#io ve lo dico poi fate come ve pare
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Non è colpa mia se l'unico lavoro per il quale sono portata (sacerdotessa di Ecate) non è più fattibile
#Direi che è colpa della società#non credo che Ecate prenderà alla leggera questa carenza di sacerdotesse#io ve lo dico poi fate come ve pare
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I RICCHI HANNO ROTTO IL CAZZO
Sarà il caldo, sarà che col riscaldamento globale fa più caldo der solito, sarà che col caldo pure la sopportazione nostra è ridotta, ma io lo devo di’: i ricchi hanno rotto il cazzo. E quello che deve tirà fori la stilografica in treno e il libro in francese e il giornale in inglese e poi passa tutto er tempo a spizzà i regazzini che parlano de calcio e de figa ma io dico allora che te li sei portati a fa’ er libro, i giornali e la stilografica? Cioè na vorta i ricchi erano stronzi ma tutto sommato, per la gran parte, erano armeno discreti. E mo invece tutti i giorni te devono postà er selfie dalla barca, dar jet privato, da in braccio a Cristo mentre fòri c’è la fame e la devastazione e l’apocalisse.
E poi, se tu non t’accodi al loro profondo dolore perché je s’è scheggiata l’unghia e c’hanno fatto ‘na diretta instagram da dieci minuti, la colpa è pure la tua che c’hai l’odio sociale, l’invidia sociale, il rodimento de culo sociale, l’animadelimejo sociale, direi. E invece li devi capì, me devi esse solidale con la sofferenza, poverelli è gente che è cresciuta a pane e yacht ma che ne sanno der mondo reale, non puoi pretende che capiscono quello che je succede intorno. S’ansiano per le piccole cose (soprattutto le piccole cose loro). Ma io dico ma voi che ciavete i sordi non ve potete pagà un po’ de psicoterapia e le paturnie vostre ve le risolvete in privato? Oppure, sempre visto che ciavete i sordi, me pagate la psicoterapia a me così dopo so’ rilassato e c’ho la pazienza necessaria a sopportavve?
Ve lo chiedo co tutto er core: non potete tornà a fa’ i ricchi stronzi de ‘na vorta? Noi tornamo a fa i poveri stronzi che ve odiano, voi ce sfruttate come sempre senza pietà (cioè come fate adesso), ma senza ‘sto teatrino delle piangine incomprese da circolo der burraco?
Pure perché io a te ricco, famoso, vip de non se sa bene cosa, una roba te la vorrei chiede: ma tu l’hai spesa mezza lacrimuccia, pure finta, pe’ quelle centocinquantamila famije che da agosto non sanno come mette insieme er pranzo co’ la cena? Ah no? Che t’eri distratto?
E allora me spieghi perché te incazzi e ce rimani male se poi io non te capisco a te che devi cambià la macchina sennò non puoi parcheggià sotto casa in centro, che hai fatto tardi e hai perso l’aereo, non riesci a trovà er taxi o er parrucchiere t’ha sbajato la tinta?
Tranquillo, de esse triste capita a tutti, ma io co’ la tristezza tua proprio non c’entro niente (e non so’ sicuro de poté di’ er contrario). Quindi fa er favore: già te sei piato quasi tutto, armeno le lacrime famo che rimangono le mie e ce faccio er cazzo che me pare.
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Lui mi manda fuori di testa.
Stasera vorrei solamente che restasse così per sempre. Vorrei fermare il tempo a questa sensazione di potenza fisica e benessere. Sono disteso sul letto, mutande abbassate, pantaloni no. Libero, ma al contempo sotto scorta, nella prigione d’oro di un indumento più largo, ma sempre presente. Non sono nemmeno eccitato, seppur sotto l’incantesimo di un’erezione che va avanti da parecchio. Lo tengo sotto controllo. Duro come il marmo, e se accenna a rilassarsi per un attimo lo sfioro nel modo giusto e torna più duro di prima. Non gli do tregua. E senza violenza pornografica, ma semplicemente dosando i giusti movimenti. Stasera ho bisogno di lui, ho bisogno di questo. Ma al contempo lo detesto anche. Detesto che sia così bello, così duro, e che ora non sia nella mia bocca. Vorrei scrivere questo testo mentre me lo ciuccio, piano piano, utilizzandolo come antistress. Vorrei cercare le parole giuste, mentre me lo gusto tutto. Pensare alle frasi da mettere in fila, mentre la lingua lo avvolge di saliva. Consumare il glande a forza di ciucciare. Mi viene l’acquolina in bocca a pensarci. Dannazione, che voglia. Sì, stasera non riesco a pensare a niente di più bello di questo. E prolungo questa erezione da non so più neanche quanto tempo. Davvero, ho perso il conto. Ma ve la immaginate la scena? Ci pensate a quanto sarei bello col mio bazooka in bocca? Che sogno. Io non capisco come facciate a non avere almeno la curiosità di vederlo. Sì, sono sincero. Poi per carità, può piacere o non piacere (difficile), ma io almeno la curiosità l’avrei. Sì, al diavolo tutto. Datemi del presuntuoso, stasera voglio essere presuntuoso. Perché sento quanto è bollente e posso permettermi di essere presuntuoso, ok? Perché ora ho abbassato anche i pantaloni e il glande lo faccio strusciare sul mio fianco. E voi siete qui a leggere tutti questi dettagli minuziosamente. E a desiderare di assistere. Il bello è che nemmeno me lo dovete dire, potete tenervi tutto per voi, può restare il vostro segreto. E voglio scrivere, scrivere ancora, scriverei ore di lui perché lo amo. Perché c’è sempre. Perché è un gioco che non mi stanca mai. Ma a un certo punto mi devo fermare, devo lasciarvi con la curiosità che non può essere soddisfatta. Dovete andare avanti con l’immaginazione. Non mi avrete mai, alle vostre condizioni. Ma io continuerò sempre a stuzzicarvi, a proporvi di passare dall’altra parte, di farvi fare il grande salto. Ché parlo al plurale, ma alla fine c’è l’una e unica tra voi, che è la sola che meriterebbe. Forse. Chissà. Ah, se sapessi cosa ti stai perdendo. E te lo dico con le dita bollenti del mio glande. Che consistenza, aiuto, al tatto è fantastico. Mi manda fuori di testa, che ci devo fare. Lui è così. Smettete di seguirmi, bloccatemi, fate quello che vi pare. Ma io intanto ce l’ho qui, a mia completa disposizione. Mi ci soffocherei. Penso proprio che se potessi me lo ficcherei in bocca così in profondità da perdere il respiro. Da cambiare colore in viso. Mi schiavizza.
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io ve lo dico ma poi fate come vi pare....;-)
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Parliamo di SESSO ORALE.
Il sesso orale è senza dubbio la cosa più amata dagli esseri umani.
Se la batte solo con la Nutella e lo Scudetto, due cose contro cui il sesso genitale perderebbe miseramente.
Invece il sesso orale vince.
Io mi sono chiesto spesso:
Perché ci piace così tanto?
La risposta è stata sempre la stessa:
PERCHÉ GODI SENZA FA NIENTE.
Punto. Fine della questione.
È solo pigrizia edonista allo stato puro, nient’altro.
È come un divano de cachemire, ‘na Jacuzzi piena d’acqua calda frizzante, Tina Cipollari sordomuta e legata, la stessa cosa:
È IL PIACERE SENZA IL DOVERE.
Tutte quelle cose sul fatto che è un dono che l’altro fa a noi, perché come lo fa lei, come lo fa lui... tutte fesserie.
A ‘na lingua non j’ha mai chiesto i documenti nessuno, perché in quel momento de chi c’è attaccato dietro non ce ne frega niente.
Basta che sia costante, partecipe e stacanovista.
Per l’UOMO il sesso orale è imprescindibile.
Non c’è possibilità de trattativa (anche per la donna ma poi ci arriviamo).
Il sesso orale sta all’uomo come i sensi de colpa stanno alla religione: senza uno non esiste l’altro.
Noi se semo inventati veramente qualsiasi cosa pe fallo andà de moda:
- lo sperma fa dimagrì
- lo sperma toglie le rughe
- lo sperma facilita la depilazione laser
- lo sperma fa crescere le tette
- studi universitari che dimostrano che le donne che fanno più pompini so le più intelligenti
- sperma is the new “Acqua de Lourdes”
Tutte, se le semo inventate tutte.
Sul web ce stanno più articoli de blog sui benefici del pompino che foto hackerate de Diletta Leotta.
Detto questo però, ci piace in qualsiasi modo e con qualsiasi stile, fatta eccezione per un particolare, categorico ed imperativo per tutti, che trasvola dalle Alpi all’Oceano Indiano:
I DENTI.
I denti in un pompino so proprio come il fascismo: rovinano tutto e fanno soffrì le persone.
I denti non li dovete usà, li dovete fa sparì.
Sì forse ‘na volta ogni 5 anni, così pe’ scherzo, ma non de più, per il resto dovete esse ‘na vecchietta che j’è finito er Kukident, lisce e umide come na pelle de daino all’autolavaggio der bengalese.
Io capisco che magari da ragazze, per scherzare con le amiche una fa pratica co banane, würstel, calippi e quant’altro, ma quelle so tutte cose che se ce passi i denti sopra se modellano… invece i piselli se sgarano, tutto qua.
Capito questo, capito tutto.
Pure perché è l’UNICA parte veramente sensibile di un uomo.
Per il resto siamo solo bugie, cazzeggio e “non mi sento pronto”.
Stabilito ciò il resto è tutto bello: classico, de lato, de sotto, a singhiozzo, a stoppino, a soffietto, a biberon, a girello, a stura lavandino, a lingua de cocker, a bevuta de struzzo, a sbadiglio de bradipo, insomma fatelo come ve pare, basta che lo fate.
Passiamo alla DONNA.
Sul fatto che il sesso orale per la donna sia fondamentale, non posso metterci la mano sul fuoco essendo un uomo, ma credo proprio che sia così.
La differenza è che mentre all’uomo 9 volte su 10 je dice bene, alla donna non dico 9, ma almeno 7 volte su 10 je capita ‘na disavventura.
È tipo andà a magnà da Cracco e accorgete che te sei scordata er portafoglio a casa.
Ormai stai là, e non ce poi fa niente.
Te devi arrende all’imbarazzo.
Si lo so, voi siete tutti bravissimi perché ve l’ha detto la vostra ragazza e prima di lei l’altra. Lo so.
