#avanti così nel multiverso e oltre
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Il multiverso è quel posto fantastico dove se tu non mi rispondi, arriva all'improvviso a scrivermi un tuo amico storico, che ovviamente è ignaro del fatto che lo seguo da anni solo ed esclusivamente per intravedere te!
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bangtanitalianchannel · 4 years ago
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[INTERVISTA] Incontrate i candidati per la prima volta ai GRAMMY: i BTS parlano estasiati dei GRAMMY Award 2021 e del rappresentare la Corea e il K-Pop su un palcoscenico globale
“Prima della loro esibizione ai GRAMMY Award 2021 e per celebrare la loro nomination per la migliore performance di gruppo/duo pop per ‘Dynamite’, GRAMMY.com ha incontrato i BTS, superstar del pop mondiale. 
Il 2020 è stato un altro anno importante per i BTS. Il settetto sudcoreano (formato da RM, Jin, SUGA, J-Hope, Jimin, V e Jungkook) era già un fenomeno mondiale prima ancora della sua prima nomination ai GRAMMY per la Best Pop Duo/Group Performance ai GRAMMY Award 2021 per il singolo da primo posto ‘Dynamite’. Tuttavia, è stato il successo senza precedenti di suddetta canzone che ha spinto il mondo della musica in generale a prestare un’attenzione maggiore. Non solo la nomination è una grande novità per loro, ma è anche la prima nomination ai GRAMMY per un artista K-pop.
I BTS hanno pubblicato il loro album ‘BE’ nel novembre 2020 in risposta alla pandemia del COVID-19, e il singolo ‘Life Goes On’ è diventato la prima canzone non inglese a debuttare in cima alla Billboard Hot 100. Dopo l'uscita di ‘BE’, i BTS sono diventati il ​​gruppo più veloce a guadagnare tre canzoni numero 1 in tre mesi dai Bee Gees che avevano segnato il record più di 42 anni fa. Per finire, i BTS sono il gruppo più veloce dai tempi dei Beatles ad aver avuto cinque album da primo posto e il primo gruppo ad avere due album in cima alle classifiche negli Stati Uniti nel 2020 (con l’album ‘Map of the Soul: 7′).
I BTS, che il TIME ha nominato ‘Intrattenitori dell'anno 2020’, sono un gruppo che ha familiarità con i primati. Basta guardare il modo in cui hanno sconvolto l'industria della musica pop americana nel corso degli anni, il che è stato un piacere. Ogni anno sono diventati sempre più importanti proprio sotto ai nostri occhi. Nel 2017 sono diventati il ​​primo gruppo pop coreano a esibirsi in una premiazione americana, nello specifico agli AMA. Come se non bastasse, il 2018 ha visto poi non solo il gruppo vincere il Top Social Artist Award per la seconda volta consecutiva (questo è ormai diventato un evento ricorrente) ai Billboard Music Award, ma anche tenere un discorso alle Nazioni Unite.
Nel 2019 i BTS hanno fatto la storia come il primo gruppo coreano a presentare ai GRAMMY, occasione in cui hanno consegnato a H.E.R. il premio per il miglior album R&B, e l'anno successivo sono diventati il ​​primo gruppo coreano a esibirsi sul palco dei GRAMMY quando si sono uniti al remix-multiverso di ‘Old Town Road’ di Lil Nas X. Torneranno sul palco dei GRAMMY anche quest'anno, ma per esibirsi da soli e, questa volta, con l'aggiunta del titolo di candidati a un premio.
I loro messaggi universali e toccanti vanno oltre le arti. Il gruppo ha, ad esempio, appena rinnovato il proprio impegno a proseguire con la campagna benefica ‘LOVE YOURSELF’ con l'UNICEF, con cui collaborano dal 2017 in occasione del rilascio dell’album ‘LOVE YOURSELF 承 Her’. Questa collaborazione, oltre a canzoni allegre come ‘Dynamite’ o album come ‘BE’, ha confermato l’autenticità dell’impegno dei BTS a mettere in pratica ciò che predicano. I fan dei BTS, alias gli ARMY, sono cresciuti enormemente e hanno sostenuto con passione le superstar per anni da quando la band ha espresso per la prima volta interesse per una vittoria ai GRAMMY.
La loro nomination ai GRAMMY per la Best Pop/Duo Group Performance non è soltanto un evento storico, ma anche prova del fatto che l’onestà, il duro lavoro e fan dedicati sono gli ingredienti base della ricetta per il successo. Il settetto ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti e distrutto così tante barriere che è ormai difficile tenere il conto, ma ciò che colpisce è che in tutto questo i membri siano rimasti dei ragazzi estremamente umili.
Come ha detto durante la nostra intervista RM, il leader del gruppo, sono solo ‘sette ragazzi coreani qualunque’, e con i loro sforzi per fare bene e catturare e spiegare la complessità della vita hanno dato conforto a molti, indipendentemente dalla lingua. I BTS hanno conquistato internet, ottenuto il riconoscimento dei loro illustri predecessori e colleghi, mostrato tanti lati di sé agli ARMY e in tutto ciò hanno continuato a rilasciare musica eccezionale. L’impatto culturale e il ruolo dominante dei BTS nell’industria musicale continueranno a essere determinanti e loro non smetteranno di aprire la strada a tutti quegli artisti che appartengono a gruppi etnici per cui fino a ora lo spazio per emergere è stato ridotto. 
In occasione della 63esima edizione dei GRAMMY Award, GRAMMY.com ha potuto discutere con i BTS dell’importanza della nomination da loro ricevuta, del significato della rappresentazione in spazi diversi e di molto altro.
-DOMANDA- Come vi state preparando alla cerimonia dei GRAMMY Award 2021? Cosa vi passa per la testa con l'avvicinarsi della data?
V: Con l'avvicinarsi della premiazione, l'entusiasmo e le aspettative aumentano. Non riesco ancora a credere che siamo stati nominati e che ci esibiremo. Ottenere una vittoria sarebbe ancora più sorprendente.
-DOMANDA- ‘Dynamite’ era una canzone per i fan, per rallegrare le loro vite in un momento difficile. Eppure è stata questa spontanea autenticità che vi ha fatto ottenere la vostra prima nomination ai GRAMMY.  Come vi sentite a riguardo? È questa [canzone] a catturare meglio il cuore dei BTS?
