#io rapita
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procrastinareconpigrizia · 3 months ago
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ma dopo 3 colloqui da un'ora e mezza ciascuno si può parlare di riscatto?
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scritti-di-aliantis · 11 days ago
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Nora, mia suocera, è ancora una bellissima donna di cinquantadue anni. Molto curata e palestrata. Mia moglie Luisa purtroppo due anni fa se n'è andata lassù per un incidente stradale. Lei quindi mi aiuta coi due bimbi e con la casa. Luisa era figlia unica e quindi dopo lo shock iniziale, ora gli equilibri delle due famiglie si sono assestati.
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Viviamo a distanza di pochi isolati in un piccolo paese; al mattino mio suocero Berto dopo colazione va via, apre il suo negozio di autoricambi in una cittadina vicina e torna a casa solo alle nove di sera. Quindi, di fatto, dopo avviate le cose di casa sua, Nora diventa il fulcro di casa mia.
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Da un mese però le cose tra noi due si sono fatte più intense: va detto che sono sempre stato il "cocco delle signore" sin da quando avevo diciotto anni. In un momento di tenerezza e relax, una domenica, subito dopo pranzo, lei era passata per vedere se era tutto a posto e per aiutare i bambini coi compiti, come sempre fa.
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Ero sul divano, con un'aria un po' triste. Lei aveva finito di dare una sistemata alla cucina. Dopo la doccia avevo addosso l'accappatoio. Nora s'è seduta sul divano un momento accanto a me. I bambini ancora stavano facendo il riposino. Mi sono lasciato andare: in un impulso di estrema intimità le ho detto che come maschio sentivo molto forte la mancanza di una "femmina". Non avevo cattive intenzioni, giuro.
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Lei però, un po' materna e un po' porca, mi ha accarezzato, poi ha lasciato scivolare la mano sul mio torace nudo e peloso. Era chiaramente attratta. Sentendo una dolcezza femminile indugiare forse un po' troppo sul mio corpo, m'è venuto spontaneo aprire l'accappatoio. Lei mi ha potuto vedere torace, ventre, inguine nudi e... il mio uccello bello reattivo al tocco di una donna attraente.
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Senza pensare forse troppo, rispondendo a un impulso naturale, la mia suocera sexy s'è chinata e me l'ha preso in bocca. Per pochi secondi solo, perché io cominciavo a muoverlo nella sua testa. Mi piaceva. Molto. Allora, deciso, le ho preso la testa, l'ho baciata sulle labbra con trasporto e l'ho accompagnata in camera da letto. La volevo. La desideravo.
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Lei capiva di non poter più scappare. Le tenevo la schiena e la spingevo. Diceva debolmente: "ma che fai? N-nooo... Non si può... Dai... Non dobbiamo..." Ma procedeva senza esitazioni. Ho chiuso a chiave per precauzione, lei si scusava: era imbarazzata. Rossa in viso da mangiarla di baci. Si mordeva le labbra dal senso di imbarazzo e rimorso. Parlava nervosamente. Ma non vedeva l'ora di farsi scopare. Lo capivo chiaramente.
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Mi diceva che Berto non la tocca più. Che però lei non l'aveva mai cornificato. Le ho tolto le mutandine bagnatissime, le ho sollevato la gonna, tappato la bocca dapprima con l'indice, poi baciandola di nuovo con trasporto e alla fine infilandole l'uccello in fregna con un solo colpo violento. Ha chiuso gli occhi mugolando di piacere e infine s'è lasciata scopare. Mi ha detto un bellissimo: "siiii... fottimi forte!" Per cui, da un po' lei per ciò che riguarda le mie esigenze di sesso provvede alla grande. Mi dà tutto ciò che posso desiderare. Ingoia la mia sborra di gran lena. Le piace da morire il mio sapore. Si passa la lingua sullle labbra. Annusa il mio inguine, rapita dal mio odore. E lecca i residui.
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Gliene posso scaricare in gola quanta ne produco. Non fa una piega e manda giù tutto. Se lo voglio, mi dà il suo buco del culo da leccare e sfondare a piacere. Mi allatta materna, se lo desidero; le posso riempire la fregna elastica e accogliente col mio cazzo a lungo quanto voglio. Non potrei chiedere di meglio. Sono sicuro che Luisa da lassù approvi: sua madre così non è che proprio tradisca suo padre, perché sta solo aiutando me e la nostra famigliola in tutto! Provvede a tutte le nostre esigenze. E mi fa scopare perché è solo molto generosa. Poi, io non sostituisco la mia moglie defunta con un'altra donna giovane ed estranea. Tutto resta in famiglia e viviamo felici.
Aliantis
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sara-saragej · 1 year ago
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Non sono io quella che la paura ha ingoiato, la noia ha consumato, la tristezza ha divorato, la noia ha dissipato.
Io sono quella rapita dal cielo terso, quella incantata dall'arcobaleno.
Quella che spalanca gli occhi davanti a un tramonto,
Sorride agli occhi puri di un bambino e ride divertita davanti un gioco
Quella che immerge il viso in un libro avvincente.
Quella che impasta ciambelle. Quella che si inchina alla vita.
Quella che recita preghiere non scritte né contemplate.
Ma forti e potenti... ...per coloro che ama.
- Raffaela Abategiovanni -
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It's not me the one that fear has swallowed, boredom consumed, sadness devoured, boredom has dissipated. I am the one kidnapped by the clear sky, the one enchanted by the rainbow.
The one that opens your eyes. in front of a sunset, he smiles at the pure eyes of a child. and she laughs amused in front of a game
The one that immerses the face in a compelling book. The one who kneads donuts. The one who bows to life. The one who recites unwritten prayers nor contemplate. But strong and powerful... - Raffaela Abategiovanni-
Dolce🥂Serata⭑
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promettimicherestiqui · 3 months ago
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Un futuro tutto da scrivere ed un filo che non si romperà mai.
Sono una persona sognatrice che appunta ogni pensiero su carta, da sempre
.Scrivo di me in questo blog, che uso come mio diario virtuale.
Scrivo di ciò che voglio e di ciò che vorrei avere e trovare durante il cammino della mia vita.
Sono una persona che crede nell'amore come quello delle favole.Quel tipo d'amore che ci faceva sognare da bambine.
