#io sono già pronta
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sayitaliano · 2 years ago
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Ma.... se iniziassimo già? :)
Speak Your Language Day
BRINGING BACK THE DAY OF LANGUAGES!!!
This year's 7th of May 2023 we use our own language again!
A few basic rules (this is very much copied from the original UYLD creators):
If your language is something other than English, on May 7th you can speak that language all day!
Speak whatever language feels good for you! Any and all!!
You’ll blog in your language all day: text posts, replies, tags (except triggers and organizational tags), the whole nine yards. Regardless of what language people choose to speak to you, you answer in your own.
Midnight to midnight according to your own time zone
English native speakers, if you wanna participate you can practice a second language you’re learning
The tag is gonna be #Speak Your Language Day or #spyld
Non-verbal, non-written languages (like ASl, dialects, otherwise non-written languages) are more than welcome!
Tag me in any and all non english posts! Or submit to your liking!
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killiandestroy · 1 year ago
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oggi giornata splendida mi sono dimenticata di mettere le lenti, sono scesa alla fermata del bus sbagliata e praticamente sotto scuola mi arriva il messaggio che non serviva più che andassi a fare la sostituzione
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themhac · 2 years ago
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ho affrontato questa puntata di cachemire con un piantino per ogni risata
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 16 days ago
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Ecco arrivato il nuovo anno... Io comincio bene, sono già attiva e pronta per andare al lavoro... 🙄🙄🙄 Caffe e si parte...
Buon anno nuovo a tutti voi ❤️
~ Virginia ~
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MARE NOSTRUM
Era sinceramente un uomo colto ed interessante, ma durante la cena, in quel meraviglioso ristorante, ho iniziato ad ascoltare il mio corpo e non ho trovato la benché minima traccia di eccitazione, il mio clitoride non vibrava.
Ci eravamo baciati nel pomeriggio e io, col pensiero di quello che ci attendeva per dessert, aspettavo l'umidità tra le cosce, attendevo di sentire la stoffa tentedersi sotto ai capezzoli turgidi,
Sotto il vestito nero avevo le autoreggenti, condizione che mi rende sempre particolarmente vogliosa, ma niente!
Durante le portate di pesce, lo ammetto, ho pensato che ormai una scopata potevamo anche farcela.. Ormai eravamo lì, c'era l'atmosfera, il vino, la camera d'albergo prenotata
Pensavo a questo mentre la mia dignità bussava a ricordarmi che io, non mi sono svenduta mai per una semplice sessione di sesso
Che sarebbe rimasto?
Se nn  divento lasciva, se non tiri fuori la lurida puttana che convive con la donna pudica ma spregiudicata che è in me, se il mio corpo non risponde, come posso accontentarmi?
Avrei voluto essere pronta, gironzolare per la città con lui, verso l'albergo, con le mutandine fradice ed odorose
Fargli infilare le dita tra le grandi labbra e scoprire che "lei" era un passo avanti a me... Che aveva già deciso prima che il mio cervello elaborasse ogni possibile scenario
Mi fido del mio corpo e mi bisbigliava di scappare e così glielo dissi
Non l'ha presa bene eh
Forse ha pensato di aver buttato via dei soldi per una stronzetta qualunque
Ha preso un taxi in Piazza Castello e quasi senza salutare mi ha mollata lì, sola.
Un gentiluomo.
A piedi sono tornata alla macchina e lì, mi sono masturbata
Parafrasando non ricordo chi:
Preferisco la masturbazione, è fare sesso con qualcuno che stimo veramente
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raccontidialiantis · 20 days ago
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Ma come hai fatto? (La mia prima volta)
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Sono una donna che nella vita non ha mai avuto troppe incertezze. Cresciuta ed educata secondo sani princìpi. La serietà, la coerenza, il non lasciarsi andare, l'impegno e l'evitare frivolezze sono sempre stati gli elementi base del mio carattere. Distacco, sobrietà e contegno. L'amore io lo immaginavo in fondo come un rapido passatempo, probabilmente addirittura quasi una seccatura, uno spreco di tempo ed energie che potrebbero essere utilizzati meglio, un ostacolo alla produzione lavorativa e alla realizzazione di sé. E invece sei arrivato tu. All'improvviso. Ti ho conosciuto durante uno stage settimanale in Francia per motivi di lavoro. Lavoriamo in aziende italiane concorrenti dello stesso settore.