In generale invece la situazione è così così.
Intanto c’è una grande schiera di uomini che non lo fanno, o pe’ principio o perché non ce pensano o perché so quelli che se non glielo chiedi chiaramente, non se cambiano manco i calzini bucati, non lo so.
Sta di fatto che non lo fanno.
Ecco a voi, proprio a voi, io ve volevo di ‘na cosa:
CE STATE A ROVINÀ LA VITA A TUTTI.
Già nell’opinione generale semo quello che semo, in più ve ce mettete pure voi!
Siete come er meteorite pe i dinosauri, ce state a fa estingue la reputazione.
Io so convinto che più del 50% delle cattive dicerie sugli uomini sia pe’ colpa vostra.
Se esistesse un girone dell’inferno pe’ voi, c’avrebbe i muri fatti de cachi acerbi e voi sareste costretti a leccalli, pe’ avecce in eterno la bocca allappata.
Certe donne non sanno più come farvelo capire:
- ne parlano a tavola
- ve raccontano delle amiche
- ve portano a letto
- COMINCIANO LORO
- se sdraiano a pancia in su come er cane mio quando vole i grattini
- ve la indicano co l’occhi
... e voi niente. Niente.
Pe’ voi er cunnilingus è come la dignità pe’ Vittorio Feltri: non esiste.
Ogni volta bisogna arrivà pe’ forza all’ultima spiaggia, e cioè: “LECCA STRONZO”.
Su questo però un po’ di colpa ce l’avete anche voi donne.
Ma secondo voi, perché noi so secoli che se inventano tutte quelle bugie sullo sperma? Perché sprechiamo tempo a scrivere tutti quei blog? Perché facciamo fare almeno una ricerca l’anno sui pompini all’Università del Wisconsin?
Io ve la butto là, pensatece.
Comunque anche quando trovano uno che lo fa, non è detto che la situazione migliori.
Problema numero uno: LA MIRA.
Noi, arrivati lì, non sapemo dove andà, c’è poco da fa.
C’è chi se perde dentro, chi se perde fori, chi sta talmente lontano dall’obbiettivo che se ce fosse un Tom Tom, starebbe sempre sul grigio a 15 km dalla strada e direbbe in continuo “Appena possibile, fare inversione a U”
Negli anni infatti ho capito la sostanziale differenza tra i sessi nell’uso della mano sulla testa.
Noi uomini quando mettiamo la mano sulla testa della donna, è perché ce prende la sindrome del palombaro e volemo batte tutti i record de profondità.
La donna invece la usa tipo joystick, non dico pe’ vince er gioco, ma almeno pe’ riuscì a superà er primo livello.
Risolto in qualche modo il problema della mira, passiamo al problema numero due: LA VELOCITÀ.
Appena arriviamo giù, noi partimo tipo Valentino Rossi ai tempi d’oro del moto mondiale.
Spesso quello che pe’ un uomo è piano, pe’ na donna c’ha la delicatezza de na lucidatrice cor motore de na Lamborghini.
Di base il problema è questo.
In generale è preferibile ��na cosa graduale: diciamo che più che un Lamborghini dovete esse un Pandino 850 che da 0 a 100 ce mette quei 5 minuti che fanno sta tranquilli tutti.
Sistemate velocità e mira, il resto è a gusto personale: sopra sotto, destra sinistra, a cerchio, pe sbieco, de punta, de piatto, a battimuro, a grattino, asciutto, a colla de lumaca, a bacio de farfalla, a vibratore de Samsung, a Z de Zorro, pure qui come ve pare.
Basta che lo fate.
L’unica cosa delicata è LA PARTE FINALE.
Una volta raggiunto l’accordo tra le parti su dove, come e quando, nel momento in cui va in scena l’ultimo atto, non ve dovete inventà niente: CONTINUATE A FA ESATTAMENTE QUELLO CHE STATE A FA.
Immobili lì dove state.
Finché non trilla tutto er meccanismo, non ve dovete staccà de ‘na virgola.
Non fate che proprio in quel momento ve viene da prende fiato, da respirà o da fà pazzie creative non richieste.
Piuttosto morite, ma state là.
Fermi e dediti alla causa come un bolscevico russo sotto la neve nell’anni ’40.
Er finale non se rovina a nessuno, nemmeno al peggior nemico.
Mi piacerebbe chiudere dicendo che la base fondamentale di tutto questo sia l’igiene personale, ma che ci piaccia o meno, per alcuni di noi, oppure in determinate situazioni, la passione e la voglia vincono pure sur misto mare.
Invece chiuderò urlando la mia invidia per il mondo LGBT, che in questo ambito non ha bisogno di chiarire nessun punto e può vivere della libertà del non detto:
ognuno sa ESATTAMENTE dove deve andà e quello che deve fà.
Beati voi.
#luccisanodicecose
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Come sempre, grazie :)
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INDISPETTIRE TUTTə. E QUANDO DICO TUTT* NON INTENDO SOLO TUTTU MA PROPRIO TUTT□.
Io posso pure confessare di essere un boomerone maschio bianco cinquantenne eterosessuale e benestante, però poi voi dovete contraccambiare ammettendo che questi miei privilegi non solo non sono stati una mia scelta ma essi non caratterizzano automaticamente il mio essere e il mio agire.
Semmai posso decidere di essere e di agire nonostante questi ma anche grazie a questi.
Una cosa che mi fa rabbia di me stesso, però, ve la voglio comunque dire: se vedo due uomini che si baciano provo qualche millisecondo di fastidio, come mi viene istintivamente da sbuffare quando una trama è forzata verso una shipping omoerotica o sollevo gli occhi al cielo se vedo una rappresentazione queer chiassosa e appariscente.
E sapete una cosa?
STACCE, KON-IGI
Perché sei un boomerone maschio bianco cinquantenne eterosessuale benestante e il mondo è andato avanti. Un mondo fatto di esseri umani giovani e non, che sono vivi e felici nel vedersi rappresentati e validati non più come una deviazione anormale. Punto.
Intendiamoci... il mio fastidio o il mio scully eyeroll non mi rappresentano davvero ma purtroppo sono il frutto di lunghi condizionamenti sociali (per fortuna non da parte della mia famiglia) a cui sono stato sottoposto negli anni ‘80 e ‘90... rappresentazioni televisive di frocioni sculettanti isterici, tranvioni brasiliani col vocione e coppie lesbiche che in fondo aspettano solo il maschio per il threesome
Ma qua vi dico con assoluta certezza che se ci fosse il bottone adozioni omosessuali/cancellazione del concetto di genere/fate-quel-che-cazzo-vi-fa-stare-bene sicuramente mi ci fratturerei sopra l’indice a forza di pestarlo. E poi vivrei vivo e felice insieme al non tanto piccolo resto di quel mondo.
Ragion per cui seguitemi nel ragionamento che andrò a fare, il quale tratta un argomento costituito dal 50% di inclusione, 50% di comunicazione e 50% di linguistica (e 0% di matematica).
La famosa Accademia della Crusca (che io considero il faro della Lingua Italiana anche se poi ognuno è libero di andare a navigare dove gli pare) si è espressa con un bell’articolo (attenzione... è lungo e va letto attentamente) sulla bagarre riguardante l’uso di desinenze di genere aspecifiche e inclusive e devo dire che le conclusioni che hanno tratto mi sono piaciute... ma temo che abbiano scontentato chiunque sia interessato direttamente alla questione (non certo i boomeroni maschi etc...)
A fronte del globale suggerimento dell’uso di:
ASTERISCO -> Buongiorno a tutt*
APOCOPE -> Buongiorno a tutt
VOCALE AGENERE -> Buongiorno a tuttu
SCEVÀ -> Buongiorno a tuttə
l’Accademia della Crusca rileva il non piccolo problema che l’utilizzo di tali artifici comporterebbe: ESISTE UNA MOSTRUOSA DIFFERENZA TRA GRAFEMA E FONEMA cioè tra lo scritto e il parlato.
Se nel linguaggio burocratico il nostro cervello attua una selezione automatica della locuzione IL/LA FIGLIO/A e ci permette di leggere a voce alta ‘IL FIGLIO’ o ‘LA FIGLIA’, nei casi sopra esposti avremo forse qualche attimo di perplessità alla lettura visiva ma di sicuro un’enorme difficoltà a leggere a voce alta.
Come lo rendereste il suono di un asterisco?
Davvero vorreste pronunciare la schevà come dovrebbe essere pronunciata e assomigliare a Genny di Gomorra?
Avete idea della perdita di fluidità di un testo scritto con l’inserimento di troncamenti o vocali atone aliene alle desinenze italiane?
La solita Accademia, però, ci viene in aiuto ricordandoci un qualcosa che pochi soggetti sanno:
LA LOCUZIONE ‘BUONGIORNO A TUTTI’ NON CONTIENE UN BANALE MASCHILE PLURALE CHE ESCLUDE QUELLO FEMMINILE MA UN MASCHILE PLURALE NON MARCATO DI GENERE INCLUSIVO, CONTEMPLATO DALLA NOSTRA GRAMMATICA.
Certo, qualche persona potrebbe obiettare che è stata comunque una scelta patriarcale che non ha nemmeno preso in considerazione l’idea di optare per un ‘femminile non marcato di genere inclusivo’ ma nell’attesa che chi parla la lingua italiana trovi, usi e sdogani largamente una qualche desinenza inclusiva non ancora considerata, suggerisco alla mia tumblera platea di provare a fare come il sottoscritto, che è riuscito a scrivere un pippone come questo senza usare un solo pronome, sostantivo o aggettivo di genere esclusivo.
P.S.
Dopo essere andati a rileggere per controllare, fatemi il regalo di eventualmente interloquire con la sensibilità di una persona che è andata avanti insieme al mondo e non come un boomerone maschio bianco cinquantenne eterosessuale e benestante qualsiasi. Grazie.