J: Il fulcro dell’operato dei BTS è raccontare le nostre storie in modo genuino attraverso la musica. ‘Dynamite’ rappresenta tutto ciò. È una canzone che ci dà forza e incarna il messaggio che vogliamo trasmettere ai nostri fan. Crediamo che la sincerità arrivi sempre.
-DOMANDA- Questa nomination è la prima non solo per i BTS, ma anche in generale per un gruppo K-pop. Molti artisti vi ammirano per i vostri successi nell'industria occidentale. Cosa significa per voi avere così tanti giovani che vi vedono come coloro che stanno spianando la strada agli artisti coreani all'estero? Come ci si sente a essere i rappresentanti globali della Corea?
JK: Siamo sopraffatti dall'essere considerati i rappresentanti della Corea. Siamo semplicemente grati per il supporto e l'attenzione che abbiamo ricevuto non solo dai nostri fan, ma anche dai nostri colleghi. Continueremo a lavorare di più per portare sul palco musica e performance ancora migliori. Ed è un incredibile onore essere i primi artisti pop coreani a essere nominati per un GRAMMY, speriamo che questo sia solo l'inizio. Una vittoria sarebbe significativa non solo per noi, ma anche per molti che perseguono la diversità nella musica.
-DOMANDA- ‘BE’ è il vostro progetto più personale fino a oggi e tutti voi avete contribuito a crearlo per gli ARMY. Come mai avete deciso di incanalare le vostre frustrazioni sulla pandemia in un album?
JM: Abbiamo sentito il bisogno di dire agli altri che condividiamo le loro stesse emozioni e mostrare loro in che modo siamo rimasti coerenti alle nostre vite quotidiane che sono cambiate così bruscamente, perché la vita va avanti. Quello che potevamo fare era fare musica ed esibirci, così abbiamo creato l'album ‘BE’ nella speranza che le persone si relazionassero e fossero confortate dalla nostra musica.
-DOMANDA- Come avete passato il vostro tempo negli ultimi mesi? Cosa non vedete l'ora di fare una volta finita la pandemia?
JH: Abbiamo lavorato sulla nostra musica. Penso di poter parlare per tutti noi quando dico che la prima cosa che vorremo fare una volta che la pandemia sarà finita sarà andare in tour ed esibirci davanti ai nostri fan. Voglio guardarli negli occhi e gridare: ‘Vi amo ARMY!’
-DOMANDA- Il grande pubblico potrebbe conoscervi come idol del K-pop, ma la vostra musica ha trasceso quei confini e la vostra fanbase è ampia e diversificata, tanto che conta, ad esempio, anche il presidente della Corea del Sud. Cosa ne pensate dell'etichetta di K-pop posta sulla vostra musica? Come vi descrivereste come artisti, con parole vostre? 
RM: ‘K-pop’ è un termine che in origine era usato per riferirsi alla musica popolare coreana, ma che a un certo punto è diventato un genere a sé stante. In realtà è abbastanza difficile definire cosa sia il K-pop. A essere onesti, siamo solo molto grati e felici di mostrare la nostra musica e le nostre performance ai fan e di ricevere così tanto amore. Per descriverci brevemente, direi che siamo solo sette ragazzi coreani qualunque. 
-DOMANDA- Spesso siete gli unici artisti provenienti dall’Asia dell’Est a partecipare agli eventi musicali più importanti o a essere menzionati nelle discussioni circa la cultura pop mainstream. Come vi sentite a riguardo? Come vorreste che i vostri traguardi cambiassero il panorama musicale anche per gli altri, se non del tutto? 
SU: Siamo testimoni sempre più spesso di movimenti che spingono verso la ‘diversità’, nell’industria musicale globale. Speriamo vivamente che il corso di questi cambiamenti subisca un’accelerazione e vada oltre. Nella stessa Corea ci sono tantissimi altri artisti, oltre a noi, che creano musica eccellente, e sono sicuro del fatto che la cosa valga ancora di più su scala globale. Speriamo davvero di poter essere d’aiuto affinché le persone si abituino sempre di più a essere esposte a musica diversa e più musicisti possano essere conosciuti a livello globale. 
-DOMANDA- Secondo le vostre opinioni personali, a quali canzoni o album della vostra discografia dareste un GRAMMY? Per le persone che potrebbero non aver ancora esplorato in profondità tutta la vostra musica, di quali dei vostri lavori precedenti siete più fieri e perché? 
RM: Mi sento di consigliare di ascoltare ‘LOVE YOURSELF: 轉 TEAR’ perché è un album grandioso e lo abbiamo rilasciato nel 2018 in un periodo per noi estremamente difficile. Personalmente, poi, ‘Spring Day’ è il singolo a me più caro ed è molto speciale. 
-DOMANDA- Cos’hanno in serbo per il 2021 i BTS? Musica nuova? Progetti da solisti? 
RM: Come abbiamo fatto con ‘Dynamite’, speriamo di poter diffondere ancora una volta, attraverso bella musica e belle esibizioni, un messaggio di speranza e conforto in tempi in cui la pandemia ancora aggrava le vite di tutti noi.
J: Stiamo lavorando sodo per rilasciare nuova musica, quindi aspettate con impazienza le novità future! 
SU: Speriamo che la situazione pandemica migliori così da poter fare un tour nel 2021 e che sia qualcosa che state aspettando anche tutti voi [fan]. 
JH: Vogliamo confortare le persone e donare loro gioia attraverso esibizioni sensazionali e nuova musica, quindi questo è ciò su cui stiamo lavorando più duramente, al momento. 
JM: Considerando la situazione attuale, non possiamo stabilire con sicurezza quando riusciremo a rivedere di persona i nostri fan, ma faremo del nostro meglio per accorciare le distanze con loro e stare loro quanto più vicino possibile, non importa se lo faremo attraverso un album o altro tipo di contenuto. 
V: Spero che potremo essere come una brezza che soffia sulle persone portando loro conforto e un senso di empatia. 
JK: Nel 2021 ci esibiremo sul grande palco dei GRAMMY, continueremo a fare ciò che possiamo e a mostrare i lati migliori di noi. Inoltre, vorremmo dare prova ancora di più ai nostri fan della nostra versatilità musicale”. 