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Hai sconvolto tutte le mie priorità. Dopo un evidente tuo corteggiamento iniziale in albergo la sera stessa del primo giorno, mi sono detta: “in fondo è un bell'uomo. Ma sì, proviamo anche questa. Non è che di sera ci sia molto da fare, qui. Rapidamente, però.” Invece siamo saliti in camera, hai iniziato subito a spogliarmi. Io lo volevo e quindi già sentivo dentro un rimescolamento incontrollabile. Poi hai preso a baciarmi il collo, la bocca, i seni e pian piano sei sceso a valle: con la lingua hai aperto le mie grandi labbra e hai iniziato a mordicchiarmi, a leccarmi a lungo. Ma come si permette? E quanto mi piace! Non ce l'ho fatta più e sono venuta una prima volta!
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Per me, ventiquattrenne di provincia tutta casa, studio e lavoro, era la prima volta! Hai puntato il tuo cazzo e inesorabile hai iniziato a entrare in me. Ero terrorizzata ma eccitatissima. Era un'esperienza che volevo fare, pensando di sbrigarla come una qualsiasi pratica standard. Stupida! Ho raggiunto di nuovo e in breve l'orgasmo. Tu, incurante delle mie richieste di rallentamento, sapendo di stare sverginandomi, continuavi come una bestia a possedermi. Ed era una sensazione meravigliosa: finalmente desiderata, presa con forza e resa un semplice oggetto di piacere. Ero diventata una donna, ero finalmente soltanto la femmina usata per far sfogare il maschio.
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E infine mi sei venuto dentro: dentro questa femmina oggetto di piacere che era stata ormai sverginata, sfondata e resa dolorante. Ma appagata e felice. Non ho voluto farti uscire io! Ti ho messo le gambe incrociate sulla schiena mentre venivi. Speravo solo di non essere rimasta incinta. Tutti gli anni di studio, la posizione sociale, il prestigio, la rispettabilità: ogni cosa a puttane! O meglio, tutto nella figa della puttana che stavo diventando rapidamente per te. E poi tutto in una notte! Ero curiosissima: ormai volevo sperimentare qualsiasi cosa sapesse di sesso, con te. Dopo un po’ di pausa, ho voluto prendere il tuo benedetto e adorato cazzo in bocca: oddio che senso di totale sottomissione e nello stesso tempo di appagamento!
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Ti ho fatto venire la seconda volta, malgrado la mia totale inesperienza: mi ero limitata infatti a prenderlo e tenerlo fermo nella mia bocca, succhiando e tirando sino a sentirti gemere e sborrare in me. Ti ho assaporato e ingoiato senza fare un fiato. L'uomo è un meraviglioso prodigio della natura. Quando ti sei calmato, sei tornato gentile e mi hai spiegato come deve essere sbocchinato per bene un uomo. Ridendo, ti ho promesso che avrei studiato e la sera seguente avresti potuto darmi quante ripetizioni volessi. Passata la giornata lavorativa, cena rapida insieme e poi di corsa su in camera. Ero pronta a mettermi in ginocchio, invece mi hai spogliata, gettata sul letto e girata. Ero un po’ spaventata, ma curiosa.
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E comunque mi fidavo di te. Mi hai leccata a lungo tra le natiche e insalivato per bene l'ano. Poi vi hai spalmato un ulteriore lubrificante e hai puntato il tuo grosso glande sul mio buchino: piccolissimo al confronto! Ero terrorizzata. Ma resistetti: sei entrato piano in me. Ho serrato i denti, cercando di rilassare l'ano. Come hai sentito il mio corpo ammorbidirsi tutto, hai iniziato a incularmi e io ad accoglierti sempre più. Ti ho sentito mentre mi sussurravi: “ora sborro” e sono venuta con te. Se possibile, è stato ancora più bello della prima volta. Inutile dire che abbiamo scopato tutta la settimana. Ora ci teniamo comunque in contatto , anche se siamo entrambi sposati.
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Ma essendo nello stesso giro professionale, quando ci ritroviamo insieme a un corso in comune, regolarmente godiamo di noi. E per nostra intima, dolcissima “tradizione”, oramai inizio sempre prendendotelo a lungo in bocca, facendoti sborrare copiosamente nella mia gola, gustando il tuo nettare e chiedendoti il voto alla fine. Ma tu vuoi sempre farmi un… supplemento di interrogazione! Per me tu sarai sempre la prima, bellissima volta. Ma come hai fatto a conquistarmi così?
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RDA
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falcemartello · 8 months ago
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🟥Finestra di Overton🟥
Ossia come passare dall'impensabile all'accettato.
