#intravedere
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Il multiverso è quel posto fantastico dove se tu non mi rispondi, arriva all'improvviso a scrivermi un tuo amico storico, che ovviamente è ignaro del fatto che lo seguo da anni solo ed esclusivamente per intravedere te!
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old-feeling-nothing · 8 months ago
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perché la gente sj scorda che mi ripete che disegno occhi tristi, che ho gli occhi tristi,
quando cazzo impara la gente a mantenere un filo di logica e pensiero? c'è un problema di fondo se mi dici ciò e poi mi tratti di merda alla prima. pensare mai?
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tittiloi · 4 months ago
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Intravedere ©Tiziana Loiacono
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raccontidialiantis · 18 days ago
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Adorazione pura
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Quando rincasando la trovava così, capiva chiaramente che non stava certo dormendo. Fingeva: aveva pure i tacchi! Era la sua maniera sottile di comunicargli che lo voleva. Quella donna costituiva per la sua mente un richiamo molto forte, irresistibile. Dal suo corpo si sprigionava l'odore dell'amore, quello vero, selvaggio, animale ed era una visione assolutamente disdicevole, oscena. Bellissima. Con qualche posa sfacciata, spesso gli lasciava anche intravedere il suo intimo, segreto sentiero del piacere. Non avrebbe resistito nessun santo. Lui allora si spogliava lesto, le toglieva gli slip e leccava voracemente il sentiero.
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Glielo baciava a lungo, lo inumidiva bene con la lingua, assaporando il gusto dolce-salato del proibito. Lei continuava a fingere un sonno profondo, mentre iniziava inevitabilmente a lubrificarsi. Lui lo capiva, bevendo quel delizioso nettare e sorridendo tra sé di gioia. Poi le si coricava di fianco, adattando il suo corpo a quello morbido e sudato di lei e prendeva a penetrarla piano, dolcemente. Lei faceva finta di svegliarsi e mormorava debolmente: “ma che fai… levati… non voglio… vai via…” ma lo diceva agevolando la penetrazione, divaricando immediatamente le natiche e gemendo di gioia.
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Lui le si avvolgeva attorno, mettendo le mani a coppa sui seni di gelatina e giocava coi capezzoli inturgiditi. Pasticcini saporiti che sarebbero stati presto nella sua bocca. La baciava sul collo profumato di desiderio che lei, docile e scaltra, gli offriva ora ben nudo, dopo aver scansato le folte chiome. Prima di baciarglielo, egli scorgeva appena nell'angolo di quella bocca adorata un accenno di sorriso di soddisfazione, che gli faceva capire quale fosse il senso di eterna vittoria provato dalla femmina quando cattura il maschio.
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E la cosa andava avanti a lungo. Schermaglie d'amore notturne. Non esiste altro di meglio al mondo di una donna che scelga di iniziare col proprio uomo i giochi più proibiti con fantasia, malizia e voluttà. Una compagna così può farti felice, ebbro di passione oppure renderti folle di piacere, ma al tempo stesso pieno di dubbi, gelosia, inquietudine, disperazione. Pazzo di gelosia. Amore, in sostanza.
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RDA
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scritti-di-aliantis · 2 months ago
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Se parla, non ci faccio troppo caso. La ascolto. Magari sono distratto da ciò che dice. Se sta in silenzio invece, me la godo tutta e ne osservo la perfetta linea della bellezza, quella che unisce le sue labbra stupende. Però, se le schiude e fa intravedere appena la sua lingua, non rispondo più di me. Perché lo fa solo quando mi vuole. Ormai la conosco bene...
Aliantis
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(Foto: sneakstrikesback)
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untuffonelpassato · 26 days ago
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Vediamo i buchi e i vuoti che ciò che non ha basi solide lascia sempre intravedere, ma li ignoriamo perché quel "ci credo" che abbiamo pronunciato non può essere solo una nostra illusione.
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ambrenoir · 4 months ago
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Quando ho compiuto sessant’anni, ormai molto tempo fa, con mia moglie feci un viaggio in Giappone, e visitai il tempio di Ise. Sa perché è importante il tempio di Ise?
Viene distrutto e rifatto ogni vent’anni. In Oriente l’eternità non è costruire per sempre, ma di continuo.
I giovani arrivano al tempio a vent’anni, vedono come si fa, a quaranta lo ricostruiscono, poi rimangono a spiegare ai ventenni. È una buona metafora della vita: prima impari, poi fai, quindi insegni.
Sono i giovani che salveranno la terra.
I giovani sono i messaggi che mandiamo a un mondo che non vedremo mai.
Non sono loro a salire sulle nostre spalle, siamo noi a salire sulle loro, per intravedere le cose che non potremo vivere.
Renzo Piano
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s-a-f-e-w-o-r-d--2 · 3 months ago
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Gemiti sordi e lamenti... Sola in quel letto... Obbligata in quel letto... Con la paura che sale e la voglia che cresce... Attorno il silenzio e il freddo delle tue voglie... II desiderio che incombe tra le cosce... Tra le mie che si bagnano e tra le tue... Dove si inizia a intravedere tutto il tuo turgore... E la paura lascia spazio al fuoco... Un fuoco che incendia le nostre anime...
~Virginia ~
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ideeperscrittori · 7 months ago
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L'HA DETTO VERAMENTE
Non voglio somigliare a quei blogger che mettono il succo della storia dopo sei pagine per trattenerti a lungo sul loro sito. Riporto subito l'assurda frase che mi ha lasciato di stucco. È una dichiarazione attribuita a Salvini dopo l'attentato a Trump: «Spero che questo serva a qualcuno che semina parole di odio contro le destre, i fascisti, i razzisti».
