#indosso
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UN DI' PERFETTO
Astrazione favorita del mattino nell’irrequieto fiore di liofilizzate essenze vacanti in quel giaciglio ancora caldo. Ruggisce fuori il giorno acrobata sospeso su tessere appaiate a dismisura e fuori misura trafugate a una discarica di grovigli insormontabili. Lievita il profondo irreali e zampillanti metafisiche da calibrare in un abito a doppio petto idoneo all’indosso in un dì…
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So di non essere perfetta ma resto sempre me stessa, delicata, insicura, fragile ma allo stesso tempo forte perché la vita mi ha insegnato a essere una guerriera e a rialzarmi sempre. Troppe volte ho lasciato che mi mettessero in disparte, in un angolo. Troppe volte mi sono fatta rubare il sorriso, troppe volte ho permesso che mi strappassero le ali e mi impedissero di volare. Troppe volte ho giustificato chi mi ha fatto del male. Adesso voglio tornare a brillare, voglio accendere tutte le stelle del mio cielo, voglio risplendere e sorridere. Ho imparato ad amarmi, ad abbracciarmi, a consolarmi. Ho imparato ad attraversare la tempesta con l’anima piena di sole. Non permettere a nessuno di dirti che non sei abbastanza, non farti rubare i tuoi sogni.
Chiara Trabalza
#frasi d'amore#frasi e citazioni#frasi belle#frasedeldia#frasi vita#frasi tumblr#chiara trabalza#Il volo delle lanterne#sono un casino#sono forte#Questa sono io#sono una guerriera#principessa guerriera#tutti i miei sogni#tutti i miei sbagli#cuore#sorridi sempre#indosso il mio sorriso migliore#apri le ali
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RIP Narancia Ghirga, avresti amato Käärijä
#vento aureo#golden wind#vento aureo incorrect quotes#narancia ghirga#immaginatevelo con indosso quel coso verde. slay.#kaarija#kärijää
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aver resuscitato il mio blazer blu elettricissimo potrebbe essere stato IL colpo di genio hashtag girlboss o la ragione per cui avrò una giornata orribile stay tuned
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Il collo di lana è stato una delle invenzioni migliori nella storia del genere umano
#ne ho uno che indosso per casa con cui riesco a coprire sia collo che testa stile nonna di paese 👌👌👌 it's cold...#mytext
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[Il corpo che indosso][Donatella Ceglia]
Né rosa, né blu. E non riguardava neanche i vestiti, alla fine, ma qualcosa che avevo dentro. Qualcosa che ero sempre stato. Il corpo che indosso di Donatella Ceglia
Elia, undici anni, non ha un posto nel mondo e non si sente a proprio agio nel suo corpo. Criticato dai genitori per non essere il perfetto figlio maschio che si aspettavano e affascinato dai vestiti di sua sorella, diventa facile vittima dei bulli. Solo Gio, un compagno di scuola selvaggio e ribelle, trova il coraggio di difenderlo e lo invita a casa sua: un appartamento pieno di stoffe e…
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Dottore mi sento donna, madre, femmina, è grave?
Beh... se lo fai con il frigo un po' lo è. Indosso gli abiti da frigo e ci lavoro.
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Credo che guardare la propria donna in preda all'imminente orgasmo, sia il gesto romantico più bello.
Credo che guardarsi mentre ci si dà piacere,
sia l'apoteosi del fare l'amore.
Credo che amarsi selvaggiamente, sia lo sfinimento più dolce che esista.
Credo che l'abbraccio forte dopo aver fatto l'amore, valga più di un “sei bellissima”.
Credo che regalare un orgasmo lento alla propria donna, valga più di un diamante.
Credo che tutta la dolcezza dell'amore, sia racchiusa in un bacio sul naso o sulla fronte.
Ma credo che anche guardare la propria donna dormire, sia un gesto d'amore.
In un letto ad una piazza e mezza magari, dove in due, non si sta né troppo stretti e né troppo larghi. Nello stesso letto dove, qualche ora prima, si stava abbracciati in un unico respiro, dove fare l'amore e parlarsi era un tutt'uno, dove far l'amore era un'esigenza, dove il mondo cessava di esistere con le sue albe e i suoi tramonti.
E ora guardarla, addormentata stanca, con addosso ancora il profumo degli orgasmi e con indosso solo la tua camicia... ♠️🔥
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La metà delle cose che indosso appartiene a mia madre
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LA LEGGENDA DELL'ANANAS NEL CARRELLO
Sabato pigro, sabato fresco in questa metà di settembre, con le temperature velocemente precipitate. Ma è anche sabato di spesa questo.
Entro al supermercato con il carrello, il primo reparto che trovo è quello della frutta. Distrattamente prendo un ananas, attratto da quel colore giallo e verde acceso, che mi ricordano i colori della bandiera brasiliana.
Non appena l'ananas è nel carrello, mi sento osservato. Mi giro, incrocio lo sguardo di una donna dall'aria vivace con un carrello colmo di prodotti biologici.
<Forse>, penso tra me e me, <approva la mia scelta di aver preso un ananas fresco e non di quelli inscatolati e già affettati.>
Mi fermo a osservare una piantina di basilico, lei mi si avvicina: "Hai il pollice verde?"
