significativo di T3, tiroxina libera (T4) e TSH. Il livello di quest'ultimo ormone può normalizzarsi fino all'80% dei pazienti senza lo sviluppo di ipotiroidismo dopo RFA.  Meglio la chirurgia o la RFA? Per i noduli tiroidei benigni sintomatici, la tiroidectomia aperta è lo standard. Tuttavia, la chirurgia potrebbe non essere sempre la scelta migliore, in particolare per i pazienti più anziani che non sono candidati chirurgici ideali o per i pazienti che non desiderano rischiare ipotiroidismo, cicatrici, raucedine o tempi di recupero chirurgico soprattutto per una malattia benigna. Uno dei principali vantaggi della RFA rispetto alla chirurgia è la ridotta possibilità di causare ipotiroidismo post-trattamento. L'intervento chirurgico prevede la rimozione della ghiandola con il nodulo e il parenchima normale, mentre l'RFA colpisce solo il nodulo, lasciando il tessuto normale protetto e preservando la funzione tiroidea. In una meta-analisi che confrontava l'ablazione termica con la tiroidectomia convenzionale, l'ablazione termica era più sicura e aveva un'incidenza significativamente più bassa di raucedine, ipotiroidismo e dolore postoperatorio. Dopo l'ablazione termica, i pazienti hanno avuto un risultato estetico postoperatorio significativamente migliore e un tempo di ospedalizzazione più breve rispetto alla tiroidectomia convenzionale. Tuttavia, in termini di miglioramento dei sintomi, entrambe le opzioni erano ugualmente favorevoli, senza differenze statistiche tra ablazione termica e tiroidectomia convenzionale, mostrando così che la RFA è un'opzione terapeutica promettente e più sicura per certi contesti. - a cura del Dr. Gianfrancesco Cormaci, PhD, specialista in Biochimica Clinica. Consigliati in questo sito Malattie della tiroide sotto i riflettori: Gennaio è il mese della “consapevolezza” tiroidea (04/01/2022) Diabete e problemi alla tiroide: è vero che prima o poi uno porta all’altro? (22/09/2021) Salute tiroidea: troppe ore di lavoro associate ad un rischio di suo malfunzionamento (02/04/2020) Malattie della tiroide oggi: da carenza di nutrienti o da antigeni alimentari? 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