♦️LE 6 FASI CHE COMPONGONO LA FINESTRA DI OVERTON
(quante volte avete sentito qualche ritardato dire le frasi tra virgolette❓Tante volte vero❓)
1 - Impensabile: è il momento in cui si apre la “finestra”; l’idea e i comportamenti correlati sono impresentabili, suscitano una repulsione generale, sono vietati. Tuttavia, si comincia a parlarne e, senza che nessuno se ne renda conto, se ne parla sempre di più. Le voci sono iniziate e l’idea è pronta per il prossimo passo.
2 - Divieto: ma con alcune eccezioni: a questo punto inizia il dibattito. La “finestra” rimane confinata nel campo delle trasgressioni non autorizzate.
3 - Accettabile: “io non lo farei mai, ma perché impedire agli altri di farlo?”. Pur con i dovuti distinguo, la “finestra” entra nella sfera del socialmente rilevante. Gli esperti scendono in campo a vario titolo nei salotti televisivi. L’opinione pubblica sospende il giudizio, si orienta verso posizioni più “morbide”, apparentemente neutrali.
4 - Ragionevole: a questo punto, l’idea ha già perso quasi completamente la sua carica eversiva iniziale (“Non c’è niente di male”…). È più che comprensibile, normale, assolutamente normale… anzi necessario, “bisogna creare le condizioni affinché…”
5 - Diffusione: la “finestra”, assurta a una nuova fase, raccoglie un crescente consenso politico e allo stesso tempo può aumentare il consenso per la politica. Rappresenta ormai un sentimento comune ampiamente condiviso, che si riflette nella cultura popolare (testimonial, cantanti, attori, programmi televisivi, ecc.).
6 - Legale: l’idea viene ufficialmente incorporata nel sistema legale dello Stato.
L’obiettivo è raggiunto.
(Marco Botto)
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amamiofacciouncasinoo · 2 months ago
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Sto per immergermi in qualcosa che non conosco, qualcosa che mi fa paura. Non è il dolore a spaventarmi – quello l’ho già incontrato – ma il cambiamento, il perdere il controllo. Questa cura sarà un viaggio, e probabilmente sarà più difficile di quanto riesca ora a immaginare. Probabilmente mi porterà via più di quanto sia pronta a lasciare andare: la forza, le certezze, i piccoli dettagli che ancora mi fanno sentire me stessa. Forse, probabilmente, perderò i capelli, forse la pazienza, forse persino la fiducia nei miei limiti. Ma in fondo, chi sono io senza ciò che sto per perdere? Questa è la domanda che mi tormenta. Probabilmente, lungo il cammino, dovrò lasciarmi alle spalle un’immagine di me a cui sono ancora legata. Non si tratta solo del corpo, ma di tutto ciò che il corpo rappresenta: un guscio che mi protegge, un punto fermo che riconosco nello specchio. Probabilmente, quel guscio si spezzerà. Eppure, c’è qualcosa di paradossalmente affascinante in tutto questo. Forse è proprio il viaggio nell’incertezza che insegna chi siamo davvero. Quando perdiamo ciò che credevamo immutabile, rimaniamo soli con ciò che non possiamo togliere, con l’essenza di noi stessi. Probabilmente, sarà proprio in quel momento, quando tutto sembrerà crollare, che scoprirò chi sono davvero. Non sono pronta, ma chi lo è mai? Nessuno ci insegna a vivere nel cambiamento, nella trasformazione. Cresciamo cercando certezze, costruendo equilibri, e poi, improvvisamente, la vita li strappa via. Mi chiedo se ci sia una lezione in tutto questo, o se sia solo caos. Forse è una prova, forse è solo una coincidenza. Probabilmente non troverò una risposta, ma forse la domanda stessa sarà sufficiente per andare avanti. Mi aspetto giorni difficili, momenti in cui mi sembrerà di non riconoscermi più. Probabilmente mi sentirò sola, anche in mezzo agli altri, perché certe lotte si combattono in silenzio, dentro di noi. Ma forse, in quella solitudine, ci sarà spazio per ascoltare parti di me che ho sempre ignorato. Forse scoprirò una forza che non sapevo di avere, o forse imparerò che essere fragile non è una colpa. Questo viaggio mi cambierà, lo so. Non so se sarò più forte o più debole, ma so che non sarò più la stessa. Forse il dolore mi renderà più umana, più vera. O forse, mi lascerà solo cicatrici. Ma le cicatrici non sono solo segni di ciò che è stato: sono la prova che siamo sopravvissuti. E così, mi preparo ad affrontare l’ignoto. Probabilmente cadrò, probabilmente mi spezzerò. Ma forse, in quei frammenti, troverò una luce che non avevo mai visto prima. Forse, in mezzo alla paura, c’è una possibilità che non so ancora immaginare.
