#io di parole ne ho anche troppe
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Ci sono persone con parole e senza parole. Le persone con le parole non spariscono... Senza parole non è possibile recuperare nulla dal fondo.
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nusta · 6 months ago
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Oggi una delle mie nipotine ha finito le elementari e mentre ascoltavo le canzoni e le parole che hanno scelto per chiudere questo percorso mi sono un po' commossa *_* Probabilmente ero più emozionata di lei, che ridacchiava con le sue amiche e anche dopo ci ha salutato rapidamente, senza l'entusiasmo che ci riserva quando non siamo nel "suo" mondo u_u
Sta crescendo in fretta e spesso ormai mi viene da pensare a quando avevo la sua età, ai primi ricordi che ho conservato più nitidamente, tra quelli della mia infanzia e della mia adolescenza. Spero che riesca ad essere serena come lo sono stata io, che la sua autostima sia forte quanto lo è stata la mia, che la sua curiosità e la sua prudenza vadano di pari passo. La vedo grande e piccola allo stesso tempo e mi ricordo di quanto mi sentivo grande e piccola io, in quegli anni. Chissà se anche lei si sente così, che pensieri inediti le passano per la testa quasi undicenne. Beata gioventù *_*
Chissà come sarebbe stata per me un'adolescenza con internet nel paesino in cui abitavo all'epoca, chissà come sarebbe stata col fast-fashion, con lo streaming e i cellulari, con i trucchi e i tutorial a portata di mano e di portafogli. La mia ignoranza di certi aspetti della femminilità era ed è rimasta vasta per inziale mancanza di stimoli e possibilità e poi per pigrizia mista a testardaggine e fortuna. Ma per altri aspetti ricordo di essere cresciuta molto in fretta, molto libera e molto sfacciata, e anche in questo caso una grande fortuna è stata davvero provvidenziale nel traghettarmi fino alla stabilità sentimentale senza troppe preoccupazioni. Spero che lei ne abbia altrettanta e anche di più, spero si diverta un sacco.
E onestamente spero che le scuole medie rivitalizzino la sua curiosità di imparare cose nuove anche in ambito strettamente scolastico, perché queste elementari non le hanno fatto amare molto lo studio T_T
Chissà come sarà per lei l'impatto con le scuole medie sotto questo profilo. Per me è stato strano avere tanti compagni e diversi prof dopo aver passato 5 anni in dodici con una sola maestra, mi è sembrato quasi che ogni materia avesse la sua "personalità", che la scuola fosse una metropoli, aveva addirittura 5 sezioni! Mi sono abituata in fretta, comunque. Spero che anche lei riesca ad adattarsi a tutto ciò che la aspetta e che la matematica le sia più congeniale di quanto lo sia stata finora.
Vedremo. In famiglia c'è chi minimizza e chi si aspetta tempesta, il portone dell'adolescenza in ogni caso sta proprio di fronte alle porte che chiudono le elementari e ormai siamo arrivati. È davvero la fine di un'epoca o è una mia impressione dovuta al mio personale vissuto? Credo lo sapremo solo col senno di poi, quando ne parleremo tra qualche anno. Intanto c'è la prima estate senza la preoccupazione dei compiti, ed è già un bel traguardo.
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worldofdarkmoods · 2 months ago
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C'è un momento in cui tutto cambia, quando la delusione si trasforma in una costante e il dolore di vedere persone entrare e uscire dalla mia vita diventa insopportabile. All’inizio, ogni legame sembrava sincero, ogni incontro aveva il potenziale di essere qualcosa di vero, profondo. Eppure, con il tempo, tutto si è sempre incrinato. Quelle persone che una volta credevo sincere, che pensavo fossero lì per restare, hanno finito per mostrarsi diverse. Le loro parole vuote, i loro gesti che prima interpretavo come affetto, ora mi appaiono come falsità mascherate da affetto.
Il problema è che non dico nulla. Non riesco a parlare, non riesco a rompere quel legame, anche quando capisco che la verità non è più l��. Non lo faccio perché, nonostante tutto, provo ancora qualcosa per loro. Anche se so che mi stanno deludendo, non riesco a lasciarli andare. E così mi chiudo nel silenzio, sopportando questo tormento interiore, incapace di affrontare la realtà di un legame che ormai è solo un'ombra di ciò che era.
Il silenzio è diventato il mio modo di sopravvivere, di evitare il confronto, ma anche di proteggermi. Ogni volta che sento la spinta a dire la verità, a spiegare come mi sento, qualcosa mi ferma. Non voglio perdere quelle persone, anche se so che non sono più le stesse. Sono stanca di cercare di aggiustare relazioni che ormai sono rotte. È troppo faticoso, troppo doloroso. E, alla fine, mi ritrovo sempre sola, con il peso della delusione che cresce dentro di me.
Sono arrivata a un punto in cui non riesco più a fidarmi. Ho aperto il mio cuore troppe volte, solo per vedere le persone andarsene, una dopo l’altra. Ogni volta che ho provato a esprimere ciò che provavo, ogni volta che ho cercato di raccontare i miei tormenti, sono stata delusa. Le persone ascoltano per un po', ma poi si stancano. Non vogliono farsi carico delle tue paure, delle tue insicurezze. È come se non riuscissero a gestire la profondità delle mie emozioni, e così, alla fine, preferiscono andarsene.
La verità è che ormai non mi interessa più cercare qualcuno a cui raccontare tutto questo. Sono troppo stanca per aprirmi di nuovo, per fidarmi di nuovo. Ho imparato che alla fine le persone non restano. Non importa quanto tu voglia loro bene, non importa quanto pensi che il legame sia sincero. Prima o poi, se ne andranno, o peggio, resteranno, ma con la distanza emotiva di chi non ti capisce più, di chi non è più veramente lì per te.
Ho smesso di sperare che qualcuno possa ascoltarmi senza stancarsi, perché ho visto troppe volte il contrario. Ho visto persone allontanarsi appena iniziavo a parlare dei miei veri tormenti, come se il mio dolore fosse troppo pesante per essere accolto. E così, alla fine, ho scelto il silenzio. Non perché sia meno doloroso, ma perché è più sicuro. Almeno in questo silenzio, non devo affrontare la delusione di vedere l’ennesima persona andarsene.
Non ho più voglia di aprirmi, di raccontare a qualcuno ciò che provo. Non voglio più rischiare di essere ferita, non voglio più sentire il vuoto che rimane quando qualcuno, che credevo importante, si allontana. Forse è meglio così. Forse è meglio rimanere nel mio mondo interiore, dove almeno posso proteggermi. Dove almeno il dolore è mio e solo mio, senza doverlo condividere con nessuno che, alla fine, non sarebbe davvero capace di capirlo o di portarlo con me.
Ho accettato che la fiducia è qualcosa che non posso più permettermi di concedere con leggerezza. Non perché non ci siano persone valide là fuori, ma perché io non ho più la forza di cercarle. Sono troppo stanca di tentare, troppo esausta di dare parti di me stessa a persone che non sanno cosa farne, o peggio, che le prendono e poi le lasciano cadere senza pensarci.
Ora, preferisco il silenzio. Preferisco la solitudine che so gestire, che posso controllare, piuttosto che il rischio di aprirmi e vedere, ancora una volta, qualcuno allontanarsi o restare senza esserci davvero. Non voglio più cercare chi mi ascolti. Non voglio più dare a qualcuno la possibilità di deludermi. Sono stanca, e questo peso che porto dentro è diventato il mio compagno più affidabile. Non se ne va, non mi abbandona. È sempre lì, ma almeno è un peso che conosco, che posso affrontare da sola.
Non voglio più credere nella speranza che qualcuno possa restare. Non voglio più illudermi che ci sia qualcuno in grado di capire veramente ciò che provo. Le persone passano, sempre. Entrano nella tua vita, fanno promesse, ti fanno sentire speciale, ma poi, alla fine, se ne vanno. E io non ho più la forza di affrontare questa realtà. Non ho più la voglia di aprirmi, di mostrarmi vulnerabile, di concedere quella parte di me che, troppe volte, è stata ignorata o ferita.
Forse è meglio così. Forse è meglio chiudere la porta e rimanere con ciò che conosco. Almeno in questo modo, non rischio più di essere delusa. Non rischio più di vedere le persone allontanarsi. Non rischio più di sentire quel vuoto che mi ha accompagnato troppe volte.
E così, scelgo il silenzio.