Ho visto che tanta gente ne parlava sui social network.
Ma all'inizio ho dubitato.
Sì, cara persona immaginaria con una vasta e inspiegabile conoscenza dei miei post, hai perfettamente ragione: lo scetticismo mi è capitato in altre occasioni e ne ho anche discusso, ma questa volta ho dubitato con veemenza inaudita, credimi. Però non voglio farti preoccupare: non nutro speranze sul fatto che Salvini abbia qualcosa di umano. Ho avuto dubbi per l'incredibile stupidità della frase pronunciata dal ministro, che rappresenta una confessione in piena regola, un'autodenuncia senza filtri, senza espressioni edulcorate, senza alcun tentativo di dissimulazione.
Sì, ho sopravvalutato Salvini. Ho pensato a fake news ben confezionate.
E allora ho cercato conferme sul web. Ho trovato notizie di agenzia: Ansa, Adnkronos. E c'erano quelle esatte parole che poi ho ritrovato in tanti articoli. Sul Manifesto, tanto per cominciare. Ma già immagino l'obiezione di tanta gente: sono comunisti, ce l'hanno con Salvini, farebbero qualsiasi cosa per metterlo in cattiva luce. E allora le mie ricerche non si sono fermate.
Ho trovato un riferimento a quelle parole in una vignetta di Makkox. Ma anche qui immagino le proteste: è la sinistra radical chic di Propaganda Live, non è affidabile.
Le stesse considerazioni dubbiose possono essere rivolte a Fanpage, in teoria.
Ma ne parla anche il Sole24Ore. E qui la sinistra e il comunismo mi sembrano distanti anni luce. Il Sole24Ore riporta stralci di un piccolo monologo di Salvini. Ci sono le affermazioni incriminate.
Poi ho trovato filmati diffusi su Twitter.
Pensate che io mi sia fidato dei filmati? Certo che no. I video che circolavano sul web sembravano riferiti al TG1, il principale megafono governativo dopo Bruno Vespa. E allora mi sono detto: «Mi resta una sola cosa da fare». Ho pensato a una mossa estrema, pericolosa, temeraria, autolesionista: guardare il TG1 su RaiPlay.
Le date dei tweet mi hanno subito indirizzato sulla strada giusta: l'edizione del mattino. Meno male. Guardare più di un telegiornale di destra è troppo per il mio fragile equilibrio psicofisico. Ho trovato la fonte con un solo tentativo. 14 luglio 2024: edizione delle ore 7.00.
Potete verificare anche voi. Non si tratta di un deepfake, anche perché Salvini non ha smentito. Non ha mica detto: «Al Tg1 c'era un impostore».
Non è l'opera di sintetizzatore vocale basato su un'intelligenza artificiale.
Salvini, raggiunto al telefono, ha detto realmente quelle cose, con seriosa gravità, con placida sicurezza, con atteggiamento da saggio della montagna. Senza rendersi conto di nulla. Senza intravedere l'inquietante corollario delle sue parole.
Bisogna accettarlo. È il paese in cui viviamo. È Salvini. È la realtà.
[L'Ideota]
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profumoirriverente · 24 days ago
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09 gennaio 2025
Continuavo a scappucciarmi il cazzo da dieci minuti, di nascosto, mentre davanti alla mia stanza continuava l'andirivieni dei colleghi.
La mattina era appena cominciata, avevo ancora il gusto del caffè in bocca e il lavoro che mi aspettava ma prima di uscire di casa quell'emerita stronza di mia moglie mentre si vestiva aveva pensato bene di augurarmi una buona giornata strusciandosi a culo nudo sui miei jeans e passandosi la mia mano sulla fica per farmi sentire come era liscia dopo essersi depilata la sera prima. Non potevo fare tardi e mentre la stronza rideva divertita io, maledicendola, uscivo di casa con le vene del cazzo che pulsavano consapevole che sarebbe stata una mattina "dura e turgida".
Intanto, seduto alla scrivania, mi perseguitava il profumo di fica e più sfioravo le narici e più la sua essenza stravolgeva le mie priorità. Avevo un paio di mail urgenti da inviare ma quella voglia di incularmi quella stronza di mia moglie mi tormentava al punto che non riuscivo a combinare niente e sapevo che in quello stato non ci sarei rimasto ancora per molto.
Meditavo di chiudermi in bagno e farmi una ricca sega.
Lo scappellavo e lo stringevo tra le dita bagnate di saliva tirando fuori la mano dal jeans quando sentivo i passi di qualcuno arrivare e nulla potevo fare per evitare che la sagoma del cazzo, ormai definita e ben visibile, sporgesse da sopra i jeans come in un fumetto 3D.
Mi era già capitato di dover contenere un'erezione proprio quando qualcuno entrava in stanza. Se si trattava di una di quelle colleghe che se la sentono sempre calda e che il profumo di femmina arriva prima ancora di intravedere la sagoma, mi facevo trovare in piedi per gustarmi l'imbarazzo che generavo nello sguardo e se era un maschio rimanevo seduto riparato dalla scrivania a meno che non si trattava di Sandro (nome di fantasia) che con le sue labbra carnose, la pelle chiara e i suoi modi gentili, era sempre attento a questo tipo di provocazioni e non perdeva mai l'occasione di posare lo sguardo sul mio coso soprattutto quando ero particolarmente ispirato, come ieri mattina.
E a me piaceva da matti farlo diventare più duro, ancora più evidente, ancora più indecente per apparire spudoratamente eccitato e voglioso.
Le dita sopra il jeans all'altezza delle palle poi dinuovo infilate dentro per sentire il contatto con la carne tesa e pulsante.