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pizzettauniversale · 3 months ago
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Abbiamo affrontato l’argomento, io da anni sono pronta ma lui non lo era e adesso che la situazione economica è abbastanza stabile abbiamo deciso: avremo un cane 😍😍 (nel 2028, c’è un motivo preciso, ma lo avremo e già ci stiamo guardando intorno)
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lamargi · 6 months ago
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Tre metri. Sette passi. Tanto è lungo il corridoio. Il corridoio che separa la mia dalla camera di mio figlio.
Appena sette passi. Così pochi da fare. Così pesanti come macigni, se quello che pensi è contro la natura, contro la morale, contro ogni convenzione.
Quante volte la notte, ho osservato la sua porta chiusa, dalla soglia della mia stanza. Agitata da pensieri immorali. E quei maledetti sette passi, che separavano il mio essere una brava ed amorevole mamma dall’essere una madre snaturata. Una distanza così piccola, una differenza enorme.
Ci sono state notti in cui alcuni di quei passi li ho fatti. Sono arrivata a metà. A volte sono arrivata anche fin dietro la porta. Ho poggiato l’orecchio, ho sentito il suo respiro addormentato. Una notte ho messo anche la mano sulla maniglia. Non l’ho abbassata, è i sette passi li ho fatti a ritroso, tornando nel mio letto.
Letto, dove non riesco a chiudere occhio. Il divorzio da mio marito. La sua fuga con un’altra. Io che resto sola e che giuro che mi dedicherò solo a mio figlio. Lui che diventa rapidamente così bello al miei occhi, così attraente, così sexy, così desiderabile.
E quei tre metri che separano l’amore dal vizio, che mi dico di non percorrere mai, ma nel frattempo mi accarezzo nel mio letto, e raggiungo l’orgasmo, usando uno i quei giochi che già possedevo quando mio marito c’era ancora e la notte mi ignorava.
Sono solo tre metri, ma sono una montagna che sembra impossibile scalare.
Fino a certe letture, certe storie su internet, certe chat con donne sole come me. Non sei la sola a voler fare quei passi.
E alla fine quei sette passi, stanotte, li percorro leggera. Decisa. Mi sono fatta bella, come altre notti in cui poi non ho avuto il coraggio. Ma stanotte ho la voglia e il coraggio. Mi sono fatta arrapante, pronta a sedurlo.
Sette passi percorsi con passo fermo, il tacco che non mi importa che faccia rumore sul parquet.
La maniglia che cigola. Entrare, vedere la luce fioca dell’abat-jour ancora acceso, anche se la notte è alta. Vedere le coperte aggrovigliate ai piedi del letto. Lui nudo, che si masturba.
Non ero la sola a pensare a quei tre metri che ci separavano.
- Mamma….sussurra immobilizzandosi. Le dita della mano si aprono, da essere strette intorno al suo pene vanno a coprirlo a cercare di nasconderlo.
Ma io, che ho fatto quei sette passi, non ho paura di farne ancora due, fino al suo letto. Sdraiarsi accanto a lui, guardarlo negli occhi, fiera per aver percorso quei metri, spostargli la mano, sostituirla con la mia. Averlo, finalmente.
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harshugs · 2 years ago
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ieri sera per caso ho trovato questo paio di jeans; fino a tipo tre mesi fa non mi si chiudevano, a meno che non tirassi indietro la pancia fino a farmi male (in realtà se facevo così non si chiudeva la lampo ma solo il bottone)
presa un po’ dallo sconforto della vita ho pensato “vabbè, stasera sono già triste quindi se devo esserlo, lo faccio bene” e li ho provati
al contrario di come pensassi: sorpresa, mi sono entrati e si sono chiusi senza problemi
la cosa mi ha lasciata un po’ basita, lo sono ancora adesso in realtà, perché per quanto io possa aver perso qualche chilo in realtà non è cambiato di molto il mio corpo, anzi io non vedo alcuna differenza
in ogni caso nonostante mi si chiudano e mi stiano abbastanza bene, non sono ancora pronta a tenerli per uscire, sono ancora leggermente stretti e scomodi, quindi resto nella speranza che per settembre riuscirò a metterli quotidianamente :)
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marquise-justine-de-sade · 4 months ago
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Vittorio è un ragazzo Napoletano che confessa in una lettera la propria omosessualità al papà. La risposta è spettacolare! Leggete! ❤️
"Caro papà perdonami, sono gay.