Traduzione a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©MatchaMochi, ©VRonnie, ©jimindipityR) | ©GRAMMY.com
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levysoft · 4 years ago
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Il fisico teorico Michio Kaku, professore al City College di New York e noto divulgatore scientifico, sostiene con vigore la teoria delle stringhe.
Kaku ha appena scritto un libro intitolato “The God Equation“, dove mette sotto la lente di ingrandimento la ricerca che vuole combinate la relatività generale di Einstein con la teoria quantistica per realizzare una “teoria del tutto“.
Michio Kaku ritiene che la teoria oggi elaborata dagli scienziati non sia la versione definitiva. Molti premi Nobel hanno posizioni differenti riguardo la teoria delle stringhe, teoria che lui stesso ha contribuito a fondare. SecondoKaku siamo davanti a un nuovo inizio, i prossimi esperimenti che verranno effettuati su aree inesplorate come, ad esempio, la materia oscura potrebbero contribuire alla nascita di una teoria del tutto.
La teoria delle stringhe ha certamente incuriosito il grande pubblico di appassionati che aspetta di osservarne gli sviluppi. Dopo 2000 anni stiamo iniziando a sistemare i vari pezzi di un gigantesco puzzle e presto saremo in grado di trovare molte risposte ai misteri insoluti che ci circondano.
Potremo andare oltre le speculazioni rispondendo a domande come il viaggio nel tempo, l’esistenza di ulteriori dimensioni e i wormhole. Altre domande potrebbero trovare una risposta soddisfacente, cosa è successo prima del Big Bang? Cosa c’è dall’altra parte di un buco nero? Nessuna di queste domande può essere risolta dalla teoria della relatività di Einstein, per questo dobbiamo andare oltre.
Michio Kaku ha scritto il suo libro in un periodo drammatico, nel mezzo di una pandemia. Newton nel corso di una pandemia causata dalla peste fu costretto a casa e a soli 23 anni scrisse le leggi che cambiarono per sempre il corso dell’umanità. Come Newton, oggi gli scienziati stanno scrivendo nuove leggi per spiegare ancora meglio la natura che ci circonda.
Oggi viviamo una scissione che non si verificava da decenni. Michio Kaku la paragona alla visione opposta tra Niels Bhor e Albert Einstein riguardo la teoria quantistica. La stessa contrapposizione si manifesta oggi per la teoria delle stringhe che ha fatto nascere un grande interesse ma generato molte critiche.
Oggi, come ai tempi di Newton non vi era certezza della correttezza delle sue leggi, non c’è nulla che dimostri la teoria delle stringhe, ma la matematica è sempre un passo avanti alla sperimentazione.
È qui che entra in gioco il Large Hadron Collide.
Grazie al Large Hadron Collider possiamo testare il modello standard che spiega “quasi tutto”. Secondo Kaku il modello è spettacolare, ma è una delle teorie più brutte mai proposte. La teoria delle stringhe porta al modello standard con facilità e con pochi presupposti. Per questo la teoria delle stringhepotrebbe essere provata proprio grazie agli esperimenti condotti al LHC.
La teoria delle stringhe e il super collisore
Il super collisore, racconta Kaku, venne proposto negli anni ’90. Una macchina immensa, più grande del LHC, purtroppo venne cancellata dal congresso.
In uno degli ultimi giorni di udienze, un membro del Congresso domandò: “Troveremo Dio con la tua macchina? Se è così, voterò a favore. “Il povero fisico che doveva rispondere a quella domanda non sapeva cosa dire. Avremmo dovuto dire, questa è una macchina che creerà le condizioni della più grande invenzione di tutti i tempi: l’universo.
Sfortunatamente, il fisico rispose: “bosone di Higgs”. Il congresso non avrebbe mai stanziato 10 miliardi di dollari per un’altra particella subatomica.
Il super collisore, sostiene Kaku, è stato annullato “perché noi fisici eravamo nella torre d’avorio e non avevamo alcun legame con il contribuente che lo avrebbe pagato”. In passato bastava pronunciare al congresso la parola “Russia” e si sarebbe fatto di tutto per appoggiare qualsiasi tipo di programma, ma ormai la guerra fredda è fortunatamente alle spalle.
Poi è arrivato Stephen Hawking. Ha generato così tanto interesse ed è stato un vero fisico all’avanguardia della scienza, non un semplice “divulgatore”.
Contatto alieno
Tra qualche mese avremo a disposizione il telescopio spaziale James Webbed è per questo che kaku ritiene che le probabilità di entrare in contatto con una civiltà aliena siano piuttosto alte. Ma Kaku non appoggia l’idea di un contatto, ricorrendo all’esempio di Montezuma e all’incontro con Cortés in Messico avvenuto centinaia di anni fa. Kaku ritiene che gli alieni potrebbero essere amichevoli, ma non ne è sicuro al 100%.
Nel suo libro Micho Kaku parla di diversi scienziati del passato ponendo Newton al primo posto. Grazie a lui gli scienziati sono entrati in possesso della matematica adatta a spiegare l’universo, migliorata poi da Einstein che ha in seguito elaborato la curvatura dello spaziotempo e tutto quello che è alla base delle nostre conoscenze.
Le leggi del moto di Newton avviarono la rivoluzione industriale. Una persona del genere, spiega Kaku, nasce una volta ogni diversi secoli.
Micho kaku e la fede
Molti scienziati si professano atei, altri credono in qualcosa di ultraterreno. Hawking, ad esempio, era profondamente ateo, sosteneva che se il Big Bangha creato tutto, anche il tempo, allora non c’era spazio per nessun Dio. Kaku ha un’altra formazione essendo figlio di buddisti che credono nel Nirvana.
Micho Kaku ha frequentato la chiesa presbiteriana e la scuola domenicale e ha studiato la Genesi. Kaku sostiene che con l’idea del multiverso possiamo fondere insieme questi due paradigmi diametralmente opposti. Secondo la teoria delle stringhe, i Big Bang si verificano continuamente.
Secondo Kaku, la genesi avviene ovunque e in ogni istante e l’universo si espande nel Nirvana. Lo spazio a undici dimensioni previsto dalla teoria delle stringhe è il Nirvana e secondo Kaku sia il buddismo che la filosofia giudaico-cristiana possono fondersi in unìunica teoria.
