Tumgik
#io comunque ti amo
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Rich che si siede alla scrivania al posto di Fazio e cerca di capire cos'è una penna 🥰
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Rich attratto dai pesci nell'acquario 🐠
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Rich bisbiglia all'orecchio di Fazio "STOP al genocidio" e lui dice solo stop 😒 apposta, per la DASPO o per altri motivi suoi
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Rich contento di avere una stellina d'oro sulla porta del suo camerino 🥰 e Ghali pieno raso 😂
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questa sarei io se mi trovassi faccia a faccia con Ghali 😂
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Rich fa un bell'inchino 💓
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Ghali e Rich 🩷🛸🫂
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Ghali fa le coccole a Rich 🩷🩷🩷🩷🛸
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sì, questa sarei io se incontrassi Rich e avessi l'opportunità di passare del tempo con lui 🫂💘 gli farei tante carezze e gli direi "Rich, sei tenerissimo" 🩵
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Ghali canta "BAYNA" e Rich, dietro le quinte, lo ascolta e va in estasi 🥰 (nei meandri del cell devo avere ancora il video)
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Ghali 💕
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foto di Ghali risalenti appunto al 18 febbraio scattate per mia sorella che studia fuori (la passione per Ghali me l'aveva già trasmessa lei 💕 la fissazione che mi ha spinto ad aprire una pagina tumblr, fare fanart, scrivere fanfic e mettermi su ao3 mi è venuta quando ho visto Rich 💓
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il post sulla DASPO. Poveri Ghali e Rich ❤️‍🩹
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angelap3 · 24 days
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"Sarò comunque una vecchia dignitosa e radiosa (come mi dice un caro amico).
Saper invecchiare ci porta inevitabilmente a nutrire le cose giuste del nostro sentiero.
io amo i miei capelli che imbiancano, accetto con sana ironia gli inevitabili cambiamenti del corpo e ci rido sù, ogni volta di più. E poi è inebriante sapere che stai
facendo la cosa giusta, per te e per chi ti vive. Fatevi un regalo davvero importante.
Regalatevi una vecchiaia serena, lontana da unghie finte (volgari!), da estention (ridicole), da labbra a canotto e così via…"
Rosita Celentano
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iimsc · 1 month
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"quella volta il regista fu visconti. ci diceva che ci assomigliavamo, che avevamo fra le sopracciglia la stessa “v” che si increspava per la collera, per la paura di vivere, per il terrore. lui la chiamava la “v di rembrandt”, perché diceva che nel suo autoritratto questo artista si era raffigurato con la stessa “v”. adesso ti guardo dormire e la “v di rembrandt” è scomparsa. adesso non hai più paura. - ti sei sentita assalita, trafitta, violentata nella tua sfera personale. e tu, tu l’hai sempre saputo che il destino ti prendeva con una mano quello che ti dava con l’altra. - bambolina, continuo a guardarti, a guardarti ancora. con i miei sguardi voglio inghiottirti e dirti ancora che non sei mai stata così bella e così tranquilla. riposa in pace. io ci sono. da te ho imparato un po’ di tedesco. le parole: ich liebe dich. ti amo, ti amo, bambolina mia."
questa è una parte della lettera di addio di alain delon a romy schneider. nel 2017, quando ho iniziato a soffrire di depressione, ho copiato proprio questa parte su un foglietto, l'ho piegato e messo nel mio vecchio portafogli. è sicuramente ancora lì dentro, tra scontrini di posti e date importanti. queste parole le ho portate con me per un lungo periodo. mi hanno sempre tranquillizzata che le sofferenze finiscono, che prima o poi la pace arriva, che prima o poi le "v di rembrandt" scompaiono. è passato del tempo, forse queste parole non mi servono più, forse la pace la cerco in altre cose, in cose calde, in cose presenti. però hanno avuto l'intimo potere di calmarmi quando ne ho avuto bisogno e questo è quanto basta perché restino importanti per me. altrettanto intimamente, per questo nucleo di energia che anche se non ha viaggiato in mia direzione comunque mi ha incontrata e in qualche modo segnata, ricordo e ricorderò sempre alain delon, oltre il suo ruolo di attore
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susieporta · 2 months
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IL MANDATO FAMILIARE: QUANDO GETTARE LA SPUGNA VA PIÙ CHE BENE.
Nessuno di noi sfugge al mandato familiare, quella missione che implicitamente e tacitamente viene assegnata dal sistema familiare senza che tu te ne accorga.
A volte è davvero tardi per accorgersene, ma i più “connessi” alla propria coscienza, non cedono facilmente al risucchio e si dibattono come pesci nelle reti, fino ad ottenere la libertà.
Una libertà che di solito si ottiene a caro prezzo e quel pagamento spesso avviene sotto forma di perdite, traumi, shock o eventi di vita che ti schioccano un voltaggio impressionante di energia che ti rende estremamente lucido per qualche giorno.
Una donna che intraprende ad esempio una carriera tipicamente maschile, pericolosa, violenta e dice di farlo “per il padre” di gareggiare per lui, che è stato sempre lui a dargli la forza, la spinta, la cazzimma…. Vittorie, sudore, fatica ma anche incertezze.
Quella figlia sta vivendo il ruolo che gli ha dato il padre, molto probabilmente: certo io non posso saperlo, parto da un caso singolo per espandere il pensiero anche ad altri.
Poi il padre muore e l’energia del sistema inizia a cambiare: quella promessa inizia a non gravare più come un macigno, quel contratto firmato chissà dove e chissà quando, diventa “carta straccia”.
Ed ecco che questa figlia inizia a non farcela più, inizia a perdere colpi, a fare improvvisi retromarcia, ad allontanarsi dal personaggio pensato per lei;
fino al ritiro repentino e definitivo: il mandato è stato strappato.
In questi casi la coscienza è abbastanza desta ed evidentemente la fame di vita “propria” è urgente: la decisione sembra il frutto di eventi circostanziali ma io, credo, sia il risultato di un lungo rimuginio, e non la reazione scomposta ad una sconfitta.
Le urla di rabbia e dispiacere sono dedicate al padre, all’averlo deluso, scontentato, non “onorato”.
E meno male, dico io.
Ma la liberazione è inevitabile, il richiamo alla vita è troppo forte.
Conosco molte persone che hanno trovato la via soltanto dopo la morte di un genitore ingombrante che aveva incasellato il figlio/figlia in un ruolo predeterminato, posando una greve scure sulle sue ali e instradandolo verso percorsi alieni alla sua essenza.
Io penso che tutto sommato, questa donna, come molti altri, ora inizierà la sua vita.
Queste sono mie interpretazioni non hanno alcuna pretesa di verità.
Sono mie sensazioni che nascono spontaneamente osservando delle dinamiche che ho osservato per 15 anni ogni giorno.
Gli eventi di massa li osservo per comprenderne le dinamiche profonde e per cercare di entrare in contatto con le forme che assume la vita quando tentandi farsi largo.
La vita per rompere gli argini e ricondurti a se, trova i modi più strani la cui logica sfugge ad occhi inesperti.
Credo che tutto sommato, nulla sia accaduto per caso, la sua rivale, la perdita del padre, la sconfitta, l’attenzione su di lei.
E alla fine, sorpresa: le viene riconosciuto comunque un premio in denaro pari a quello che ricevono le medaglie d’oro e questo accade sempre per motivi legati alle leggi universali, cioè perché la vita premia la vita.
La vita l’ha premiata lo stesso perché la resa era la cosa giusta.
Cambiare strada.
Rinnovarsi.
Abbattere la scure.
E tutto questo è davvero meraviglioso se guardato cogli occhi di un ricercatore.
Nulla accade per caso, soprattutto quando strappi il foglio del mandato familiare ( anche senza rendertene conto come in questo caso, o forse sì chi lo sa ) e inizi a disegnare su un foglio bianco la tua vita.
Dedico questo post a chiunque senta di aver fatto a pezzi questo mandato e anche a chi ne sente il peso senza riuscire ancora a volare.
Noi siamo i figli che per volare devono “pagare le ali”.
Auguri a tutti noi.