Mentre scrivo questo, resto legata ad un filo, quello del destino.
Quel filo di color rosso per il quale, esiste una leggenda giapponese che ci racconta di come due persone siano legate tra loro.
Ho sempre creduto in questa leggenda nonostante tutto.Sono convinta anche io di questa cosa, e spero che un giorno, anche se tardi, troverò anche io la mia anima gemella, il mio amore per la vita.
È importante ricordare che, il filo rosso può aggrovigliarsi e allungarsi, ma mai spezzarsi.
Un-mei-no-akai-ito è ciò che sono io, sono io quel filo. Mi trovo già legata alla mia anima gemella, senza però, essere ancora a conoscenza della sua effettiva esistenza.
Questo non è un sogno, è la realtà, e come tale, molto presto, si realizzerà, anche se ci vorrà del tempo.
Vorrei che sappia amarmi nonostante la mia disabilità, e che faccia in modo che per lui non sia un problema, ma un valore aggiunto.
Vorrei che mi insegnasse ad amare (visto che quella in questione, sarà la mia primissima relazione e spero anche l'ultima).
Sono spesso sola, non ho molti amici, quindi vorrei che lui per me fosse un amico o molto di più.
Non so nuotare, quindi spero che apprezzi la montagna 🗻 e le colline, cottage e agriturismi, cose così.
Mi vedo bene in vacanza anche ad esplorare città d'arte, in Italia o all'estero.
Vorrei che fosse una persona aperta al dialogo con le persone e che modo educato esprima il suo pensiero, come io faccio abitualmente.
Vorrei che rispettasse sempre il prossimo, sia per quanto riguarda il pensiero altrui, e tutti i loro credo, qualunque essi siano .Mi piacerebbe che parlasse più lingue straniere, come lo faccio io avendo questa passione da tutta la vita, e che magari lui abbia piacere di insegnarmene qualcuna se ne conoscerà.
Da sempre, sono stata rapita da occhi color mare e color smeraldo.
Chi sono io?
Beh qualcosa ti ho già raccontato di me, Anima ancora sconosciuta.
Sono una ragazza semplice, con l'animo da bambina. Sognatrice, forse anche troppo, con la vena d'artista, a volte.
Spesso scrivo volentieri un mio pensiero su carta, anche se non ho mai avuto un vero e proprio diario.
Qualche volta mi trovi chinata su di un foglio, mentre disegno e coloro.
Altre volte mi trovi a giocare ai videogiochi, ed altre ancora, a guardare film e serie TV in lingua originale e partite di calcio, senza togliere tempo alla lettura, una delle mie più grandi passioni, trasmessa da mia mamma.
Spero che con la tua presenza costante nella mia vita, tornerò a scrivere d'amore, quell'amore che parlerà di noi.
Scriverò per te lettere (perché si, scrivere è sempre stata una passione che da un po' di tempo che si è spenta) che potrai leggere ogni volta che vorrai, ricordandoti di me, anche quando saremmo lontani, se vorrai.Scriverò per te poesie, descrivendo il nostro amore che muterà piano piano nel tempo.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
Per conquistarmi penso che non ci voglia molto: non sono una ragazza che indossa borse all'ultima moda, né ha un cellulare ultimo modello anche perché non sono malata di fotografie e non avendo altri social, non mi serve un cellulare troppo performante.
Come una bambina amo ancora i peluche (quindi questo sarebbe un ottimo regalo), ovviamente accompagnato da una lettera scritta a mano, sarebbe un sogno realizzato, ma non voglio chiedere la luna.
So per certo che, per amor mio, dovrai fare tanti cambiamenti nella tua vita, nel tuo quotidiano, e ovviamente io non obbligo nessuno ad amarmi, ma spero che un giorno, proprio come nelle favole, potrai essere il principe azzurro sto cercando e sognando da sempre.
Tiro un po' di più il mio capo del filo, se ti va, fallo anche tu, per incontrarci prima.
A presto amore mio, resto qui ad aspettarti.
@promettimicherestiqui
@un-mei-no-akai-ito //(Lun 12.08.24 h 21:53) @un-mei-no-akai-ito
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un-mei-no-akai-ito · 4 months ago
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Un futuro tutto da scrivere ed un filo che non si romperà mai.
Sono una persona sognatrice che appunta ogni pensiero su carta, da sempre.
Scrivo di me in questo blog, che uso come mio diario virtuale.
Scrivo di ciò che voglio e di ciò che vorrei avere e trovare durante il cammino della mia vita.
Sono una persona che crede nell'amore come quello delle favole.Quel tipo d'amore che ci faceva sognare da bambine.
Mentre scrivo questo, resto legata ad un filo, quello del destino.
Quel filo di color rosso per il quale, esiste una leggenda giapponese che ci racconta di come due persone siano legate tra loro.
Ho sempre creduto in questa leggenda nonostante tutto.Sono convinta anche io di questa cosa, e spero che un giorno, anche se tardi, troverò anche io la mia anima gemella, il mio amore per la vita.
È importante ricordare che, il filo rosso può aggrovigliarsi e allungarsi, ma mai spezzarsi.
Un-mei-no-akai-ito è ciò che sono io, sono io quel filo. Mi trovo già legata alla mia anima gemella, senza però, essere ancora a conoscenza della sua effettiva esistenza.
Questo non è un sogno, è la realtà, e come tale, molto presto, si realizzerà, anche se ci vorrà del tempo.
Vorrei che sappia amarmi nonostante la mia disabilità, e che faccia in modo che per lui non sia un problema, ma un valore aggiunto.
Vorrei che mi insegnasse ad amare (visto che quella in questione, sarà la mia primissima relazione e spero anche l'ultima).
Sono spesso sola, non ho molti amici, quindi vorrei che lui per me fosse un amico o molto di più.
Non so nuotare, quindi spero che apprezzi la montagna 🗻 e le colline, cottage e agriturismi, cose così.
Mi vedo bene in vacanza anche ad esplorare città d'arte, in Italia o all'estero.
Vorrei che fosse una persona aperta al dialogo con le persone e che modo educato esprima il suo pensiero, come io faccio abitualmente.