Cazzo dritto, palle tra le dita e la cappella tirata giù a contatto con il polso era li, rossa e gonfia, quasi strabordava da sopra la cintura.
Inevitabilmente succede che lei bussa ed entra.
Buongiorno mi fa.
È la collega che ogni tanto mi scopo in archivio. Non potevo sperare di meglio.
Era troppo grosso per passare inosservato e lei era troppo affamata per non accorgersi di ciò che stava succedendo tra le mie gambe e senza distogliere lo sguardo nemmeno per un attimo dal mio centro di gravità permanente, passandosi la lingua sulle labbra, mi fa...porco !
Mentre mi infilo la giacca e non curante del telefono che squilla, le faccio un cenno e le palpo il sedere spingendo il dito medio tra le natiche, al centro, esattamente dove finisce il garbo e comincia l'indecenza.
L'archivio ancora profuma di sesso.
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Tutto rigorosamente vissuto ieri.
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freedominthedarkmp3 · 7 months ago
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Buona domenica avendo tolto i social da anni mi rendo conto di essere in una piccola bolla online felice dove non interagisco con l'italiano medio ma a volte mi capita di intravedere qualcosa come due navi che si psssano accanto nella foschia e sono felice di non esserne esposta costantemente altrimenti emigrerei in 5 giorni
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abatelunare · 21 days ago
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Proponimento delle ultime ore
Dopo che la Rai ha trasmesso i primi episodi del nuovo Goldrake, io e il mio migliore amico - da sempre cultori sfegatati dell'animazione con gli occhi a mandorla - ci siamo confrontati. Moltissime le ombre e ben poche le luci. Per non parlare di quegli elementi causa di umorismo involontario. Io lo guardo lo stesso, mi fa lui, perché è pur sempre Goldrake, e poi erano anni che sulla tv nazionale non si vedeva un anime. Ho deciso - poche ore fa - di continuare io pure a guardarlo. Ci sono un paio di cose che voglio proprio vedere quali sviluppi avranno: - Il sovrano di Vega che nessuno ha mai visto e che dovrebbe avere mille anni almeno (somiglia un po' tanto, da quel che han lasciato intravedere, all'Imperatore delle Tenebre che aizza le armate di Micene contro il Grande Mazinga). - Goldrake un po' come le piramidi secondo alcune teorie: gli abitanti della Stella Fleed se lo sono trovato in casa senza sapere chi l'abbia costruito. - Un presunto legame genetico (troppe sarebbero le somiglianze) fra stella Fleed e Terra (tema abusato e che pare strizzar l'occhio alle teorie di Sitchin). - Venusia trasformata in una sacerdotessa che non sembra avere i giorni della settimana nella giusta successione. Male che vada mi faccio qualche risata.
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raccontidialiantis · 2 months ago
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Peccati segreti e pedalate
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Ma tu guarda che mi capita! Alla mia età, poi. Dunque: tre domeniche fa, di mattina presto, inforcai la mia mountain bike per farmi un giro sulle colline che circondano la piccola città di provincia in cui abitiamo. Mi ci trovo bene: ho tutto a portata di mano e non c'è quasi mai traffico. Quel giorno avevo bisogno di far sbollire la rabbia: da qualche tempo con mio marito è ogni giorno una litigata, per qualsiasi motivo. Ma la ragione vera è che non ci sopportiamo proprio più. Capita, a un certo punto del matrimonio e non ci si può fare molto, credo.
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Uso la bici ogni giorno: per andare al lavoro o per fare sport. Ne ho tre: una da passeggio-città, con le canne del telaio basse, da poter usare anche con la gonna. Con tanto di campanello e cavalletto. Poi ho una stradale da corsa, che però uso di rado. Infine c'è la mia “cocca”: una mountain bike di fascia alta a cui tengo come una figlia e che uso molto spesso, per ossigenarmi e fare meditazione zen a mio modo. Non appena imboccato il primo sentiero sterrato, vidi in lontananza una ragazza. Cercai ovviamente di raggiungerla. Giuro: senza altro obiettivo che quello di superarla.
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Spiegazione doverosa: chi non va in bici sappia che, al contrario di ciò che si possa pensare, il ciclismo è uno sport altamente competitivo. In special modo se esci da solo: con chiunque incontri, da nove a novant’anni… è guerra! Non c’è compassione, nessuna pietà. Provare per credere. Quindi, essendo ben allenata, in breve mi avvicinai molto a lei, ma fui costretta a rallentare, per mettermi nella sua scia e per ammirarla: lo meritava decisamente.
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Giovanissima, atletica, molto bella. Il suo profumo mi arrivava di continuo in scia, misto al suo odore personale sotto sforzo. Aveva degli yoga pants bianchi strettissimi e semi trasparenti, che pedalando e muovendosi in modo naturalmente sensuale sul sellino, le lasciavano intravedere le cosce perfette ma soprattutto un bellissimo solco tra le natiche sode, impreziosito dal filo sottile del suo perizoma rosso. Una vera Dea, un essere bellissimo da sognare e desiderare.
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Anche per una donna. Confesso che era una situazione che mi piaceva molto. Mi affiancai a lei e iniziai a prendere confidenza. Avevo un assoluto bisogno di gentilezza, complicità, dolcezza. La mia anima era a secco da tempo. Troppa durezza, attorno a me. Solo un’altra donna poteva capirmi. Una a un certo punto ha un dannato bisogno di complicità, sorrisi, carezze, sguardi dolci.