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il-lato-nerd-della-forza · 6 years ago
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Ieri, la Sony Pictures e i Marvel Studios hanno rilasciato il nuovo trailer di Spider-Man: Far From Home, che con sorpresa conteneva alcuni interessanti dettagli.
Oltre a essere ambientato dopo la morte di Iron Man in Avengers: Endgame, il trailer rivela l’esistenza di un Marvel Multiverse creato durante lo schiocco, anche se non sappiamo quale.
Ora, il regista di Spider-Man: Far From Home, Jon Watts, ha parlato del trailer toccando diversi argomenti tra cui da come tratta il salto temporale di cinque anni, l’eventuale inclusione di personaggi come Miles Morales, l’Avvoltoio e Wilson Fisk, il Multiverso, il desiderio di Nick Fury di creare una nuova squadra e molto altro ancora.
Il trailer di ieri ha finalmente confermato che, sì, Spider-Man: Far From Home ha effettivamente luogo dopo gli eventi di Avengers: Endgame – anche se per noi non c’erano dubbi. Tuttavia, abbiamo sentito di rapporti contraddittori su quanto tempo sarebbe passato.
“Non diciamo specificamente quanto dopo, ma l’idea è che è quasi immediatamente dopo gli eventi di Endgame”, conferma Watts. “Quindi vediamo il quartiere del primo film che si occupa delle implicazioni di tutte le pazzesche conseguenze di Endgame. E, sai, nel classico stile newyorkese, tutti stanno semplicemente andando avanti con le loro vite quotidiane. Sanno che metà delle persone che sono scomparse e tornate, quindi vanno avanti. [ride]”
Il trailer rivela che Mysterio proviene da un’altra Terra e che lo schiocco ha squarciato la realtà (siamo sicuri che non siano stati i Vendicatori col viaggio nel tempo?). Tuttavia, Far From Home presenta davvero il Multiverso o “Mr. Beck” sta ingannando tutti?
“Beh, voglio dire, sì,” afferma Watts. “Abbiamo dovuto esaminare in termini di portata ciò che è accaduto alla fine di Endgame, vedendo tutte le cose folli che hanno fatto e tutte le domande che ne derivano, quindi stiamo sicuramente cercando di rispondere a una di quelle più grandi: le timeline alternate. Così tante possibilità si sono aperte alla fine di Endgame, e Peter Parker è una delle poche persone sul campo a occuparsi di quelle.”
Riguardo al fatto che potesse spiegare le regole del Multiverso dell’UCM, Watts ha detto solamente che non oserebbe, e che lascerà fare a Nick Fury. Quest’ultimo, dopo essere stato ispirato da Captain Marvel, ha creato la “Avengers Initiative” e ha riunito gli eroi più potenti della Terra per affrontare minacce per noi insostenibili. Ora, sembra che stia cercando di fare la stessa cosa per un mondo dal quale è stato assente per cinque anni.
“Beh, questo è stato per me molto eccitante perché questa è una versione di Nick Fury che non penso che abbiamo mai visto. E’ un Nick Fury che sta recuperando il tempo passato”, spiega il regista. “È scomparso per cinque anni e il mondo è cambiato radicalmente in sua assenza, e qui sta cercando di mettere insieme una nuova squadra. Spider-Man e Mysterio vengono reclutati per affrontare questa minaccia degli Elementali. È quello che fa Nick Fury, ma ora le cose sono più folli del normale.”
Ma chi sono questi antagonisti? Quentin Beck è un cattivo nei fumetti e un noto truffatore, ma questa versione su grande schermo ha chiaramente attraversato alcuni importanti cambiamenti. Alla domanda su chi sia Mysterio e quale sia la sua personalità quando lo incontriamo per la prima volta, Watts risponde: “Nel film è simile al trailer, viene presentato come un potenziale alleato per combattere questa minaccia elementale“. E per quanto riguarda questi Elementali, proprio come la maggior parte di noi sospettava, provengono dallo stesso mondo di Beck. “Sono entrambi dello stesso tipo di dimensione parallela, sì“, aggiunge il regista.
Come sappiamo, Spider-Man è diventato una vittima della decimazione insieme ai Guardiani della Galassia su Titano, quindi la sua zia May ha passato gli ultimi cinque anni a non sapere cosa ne è stato di suo nipote? Bene, nel tentativo di rendere le cose un po’ più semplici, Watts conferma che May è stata in realtà una delle vittime del titani pazzo sulla Terra, e quindi è semplicemente “scomparsa e tornata”, secondo quanto ha confermato quando gli è stato chiesto.
All’inizio del trailer di Spider-Man: Far From Home, l’Iron Spider può essere visto affrontare alcuni scagnozzi pesantemente armati e, sembrano molto più seri dei banditi da bancomat del primo film. Quindi, è possibile che siano legati a qualcuno come Wilson Fisk? Il regista non ha voluto sbottonarsi riguardo a questo argomento, se non nel dire che non solo legati “specificamente a Kingpin in questo film”. Semplicemente, attraverso quella scena capisci che il quartiere è al sicuro grazie a lui.
“Ho sempre visto Spider-Man come il supereroe più affabile per questo motivo”, dice Watts quando gli viene chiesto di come Spider-Man: Homecoming abbia offerto un aspetto più personale all’UCM. “Ho usato Peter Parker/Spider-Man come un’opportunità per ottenere quella prospettiva ben piantata a terra, per mostrarti come sarebbe stato se tutte queste cose pazzesche fossero accadute. Che cosa sarebbe la vita di tutti i giorni?
Questa è stata una delle cose più divertenti. Sto solo parlando di quali potrebbero essere le implicazioni più banali, come se il tuo compleanno, la tua patente o il passaporto dicessero che hai cinque anni in più di quello quelli che hai tecnicamente. Quelle domande sono così affascinanti per me, e volevo davvero entrare nel dettaglio e esplorarle.”
Uno dei temi principali del nuovo trailer è il tentativo di Peter Parker di riempire il vuoto lasciato dalla morte di Iron Man. La domanda è: può davvero prendere il posto di Iron Man nell’UCM?