-Anonimo🖤
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seoul-italybts · 3 months ago
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[✎ TESTO ♫ ITA] Neva Play (feat. RM of BTS) di Megan Thee Stallion⠸ 06.09.24
[✎ TESTO ♫ ITA] 
🌟☄ NEVA PLAY💥💫
(feat. RM of BTS) - Megan Thee Stallion
~Non Scherziamo Mai / Facciamo Sempre sul Serio~
youtube
Uno, due, tre, quattro (uno, due, tre, quattro)
Cinque, sei, sette, otto (cinque, sei, sette, otto)
Facciamo sentire che stiamo arrivando
Contiamo zeri¹ ogni giorno
Perché sapete, noi facciamo sempre sul serio
Uno, due, tre, quattro (uno, due, tre, quattro)
Cinque, sei, sette, otto (cinque, sei, sette, otto)
Facciamo sentire che stiamo arrivando
Contiamo zeri ogni giorno
Perché sapete, noi facciamo sempre sul serio
A proposito dell'essere una con cui è meglio non scherzare
Denaro canta, i soldi sono la mia lingua madre
Io e RM insieme, facciamo squadra
Noi al livello più alto, voi neppure in classifica
Tutti vogliono sentire quel che questo schianto sta preparando
Restano tutti di sasso quando mi vedono ad un evento
Aspettate solo che io mi prenda la mia rivincita, allora sarete tutti finiti
Capelli azzurri come Bulma e Kiki²
Centoni, un migliaio di dollari, diamanti incommensurabili
In giro per il mondo, ovunque vado, vengono tutti a sentirmi
Non ho tatuaggi, ma il mio passaporto è pieno di timbri
Sono un pezzo grosso, arrivata dal Texas
Veramente tanta roba, quasi il caso di farmi fare un test antidoping
Andate a vedere i riconoscimenti, è chiaro chi è l'autrice
quando il flow è così tosto, fitto, [fareste meglio a munirvi di] kotex³
Mmh, cosa posso farci se sono quel tipo di ragazza
Sparlate pure, non mi interessa
È da soli che state litigando perchè nel mio mondo non esistete manco
Con tre cose, in particolare, non scherzo: me stessa, i miei soldi ed il mio uomo
Provate anche solo a menzionarle e, statene pur certi, vi salto al collo
Uno, due, tre, quattro (uno, due, tre, quattro) Cinque, sei, sette, otto (cinque, sei, sette, otto) Facciamo sentire che stiamo arrivando Contiamo zeri ogni giorno Perché sapete, noi non scherziamo mai Uno, due, tre, quattro (uno, due, tre, quattro) Cinque, sei, sette, otto (cinque, sei, sette, otto) Facciamo sentire che stiamo arrivando Contiamo zeri ogni giorno Perché sapete, noi non scherziamo mai
apete che facciamo sul serio
Già, non smetteremo mai di essere dei grandi
Io e Megan stiamo arrivando
Per l'Asia, diamine se abbiamo aperto la via
Con una fluidità quasi criminale, passiamo al digitale
Mi fate quasi pena, ma per voi è finita (che peccato)
Piagnistei chilometrici, [per le troppe lacrime vi servirebbe]
altro che un acquedotto
Mmh, non da solo, ma insieme alle mie schiere, yeah
Noi che siamo della stessa falange di PSY, yeah
Con una 9 millimetri vi mettiamo a tacere, yeah
Quanti soldati che provano rancore, diamine
La legge, me ne sbatto
Non siete che una favoletta
In fin dei conti, ha proprio ragione lei [Megan]
Siamo noi i responsabili di tutti i vostri incubi (Okay)
È roba che fa male, invece di agitarvi tanto, voi e i vostri,
in mezzo al pogo venitemi a cercare
Già, siamo semplicemente dei tosti, tiriam fuori i nostri assi
alla faccia dei pezzi grossi
Chiamatemi pure narcisista, come un tifone [vi prendo alla sprovvista],
sono un artista e che artista (già)
Tirate pure fuori i portafogli
Se dovessimo mai fermarci, sarebbero le vostre orecchie a rimetterci
Uno, due, tre, quattro (uno, due, tre, quattro)
Cinque, sei, sette, otto (cinque, sei, sette, otto)
Facciamo sentire che stiamo arrivando
Contiamo zeri ogni giorno
Perché sapete, noi non scherziamo mai
Uno, due, tre, quattro (uno, due, tre, quattro)
Cinque, sei, sette, otto (cinque, sei, sette, otto)
Facciamo sentire che stiamo arrivando
Contiamo zeri ogni giorno
Perché sapete, noi non scherziamo mai
Note:
¹ zeri: migliaia/milioni in incassi,
² Bulma e Kiki: personaggi della serie anime 'Dragon Ball', rispettivamente mogli dei protagonisti Goku e Vegeta. Bulma, in particolare, ha i capelli azzurri come Megan sulla copertina di 'Neva Play' e nel MV,
³ Gioco di parole: in risposta alla frequenti critiche riguardo la maternità dei suoi testi e beat ("Andate a vedere i riconoscimenti), Megan paragona i suoi versi rap ("il flow") al ciclo mestruale femminile, suggerendo di munirsi di assorbenti kotex (nome del brand) per arginare un flusso (musicale e mestruale) così tosto e abbondante, n.d.t.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS⠸ Twitter
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Io credo fermamente nell’amore ed è questo che a volte anzi molte volte mi frega, perché sono un’eterna romantica e si sa gli eterni romantici sono così increduli che l’amore vero esiste e probabilmente esiste davvero in certi versi, no? Ho provato tante volte a scrivere perché è l’unica cosa che mi riesce bene, perché a parole non so spiegare cioè che ho dentro. E dentro ho tante cose che non riuscirò mai a dire, probabilmente un giorno magari molto lontano riuscirò a scrivere davvero ciò che mi tormenta. Ma non sono qui per questo adesso, so che magari potrebbe annoiarti il mio essere così “logorroica” lo capisco, lo comprendo annoia anche a me moltissime volte. Ma vedi, l’amore che sento per te penso non sia paragonabile a quello che provato prima di te, questo amore per te mi fa male e mi fa bene allo stesso tempo, ma io come te capisci che non possiamo più stare male. Ci sono troppe cose in mezzo, la tua ex soprattutto che in un modo o nell’altro si intromette nella tua vita cosa che tu in primis non dovevi renderlo possibile, ho perdonato quello che hai fatto ho accetto le tue scuse, ma io francamente non me ne faccio nulla. So, che odi quando riprendo il discorso però a volte anzi molte volte mi fermo a pensare e mi dico “ma io davvero mi merito tutto ciò?” E mi rispondo con un “no, non lo merito però per qualche ragione ci finisco sempre in queste situazioni che mi fanno stare davvero male” il mio cuore è stanco, stanco di litigare, di discutere, di piangere e di amare. Ti amo, ti amo davvero e non ti amo perché tu mi debba completare no, ti amo perché in un certo senso completi i miei gesti quando non siamo ognuno per cazzi nostri. Quello che è successo ieri, mi ha fatto molto male.. ho subito pensato che non te ne fregasse niente di me, ed ho pensato tanto ed ho pianto tanto perché non voglio questo per me stessa io voglio solo essere felice. Perché me lo merito e perché te lo meriti anche tu dopo tutte le sofferenze che abbiamo avuto, domani noi possiamo anche vederci possiamo anche parlarne ma la mia decisone rimane quella. So, so quello che ho detto ma magari questo tempo lontane potrebbe farci capire davvero quello che vogliamo, non voglio essere una seconda scelta per te perché mi ci sono sentita un po’ di volte e non te l’ho mai detto, ma sono stanca di fingere che vada tutto bene anche quando non è così. Ti chiedo di rispettare la mia decisione, ti chiedo di rimanere in buoni rapporti e so che ho detto che non ha senso ma non ha senso nemmeno fare finta di niente giusto? Come se questi tre mesi non fossero mai esistiti, io so quanto ti amo e quanto tu ami me proprio per questo ti chiedo del tempo ti chiedo di stare un po’ lontane e capire quello che si vuole davvero. Io per adesso voglio tempo, perché sono delusa e arrabbiata, per quanto posso volerti e posso amarti non riesco a stare così adesso. Amare per due persone come noi è difficile e complicato dopo tutto quello che abbiamo passato, e tu lo sai e il lo so cosa significa amare più di se stessi. Ma voglio che tu capisca, l’importanza che ha ogni azione che fai con quella persona, ogni parola, ogni gesto compiuto, voglio che tu capisca tutto. Perché so, che tu sei intelligente ma a volte non ci capiamo per niente e invece di andarci incontro ci scontriamo facendoci solo del male ed io non voglio questo per noi. Mille parole non bastano, non bastano nemmeno mille lettere per dirti ciò che sento ma spero che tu capirai queste mie parole. E alla fine mi ritrovo sempre così, la mia testa che mi dice di andarmene e il mio cuore che mi dice di riprovare ancora. Ma posso farlo per sempre? Dimmi, se il mio povero cuore può ancora sopportare tutto ciò. Quanto costa essere felici in questo mondo che per noi non sarà mai facile trovare un po’ di pace, quanto costa amare quando l’amore ti fa così male, quanto costa fingere di stare bene quando dentro sei tormentata. Ecco, la parola giusta è “tormentata” più specificamente “un’anima tormentata” come la canzone di blanco, dove mi ci ritrovo tantissimo anzi dove ritrovo me e te. Tormentate, ecco come siamo noi due
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firewalker · 10 months ago
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Salve doc. Come mai quando torno a mangiare verdure mi si riempie la pancia di aria ed inizio a soffrire di flatulenza? Troppe fibre, intestino irritabile? Come posso risolvere, diminuendo le porzioni? I fermenti lattici (da supermercato) aiutano? Grazie e scusi se le ho fatto troppe domande.
chiedi "come mai" e io ti rispondo citandoti: "quando torno a mangiare verdure".