Vorrei che rispettasse sempre il prossimo, sia per quanto riguarda il pensiero altrui, e tutti i loro credo, qualunque essi siano.
Mi piacerebbe che parlasse più lingue straniere, come lo faccio io avendo questa passione da tutta la vita, e che magari lui abbia piacere di insegnarmene qualcuna se ne conoscerà.
Da sempre, sono stata rapita da occhi color mare e color smeraldo.
Chi sono io.
Beh qualcosa ti ho già raccontato di me, Anima ancora sconosciuta.
Sono una ragazza semplice, con l'animo da bambina. Sognatrice, forse anche troppo, con la vena d'artista, a volte.
Spesso scrivo volentieri un mio pensiero su carta, anche se non ho mai avuto un vero e proprio diario.
Qualche volta mi trovi chinata su di un foglio, mentre disegno e coloro.
Altre volte mi trovi a giocare ai videogiochi, ed altre ancora, a guardare film e serie TV in lingua originale e partite di calcio, senza togliere tempo alla lettura, una delle mie più grandi passioni, trasmessa da mia mamma.
Spero che con la tua presenza costante nella mia vita, tornerò a scrivere d'amore, quell'amore che parlerà di noi.
Scriverò per te lettere (perché si, scrivere è sempre stata una passione che da un po' di tempo che si è spenta) che potrai leggere ogni volta che vorrai, ricordandoti di me, anche quando saremmo lontani, se vorrai.
Scriverò per te poesie, descrivendo il nostro amore che muterà piano piano nel tempo.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
Per conquistarmi penso che non ci voglia molto: non sono una ragazza che indossa borse all'ultima moda, né ha un cellulare ultimo modello anche perché non sono malata di fotografie e non avendo altri social, non mi serve un cellulare troppo performante.
Come una bambina amo ancora i peluche (quindi questo sarebbe un ottimo regalo), ovviamente accompagnato da una lettera scritta a mano, sarebbe un sogno realizzato, ma non voglio chiedere la luna.
So per certo che, per amor mio, dovrai fare tanti cambiamenti nella tua vita, nel tuo quotidiano, e ovviamente io non obbligo nessuno ad amarmi, ma spero che un giorno, proprio come nelle favole, potrai essere il principe azzurro sto cercando e sognando da sempre.
Tiro un po' di più il mio capo del filo, se ti va, fallo anche tu, per incontrarci prima.
A presto amore mio, resto qui ad aspettarti.
@un-mei-no-akai-ito //(Lun 12.08.24 h 21:53) @un-mei-no-akai-ito
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unmeinoakaito · 3 months ago
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Un futuro tutto da scrivere ed un filo che non si romperà mai.
Sono una persona sognatrice che appunta ogni pensiero su carta, da sempre.
.Scrivo di me in questo blog, che uso come mio diario virtuale.
Scrivo di ciò che voglio e di ciò che vorrei avere e trovare durante il cammino della mia vita.
Sono una persona che crede nell'amore come quello delle favole.Quel tipo d'amore che ci faceva sognare da bambine.
Mentre scrivo questo, resto legata ad un filo, quello del destino.
Quel filo di color rosso per il quale, esiste una leggenda giapponese che ci racconta di come due persone siano legate tra loro.
Ho sempre creduto in questa leggenda nonostante tutto.Sono convinta anche io di questa cosa, e spero che un giorno, anche se tardi, troverò anche io la mia anima gemella, il mio amore per la vita.
È importante ricordare che, il filo rosso può aggrovigliarsi e allungarsi, ma mai spezzarsi.
Un-mei-no-akai-ito è ciò che sono io, sono io quel filo. Mi trovo già legata alla mia anima gemella, senza però, essere ancora a conoscenza della sua effettiva esistenza.
Questo non è un sogno, è la realtà, e come tale, molto presto, si realizzerà, anche se ci vorrà del tempo.
Vorrei che sappia amarmi nonostante la mia disabilità, e che faccia in modo che per lui non sia un problema, ma un valore aggiunto.
Vorrei che mi insegnasse ad amare (visto che quella in questione, sarà la mia primissima relazione e spero anche l'ultima).
Sono spesso sola, non ho molti amici, quindi vorrei che lui per me fosse un amico o molto di più.
Non so nuotare, quindi spero che apprezzi la montagna 🗻 e le colline, cottage e agriturismi, cose così.
Mi vedo bene in vacanza anche ad esplorare città d'arte, in Italia o all'estero.
Vorrei che fosse una persona aperta al dialogo con le persone e che modo educato esprima il suo pensiero, come io faccio abitualmente.
Vorrei che rispettasse sempre il prossimo, sia per quanto riguarda il pensiero altrui, e tutti i loro credo, qualunque essi siano.
Da sempre, sono stata rapita da occhi color mare e color smeraldo.
Chi sono io.
Beh qualcosa ti ho già raccontato di me, Anima ancora sconosciuta.
Sono una ragazza semplice, con l'animo da bambina. Sognatrice, forse anche troppo, con la vena d'artista, a volte.
Spesso scrivo volentieri un mio pensiero su carta, anche se non ho mai avuto un vero e proprio diario.
Qualche volta mi trovi chinata su di un foglio, mentre disegno e coloro.
Altre volte mi trovi a giocare ai videogiochi, ed altre ancora, a guardare film e serie TV in lingua originale e partite di calcio, senza togliere tempo alla lettura, una delle mie più grandi passioni, trasmessa da mia mamma.
Spero che con la tua presenza costante nella mia vita, tornerò a scrivere d'amore, quell'amore che parlerà di noi.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
Scriverò per te lettere (perché si, scrivere è sempre stata una passione che da un po' di tempo che si è spenta) che potrai leggere ogni volta che vorrai, ricordandoti di me, anche quando saremmo lontani, se vorrai.
Scriverò per te poesie, descrivendo il nostro amore che muterà piano piano nel tempo.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
Per conquistarmi penso che non ci voglia molto: non sono una ragazza che indossa borse all'ultima moda, né ha un cellulare ultimo modello anche perché non sono malata di fotografie e non avendo altri social, non mi serve un cellulare troppo performante.
Come una bambina amo ancora i peluche (quindi questo sarebbe un ottimo regalo), ovviamente accompagnato da una lettera scritta a mano, sarebbe un sogno realizzato, ma non voglio chiedere la luna.