Non so bene quando è cominciato, forse alle elementari. Forse alle superiori, quando solo guardando gli occhi di un compagno di classe mi batteva il cuore.
Mi dispiace perché la storia con Gianna non andava bene, le volevo bene, questo è certo, siamo stati insieme 3 anni, ma c'era sempre qualcosa che tra di noi non andava.
Mi dispiace perché spesso commentavi le Veline di Striscia la Notizia e io non ti andavo dietro con le battute, MA NON LO SAPEVO ANCORA.
Per fortuna siamo Napoletani, e ho vissuto questo periodo di accettazione con una popolazione speciale. Per fortuna siamo Napoletani, e abbiamo nel DNA l'amore per il prossimo, quello che ho trovato nelle persone che come me cercavano di capire.
Sono ormai 5 anni che vivo da solo, perché mi sentivo DIVERSO.
A soli 19 anni ho voluto scappare da quel nucleo familiare PERFETTO, e forse è stato quello a spingermi ad andare via... forse ero io a RENDERLO IMPERFETTO, non volevo rovinare il tuo immenso lavoro di padre e capofamiglia.
Ora mi ritrovo in una casa da SOLO a 24 anni, CON LA CONSAPEVOLEZZA di essere gay .
Per fortuna siamo Napoletani, dove non mi sono mai sentito solo e mai sentito DISPREZZATO da nessuno. Non so come sarebbe andata a finire in una altra citta'.
CARO papà mi manchi tanto, POSSO TORNARE A CASA ? questa volta da Gay...
Vittorio"
"Caro Vittorio.
Mi dispiace ma allora si STUNZ... ( in modo affettivo )
Io e tua mamma avevamo già intuito i tuoi gusti sessuali da bambino, quando non ti interessava giocare con i compagni ai famosi soldatini, ma collezionavi migliaia di riviste per adolescenti.
Perdonami, forse avrei dovuto dirtelo prima, in modo che evitavi questo inutile IMBARAZZO, ma ho sempre ritenuto che siano stati "CAZZI tuoi" (scusa la battuta, pero' è simpatica ja' , ejaa').
Visto che siamo Napoletani, e per fortuna che siamo Napoletani, la nostra storia ci ha sempre insegnato che solo aprendo la mente e non creando muri c'è la possibilità di SALVARSI, di SOPRAVVIVERE.
Mi sei sempre mancato dal primo giorno, sei mio figlio e CASTANO, BIONDO O GAY per me non fa differenza.
È solo un gusto, a me ad esempio piacciono le cozze, a te forse piaceranno i CANNOLICCHI (scusa ja' è n'altra battuta, uammamia non si puo' pazziare qua, e che è?)
Grazie a DIO siamo Napoletani.
Da genitore devo farti un rimprovero.
Non azzardarti mai, e poi mai di ritenermi cosi stupido...
La tua stanza è pronta, vieni quando vuoi, non vedo l'ora... Ricordati i genitori la porta di casa non la chiudono mai, la lasciano sempre un pochino aperta per fare in modo che il figlio possa “INFIZZARSI” da un momento all'altro.
TI AMO
Papa'"
P.S
Nella mia famiglia non esiste, e non dovrà esistere mai nessun tipo di RAZZISMO mai tranne per gli JUVENTINI... a casa mia JUVENTINI non ne voglio... CHIARO?
Puoi anche fidanzarti con un CAMMELLO e portarmelo a casa, basta che non sia Juventino.
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 2 months ago
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Sdraiata su quel letto.. Tu sei dietro di me a petto nudo.. E mi guardi... Sei così bello con i jeans già slacciati e il tuo petto villoso... La mia lingua è pronta ad assaporare il tuo miele.... Io sono pronta a ricevere il tuo seme... Vieni amore... Avvicinati, fai della mia bocca il tuo caldo nido... Vieni qui e godi in me per l'eternità...
~ Virginia ~
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nusta · 2 months ago
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Ritrovo vari post di qualche tempo fa mentre cerco riflessioni sulla violenza di genere, il patriarcato, il maschilismo e i femminicidi. Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne, ma sono discorsi che volenti o nolenti ci ritroviamo in testa frequentemente, almeno se abbiamo l'occhio e l'orecchio attento alle notizie che arrivano dalla cronaca. Come parlarne è un problema che ogni tanto mi pongo: quali sono i termini giusti, quali sono ormai anacronistici, quali sono quelli più adatti ed efficaci nei vari contesti in cui si discute?