ClaudiaCrispolti
( lo sport non mi interessa, non seguo le olimpiadi, non sono un’esperta di sport, mi reputo una ricercatrice nel campo della crescita e dell’evoluzione e amo osservare la realtà come se fosse un grande laboratorio. I grandi eventi di massa sono una ghiotta occasione di studio e riflessione per me.
Queste sono SOLTANTO mie interpretazioni lo ripeto.
Niente polemiche, niente tifo pro e contro. Qualsiasi commento inadeguato per tono o contenuto verrà eliminato e la persona bloccata.
Ho molto da fare, ma scrivere fa parte del da fare.)
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francesca-70 · 10 months
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Succede che una mattina ti svegli e vedi che fuori non piove più e allora ti chiedi – beh? Che è successo?
Ecco, quella mattina successe a me che da tanto tempo non amavo, ma non per chissà quale motivo, non amavo e manco io sapevo il motivo preciso, ma forse sì che lo sapevo: che senso poteva avere per me l’amare se non amare che te?
Quella mattina io avevo una gran voglia di dirti – ti amo -, almeno credo.
Quanto mi manchi amore mio. Certo, io lo sapevo già dentro di me di questa cosa che mi manchi ma l’ho capita bene solo quando fuori ha smesso di piovere e a me mi giocava il cuore.
avanti, bisogna comunque provarci o almeno provo a convincermi che bisogna provarci.
Fossi riuscito a dirti ti amo oggi me ne fotterei della pioggia che smette o che non smette, facesse cosa cavolo vuole la pioggia, fossi riuscito a dirti ti amo io ora non sarei qui a pensare a dimenticarti senza cancellarti.
Sei incancellabile tu.
Sei come quelle macchie di inchiostro sul taschino della camicia, solo che sulla camicia ci puoi mettere una giacca, un maglioncino, ma su di te cosa ci posso mettere?
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Charles Bukowski
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cinnamoonrolling · 8 months
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vogliamo parlare di quello che è successo a DomenicaIn? una cosa disgustosa.
allora intanto parliamo della pochissima professionalità, perché c'erano artisti che hanno aspettato lì ore a vedere siparietti a dir poco imbarazzanti e se ne sono dovuti andare senza essersi esibiti perché "era finito il tempo". tempo che hanno trovato per parlare dieci minuti dei capelli di una, altri per sessua4lizzare un altro e altri ancora per leggere un comunicato raccapricciante.
comunicato che si sono affrettati a scrivere perché due artisti hanno osato dire cose assurde come "basta ammazzare bambini e gente innocente". parole di una gravità assurda, a quanto pare. ma, ehi, l'ambasciatore di isnotreal si è sentito punto sul vivo e minacciato, quando nessun nome è stato fatto e viviamo in un mondo così malato, distorto e marcio dove ci sta più di un genocidio in corso. excusatio non petita accusatio manifesta.
però qui siamo ad un livello di distopismo superiore perché viene considerato come messaggio d'odio "dobbiamo proteggere i bambini". non si nascondono più, non ci provano nemmeno.
e subito a leggere quel comunicato due volte (perché dopo è stato ripetuto come prima cosa al Tg1 delle 20). ci mancherebbe eh, noi sudditi così servili, dobbiamo leccare il culo ai potenti sempre.
però io quelle parole non le condivido. quelle parole non mi rappresentano proprio. a rappresentarmi, la settimana scorsa, è stata quella persona che ha urlato "Palestina libera" durante il discorso di Ghali. a rappresentarmi è stata quell'altra che ha detto "cita Gaza" mentre la Venier leggeva quell'oscenità. a rappresentarmi sono stati quei ragazzi con quei cartelli e la bandiera palestinese, l'ultima sera di festival, sulla Costa Smeralda.
anzi mi stupiscono i giornalisti lì, a DomenicaIn, che mi sono sembrati abbastanza d'accordo con i discorsi sia di Ghali che di Dargent. la Venier un po' meno. palese da come ha cercato di smorzare le parole di Ghali con l'ambigua "eh la pace la vogliamo tutti" (e se non ricordo male anche una frase come "quei bambini ti ricordano te stesso?", nella speranza di sviare il discorso), nel liquidare Dargen con "dobbiamo seguire una scaletta" (che poi non è stata comunque rispettata), e dalle parole che ha rivolto ai giornalisti lì: "non mi mettete in imbarazzo".
perché la Venier ama tutti. un po' meno chi non sta al suo gioco (ed i bambini palestinesi, ma in generale quello con la pelle più scura, temo). ed il suo gioco è sempre stato quello di bacini e abbraccini di qua, ti amo e amore mio di là. sessua4lizzare e oggettificare una persona da una parte e parlare della loro vita intima e sessu4le dall'altra. sono contenta sia crollato il mito di "zia Mara" (o quantomeno, me lo auguro sia caduto) perché non ho mai capito da cosa, come e perché sia nato.
un modo orribile per chiudere una settimana di Sanremo, che tra alti e bassi, è comunque riuscita a portare messaggi importanti.(Amadeus si è comunque preso una responsabilità nel mettere in gara due canzoni come Casa Mia e Onda Alta).
ora domenica, Ghali sarà da Fazio a Che Tempo Che Fa. ho letteralmente 0 aspettative perché Fazio è tra i più democristiani che ci siano in circolazione. magari il suo astio nei confronti della Rai permetterà di far parlare Ghali più liberamente, non so (però sono sicura che non ci risparmierà la domanda "eh ma quindi tu...condanni ham4s?", possiamo già metterci il cuore in pace).
mi è piaciuto molto come Ghali nel suo discorso abbia nominato internet come fonte di informazione (se non ricordo male, in relazione alla possibilità di vedere come lui abbia sempre parlato dell'argomento), un bel suggerimento nel dire che se sai cercare, trovi anche quello che non ti vogliono dire. (e l'imbarazzo che ho provato nel vedere una persona intelligente fare un discorso coerente e giusto essere ridotta in "sei proprio sexy" e "io l'ho visto da dietro" da due vecchie viscide, non ve lo so spiegare, anche perché lui era visibilmente a disagio.) e Dargen, citando dati dell'ISTAT parlando dell'immigrazione, ha reso il suo discorso letteralmente inconfutabile. tant'è che sono corsi ai ripari nell'unico modo a loro possibile, ovvero zittendolo.
questo perché la stragrande - per non dire la quasi totalità - delle persone si limitano alle informazioni che vengono passate loro dai media, senza andare a controllarle da sé, magari approfondire e vedere se c'è dell'altro che non dicono perché altrimenti distruggerebbe le loro argomentazioni, la loro credibilità.
e questa è l'Italia, "un paese di musichette, mentre fuori c'è la morte" come dicono in Boris. ed è vero. domenica scorsa è stata la conferma. siamo questa cosa qui. pizza, pasta, mandolino e grasse risate, senza mai prenderci responsabilità e stare dalla parte giusta della storia. una storia che poi si ricorderà di noi e che non perdonerà.
adesso ho visto che qualche cantante e influencer ha iniziato a parlare. aspettavano che qualche altro ci mettesse la faccia prima di loro e adesso cavalcano l'onda per avere consensi credo (soprattutto per gli influencer, dato che per loro è tutto un trend, anche la vita dei palestinesi se i tempi chiamano). meglio di niente suppongo? almeno se ne parla.
distopico comunque è stato che poche ore dopo il comunicato Rai, durante il Super Bowl tra pubblicità sioniste, c'è stato l'attacco a Rafah. io non penso di riuscire a dire altro, davvero. questa situazione è angosciante e terrificante e siamo tutti complici finché i governi che dovrebbero rappresentarci non ci ascoltano (anzi, ci zittiscono) e non intervengano in qualche modo.
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dilebe06 · 27 days
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The Umbrella Academy (4° stagione)
" vi voglio bene ma siete dei coglioni."