Non sono un medico e la diagnosi la lascio volentieri a loro, prendi le mie parole come pura impressione personale senza nessun tipo di valenza sulla tua salute:
hai il microbiota intestinale a pu***ne.
I microrganismi che vivono nel tuo intestino si cibano di quello che gli dai da mangiare. Alcuni microrganismi preferiscono certi tipi di alimenti, altri ne preferiscono altri. Un basso apporto di fibre porta a far crescere una flora intestinale poco avvezza ad esse, con la conseguenza che quando arrivano quantità superiori di fibre, questi producono quantità di gas tali da risultare fastidiosi.
Dato il "quando torno a mangiare verdure", è possibile che tu non mangi verdure spesso, o in generale le tue fonti di fibre siano scarse, o quantomeno monotone. Ecco quindi che i tuoi batteri e lieviti e tutto il bel firmamento del micromondo intestinale è stato selezionato da una vita povera di fibre, e quando le incontra reagisce schifato spruzzandogli del gas repellente addosso (più o meno... diciamo che questa cosa è uno spunto per chi volesse rifare le puntate di Siamo Fatti Così).
Chi mangia tante fibre invece ha un intestino e una flora intestinale allenati alla quantità e alla qualità diversa delle fibre, quindi ha meno problemi di gas. In soldoni: non esiste un vegano gonfio (anche questa è un'iperbole).
Come si risolve?
Sì, vari fermenti lattici possono aiutare, ma devono essere accompagnati da un cambio di dieta che preveda un apporto costante e gradualmente crescente di fibre. Costante significa che devono essere assunte più volte al giorno, gradualmente crescente significa che se esageri all'inizio ti senti male, quindi è meglio se ci vai piano per un po', per poi abbondare sempre di più.
Consiglio: visita medica per escludere patologie, visita dal nutrizionista per sistemare le fibre, acquisto di un passino manuale per poter passare i chicchi di legumi e separarli comodamente dalla pellicina, per diminuire un po' le fibre assunte con essi.
Fonti di fibre: cereali (soprattutto integrali), legumi (più con pellicina che decorticati), frutta, verdura, frutta secca. Le verdure cotte ti fanno mangiare più fibre nell'unità di spazio perché sono più compatte di quelle crude, quindi è più facile mangiarne di più. Vacci piano, soprattutto all'inizio.
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intrusivoodistruttivo · 2 years ago
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Da tempo ormai sto provando a smettere, stavo riuscendo quando stavo con lei, so che non è un buon motivo smettere per una persona, ma associavo il bene che volevo a lei come valvola per uscire da quella roba lì, nonostante la relazione finita ho provato in tutti i modi a farle capire che solo lei avrebbe potuto aiutarmi, ma come spesso accade mi ha voltato le spalle, forse sono io a spiegarmi male.
Sto provando a lottare, sto raccontando bugie, inganno tutti per riuscire a portare avanti le due facce di questa stessa vita, da una parte all’apparenza normale, e dall’altra costretto a mantenere contatti con ambienti degradati dove gli unici valori conosciuti sono quelli strettamente legati alla droga.
L’apice toccato l’altra sera io che collasso tra le braccia di mio padre e le lacrime di mia madre, “hai preso qualcosa”
“Assolutamente no” risposi dopo aver ripreso coscienza.
E loro che mi avevano raccomandato da sempre di non toccare quella roba lì, ecco quella roba lì, che ormai è diventata il centro del mio mondo e mi fa superare queste interminabili giornate che spero possano finire un giorno, sto provando a farlo.
Ho iniziato per sfida ormai anni fa con un mio amico e pian piano ero diventato anch’io uno di “loro”
Ogni giorno il primo pensiero è avere quella roba lì, di conseguenza parte dello stipendio è dedicato a quello, nella mia banca ci sono tutte le transazioni che effettuo, svago, cibo, divertimento, dovrebbero metterne una anche per le droghe, così uno si regola, che cazzo.
Non ho la più pallida idea di come affrontare il problema, i miei amici sono come me, ma come cazzo faccio a chiedere aiuto a persone che hanno il mio stesso problema? Perché appunto con loro non è un problema.
Rivolgermi a strutture per aiutarmi? Ma aiutare per cosa?
Non capisco il problema io come potrebbero aiutarmi persone sconosciute, sarebbe come andare al macello, ecco, quei posti lì reputo così, un mattatoio di persone che attendono la morte.
Ho 26 anni è il problema giornaliero è trovare il tempo di farmi, e riesco sempre a trovarlo, anche a lavoro.
Non me ne importa più niente della vita, già da un po’ di anni, sono convinto di aver già vissuto abbastanza e sono pronto a far si che tutte ste sofferenze possano finire.
Di quello che può succedere tra un’ora, il giorno dopo, la settimana dopo, in quei momenti sarebbe potuto succedere di tutto, per questo per me è importante fare le poche cose che mi fanno stare bene il prima possibile, tu che stai leggendo speravo potessi capirlo.
Vorrei provare a non girovagare per la città fatto perso, come uno zombie, e sentire il vento che mi accarezza la faccia ed essere sereno senza uso di quella roba lì, non riesco.
Sono tante le cose da capire e da chiarire, troppe, forse se la mia amica d’infanzia non si fosse tolta la vita adesso non sarei in questa situazione, mi manchi Chiara e non c’è giorno che non ti penso, come stai?
Lo sguardo di mio padre e quello che i suoi occhi riescono a comunicarmi pur non dicendo niente, forse lui ha capito, senza forse, magari sta aspettando che gli parli del problema apertamente, ma quando sono con lui, i rari abbracci che ci diamo, mi sento piccolo, torno indietro di anni e anni e riesco solo a dirgli ti voglio bene papà, lo stesso discorso potrei farlo anche per mia madre, la amo con tutto il mio fottuto cuore, come ho potuto ridurmi così?
Mi sento come se fossi “narcotizzato” tutti i giorni ormai..
Ho passato ore, giorni, mesi e poi anni a chiedermi come fosse stato possibile per me arrivare a tanto, è difficile da accettare, è difficile vivere con questo dolore perenne.
Ma in fondo si sa, “la vita non è per tutti” mi rimbombano in testa queste parole ogni mattina, chissà, arriverà anche per me?
Chiedo pace, pace eterna.
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arte-mide · 1 year ago
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Ciao amore,
Ti scrivo questo messaggio perché a parole interverrebbero le lacrime. Spero che ne capirai il contenuto.
Sto attraversando la mia fase depressiva, l’ho sentita arrivare e non sono riuscita a schivarla. No, non ho pensieri suicidi, anche se non ci sarebbe nulla di anormale in quanto come ho pensieri di vita, la sua realizzazione di esistenza ne comprende i pensieri di morte.
Però ho la testa pesante e il mondo fuori mi sembra asfissiante e inutile, molto meglio guardare tutta una serie televisiva gratificante per me in questo momento. Non mi giudicare per favore, che di giudice basto io a me stesso, e nemmeno compatire, che con questo sentimento io ci dovrò convivere e tu finirai per soffrire.
Comprendo che è difficile comprendere, però allo stesso modo per me è difficile non stare così, perché è il mio cervello che mi comanda.
No, non sono pigra, né priva di voglia di fare, sono piena di idee e cose da voler fare, che nella mia immaginazione le sto già facendo, è il corpo quello che non risponde.
Non sono nemmeno “pazza”, sbaglierei a definirmi come tale in un connotato negativo.
Sto solo convivendo con questo malessere, a volte la psicoterapia mi aiuta e a volte invece aumenta il carico emotivo, che di emozioni, noi così, ne sentiamo fin troppe, a volte finendo per non sentire niente. Non per questo non è utile, anzi, credo che l’auto consapevolezza che ho a riguardo sia in gran parte merito di essa. Però al momento sto così, potrei alzarmi e andare a camminare, ma cambierebbe poco in quanto non vedrei l’ora di tornare stesa sul divano, al sicuro e al caldo. Mi debilita, è vero, ma voglio accoglierla.