Ieri mia nipote a tavola ci raccontava che delle sue compagne (fanno la prima media) le hanno detto che mentre erano in giro in paese si sono nascoste da un gruppo di loro coetanei perché hanno sentito dire che uno di loro voleva picchiare una di loro. Quanto ci sia di vero o di verosimile non è dato saperlo, ma già interrogarsi sulla veridicità anziché avere pronta una risposta pragmatica mi pare sia un torto a loro e a me stessa.
Io ne ho avuti compagni e compagne stupidi, a quell'età, e non dubito che ci possano essere anche peggiori livelli di stupidità -e cattiveria- di quelli che ho incontrato io. L'unica che mi abbia mai fatto sapere che mi voleva picchiare è stata una ragazzina che pensava le avessi rubato uno spasimante. I ragazzini invece avevano le mani lunghe per altre ragioni, non solo con me, e ricordo che in classe volavano calci e pugni per evitare di essere palpate a sorpresa durante l'intervallo. Di dire qualcosa a prof o genitori non ci è mai passato per la testa, però. Era una cosa da risolvere tra noi.
Quanto sarà cambiata l'adolescenza? Cosa dirle, cosa consigliarle? Minimizzare non mi sembra la strada giusta. Forse a tavola non si può fare molto di più, a parte suggerire che forse è il caso di fare qualche lezione di autodifesa.
Cosa vuol dire essere una ragazzina oggi, cosa vuol dire essere un ragazzino? Quali compromessi sono richiesti per far parte di un gruppo, per non litigare, per non farsi mettere i piedi in testa, per non perdere la faccia? Cosa vuol dire diventare adolescenti, diventare piccole donne e piccoli uomini? È inevitabile questa distinzione, prima di poter essere semplicemente persone?
Non so, la femminilità è in gran parte un mistero anche per me, così come la partecipazione all'educazione di una persona: non sono madre, né sorella maggiore, queste sono le prime nipoti che fanno davvero parte della mia vita e spesso vorrei avere più tempo per essere loro vicina.
Vederle crescere e sapere quello che so della condizione delle donne nel nostro mondo, nel nostro tempo, nella nostra cultura, mi mette molta tristezza e molta ansia. A fare un confronto con qualche decennio fa o con qualche zona del mondo poco distante, mi sale il morale, ma il progresso è comunque troppo poco, e subito arriva anche la rabbia, della fatica e della frustrazione di tutta la strada ancora da percorrere.
Resistiamo e speriamo bene.
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raccontidialiantis · 5 days ago
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Tanto va la gatta al lardo…
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Pensavo di potergli resistere, di condurre il gioco. Mi piaceva scherzare con lui: mi gratificava l'idea di essere corteggiata, desiderata. Tanto, lo taglio fuori quando voglio. Meglio di lui ne ho mille, che mi corrono dietro; figurati! E invece eccomi qui. Porca miseria… Non vedo l'ora che arrivi! Ma com'è potuto succedere… Ieri lui ha sferrato l'attacco definitivo e io ci sono cascata come una pera cotta. M'ha fatta prima sbellicare dalle risate, poi una pizza fuori città. Mentre mangiavamo, s'è rivelato un cucciolone tenero ma dai pensieri molto profondi. D'un tratto, in macchina mi sono ritrovata con le sue mani ovunque e lui dentro di me.
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Ma quanto m'è piaciuto. E quanto sono cotta! E... com'è possibile? Fino a ieri l'altro avevo completamente un altro progetto di vita; adesso invece davanti a tutto e in ogni mio pensiero c'è lui! E non è solo una cosa di cuore: è che io proprio... lo desidero dentro. Non resisto dalla voglia di averlo… ah… eccolo che arriva… farò la disinteressata. Ma chi cacchio ci crede: sto già allargando mentalmente le gambe e la mia bocca è pronta ad accoglierlo, se vorrà così. Lo voglio e basta: null'altro conta.
"ciao, bambina…"
"ciao giovanotto…"
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RDA
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goldenman2 · 4 months ago
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Ellen
Chiamai Ellen per uno dei nostri soliti  appuntamenti:
«Ciao, ti vengo a prendere verso le 20».