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Questo commento inizia con un ringraziamento a Game Of Thrones e a molti drama koreani. Grazie a loro oramai sono temprata ai finali orribili, aperti, senza senso. Mi hanno crudelmente insegnato la nobile arte della disillusione ed a tenere bassissime le mie aspettative sul finale di una serie, ogni volta che qualche show si avvicina alla sua conclusione. GOT docet
Ciò, ringraziando Iddio, mi ha salvata dalla pugnalata emotiva che è la bruttezza della quarta stagione di The Umbrella Accademy. Leggo in giro commenti di fan arrabbiati, delusi, frustrati, increduli e onestamente se non fossi ormai forgiata a ciò, anche io sarei sulla loro stessa lunghezza emotiva. E' tosta infatti vedere come LA STAGIONE FINALE di una serie che hai amato alla follia sia un totale disastro su moltissimi aspetti: ritmo, narrazione, buchi di trama, involuzioni dei personaggi, buchi di logica... ma soprattutto - e questo è quello che mi fa più male - distruzione dei caratteri, personalità, evoluzioni dei personaggi. Che poi sono ciò che amo di più della Umbrella Academy.
La quarta stagione pare un riassunto. Una bozza, per citare @veronica-nardi. Sembra che gli sceneggiatori avessero un idea generale di cosa fare - Ben e Jennifer - e per il resto sia solamente abbozzata. Manca l'intensità, il conflitto emotivo, l'organicità del racconto.
Ci sono personaggi che hanno quest secondarie che non portano a niente né di trama né di crescita e ti viene la sensazione che siano state inserite nella serie, solo per dargli qualcosa da fare. Manca la follia tipica dello show che tanto me l'ha fatto amare: quell'idea di star vedendo qualcosa di divertente e stranissimo che è allo stesso tempo triste e introspettivo. The Umbrella Academy ha sempre avuto il giusto mix tra stravaganza e analisi interiore, tra risate e drammi.
In questa ultima 4 stagione, ci sono anche buone idee - come la crisi del rapporto matrimoniale tra Lila e Diego - ma la serie è così frettolosa che niente viene approfondito o risolto e anzi...
Ci sono mille domande a cui manca la risposta. Domande che ci portiamo dietro dalla prima stagione e di cui meritavamo un responso che la serie a ben pensato di evitare e di lasciarci con il dubbio.
Ci sono eventi che contraddicono quanto detto nelle stagioni precedenti e che mi hanno sorpreso tantissimo perché di solito, nelle altre stagioni, erano stati attenti a non creare casini. D'altronde giochi con linee temporali e viaggi nel tempo...ma una tale palese superficialità ed un così cattivo lavoro sarebbe quasi da premiare.
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E ciò si ripercuote anche nel finale. Idealmente è un finale perfetto, logico quasi. Tutti i casini sono cominciati con loro e con loro devono finire. E' quasi poetico come alla fine siano stati davvero dei supereroi che si sono sacrificati per il mondo...riprendendo quindi in mano anche il discorso dell'essere degli eroi.
Loro d'altronde non dovrebbero esistere. Al pari di Jennifer, sono stati creati con la Merigold. Quindi anche senza poteri, rimangono comunque delle " cosa che non dovrebbero esserci". Non sono stati generati. Non hanno un padre. Sono nati all'improvviso senza nemmeno i 9 mesi di gestazione.
Infatti in questa quarta stagione, pur non avendo dei superpoteri, i Custodi ci fanno capire che basta la loro presenza in quella linea temporale perché la situazione sia sbagliata. Ed ecco perché la loro cancellazione. E perché tutte le stagioni precedenti sono finite con il mondo distrutto. Sono come un virus che infetta qualsiasi posto in cui vanno.
Avevo letto di una soluzione che prevedesse che Viktor togliesse a tutti i poteri e si sacrificasse perché la situazione tornasse sui giusti binari. Ma non è possibile perché appunto, già dalla prima puntata, quando loro sono senza i superpoteri, viene fatto capire che le linee temporali stanno convergendo. Non dipende quindi dai poteri ma da loro stessi.
Per me quindi è un finale sensato ma è stato così veloce e così poco d'impatto il loro sacrificio che anziché piangere tutte le mie lacrime - d'altronde stavano per essere cancellati dall'esistenza TUTTI i personaggi - sono rimasta molto asettica. In sostanza, non ho provato nessun dispiacere.
E dire che la morte/sacrificio di Ben alla fine della seconda stagione è ancora una scena che mi fa piangere ogni volta che la guardo o ci penso. Credo che se dovessi scegliere una scena che mi strazia il cuore, sceglierei sempre quella.
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E invece cazzo! Amo the Umbrella Academy. Amo i personaggi, le loro storie, psicologie. Anche la sua folle trama. Amo l'assurdità e la disfunzionalità di questa famiglia.
Ma appunto, forse perché tutto sono stati in questa stagione, tranne che una famiglia, ho percepito così poco emotivo questo finale! Forse la distruzione dei personaggi mi ha fatto arrivare alla fine pensando che quelli non erano davvero i ragazzi della Umbrella Academy. Non erano più loro.
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Ma andando nello specifico:
La storia di Jennifer e Ben
Allora... prima di tutto Jennifer era un personaggio orribile. Anzi, non era nemmeno un personaggio ma un contenitore per una cosa pericolosa. Non aveva personalità, caratteristiche...niente. Un pezzo di carta vuoto. Non abbiamo mai saputo nulla di lei. Non ha una storia, un qualcosa che la fa essere reale. Capisci a me che preoccuparmi per lei era L'ULTIMA cosa che mi importava.
La storia con Ben poi, era più una roba da magneti che una storia d'amore. Lei era disposta a lasciare la sua famiglia e tutte le persone che presumibilmente la amavano dopo aver parlato con Ben per circa 2 minuti. Lui le fa:-" Dai, scappiamo! Ti porto via da qui." E lei, che non era in pericolo o altro gli risponde :-" ok andiamo." Fine.
I due sembrano attirarsi come una calamita ma tutto ci vedo tranne che una storia d'amore.
Senza parlare poi dello spreco per il personaggio di Ben.
Parentesi: Ben è assieme a Five e Diego uno dei miei personaggi preferiti. Il Ben della nostra linea temporale intendo. Questo Ben non è quel Ben. E' un altro Ben che NON SI è MAI RELAZIONATO con nessuno degli Umbrella. Non ha rapporti amichevoli con nessuno di loro e quindi la sua salvezza pare più legata ad un discorso di fare la cosa giusta piuttosto che salvare una persona a cui vuoi bene.
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Ed è un peccato perché con questo Ben ci si poteva lavorare sopra tantissimo. E' un uomo che ha perso tutta la sua famiglia, finito in una linea temporale diversa, senza poteri, dove 7 individui cercano di stargli vicino ma non perché gli vogliono bene ma perché gli ricorda il loro Ben morto anni or sono. Sai quanto ci potevi psicologicamente lavorare su questo? La prima stagione l'hai fatta praticamente sulle problematiche emotive di Viktor! Perché con Ben no?!
Tralascerò poi il fatto tristissimo che Klaus non abbia mai saputo che è stato il loro padre ad uccidere Ben. E per sanità mentale non mi domanderò neanche perché Ben fantasma non abbia mai domandato al fratello come sia morto ecc ecc...
Su questa storia poi ci si potrebbe anche fermare a riflettere sulla parte logica:
Perché il padre non ha ucciso subito Jennifer? Perché tenerla rinchiusa in un Truman Show? Mi si potrebbe rispondere che è perché Reginald non uccide gente a caso. Magari pensava che i ragazzi non avrebbero ripreso mai i poteri e quindi non ci fosse bisogno di ucciderla. Ma è una stronzata quando lo abbiamo visto uccidere Luther e Klaus senza batter ciglio nel momento in cui intralciavano i suoi piani o se le loro morti servivano a qualcosa! Reginald non è il tipo che si affida alla speranza. Anche perché gli costa più la baracconata della finto paesello che un omicidio di una ragazzina.
E poi... ma sto Durango che è presente in Jennifer....la moglie di Reginald dice che è stata creata erroneamente assieme al Marigold. Ma perché non è mai cicciata fuori fino a mo'? Dove era il Durango nella linea temporale della Sparrow Academy ad esempio? Lì l'incidente di Jennifer non c'è stato poiché Ben è ancora vivo ed il Durango quindi non esiste? Perchè?
Tutta sta storia è un gran peccato. Uno spreco. Perché avevi il personaggio di Ben che poteva essere analizzato, esplorato e relazionato con gli altri ed invece... il blob schifoso gli hanno fatto fare!
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Ben, mi manchi come l'aria
Viktor
Chi ne esce un pochino meglio è il personaggio di Viktor che conclude il suo arco di sviluppo tenendo testa al padre e assumendo finalmente il suo ruolo di eroe in autonomia.