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Parlammo dapprima delle uscite in bici: quante, come t’alleni, da quanto tempo, che bici è eccetera. Emma mi disse poi che s’era diplomata quell’anno e per l’estate sarebbe rimasta qui in paese, dai nonni. Anche perché s’era lasciata col suo ragazzo in modo molto brutto, anche violento e quindi voleva solo ritrovare un pizzico di pace e serenità.
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Ci fermammo presso uno degli essenziali chioschetti-ristoro posti lungo il percorso; in pratica solo una tettoia di legno con due panche. Eravamo sole e senza nessuna fretta. Parlare con lei mi piaceva: aveva due anni meno di mio figlio, già universitario e attualmente ancora in viaggio per l’Europa, ma mi sembrava comunque molto più matura di lui.
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Ricordando le ultime burrascose vicende che l’avevano costretta ad allontanarsi da casa, iniziò a commuoversi e infine si sciolse in un pianto dirotto. Era bellissima: una cerbiatta indifesa di cui subivo passivamente l'enorme potere d'attrazione. Mi venne spontaneo stringermela al petto e accarezzarla, consolarla.
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D’un tratto mi guardò negli occhi, mi prese, mi strinse a sé e mi baciò in bocca! Ero paralizzata, soprattutto perché mi resi conto che era la cosa più naturale e bella del mondo. Avevo il cuore e il corpo in subbuglio: sentivo di stare predisponendomi all’amore. Con una persona assolutamente sconosciuta, di sesso femminile ma di fatto estremamente sensuale. Irresistibile passione tra due donne. Introdusse la sua lingua nella mia bocca e io la succhiai avidamente, ci giocai a lungo.
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Le sussurrai che con una donna non avevo mai fatto certe cose, che forse stavamo correndo troppo e intanto sentivo di essere rossa in viso come un peperone. Mi disse di non preoccuparmi, perché al giorno d’oggi… “ormai tra noi ragazze fare l’amore in cameretta è normale come parlare di moda, di uomini o di musica. Solo dopo essere venute, si studia.” Mi sbilanciai e le dissi che la desideravo proprio tanto. Ero probabilmente viola, in viso: e lei sorrise.
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Quindi riprendemmo le bici e ci inerpicammo tra gli alberi, fuori dal sentiero battuto, in cerca di arbusti alti che potessero nasconderci alla vista. Quando fummo sicure di essere occultate al mondo e sufficientemente lontane dal sentiero, le palpai i seni inizialmente da sotto la maglietta: aveva dei capezzoli turgidi e sodi. La mia cerbiatta gemeva di piacere. Poi glieli liberai del tutto e li succhiai a lungo. Senza più alcun ritegno, le infilai la mano negli yoga pants e le misi un dito nella fica; allargò le gambe e prese a muoversi.
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La feci godere leccandola e succhiandola. Quella prima volta di mattino domenicale finì così. Ci ricomponemmo e continuammo la nostra escursione. Ma poi già nel primo pomeriggio la feci venire a casa per un tè. Verso le quattro mio marito uscì con degli amici e appena chiusa la porta di casa, immediatamente la spogliai, la portai in camera e la buttai sul letto. Me la mangiai letteralmente.
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La baciai dappertutto, la mordicchiai, succhiai a lungo e lei ricambiò, facendomi venire in modo che da tempo non accadeva. Le leccai il culo e la passera fino a consumarmi la lingua. Devo dire comunque che Emma era espertissima: le sapeva tutte e mi guidava dolcemente nella scoperta del mondo saffico. Mi infilava le mani dappertutto, che il cielo la benedica; mi faceva godere e poi ancora godere. Dovetti ammettere a me stessa che la amavo. Io la amo.
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Ormai so già che per tutta l’estate ci ameremo come pazze. Sto scoprendo con lei un nuovo mondo, sottilmente erotico e dolcissimo; un pianeta donna sino a ora a me totalmente ignoto. Le piace farsi allattare. Dapprima me le carezza e lecca con trasporto: io da parte mia vengo non appena lei poggia le sue labbra su un capezzolo e inizia a tirare fortissimo. E allora non ragiono più, le dico di non smettere mai, semmai di succhiarmele alternativamente.
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Lei allora mi succhia come se non ci fosse un domani, mettendosi tutto un seno in bocca e al tempo stesso mi infila una mano nella fregna fino al polso, per farmi venire ancora, ancora e ancora. Sono sua. La cosa è ufficiale. Mio marito nella mia vita è ormai solo un fastidio necessario. Il problema sorgerà per noi quando la mia ragazzina adorata dovrà tornare nella sua città, che dista circa duecento chilometri dal mio paese.
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Vedremo. Intanto, in questi giorni e fino a settembre facciamo l’amore in casa di una mia amica intima, single e compiacente. Magari, se ci gira, in macchina. Oppure, la cosa più bella e sorprendente, andiamo con le bici in montagna e ci diamo piacere di nascosto dal mondo, molto più vicine a Dio: lui da lassù ci vede, capisce l’amore e sorride. Dopotutto… l'amore e il sesso li ha inventati lui!
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RDA
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jadarnr · 17 days ago
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TRINITY BLOOD
RAGE AGAINST THE MOONS
(Storia: Sunao Yoshida // Illustrazioni: Thores Shibamoto)
Vol.1 - From the Empire
WITCH HUNT - CAPITOLO SEI
Traduzione italiana di jadarnr dai volumi inglesi editi da Tokyopop.
Sentitevi liberi di condividere, ma fatelo per piacere mantenendo i credits e il link al post originale 🙏
Grazie a @trinitybloodbr per il suo prezioso contributo alla revisione sul testo originale giapponese ✨
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“Ah! Quelli del Vaticano sono proprio dei buoni a nulla!” Esclamò la vampira, liberandosi dei vestiti da suora.