Per favore, quando torni, abbracciami e dammi un bacio forte, che domani starò sicuramente meglio e non avrò il pensiero intrusivo di non valer nulla ed essere stata un peso per te.
Si guarisce da questo, ma ci vuole tempo. Io sto prendendo il mio.
Con tutto l’affetto che ho, Io.
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ungirasolepersopermare · 2 years ago
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Non sono bene come iniziare questo messaggio che non avrò mai il coraggio di inviarti e tanto meno so cosa devo scriverti, il punto è che ho tante di quelle cose in testa che vorrei dirti che non trovo neanche le giuste parole a causa della confusione che mi provochi. Sei stato tante cose per me se non troppe, sei stato la mia “scappatella” notturna, sei stato il mio amore estivo, sei stato come una ventata di aria fresca che in silenzio mi rendeva un po’ più tollerabile la vita frenetica che mi sono ritrovata a vivere. Sai non so di preciso cosa sei stato per me e tanto meno cosa saresti potuto diventare, so solo che quando si trattava di te anche io che vengo etichettata come “stronza menefreghista” riuscivo un po’ ad ammorbidirmi. Sai molti mi chiedono cosa ne è stato di noi, cos are è stato delle nostre notte insonni, cosa ne è stato di tutti quegli sguardi lanciati di sfuggita tra una birra e l’altra, cosa ne è stato di quel rapporto strano che avevamo costruito negli ultimi due anni. Ricordo una notte, in giro iniziava a sentirsi quella leggera aria di settembre, quella di fine estate che ti fa capire che presto finirà tutto, eravamo io e tu, avevamo bevuto tanto, avevamo bevuto troppo, non sapevamo bene cosa ci stesse succedendo, io ero sempre la solita stronza che non faceva altro che prenderti in giro e darti dell’idiota e tu, beh tu, tu eri il solito idiota che non faceva altro che farmi ridere. Restammo insieme tutta la sera tra una scopata, una chiacchiera ed una sigaretta di troppo, mi dicesti che con me parlavi tanto, anche troppo ed io non facevo altro che ascoltarti e baciarti, cosa decisamente non da me. Ricordo che uscisti di casa con la camicia abbottonata al contrario ed io che continuavo a ripeterti che forse era meglio che ti fossi vestito e tu giusto per darmi contro continuavi a ripetermi che avevi caldo. Ti diedi la buonanotte però dopo qualche metro ti chiamai e ti baciai con tutta la passione che avevo respinto in tutti quei mesi. Siamo stati tanto, troppo, troppo per il periodo in cui ci siamo trovati, troppo l’uno per l’altra. Ed io voglio ricordarti così, come il mio troppo al momento giusto, il mio troppo anche quando mi sono sentita troppo poco, voglio ricordarti così: con la faccia da idiota e la camicia sbottonata.
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nusta · 1 year ago
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Ieri sera sono finalmente riuscita a tornare a correre dopo un sacco, ne avevo un gran bisogno e sono stata contenta. Come sempre ho pensato assai, questa volta sulla rappresentazione del sé, un mosaico di varie idee alimentate in questi giorni, forse più un caleidoscopio per come si spostavano un passo dopo l'altro, e provo a mettere qualche pezzetto qui nero su bianco, giusto per non lasciare tutto al vento.
Tra una cosa e l'altra erano due mesi che non correvo e ne sentivo davvero la mancanza. Incrociando le dita mi dovrebbe essere passata la tosse e c'è stato anche un calo della temperatura sotto i 30° C e sono uscita in orario dall'ufficio e la mia amica che un anno e passa fa mi aveva chiesto consiglio mi aveva raccontato che aveva cominciato a correre sotto casa in questi giorni e mi aveva fatto salire ancora di più la voglia e insomma la combinazione di elementi era perfetta.
Ovviamente come sempre dopo una pausa manco 10 minuti di seguito riesco a fare, quindi su 6 km ne avrò corsi 5, ma vabbè. Per me quello che conta non è tanto la distanza o la velocità, ma la soddisfazione finale, e quindi sono andata avanti senza troppe remore un po' correndo e un po' camminando, come avevo consigliato di fare anche alla mia amica in effetti. E intanto ho pensato a ruota libera alle varie cose che mi venivano in mente, sulla scia degli eventi di questi ultimi giorni.
Ho pensato al teatro e alla narrazione biografica, dato che ho fatto di recente un regalo legato a entrambe queste cose, e sono pure stata a vedere uno spettacolo pseudo-autobiografico che mi è piaciuto molto. La biografia effettivamente è uno dei generi che preferisco, anche se non è facile a volte capire quanto ci sia di romanzato nelle storie raccontate e non è la stessa cosa se è qualcun altro a raccogliere una storia invece che parlare di sè, ma alla fine tutte le narrazioni e le trasposizioni sono sempre mediate, anche da sé stessi e dal ricordo che abbiamo degli eventi passati, alla fine è comunque una "nostra" interpretazione. Mi sono chiesta quale sarebbe la storia che io racconterei di me stessa, con quale media potrei mai essere in grado di farlo: scrivere e illustrare forse sono gli unici in cui potrei provare, ma ci sono tanti altri modi anche all'interno di questi due campi e credo che non verrebbe mai fuori la stessa storia, non agli occhi di qualcun altro e forse neppure miei. Chissà se un giorno rileggendomi mi riconoscerei, cosa ricorderei, cosa rinnegherei, in quale abisso finirei persa, a volte mi capita con i vecchi diari, anche con i vecchi post, a volte mi capita anche con gli oggetti che mi passano tra le mani quando sistemo le mie cose, fare il trasloco infatti è stata un'impresa emotivamente pesantissima anche per questo.
Ho pensato a quanto sia difficile eppure importante conoscere le storie degli altri, a quanto i monologhi siano un genere che molti non apprezzano, perchè forse ne hanno visti di noiosi e hanno perso fiducia, ma a me piace molto, anche se effettivamente è difficile tenere viva l'attenzione di un pubblico quando sei da solo in scena o quando parli in prima persona per oltre 300 pagine. Ho pensato alle difficoltà che ha incontrato una mia amica, l'autrice del testo teatrale/biografia che ho regalato, nel gestire una carriera "in solitaria" e a quanto sia complicato come mondo quello del teatro e in generale quello dell'arte, dell'espressione artistica qualunque sia il media scelto per dare vita alle proprie creazioni. Siamo in un periodo storico strano e pieno di contraddizioni.
Ho pensato alla buona dose di narcisismo che ci vuole per mettersi in scena e in mostra, paradossalmente in questo momento di sovraesposizione del sé con i social, e quanto ci sia di artificiale e di autentico, in quello che raccontiamo di noi. Un esibizionismo paradossalmente timido, chissà quanto consapevolmente selettivo. Anche ora che scrivo la scelta delle parole è ovviamente soppesata, anche se sto andando abbastanza a ruota libera, tra il ricordo di quello che ho pensato ieri e quello che ne viene fuori ora, sul filo della logica delle frasi e della rilettura prima di pubblicare questi miei pensieri più o meno sparpagliati. Chissà come sarebbe una AI basata sulla mia produzione letteraria.
Ho pensato ai compromessi che facciamo quando ci esponiamo agli altri, in questa narrazione pubblica o semiprivata, ai confronti che siamo disposti ad accettare e a quelli che preferiamo evitarci, o che magari preferiremmo evitare ma siamo comunque costretti a subire.
Non è un caso che io pensi a queste cose nel mese in cui si sono sposati in pompa magna due miei colleghi, ciascuno per conto suo, mentre io sto cercando di capire come organizzare un matrimonio in cui non vorrei invitare nessuno, ma non so come sottrarmi alla pubblica opinione rispetto quello che si dovrebbe fare in questo genere di circostanze e alle reazioni di offesa di parenti vari. Ho pensato anche a questo ieri sera, dopo aver passato qualche minuto online a confrontare modelli e prezzi delle fedi nuziali, giusto per non presentarmi da completa ignorante in gioielleria, per poi sbirciare un paio di articoli random di consigli per una buona organizzazione del matrimonio dei sogni. Io non li ho mai avuti questi sogni, pensavo correndo, l'ennesima cosa generalmente considerata femminile che non mi appartiene, e chissà cosa dice questo di me, chissà se sono sbagliata in qualche senso. Ogni tanto lo penso, mi chiedo se ci sia qualcosa che non torna, poi mi dico che non importa, rispetto a tante altre cose che sono, che faccio, che voglio, questo è il genere di cose che non importano. Il femminile, il maschile, sono qualifiche che non importano granché. A me, perlomeno. E se non importano a me, per quanto riguarda me stessa va bene così. Però ogni tanto mi devo fare un appunto mentale, perchè è facile dimenticarlo e tornare nel dubbio. L'autostima va coltivata costantemente, mi dico, a costo di sforare a volte nel narcisismo.