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up to 12/01/2022
mi è venuta una dermatite alle mani e ai piedi che inizialmente il dermatologo suggerito dalla mia dottoressa ha cercato di curare come psioriasi, ma psioriasi non è, infatti dopo un mese di cura la psioriasi m’è passata, ma sta dermatite che all’inizio era solo sul piede m’è peggiorata e s’è diffusa. Mi autodiagnostico su google, ovviamente, come è giusto che sia e poi chiedendo in giro a gente che ha avuto la stessa cosa, evidentemente è abbastanza frequente, ma non così estesa come la mia, capisco di cosa si tratta, vado dalla mia dottoressa in cerca di conferme, aiuto, benedizione, miracolo, almeno qualcosa per farmi passare decentemente il natale ed evitare che le bolle mi arrivino anche nel buco del culo, anche se è impossibile perchè sta dermatite non si diffonde oltre le mani e i piedi (google lo sapeva bene) e invece la mia dottoressa, che è stata brava a chi vuol’essere milionario, ma meno nella sua professione mi dice che no, che devo continuare la cura del dermatologo e io invece col cazzo, esco vado in farmacia faccio vedere la mano alla farmacista e lei conferma la mia tesi, niente è tardi, cortisone e preghiere. E infatti adesso ho le mani che sembra che qualcuno mi abbia spellato viva, ma prima era peggio: tutto bellissimo. Sono riuscita a salvare il piede sinistro. Mi gira il cazzo ad elica e ho cambiato dermatologo, ma la prima visita con quella nuova è la prossima settimana. Almeno sono stata in montagna a rilassarmi e mi son fatta fare un massaggio che levati. Intanto dice te hai amiche femmine? Beh sì diciamo, ma sai contrariamente a quanto si pensa e dice tante femmine a ‘na certa li fanno i figli, eh Francè? Dov’è il tuo dio adesso? E quindi le due amiche che frequentavo più assiduamente adesso sono tutte e due incinte. Bellissimo. Non ho più amiche femmine. Nel senso che ci son già passata e ve lo dico: dopo che fate i figli noi restiamo senza amiche, period. È una colpa? No, è un cambiamento e i cambiamenti indicano la fine di qualcosa e l’inizio di una cosa altra, diversa, una trasformazione e il fatto che la cosa altra sia un bimbo in casa per noi che bimbi non ne abbiamo la situazione diventa complessa e perchè da questa parte della barricata ci abbiamo la pazienza limitata insomma il figlio non l’ho voluto rapportarmi col tuo c’ha un limite e pure sentire te che ne parli c’ha un limite e dall’altra parte della barricata che ovviamente le priorità diventano altre, tipo dormire, quindi fine, niet, caput, si passa ad un nuovo rapporto che gira intorno alla prole. Chè pare che il discorso sia se vuoi o non vuoi figli, ma nessuno pensa a quello che invece poi gira intorno a questa cosa e alle profonde ripercussioni sociali che scaturiscono quando a quarant’anni il problema diventa che tu il figlio non lo vuoi e in media intorno a te invece lo vogliono tutti. Ne ho visti tanti cadere e molte, true story, li fanno in sincrono così i bimbi crescono insieme, bellissimo quando riesce per carità (e l’ho visto riuscire eh, giuro Francè’), ma buona vita, adios, se semo visti, io vado eh semmai ci rivediamo quando pargolo ha ventisei anni compiuti, ok? Insomma è difficile fare amicizia? Abbastanza. È difficile fare amicizia quando tu non hai figli e non ne vuoi e intorno a te li fanno tutti? Quasi Impossibile. Sì, ma dai!!! Poi farai da babysitter! Ma ti fai dare in culo, di grazia. Non è un mio problema comunque, mi sto allenando all’eretismo, esco meno che in lockdown (giuro), sto leggendo tomi di cui non ne vedo la fine e ho in mente di continuare così finchè me regge, il lavoro mi sta seppellendo, faccio colloqui, ne ho iniziato un altro e ho iniziato un corso, quando ho mezz’ora faccio attività fisica e inizia a piacermi il porridge, sto vedendo serie tv che sono più vecchie di me e ieri mi sono fatta quaranta minuti di strada per prendere un paio di Dr. Martens usate da un tipa che mi fa “vuoi entrare o hai paura e ci vediamo fuori casa?” e io eh boh minchia non ho fatto un tampone di recente e che ne so se sono positiva, nel senso non dovrei o forse sì, ma te sei cagionevole? teniamo la mascherina e mi disinfetto, ma se vuoi facciamo tutto fuori, mi provo le scarpe sul marciapiede, oddio non voglio farti ammalare, come si fa????? Che dice il protocollo quando devi provare un paio di scarpe usate prese da facebook??? eh??? che dice??? Fra’ che dice? Alla fine la stronza mi fa “ma no, io problemi non ne ho: non sono nemmeno vaccinata!!!” ahahahahah”. Sti cazzi (alla milanese), io che come al solito mi facevo problemi che potevo essere io quella in torto o in difetto e invece va la che la deficiente sei tu, ma no a me importa poco, sti cazzi (alla romana) mascherina, disinfettante e via, voglio le scarpe. Mi andavano grandi. Ma sabato ci riprovo con un altro paio, rega’ nuove nuove 80€. Che me frega del covid. Non sto bene.
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La lieta notizia.
ragazzi io questa ve la devo proprio dire, avere dei figli è proprio una cosa meravigliosa, ma anche una gran seccatura, perché poi te li devi crescere.
Da tre anni c’è questa splendida amica mia, che non posso farvi il nome perché la conoscete tutti e se ve lo dico voi fate “bum, ma davvero??”, e tanto poi non ci credete lo stesso, è che proprio una gran figa, proprio una giusta , una figa spaziale, una che dire perfetta è dir poco. Bella, alta magra piena di talento, l’anima di tutte le festa (beh non brava come me che sono imbattibile in questo, ma quasi come me ecco), una lingua tagliente ma sapiente, insomma una che mi fa proprio impazzire da tanto è brava e se fossi uomo io me la terrei cara come amante da cocktail all’Ambasciata o moglie trofeo, che poi son solo due stadi della stessa carriera...
insomma, per farla breve l’altro giorno mentre eravamo al nostro solito aperitivo da BFF forever, mi ha confessato senza troppe remore
“M*,....sono in attesa”
e io che so scema, scusate, le rispondo“e chi aspetti?”
“o santissimo, M* , sono incinta... no?”
e io che sono sempre più scema, “ah, uh.... e ....sai di chi è?” perchè non so mai che dire, son sempre impacciatissima se mi parlano di figli...pancine... attese...cotillon ...etc
e lei “ma di mio marito no, di chi vuoi che sia?? oggi mi sembri un po’ distratta!”, mi riprende insomma, quindi ve la immaginate: lei lì davanti a me che mi parla coi suoi guanti di seta nera di Merola comprati in p.za Pattari in centro, che da soli costano come un visone, le sue scarpe di NY Ferragamo col tacco alto, che si producono solo su ordinazione e solo se Salvatore ti conosce di persona, perché serve; e quel tocco di rossetto blasé e il trucco e quel viso da diva sempre in posa, senza un difetto alcuno. e me la immagino che raccoglie la cacca del cane, e pulisce il culetto al figlioletto, e butta il pannolino puzzolente e penso “ohibò” “mai hai già scelto una brava tata? ....sceglila inglese, mi raccomando” vi ho già detto che non so che dire se si parla di dolci attese?
“ma che tata? me lo tiro su io!” e io lì - scusate - me la rido a mezza bocca... anzi a dire il vero le sbuffo proprio a ridere in faccia, tipo “ahahah, bella zia quasi ci cascavo!” lei spalanca quei suoi grandi occhioni con le iridi nero Israele, tipo avessi detto una cosa incredibilissima e impossibilissima a sentirsi, e mi apostrofa: “ perché devi essere sempre così ? perchè devi criticarmi, non sono in grado di crescere un bambino, io?”, e si offende proprio... “oddio che ne so”, le rispondo ridendo. lei sta lì seria seria, come se le avessero tolto il dolce preferito a una festa di dolci. Allora io che sono di buon core, mi rattristo e mi pento di aver riso (ecco... perchè io son così, sempre comprensiva e buona con tutti...che poi a me cosa me ne cala, scusate ) “ lo sai che i bambini a me fanno orrore”, le dico con gli occhioni da Lessie “sì ma che c’entra scusa? tu dubiti di me...” beh in effetti io dubito di lei spesso, ma di certo non è una buona ragione per dirglielo in faccia... “Ma che sciocchezza, io non dubito di te....ma è maschio o femmina?” le chiedo per cambiare discorso, tanto che ne capisco io se è in grado di crescere qualcuno, a me i bambini fanno solo orrore e per me lei può anche essere la madre più perfetta del mondo per quello che ne so “maschio, non cambiare discorso come al solito!” Mi arrendo, cedo: “sono sicura che sarai la madre migliore del mondo, la migliore di tutte”, Lei si calma, quasi mi sorride, “grazie”, dice
“sono sicura, tesoro, nessun dubbio, lo sai che sono io la snaturata, completamente priva di quel meraviglioso istinto materno che dio ha donato a tutte le femmine del mondo tranne che a me...e poi io sbaglio tutto, e a te invece viene tutto benissimo: vedrai, sarai perfetta!” “va bene”, dice “grazie”, e sorride con charme, agitando la mano attorno al cocktail , come dire ho capito E beve un altro sorso dal suo cocktail
E io che sono sempre priva di tatto e della benchè minima capacità sociale, le dico, “oh mio dio, M* mi viene in mente che però forse... non dovremmo bere così tanto alcool, se siamo incinte” mi piace usare il plurale, per dire cose che so che io non dovrò mai fare, tipo procreare ahaha.. il plurale fa tanto patriziato che parla alla plebe romana, Caesare morituri te salutant, e via così, sì bello ma poi vacci tu a morire però, ahah che volete farci, ho la democrazia nel sangue, a me i poveracci e i barboni mi piacciono tantissimo, quasi più dei miei tre levrieri. stavo dicendo? ah sì, “ forse non dovremmo bere così tanto alcool, se siamo incinte” “Ma in che senso”, mi risponde “L’alcool potrebbe fare male al bambino”, accenno e lei, “ma no figurati, è figlio mio... legherà benissimo con l’alcool ahah” “dici?” “ poi ti pare che possa rinunciare ai miei due martini prima di cena, proprio ora con questa preoccupazione in arrivo, allora sì che sarebbe una tragedia!” “ ...beh... se lo dici tu” e sorrido come dire “ohibò” poi lei mi guarda negli occhi, sorridente, con quel suo bel viso nobile e simpatico, gli occhi morbidi come una camicia di Lanvin, e mi dice " crepi l’avarizia, festeggiamo!” con delicatezza, alza il suo guanto da 6000 euro, “cameriere?”... “cameriere mi scusi” “dica signora?” “ce ne porti altri due per cortesia” “certamente, signora; desidera altro?” “sì, due champagnini secchi“ “senz’altro signora”
e mi guarda, sorridente, come se avesse avuto l’idea più bella della storia..