Mireille Manson sogghignò fra sé e sé, lasciando intravedere le punte delle sue zanne.
Non era una risata cattiva, solo amaramente ironica.
“Finalmente ti ho trovato, mostriciattolo. O dovrei dire 'piacere di conoscerti'?” Ringhiò.
“Che ne dice di saltare i convenevoli, signora ” Eris rispose in modo distaccato.
Anche con le mani ammanettate e il suo piccolo corpo legato da catene, Eris non sembrava essersi persa d'animo. Rivolgendosi alla vampira Mireille, che sollevò le sopracciglia al commento della ragazzina impertinente che la chiamava “signora”, continuò a parlare in tono provocatorio:
“Comunque, ci saluteremo presto...... Quindi forse è meglio dirsi subito addio.”
“Addio? Non essere sciocca. L'ultima volta i miei tirapiedi hanno commesso un errore, ma questa volta non sarà così... Abbiamo scoperto molto tempo fa che non puoi usare il tuo potere senza toccare l'avversario.” Ribatté Mireille con un sorriso sprezzante.
“...Uh!”
Eris venne afferrata violentemente per la testa dai capelli dorati e fu costretta ad alzarsi in piedi. Un gemito di dolore le sfuggì dalle labbra quando le catene le graffiarono la pelle. Mireille fece scivolare le zanne sulla sua gola inarcata, sentendo con piacere le grida della ragazzina.
“Hai un viso molto carino, ma in realtà sei un mostro terrificante... Ma ora potremo fare felici quelli del Rosenkreuz Orden. Noi Fleurs du Mal potremo finalmente lasciare questo tugurio.”
“Rosen...Che?” Chiese Eris col suo solito tono impertinente.
Di cosa sta parlando? Ci sono altri vampiri oltre a questi? Pensò preoccupata mentre ascoltava le parole della vampira.
“Ci sono persone che vogliono davvero tanto conoscerti... Sono loro che ci hanno raccontato dell’orfanotrofio” Mireille rispose.
Eris iniziò veramente a preoccuparsi.
Quindi, fin dall'inizio, questi tizi mi stavano cercando.... Pensò, lasciando trasparire la rabbia e la frustrazione dal suo bel viso e gridando:
“Maledetti assassini! Siete stati voi ad uccidere tutti...!”
Mireille sorrise di nuovo sprezzante e continuò:
“Stai chiamando me assassina?”
Lei sa! Quell’affermazione attraversò i pensieri di Eris come un fulmine.
Gli occhi dorati del vampiro si stavano facendo beffe di lei.
Sapeva dei suoi genitori, del suo padre adottivo e dei ragazzi dell'orfanotrofio…
“Onestamente, signorina, nemmeno io sono alla tua altezza in quanto assassina. Non ti sei forse lasciata una montagna di morti ovunque sei stata? In confronto a questo, noi vampiri siamo praticamente dei santi.” La vampira sorrise, vedendo l'effetto che le sue parole avevano sulla ragazza.
“I-Io...” Eris cercò di ribattere, ma alla fine si morse il labbro e rimase in silenzio.
Sì, forse è naturale che venga chiamata mostro ── quell'abominevole 'potere' che toccava i cuori degli altri e li stravolgeva aveva disseminato disastri indipendentemente dalla sua volontà.
I suoi genitori non erano nemmeno stati i primi. La sua prima vittima era stata il prete che aveva tentato di violentarla nel suo villaggio natale: si era trafitto il petto con una croce tra le lacrime. Il doppio suicidio dei suoi genitori era stato dovuto alla disperazione provocata dallo scoprire il terrificante potere della figlia. Il suicidio del padre adottivo era stata autodifesa: aveva scoperto la capacità di Eris, aveva cercato di ucciderla con un fucile da caccia. Lottando disperatamente, Eris alla fine non aveva avuto scelta e aveva usato il suo potere ancora una volta. Il padre adottivo si era puntato il fucile da caccia alla testa. Ed infine, l'altra sera al rifugio...
Ma Dio mi è testimone, non volevo uccidere nessuno... Fu l'unico pensiero di Eris in mezzo alla disperazione.
“Non hai nessuno a cui chiedere aiuto.” Sussurrò velenosamente la vampira nell’orecchio di Eris, accorgendosi del conflitto della ragazza.
“Sei un mostro. Non sei né umana né come noi... Sei completamente sola.”
Eris distolse silenziosamente lo sguardo, con aria spaventata.
Intorno a lei c'era il buio totale ── sul treno che percorreva il tunnel c'erano solo Eris e una decina di vampiri armati che la circondavano. Inoltre, anche se fosse riuscita a fuggire da quel luogo, gli umani le avrebbero comunque dato la caccia.
“È vero, sono sola...” disse a se stessa.
Le spalle le tremavano per la disperazione, mentre gli occhi le si riempirono di lacrime. 
Ciò che dice questo vampiro è vero. Non ho nessuno... Per me, che sono un mostro, non c'è nessuno...
“I-io...” - balbettò nella sua disperazione.
“Eriiiiiiiiiiis!”
Fu allora che una voce familiare chiamò il suo nome.
“Chi diavolo è!?” Esclamò Mireille, voltandosi verso il finestrino.
Proprio accanto al treno che usciva dalla galleria, il prete con gli occhiali rotondi fluttuava nel cielo notturno. No, non era così, non stava fluttuando. Quella a cui era aggrappata era...
“Una nave da guerra aerea del Vaticano!”
Con curve eleganti e una croce romana chiaramente dipinta, un enorme dirigibile lungo più di trecento metri si era affiancato al treno senza farsi notare.