“Ora il mondo gli sta chiedendo di intervenire e non è sicuro se sia pronto per quel livello di responsabilità”, spiega Watts. “Ad esempio, è ancora un ragazzino di 16 anni del Queens, è qualcosa che posso ricordareanche io: mi ricordo di essere stato un bambino che vuol essere trattato come un adulto, ma all’improvviso, quando sei trattato da adulto, ti rendi conto che forse era meglio quando venivi trattato da bambino. Una volta superata questa soglia, non si può tornare indietro.”
Ci sarà anche il ritorno di Happy Hogan nel film, che giocherà chiaramente un ruolo importante, ma al di là di ciò che abbiamo visto nei trailer, cosa dovremmo aspettarci dal vecchio amico di Tony Stark in questo film?
“Similmente a Peter, che ha perso il suo mentore… sai, Happy è stato lì sin dall’inizio. Penso che in gran parte di questa storia lui stia cercando di trovare il suo posto nel mondo, ora che il centro del suo mondo è andato per sempre. Mi è sempre piaciuto Happy come personaggio, e usarlo per esplorare alcune di queste cose è stato davvero emozionante. Esplorare un mondo senza Tony, ovvero l’uomo dietro la maschera di Iron Man.”
Una cosa che è stata evidente fin dalle prime scene del trailer è stata la mancanza di freni in termini di azione, ma come sappiamo, Peter Parker è ancora piuttosto inesperto e le cose nel primo film erano di scala abbastanza ridotta, quindi come cambieranno le cose questa volta?
“In termini di puro livello di regia, volevo davvero alzare la posta per quanto riguarda l’azione, e renderla enorme”, rivela il regista. “Nell’ultimo film, abbiamo mantenuto le cose un po’ più piccole, intenzionalmente, per ricordare alle persone perché amano Spider-Man. E senza cambiare tono, volevo mantenere quella relatività a livello di base, ma anche alzare il livello di azione e creare qualcosa di veramente spettacolare, volevo mostrare alle persone cose che non avevano mai visto prima al cinema.”
Infine Watts ha finalmente chiarito le voci circa la comparsa dell’Avvoltoio nel film, che portavano a speculazioni sulla formazione dei Sinistri Sei. Sfortunatamente, sembra che né lui né Liz (Laura Harrier) appariranno.
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Peter Parker ritorna in Spider-Man: Far From Home, il secondo capitolo della serie di Spider-Man: Homecoming!
‘Il nostro amichevole Spider-Man di quartiere’ decide di partire per una vacanza in Europa con i suoi migliori amici Ned, MJ e con il resto del gruppo. I propositi di Peter di non indossare i panni del supereroe per alcune settimane vengono meno quando decide, a malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in tutto il continente.
Spider-Man: Far From Home uscirà nelle sale italiane l’11 luglio 2019, con Jon Watts di nuovo alla regia, e la sceneggiatura curata da Chris McKenna e Erik Sommers. La fotografia è a cura di Matthew J. Loyd, mentre la colonna sonora è composta da Michael Giacchino.
Nel cast Tom Holland (Peter Parker / Spider-Man), Zendaya (Michelle Jones), Marisa Tomei (May Parker), Michael Keaton (Adrianne Toomes / Avvoltoio), Jacob Batalon (Ned), Tony Revolvori (Flash Thompson), Laura Harrier (Liz), Jon Favreau (Happy Hogan), Cobie Smulders (Maria Hill), Samuel L. Jackson (Nick Fury) e Jake Gyllenhaal (Quentin Beck / Mysterio).
Spider-Man: Far From Home, il regista parla a ruota libera del film! Ieri, la Sony Pictures e i Marvel Studios hanno rilasciato il nuovo trailer di Spider-Man: Far From Home…
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itsnerdpool-blog · 7 years ago
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ANT-MAN: L'INCREDIBILE STORIA DEGLI UOMINI-INSETTO
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ANT-MAN: L'INCREDIBILE STORIA DEGLI UOMINI-INSETTO
Hank Pym mentre si rimpicciolisce per vedere nelle sottane delle signore
Correvano i lontani anni ’60, periodo di grandi scoperte scientifiche che influenzarono l’intero Mondo, quando a casa MARVEL ci fu un punto di svolta decisivo. Nella testata fumettistica “Tales to Asthonish”, che comprendeva già numerosi eroi di Stan Lee, comparve un nuovo personaggio carico di mistero: Ant-Man (A.K.A. Hank Pym). Il nuovo eroe fu un vero successo, sia per il suo aspetto bizzarro che per i suoi poteri: poter aumentare o diminuire la sua stazza grazie a sieri di mirabolanti capacità, controllare gli insetti con l’ausilio del suo elmetto e sentirsi sazio con una briciola di pane.
Oltre che di Hank Pym, Ant-Man è stato l’alter ego di altre persone, per esempio di Scott Lang, un ladruncolo di quartiere (ad iniziare dai film dell’ M.C.U.) e di Eric O’Grady, un agente dello S.H.I.E.L.D. fannullone (solamente nei fumetti).
Praticamente il signor Pym aveva una fissazione con il lasciare il suo costume da uomo formica a brave persone…
Se da grandi poteri derivano grandi responsabilità, figuriamoci dai piccoli poteri…
GIUSTO DUE PAROLE SUL FILM
SE TI VA DAI UN’OCCHIATA AL TRAILER!
Dopo anni di saghe fumettistiche, serie animate e action figure dalle tutine imbarazzanti ecco che nel 2006 a qualcuno viene la bell’idea di fare un film su questo supereroe, Edgar Wright, già regista de “L’Alba dei Morti Dementi”. Il progetto vide la luce solamente dal 2012, con vari test footage, sceneggiature svolazzanti e impegni che dettero il via alla pre-produzione del film solo nel 2013. Come regista venne scelto Peyton Reed (“Yes Man”; “Il ritorno del maggiolino tutto matto”…), un ragazzaccio con un debole per la comicità ben strutturata. Il primo film uscì nell’estate del 2015 e fu la dodicesima pellicola dell’ M.C.U..
Come maggiori interpreti troviamo:
Come protagonista del film abbiamo Scott Lang, interpretato da Paul Rudd, non solo un padre amorevole e divorziato, anche ladruncolo di periferia, che fa avanti ed indietro dalla prigione. Durante una rapina dovrà entrare in una casa molto particolare, la dimora di Hank Pym, dove dovrà “prendere in prestito” la tutina rossa e nera del primo Ant-Man. Sfacciato, arrogante e simpaticissimo, Scott ruberà i cuori agli spettatori grazie al suo grande carisma!