So per certo che, per amor mio, dovrai fare tanti cambiamenti nella tua vita, nel tuo quotidiano, e ovviamente io non obbligo nessuno ad amarmi, ma spero che un giorno, proprio come nelle favole, potrai essere il principe azzurro sto cercando e sognando da sempre.
Tiro un po' di più il mio capo del filo, se ti va, fallo anche tu, per incontrarci prima.
A presto amore mio, resto qui ad aspettarti.
@un-mei-no-akai-ito //(Lun 12.08.24 h 21:53) @un-mei-no-akai-ito
@unmeinoakaito
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orotrasparente · 1 year ago
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quasi tutti danno ormai per assodato che giulia, la ragazza scomparsa, sia stata uccisa dall’ex, anche se spero che non sia così e che l’abbia solo rapita o che cazzo ne so, comunque questa storia mi ha molto colpito e sto guardando quando ho tempo tutte le interviste, ma mi chiedo come sia possibile che una giornalista chiede alla sorella di giulia “ma siete disposti a perdonarlo?” 4/5 giorni dopo che la ragazza è scomparsa e ancora non si sa se è effettivamente viva o meno, ma che domande sono, ma se fossi stato io al posto di questa sorella li avrei mandati tutti a fanculo, ma vi giuro penso che il giornalismo in italia sia una piaga sociale più che un vantaggio
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elenascrive · 9 months ago
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Buongiorno e Buona Ultima Domenica di Febbraio e seconda di Quaresima. E magicamente il Sole torna a risplendere sopra i tetti di una Milano che ancora dorme e sogna…
Io invece da buona mattiniera, ho deciso di assaporarmi questo Giorno che per Me sa di festa, giacché sgombro dai doveri quotidiani, per buttarmi fuori, godendomi le strade ancora libere dal caos e dallo smog delle macchine. Quando ad un certo punto la Mia attenzione viene rapita da degli uccellini che beatamente si stavano inzuppando in una pozzanghera d’acqua, provocata dalla battente pioggia piovuta copiosa la notte prima.
Erano così felici di potersi rigenerare, giocando tutti insieme con le loro piume bagnate, che hanno fatto sì di rendere tale quadro ancora più simpatico e tenero, trasmettendomi un sacco di gioia e di serenità. Avrei voluto che tale attimo durasse ancora per molto, per quanto i Miei occhi erano incantati da cotanto incantevole spettacolo! Questa è la Domenica che mi piace, quando è capace di farmi staccare dallo stress di una settimana intensa, per restituirmi un po’ di beata leggerezza.
@elenascrive
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lunamarish · 5 months ago
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Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi geni ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi.
Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento.
Ma tu – ora mi ricordo – non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei “Ti ricordi?”, ma tu non ricorderesti.
Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi, e in date ore vaga la poesia congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene.
Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre delle città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola.
Ma tu – adesso mi ricordo – mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l’anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all’ora giusta l’incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrar la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient’altro.
Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l’acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne.
Tu diresti “Che bello!”. Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora. Ma tu – ora che ci penso – tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un’altra sigaretta, impaziente di fare ritorno.
E non diresti “Che bello! “, ma altre povere cose che a me non importano. Perché purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici. Vorrei pure – lasciami dire – vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sé una specie di musica.
Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell’uomo. Ma tu – lo capisco bene – invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall’estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni.
Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d’oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo. È inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda.
Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore. Ma io ti avrò vicina.
E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo. Ma tu – adesso ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.
Dino Buzzati
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vento-del-nord · 4 months ago
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Quasi senza rendermene conto,
tanto di ciò che ho amato
mi ha abbandonato…
Libri che mi piacevano e che oggi non sopporto,
posti che una volta
mi interessavano, ore di rapita giovinezza. Persone
care. Io stesso; quelli che sono stato.
Andare a cercarlo? Le
acque di quello specchio non
sono
adatte
a navigare.
Il desiderio, le donne, oh, sono ancora lì. Ma
voglio condividere con loro
quel desiderio?
La passione della Libertà,
nemmeno immaginata quasi da nessuno.
Forse anche il sogno stesso
dell'Arte.
Ma il giorno che contemplo è bellissimo. È bello
questo tramonto sul mare.
E ho dei buoni libri a portata di mano
e musica che mi piace.
E sì, forse è una consolazione:
Non ho svilito la mia vita.
Mi sono rimaste poche persone
che significano qualcosa,
Non ho un paese, non è nemmeno la mia lingua
quella che forse amo di più.
A chiunque mi chieda
Da dove vieni? Dove stai andando?, semplicemente
rispondo:
cammino per il mondo,
sento il freddo della Luna,
e c'è ancora nei miei occhi
la curiosità.
Àlvarez
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raccontidialiantis · 10 days ago
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Se non ti lecchi le dita, godi solo a metà
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Non esiste donna più discreta, fedele e pudìca di lei. Durante la sua giornata dirà quaranta parole in totale, includendo i buongiorno e buonasera alle persone che incontra passeggiando sul bordo del suo orologio. Non a caso è una bibliotecaria, laureata in filologia romanza e letteratura moderna. Non legge i libri: li divora.
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Ha un'apertura mentale di rilievo. Ma l'apertura che più preferisco di lei è senz'altro quella del suo culo. Mi lascia senza parole: quando ho voglia di incularla, vado nella mansarda accogliente in cui a sera pulisce le sue piume. E mentre magari sta facendo cose che richiedono anche un certo suo impegno, senza fare neppure una smorfia, obbedisce al mio ordine perentorio di togliersi le mutandine e predisporsi, perché ho voglia di sborrarle dentro.
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Deve sentire intimamente che è quella la sua unica funzione, il suo posto nel mondo degli uomini. Lei allora immediatamente lascia tutto e si prepara. Senza fiatare, si predispone a culo nudo per aria, pronta a farsi sfondare. È la mia schiava perfetta, perché non lo è solo fisicamente: mi ha confessato che si sente profondamente mia, come se fosse un mio braccio o una gamba. E le piace obbedirmi immediatamente. Lo considera un dovere.