“festeggiamo“, le rispondo, “alla tua....anzi alla vostra!” “eh già si !? alla nostra...a me e al mio bambino, qui in pancia... ” e i nostri due bicchieri a forma di cono, scontrandosi, fanno un rumore leggero leggero, come un lamento inudibile, “cin cin” Leggero come lei.
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Vabbè, taggare C sui social, farle gli auguri per l' "onomastico" senza che la cosa sia partita da E, ma siamo seri? Cioè se a queste leccaculo senza dignità chiedessi quando è il compleanno di E nemmeno lo saprebbero 😂, ma seguono lui o lei? Ma fatemi capire, ma da quando le fidanzate dei cantanti vanno trattate cone star pur non rappresentando assolutamente nulla? Ma da quando si interessano a compleanni e onomastici dei partner degli artisti? Ermal ha sbagliato tutto secondo me-
- ha sbagliato tutto nel senso che doveva un po' meno schiaffare questa in mezzo al fandom per non dire altro, doveva essere più riservato, oo qualche foto, ma che stia diventando lei la star mi sembra troppo, addirittura volevano che lei cantasse, te lo giuro. E al di la che sappia farlo o meno, è patetico, assolutamente patetico. Queste non sanno separare Ermal dal suo privato, c'è un limite a tutto. E ha sbagliato. Damiano dei Maneskin ad esempio ha saputo gestire bene privato e pubblico.
Comunque se C voleva attirare l'attenzione una volta lanciata da E, ha saputo "conquistare" solo 4 sgallettate esagitate. D'altra parte quella che porta la bandiera è lei, quindi, sicuramente le persone intelligenti non cascano nei suoi tranelli acchiappa oche che retwittano tutto e si fanno i film luce su lei che canta, che sta nel linro di E, che non parla nemmeno di lui e di chi gli sta intorno tra l'altro. Solo le oche giulive come lei la adulano per avere il premio della lupa dell'anno da E
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Io ve lo dico con tutta la calma e tutto l'affetto (perché comunque io provo un affetto sincero verso le persone che mi scrivono) possibile: avete iniziato un pochino a stancarmi.
L'hanno capito anche i sassi che Chiara vi sta sul cazzo. E sicuramente io non vengo a contestare le antipatie degli altri, ma non è che ogni volta che succede qualcosa dovete far partire fiumi di critiche.
Oltretutto critiche che mandate a me, che ovviamente vi rispondo perché sapete che rispondo a tutti, ma che sapete benissimo che la mia risposta a tutto ciò è sempre la stessa da mesi a ormai: IGNORATELA E IGNORATE TUTTO CIÒ CHE LA RIGUARDA.
Ora, sorvolando un attimo su questo consiglio spassionato che vi do ormai da una vita, veniamo alle critiche che hai fatto nell'ask.
Prima di tutto, scusa se te lo dico ma se vedi certe cose è perché evidentemente segui Chiara o segui qualche pazza esagitata del fandom. Perché io, che non seguo Chiara e nemmeno le pazze esagitate, non ho visto nessun augurio di onomastico. Quindi ti consiglio caldamente di smettere di seguire queste persone, così eviti di farti venire una sincope ogni volta che qualcuno fa una roba del genere.
Seconda cosa: ma quale diritto hai di dire che Ermal ha sbagliato tutto? Ma tutto cosa? Stiamo parlando della sua ragazza, ha il diritto di postare cose che la riguardano o che riguardano la loro storia e a noi non deve fregare. Sono fatti loro.
"Doveva essere più riservato". No, non doveva. Ognuno è riservato se, quando e quanto vuole e noi non siamo nessuno per dire cosa un'altra persona deve o non deve fare. Non sta a te decidere quanto una persona debba essere riservata, a meno che la persona in questione sia tu.
Ed è davvero ironico che tu dica che c'è un limite a tutto, perchè proprio per questo dovrebbe esserci un limite anche a queste ask in cui mi ritrovo sempre a rispondere alle stesse cose da ormai due anni. E invece pare che il limite ancora non lo abbiamo raggiunto.
Damiano dei Maneskin ha saputo gestire bene i fatti suoi? Bravo, mi fa piacere per lui. Ma di nuovo, tu non sei nessuno per decidere se lui ha gestito bene la sua vita privata. (Che poi questi continui confronti con i Maneskin me li dovete spiegare. Io manco li seguo, capite che non posso nemmeno dialogare decentemente se fate confronti con gente che non seguo).
Per concludere, sapete benissimo che io non nutro particolare simpatia per Chiara, ma da qua a dire che raduna solo le sgallettate ce ne passa di acqua sotto queste scarpe, fra le mani, davanti agli occhi e nello stomaco sotto i ponti.
Torno a ripetere: vi sta antipatica? Non la sopportate? Ci sta! Ma non siete voi che dovete starci insieme o frequentarla, quindi a una certa anche basta.
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Io ci provo, ci riprovo e ci riprovo fino allo svenimento a fare a me stessa discorsi positivi sul mio corpo, sulla mia immagine, sul mio valore. A farmi forza per ignorare tutti i possibili sguardi negativi e le occhiatacce. A ripetermi che il mio valore come persona non dipende da come sono fatta fuori, e che merito le stesse opportunità e lo stesso rispetto che merita qualsiasi altra persona.
Poi mi basta andare in un locale indossando un top un po' più corto del solito, che fa intravedere letteralmente 5 centimetri di pelle sulla mia pancia non piatta, e un signore neanche a due metri da me, neanche troppo velatamente, dice al suo amico di girarsi a guardarmi per farsi un risata... è tutto il mio bel lavoro di self confidence quotidiano va a farsi fottere per un minuto.
Quel minuscolo lasso di tempo in cui mi subisco l'umiliazione in silenzio, e mi verrebbe solo voglia di correre a casa a mettermi un maglione di lana. Quel lasso di tempo cui nella testa sento solo una voce che mi sgrida perché, visto? Lo sapevo che non me lo dovevo mettere, così imparo.
E mi ritengo anche fortunata alla fine, perché sì, grazie al cielo è durato "solo" un minuto prima che mi riscuotessi e pensassi:
MA STI GRANDISSIMI CAZZI, IO MI VESTO UN PO' COME MI PARE.
E mi girassi a ricambiare la risata divertita dei due signori, che avrebbero potuto entrambi essere mio padre, con un raggiante sorriso.
Però se al posto mio ci fosse stato qualcun'altro? Magari proprio una versione di me stessa di qualche anno fa... meno sicura e trentamila volte più impaurita del mondo?La me stessa autolesionista che, una volta a casa, si sarebbe duramente punita, per quello stupido episodio? Se al mio posto ci fosse stata una persona gravemente ansiosa? Una persona soggetta ad attacchi di panico?
E io so già che un sacco di persone, leggendo ciò che ho appena scritto, penseranno "Eh vabbè, se hai tutti questi problemi ed esci non sei tanto furb*". Perché alla fine della fiera alcune persone non ce la fanno proprio ad uscire dal concetto che, FORSE, certi atteggiamenti sarebbe meglio evitarli e basta. Mica possono essere le persone a cambiare la propria mentalità... sei tu che ti devi tutelare se non vuoi essere presa in giro. Cazzo esci con un top corto se sei grassa? E poi ti lamenti pure se ridono? Che ti aspettavi?
E sapete che c'è... come ho anche scritto all'inizio, io un po' di occhiatine le avevo già messe in conto, perché sì, non sono così ingenua da credere che nessuno mi guarderà in maniera strana se OSO esporre un pezzo di pelle coperto di smagliature (ironico come sia il mio abbigliamento ad essere taboo, e non il prendere in giro l'abbigliamento di una persona). Però raggiunti i 22 anni mi dico "E che cazzo, sono un'adulta, il periodo delle prese in giro con le risatine dovrei essermelo lasciato alle spalle una volta uscita dalla scuola". E invece niente.
Evidentemente te lo lasci alle spalle solo se ne sei uscit*:
Magr*
Senza acne.
Senza smagliature.
Senza cellulite.
E sentitevi pure liberi di aggiungere qualsiasi altra caratteristica che vi è costata una presa in giro da adulti (non che se l'aveste subita in adolescenza sarebbe da considerarsi meno grave, chiariamoci).
E io, dal momento che ormai mi sembra utopico riuscire a far capire a tutti quanto la società ci abbia inculcato nella testa un'importanza eccessiva per l'aspetto fisico... posso solo che tentare di chiedervi; Perché lo fate? Che cos'è che spinge una persona adulta e, presumibilmente, matura a compiere un gesto tanto infantile? Cosa ne ricavate? Mezzo minuto di divertimento? dieci secondi?
Ecco, se proprio non ce la fate a capirlo da soli il perché sia sbagliato farlo A PRESCINDERE (e io non posso certo, in mezzo minuto, rimediare a un'evidente lacuna nella vostra educazione)... per lo meno, la prossima volta che avete voglia di farlo, provate a fermarvi due secondi. Due. E chiedetevi se quei trenta secondi di risate che vi state per fare con i vostri amici valgono la pena, al punto di provocare un possibile malessere che il soggetto delle vostre prese in giro si porterà dietro tutta le sera, e magari anche una volta tornat* a casa.
Voi vi fate una grassa risata, e magari quell* sta già progettando come punirsi una volta arrivat* a casa.
Forse allora potete pure evitarla, no? E ridere invece, che ne so... di quella volta che vi siete ubriacati alla festa di compleanno di Giancunegondo? Vi si guasta l'intera serata se non prendete in giro almeno uno sconosciuto? È proprio una tappa fondamentale per far partire il divertimento?
E per favore, non bombardatemi di commenti in stile "ma a te che te ne frega di cosa pensano gli altri di te". Un po' perché mi sono anche rotta di questa continua decolpevolizzazione; devo essere sempre io a fregarmene delle prese in giro, MAI gli altri che devono fregarsene di come sono vestita, o di come è fatto il mio corpo.
E un po' perché nella teoria è tanto facile... nella pratica, provate voi a passare anche solo una serata al mio posto (o in quello di qualsiasi altra persona con un aspetto fisico non conforme alla bellezza canonica), e poi ne riparliamo.