Ma anche qui c'è un meh: ottimo che abbia contrastato Reginald, che gli abbia vomitato addosso decenni di abusi e traumi..se solo quello fosse davvero il loro padre! Come ricorda lo stesso Reginald, lui e il loro papà sono persone diverse. Un conto è opporsi al vero Reginald, l'incubo della loro infanzia. Avrebbe avuto tutto un altro peso. E un conto invece è contrastare un tizio che gli somiglia ma non è lui.
Ma ho comunque apprezzato che Viktor abbia almeno provato con tutte le sue forze a salvare Ben e che sia andato contro Reginald. Grandi progressi rispetto alla prima stagione!
Luther, Allison e Klaus
La cosa che mi fa impazzire qui è che se togli questi tre personaggi dalla quarta stagione a livello di storia e di introspezioni, non cambierebbe nulla. Nulla!
Luther ridotto ad un personaggio machietta, che fa ridere e fa da spalla a Diego quando invece abbiamo visto come le stagioni precedenti costruivano la sua indipendenza dal padre, il suo conflitto sull'essere il Numero Uno o sul fare la cosa giusta ecc ecc...
La sua storyline era sempre legata alla trama principale mentre esplorava vari lati della sua psicologia, mettendolo di fronte a conflitti interiori e drammi familiari.
Nella questa stagione sparisce tutto: sia la sua amata Sloane che nessuno sa che fine abbia fatto, sia la coerenza narrativa... visto che con i poteri gli ritorna anche il corpo scimmiesco quando abbiamo visto che ciò era dovuto ad un intervento del padre per salvargli la vita e non al suo superpotere. Ma tant'e! Luther deve far ridere e quindi sti cazzi la coerenza narrativa!
Allison poi. Ok, a me sta tizia non è mai piaciuta. Sin dalla prima stagione. L' avevo rivalutata nella seconda perché percepivo il lavoro degli autori di farle sviluppare la consapevolezza di sé anche senza i suoi poteri: la lotta per i diritti civili senza usare la sua voce era una bella idea.
Nella terza stagione invece si trasforma in una stronza aggressiva/passiva che quasi stupra Luther - la serie vuole farcelo dimenticare ma io non dimentico - perché è arrabbiata. Che fa accordi sottobanco con Reginald e porta al reset del mondo. Un rottweiler con la rabbia, praticamente.
Questa stagione inizia con tutti che sono arrabbiati con Allison per le vicende della stagione precedente ma... nessuno ne parla mai o c'è alla fine qualche risvolto. D'altronde Allison passa metà serie appresso a Klaus - ha preso il posto di Ben - e a relazionarsi con la figlia adolescente... anche la sua storyline è completamente staccata dalla trama orizzontale e pure tutta la sua psicologia viene messa in secondo piano.
Gran parte del suo personaggio ha sempre ruotato attorno a due tematiche: raggiungere obbiettivi da sola senza usare la Voce ed il conflitto tra la famiglia e Claire. Nella terza stagione aveva scelto la figlia ma non vediamo mai come questa decisione influisca nella storia o nelle relazioni tra i personaggi.
Allison sta in questa stagione perché ci deve stare e punto.
PS: qualcuno sa cosa gli è successo ai poteri?! adesso non ha manco più bisogno di dire " ho sentito una voce". E' passata direttamente alla telepatia. Allison ammazza la gente pensando.
Così.
Perché ci va.
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Ed infine Klaus, uno dei personaggi più eclettici, folli e intriganti della serie. La sua storia lungo tutta la serie è quella che secondo me racchiude perfettamente l'anima dell'Umbrella Academy: divertente, matta, sconvolgente ma anche triste e introspettiva. Il suo personaggio ha una quantità impressionante di spunti: dalla sua storia con Dave fino al suo rapporto con Ben fantasma. La sua dipendenza dalla droghe, la mancanza di fiducia in sé stesso, la sua connessione con la morte...tutte tematiche che si riflettono in questo personaggio.
In questa stagione ahimè sparisce tutto. Klaus compie un' involuzione quasi imbarazzante, tornando quasi il personaggio della prima stagioni. Appena tornati i poteri torna a drogarsi per finire a far da schiavo sessuale e poi seppellito vivo in un cimitero. Salvato poi da Allison. E stop. Non c'è altro.
Si poteva analizzare il rapporto con la nipote Claire, fargli avere un evoluzione che lo allontanasse definitivamente dalle droghe o anche - cosa che avrei adorato - si poteva trattare il rapporto tra lui e Ben ora che Ben esiste ma non è lo stesso Ben. Per Dio, sono stati assieme per decenni. Sempre appiccicati come colla. Poi te lo ritrovi davanti in carne e ossa - seppur diverso caratterialmente - e... niente?! famo finta che non lo conosciamo neppure a sto Ben?!
Klaus a differenza dei fratelli non è solo un personaggio sprecato. Ma è più di tutto una orribile cancellazione della sua costruzione durata ben 3 stagioni.
E no, il fatto che a 5 minuti dal finale si scopra che Klaus può volare non è un evoluzione. Chissà perché poi, ci hanno detto sta cosa. A che serve?
Diego, Lila e Five
I drammi veri.
Partiamo da Diego. Preciso che non è stato sin dall'inizio un personaggio che amavo ma piano piano ha preso sempre più piede nel mio cuore. Adoro il suo essere un finto duro, la questione del peso dell'essere il Numero Due, il fatto di voler essere un eroe perché crede davvero che le persone possono migliorare il mondo. E' una persona buona Diego. Sensibile e tenero. E amo il fatto che nei momenti di nervosismo diventasse balbuziente, quasi a cementificare la sua doppia natura di duro/tenero.
E mi è sempre piaciuta la sua relazione con Lila. Due matti che si incontrano in manicomio e che hanno un legame disfunzionale perché loro sono disfunzionali ma in qualche modo... funzionano.
In questa quarta stagione Diego affronta la monotonia di tutti i giorni. L'avere una vita normale, casa, lavoro e figli che alla lunga annoia un uomo che ha passato tutto ciò che ha passato Diego: traumi, abusi, apocalissi, mazzate, sparatorie, pericolo... questo è anche il dramma di Lila che come il marito, soffre per questa vita così poco avventurosa. E da qui, nascono i problemi matrimoniali.
Diego pensa che Lila lo tradisca ed entra nella CIA con lo scopo di ritrovare una vita più movimentata. Ora, ci può anche stare questa dinamica tra Diego e Lila. E' anche molto realistica e trova una coerenza nei personaggi.
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Ma anche qui la troppa velocità rovina le cose. Alla CIA Diego parla con un uomo che si lamenta perché gli manca la famiglia: lavora troppo e troppo tardi ha capito che i suoi figli e sua moglie sono la cosa più importante per lui. Questa scena, che dura 3 minuti forse, illumina Diego che gli dà ragione e nel giro di neanche una puntata, lo vede far dietrofront e tornare da moglie e figli, consapevole che loro, sono le cose più importanti della sua vita. Tutto ciò grazie ad una frase detta da un tizio random.
Domanda: ma anziché mandare Lila e Five nella metropolitana, non ci potevano mandare Diego e Lila? Così avrebbero risolto i loro problemi matrimoniali capendo l'importanza di ciò che hanno costruito assieme.
D'altronde Diego ha avuto un infanzia abusante ed un padre orribile. Lila è stata manovrata dalla madre ed ha avuto anche lei una vita terribile. Adesso hanno dei figli... non si poteva analizzare questo? l'essere genitori, costruire una vita più bella, le difficoltà di essere un padre ed una madre migliori di quelli che hanno educato loro.
Buon Dio, non sappiamo nemmeno i nomi di questi bambini!
Il suo finale è forse uno dei peggiori poiché viene cancellato dall'esistenza senza sapere se sua moglie lo ama, tradito da lei e da suo fratello, andandosene da questo mondo amareggiato e con il cuore spezzato.
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Stesso percorso ma con esiti diversi per Lila.
Anche lei come il marito soffre questa vita monotona e ritrovandosi bloccata con Five per 7 anni nella metropolitana, "cade" in amore per il fratello del marito, vivendo una vita idilliaca assieme a lui, coltivando le piante, pomiciando e facendosi regalini.