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Nella vita, mi ha confessato, siccome ormai è totalmente cotta di me, ha il solo obiettivo di farmi godere e mi offre il suo corpo per farne ciò che voglio. A volte l'accarezzo, la coccolo e la vizio. La copro di regali e attenzioni. Per lei faccio follie, letteralmente. Anche se non vedo l’ora di farle usare la bocca nel modo che più le si addice. Adoro vedere come ingurgita il mio uccello, senza fiatare.
Tumblr media
Parliamo molto, insieme e la stimolo. Poi d’un tratto le dico cose buffe, la faccio ridere e allora un po’ si lascia andare. E mi racconta di sé. Scopro il suo meraviglioso mondo interiore, fatto di citazioni colte e umorismo fine, sottile come l'acqua per il caffè. Ha un cervello di prim'ordine e un QI di 186, che è un valore strepitoso.
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Altre volte invece la maltratto e pretendo di avere il suo corpo immediatamente, senza alcun preliminare. Lei si spoglia e docilissima si lascia manovrare: posso legarla, metterle la gag-ball per soffocarne eventuali urla di dolore e torturarla dolcemente. Adoro maltrattarle i capezzoli: inizialmente capisce, mi sorride, poi magari stringe i denti per non strillare e sopporta. Glieli stringo fino a vedere qualche lacrima che le scende sulle gote, ma comunque non smette di sorridere. Lei è la mia schiava puttana.
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M'è capitato tempo fa che non mi accorgessi che aveva qualche linea di febbre: l'ho capito solo baciandola e notando le sue guance caldissime. Che stupido! Prontamente mi sono staccato e mi sono offerto di prepararle un po’ di brodino, di andare a prenderle dei medicinali o farle degli impacchi, ma lei mi ha detto che l'unica medicina che desiderava prendere era il mio seme.
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E quindi subito m’ha chiesto il permesso e dopo aver fatto letteralmente l’amore con le mie palle s’è attaccata al mio uccello per bere! Come fai a non amare una donna così. Non vuole sposarmi: mi ha detto che il matrimonio spezzerebbe l'equilibrio erotico sottilissimo che ci unisce. Piuttosto, mi ha detto, se proprio desidero farmi una famiglia, posso sposare un'altra donna e lei comunque sarà sempre a mia completa disposizione. Ma io sono semplicemente pazzo di lei, solo di lei.
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Poi ha un suo vizietto assolutamente adorabile: quando ha finito di darmi piacere perché l'ho appena scopata e farcita di seme, lei dolcemente si infila un paio di dita nella fica per cavarne tutta la sborra che riesce a raccogliere e se le porta alle labbra: vederla leccarsele e gustare il sapore della sborra è un mio privatissimo e assoluto piacere.
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Chiude gli occhi e assaggia rapita. Ingoia avida e golosa ma poi invariabilmente guardandomi fissa e sorridendo, con quelle sue bellissime fossette sulle guance, mi dice: “ne posso avere un altro po’?” e io non posso fare altro che prendere la sua testa e guidarla verso il mio inguine.
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Se sai di soddisfare così un suo desiderio, una sua forte e profonda esigenza di intima comunione con te, come fai a dirle di no? Tieni amore mio, divertiti e fammi godere di nuovo: di me ora fai tu ciò che vuoi…
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tulipanico · 2 years ago
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Poco meno di un anno fa entravo per la prima volta in Aula Biancalana, di quel giorno ricordo solamente lo scricchiolio del legno vecchio, sedendomi, ed il senso di smarrimento. Ora, l’odore delle pareti è lo stesso di quel giorno, ma su quelle panche mi pare di saper stare seduta più composta. E’ stato un anno così denso che fatico quasi nel cercare di metterlo a fuoco con poche e semplici parole. Ogni volta che mi trovo alla fine di qualcosa, non posso fare a meno di sentirmi profondamente grata e fortunata, e allora mi voglio impegnare a fissare questo bene incredibile che mi circonda. Sono sempre ferma nell’idea di non essere una persona facile. Mi è difficile far tacere la parte di me che vive dentro alla mia testa, focalizzare l’attenzione su una singola cosa. Penso, rimugino costantemente, immagino, desidero mille cose, le voglio subito; poi rimango ferma, immobile, impantanata nelle sabbie mobili dei condizionali. Mi sento una persona non semplice, ma nonostante ciò sempre avvolta dalle braccia calde dell’amore, sola per nessun istante. Credo che la fortuna più grande sia, in un mondo avvezzo al giudizio, circondarsi di persone capaci di essere genuinamente felici nei giorni dei nostri successi, per i nostri traguardi, senza che quel sentimento sia contaminato da nulla. Ed io mi sento circondata da luce, come quella del sole la mattina, che scalda e rende rosse le guance. E allora grazie ad ogni singola persona abbia lasciato anche solo una piccola pennellata sulla tela di questo percorso, per l’effetto che possono avere delle parole gentili su di un cuore.
Ho pianto, e questo non ci stupisce, a più riprese. Sull'otto, mentre portavo mamma in uno dei posti del mio cuore, vedendole l'amore negli occhi. E poi più tardi, dopo aver salutato Manuela in stazione. Ho mangiato, ingorda, di nuovo tutta la città con gli occhi, li ho riempiti di quei tetti e della magia. Ci sono posti che ti accolgono e ti stupiscono senza fare nulla di eclatante. Torino mi ha rapita dal primo istante, quando piena di paura sono scesa dal primo treno. Dolcemente mi ha svelato la sua bellezza, con il sole lieve del tramonto, mi ha presa per mano e rassicurata. Mi ha detto: 'c'è bellezza qui'. Non mentiva.
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nicoleisdelulu · 1 month ago
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Amici del cuore,
oggi, mentre guardavo una pubblicità della Lindt, mi è venuta l’ispirazione per un libro (sì, sono strana, lo so). Senza perdere tempo, mi sono messa all'opera e ho iniziato a scrivere.
Ora, eccovi una scena spicy nata direttamente dalla mia mente 👀🍫. Pronti a immergervi?