Io posso provare a "fregarmene" quanto mi pare, come ho anche scritto all'inizio. Fare tutti i discorsi self positive di questo mondo... E pure se non provassi quel singolo minuto di incertezza (che fa comunque male, e se un minuto lo provo io, che cerco continuamente di lavorare sulla mia autostima... pensate l'effetto distruttivo che potreste creare a qualcuno molto più instabile emotivamente, rispetto a me), un* dopo un po' si rompe pure le palle di sapere che, non importa dove, non importa quando, non importa come... un episodio come quello che ho descritto se lo beccherà comunque.
Ti rompi altamente le palle ad essere continuamente indicata dal gruppetto di ragazzi ubriachi che vogliono scherzare, imbrogliando il loro amico sul fatto che stanno per trovargli una "bella gnocca" come me. Perché figuriamoci se una ragazza, bella, brutta, grassa o magra che sia... possa anche solo minimamente non essere interessata alle vostre avances. Ogni ragazza in carne che vi fissa per più di due secondi vuole sicuramente farvisi... che schifo... scappate subito prima che si attacchi come una cozza. Mica come fate voi con quelle che vi piacciono, quando educatamente accettate il loro rifiuto e le lasciate immediatamente in pace per il resto della serata, senza più insistere.
È tanto facile fare mille discorsi su quanto la gente dovrebbe farsi i cazzi propri, eh? Ecco... applicateli anche verso gli sconosciuti, non solo al collega di lavoro che ha detto a tutti che siete usciti per un aperitivo con Tiziocaio l'altra sera.
Manco a dirvi "pensate a come vi farebbe sentire se quelle risatine ve le beccaste voi", perché mi rispondereste che almeno voi non ve la siete cercata uscendo di casa con il grasso in mostra, o che (come so già che qualcuno penserà) preferisco fare un post poema in cui mi lamento piuttosto che muovere il culo dal divano e dimagrire per non essere più presa in giro.
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Parliamo della più grande scoperta degli ultimi 5 anni. No non è Netflix, ma LE MILF. Per quei quattro che non lo sapessero, MILF è l’acronimo di: Mother I’d Like to Fuck. Che in italiano vuol dire: Madre de famiglia a cui je daremmo volentieri l’involtino de vitella. Care Milf, me rivolgo a voi... ma l’avreste mai detto che agli sgoccioli della carriera v’arrivava sta botta de culo? Voglio di, fino all’altro ieri ve chiamavano SIGNORA, che era l’acronimo di: Sopra Il Ginocchio Non Occorre Rasarsi Ancora. E invece no, adesso siete tornate in carreggiata. Siete il sogno erotico de tutti i giovani. Ma chi ce pensava quando stavo a scuola che dopo dieci anni l’amici mia se sarebbero voluti scopà mi madre! Se l’avessi saputo avrei litigato co tutti. E invece oggi è così, ve tocca. I ragazzi ve guardano co gli stessi occhi de mi nonna quando a Forum entrava er giudice Santilichieri. Quando diceva: “Mi ritiro per deliberare” a mi nonna je se drizzavano i peli. E questo siete voi, un sogno proibito. Ve desiderano come ‘na Playstation 4. Consumano più Scottex pensando a voi che quando se magnano l’alette de pollo. Se de pomeriggio ne salutate uno pe’ strada, quello torna a casa e se fa venì i muscoli sui calli. Oggi infatti siete la categoria più cliccata de Pornhub, ma da grandi poteri derivano grandi responsabilità. Voi credevate che ormai i giochi erano fatti, che ve potevate riposà, e invece no! Alla luce dei fatti, ve dovete tirà a lucido come la Scavolini de Cracco. Nell’immaginario collettivo siete il Maradona della vagina! Voi pensavate che ormai la discoteca fosse un ricordo lontano e invece no! Dovete rispolverà il tacco 12, ce mettete dentro la sciatica e via a fa l’alba bevendo cocktail che non sapete manco pronuncià e poi ogni du ore andate al bagno de nascosto e ve ciucciate un paio de bustine de Voltaren. Pe’ sopravvive dico. E non importa se la mattina gestite un’azienda, se siete avvocati in carriera o se ormai fatturate più der proprietario della discoteca, no! La sera ve dovete sdraià sul bancone come na salamandra co la labirintite, accantonà il master in economia applicata, usà solo er presente indicativo, e passà tre ore a parlà de Giulia De Lellis co uno che c’ha più addominali che peli. Questo dovete fà. Voi pensavate che ormai l’intimo spaiato fosse un diritto che v’eravate conquistate sul campo, insieme alla vestaglia de pile, e invece manco pe’ niente! Oggi dovete ritirà fori er bustino da tigre e posà le bustine de oki. Ricordatevelo che è importante: SÌ al bustino da tigre, NO alle bustine de Oki, (i famosi oki della tigre). Così è, ve lo dovete strigne finché le tette non v’arrivano sotto ar collo, da lontano deve sembrà che state a tené in braccio un ragazzino coi braccioli. Non se torna più indietro ormai. Voi avevate già cominciato a chiamà i buchi d’a cellulite pe nome pe’ entracce in confidenza e invece manco pe’ niente! Da oggi la parola d’ordine è SQUAT: ginnastica per le chiappe. Ve devono venì le chiappe talmente dure che quando ve sedete sta scomodo er divano. Però ce riuscite benissimo. Sta storia delle Milf ve piace e se vede, e me piace pure a me, perché sono un grande fan della categoria. Oggi c’avete il potere in mano ma ve rendete conto? Ma fate qualcosa! Che ne so: riuniteve, organizzateve, candidateve, sfruttate il momento! Oppure fondate un sindacato: CGIL, CISL e MILF! È perfetto, se iscrivono tutti! C’è però da dire una cosa. Io capisco che la situazione vi esalti, esalterebbe chiunque. Però alcune de voi esagerano. Co sta storia de esse piacenti, alcune Milf fanno de tutto pe’ somiglià alle ventenni. Ritocchini, aggiustamenti, tiranti, impalcature... pare er festival della blefaroplastica. Ma allora non avete capito un cazzo! A NOI CE PIACCIONO LE VECCHIE !!! Voi ce piacete così, non ve dovete ringiovanì! Ma che volete fa la fine de ‘na COUGAR qualsiasi? (Per chi non lo sapesse: dicesi COUGAR una MILF senza figli. Tutti credono che sia la traduzione de Puma. In realtà COUGAR è solo l’acronimo de: Carrozzeria Omologata Usato Garantito Autonomamente Revisionato) Voi non c’avete bisogno de caccià, voi siete già all’apice della catena alimentare! È proprio quell’aura de senilità che ce eccita. Si, noi non volemo la faccia liscia, noi ve volemo leccà le rughe! Non volemo la pelle fresca, noi volemo la carne frollata da trent’anni de contributi! Noi non volemo più una con cui condivide nuove esperienze, volemo una che ce insegna l’abecedario der sesso dalla A al pompino con lo Zenzero! (Ps: ricordate che è un testo comico. Er pompino co lo zenzero fa malissimo. Non rifatelo a casa. Manco in macchina) Questo volemo, non ce cascate! Delle ventenni non je frega più niente a nessuno. Hai visto che pure la Ferragni pe’ rimané ar top ha dovuto fa un figlio? Oggi so loro che vogliono esse come voi! So loro che devono sta attente che il ragazzo je se scopa la zia, no il contrario. Dopo anni de sofferenze, avete avuto quello che ve meritavate: il riscatto, la vendetta, la resurrezione. E se oggi ‘na ventenne entrerà in camera e ve troverà al letto col suo fidanzato, che c’ha 10 anni in meno di vostro figlio, perché è così che succederà, voi la guarderete negli occhi, lei guarderà voi, voi riguarderete lei e poi je direte: “A BIANCANEVE, CHI È LA PIÙ BELLA DEL REAME ADESSO???”
anonima su web
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L’autobiografia di Woody Allen è brutta, indifendibile, nulla. Il modo in cui parla delle sue relazioni, poi, è imbarazzante. La rivolta di una fan pentita
Ragazzi, che delusione. Che batosta, sto a pezzi. Ho letto A proposito di niente, l’autobiografia di Woody Allen. Che miseria. La descrizione di un niente. Appunto. Da quando ho chiuso il libro, non faccio che chiedermi cosa dannato caz*o vi hanno di elevato trovato, i recensori, nell’auto-narrazione di tale star di uomo. Scialbo, noioso, lento. Vecchio, ma vecchio di indole, non all’anagrafe. E usare ognuno di questi aggettivi è per me, alleniana di ferro, una coltellata autoinflitta. Scopro subito le carte: seguo Woody Allen stile groupie da quando ero una ragazzina e lui già maturo signore maritato a Soon-Yi. Non ricordo il primo film che ho visto, ne ho visti tanti, tutti, alla rinfusa, combinando l’Allen degli esordi con quello miafarrowiano, e l’Allen dei flop degli anni ’10 del Duemila con quello degli Oscar degli anni ’70. E ho amato alla follia l’Allen scrittore, e di lui ho divorato libri, sceneggiature, e le tre biografie di Eric Lax. Ed è su queste ultime che punto a consiglio il più spassionato per chiunque voglia conoscerne il genio. Genio che c’è stato e c’è. Io mi rifiuto di credere che il vero Allen sia il borghese piccolo piccolo incensatosi in queste pagine.
*
Che mi sia sempre sbagliata, in tutti questi anni di amore incondizionato verso tale ingegno? Davvero Allen non ha cultura come non fa che ripetere in A proposito di niente? Davvero ha letto così poco, davvero la sua erudizione è frutto di mere citazioni, davvero è questa ‘robetta’ qui? Non posso crederlo, non voglio crederlo. Eppure, è scritto. Ripetuto più volte, con un compiacimento che a definire irritante è niente. Signori critici, scusate, ma dove le avete lette le pagine che da fine marzo non fate che osannare? Dove caz*o stanno, in quale edizione, di certo non la mia: se avete ragione voi alla copia in mio possesso mancano dei pezzi. Le pagine che vi stanno e che ho letto sono piene di ripetizioni, e sono leziose, peggio, sono modeste. Scritte da uno che sulla pagina scritta per tutta la vita vi è stato e mai vi si è rivelato nella mediocrità qui riportata. Grigiore, battute scontate, sinceramente a me ha fatto ridere solo quella sul Lupo della steppa a pagina 59. Su 398. E poi, ve lo dico, non è tanto la banale esposizione di una vita oggettivamente non banale ad avermi deluso. No. È l’indifendibile immaturità sentimentale di Woody Allen. Fuori luogo, colpevole, non accettabile in un uomo di 84 anni. Preciso che non mi riferisco alle pagine – queste sì, più che notevoli – dedicate da Allen alla sua sacrosanta difesa e versione dei fatti sull’affaire Mia Farrow/Soon-Yi/molestie alla figlia Dylan. Anzi. Sono queste pagine necessarie, dopo 30 anni in cui Allen ha scelto il silenzio a protezione delle due figlie cresciute con Soon-Yi. No. L’immaturità sentimentale di Mister Allen è indigeribile quando riferita alle sue storie con Diane Keaton, la prima moglie Harlene, la seconda Louise, l’attuale Soon-Yi. Passo a processarle una per una.