A prescindere dal maschile e dal femminile e da qualsiasi attribuzione più o meno anacronistica, comunque, l'idea del matrimonio mi inquieta. Non il fatto di essere sposati, quello sarebbe la parte bella che viene dopo e in cui vorrei già ufficialmente essere e in cui di fatto mi trovo da diversi anni, ma proprio l'evento nozze, l'organizzazione e la programmazione e gli acquisti e gli appuntamenti, mi mettono molto nervosismo. Non fanno per me e vorrei vivere in un modo e in un mondo in cui poter sorvolare allegramente tutto questo e invece sento già lo sguardo altrui sulle mie scelte. Anche quello premuroso di chi vuole il mio bene, eh, anche quello è un poco pesante in questo frangente. Che poi spero di riuscire a fare quello che voglio e non di più, ma intanto mi sale lo stesso il nervoso. Che pazienza. Intanto correre aiuta, al di là delle endorfine, basta incrociare un cane buffo e l'umore si alza e il filo dei pensieri si snoda più leggero.
Alla fine avrei potuto stare in giro anche di più, ma non ho voluto rischiare, e i postumi di oggi sono abbastanza contenuti. Chissà se domani riesco a uscire di nuovo.
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quartafuga · 2 years ago
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Oggi ho sognato R., che è stata una di quelle compagne di scuola che mi son portata dietro dalle elementari fino alle superiori. R. mi piaceva perché era sveglissima, i suoi occhi erano lepri sempre leste e pronte a seguire ogni cosa incrociasse il suo sguardo. Ma non era questo a rendermela simpatica, ciò che davvero adoravo di lei era il modo in cui si prendeva cura degli altri. Quando mi invitava a casa sua e studiavamo insieme o guardavano un film o giocavamo a The Sims ricordo che il tempo trascorreva sempre velocissimo e non avevo mai voglia di tornare a casa, cosa rarissima per una bambina timida ed introversa come me. Eppure con R. non parlavamo molto, ma c'intendevamo, ed era questo a farmela sentire casa. Ad esempio: quando mi offriva pane e nutella per merenda portava già due sandwich per entrambe perché sapeva che se ne avesse preparato solo uno avrei voluto ripetere e non avrei saputo come dirglielo. E sembrerà una piccolezza, ma dettagli come questi mi hanno sempre fatto pensare che R. fosse una persona da tenersi vicino, una persona preziosa. Così effettivamente è stato per diversi anni. Addirittura il liceo, io classico lei scientifico, abbiamo finito per frequentarlo nello stesso istituto. Così ogni giorno facevamo il percorso in autobus insieme e, una cuffietta per lei l'altra per me, ascoltavamo per tutto il tragitto Queen, Beatles, Kiss e tutto il rock che potesse passarci per la testa. Ecco, il ricordo più bello che ho con R. penso sia questo: io e lei in silenzio in un autobus sovraffollato di adolescenti che con gli occhi assonnati del mattino o stanchi del rientro da scuola ci sediamo una accanto all'altra, inseriamo le cuffiette e ascoltiamo la nostra musica preferita lasciandoci trasportare.
Cosa ne è stato poi di R.? Gli ultimi anni di liceo e i primissimi di università sono stati difficili. Suo papà, un omone gigante e buonissimo, è entrato in ospedale per una operazione di routine e non ne è più uscito. È stato un calvario lungo che tutti, in qualche modo, speravamo potesse concludersi al più presto. Ricordo ancora quando R. mi chiedeva se pensassi che sarebbe sopravvissuto, se il colore giallastro della sua pelle fosse un segnale certo di infezione oppure no. Mi fece tenerezza quella domanda perché chiaramente io non avevo le competenze mediche per risponderle. Eppure R. me la stava ponendo, nella speranza che ciò che i medici si rifiutavano di dirle per occultare il loro errore potessi restituirglielo io. In ogni caso la rassicurai, con le lacrime agli occhi, dicendole che le cose sarebbero andate per il meglio. Lei sorrise, cambiammo argomento e raggiungemmo le nostre amiche. Poi però la mia predizione non si rivelò vera. Suo papà morì da lì a qualche mese dopo un periodo d'agonia che portò tutti, R. compresa, a desiderare che la morte arrivasse ad alleviare le sue sofferenze. "Gli ho detto ti voglio bene attraverso un vetro perché era in terapia intensiva. C'era un microfono però, lui mi ascoltava. Ha sorriso, non lo faceva da un po', ha detto anche io." Mentre lo scrivo mi si stringe il cuore e piango, come piangemmo io e lei quando mi raccontò questa scena e poi il suo dolore. In realtà non ne parlammo così tanto, come sempre trovammo il modo migliore di starci accanto senza bisogno di troppe parole, e fu un sollievo per me, e fu un sollievo anche per lei, credo.
Ora, da quel periodo in poi ho solo ricordi sfumati. R. andò un anno in Erasmus, anche forse per aiutarsi a dimenticare. Ricordo che ne tornò contenta, con una nuova luce negli occhi, quella che aveva perso nell'ultimo periodo. Poi iniziammo a frequentare persone diverse perché vivevamo ambienti universitari distinti. E nulla, poco a poco i nostri contatti si sono diradati. Senza rimpianti né cattiveria, solo col tempo che come spesso accade allontana due vite fino ad un certo momento legatissime, apparentamente impossibili da slegare. Io poi mi sono trasferita in un'altra città, ho studiato e vissuto lì, fino a quando non ho deciso di partire per l'estero. R. invece so che ha finito gli studi vicino casa e poi si è trasferita per lavoro. Questo è tutto ciò che so di lei. Qualche cenno attraverso i social, anche se non ne ha mai fatto un grande uso (altro motivo di stima).
Perché tutto questo discorso su R.? Perché stanotte ho sognato che una mia amica mi diceva che si fosse sposata. Ed io, anche se mi sentivo strana all'idea di non poterle fare gli auguri senza provare un po' di vergogna o timidezza per il tempo trascorso, provavo una grande felicità. Pensavo: che bello, spero proprio sia innamorata e felice. E quindi mi sono svegliata ed ho pensato a tutto ciò che mi ha legato ad R. ed al fatto che anche se ora più nulla apparentemente ci lega per me è un ricordo felice tutto il tempo trascorso con lei e mi auguro e mi augurerò sempre che lei possa essere felice, vivere la migliore vita possibile, portare i suoi occhi-lepre in giro per il mondo e far sua ogni bellezza, ogni piccola gioia.
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Come dovrebbe essere una lettera di addio? Parole di rimpianti, dolore, dispiacere per chi resta?
Tutto quello che riesco a sentire in questo momento è solo una voglia che finisca tutto. Non voglio più sentire nulla, neanche quei piccoli momenti di gioia. Perché sento sempre di più che non sarò mai felice.
E quasi ne ho paura della felicità.
Forse sto anche troppo bene nel mio dolore, so cos'è e mi accompagna da tutta la vita.
Il mio dolore è assenza, vuoti, abbandono, bugie, tradimenti, non essere mai abbastanza, non contare nulla. Essere inesistente e inutile.
Ho incontrato troppe persone che mi hanno usata, giudicata, detto cosa fare e cosa non fare, persone che hanno finto di volermi bene e poi sono sparite.
È proprio questo che non riesco più a sopportare: le persone che vanno via. Vanno tutti via e io sono così stupida da mettere la mia vita tra le loro mani.
Tutti mi abbandonano: mio padre, persino mamma mi ha abbandonato, lei che era tutta la mia vita. So che non è colpa sua, però sto riscoprendo con la psicologa tante cose, tra cui l'essere molto arrabbiata con lei.
Si, perché da piccola ho sentito molto il suo dolore, ne ero tremendamente attaccata, profondamente legata a lei tanto da sentire quasi di vivere la sua stessa vita triste e faticosa ora. Non trovo una persona che resti. Una persona che mi voglia così come sono, a cui basto. Sembro non bastare mai a nessuno.
Sono una lagna, lo so. C'è chi sta peggio, chi vorrebbe vivere e purtroppo combatte con la morte, ma sai? Ci combatto ogni giorno anche io con questo mostro che è dentro la mia testa. Non mi lascia mai sola, è lì presente a ricordarmi che non valgo nulla e che sono sola.
Mi sento incredibilmente sola nel mio dolore.
Nessuno può comprenderlo, nessuno lo conosce.