“SORELLA KATE! AVVICINATI, PER FAVORE!” Abel gridò.
Aggrappato a una corda che pendeva da una delle passerelle della nave, il sacerdote stava gridando qualcosa rivolgendosi verso l’alto.
“STO PER SALTARE! AVVICINATEVI DI PIÙ!” Continuò a gridare, lasciando Eris attonita. 
<Più di così è impossibile! Inoltre, padre Abel, è sicuro che si tratti di un affare ufficiale? Avete il permesso di Caterina, vero? Mi hanno chiamato all'improvviso e quando sono arrivata qui...> Una voce femminile risuonò nell'auricolare di Abel.
“SI' IL PERMESSO... LO OTTERRÒ PIÙ TARDI.” Rispose Abel, tagliando corto.
<Eh!? Che cosa ha detto? Mi é sembrato di sentire qualcosa di estremamente inappropriato!> La voce femminile risuonò di nuovo, questa volta in tono di esasperata disapprovazione.
“OK! LASCIA STARE, AVVICINATI... AH!?" Le grida di Abel furono interrotte.
La mano del prete, che stava sventolando mentre gridava, finì per scivolare. Purtroppo al momento sbagliato, la corda aveva ceduto a causa del forte vento, con il prete ancora attaccato ad essa, facendolo oscillare come un grande pendolo...
“A-ORA NOOOO... AAAAAAAAAAAAH!”
Ancora urlando volò nella carrozza insieme a diversi pezzi di vetro che andarono in frantumi quando la corda, che era stata andata avanti e indietro con il prete all'estremità, colpì direttamente il finestrino. Il corpo di Abel, lanciato dalla corda, si schiantò sul pavimento e poi proseguì, distruggendo due o tre sedili, prima di riuscire finalmente a fermarsi.
Persino i vampiri furono tanto storditi dalla scena da rimanere immobili. Poi Abel si rialzò dalle macerie, si sistemò la veste e parlò come se nulla fosse successo:
“Ah, pensavo davvero che sarei morto stavolta... oh, scusa se ti ho fatto aspettare Eris.”
“Padre...” Eris mosse le labbra, stupita, guardando il volto del sacerdote, che in qualche modo si stava rimettendo in sesto.
“Padre... perché?” mormorò.
“Non te l'avevo detto?” Abel sorrise, con un'espressione allegra sul viso pallido, ma le bende avvolte intorno alle spalle e alle cosce stavano lentamente diventando rosse. “Ti ho detto che sono dalla tua parte.” Disse con un sorriso allegro e affettuoso.
“... Sei davvero così coraggioso o sei solo un idiota?” Gridò Mireille, così un suono così acuto come di denti che stessero pulsando e graffiando i timpani.
La vampira conficcò nel muro i suoi artigli, ormai cresciuti di ben trenta centimetri.
Mentre torceva una lastra d'acciaio come fosse un pezzo di carta, fissò il volto dell'ospite indesiderato e disse:
“Morirai qui, cane del Vaticano! Sei pronto per essere torturato a morte, eh?!”
“Siete tutti dei Fleurs du Mal, vero? Siete in arresto perché sospettati di ottanta omicidi, furti di sangue e rapimenti di minori. Vi consiglio vivamente di disarmarvi e di arrendervi immediatamente.” Con serietà, il prete fece il suo avvertimento formale mentre si aggiustava gli occhiali. 
“Ah! Non dire sciocchezze! Cosa puoi fare da solo?” Mireille grugnì.
“Negativo - chi dice che è solo?”
Una voce fredda interruppe gli insulti della vampira.
Tutti guardarono in alto, ma era troppo tardi. Un attimo dopo, con un botto, il soffitto andò in frantumi e una pioggia di proiettili attraversò la spessa lastra d'acciaio.
I proiettili da 13 mm di diametro fecero a pezzi uno dopo l'altro i vampiri che non capivano cosa stesse succedendo. Schizzi di sangue e pezzi di carne lacerata volarono nell'aria.
“Impossibile! Vengono dal soffitto... Agh!”
Un giovane vampiro che aveva puntato il fucile verso l'alto si vide saltare via metà del busto. Appena sopra di lui, un'ombra balzò nella carrozza, sfondando il tetto. 
“Sparate! Sparate per uccidere!” Le voci dei vampiri risuonavano disperate.
”0,27 secondi in ritardo."
Rotolando tra le fitte linee di fuoco, Tres estrasse un altro M13 con la mano sinistra. Dalle estremità di entrambe le sue braccia tese ora uscivano ferro e fuoco senza tregua.
“Tres, non puoi ucciderli!” Abel gridò.
“Positivo... Ho molte cose da chiedere a questa gente .”
Nello stesso momento in cui Tres rispose, il fiume di pioggia d'acciaio si fermò... aveva finito i proiettili. Accortosi di ciò, un vampiro cercò di attaccarlo alle spalle.
”0,14 secondi in ritardo.” Tres calcolò senza nemmeno voltarsi.
Era una scena surreale. Tres agitò il polso ed il caricatore vuoto cadde dall'impugnatura della pistola. Nello stesso momento, un nuovo caricatore spuntò dalla manica con il suono di una molla che scattava e scivolò nell'impugnatura della pistola. Un istante dopo, tre colpi consecutivi vennero sparati verso l'alto ──. 
“Argh!"
Il vampiro fu impalato da una lastra di ferro che si staccò e cadde dal soffitto, bloccandolo a terra come una falena infilzata da uno spillo.