Hope van Dyne: interpretata dalla splendida Evangeline Lilly (“Lost”, “Lo Hobbit”…). Cazzutissima, bellissima e soprattutto vespissima. compare prevalentemente in una scena durante i titoli di coda che fa presagire qualcosa di buono, anzi, buonissimo per il futuro del personaggio: Hank Pym le mostra le ali e la tuta della prima Vespa, ossia sua madre. Nel film ha un ruolo primario ma marginale, lasciando allo spettatore quella voglia di spaerne di più, di conoscere più a fondo questo personaggio.
Hank Pym: interpretato da niente poco di meno che Michael Douglas. Un genio dalle abilità peculiari, padre anche lui (di una ancora inconsapevole Wasp). Primo Ant-Man, inizia la sua carriera supereroistica nell’esercito americano, per poi passare alla “fazione” dello S.H.I.E.L.D.. Nel corso del film vediamo il volto di un giovanissimo Hank, interpretato da Dax Griffin ed incontriamo lo stesso personaggio più anziano interpretato appunto da Douglas (prima con il volto in C.G.I. per ringiovanirlo, lo stesso processo che abbiamo avuto con Johnny Depp in “Pirati dei Caraibi: La Vendetta di Salazar“).
Luis: un Michael Peña formidabile, al quale vengono affidate le parti esilaranti (il racconto nel racconto nel racconto…) senza mai sfociare nel ridicolo e nella banalità. Luis è un ladruncolo della banda di Scott, se non proprio il braccio destro del nostro protagonista.
Yellowjacket: un Corey Stoll blando, senza spessore e dimenticabilissimo. Uno straccio bagnato potrebbe interpretare un villain più carismatico senza dubbio. Questo personaggio rappresenta il classico esempio dei “cattivoni” MARVEL mal riusciti, portando se stesso nel baratro dei personaggi merdosi. Fighissima l’armatura eh, ma se mi date un cattivo che intimorisce quanto un chihuahua incazzato siamo alle pezze. In questo caso, servirebbe una bomboletta di RAID.
Le scene d’azione di questa pellicola sono girate magistralmente, specialmente quelle nel micro mondo, che tra l’altro sono esilaranti (il Trenino Thomas ne è la prova). Un nuovo tipo di location si aggiunge alle classiche, il Regno Quantico, un universo ancor più piccolo dell’universo più piccolo che voi possiate mai immaginare, che ricorda vagamente l’interno di un caleidoscopio, ripreso anche nel film “Doctor Strange“, come parte integrante del multiverso.
Il Regno Quantico in “Doctor Strange”
il Regno Quantico in “Ant-Man”
      HYPE PER IL SEQUEL
ECCO IL TRAILER!
Il secondo film, diretto sempre da Reed, uscirà nelle sale il 14
agosto 2018 e vedrà come protagonisti Scott Lang (sempre Paul Rudd) e Hope van Dyne (sempre Evangeline Lilly), che interpreteranno rispettivamente Ant-Man e la Vespa (o Wasp).
Fan-Art su “Infinity War”… sarebbe stato tutto più facile, no?
Ritroveremo vecchi volti e nuovi personaggi, come Janet van Dyne, la moglie perduta di Hank, interpretata dalla sempreverde Michelle Pfeiffer, o la strana figura di Ghost, la nuova super criminale, interpretata dall’ affascinante Hannah John-Kamen (“Misfits”,”Ready Player One”, “Black Mirror”…) ed altri grandi nomi.
Ghost, nel film e nel fumetto
Ambientato dopo la Civil War, dove si è visto lo scontro tra la fazione di Iron Man e la fazione di Cap e poco prima di “Infinity War”, il che promette molto bene alla trama del film, che potrebbe legarsi egregiamente con i fatti accaduti nel Wakanda, che hanno segnato/segneranno (dipende da come si guardano le linee temporali) la storia dell’ M.C.U. (ancora grazie, Thanos, bello scherzo che ci hai fatto), nonostante i nostri eroi di minuto aspetto non siano stati inseriti nella pellicola.
Come visto nei trailer si scopre che le placche d’ingrandimento/restringimento del primo film funzionano non solo sugli esseri umani, ma anche su edifici, su automobili e sui contenitori di caramelle firmati Hello Kitty. Fantastico. In questo secondo capitolo della storia dell’uomo formica troveremo la Vespa non come side-kick di Scott, bensì con le vesti di cooprotagonista, forse addirittura come protagonista principale della pellicola, dato che la storia di questo film va a parare su un argomento molto sensibile per Hope: la ricerca di sua madre, Janet (che nel primo film scopriamo esser sparita nel regno quantico) e la sua attrazione per il collega supereroe, così almeno hanno rivelato fino ad ora i produttori.
Riusciranno i nostri mini eroi a sconfiggere il fantasmino che disturba i loro sogni? Lo scopriremo solamente andando al cinema a metà agosto, per il resto, STAY TUNED!
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lavocedililiana · 8 years ago
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Parlando di metamorfismi...
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Ciao ragazzi, qualche giorno fa il buon MaRo ha deciso di droppare un po di bombe riguardanti i prossimi set pubblicando un articolo dal titolo “Metamorphosis 2.0” in cui ci fornisce un breve resoconto dei frutti colti dopo “Metamorphosis” assieme ad un breve manifesto d’intenzioni sul futuro delle nostre figurine preferite.
Qui trovate il documento in questione: https://goo.gl/AcCzma
E qua trovate un breve report del nostri Alessio: https://goo.gl/AgmBLa
Ora che avete studiato passiamo alle domandone!
Abbiamo deciso di interrogare su queste dichiarazione tre giocatori di diversa estrazione ed età per avere i loro pareri sulla questione, quindi lasciamo la parola a Luca, Yuri e Daniele :)
1) Dopo il passaggio dal sistema di set preistorico con blocchi da 3 espansioni (una grande e due piccole), al sistema attuale (una grande ed una piccola), che idea avete al riguardo del sistema futuro composto da blocchi di singole espansioni monolitiche?