Smettere di esistere sembrerebbe l'unica soluzione per non sentire più la sua voce.
Ma non potrei farlo.. E non potrei mai fare questo a Natalia e Vincenzo. Natalia mi ricorda molto me da piccola, sento la sua sensibilità, la sua paura di perdere i genitori e le persone a cui vuole bene. Io sentivo lo stesso.
Ne avevo una paura continua. Non l'ho mai detto a nessuno, ma sembravo sempre su un filo, come se quella stabilità fosse sempre a rischio.
E ora che sono sola davvero non so che fare.. Mi manca tantissimo mamma.
Mi manca da morire.
Vorrei che fosse qui ad abbracciarmi. È sempre stata l'unica. La prima cosa che facevo appena sveglia, che dovessi andare a scuola, a lavoro o la domenica, era andare da lei e appoggiarmi, sentire il suo profumo e chiudere gli occhi mentre lei mi stringeva. Mi sentivo al sicuro.
Ora non mi lascio più toccare da nessuno.
Nessuno ha il mio amore.
E io non ce la faccio più. Mi abbraccerei da sola se non fossi così arrabbiata con me stessa.
Mi faccio tenerezza.
Vorrei amarmi di più, prendermi per mano e dirmi che andrà tutto bene. Passerà tutto in un modo o nell'altro. Che troverò qualcuno che mi vorrà bene e da cui mi lascerò abbracciare di nuovo così.
Voglio amore.
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ichi-go-ichi-e · 2 years ago
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Buon compleanno, mio diavolo.
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« auguri. mi sporco le mani d'inchiostro e ti dipingo sulla pelle dita e gomiti e braccia e carezze e segni del mio passaggio su di te. dicono sia fatto di egoismo, quello eviscerale che si muove all'interno del costato strisciando tra le membra e colpevolizzo me stesso alla mancanza di contegno in tua presenza. è come essere metallo e tu calamita. per ogni passo lontano da te mi attiri ancora e ancora con forza e desiderio. le tue braccia sono divenute la mia condanna e non c'è luogo in cui vorrei annegare per sprofondare e morire soffocato senza via di fuga che nel calore di un tuo abbraccio. quello che temevo a mani basse era ricadere nello scontato, usare parole che senti ogni giorno in mancanza di quelle reali, privo di qualsiasi dizionario che attesti io sia in grado di comporre frasi che descrivano la tua persona nella sua forma più pura. sarebbe impossibile scendere nei dettagli e nel mio animo da eterno cocciuto sono cosciente che di te non conosco ancora nulla, confido però nel tempo e nella nostra sintonia, questo feeling dannato che conferma le nostre nature. sei diavolo ed io angelo, siamo pietre grezze allo stato puro che hanno bisogno di raffinarsi e farlo insieme. se smusso i miei angoli posso smussare i tuoi e se tu smossi i tuoi puoi dare una mano a smussare i miei. blatero. pronuncio accostamenti di parole quando sono inquieto e spaventato e terrorizzato da quello che una singola persona all'interno di un mondo così vasto sia in grado di provocarmi. per contraddire i tuoi pensieri giornalieri sono al corrente di quante anime esistano e di quante hanno una buona probabilità di essere affini con noi anche per il 50% ma dalla tua parte hai la percentuale più alta, un 100% pieno.
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mi concedo anche di prendermi lo spazio necessario per riordinare il caos nella mia testa. dieci minuti e non ti ho ancora descritto. l'arte del ritratto è complicata ma se hai talento la preferenza la ottiene a mani basse. la scrittura invece è particolare, devi sapere cosa dire per osare ed esporre quello che a voce non esce, s'incastra tra le corde vocali e soffochi. sarebbe bizzarro e alquanto un disagio morire per mancanza di un mezzo per estrapolare parole. quando non riesci a respirare un medico ti buca la gola con una penna e riprendi a farlo ma con quelle incastrate lì in mezzo? ho visto troppe puntate di grey's anatomy e dottor house. a voce non sarei mai in grado di dirti che amo la forza che hai, il coraggio incredibile di aver tenuto le spalle ampie nonostante tutto crollasse e sprofondassi. magari l'hai fatto, non me l'hai detto, non ci parlavamo così tanto e non so delle notti indisposte a rimuginare quelle azioni di cui hai dovuto prendere atto ma sei qui, sei in piedi e respiri e proclami una morte apparente che non vedo. se fossi cieco e tu il mio bastone, direi che l'inferno si è addolcito e non è così male se sventoli la mano di fronte alla faccia.
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ㅤㅤ taglio corto per non dilungarmi ancora, parlavo di quel 50% che non sono te e non hanno i tuoi lati caratteriali che coinvolgono e stravolgono e mi fanno impazzire e l'esaurimento nervoso dicono sia la via prima di un decesso. non sono convinto sia così ma lascia che muoia per mano di ciò che sei, che a me piace indipendentemente dal riflesso che vedi di te allo specchio. ti guardi con attenzione? sei caotico ma sbagliato è solo colui che non si ferma a guardarti. forse avevano ragione, egoista lo sono. un figlio di puttana che vuole la gente ti ami per quello che hai dentro ma desidera essere l'unico che ci scruta fino in fondo. quello che vedo di te mi porta il desiderio di penetrarti il petto con una mano e stringerti il cuore, una presa salda che funga da interlocutore e ti sussurri all'orecchio ci sono, ci sei, me ne prendo cura, non temere, fidati di me, non ti ferirò. è una promessa e la mia natura, mantengo fede alle persone, alle promesse, a te. »
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ili91-efp · 2 years ago
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War of Y - Episodio 20 (fine)
Ho seguito questa serie dal principio, di settimana in settimana e ora è arrivato il momento di mettervi la parola fine.
Con questo ventesimo episodio si conclude la quarta storia di War of Y, Wife, sfortunatamente la peggiore di tutte, il che finisce per lasciare un ricordo un po' amaro di tutta la serie.
Andiamo a vedere perché...
SPOILER
Eravamo rimasti che era saltato fuori che Achi ha una relazione con Fern e, giusto per aggiungere benzina al fuoco, l'ha pure messa incinta. Complimenti!
Io non ho parole per Achi. Se ne frega di Fern, se ne frega della gravidanza... direi che se ne frega anche di Most, perché è troppo comodo piangere lacrime e dire quanto non possa perderlo, dopo aver già perso tutto.
Stava alla frutta ed è andato a implorare la persona più facile da convincere, perché Most alla fine è una persona buona, che nemmeno serba troppo rancore ad Achi, che riesce comunque a stargli vicino in questo momento difficile (creato da lui stesso perché stupido), senza troppi drammi. Most potrebbe arrabbiarsi, urlare e mandare a monte tutto, ma non lo fa, perché è duecentomila volte più maturo di Achi (non che ci voglia molto).
Most si è guadagnato il mio rispetto in questi cinque episodi, confutando l'opinione non troppo buona che mi ero fatta di lui durante Y Idol.
Achi, incredibilmente, è riuscito a sprofondare ancora più in basso. E non solo in quello che penso di lui, in generale. Perché una soluzione per Fern andava trovata, quindi accetta la soluzione proposta da quell'infame di P, cioè far passare Fern per una donna trans, che quindi non potrebbe avere un ovulo fecondabile, che quindi lui non potrebbe aver messo incinta.
Ma fate proprio schifo!!
(Mi viene il dubbio di come sia possibile fare una cosa del genere... ma un documento che attesti la verità? Non per altro, giusto per screditare tutta la gente che abbia messo in piedi questo teatrino).
Tolta dai piedi Fern e fatto passare lo scandalo, la serie Sing Swim prodotta da P va avanti, fino a giungere alla conclusione. Nonostante i molti hater, la serie ha un successo fenomenale (ovvio, chi disprezza compra), fino ad arrivare a decidere di produrre una seconda stagione e far vincere un premio a Most per la prova attoriale.
Sono contenta che Most se ne sia tirato fuori e abbia deciso di dedicarsi alla musica. E' giusto così, Achi gliene ha combinato troppe e penso che Most sia davvero stufo anche di P e di tutta la sua combriccola. Questo è il punto positivo del finale.
Il resto... avrei voluto che Achi capisse i suoi errori e maturasse, ma alla fine, nonostante abbia perso i suoi amici, abbia perso due persone che in certo senso amava (a modo suo), il suo lavoro alla fine continua senza conseguenze, mentre la carriera di Fern immagino sia distrutta. Most, invece, l'ha proprio cambiata. Achi si è fatto terra bruciata intorno. E non è manco maturato di una virgola!