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Mi sorrise con quel luccichio malizioso negli occhi, afferrando una piccola ciotola di cioccolato fuso che aveva tenuto da parte. Senza dire una parola, versò un filo sottile sulla mia pelle, che iniziò a scivolare lungo il mio collo e verso la clavicola, caldo e avvolgente. Trattenni il respiro, sentendo il cioccolato fondersi con il calore del mio corpo, ogni goccia sembrava accendere i miei sensi.
Lui si chinò lentamente, e il primo tocco delle sue labbra mi fece rabbrividire. Con movimenti lenti e attenti, seguì il percorso che il cioccolato aveva tracciato, la sua lingua morbida e calda che raccoglieva ogni sapore, alternando baci leggeri a carezze più intense. Mi sfuggì un respiro profondo, quasi una supplica, mentre lui si prendeva tutto il tempo per esplorare ogni centimetro.
Il profumo dolce del cioccolato si mescolava alla sua pelle, creando un’atmosfera quasi ipnotica. Le sue mani scivolavano lungo i miei fianchi, ferme e rassicuranti, mentre i suoi occhi si sollevarono verso i miei per un istante, le sue labbra si fermarono un attimo, i suoi occhi ancora su di me, e sorrise con quell’espressione che conoscevo bene, un sorrisino malizioso che faceva sempre battere il mio cuore più forte. “Che dici, continuiamo?” sussurrò, la sua voce bassa e quasi un invito.
Prese di nuovo la ciotolina, e con movimenti lenti versò un filo di cioccolato caldo sulla mia pelle. Lo sentii scivolare in un rivolo sottile che mi colpì, dolcemente, e iniziò a colare tra i miei seni. Il calore mi fece rabbrividire, e mi ritrovai a chiudere gli occhi, completamente rapita dalla sensazione che si diffondeva lungo il mio corpo.
Le sue labbra tornarono a sfiorarmi, seguendo il percorso del cioccolato con lentezza quasi provocatoria, la sua lingua che accarezzava ogni goccia.
Le sue dita sfiorarono la mia pelle mentre faceva scivolare con delicatezza la spallina della mia blusa azzurrina, seguita dal reggiseno. La stoffa si abbassò lentamente, e lui si prese tutto il tempo per tornare con le labbra al punto in cui aveva lasciato il cioccolato, seguendo con la bocca ogni curva, ogni sfumatura.
Le sue labbra si fermarono di nuovo, i suoi occhi brillavano di malizia mentre afferrava nuovamente la ciotolina. Versò un filo di cioccolato caldo che scivolò lentamente su uno dei miei seni, avvolgendolo in una morbida coperta di dolcezza. Il calore del cioccolato si mescolava perfettamente alla freschezza della mia pelle, e un brivido mi attraversò.
Si chinò, la sua lingua che si avventurava a esplorare il cioccolato, assaporando ogni goccia con una delicatezza inebriante. La sua bocca si fermò su quel punto sensibile, ogni leccata un modo per farmi impazzire, mentre il suo respiro caldo mi attraversava.
“Aaron…” sussurrai, i miei occhi chiusi, completamente persa nella sensazione di quel momento.
“Stai tranquilla,” mi mormorò, la sua voce un caldo soffio contro la mia pelle. “Sono qui, solo per te.”
Iniziai a sbottonare la sua camicia, il tessuto morbido che si apriva con ogni movimento, rivelando il suo torace muscoloso. Le sue spalle erano ampie, e ogni volta che svelavo la sua pelle, il desiderio aumentava, come se il nostro legame diventasse sempre più tangibile.
Una volta che la camicia cadde, la sua mano si posò sulla mia schiena, un gesto che fece venire meno la distanza tra noi. Le dita di Aaron scorrevano lungo il mio corpo, esplorando, mentre io scivolavo le mie mani lungo i suoi fianchi, sentendo i muscoli sotto le dita.
Con un gesto deciso, presi la sua cintura e la slegai, mentre lui sorrideva, un misto di eccitazione e curiosità. I pantaloni scivolarono a terra, rivelando la sua pelle nuda, e il mio cuore iniziò a battere più forte, l’attesa si trasformava in impazienza.
Aaron si spostò con determinazione, spingendo via gli oggetti dal bancone di metallo del laboratorio con un gesto impaziente. Gli strumenti da pasticcere e le ciotole di cioccolato si scontrarono con un rumore metallico, ma lui non si preoccupava. Il suo sguardo era fisso su di me, la passione nei suoi occhi che brillava come il cioccolato fuso.
“Dobbiamo fare spazio,” disse, la voce carica di desiderio. Mi fece sedere sul bancone, il metallo freddo che contrastava con il calore del mio corpo. Sentii un brivido lungo la schiena mentre la sua presenza si avvicinava, ogni sua mossa piena di urgenza.
Le sue mani mi accarezzarono, il tocco deciso ma delicato, mentre esplorava ogni curva del mio corpo. Le sue dita scivolarono lungo il mio braccio, e il contatto mi fece rabbrividire, ogni tocco un promemoria di quanto fossimo vicini.
Con un movimento fluido, si avvicinò e le sue labbra trovarono le mie, ogni bacio un'esplosione di sapore e desiderio. La sua lingua danzava con la mia, mentre il profumo del cioccolato avvolgeva l'aria intorno a noi, creando un’atmosfera carica di dolcezza e intimità.
Le sue labbra si spostarono verso il mio seno, assaporando ogni curva, mentre io sentivo il battito del mio cuore accelerare. Ogni leccata, ogni morso gentile mandava a corto circuito il mio cervello.
Quando finalmente ci unimmo, un brivido di piacere mi attraversò.
La sua presenza era imponente, e la sua dimensione si fece sentire in ogni centimetro. Mi riempì completamente, creando una sensazione intensa che mi fece chiudere gli occhi per un momento, mentre il mio corpo si adattava al suo. Ogni spinta era profonda, come se volesse marchiare il nostro legame in modo indelebile. La sensazione di essere così piena mi fece chiudere gli occhi, mentre il mio corpo rispondeva a ogni movimento, lasciandomi completamente rapita.
"Sei mia," ansimò, la voce carica di desiderio. "Cazzo, sei mia, Yas."
Le sue spinte si facevano più lente ma profonde, ogni movimento che mi lasciava senza fiato, incapace di proferire parola. Cercai di dire qualcosa, ma ogni volta che provavo, il piacere mi travolgeva e la voce mi moriva in gola.