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Poi Tres si occupò di eliminare i nemici rimasti. In pochi secondi, quando l'ultima eco di urla e spari si spense all'interno della carrozza, ormai trasformata in un quadro astratto rosso, rimasero solo il prete con gli occhiali rotondi, la ragazza bionda e Gunslinger, che osservava il proprio lavoro con occhi come perle di vetro.
“Libero. Area di combattimento messa in sicurezza. Riscrittura del programma di attacco, dalla modalità ‘genocidio’ alla modalità ‘cerca e distruggi’... Rapporto sui danni, padre Nightroad."
“Sono vivo in qualche modo... credo. Tu stai bene, Eris?” Abel rispose, con un'aria un po' sconcertata.
“Sì... Ah, attenzione!” Eris gridò liberandosi dalle catene.
Un giovane vampiro che era sdraiato accanto a Tres si alzò improvvisamente. No, c'era qualcuno nascosto sotto di lui...
“Vai all'inferno, cane del Vaticano!” Mireille si alzò in piedi da dietro il corpo, urlando.
Gli artigli, di cui erano rimasti circa venti centimetri dopo aver trafitto il cuore del suo compagno, fendevano l'aria mentre attaccavano Tres. 
“Attento!”
Se Eris non lo avesse istintivamente spinto via, la vampira avrebbe aperto un grosso buco nel busto di Tres. Invece, gli artigli sfiorarono la spalla della ragazza ed andarono a conficcarsi nel muro.
Ancora a terra, Tres sollevò la canna della pistola, ma non fece in tempo. Ricevette un calcio feroce e l'M13 rotolò sul pavimento. 
“Sei in ritardo di 0,52 secondi!" Con un sorriso beffardo, Mireille estrasse gli artigli dal muro. Facendoli roteare in aria, li fece scendere verso Tres ed Eris, che era inginocchiata accanto a lui, come per proteggerlo.
Si udì un suono umido quando qualcosa trapassò il cuore della vampira.
“Ma cos—?” Gli occhi di Mireille si spalancarono.
“... Tres, porta via la ragazzina.” Disse Abel con fermezza. Mantenendo la mano che aveva trafitto il cuore di Mireille ferma dentro al corpo della vampira, il prete dagli occhiali rotondi incoraggiò il suo collega ad andare. Nel frattempo, Mireille cercava disperatamente di divincolarsi dalla presa, senza riuscirci. 
“Ma— Chi cazzo sei!?” Urlò mentre si contorceva.
“Sono un umano. Proprio come te e questa ragazza...” Abel rispose con calma.
Il prete si tolse gli occhiali rotondi e guardò il suo collega ed Eris con i suoi occhi blu. Sorrise un po' tristemente e disse:
“Tres, per favore, prenditi cura di lei.”
“Non avrai d intenzione di farlo, padre Nightroad?” Domandò Tres.
La sua voce, di solito priva di intonazione, sembrava avere una sottile nota di sorpresa. Alzò le sopracciglia mentre afferrava la spalla della ragazza che cercava di correre verso Abel e gli chiese di nuovo: 
“Va bene se questa ragazza assiste?”
“Sì...” Abel rispose con un tono di voce che trasmetteva tristezza.
Distogliendo lo sguardo dal collega, lo rivolse verso Eris e poi verso la propria mano, e poi disse:
“Se la situazione inizierà a sfuggire di mano, ti prego, conto su di te.”
“... Positivo.” Tres rispose con un cenno del capo.
“Padre!” Eris lo chiamò.
“Eris... devo dirti una cosa.” Mormorò Abel.
Flettendo le dita della mano con cui aveva trafitto il cuore, il sacerdote pronunciò queste parole lentamente ma chiaramente:
“Anch'io sono come te. Anche nel mio corpo giace dormiente un potere abominevole. E cerca sempre di divorare la mia anima...”
I suoi occhi, nello spazio di un secondo, cambiarono vividamente colore: dal blu di un tranquillo lago invernale al rosso vivo del sangue fresco. Poi proseguì:
“Ma non posso smettere di vivere. Non posso scappare dai peccati che devo pagare. Se morissi qui, sarei solo un mostro. Quindi, per essere un umano, vivrò con questo potere... Nano-macchine Crusnik-02: operatività autorizzata fino al limite del 40%. Attivazione.”
Si udì un suono secco all'interno della mano chiusa.
“No, non può essere!” Mireille emise un grido con voce acuta. I suoi artigli spezzati caddero a terra mentre cercava di indietreggiare. “Dannazione, sei un Metuselah?” Chiese tra i grugniti.
“Ti sbagli...” Disse il prete a bassa voce, inginocchiandosi. Il terreno che era stato tinto di rosso dal sangue dei vampiri ora stava cominciando a subire un terribile cambiamento.
Il liquido viscoso che si estendeva sul pavimento come un tappeto cremisi cominciò a muoversi come un'ameba. Il flusso del sangue formava vortici rossi e scompariva, come risucchiato al centro , dove si trovava la mano di Abel, appoggiata a terra.
“Ci hai pensato? Gli esseri umani mangiano bestiame e pollame. I vampiri succhiano il sangue di quegli umani... In questo caso, non è possibile che da qualche parte ci sia qualcosa che si nutre di sangue di vampiro?”
Pronunciò queste parole, mentre ogni goccia di sangue a terra era scomparsa. Al contrario, le labbra del sacerdote che si era alzato in silenzio erano diventate rosse, come se fossero state dipinte di sangue. 
“Sono un Crusnik, un vampiro che succhia il sangue di altri vampiri.”
“Che idiozia." Mireille, che nel frattempo si era rigenerata abbastanza da riuscire a muoversi di nuovo, cercò di attaccare nuovamente con i suoi artigli, con un rapido movimento curvo di una forza tale da sembrare poter squarciare lo spazio stesso—
Con un rumore secco, il movimento di Mireille si bloccò. Gli artigli che si erano abbassati contro il braccio destro del sacerdote erano fermi, immobili.