Durante questo periodo Lila pare dimenticarsi del tutto della sua vita fuori di lì. Non pensa mai ai figli, al marito, alla famiglia che ha lasciato dietro di sé. Ma d'altronde questo pezzo importantissimo che manda a puttane due personaggi dura venti minuti. Se ci mettevi anche l'introspezione poi non bastava il tempo!
Alla fine Five le rivela che ha trovato il modo per tornare a casa e SBAM! Lila si ricorda improvvisamente che è una moglie ed una madre. Che gli mancano i suoi figli... non Diego
Fino alla fine non si capirà se il rapporto con Five sia nato per via della sopravvivenza o se ci sia davvero amore tra loro: lei dice la prima ma quando Diego le chiede se ama Five, Lila è indecisa e non risponde.
La crisi quindi non viene minimamente affrontata ma anzi le cose si fanno più complicate e da un finale di serie ti aspetti che ormai i personaggi siano maturi abbastanza, che siano cresciuti, che si siano evoluti maggiormente per risolvere la questione e lasciarci con personaggi finalmente progrediti. Ed invece...
Lila era uno dei miei personaggi femminili preferito: psicopatica, folle ma in fondo buona e desiderosa di avere una famiglia. Per certi versi era simile a Five. Ma in questa stagione la vediamo buttar via tutta la costruzione della sua storia con Diego, tutti i risultati raggiunti per... una cosa non necessaria né alla trama né al personaggio.
Alla fine tutta sta storia Five/Lila... cosa ha aggiunto al personaggio? in cosa l'ha cambiata?
PS: anche per lei, poteri strani. Adesso può sparare i laser dagli occhi. Bello. Peccato che il suo potere fosse il poter replicare i poteri degli altri e NESSUNO tra loro ha questo potere. Chiaramente un potere dato solo per fare le scenette divertenti e chi se ne frega della coerenza narrativa.
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Ma don't worry. Se la situazione personaggi è brutta, può ancora peggiore con Five, colui che più di tutti viene massacrato da questa stagione. Per tutta la stagione mi sono ripetuta come un mantra ":- Questo non è Five. Questo non è Five. Questo non è Five."
Il buon Five infatti, si ritrova bloccato con Lila nella metropolitana e piano piano si innamora di lei, tradendo suo fratello ecc ecc. Questa nuova vita è così paradisiaca che nonostante trovi la via di casa, Five ci mette 5 mesi a rivelarla a Lila, troppo timoroso che lei se ne vada e l'idillio finisca.
Una volta poi che tornano a casa, Five non pare nemmeno troppo dispiaciuto di aver rubato la moglie al fratello. Anzi. Nel momento clou, quando il blob Ben/Jennifer rischia di uccidere tutta la sua famiglia, anziché combattere per salvarli, comincia a fare a botte con Diego, ignorando totalmente il pericolo.
Five viene cancellato anche lui dall'esistenza con suo fratello furioso con lui e la donna che ama che gli ha detto che la loro storia è stata solo un avventura... fantastico.
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Mio Dio, non so nemmeno da dove cominciare:
Per 3 stagione abbiamo visto Five cercare di salvare la sua famiglia. E' rimasto bloccato 45 anni nell'Apocalisse completamente da solo con l'unico desiderio di tornare dagli altri. E' sempre lui che riunisce la family, li sprona o manda a puttane le loro vite tranquille perché si riuniscano. Non c'è niente di più prezioso per Five dei suoi fratelli. Ha fatto cose orribili per tornare da loro. Ha ammazzato innocenti, è diventato un assassino, ha venduto la sua moralità solo per poterli vedere e salvare.
Poi gli sceneggiatori alla quarta stagione si sono resi conto che l'attore che fa Five adesso è grande abbastanza per avere una storia d'amore - d'altronde tutti i personaggio l'hanno avuta perché lui no?! - ed hanno ben pensato di piazzarlo con Lila perché con 6 puntate difficilmente avrebbero avuto il tempo di creare una storia d'amore credibile per un personaggio come Five con una persona random. Tanto più che tra loro c'è sempre stato questo rapporto un po' frizzantello...
Risponderò a ciò riprendendo un discorso letto qui su Tumblr ma che non ritrovo più [ se lo trovo lo metto ] e che in sintesi sosteneva che Five ha già una storia d'amore. La più importante di tutte: quella con la sua famiglia. D'altronde The Umbrella Academy parla proprio di famiglia.
E' un amore totalizzante, potente. Che gli ha dato la forza per sopravvivere fino alla quarta stagione ed affrontare cose terribili e lo ha reso l'uomo che è adesso. La prima preoccupazione di Five è sempre stata la sua famiglia. Sempre.
Perciò la storia d'amore con Lila non era necessaria. Soprattutto una storia d'amore che lo vede mandare a puttane la sua famiglia come se non gliene fregasse nulla di loro. Buon Dio, non voleva tornare! Aveva la strada di casa sottomano e non l'ha seguita. Sarebbe rimasto fermo a vedere gli altri morire!
Vederlo fare a pugni con Diego mentre gli altri rischiano la vita è stata una visione straziante: quello non è Five. Non sarebbe mai rimasto a guardare mentre Luther, Klaus o Allison rischiano di essere uccisi.
Tutto ciò è ancora più assurdo perché questo stravolgimento del personaggio è nato in venti minuti di puntata. La serie ci dice che sono passati sette anni ma per noi spettatori non è nemmeno una puntata. E' un cambiamento così repentino e fuori dal personaggio che mai e poi mai potrei digerirlo. Non puoi modificare un personaggio così cementificato, impostato come Five in una sola puntata.
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L'idea che mi sono fatta è che gli autori volessero dirci che Five si fosse stancato di salvare la sua famiglia. Se nell'Apocalisse non aveva mai mollato perché era solo, questa volta ha compagnia e per la prima volta dalla prima stagione, appende il cappello al chiodo e si riposa. Non trova di nuovo la via di casa ma stavolta Lila è con lui.
E se da una parte posso apprezzare questa idea per esplorare questo fatto che Five sia stanco, che voglia riposarsi, che non ne possa più perché d'altro canto è umano pure lui, dall'altro posso certamente dire che se questa era l'idea, potevano farlo meglio: esattamente come con Viktor, la cui evoluzione mentale cambiò lungo tutto l'arco della prima serie, avrebbero dovuto mostrarci un Five che sin dall'inizio della quarta stagione soffre questa situazione. Farci vedere come cercare una soluzione per la famiglia lo stressi e distrugga mentalmente. No che nel giro di mezzo episodio abbandona tutto e tutti!
Ma soprattutto, se questa era la scelta, dovevano farci vedere un Five che anche se sta bene con Lila, sceglie la sua famiglia alla fine perché questo è sempre stato il filo conduttore della sua vita. Perché per come l'hanno gestita pare che Five non torni dai suoi fratelli non perché non può...ma perché non vuole.
A pezzi. Hanno fatto a pezzi questo personaggio. E ripeto l'idea di Five che cede alla stanchezza non era nemmeno male come concetto da esplorare. Poteva essere interessante. Ma non così.
Five se ne va da questo mondo senza aver fatto pace con Diego, senza aver risolto nulla ma soprattutto dando l'impressione che la sua storia con Lila fosse più importante della sua famiglia e questo non lo posso accettare.
Che poi: Lila ci ripete costantemente che lei e Five sono rimasti intrappolati per 7 anni. Come se la quantità di tempo assieme fosse una giustificazione. :-" ci siamo innamorati perché abbiamo passato 7 anni insieme!! Capito? sette anni!! era ovvio che ci saremmo innamorati! Perché siamo io e lui da 7 sette anni!"
Cioè è la serie che ci ripete fino alla nausea che sono passati tot anni così da giustificare la cosa!
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Un massacro.
Persino il personaggio di Reginald che è sempre stato un mistero da risolvere, non si salva:
Non ho capito ad esempio, perché se il suo obiettivo era riportare in vita la moglie, ha creato l'Umbrella Academy e tutte le Academy che abbiamo visto. Che c'entra questo con il suo obiettivo finale? E poi non abbiamo saputo nulla su di lui. Sul suo pianeta, su come sia morte Abigail. Perché in certe linee temporali questa donna era viva e in altre no... niente. Non si è scoperto niente.