Non se lo fece ripetere due volte e rispose: «Ok, ti aspetto». Cenammo in un locale fronte mare. Due enormi scogli primeggiavano al largo, mentre la spiaggia era illuminata da candele di vario spessore. La serata era un invito a passeggiare al chiaro di luna, che splende più del solito, alta nel cielo, facendo brillare gli occhi di Ellen come fossero stelle. Poco più in là vidi un hotel. Guardai Ellen, splendida nel suo abito leggero a fiori che svolazzava sospinto dalla brezza. Lei aveva capito la mia intenzione e senza esitare annuì. «Una camera per due, grazie». Alla reception, una ragazza molto gentile  porse la chiave, dimostrandosi discreta: «Camera 21, secondo piano».
Dallo specchio della hall notai che la ragazza finalmente ci guardava, incuriosita dalla differenza di età tra me ed Ellen, ma poco m’importava!La stanza era molto accogliente, decorata con un vaso e delle rose fresche dal gambo spinoso. Sui cuscini del letto vi erano posate due caramelline a forma di cuore, mentre la stanza da bagno conteneva una vasca idromassaggio. Tutto era perfetto! Ellen, senza parlare, si siede ai bordi del letto, mentre io accendo le candele profumate poste sopra un mobile, arricchito con un grande specchio, spegnendo  le luci per creare un’atmosfera accogliente e romantica, dando vita a un contrasto tra buio e luce. Con quel fascio di luce in penombra, Ellen è  stupenda, le labbra accentuate dal rossetto, lo sguardo magnetico, la rende attraente più del solito.
Nel osservarla ho un erezione improvvisa.
Sento il pene duro, gonfio, caldo, intrappolato ancora nei boxer, ma pronto a uscire.
Con un gesto di sfida Ellen divarica le gambe e lentamente alza il vestito scoprendo le sue gambe coperte dalle calze a rete autoreggenti, fermandosi poi fino alla  sua intimità già nuda.
Quella visione celestiale mi provoca un gran desiderio di possederla.
Con passo deciso mi piazzo di fronte al suo viso e sfioro le sue labbra prima con la punta della lingua come a voler assaporare il rosso fuoco del rossetto.  Mi occupo del labbro superiore, poi di quello inferiore, ancora qualche assaggio, poi passo   il pollice per contornare quelle labbra carnose, fino a quando mi decido a infilare la lingua.
Iniziamo una guerra di lingue e morsi, di assaggio e desiderio, oramai privo di controllo, appoggio la mano sul suo capo spingendola verso di me il più possibile. 
Volevo non finisse mai, quei travolgenti baci passionali, mi provocano una eccitazione irresistibile. 
Mi allontano e in silenzio mi tolgo la cintura dei pantaloni, le sfilo le calze e con le stesse  la bendo.
Ellen è in balia di ciò che desidero, così mi ritrovo nudo con il cazzo che scoppia dal desiderio.
«Ti prego, scopami  la bocca».
 La sua voce è un sussurro di piacere, le afferro i capelli, l’avvicino e lei di rimando spalanca le labbra accogliendomi. 
“Fammi godere, troia”
Le infilo il membro senza pudore, quasi fino a soffocarla, a lei piace tanto, fino a che mi stringe i fianchi assecondando le spinte.
La sua bocca piena comincia a sbavare, e con decisione aiutandosi con la mano, aumenta il ritmo, lasciando esplodere schizzi caldi che ingoia con devozione. 
Sfinito da quel gioco mi sposto e la sbatto sul letto, le spalanco le cosce senza esitare per ammirare la sua figa bagnata, pronta per accogliermi. 
Le ordino di stare ferma non sa cosa l’aspetta! La faccio mettere a pancia in giù e comincio a sculacciare  il culo dicendole:
 "sei stata monella, non indossavi le mutandine "
E ancora giù uno schiaffo più forte:
"Sei una puttanella, lo sai che voglio che indossi le mutandine."
Giù un altro schiaffo. 
I suoi gemiti, tra dolore e piacere, spezzavano il rumore degli i schiaffi sul culo arrossato, ma Ellen non si lamenta anzi mi prega di continuare:
"Siiii fammi male, ti prego! Sbattimi, sono la tua puttana”.
A quel punto, con la mano sotto il bacino le alzo il culetto, così da avere la sua fica all’ altezza del mio cazzo . La penetro lentamente, voglio sentire ogni minima contrazione , entro  ed esco quasi al rallentatore, movimenti che fanno sentire gli spasmi della sua fica eccitata.
Ellen sibila gemiti a bocca chiusa, ma non mi fermo, anzi! 
Affondo tutto dentro di lei, mi soffermo pochissimi attimi per sentire i battiti del cazzo   nella sua carne.