Aaron se ne accorse e, con un sorriso malizioso, sussurrò: “Che c’è, Yas? Niente da dire adesso?” La sua voce era carica di una sfida giocosa, e ogni sua parola si mescolava al movimento ritmico dei nostri corpi. "Di solito hai sempre una risposta pronta."
Mi lasciai andare, il mio corpo tremante che si scioglieva sul bancone, la mia schiena nuda che contrastava con il gelido piano metallico sotto di me, intensificando ogni sensazione. Ogni movimento di lui mi faceva vibrare, e non potevo fare a meno di aggrapparmi al bordo, persa nel piacere.
"Quanto sei bella, Yas," boccheggiò, le sue mani forti che non lasciavano mai le mie anche, tenendomi stretta contro di lui. "Quanto cazzo sei bella."
Sentii i muscoli di Aaron tendersi, le sue mani ferme sui miei fianchi, muovendomi contro di lui con un’intensità che mi lasciava senza fiato mentre il suo respiro si trasformava in un ansimo profondo. Era sul punto di raggiungere il culmine, e anche io mi trovavo lì, sospesa in quel piacere condiviso.
"Ti piace, eh?" sussurrò, la voce profonda e carica di desiderio. "Guarda quanto tremi, Yas. Guarda quanto ti sto facendo godere. Solo io, nessun altro"
Mi limitai a gemere, incapace di rispondere, persa nelle sensazioni che mi travolgevano. Lui ridacchiò piano, soddisfatto della mia resa, e continuò a muoversi più profondamente, facendomi socchiudere gli occhi.
Con un ultimo movimento, il piacere ci travolse. Io mi abbandonai, il mio corpo tremante contro di lui. Aaron si staccò da me appena in tempo, e il suo respiro divenne irregolare mentre si lasciava andare, il calore del suo piacere che raggiungeva il mio stomaco.
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Spero che questa scena vi abbia fatto venire voglia di saperne di più… o magari di un po' di cioccolato! 😉 Fatemi sapere cosa ne pensate, adoro leggere le vostre opinioni!
A presto, Nicole <3
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swingtoscano · 11 months ago
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Vorrei che tu venissi da me una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo. Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi genii ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi. Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi, per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento. Ma tu – ora mi ricordo – non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei “Ti ricordi?”, ma tu non ricorderesti.
Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi; e in date ore vaga la poesia, congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene. Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre della città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola. Ma tu – adesso mi ricordo – mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l’anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all’ora giusta l’incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrare la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti d’essere stanca; solo questo e nient’altro.
Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l’acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dai prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne. Tu diresti “Che bello!” Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora.
Ma tu – ora che ci penso – tu ti guarderesti intorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata ad esaminare una calza, mi chiederesti un’altra sigaretta, impaziente di fare ritorno. E non diresti “Che bello!”, ma altre povere cose che a me non importano. Perché purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici.
Vorrei pure – lasciami dire – vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di se una specie di musica. Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell’uomo. Ma tu – lo capisco bene – invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall’estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni. Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d’oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo. E’ inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda. Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore. Ma io ti avrò vicina. E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo e donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo.
Ma tu – adesso ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso tra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.
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3nding · 1 year ago
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Proposta di analisi narrativa dello Spot Esselunga con la bimba, la pesca e una serie di elementi e sentimenti colpevolizzanti che, secondo me, associare a un brand non è mai un buon affare, altrimenti ti trovi gente che piange e si sbatte davanti alle pesche e non solo per il prezzo.
SCENA 1: Corsie di supermercato semi vuoto, roba da 4 del pomeriggio: bimba scompare con ansia materna. La supervisione della genitrice era forse rapita da un rapido calcolo sul genere "comm' cazz' facimm' 'a campa' stu mese?". Non è dato sapere. Quello che sappiamo è che la mamma si perde la bimba e chiede ad altre madri se l'hanno vista ma queste se ne fregano. Paura. Timore. Law&Order SVU. Chiaro riferimento allo spot Barilla anni 80, quello del gattino, a sua volta citazionissima cinematografica dal capolavoro dell'espressionismo tedesco "M. il mostro di Dusseldorf" di Fritz Lang, anno 1931.
SCENA 2:Banco di pesche che io non ho visto così belle nemmeno quando era stagione, figuriamoci adesso, sono sicuramente importate. Comunque, dove sta il prezzo? La bambina lo sta chiaramente cercando quando viene raggiunta dalla madre che non le dice "mannaggia a chitebbiv", no, ma tenta di fare un ragionamento filosofico induttivo, chiedendo un mozzicato: "Emma! Ma ti sembra che si scappa via così? Vuoi una pesca? Va bene, prendiamo la pesca". La bambina è in realtà una maestra zen perché nun se ne fuje, ma resta a prendersi la cazziata, molto blanda, che arriva in questo momento: non lo fare più! Direbbe Eduardo De Filippo: non lo facciamo più! Ma questa è una pubblicità dell'Esselunga e dunque. Dunque, perché la bambina mette le mani nella frutta senza utilizzare l'apposito guanto e bustina? Dove sta l'addetto? Possibile che rompano le scatole solamente a me quando mi succede di andare di fretta? Non è solo una questione igienica, che pure esiste perché è 'na criatura e chissà quanta roba ha toccato, ma - se vi fidate di me - potrebbe essere un GRANDE INDIZIO*.
SCENA 3: Qua mi scoccio di fare la disamina, fatela voi grazie: la bimba e la mamma tornano verso casa, la bimba è disinteressata quando la mamma chiede della scuola (non lo siamo stati tutti?) e la mamma pare un po' naive a tenerle il finestrino aperto davanti la faccia, attraverso il quale la bimba forse si prende la bronchite, di sicuro guarda il bimbo che va sul monopattino con entrambi i genitori se non sbaglio, chiaro riferimento al fatto che quando il criaturo si fa male devono essere almeno due gli adulti presenti per potersi dare reciprocamente la colpa. POSSIBILE SPIN-OFF DELLO SPOT: mamma e papà del bambino scunucchiato vanno al supermercato a comprare i cerotti, ma passando davanti al banco dei preservativi fanno pace e ne acquistano una bella scorta.