*
Abbassate quei ditini ammonitori, non ditemi che la vita privata altrui non è affar mio quando è liberamente svelata in un libro pubblicato dietro lauto compenso. Allora, Diane Keaton: Allen spreme due righe di elogi per un’attrice a me nei suoi ultimi film insopportabile, però grandiosa a inizio carriera e fino agli anni ’90 almeno. Ma: sfido chiunque a non ritenere offensiva e da galera la presa in giro che Allen fa della serissima bulimia che ha afflitto la signora Keaton. Lui la schernisce, elencando tutti i cibi che la ragazza davanti a lui ingurgitava per ogni volta vomitarli. Allen canzona una persona malata, malattia narrata per filo e per segno dalla Keaton nella sua autobiografia Oggi come allora. Diane Keaton e Woody Allen hanno convissuto anni, e lui ha la faccia tosta di scrivere di avere scoperto e appreso dei disturbi alimentari della sua ex compagna soltanto alla pubblicazione del di lei libro. E nel suo, di libro, ne ride! E la deride, e in più punti. Basta leggerli. Non ho finito: per anni hanno bollato Allen quale pervertito, malato sessuale perché ha sposato una 22enne mai stata sua figlia (Soon-Yi è figlia adottiva di Mia Farrow e del musicista André Previn), ma neanche figliastra in quanto Allen e Farrow non solo mai hanno vissuto insieme, ma Allen ha cresciuto esclusivamente i tre figli – uno biologico (forse) Ronan, due adottati, Moses e Dylan – avuti con Mia. Per anni lo hanno condannato in un processo mai svolto contro accuse di molestie su Dylan, accuse smontate in più indagini accurate e separate. All’opposto non hanno niente da dire sull’Allen che si è fidanzato e sc*pato una dopo l’altra tutte e tre le sorelle Keaton? Ciò vi pare normale o non un tantino… che so… pruriginoso, se non egocentrico? Per caso, oltre che in Beautiful, conoscete qualcuno che s’è portato a letto tutta una progenie? È scritto nel libro, e io non l’ho scorto, nemmeno a mo’ di battuta, in alcuna sua recensione.
*
Sorvolo sul primo matrimonio di Allen, con la 18enne Harlene, ovvio che erano troppo giovani per far funzionare alcunché, e passo al suo secondo matrimonio con Louise Lasser: come si possa prendere alla leggera la personalità di una bipolare, segnata da una madre maniaco-depressiva suicida, una persona che usa e abusa di ogni tipo di droga pesante, è fuori dalla mia portata. Qualcuno me lo spieghi perché io qui non ce la posso fare. Allen descrive e si descrive in questo rapporto con una superficialità desolante. Si schermisce come davanti ai problemi della Keaton: io non conoscevo la bulimia, che potevo fare? Io non conoscevo il disturbo bipolare, che potevo fare? Ma una caz*o di minima responsabilità, Mister Allen, se la vuole prendere, sì o no? Chi di voi davanti alla persona che ama e che vede in difficoltà ha l’ignavia di girarsi dall’altra parte? Chi? E ora salto la telenovela con la Farrow, perché voglio urlare contro l’unione sentimentale la più insulsa, stupida, stagnante finora sentita: quella tra Allen e Soon-Yi. A parte le righe trite e ritrite “ci amiamo come il primo giorno… non ci annoiamo mai… lei è la migliore delle mogli…” ripetute fino alla nausea, Soon-Yi è in queste pagine descritta quale donna la più involuta della Storia contemporanea. Persino mia nonna, nata negli anni ’20 in un paesino ciociaro, era mille anni più avanti di lei. In un passo Soon-Yi vi è delineata “carina e intelligente”. Roba che se l’uomo che amo mi dicesse una frase simile, io lo ghigliottino. Carina e intelligente?!? Un marito ti deve s-t-i-m-a-r-e oltre ogni criterio possibile. E come stimi una donna che, testuale nel libro, non ha una professione, un interesse, tranne lo shopping? Soon-Yi non fa un caz*o da mane a sera (pagine 327-328): non si occupa della casa dacché il marito è ricco e ha la servitù, non si occupa delle figlie dacché le figlie sono all’università, così passa ogni giornata nell’ozio totale, e a leggere dalla prima all’ultima riga il New York Times. Ma lo sconcerto è che, avendo sposato una 22enne oggi 50enne tu, Woody Allen, sbrodoli su una donna dallo sviluppo sessuale nullo. E infatti, cari lettori, non si può barare: sono le nostre fantasie, e bisogni, e appetiti sessuali gli stessi che avevamo a 20 anni, a 30, e via sc*pando? Logico che il nostro personalissimo libro sessuale lo scriviamo vivendo. E come te lo vivi andando a letto con lo stesso uomo da 3 decenni, uomo che ti ha “aperto al mondo e guidato” (così nel libro) quando lui di anni ne aveva già 56 e aveva “fatto quattro salti tra le lenzuola” (dio mio, Mister Allen, che metafora povera e volgare nel riferirsi al sesso!) con chiunque la fama gli aveva fatto cadere tra le braccia?
Barbara Costa
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Tossite nel gomito — Giuseppe de Pinto
Tossite nel gomito.
Non perdete l’aggiornamento della Protezione Civile alle 18.00.
Grazie ai sindaci avete imparato a dire “Restate a casa” in ogni dialetto.
Il primo ministro britannico ha detto che la Gran Bretagna non farà come tutti e proverà a perseguire l’immunità di gregge. Che ve ne pare?
31 Marzo. Scendo le scale di corsa, il corriere di Amazon tiene il portone aperto con un piede, gli occhi spalancati sopra la mascherina celeste, mi indica con la mano inguantata il pacco coricato sul marmo del primo scalino. Lo raccolgo, mi saluta. Scarto subito il pacco. L’ho tracciato online ieri sera, è passato anche per Bergamo. Stando ai giornali, quello che passa per Bergamo in questo momento non si dovrebbe nemmeno sfiorare con lo sguardo. Esco dal portone, estraggo dall’involucro il secondo pacchetto, faccio qualche passo per raggiungere il cassonetto dell’indifferenziato, mi libero dell’involucro che è passato per Bergamo. Torno indietro, apro il portone, salgo a piedi le sei rampe di scale, apro la porta di casa, lascio il pacchetto sul mio scrittoio, vado a lavarmi le mani. Torno allo scrittoio, mia figlia m’insegue, spalanca gli occhi per la curiosità mentre apro il pacchetto. “Che cos’è papi?” Scuoto le spalle, mi dispiace deluderla ma non è niente di speciale, è solo inchiostro per la stampante che serve per i compiti.
Compilate l’autocertificazione.
Compilate l’autocertificazione un’altra volta, perché nel frattempo è cambiato il modulo.
31 Marzo. Scendo a fare due passi, di sera. Pisa è avvolta in un silenzio innaturale, gelida e morta come un cratere lunare. In tempi normali oggi scatterebbe l’assalto delle gite scolastiche. Non ci sarà scuola per molto tempo ancora. Nessuno verrà a Pisa per molte settimane ancora. La casa all’angolo della strada ha le luci del primo piano accese, una figura sosta dietro la finestra illuminata. Mi segue con lo sguardo. Sento che è uno sguardo ostile, sento che avrebbe voglia di aprire la finestra e dire “ma cosa cazzo ci fa in strada,
per Dio! Senza mascherina, con le mani in tasca, al centro della strada, un vero incosciente, ora chiamo la Polizia, voglio vedere se è fuori per un valido motivo!” Esci, stronzo, lo sfido con lo sguardo, puntando la sagoma e continuando a camminare al centro della strada. Esci, ho da dirti due parole.
“Sai cosa ha fatto mia figlia, stamani, quando le ho mostrato l’inchiostro della stampante? Ha detto Wow papi, quanti colori!, ha allargato le mani, ha voltato le spalle ed è tornata in terrazza a saltare la corda, con suo fratello che la stuzzicava sfiorando la corda con un rametto. E lei urlava ma daaaai!!! Ero arrivata a trentasette salti!! Me ne mancavano tre per il record!!!”
Quindi? Quindi, eravamo rimasti che le regalavo un orologio per il suo compleanno e poi all’improvviso si è fermato il mondo e ora cerco l’orologio su Amazon che mi risponde “stiamo dando priorità ai prodotti di cui i clienti hanno più bisogno. Alcuni articoli potrebbero non essere disponibili”. E lei ha visto un pacchetto bianco, lucido, in cuor suo ha sperato che fosse l’orologio, del quale nessuno le ha più parlato.
Starnutite nel gomito, per favore.
Il primo ministro britannico ha cambiato idea sull’immunità di gregge e ha fermato la Gran Bretagna. Ora vi torna?
Il contagio è al picco, la discesa è vicina, possiamo quasi toccarla con mano, una discesa liscia e morbida e che desideriamo tanto come la schiena di una donna, nuda, seduta su un letto, curva su un libro che legge con le gambe incrociate. Stando ai giornali, bisogna tenere duro ancora per molto. Dopo Pasqua, no dopo il 25 Aprile, liberazione dal nazifascismo e dal Coronavirus, meglio dopo il primo Maggio, forse più sicuro il due Giugno, anniversario della Repubblica. Da qui, fratelli miei, si vede l’estate in quarantena. Vedo già mia figlia che salta la corda in terrazza, suo fratello la stuzzica sfiorando la corda con un rametto e lei urla “ma daaaai!!! Ero arrivata a trentasettemila salti!! Me ne mancavano tre per il record!!!” Nel quartiere si sente solo l’urlo di mia figlia e, con un po’ di attenzione, lo sciabordare dell’acqua nella piscina di gomma che il nostro vicino di casa ha installato sulla sua terrazza.