 Riprendo il ritmo  aumentando sempre più veloce, affondo come un animale senza sosta, i suoi gemiti si fanno sempre più intensi, sentire quel suono  alimenta sempre più il desiderio.
Il cazzo  sembra impazzito, le mie gambe sbattono contro le sue cosce e le sue natiche arrossate, ho voglia di godere dentro ma resisto.
Esco, la lascio lì immobile sul letto in attesa.
Ellen  cerca di immaginare la mia prossima mossa, l’incertezza la eccita tantissima.
Mi accingo a prendere una rosa dal vaso.
Il gambo ha tre spine, ma non le tolgo, anzi la faccio voltare con le gambe ben aperte.
Le verso dell’acqua fredda sul seno, i suoi capezzoli si irrigidiscono mentre lei ansima un lungo « mmmmmmm».
La scia dell’acqua scivola giù verso il ventre fino ad attraversare  la sua fica già di per sé bagnata.
Ancora un respiro soffocato, 
"mmmmmm siiiiiiiii " 
A quel punto prendo la rosa e  comincio a strusciare i petali sull’inguine mentre lecco i suoi irti capezzoli, fino a morderli. 
Arrivo con la rosa  fino al monte di venere, per poi scendere lungo le grandi labbra, su e giù con i petali.
Ellen non c'è la fa più, il piacere che si fonde con l’agonia di quel gioco la fa impazzire, con voce eccitata mi ordina, 
"slegami e togli la benda, ti prego. Voglio vedere!"
l’accontento,
"Sei perverso!"
La guardo un attimo negli occhi, mentre con il gambo di spine attraverso la fessura delle labbra fino a strofinare sul clitoride che sporge evidente.
Ellen inarca la schiena, il culetto alzato è un invito per la spina verso quel buchetto.
Così attraverso la fica fino allo sfintere e la graffio leggermente, inevitabile  il suo  «hai»,  ma subito la ripago da quel piccolo dolorino, portando la bocca sul graffietto  ricoprendola di baci  soffici e peccaminosi.
Dal culetto alla fica il passo è breve.
D’improvviso le afferro le gambe, senza darle tregua, le posiziono sul  mio collo, l’odore del suo sesso è  inebriante, la mia lingua si posizione al centro delle sue labbra e comincio a leccare come se non ci fosse un domani. 
Ellen ansima, è in estasi, le sue gambe tremano, mentre con le mani, mi accarezza i capelli e affonda il mio viso sulla sua figa strusciandosi il più possibile,  In quell’attimo ebbe un orgasmo, scatenando la mia reazione: «non dovevi godere, sarai punita! Girati a pecora».
1,2,3,4,5,6,7,8,9,10... Cinghiate sul culo:
«sei proprio una puttanella monella».
Ellen è oramai priva di orgoglio e inibizioni tanto che urla:
«sìì, puniscimi! scopami!»
La sua schiena è molto sexy,  i fianchi stretti  e tra le chiappette sporge quel bocciolo luccicante di umori che mi invitava a scoparla.
Dio che spettacolo non resisto 
Comincio  a passare la cappella sulle labbra, su e giù, su e giù, poi continuo con tutta l’asta a strofinare, sono in delirio.
La sento pulsare, vogliosa di essere penetrata. Non voglio la fica, così senza lubrificare, le penetro il culo dicendo: «sono dentro, urla per me», lei in risposta afferra le lenzuola e miagola un; «haiiiiiiiii»
Il suo buco è stretto ma non desisto a continuare con colpi decisi, aumentando così il suo  dolore che si fonde con il piacere. 
A quel punto ero talmente eccitato da volerle venire dentro, ma la troia doveva essere umiliata come piace a lei…
La faccio mettere seduta sul divano e d’improvviso le metto il cazzo davanti alla bocca. 
Lei comprende subito quello che le sto ordinando!
 Inizia a succhiarlo, con una mano mi strizza i testicoli e continua a farlo scivolare tra le sue labbra:" Sto per venire mia piccola puttanella, continua!” veloce lei si scosta e si inginocchia sotto il cazzo in attesa della schizzata che arriva subito! 
La guardo bere il mio sperma con avidità! Non rinuncia neanche a una goccia!
Con una mano sul suo mento le alzo il viso dicendo, «Sarò sempre dentro di te mia REGINA». Lei risponde sorridendo: «Anche tu  sei dentro di me, in ogni pensiero, soprattutto quelli più proibiti mio Re»
Fine...
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