Ed infine, il buco di logica finale che mi ha dato la certezza che tra i tanti problemi di questa serie, ci fosse anche il fatto che gli autori non abbiano riguardato le stagioni precedenti: i figli di Allison e Diego che giocano felici e contenti nella linea temporale originale. Tutto molto bello. Peccato che ciò contraddica quanto detto nelle stagioni prima, in particolare il Paradosso del Nonno. Se tuo nonno muore prima che nasca tuo padre, tu non puoi esistere. Semplice e efficace. E allora, se Lila, Diego e Allison non sono mai esistiti, come possono esistere i loro figli????!!! Da dove sono nati?
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E niente finisce così. Finisce così una - e l'unica - serie occidentale che seguivo sin dall'inizio e amavo tantissimo. Una delusione e un enorme peccato.
Perché meritavamo di meglio. Perché Luther, Diego, Allison, Klaus, Ben, Five, Viktor e Lila meritavano di meglio. Andavano celebrati, dopo tutto il percorso che avevamo affrontato assieme. Ed invece siamo stati costretti ad assistere alla cancellazione - in tutti i sensi - dei loro personaggi e progressi.
La cosa che mi dispiace di più è che arrivata alla fine della serie, avrei voluto percepire il senso di famiglia. La storia inizia con questi fratelli che sì, si vogliono bene, ma sono così traumatizzati che rendono le relazioni tra loro molto disfunzionali e bizzarre. Dopo 3 stagioni di mirabolanti avventure, di crescita personale, d'evoluzioni, di rapporti riallacciati ma anche tesi, mi aspettavo che i ragazzi dell'Umbrella Academy si ritrovassero come famiglia, uniti nell'affetto e comprensione. Ed invece...
Un peccato. Un dannato peccato.
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*consoliamoci con questi due adorabili idioti
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odioilvento · 8 months
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Piacere, sembro bergamasca e ho la faccia da stronza.
Torno dal lavoro stasera, parcheggio e un vicino della scala successiva alla mia è fuori con il cane. Mi dice una cosa della macchina e poi mi chiede del mio lavoro. Si ricordava che facevo la geometra, ma gli spiego che lavoravo in un altro tipo di ufficio fino a quattro anni fa, ma adesso sono in ospedale (l'ultima volta che avevamo parlato facevo ancora l'impiegata).
Mi racconta del suo lavoro, facciamo due battute e poi mi dice: ma tu sei di qui? Proprio di qui qui, non di un paese qua intorno? Gli spiego che sono di qui qui, mia mamma abitava in centro e mio papà è sardo ma sa il nostro dialetto meglio di me, e io sono nata e sempre stata qui. Capisco cosa vuole dirmi e lo anticipo: perché pensavi fossi bergamasca o bresciana o cremasca, vero? E lui: sì, bergamasca.
Lo so, non ho l'accento di qui, per fortuna, spesso mi hanno detto che sembro bergamasca e questo mi piace perché amo Bergamo e i bergamaschi, per me è un complimento.
Parliamo ancora un minuto, mi chiede una cosa di mio figlio e poi mi dice: posso dirti un'altra cosa? A parlarti sei diversa da come sembri. E io lo anticipo ancora: perché ho la faccia da stronza? E lui: sì, sembri più cupa, mentre a parlarti sei diversa, sei simpatica, attiva.
E so anche questo, perché me lo hanno già detto. Inizialmente sembro seria, un po' antipatica, ma se parli con me ti accorgi che sono diversa. Gli rispondo che io mi faccio i fatti miei, buongiorno, buonasera, non so neanche tutti i cognomi di chi abita nel mio palazzo. Ma se mi chiedi una cosa, parlo e rido volentieri. Tanti anni fa mi dava un po' fastidio quando mi dicevano che ho la faccia da antipatica, adesso no, meglio, perché credo molto che per sapere chi è una persona devi andare oltre il primo impatto e se mi dicono così è perché non si sono soffermati al fuori.
Comunque sono entrata a casa ridendo e mi sono presentata a mio marito: piacere, bergamasca con la faccia da stronza (e orgogliosa di sembrare entrambi).
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nitroglycerin-a · 1 month
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Ah si comunque sono anche in quel periodo dove penso davvero che i miei amici non siano proprio il top nei miei riguardi e che sono sempre diciamo…invisibile e che sia la conseguenza di essere troppo permissiva e comprensiva e mentre l’emo boy sta con la stessa malattia mia ed esce tutti i giorni TUTTI I GIORNI ed i suoi amici lo sanno e sono tipo “bro 🤣🤣 ma sticazzi stai 10 cm lontano bro non ti lasceremmo mai a casa da solo bro” io invece ho addirittura chiuso un’amicizia di 10 anni perché pensava volessi infettarla volontariamente, io amo le donne ma a volte credo davvero i rapporti più sinceri e forti siano tra amici uomini e che non c’è nulla che possa arrivare a quel livello di fiducia
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chouncazzodicasino · 10 months
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Ieri pomeriggio è venuto papà in negozio, a sorpresa. Così. Non che ci sia nulla di strano, ma un po' mi fa sorridere questa cosa. Io e mio padre non abitiamo vicinissimi, lui abita in centro a Roma, io fuori in un paese. È venuto e abbiamo passato il pomeriggio insieme a chiacchierare mentre lavoravo. L'altro ieri mi ha chiamata per chiedermi un consiglio su alcune delicate dinamiche familiari, questa estate siamo stati molto l'uno di supporto all'altro per queste dinamiche micidiali (non si capisce per quale motivo si dice parenti serpenti e non parenti pezzi di merda). Insomma, nell'ultimo periodo sento che i miei consigli sono per lui importanti e di supporto, sento che ha bisogno di sentire la mia campana e questa cosa mi stupisce piacevolmente ancora un po'.
Negli ultimi anni papà si è smussato. Non voglio dire cambiato perché non sarebbe il vocabolo giusto. Si è calmato? Forse. Si è rasserenato? Eh, dai, forse sì. Sì è rassegnato? In alcuni casi sì. Ma sono tutte accezione positive del termine e io sono una vera sega a parlare quindi meglio di così non riesco a spiegarlo. Penso spesso a quando è cominciata questa sua variazione da "orso" a "orsetto" e non so bene a cosa attribuirla. Un misto di pensione/nonnitudine/vecchiaia e di certo la malattia di nonna. Veder passare una donna da totalmente indipendente, dinamica, con una vita così piena e attiva che se solo ci penso io oggi mi viene il fiatone, ad una nonnina con la testa che fugge e si stacca, che ha bisogno di un aiuto pratico per quasi tutto, nel giro di pochi mesi, è stato devastante. Lacerante. Sono convinta che questo lo abbia molto scosso. Come scuote e percuote me, anche solo a scriverlo, con le lacrime agli occhi. Perché mia nonna è il mastodontico perno di questa grande famiglia chiassosa, stronza e dispersa nel mondo, che nonostante tutto amo. Comunque...
Io e mio padre siamo sempre stati connessi. Culo e Camicia. Quando ci chiamavano così io immaginavo un culetto pallido con dei bottoncini attaccati alla pelle (che ero io) e una camicia azzurro chiara che si abbottonava perfettamente su quei bottoncini (che era papà). Eravamo uguali. Fumantini. Forti. Spigolosi. Tuonavamo. Ma anche molto divertenti e buffi. Poi lui se n'è andato di casa e mi ha lacerato il cuore. "La persona che odio e amo di più al mondo", solo così riuscivo a pensare a lui nella mia mente in quel periodo, in quei merdosissimi anni che la mia mente vuole ricordare solo a sprazzi. In quel periodo ho eruttato come un vulcano violento, contro il mondo, ma soprattutto contro di lui. Poi col tempo, ci siamo ritrovati, ritrovati veramente, dentro, perché fuori non ci siamo mai persi. So che il mio giudizio su di lui in quel periodo ha pesato come un macigno, ma è giusto che sia così. Oggi siamo sempre molto simili, ma siamo entrambi cambiati. Io, come lui, mi sono smussata.