Sta per iniziare una recessione mondiale, la peggiore della Storia. Per ora siamo diventati tutti obesi. Fra poco, però, perderemo tutti il lavoro. No, che dico, avremo tutti l’opportunità di reinventarci. Avvocati e psicologi avranno un bel daffare.
Il contagio è al picco, la discesa è vicina, ma restiamo con i piedi per terra. Non è ancora scoppiata la primavera. Fa un freddo cane la sera, altro che. Mio fratello pubblica su Facebook una ricetta ogni settimana, ricette non pugliesi, non baresi, ricette “di casa nostra”, dice. Fate come mio fratello. Comprate tonnellate di farina e quintali di lievito di birra, mettete in forno tanto pane, focacce, taralli, brioche e pizze, friggete gnocchi e panzerotti, se vi avanza ancora del lievito, foderate le pareti di casa, già che ci siete piastrellate di lievito di birra anche la porta di casa, non vi sarà consentito di aprirla ancora per molto tempo, a meno che non possediate un cane.
Dicono che nei supermercati non si trovi più il lievito di birra. Andate pure a controllare di persona. Siete autorizzati ad andare a fare la spesa una volta a settimana. Un solo membro per famiglia.
Quando vi soffiate il naso, buttate il fazzoletto di carta nella tazza, abbassate il coperchio, tirate lo sciacquone. Non usate fazzoletti di stoffa, per la miseria.
Il primo ministro britannico è stato contagiato dal Coronavirus.
In Spagna il contagio cresce molto più che in Italia. Negli Stati Uniti cresce più che in Spagna e in Italia messe insieme. Che fortuna, non siamo i peggiori. Nelle Filippine il governo ha dato ordine di sparare a vista sui cittadini che escono di casa, non autorizzati. In Svezia i cittadini sono lasciati liberi di fare la solita vita.
Nel pomeriggio una donna fuori di testa ha attraversato il quartiere barcollando, urlava frasi senza senso e bestemmie orribili, concludeva ogni brano del suo sconclusionato discorso gridando “siete voi la pandemia, la pandemia siete voi, merde!!!”
3 Aprile. Scendo a fare due passi, di sera. Pisa è avvolta in un silenzio innaturale, gelida e morta come un cratere lunare. La finestra della casa all’angolo della strada è illuminata ma la sagoma non è dietro la finestra. Le antiche mura pisane che hanno visto assalti e pestilenze dormono nell’abbandono della strada buia. Mi fermo, attendo qualche minuto al centro della strada. Non passa un’anima. Prima o poi dovrà comparire, la sagoma dietro la vetrata al primo piano. Irritata, spalancherà la finestra e urlerà, diretto a me, “ma la vuole smettere di uscire senza motivo?! Ma guardi che la chiamo davvero la Polizia!!”
Gli dirò che in Svezia i cittadini sono lasciati liberi di fare la solita vita.
Mi risponderà “Sì, bona Ugo! Allora vada in Svezia, qui in Italia c’è la regola che si sta in casa, zio cane!” “Sono uscito per buttare la spazzatura, ho fatto due passi, avevo bisogno di prendere una boccata d’aria”.
“Apra la finestra, come faccio io!” “Vada la finestra per l’aria, ma per fare due passi, cosa faccio, cammino sulla facciata del palazzo?” “Ma pensi se ognuno di noi domattina decidesse di uscire a fare due passi, si riempirebbe la città di gente! Basta che uno di questi faccia un colpo di tosse, pensi!! Costui si dimentica di tossire nel gomito! Ma lo sa che il virus cammina nell’aria??! Dieci persone contagiate con un colpo di tosse!! Tutto vano, i sacrifici fatti finora, ma lo capisce o no? E si metta almeno la mascherina!”
Per favore, non smettete di tossire nel gomito.
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SKAMIT:
1.3. MERCOLEDÌ 13 MARZO 2019, 22:21 -- SERATA RIMORCHIO
(For English translations 👉 @skamitaliasubs)
Si: Ma sono asparagi questi?
Ele: Tieni un attimo questi bicchieri. Li portiamo di là.
Si: Ma hai fatto soltanto quello?
Ele: Che c’è, Silvia, perché fai questa faccia? L’hai sempre mangiato il mio risotto con gli asparagi.
Si: Ma mi piace, eh. Però, dai, lo sai benissimo Ele, ti prego.
Ele: Che cosa?
Si: Che fa puzzare un sacco là, dai.
Ele: Oddio, Silvia! Non vuole mangiare il mio risotto questa.
F.a: Perché, scusa?
Si: Perché fa un sacco puzzare là sotto! Gli asparagi sono terribili.
Ev: E quindi?
Si: E quindi se stasera io ed Edoardo scopiamo un’altra volta e lui vuole andare là sotto...? Non posso mangiarli.
Pensate che io sia scema?
Sa: Sinceramente?
Si: Dai!
Ev: Silvia, comunque, ai maschi devi sapere che devi chiederglielo tu di andare là sotto. Quindi basta che tu non gli dica niente e puoi mangiarti tutto il risotto che vuoi.
Si: Ma se io glielo volessi chiedere?
F.a: Non ti perderesti nulla.
Ev: Eh? Come, Fede?
[Ele trova due chiamate perse di Ed]
F.a: C’era questo calabrese al villaggio che, rega’, me lo voleva fare per forza. Per forza. Mi tormentava. E dai, e dai. L’ultima sera alla fine gli ho detto va bene, oh!
Ev: Ma come va bene oh!
F.a: Sì. Ti giuro, s’accollava troppo! Però rega’...
Ele: Ecco il risotto.
Ev/Sa: Oh! Daje.
Sa: Fai vedere?
Ele: Ta-da!
F.a: Buono!
E quindi ehm... Poi quando lui è andato sotto, non ho sentito niente. M’è venuto sonno. Mi sono addormentata.
Ev: Dai, ma come sonno! Se uno è bravo non ti viene sonno.
F.a: Ti giuro.
Sa: Grazie.
Ele: Che è? È buono, eh. Dammi il piatto.
Si: Ma lo sprechiamo così...
F.a: E dai, assaggialo almeno, scusa.
Sa: Cottura del risotto? Otto ore?
Si: Otto giorni.
Sa: Vabbè. Cottura lenta...
Ev: Ele? È normale?
F.a: Comunque solo Eva c’ha...
F: Eilà!
Ev/F.a/Si/Sa: Uuuh!
F: Che state mangiando, gli asparagi?
Si: Sì.
F: Eh, però ragazze mai gli asparagi prima di una serata rimorchio.
Si: Grazie!
F: Vi devo insegnare tutto io? Cazzo, ma questo vestito è stupendo! Alzati, fammi vedere. Ammazza quanto luccica! Gira, gira, gira? Molto figo.
Si: Vero? Perché sopra è elegante comunque e sotto più da troia.
F: Mh, posso dirti la verità?
Si: Sì.
F: A me sembra un po’ tutto da troia. Sopra, sotto...
Si: Ma va bene?
F: Certo, amo’, certo! Madonna, le basi, eh!
Posso bere?
Ele: Acqua?
F: No, amore, l’acqua solo se mi prende fuoco camera.
Si: Dai, rega’, mi ha scritto Edoardo. Allora [legge]: a che ora arrivate?
Ele: Non abbiamo ancora iniziato a mangiare il risotto.
Si: Vabbè. Gli dico fra mezz’ora?
Sa: Se partiamo adesso mezz’ora. Digli almeno un’ora.
[Messaggio di Ed: Ovviamente il messaggio era per te.]
F: Ma perché, quindi, che dovete fare?
[Ele risponde: Basta.]
Si: Andare a una festa con Edoardo.
F: Che palle questo Edoardo, scusa.
Ele: Ma infatti. Eva, ti ricordi quella festa che dicevamo? Universitaria fighissima, con gli amici di Niccolò? Perché non andiamo lì tutte?
Si: Perché a una festa c’è Edoardo e all’altra no?
F: Ma, in tutto questo, Edoardo sarebbe il tronco con i capelli di merda o mi sbaglio?
Sa: Esatto, sì. Lui. Esattamente lui.
Ele: Dai. Andiamo a questa festa che è più figa. Conosciamo pure persone nuove, è meglio.
Ev: Tipo... Tipo Elia, ad esempio.
Si: Elia non è una persona nuova.
Ev: Vabbè, però è carino.
Si: Sicuramente non è più fregno di Edoardo.
Ele: Beh, sicuramente è più simpatico di Edoardo.
Ev: Confermo. Elia è un botto simpatico.
Ele: Sì.
Sa: No, scusa. Da quando è un botto simpatico?
Si: Soprattutto quando ha provato a impiccare Osvaldo al microfono della radio, a dargli fuoco...
F.a: Infatti quello non è stato molto carino.
Ev: Ho capoto, però poi ha chiesto scusa, io me lo ricordo.
F: Vabbè. Ma me lo fate vedere ‘sto Elia? Io non me lo ricordo. Ve lo dice zio Filippo se vale la pena!
Si: Eh.
F: Beh, oh. Niente male.
Si: No, Fili.
F: No, io me lo scoperei subito sinceramente.
Si: Filippo!
F: No giuro. Ovviamente gli toglierei questa giacchetta da coatto allucinante.
Si: Ma tutto...
Ev: Raga’, ma che cazzo di birra m’ha dato!
F: Io adesso direi un gran fregno. Soprattutto, guarda che labbra.
Ele: Dai, perfetto. Andiamo a questa festa. Chiama Gio e diglielo.
Ev: E che Silvia vuole darla a Elia.
Si: No, Eva! Sei ubriaca, no, no! Non lo fare!
F: Intanto io propongo un brindisi a Elia e a Silvia.
F.a: Oh, vai!
F: Vai, vai! Cin e alè, olè e daje. Dai.
F.a: No, porta male!
Ev [al telefono]: Mi senti? Come va? Ok, ok, ok. Ok, va bene, ora capiamo. Ok.
Rega’, sono andati da Natan. Pare che la festa di Nico fosse una merda.
Si: Destino.
F: Vabbè, dai, oh. Intanto stiamo qua, beviamo un altro po’. Cioè, manco il bicchiere in realtà mi avete fatto trovare, eh. Io mi sono presentato con... una, due, tre... Quante erano? Nove birre!
Si: Raga’, è Edoardo. È Edoardo.
Si [al telefono]: Pronto?
Ok.
Ele? Vuole parlare con te.
Ele: Con me?
Si: Ah-ah.
Ele [al telefono]: Pronto?