“Che cosa...?” Urlò disperata.
Con un suono soffocato, il braccio destro del sacerdote si strappò alla spalla. Tuttavia, non uscì nemmeno una goccia di sangue. Al contrario, ciò che trasudava era un liquido di una lucentezza nera e viscosa. Indurendosi nella mano del sacerdote, il liquido formò un'enorme falce con lame alle due estremità del manico. 
“Quae enim seminaverit homo, haec et metet - Perché ciò che l'uomo semina, lo raccoglie anche.” Sussurrò Abel, mentre abbassava la sua grande falce - la Falce della Morte.
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“Stai bene, Eris?” La chiamò una voce bassa e calma.
Il prete, il cui corpo ora era interamente tinto di rosso, le tese la mano.
I suoi occhi avevano già ripreso il colore di un tranquillo lago invernale, ma vi si rifletteva una luce triste.
“Sei ferita? Ti fa male da qualche parte?” Chiese ancora.
“...L'hai uccisa?” Eris tirò fuori a forza una voce tremante, lanciando un'occhiata di sbieco al vampiro accasciato al suolo. Il corpo insanguinato non si muoveva minimamente.
“......no, ho solo fermato i suoi movimenti.” Abel rispose con un tono più basso del solito.
“Ma tu chi sei?"
Eris guardò il volto di Abel, sembrando non accorgersi della sua mano tesa. No, forse se ne era accorta, ma l’aveva deliberatamente ignorata. Invece indietreggiò lentamente, continuando a chiedere: “Cosa sei esattamente?”
“Sono un essere umano...” Abel rispose sorridendo tristemente, continuando a tendere la mano, anche se sapeva che non sarebbe mai stata afferrata. Poi continuò: “Proprio come te... sono un umano.”
Al suono di quelle parole, gli occhi rosso-bruni di Eris si allargarono. Poi, timidamente, allungò le dita e toccò la mano del prete. Infine la ragazzina si alzò ed abbracciò il prete nel suo mantello insanguinato. 
“Oh, no. Ti sporcherai.” Abel le mise le mani sulle spalle, esitante.
“Non importa. Ancora un po'... possiamo restare così ancora per un po'?” Eris si rannicchiò in quell'abbraccio, come se avesse trovato una casa.
“....Va bene, allora.”
Abel sospirò dolcemente e sorrise, posando una mano sui suoi morbidi capelli.
In quel momento si udì un suono metallico secco e Abel chiese:
“Tres, pensi ancora che questa bambina sia pericolosa?”
“Positivo. Come ho già detto, le sue intenzioni non contano.” Tres rispose con la sua solita voce monocorde.
Abel si girò verso Tres, che aveva nuovamente puntato la pistola senza la minima esitazione. La luce rossa del mirino laser montato sulla canna era puntato direttamente tra le sopracciglia di Eris.
La Killing Doll, mantenendo un'espressione impassibile come una maschera, mise il dito sul grilletto e continuò:
“Devo eliminare ogni elemento di pericolo.”
Abel spinse Eris immediatamente indietro, ma non abbastanza velocemente. Con un suono pesante, il cane della pistola si abbassò... ma non successe altro.
“Ma per questa questa volta...” Iniziò Tres con parole monotone, guardando con i suoi occhi di vetro la pistola dalla quale erano finiti tutti i proiettili. “Le munizioni sono finite. Non ho altra scelta che abbandonare l'operazione di sterminio.”
“... Grazie, Padre Tres.” Abel tirò un sospiro di sollievo.
“Negativo: non ci sarà una prossima volta.” Tres si girò con la stessa intonazione indifferente della sua voce monotona, lanciò una rapida occhiata al volto di Eris e passò al suo fianco...
HUAAAAAAAAA!
Fu in quel momento che una massa di carne sanguinolenta che era accanto ad Eris ── o quella che poteva essere vista come tale ─ emise un ruggito.
“N-No, Eris!” Abel gridò.
Gli occhi del vampiro che era balzato in piedi brillavano di odio, e sul suo braccio alzato i lunghi artigli irradiavano una luce orribile ──
Era Mireille. Poteva ancora muoversi!
“MUORI!”
“E-Eri...!”
Abel allungò la mano, ma non fece in tempo: i lunghi artigli stavano per raggiungere la ragazzina, paralizzata come se fosse congelata.
Nelle mani di Tres, che dava le spalle al vampiro, apparve improvvisamente un caricatore. Con un solo battito di ciglia, lo ricaricò. Allo stesso tempo, puntò la canna dell'arma all'indietro sopra la sua spalla.
Con nove colpi di grilletto, i proiettili espulsi in successione dalla canna d'acciaio della pistola attraversarono con precisione il tronco cerebrale, le vertebre cervicali e il cuore della vampira, uscendo dalla sua schiena.
“Missione completata... ritirata.” Disse Gunslinger, la sua voce fredda come sempre.
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cywo-61 · 25 days ago
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Essere empatici significa non solo saper ascoltare e capire l'altro, ma anche interpretare i suoi silenzi, movimenti, accenni di espressione appena abbozzate. Significa ascoltare le cose non dette, i dolori e le gioie, sapere intravedere un po' l'anima. Lo percepisci anche in un messaggio, dal tono della voce e persino dal respiro. Empatici si nasce, aihmé.
cywo
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angelap3 · 11 months ago
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Work in progress...carboncino in polvere.
Sullo sfondo potete intravedere un pezzo di studio🙂
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