Mi piace questa nuova fase della nostra vita dove oltre a figlia che può essere portata in braccio fuori dai rovi come un cerbiatto delicato, sono anche la figlia che hai bisogno di sentire per un parere, quella che parlando, in un continuo brainstorming incasinato e mal parlato, ti fa riflettere e ti apre finestrelle nella mente che tenevi chiuse senza volerlo.
Se penso a questa nuova nostra fase la prima immagine che mi viene in mente è il giorno di ferragosto di quest'anno. Dopo il classico pranzo sotto le montagne, con le tante famiglie della nostra gigante famiglia, tante risate e tanto buon cibo abbiamo portato nonna a riposare e io ho cominciato a pensare ai miei zii, a cosa si stanno perdendo vedendola poco o niente, a come sono lontani, come cerchiamo di includerli e ci scanzano, la scanzano. Ho raggiunto papà, su una panca vista ghiacciaio, e ho cominciato a parlarne con lui, piangendo. Non per me, sticazzi di me, ma per nonna. Ho rotto i miei argini. Ho pianto per tanto tempo, vomitando bile su questa situazione che ci fa stare una merda, urlando e singhiozzando, quando senti la pelle bollente dalla rabbia e gli occhi rossi, con mio padre che mi ascoltava, mi parlava, mi consolava, mi stringeva la mano, guardava le montagne e piangeva. Un triste e rassegnato consolarsi a vicenda.
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intotheclash · 9 months
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L'inizio
“A poco a poco devi creare intorno a te una nebbia; devi cancellare tutto ciò che ti circonda, finché non si possa dare più nulla per scontato, finché più nulla è certo o reale…”
Questa frase, giunta chissà da dove, gli trapanò la testa in un nanosecondo e invase il suo cervello a ranghi compatti, come una falange dell’antica Roma.
Fortunatamente il foro prodotto permise anche alla musica, che proveniva dal potente impianto stereo poggiato sulla libreria, di entrare e ricamarsi il suo spazio, con un subitaneo effetto benefico.
“C’è un tempo per andare dritti giù all’inferno, c’è un tempo per tornare a saldare il conto…”
La musica e le parole che gli fecero drizzare i peli delle braccia e allargare il cuore, erano quelle della Gang, uno dei suoi gruppi preferiti. Il migliore nella vasta costellazione delle band italiane. Li aveva sempre amati, fin dal loro esordio, oramai molti anni prima. Li aveva ascoltati crescere, passo dopo passo, aveva approvato e condiviso senza riserve la scelta di passare dall’inglese all’italiano per la scrittura dei testi, anche se, lo sapeva con certezza, non sarebbero comunque mai arrivati a tutti con la dovuta forza. Peccato. E peccato anche non averli mai incontrati di persona. Chissà, forse le cose sarebbero potute andare diversamente. Chissà!
“Quando un uomo decide di fare una determinata cosa, deve andare fino in fondo, ma deve prendersi la responsabilità di quello che fa. Qualunque cosa faccia, deve prima sapere perché lo fa e poi deve andare avanti con le sue azioni senza dubbi o rimorsi…”
Queste invece erano le parole del Libro. Dischi e libri insieme. Mescolati tra loro, impastati col suo stesso sangue, a formare un unico corpo con la consistenza del cemento armato e l’elasticità di una tela di ragno.
A ciò stava pensando l’uomo intento a radersi, ben piantato di fronte allo specchio del bagno. E radersi, per lui, non era una semplice operazione quotidiana di pulizia, che so, come lavarsi i denti o farsi la doccia,ma un vero e proprio momento catartico, una pulizia, vero, ma quasi più interiore che esteriore. Del resto anche la stanza da bagno somigliava più ad un luogo di meditazione e purificazione, piuttosto che al luogo che tutti conosciamo e vogliamo che rimanga. Era amplissima e luminosa, bianca, completamente bianca, muri, maioliche, sanitari, cornice dello specchio e la lunga mensola che correva su tre lati delle pareti: tutto rigorosamente bianco. Le uniche concessioni al colore e che davano carattere al luogo erano: la sedia a dondolo in bambù ed una stampa raffigurante l’Urlo di Munch; poste una di fronte all’altra.
“Bruciami l’anima, fammi ridere il sangue nel cuore, bruciami l’anima…”
Questo era il disco.
“C’è di male che una volta che ti conoscono, tu sei una cosa data per scontata e, da quel momento in avanti, non sarai più capace di rompere i legami dei loro pensieri. Io personalmente amo la libertà ultima di essere sconosciuto…”
Questo invece era il libro.
“E passala sta cazzo de palla, Salvato'! E’ vero che l’hai portata tu, ma ci dobbiamo giocare tutti! Cazzo!”
Questa era una voce nuova! E non proveniva né dal libro, né dal disco.
L’uomo terminò di radersi, si risciacquò il viso con abbondante acqua fresca e si affacciò sul vicolo sottostante. Un gruppo di una decina di ragazzini stava giocando al calcio in strada. Era una partita vera, cinque contro cinque, chi arriva prima ai dieci goal segnati, e i maglioni gettati in terra erano le porte regolamentari. La scena lo commosse e lo riportò indietro nel tempo, in un’altra galassia. Anche lui, secoli prima, era stato uno di quei monelli e si era battuto come un leone con i suoi coetanei, nei vicoli del suo paese, così simili a quelle vie della vecchia Roma che, in senso lato, erano diventate la sua nuova dimora.
Ma non aveva tempo per affogare nel miele dei ricordi. Con uno schiocco della lingua li ricacciò indietro e tornò alle sue faccende. Ammirò per l’ultima volta allo specchio il suo lavoro, approvò con un accenno di sorriso il disegno perfetto del pizzetto e si passò ripetutamente il palmo della mano sui corti capelli neri a spazzola. Gli sarebbe piaciuto rasarli a zero, lo aveva anche fatto tempo prima, molto tempo prima, ma si era accorto che dava troppo nell’occhio. Troppe persone lo notavano e non poteva permetterselo; così aveva optato per quel taglio anonimo.
Era vero che, negli ultimi due o tre anni, i pelati erano tornati di moda ed erano cresciuti in maniera esponenziale. E anche se le teste rasate erano ancora ben lungi dal raggiungere il numero delle teste di cazzo, si poteva tranquillamente affermare che la forbice si era ristretta.
Andò in camera ed iniziò a vestirsi. Erano le otto di sera di un bel sabato di fine settembre. L’aria era fresca e pulita e lui aveva un appuntamento cui non poteva mancare. Indossò il suo impeccabile vestito nero, comode ed eleganti scarpe di pelle, anch’esse nere, infilò la pattada sarda nella tasca interna della giacca e fece poi scivolare la sua trentotto special nella fondina ascellare perfettamente nascosta dal taglio dei suoi abiti. Infine spense la luce ed uscì in strada. Il lupo era sceso dalla montagna. La caccia era iniziata.
“Il mondo è un luogo misterioso. Specialmente al tramonto.”
Era di nuovo il libro a far udire la propria voce.
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mucillo · 3 months
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Charles Bukowski: “Sei incancellabile tu”
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Succede che una mattina ti svegli e vedi che fuori non piove più e allora ti chiedi – beh? Che è successo?
Ecco, quella mattina successe a me che da tanto tempo non amavo, ma non per chissà quale motivo, non amavo e manco io sapevo il motivo preciso, ma forse sì che lo sapevo: che senso poteva avere per me l’amare se non amare che te?
Quella mattina io avevo una gran voglia di dirti – ti amo -, almeno credo.
Quanto mi manchi amore mio. Certo, io lo sapevo già dentro di me di questa cosa che mi manchi ma l’ho capita bene solo quando fuori ha smesso di piovere e a me mi giocava il cuore.
che prima avevo la scusa per non vedere il sole, pioveva, mica era colpa mia, ma le nuvole ora sono andate via portandosi dietro tutte le scuse. Ok, tu non ci sei, ok, ma va bene, va bene anche se va male, va bene perché io ti amo lo stesso.
C’è come un diario che ho chiuso nel petto, sento che devo tirarlo fuori e devo farlo senza schemi se non gli schemi che mi porto nel cuore.
Ah! Mannaggia mannaggia, mannaggia al cuore che non sa far calcoli ma che pure spesso sbaglia i conti.
Ma io non ero riuscito a dirti quel ti amo.