SCENA 4-5: Poi la bambina mostra le funzioni multitasking dell'infanzia AI producendosi contemporaneamente in cinque azioni diverse, che sono comunque mentitrici e qua lo spot dovrebbe valicare la soglia dell'incredulità, quel patto tacito tra il narratore della storia e chi ascolta la storia. La bimba, infatti, guarda i cartoni alla tv giocando con un cuofano di giocattoli sparsi sul tappeto mentre parla con la mamma e poi la mamma fa il solletico e poi fanno una coreografia di TikTok nella luce del sole che arancio filtra dalle tende bianche da rivista di arredamento tipo AD, Domus, Elle Décor. Tutto bellissimo ma una domanda: dove sta il cellulare con i cartoni animati di COCOMELON E MASHA E ORSO e la bambina che allucca e si sbatte quando la madre dice no, Emma, vir' 'e te movere ca' mo vene pateto a te piglia'?
SCENA 6: Il padre ovviamente arriva e ovviamente lui non ha dovuto fare prima la spesa, anzi appare molto più rilassato, del resto è lui a vestire una bella camicia color cielo, la mamma se ne stava smortissima in una camiciola beige con dei segni orizzontali tipo quelli che fanno i carcerati sul muro in certi film, per contare il tempo che passa. Vi faccio anche notare che la bimba ha per tutto il tempo una maglietta azzurrina, come a dire: a parte che io e papà tifiamo Napoli (tiè)(ah, no, quella è un'altra pubblicità) secondo voi a chi appartengo?
TURNING POINT: la funzione della pesca. Nell'analizzare la favola di magia russa, Vladimir Propp - tizio che ai più non dirà niente, ma se beccate uno studente di semiotica ve ne parla per 4 ore (tipo me) - è stato in grado di estrarne una tipologia, più o meno fissa, di struttura narrativa. C'è quasi sempre una vacca (che scappa, fugge, scompare, va recuperata), c'è quasi sempre un uomo, che mi pare si chiami quasi sempre Ivan. Nella quattordicesima funzione narrativa rintracciata da Propp nella struttura della favola (sono 31 e immaginate a studiarle tutte) c'è il cosiddetto oggetto magico. Gli stivali del gatto con gli stivali, la zucca di Cenerentola, e così via, fino ad arrivare a questo spot con la pesca di Emma. Alla pesca, Emma attribuisce non solo un significato, ma un potere: quello di accomodare le cose tra i suoi genitori. Scopriamo adesso, infatti, il perché di ogni cosa.
WTF MOMENT: tra la mamma e il papà di Emma, la cosa sentimentale non è andata a buon fine e, pur avendo raggiunto un accordo che pare partecipativo alla vita della piccola, la piccola ovviamente ne risente. Ma. In qualche modo e per qualche ragione a noi taciuta, e che pure suggerisce, la piccola parrebbe recepire una rigidità dalla parte materna ad accomodare le cose, al punto di attribuire alla pesca la stessa valenza simbolica del rametto di ulivo che ci scambiamo la Domenica delle Palme. Emma mente al padre dicendo che la pesca - che tanto allarme ha causato nella prima scena al genitore 1 - viene proprio da quest'ultima. Il papà, con fare un po' cazzone, un po' ci crede, un po' vorrebbe crederci, ma come tutti gli uomini che non devono chiedere mai pecchè già sanno ca nun hanno niente, lancia un melanconico sguardo al balconcino vuoto. La mamma non c'è più. Sta chiagnenn' lacrime amare? È sull'orlo del melt down, del burn out, o sta semplicemente facendosi una doccia, finalmente? Chissà. Lui, uomo scosso dai rimorsi che nemmeno Tonio Krogër, guarda la finestra come farebbe Eduardo De Crescenzo in Ancora (fortunatamente non fa lo sbaglio di tirare sassi o prendere a calci la tua porta chiusa, chiuuusaaa) e se ne va.
PLOT TWIST POSSIBILE E PIÙ TOLLERABILE DI QUESTA MELASSA SPARSA in un paese in cui divorzi, separazioni e fine rapporto amoroso tra due adulti, spesso vedono un adulto, spesso di sesso maschile, non prenderla proprio benissimo e agire in modi che non discuterò qui. Il punto 2, come vi dicevo, si chiude con un GRANDE INDIZIO*. Eccolo: il padre è allergico alla pesca, la cui peluria gli può procurare uno shock anafilattico.
SIPARIO, grazie per l'attenzione, fa piacere se vi siete fatti una risata, io le pesche comunque solo al mercatino e solo di stagione.
Raffaella R. Ferrè - fb
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the-lazy-henry · 2 months ago
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E penso tu sappia bene come siamo, da fuori la gente non lo direbbe mai, ma sono folk punk fino al cadoppino. E tu, tu non sei come me, ma almeno si, su quello ci siamo capiti, non credo troverò mai nessuno che possa capire certe canzoni e testi che ascolto, perché u know, in Europa siamo stati tra le poche anime che che conoscono certe canzoni.
Io stasera ho bevuto, non l'avessi fatto avrei potuto esprimere meglio determinati concetti, ma fossi stato sobrio non avrei scritto e basta.
Non so cosa vorrei dirti, c'è ne sarebbero di cose da dire.
Io non scrivo queste cose nella speranza che tu le legga, bensì spero di scriverle per liberare me stesso, se ciò ha senso.
Cio che davvero spero e di non perderti mai, ma capisco quanto ciò sarà improbabile. Ora parlando seriamente, so che sei forte, so che puoi oltrepassare tutto, io non ero la tuo roccia, tu eri la mia.
Ricordatelo, perché TU sei sempre stata la più forte, TU sei piena di risorse e TU sei quella che riuscirà ad andare lontano.
E una nota dolceamara, io continuo e continuerò ad essere libero, di proprietà di nessuno, nonostante ciò sta capoccia continua ad essere rapita da una persona sola. Non m'interessa d'altro. Te puoi fare quello che vuoi, davvero, quello che voglio dire e che diocane gli zero assoluto hanno fatto una canzone perfetta, io voglio essere libero, perché e ciò di cui ho bisogno e mi scuso, ma sarò sempre, qualsiasi cosa accada, di una persona sola.
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