Luca: L'idea Ë semplicemente perfetta! Secondo me Ë la mossa giusta che permette alla Wizards di avere massima libertà di scelta sulle prossime espansioni. Secondo me il problema del vecchio sistema di blocchi formati da 3 espansioni era appunto il fatto che fossero 3 e che vincolasse il gioco a restare fermo sullo stesso piano per un anno intero senza libertà di manovra nel Multiverso se non allo scadere dell'intero anno. Parlo da completo estraneo dato che ho avuto il piacere di giocare solo blocco Tarkir, ultimo del vecchio sistema, ma alla lunga può risultare quasi noioso per un giocatore essere vincolato allo stesso ambiente (sia per quanto riguarda la storia che per il Limited) per così tanto tempo. Anche il sistema attuale, che ho vissuto per due anni circa, creava un senso di monotonia, soprattutto durante i draft, all'uscita della seconda espansione del blocco. (Tranne Eldritch Moon, Eldritch Moon era pazzesco e completamente diverso da Shadows Over Innistrad) Spero dunque che questo cambiamento, e quindi un'enorme flessibilità nello story telling e nelle meccaniche di gioco, porti a numerose e varie esperienze di gioco più diverse fra loro durante l'anno che in passato.
Yuri: Sembra un’ottima novità. Per come è stata spiegata la cosa, sarà possibile visitare le varie ambientazioni in modo libero pur mantenendo la possibilità di rimanere nello stesso mondo nel caso vi siano delle necessità di storia. Facendo questa scelta la WotC si è liberata di limitazioni autoimposte in tempi passati ed ormai del tutto superate: essere costretti a creare più set sulla stessa ambientazione che magari non ha molto da dire ha sicuramente creato carte e sistemi di gioco poco ispirati in passato, meccaniche pesanti e/o incomprensibili, forzature della storia per ‘tirarla abbastanza a lungo’. Per altro si andranno a creare degli ambienti di draft a se stanti, che con molta probabilità saranno quindi più consistenti e quindi divertenti.
Daniele: Questo è il cambiamento apparentemente più radicale, ma allo stesso tempo quello che mi pare più corretto. Ora non ci sono più limitazioni ed imposizioni dovute al fatto di dover riempire 3 set con la stessa ambientazione e meccaniche, ma è sufficiente un unico set, ed eventualmente un successivo ma solo se necessario. Anche il fatto che per il formato Limited non si mescoleranno più i set rende probabilmente più facile equilibrare le espansioni e relativo formato Limited.
Personalmente sono molto a favore di questo cambiamento.
2) Rimanendo sempre sul tema, che ne pensi del non-ritorno dei core set?
Luca: I Core Set mi dividono in due. Da un lato sono contento di rivedere carte "familiari" di anno in anno ristampate e giocabili in Standard (Divination, Read the Bones, etc..)
D'altra parte però generalmente i draft environment dei Core Set sono appunto "basilari" e, da amante dei draft, la mia voglia di giocarli sarà saturata in un paio di partite.
Sicuramente sono però una grande possibilità per le persone che si (ri)avvicinano al gioco dopo tanto tempo o per la prima volta, come lo è stato Magic Origins per me.
Yuri: Il ritorno dei core set può essere interessante sotto molti punti di vista. La possibilità di ristampare risposte decenti per le varie minacce dello standard è stata fonte di discussione continua negli ultimi mesi, dove abbiamo visto numerosi ban di carte dovuti sia ad errori di valutazione che, appunto, all’assenza di risposte. Questo apre anche alla possibilità di ristampare carte magari costose, per permettere un abbassamento dei prezzi per formati come il modern. La speranza è che questi nuovi Core Set vengano sviluppati come Magic Origins: carte provenienti da più mondi, che quindi siano libere da troppe restrizioni di concetto e che magari abbiano il valore aggiunto di raccontare le storie di tutti quei personaggi, amati o odiati, che spesso rimangono ai margini della storia principale.
Daniele: Il ritorno dei Core Set è piuttosto controversa, considerando che circa due anni fa furono eliminati tra gli applausi di tutti con le motivazioni che di fatto i Core Set non servivano a nessuno, ed ora invece vengono nuovamente re-introdotti tra gli applausi di tutti... Ecco, diciamo che i Core Set a mio parere non dovrebbero esistere e l'unico motivo per cui sono utili sono le ristampe più facili rispetto ai set tematici. Negli ultimi due anni i problemi con lo Standard sono stati tanti e molti hanno attribuito questi problemi alla mancanza di ristampe di carte necessarie nei set tematici, presupponendo quindi che nei Core Set ci sarebbero state.
A mio avviso i Core Set non servono a nessuno e le ristampe delle carte necessarie si possono fare senza troppi problemi anche nei set tematici, il vero errore della Wizards negli ultimi set è di non aver bilanciato correttamente il formato, e per quel che riguarda le ristampe non sono affatto convinto che i Core Set risolvano la cosa, voglio dire la maggior parte delle ristampe è fuffa e chiaramente i giocatori non vogliono i Core Set per la fuffa. I Core Set rendono giocabili le ristampe in Standard, quindi è inutile esultare per il ritorno dei Core Set sperando in una pioggia di Damnation, Liliana del Velo e Tarmogoyf: queste ristampe, che sono quelle che davvero vogliono i giocatori, non avverranno mai nei Core Set.
Tra l'altro, le stesse identiche parole di motivazione per il ritorno dei Core Set sono le stesse usate per l'introduzione dei Core Set nel 2009, e vengono presentate ora come fosse un innovazione... beh sappiamo tutti com'è andata a finire, giusto?
3) Store, storie, storie, la quantità di viaggi per nostri planeswalker preferiti potrebbe drasticamente aumentare con la possibilità di visitare un terzo piano durante l’anno, come la pensi su questo argomento? E perché proprio Gideon dovrebbe morire?
Luca: Un tasto dolente della narrativa di Magic nell'ultimo periodo, a mio parere. Secondo me la Gatewatch offre dei personaggi troppo piatti e stereotipati per colore.
Davvero la soluzione di Chandra a ogni problema è: "Bruciamo tutto!" ?
La Wizards ha anche annunciato che la storia si discosterà un attimo da questi personaggi e che nei prossimi set vedremo meno Planeswalker della Gatewatch fra i piedi. E' un bene? Si vedrà... dipende se Gideon muore.