Era una primavera quando andasti via, lo ricordi? Io cercavo di farmi forza, la vita andava avanti sentivo dirmi da tutti.
Quando te ne sei andata io mi sono un po’ rincoglionito.
Mi persi, diciamoci la verità, perdendoti io mi persi. E tu? Ah! No scusa, non volevo chiederti se anche tu ci sei rimasta male, era un e tu come stai? Roba del genere insomma, un e tu cosa fai ora? Che stai facendo adesso, adesso è in questo momento, che stai facendo in questo momento? Non mi interessa cosa stai facendo nella vita, io non ci sono più nella tua vita, cosa vuoi che mi importi?
Sicuramente starai facendo tante cose belle, bellissime, ma a me importa adesso, adesso adesso mi importa, adesso in questo momento. Io adesso ti sto pensando facendomi del male. Io vorrei non pensarti ed averti invece qui, qui vicino a me.
Ma non ci sei. Non voglio pensarti ma non lasciarmi solo, non andare via anche dai miei sogni.
Tu dolce ferita mi tagli il cuore, ma io sorrido sai? Non mi fa male questo maledetto male. Sorrido perché dentro ci sei te e ti vedo, almeno posso vederti. Ti vedo pure che dai un bacio a quello lì e questo un pò a dirti il vero mi fa incazzare.
Ma tu non lasciarmi lo stesso, tienimi con te pure se sono incazzato.
Tienimi con te. Non mi fa male la ferita al cuore, no, non mi fa male, sei tu che non ci sei, non andare via oltre.
A volte mi sento tanto forte da poterti dire che non esisti senza di me.
Ma non è vero sai? È che ci provo ad andare avanti, bisogna comunque provarci o almeno provo a convincermi che bisogna provarci.
Fossi riuscito a dirti ti amo oggi me ne fotterei della pioggia che smette o che non smette, facesse cosa cavolo vuole la pioggia, fossi riuscito a dirti ti amo io ora non sarei qui a pensare a dimenticarti senza cancellarti.
Sei incancellabile tu.
Sei come quelle macchie di inchiostro sul taschino della camicia, solo che sulla camicia ci puoi mettere una giacca, un maglioncino, ma su di te cosa ci posso mettere?
(Charles Bukowski)
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vividiste · 2 months
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"Sarò comunque una vecchia dignitosa e radiosa (come mi dice un caro amico).
Saper invecchiare ci porta inevitabilmente a nutrire le cose giuste del nostro sentiero.
io amo i miei capelli che imbiancano, accetto con sana ironia gli inevitabili cambiamenti del corpo e ci rido sù, ogni volta di più. E poi è inebriante sapere che stai
facendo la cosa giusta, per te e per chi ti vive. Fatevi un regalo davvero importante.
Regalatevi una vecchiaia serena, lontana da unghie finte (volgari!), da estention (ridicole), da labbra a canotto e così via…"
Rosita Celentano❤
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barrenwomb · 3 months
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martina è probabilmente uno dei nomi italiani più comuni in assoluto ma è il mio nome, l'unica cosa di me che so per certa e che mi pare intrinseca alla mia persona, paradossalmente. dico paradossalmente perché il nome è la nostra qualità più facilmente modificabile: possiamo decidere di tenercelo o di cambiarlo, di farci chiamare con un nomignolo o un soprannome, di utilizzare abbreviazioni o storpiature, aggettivi che non c'entrano niente o parole a caso. eppure io sono martina, e questo è un dato di fatto, il mio, l'unico. sono femmina, sì, alcune volte un po' troppo, altre decisamente meno, altre ancora forzatamente e innaturalmente; sono infermiera, ma non lo sono sempre stata; la mia sessualità cambia in base alla fase del ciclo, all'umore, al tempo, alla musica che ascolto, ai traumi che decido di elaborare in quel dato momento, alle persone che incontro; ho degli hobby, forse; anzi, no, non credo di averne; so cosa penso ma poi penso al suo opposto e non lo so più; chi sono? cosa voglio? cosa mi piace fare? cosa non mi piace fare?, me lo chiedo tutti i giorni; ieri estroversa, oggi introversa, poi rancorosa, poi compassionevole, verso la stessa persona, tutte e due le cose contemporaneamente; se ti odio o se ti amo: ma che ne so; se la mia libido è alle stelle o se una libido non ce l'ho: aspetta, controllo che ore sono; boh, non so niente. l'unica cosa che so è che mi chiamo martina, questo sì. mi va bene essere chiamata marti. odio essere chiamata tina, ché sembra il nome di una zia piuttosto avanti con l'età e con i capelli crespi. digrigno i denti e dico che marta è simile, ma è un nome che odio: da bambina se qualcuno mi chiamava marta io cominciavo ad urlare, piangere e sbattere i piedi. lo farei ancora, ma ora sono grande e quindi mi limito ad occhiatacce e ammonizioni (martina! non marta, martina. per carità, non chiamarmi marta. che schifo. sul serio, non farlo. martina, ricorda, martina!). da quando vivo qui a venezia non ho ancora conosciuto qualcun altro con il mio stesso nome, il che è strano perché martina è appunto un nome terribilmente comune, tipo chiara, federica, ilaria, francesca. io sono martina. spero di essere anche l'unica martina nella vita delle persone che incontro. o comunque quella che è un po' più martina delle altre. non ho nient'altro di mio, a parte il nome
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ci0k · 4 months
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Allora prendo spunto dal libro per una domanda seria. Se ti va :)
Come fai a non disintegrarti ogni volta che vedi il partner con qualcun'altro? E con "vedi" intendo nel modo più generale che ci sia, in ogni occasione
Semplicemente so che il suo stare con un'altra non toglie nulla a me e lui come coppia. L'altra non è migliore di me, né io di lei. Siamo solo persone diverse, e piacciamo entrambe. Sono abbastanza sicura, di base, della mia relazione.
Idem il mio stare con un altro non toglie nulla a lui, non lo annulla, non è inferiore, e non mi piace di meno. Lo amo comunque.
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ildiariodicoraline · 11 months
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Quando esco e sono in giro, quando vado in dei posti e tu non ci sei, quando sono in mezzo a delle persone e tu non sei lì con me, è in questi momenti che la tua mancanza la sento e la soffro ancor di più.
Mi capita di vedere coppie affiatate che scherzano, ridono, si prendono in giro, coppie che sono complici, che si scambiano effusioni o parole dolci e il mio pensiero, tristemente, torna sempre a te.
Io e te abbiamo tutto questo ma per qualche motivo il destino ha deciso che non possiamo viverlo, che non possiamo viverci a pieno.
E si, sono gelosa di loro, sono gelosa della loro quotidianità e della facilità con la quale possono viversi in ogni momento, in ogni istante, liberamente.
La distanza che ci separa io la vivo come una condanna.
Ti amo profondamente e ho un disperato bisogno di te, soprattutto nei momenti difficili, quando vorrei solo sprofondare nelle tue braccia per non pensare più a niente, ma anche in quei momenti belli da morire, quei momenti che mi riempiono il cuore di gioia, quella gioia che io vorrei condividere soltanto con te.
Vorrei poter essere libera di vederti e di starti accanto ogniqualvolta che ne sento la necessità.
Mi piacerebbe accompagnarti nelle tue uscite quotidiane.
Mi piacerebbe vederti dopo un'estenuante giornata lavorativa.
Mi piacerebbe andare a sostenere ogni esame all'università con te al mio fianco, perché solo tu sai cancellare ogni mia ansia, ogni mia preoccupazione, perché solo con te accanto io riesco a sentirmi invincibile.
Mi piacerebbe potermi rilassare al tuo fianco ogni fine settimana.
Mi piacerebbe svegliarmi la mattina con la consapevolezza che comunque andrà la giornata anche solo cinque minuti io ti vedrò, e basterebbe questa consapevolezza a farmi affrontare al meglio ogni giorno.
E invece sono qui, a contare ogni volta i giorni che mi separano dal momento in cui finalmente ti rivedrò.
E invece sono qui, con la paura nel cuore, a sperare che tu non molli la presa.
E invece sono qui a sentire costantemente la tua mancanza e a vivere nel ricordo di ogni momento nostro.
-Il diario di Coraline🌙
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