Complimenti a P per sapere perfettamente come cadere in piedi come un gatto. La serie che ha prodotto ha avuto successo, ha vinto un premio, e ora farà ancora più successo con la serie in cui reciterà da protagonista con Dew. E' una persona terribile, ma sa esattamente come far parte del mondo dello spettacolo.
Oltre a questo, avrei voluto più spazio per i personaggi delle storie precedenti, visto che sostanzialmente non si è capito nulla di loro, hanno solo fatto voto di presenza.
E inoltre questa quinta storia si è un po' troppo allontanata dal fine ultimo della serie, cioè fare una critica ai lati oscuri del mondo dello showbusiness, si è vista poco questa cosa.
Insomma... tra personaggi insopportabili, la storia in generale un po' così, Wife è una brutta macchia scura per War of Y.
E a proposito di War of Y... com'è andata?
La prima storia è stata la migliore, quella maggiormente concentrata sul dietro le quinte del mondo dello spettacolo e anche quella scritta meglio. A seguire la seconda storia. Un po' meno interessante, ma aveva dei buoni spunti (è raro che ci si concentri sui manager in una serie).
Le ultime due storie, Y Idol e Wife, quelle che mi sono piaciute di meno. Entrambe hanno peccato con la trama, sempre più traballante, e con i personaggi, sempre più insopportabili.
Nel complesso, non è una serie perfetta, proprio no. Poteva essere scritta molto meglio, perché gli spunti buoni c'erano, ma non sempre sono stati sfruttati bene, anzi.
La consiglierei? Uhm... nì. Ripeto, ha spunti interessanti, ma è più o meno come un minestrone fatto con buoni ingredienti, ma cucinato da un principiante. E' come uno studente bravo, ma che non si applica. (Sì, ho finito con le analogie).
Grazie di avermi seguito fin qui!
Varie ed eventuali:
Abbiamo scoperto anche che P in realtà è la persona dietro all'account twitter di GossipXOXO... ma va? Chi l'avrebbe detto?! (TUTTI)
Ero convintissima che la prima storia fosse ambientata cinque anni prima (perché all'inizio della seconda storia dicono che Bew e Gus lavorano insieme da cinque anni, mentre nella prima storia parevano alle prime armi), invece pare di no.
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libero-de-mente · 2 years ago
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8 dicembre 2022
Dovrei secondo la tradizione mettere gli addobbi natalizi, albero di Natale compreso, in casa.
Sono svogliato, quest'anno per me è davvero dura.
Mi siedo sul divano e penso.
Io sono nato e vivo in una di quelle parti del mondo che, da moltissimi abitanti della Terra, viene definita: la parte giusta.
Se esiste una parte giusta allora c'è anche una parte sbagliata.
Chi nasce in una piuttosto che nell'altra non lo fa per merito o demerito, ma per pura fortuna. Casualità.
Penso anche a un altro aspetto della natura umana, credere che esista chi nasce con l'aspetto giusto e chi con quello sbagliato.
Anche questo comunque, non per merito o demerito, ma per combinazioni.
L'uomo giudica e crede che ci siano posti migliori e posti peggiori, aspetti migliori e aspetti peggiori. Spesso il lato peggiore di qualsiasi cosa è un prodotto, come uno scarto, del lato che si reputa migliore.
E poi ancora.
Esistono persone che nascono nella "parte giusta del mondo", magari anche con "l'aspetto giusto" ma che di fondo hanno un grosso problema.
Quello di nascere con un cervello "non giusto" per la parte giusta in cui si vive con l'aspetto giusto che si ha.
Sembra una battuta, ma non lo è.
Questo post farà sorridere in maniera acida chi mi conosce dal vivo, coloro che mi seguono solo per curiosare. Quelli che hanno visto chi ero anni e anni fa. Quelli che scuotono la testa e mi reputano uno scemo patentato.
Avevo molti difetti. Non avevo "sapore", non avevo conoscenza di cosa fossi, un essere vivente mediocre e insulso. La classica persona che passa del tutto inosservata. Sapevo sorridere come un ebete, mi facevo andar bene tutto. Le situazioni, le cose e le vite degli altri scivolavano su di me. Opprimendomi o condizionandomi.
Eppure esistevo. Ho superato due eventi nella vita, non vado nei dettagli, che se dovessi riviverli mille volte per mille volte non ne uscirei vivo. Nel senso che sarei dovuto morire. Sul serio.
Invece qualche cosa è andato storto, magari Dio si è distratto un attimo e tac, sono passato indenne sia dall'utero di mia madre che davanti a quell'auto che sfrecciava veloce.
Sono accaduti, molti anni dopo, alcuni avvenimenti nella mia vita che hanno fatto uscire una crisalide, che si stava sviluppando dentro il mio contenitore esterno.
Un bozzolo insulso.
Ne uscì una personalità completamente diversa. Meno fredda, egoista e immatura. Anzi. Tutt'altro.
Va beh cari "amici e parenti", parole grosse, fatevi tranquillamente le vostre risate. Non m'interessa.
Io vivo con una testa "sbagliata" per la parte "giusta" del mondo che vivo.
E sono molto stanco di soffrire la vita difficile che si ha se non si è portati alla competizione, al volere emergere mettendo i piedi in testa a qualcun'altro, a spintonare per farsi spazio o schiacciare per annientare chi si reputa "uno scomodo antagonista".
DSA, Asperger, PAS ed empatia sono uscite tutte insieme. Troppe per reggerle.
Chi invece mi ha conosciuto in questa mia seconda parte di vita ha altri giudizi su di me. Migliori sicuramente. Agli altri lascio ancora la possibilità di ritenermi un semplice idiota.
Eppure dal vederli felici e sicuri, oggi con i miei nuovi occhi e il cervello sbagliato, li vedo recitare e vedo cose che loro non vedono o fanno finta di non vedere. Per poter vivere senza impazzire.
Io li vedo quando sono soli, appartati e sicuri di non essere osservati. I loro volti non mentono. Ho notato molta miseria in loro, di sentimenti e di azioni.
I miei occhi vedono diverso, i miei occhi perdono lacrime che non interessano a nessuno.
Un mondo giusto vissuto con una testa sbagliata, forse mi sono salvato due volte la vita per vivere questo inferno. Non fu una distrazione di chissà quale Dio, ma un arcigno destino. Valeva la pena scomparire prima allora.
Vivere non sentendosi vivi. Questo è il punto cruciale.
Ho imparato ad amare senza possedere qualcuno, ora devo imparare a vivere senza dipendere da niente. Non è facile.
Ora devo solo trovare il coraggio per poter vivere la vita che ho sempre desiderato.
A costo di morire.
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hervorstuff · 20 days ago
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"a volte le cose cambiano, ma non migliorano"
Ho sentito questa frase oggi, durante l'ennesimo rewatch della mia serie TV preferita che uso come comfort zone. In realtà, era la nostra serie tv preferita, anche se io, nonostante la guardi da quando sono piccolina, continuo a portarmi dietro un carico emotivo così grande da piangere come la prima volta quando Dr House ha affermato queste frase alla psichiatra.
Ho pianto perché vera. Ho pianto perché ho pensato che siano cambiate troppe cose, io che da sempre sono un amante del controllo, dell'ordine e della sicurezza. E no, non sono cambiate come desideravo fino a qualche mese fa: non torno a casa tardi dal laboratorio per trovarti a casa mentre finisci le ultime call e mi prepari il risotto ai funghi. Anche quello, era il mio piatto preferito e adesso non ho nemmeno più il coraggio di comprare il burro senza lattosio perché potrei piangere nella corsia della Lidl, ricordando il sapore di quello che mi preparavi tu. Amavo le nostre semplici serate: risotto ai funghi e una bottiglia di vino rosso; io che mi ubriaco dopo 3 calici e inizio a farti i dispetti, tu esasperato che non sai che fare dinanzi a tanta pura tenerezza. É nella semplicità che in questi anni ho trovato ogni senso, è in un semplice abbraccio che in questi anni ho trovato il senso di casa. Ora, tutto è cambiato e mi chiedo cosa ne sarà di questi nostri progetti. Mi chiedo se anche tu ci pensi, mi chiedo se li metteremo in pratica ma con un'altra persona al nostro fianco, incontrandoci nella corsia di un Lidl a prendere il burro per caso.
Ma "non migliorano" mi pervade. Quel senso di frustrante consapevolezza che porta all'ira e alle lacrime calde che mi squarciano le guance, cambiando direzione a caso perché non so stare ferma con le espressioni del viso nemmeno quando piango. Le cose sono cambiate, torno a casa tardi dall'ufficio e inizio a piangere in una fredda stanza di un dormitorio svedese. Chi cazzo aveva mai pensato di finire in Svezia, io che venderei l'anima per andare a vivere nella mia casetta (dei miei sogni) bianca con le imposte blu in Grecia !