Sa: Provo una cosa. Uno, due, tre...
Raga’, non scende. Cioè, è incollato.
Ed [al telefono]: Non smetto di usare Silvia fino a quando non rispetterai il nostro accordo.
Si: Che dice?
Ele [al telefono]: Ehm. Non ce l’ho il numero.
Si: Quale numero? Forse ce l’ho io.
Ed [al telefono]: Esci con me e io smetto di usare Silvia.
Ok?
Ele [al telefono]: Ok. Ciao.
Ed [al telefono]: Ok. Passami Silvia.
Ele: Vuole parlare con te.
Si [al telefono]: Pronto? Ok. Ok, ciao. Ciao, ciao.
Si: Dice che da Natan sono arrivate troppe persone e che quindi non fanno più entrare nessuno.
F: Vabbè. Mo ci penso io.
Ele: Scusa, che numero voleva?
F: Che ce frega a noi de Natan Poggia! Ehh!
Sa: No, vabbè.
F: ‘Mazza che tette che c’ha oggi!
Ev: Oggi sono esplose!
F: Io le adoro!
Si: Ti piacciono?
F: Sì, potrei diventare etero un paio di volte a settimana. Oppure tre.
Vabbè, ballate. Madonna rega’, su!
[Messaggio di Ed: Venerdì alle 19. Passo io a prenderti.]
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Hanoi, dove mangiare e cosa ordinare
Premesso che non vivo ad Hanoi e che, nonostante ci sia stato oramai diverse volte e non mi sia mai capitato nulla, sono comunque condizionato dal timore che una tossinfezione alimentare possa rovinare il viaggio, ho pensato di condividere un paio di suggerimenti che magari potrebbero tornarvi utili. Sono solo alcuni dei posti dove sono stato e di certo ce ne sono molti altri che vale la pena di provare.
Ma visto che non è proprio comune andare a cena a casa di qualcuno del posto, qui sotto potete trovare qualche suggerimento su dove andare a mangiare ad Hanoi e cosa ordinare in Vietnam. Quando possibile ho messo il nome in vietnamita così sarà più semplice farsi capire.
Ristoranti da provare:
Home Hanoi
Hanoi sta cambiando molto ma in qualche modo sta cercando comunque di conservare la sua atmosfera rilassata, un po’ retrò e con il fascino della vecchia città coloniale. E con questo in mente ho avuto il piacere di provare l’HOME Hanoi – Vietnamese Restaurant. Ero stato a febbraio al Home Mộc Restaurant e vista la bella serata ho deciso che valeva la pena provare la struttura gemella che sta a poche centinaia di metri da dove soggiorno quando vado ad Hanoi. Ma vi farà comodo sapere che oltre ai 2 di Hanoi la catena ha una sede a Hoian e una a Ho Chi Minh (Saigon per restare in ambito coloniale). Entrambe i ristoranti sono ospitati in un'antica residenza francese con spazi interni ricercati e capaci di combinare una concezione moderna con l’accoglienza caratteristica della storia e della tradizione coloniale. Ogni sala ha un'atmosfera unica e i tavoli all'aperto hanno l’unico difetto di essere difficili da godere se caldo e umidità rendono l’aria irrespirabile.
Posizione: Home Hanoi su Google Map Sito: Home Restaurants Homepage Indirizzo: 34 Châu Long, Trúc Bạch, Ba Đình, Hà Nội Telefono: +84 24 3939 2222 Prezzi: dai 3,32 euro per la zuppa di tofu e funghi ai 625 euro per l’aragosta grigliata al sale o ripassata in padella con sale e pepe (tranquilli non l’ho ordinata) Cosa ho mangiato io: Antipasto – involtini freschi di gamberetti, maiale e verdure (Bánh tráng tươi quấn tôm thịt nướng và rau vườn) per 5,60 € Primo - zuppa di tofu e funghi (Canh nấm thả đậu hũ non) per ,32 € Piatto principale – piatto tradizionale di Hanoi ovvero maiale grigliato servito con noodle di riso e brodo (Bún chả Hà Nội) per 7,30 € I prezzi in euro li ho calcolati col cambio di settembre 2019.
Quán Ăn Ngon
Anche di questo ristorante ne esistono più sedi (credo 3 tutte a Hanoi) ma io, per la seconda volta, sono stato in quello che si trova non lontano dal (tristemente) famoso Hanoi-Hilton o più correttamente la Prigione di Hoa Lo (che vi consiglio di visitare per capire un po’ la storia contemporanea del Vietnam – questo il sito della Hoa Lo Prison). E anche questo ristorante è stato realizzato in un'antica residenza francese e, anche se non curata e mantenuta come l’Home Hanoi, ha un fascino non da poco. Si tratta del ristorante più turistico in cui sia stato qui ad Hanoi, scelta fatta consapevolmente, condizionata dal fatto che qui trovo di sicuro il mio piatto vietnamita preferito, ovvero il Bánh Xèo - una sorta di crêpe fatta con farina di riso (il colore giallo è dato dalla polvere di turmeric non dall’uovo) e che vengono farcite con germogli di soia, carne di maiale e gamberetti e poi avvolte in foglie di lattuga e farcite con foglie di menta e basilico. In questo ristorante è possibile gustare tutto quello che offre la vasta cucina vietnamita, dal nord del paese fino all’estremo sud, dall’insalata di pollo con fiori di banano (Gỏi gà) agli involtini fritti con granchio e maiale (Nem Cua Bể). I prezzi sono davvero molto convenienti e a giudicare dal numero di vietnamiti che c’erano credo che la cucina sia originale (o perlomeno nessuno sembrava lamentarsi e a me è piaciuto tutto quello che abbiamo ordinato).
Posizione: Quán Ăn Ngon su Google Map Sito: Quán Ăn Ngon Homepage (il sito è anche in inglese ma si apre in vietnamita in automatico) Indirizzo: Số 18 Phan Bội Châu, Cửa Nam, Hoàn Kiếm, Hà Nội Telefono: +84 90 212 69 63 Cosa ho mangiato io: Ovviamente Bánh Xèo (di cui ho abbondantemente parlato sopra) per 2,66 €; il piatto tradizionale di Hanoi ovvero maiale grigliato servito con noodle di riso e brodo (Bún chả Hà Nội) per 2.34 € (fate da soli il paragone con il prezzo al Home Hanoi); gli involtini sia freschi - Gỏi cuốn tôm thịt (78 centesimi di euro l’uno) che fritti - Nem Cua Bể (2 € l’uno); morning glory con l’aglio - Rau muống xào tỏi (spinacio d’acqua in italiano ma non capisco perché) per 2,54 €. I prezzi in euro li ho calcolati col cambio di settembre 2019.
KOTO Training Restaurants
Questo ristorante (ma immagino anche la filiale di Ho Chi Minh) merita una menzione speciale. La filosofia che si nasconde dietro questo luogo si ripromette di trasformare la vita dei giovani svantaggiati e a rischio in Vietnam attraverso un programma di formazione olistica sull'ospitalità. Vi pare poco? A me no! Ho incontrato un paio di ragazzi che hanno aperto dei piccoli caffè dopo aver lavorato e imparato al Koto e quindi (per la terza volta) ho deciso di sostenere questo progetto approfittando dell’ottima cucina e ospitalità. Per di più si trova attaccato al Tempio della Letteratura… come farselo scappare? Posizione: Koto Restaurant su Google Map Sito: Koto Restaurant Homepage Indirizzo: 59 Văn Miếu, Đống Đa, Hà Nội, Telefono: +84 24 3747 0337 Cosa ho mangiato io (ma non chiedetemi i prezzi che so solo il totale di 700mila Vietnam Dong ovvero circa 27€ in 4, birra inclusa): Involtini primavera freschi Gỏi cuốn, dei fantastici e delicati pancake vietnamiti chiamati Banh khot, noodle asciutti con maiale (i miei amici l’hanno mangiati con manzo) con noccioline e verdure chiamati Bun bo nam bo
A questo punto vi starete probabilmente chiedendo… e i famosi Phở?
Sì, ho abbondantemente approfittato della zuppa di spaghetti di riso con pollo (non mangio manzo) ma non li ho mai ordinati al ristorante (nonostante si possano trovare anche nei posti più lussuosi). I Phở gà secondo me vanno mangiati per strada, seduti sugli scomodissimi sgabelli per "bambini" che tanto piacciono ai vietnamiti e che per me invece sono una tortura. L'aggiunta del lime e di un po' di peperoncino fresco rende il contrasto con il dolce del brodo davvero unico, provare per credere!
Altrettanto famosi qui in Vietnam e decisamente simbolo dello StreetFood vietnamita sono i Banh mi! Questi panini farciti con diverse cose a seconda del gusto, vengono preparati al momento in pochissimo tempo. Li trovate praticamente ad ogni angolo di Hanoi e resistere al profumo del pane (eredità lasciata dai francesi) appena sfornato o tostato è praticamente impossibile.
E se avete voglia di rilassarvi la sera fermatevi in un Bia hoi. Nonostante in tutta Hanoi spuntino di continuo wine bar e gastro pub alla moda, i bia noi restano estremamente popolari fra i vietnamiti e, ovviamente, anche tra i turisti e gli expat – basta pensare che questi locali spartani controllano oltre il 30% del mercato della birra dell’intero paese. Letteralmente bia noi significa “birra fresca” perché qui la gente viene per bere birra pagando in media 8.000 Vietnamese Dong (qualcosa come 30 centesimi d’euro). I bia noi sono facili da riconoscere grazie ai piccoli sgabelli blu o rossi con accanto tavolini altrettanto minuti, dove gruppi di persone sono sedute sorseggiando birra e sgranocchiando noccioline bollite o calamari essiccati grigliati. L’unica cosa che non sono riuscito a mangiare (a parte le patatine fritte con lo zucchero – sì avete letto bene, con lo zucchero) sono le salsicce fermentate. Il mio bia noi preferito lo trovate davanti allo Skyline Tower:
Poema vietnamita del XIV secolo: Thiếp xa chàng như rồng nọ xa mây Như con chèo bẻo xa cây măng vòi
Sono lontano da te, proprio come un drago lontano dalle nuvole Come un uccello cheo beo lontano dalla pianta di mang voi.
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Appena messo e subito flaggato.
Qua rischiate di fare la fine del Betamax. E forse pure la Apple Store se banna tutte le app porno.
Io ve lo dico eh.
Poi fate un po' come cazzo vi pare
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