Yuri: La varietà è ciò che rende interessante le storie, specie se non sono particolarmente ispirate. Cambiare continuamente mondo non può far altro che migliorare la storia, specie con la possibilità di rimanere su una data ambientazione in caso di vicende particolarmente importanti.
Creare il gruppo dei Guardiani è stata una mossa interessante, ma ha avuto l’effetto collaterale di focalizzare troppo l’attenzione su un numero limitato di personaggi (e qui si potrebbe parlare per ore). Rosewater spiega che il gruppo avrà una presenza minore d’ora in avanti, segno che la WotC ascolta le lamentele. Io trovo che il gruppo sia interessante ed i personaggi acquisiscano personalità col passare del tempo. Chiaramente alcuni possono trovare irritante il fatto che un gruppo da poco creato sia stato in grado di eliminare (?), in modo un po’ forzato ed arbitrario a detta di molti, creature come gli Eldrazi.
Non necessariamente Gideon deve morire, ma sarebbe il caso che il gruppo prenda una bella batosta, per mostrare al pubblico che non si è voluto creare un gruppo di supereroi infallibili; la morte di un membro del gruppo, seppur un po’ prematura, potrebbe aiutare a dare l’idea che la storia sia scritta con un taglio maturo e ragionato (e non solo ‘il bene vince’). Vedremo come andrà con HoD.
Daniele: Anche se non sono un cultore del lore di Magic, tanto che leggo raramente le storie ufficiali, apprezzo il ritorno prepotente della storia nei set. Ovviamente c'è sempre stata, ma tipicamente era relegata a libri a parte, mentre ora è più accessibile e centrale nella visione del design del gioco. La cosa si è un po' ritorta contro ultimamente visto l'eccessivo focus su una cerchia ristretta di personaggi, tutti tra l'altro molto semplici nella caratterizzazione (in fondo sono dei planeswalker monocolore!), che li ha resi piuttosto noiosi. Fortunatamente da quanto affermato dalla Wizards le future storie si incentreranno meno su questi personaggi e quindi spero di vedere più varietà nelle storie e nei personaggi nel futuro.
E poi Gideon deve morire. È troppo perfetto, troppo tonto, troppo... monobianco! Ed il bianco in Magic, è risaputo e universalmente riconosciuto, fa schifo.
4) Le masterpiece ci stanno per abbandonare, oltre all’effettivo valore artistico di alcune carte come impatterà secondo te il mercato delle singole il fatto di non avere più questo “bonus”?
Luca: Finalmente la saggia scelta di non inserire Masterpieces in ogni espansione ma solo ogni tanto. Questo influenzerà non di poco il mercato secondario delle singole legali in Standard. In linea di massima si alzerà il prezzo medio di rare e mitiche delle espansioni senza Masterpieces. Se da un lato diventa più dispendioso giocare Standard comprando singole tutte le carte che servono per finire il proprio mazzo, dall'altro il giocatore medio, ora potrebbe essere incentivato di più aprire prodotti sigillati. L'idea di base è che se il box medio ha un expected value (EV) di X euro su Y che viene pagato (comprese le Masterpieces), difficilmente senza Invocations/Expeditions/Inventions l'EV del box calerà (d'altronde i negozianti devono pur guadagnare aprendo un box) dato che verranno rincarati i prezzi di rare e mitiche giocate. (Es. vedere rare/mitiche di SOI/EMN rispetto a AER o AKH).
Yuri: Ovviamente le singole costeranno un qualcosa in più, ma non più di quanto eravamo abituati in passato. Chiaramente, se dovessero apparire carte molto rilevanti per formati eterni, il costo dello standard potrebbe salire di molto. Comunque le Masterpiece non sono scomparse del tutto, ma solo rimandate…ed io trovo che sia un fatto positivo: viste le espansioni singole, sicuramente sarà possibile creare nuove Masterpiece più ispirate. Voglio dire, le Expeditions erano davvero belle ed interessanti, anche se alcune erano mediocri; le Inventions erano altrettanto belle e con poche carte fuori luogo.
Le Invocations invece erano, a mio avviso, molto meno ispirate. E non intendo per il frame orrendo, perché non mi dispiace che la WotC faccia qualche esperimento in simili ‘miniset’ (anche se potevano fare le figure più grandi, eh?), ma piuttosto per il concetto che c’era dietro. Molte carte dicono davvero poco a parte l’essere interessanti fonti di denaro, con le rispettive artwork a rispecchiare questa pochezza: divinità impegnate in gesti casuali e poco interessanti.
Ovviamente alcune (poche) carte sono state comunque interessanti, come Daze e Wrath of God. Ma trovo preferibile avere ‘miniset’ ispirati e davvero interessanti piuttosto che forzature.
Daniele: Questo è il cambiamento che mi rattrista di più. Le Masterpieces erano una bella idea sia per il valore artistico sia per l'effetto di abbassare il prezzo delle carte in generale e rendere quindi più accessibile il formato Standard ai giocatori. Non tutte le ciambelle riescono col buco, e le Masterpieces di Amonkhet sono state un semiflop, tuttavia il fallimento a mio avviso è dovuto alla scarsa attenzione ed impegno che ci ha messo la Wizards al riguardo piuttosto che ad una reazione dei giocatori. È vero che non è sempre facile trovare un tema comune sensato da seguire, tuttavia avrei preferito una riduzione della quantità di carte per set, rendendo più facile il lavoro, piuttosto che una completa rimozione: non serve infatti inventarne 45 nuove ogni volta, anche sono 10 per set era sufficiente.
Secondo me la rimozione delle Masterpieces è un’occasione sprecata.
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Dopo aver letto i pareri di tre giocatori provenienti da Background diversi, che hanno iniziato a giocare a distanza di almeno un lustro l’uno dal altro pare gli argomenti di maggior controversia sono i CoreSet e le Masterpiece Series, ed in entrambi i casi si valuta la bontà o meno delle ristampe, soprattutto alla luce delle espansioni premium (Eternal Masters ed Modern Masters) che includono le carte golose che noi tutti bramiamo, carte che difficilmente verranno ristampate in cicli di espansioni “normali”... E voi cosa ne pensate?
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