Le cose sono cambiate, ho scaricato un app d'incontri nell'anno in cui pensavo di scaricare le spese insieme a casa. Le cose sono cambiate, mi innervosisco ora se qualcuno mi tocca, mi irrigidisco in un abbraccio e provo un fastidio che non so esprimere a parole. Io, che ho sempre amato le coccole. Io che, dopo aver finto tutto il giorno una stronzaggine che non è completamente integrante della mia personalità, volevo solo tornare a casa ed essere quel cuor di panna che spesso e volentieri mi ha portato guai nella sfera sociale.
Ieri un ragazzo avrebbe voluto palesemente baciarmi, e sono scappata via lasciandolo sul pianerottolo, senza dirgli nulla, senza nemmeno voltarmi. Mi sento in colpa, ma mi sarei sentita ancora più in colpa se ci avessi provato, continuo a sentirmi legata a te - o meglio, al tuo fantasma rappresentante l'uomo di cui mi sono innamorata, ora ahimé scomparso. Non mi sento pronta. Non so se lo sarò mai - conoscendomi, lo saprò a breve per poi passare l'ennesima notte a piangere desiderando di spegnere il mio cervello con una bottiglia di rosso, da sola.
Penso che, le cose siano cambiate troppo in fretta e che non ci sia stato alcun miglioramento. Il tempo trascorre, inesorabilmente, e io mi sento sempre più "vuota". É una sensazione alquanto strana poiché mi percepisco sempre la stessa, ma se mi soffermo sulla mia parte emotiva, vedo il nulla. Ho fatto di tutto di fretta, ho evitato di confrontarmi col dolore troppo a lungo, ho preteso di avere il controllo anche in questo caso, e ora forse ne pago le conseguenze quando provo rabbia perché un ragazzo carino vorrebbe abbracciarmi. Ho fatto pressioni su me stessa, per l'ennesima volta, e ora forse sono stanca di "andare bene".
Forse è tutta colpa mia, ma cerco di non crederci troppo perché so benissimo come andrebbe a finire e so benissimo che non sia un pensiero razionale, ma, anzi, completamente disfunzionale. Eppure, fino a qualche mese fa, mi sarei presa tutta la colpa possibile pur di averti nuovamente tra le mie braccia. É cambiato anche questo, ma forse questo è un miglioramento per la mia salute mentale tanto forte quanto fragile, esattamente come un cactus a cui manca la luce solare diretta, sbiadito, fragile, ma ancora spinoso.
É cambiato anche il modo di pensarti. Fino a un mese fa, eri comunque il mio supereroe, il mio bellissimo supereroe, adesso provo solo rabbia. Frustrazione, impotenza e rabbia. Rancore.
Penso persino di odiarti un po' se penso al fatto che hai preferito credere alle tue paranoie del cazzo piuttosto che guardare gli occhi della persona che amavi da anni e con cui stavi concretamente progettando un futuro a lungo termine. Penso di odiarti quando penso che eri nella mia stessa città mentre finivo i miei studi, mentre raggiungevo il mio traguardo importante, mentre mi scrivevi "bravissima, come sempre. Te lo meriti tutto questo 110 e lode <3". Stronzo. Mentre mi scrivevi, eri due strade dopo a sbronzarti coi tuoi amici, senza dirmi nulla. Penso sia stato questo evento a farmi accettare il cambiamento, senza esigere alcun miglioramento.
Eppure, oggi avrei tanto voluto chiamarti per raccontarti di come sia stata in grado di dar voce ai miei bisogni anche in inglese, anche col capo che mi incute timore immotivato. Avrei voluto chiamarti per dirti "finalmente dopo 2 settimane mi hanno ascoltata". Avrei voluto chiamarti per dirti che "mi sento come la mia piantina di basilico nel pieno freddo padano", per farti ridere e sdrammatizzare quanto sia soffrendo l'ambiente, soprattutto lavorativo, della terra scandinava. Avrei voluto chiamarti per dirti che sto mangiando malissimo perché il posto dove vivo mi da la nausea, e tu mi avresti risposto "lo so che hai un naso da principessa, ma hai scelto di andare al dormitorio degli studenti per non avere scazzi burocratici, signorina" e io ti avrei dato addosso perché sarebbe stata una grandissima frase del cazzo, avremmo discusso per poi dirci "cerca di dormire, a domani, amore mio". Invece, sono andata in cucina a improvvisare due sandwich mentre mi preparavo il pranzo da portare a lavoro domani, mentre mi ingozzavo di tutto ciò che mi passava in mente pur di "sfogare" questa mia forza emotiva, che oggi non mi lascia stare. Avrei voluto chiamarti per dirti che sto di nuovo male col ginocchio e ne sto risentendo anche tanto con l'umore, perché lo sai che sono ipocondriaca e penso sempre al peggio, e che vorrei tanto ci fossi tu a darmi calore e a dirmi che non è nulla, che passerà come al solito con un po' di riposo. E io ti avrei risposto che mi sono stancata di riposare, che non ne ho bisogno di sentirmi morta. Invece, sono sdraiata con gli strofinacci caldi sulle gambe, mentre scrivo questo stupido post pregno di amore e sofferenza, di rabbia e frustrazione.
Ma le cose cambiano e se prima avrei provato a farti uno squillo, ora apro la chat e mi incazzo perché non è accettabile cambiare così. Per poi piangere come una bambina a cui hanno appena rubato il gelato al cioccolato per buttarlo a terra.
Il tempo passa e dovrebbe migliorare la situazione, è quello che tutti mi hanno sempre detto. Ma mentre il tempo passa, nulla migliora e riaffiorano solo emozioni negative. Mentre il tempo passa, ho degli appuntamenti con dei ragazzi per poi tornare a casa nauseata e pensare "chissà che problemi avrà quest'altro!". Sono diventata arida di cuore, io che ho sempre amato tutti quasi incondizionatamente, una volta oltrepassata la soglia di diffidenza. Ora non riesco più a non pensare "farà male". Colpa tua, e ti odio per questo, perché mi hai fatto conoscere il significato di amare ed essere amati, ma anche di perdere l'amore. Colpa tua e di quelle grandissime stronze che definivo "amiche" se ora piuttosto piango mentre faccio le scale, ma non chiedo aiuto a nessuno. Colpa vostra se preferisco mangiare velocemente in piedi in cucina, con la testa bassa e le cuffiette per evitare di incrociare lo sguardo altrui. Vi odio così tanto per avermi fatto così tanto male, io che per voi avrei dato la vita.
Mi sento cambiata, non migliorata. Mi sento strappata dalla versione di me che conoscevo meglio, quella che mi piaceva di più. Quella che preferiva farsi problemi, soffrire per le proprie ansie, dormire piangendo e ingoiare bocconi amari pur di non rompere nulla, pur di salvare qualcosa, qualcuno.
Ora parlo, quasi urlo, non mi importa più dell'eventualità che qualcuno possa rimanerci male durante l'espressione del mio io. Da un certo punto di vista, mi congratulo con me stessa, dall'altro non mi riconosco, mi fa paura.
Stasera pensavo che sono proprio una stupida a conservare la nostra foto nel portafoglio e portarti sempre con me, alla luce di quanto appena espresso in questo lunghissimo post sfogo che non leggerai mai (e mi va benissimo così). Stasera pensavo che sarebbe bello tornare indietro nel passato e rivivere il nostro primo appuntamento e le serate successive. Ma anche la nostra luna di miele è durata troppo poco a causa della vita, a causa delle tue paranoie di cui, ti auguro, spero tu possa liberarti presto, per il bene di te stesso.
Le cose sono cambiate, ma ti amo ancora profondamente. Le cose sono cambiate, ma non sono migliorate. Ti amo ancora profondamente ma non mi piaci più.
Continuo a pensarti e scrivere di te, ma mi hai fatto così male che non tornerei più. Non subito, non prima che le cose siano migliorate. Mi hai fatto così male che il nostro ricordo ormai non è più così positivo ma è sbiadito dal dolore, ho sofferto così tanto che ora mi impressiono anche un abbraccio e credo sia sufficientemente rappresentativo del mio stato mentale. Ti amo, ma non riuscirei più a guardarti con gli occhi dell'amore, non riuscirei più a vedere la stessa persona che ho visto per 7 anni, tra alti e bassi.
Per tutte le volte in cui ho sperato che le cose migliorassero. Per tutte quelle giornate dell'ultimo giugno in cui mi sono illusa che fosse tutto un brutto incubo. Per ogni mia speranza che hai distrutto come si distruggono i castelli di sabbia dei bambini chiassosi in spiaggia.
Per me.
Il tempo fa cambiare le cose, ma non mi importa più così tanto che migliorino.
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