"Scusa?", le chiedo stranito, incredulo che mi rivolga la parola.
"Chiedevo se hai il pollice verde, vedendoti interessato al basilico", mi risponde.
"Mah, ci stavo pensando ma poi ho valutato che vivrebbe di più senza di me ed è meglio lasciarla qui al supermercato", le ho risposto con aria rassegnata.
Così dovrebbe bastarle. Dovrebbe capire che se faccio morire le piante di basilico figuriamoci i frutti dell'amore. Appassirebbero subito.
"Piacere, mi chiamo Monica", decisa con la mano allungata verso di me.
"Eh... piacere, Ri-Rino", le rispondo preso in contropiede.
"Ririno? Che nome strano."
"Mi hanno chiamato così perché non capivo mai niente, dovevano ripetermi le cose due volte da piccolo."
Lei ride. Ha capito la mia battuta, che non era una battuta, ma una vergognosa menzogna per mascherare il fatto di aver balbettato, davanti a lei, il mio nome.
Sorrido e riparto con il carrello, mi sento in imbarazzo, percepisco dal rumore che resta nei miei paraggi con il suo carrello.
Prendo una busta d'insalata e la butto distrattamente nel mio carrello.
"Quindi cerchi una relazione veloce e leggera", mi chiede incuriosita.
"Scusami ma non ti ho compreso."
"Allora", con un sorriso che stenderebbe chiunque, "se vicino all ananas metti l'insalata vuol dire che cerchi una relazione basata sul solo sess0, nulla di più."
"Ah... e se ci fosse della cioccolata?"
"Vuol dire che si cerca un'esperienza dolce e romantica."
"E se ci mettessi della conserva di frutta?", le chiedo incuriosito.
"In questo caso sei alla ricerca di una relazione dolce e duratura."
"Caramelle?"
"Passionale e sempre dolce."
A questo punto dal mio cervello sbuca un ricordo, quello della leggenda dell'ananas nel carrello. Nei supermercati era il modo di segnalare la propria disponibilità a conoscerci. Prima dei vari Tinder, Badoo e Meetic c'erano ananas e altri frutti.
Cazz0. Non me l'ero ricordato, a saperlo ci avrei messo subito dei limoni nel mio carrello, per segnalare una vita aspra. O dei kiwi, per indicare quanto ne avessi pieni gli 'zebedei'.
Deciso do una spinta al carrello, ora non so cosa metterci dentro. Ho paura a guardare la lista. Metti che ci fossero scritte 'zucchine', come interpreterebbe la cosa?
Entro nel reparto delle celle frigorifere, quelle aperte, dove in piena estate trovi quel refrigerio che ti riporta alle fresche serate d'ottobre.
Sento il suo carrello dietro al mio, dal fiato sul collo al carrello al culo è un attimo. Mi giro, lei sorride. Faccio la mossa di indossare la felpa in cotone che avevo appoggiato sull'impugnatura del carrello.
"Sai com'è", le dico mentre la indosso, "ho una certa età:"
Questo dovrebbe essere un chiaro segno della mia anzianità latente.
Velocemente mi fiondo nel reparto dolci, rimango in quella corsia fissando gli scaffali. Credo di aver avuto un'espressione abbastanza preoccupata.
"Tutto bene?", sento di nuovo lei prontamente a chiedermelo.
"Ehm, diciamo di si."
"Stai guardando gli ovetti al cioccolato, ti piacciono?"
"Si, il problema è quando arriverò alla cassa, mi creano più ansia gli ovetti al cioccolato che dei preservativi."
Ride, "Ma dai e perché?"
"Ti sembro uno che ha l'età per comprarsi degli ovetti al cioccolato? Mia cara... cara... scusami, già non mi ricordo il nome."
A quel punto mi mostra il cartellino di riconoscimento, appeso al suo collo, che le era andato sotto la sua felpa, "Ce l'ho scritto qui: Monica. Se vuoi tra poco vado in cassa, appena ho finito di rimuovere alcuni prodotti in scadenza dagli scaffali, così con me non dovrai andare in ansia."
"Ah, ma tu lavori qui!", ma dai ma che scoperta, ma cosa mi credevo? Illuso.
"Si, sei un nuovo cliente da noi?"
"Come fai a saperlo? Generalmente vado da un'altra parte."
"Si impara velocemente a riconoscere la gente che frequenta il supermercato dove si lavora. Chi sono, la frequenza e le assenze."
"Cosa intendi?"
"Intendo dire che lavorando in questo tipo di attività impari a capire il passare del tempo, della vita. Le persone anziane, per esempio, le noti perché ti fanno tante domande. Credo che a volte lo facciano perché sole, per parlare con qualcuno. Quando non le vedi per un po’ di tempo cominci a preoccuparti. Se non le vedi più capisci che potrebbero essere finite in un ospizio. O peggio morte. I bambini invece li noti perché corrono tra le corsie, li trovi spesso in quelle dei dolci o dove ci sono i giocattoli. Quando non li vedi più correre per le corsie vuol dire che sono diventati adolescenti, hanno la loro vita con gli amici. Non vengono più con i genitori a fare la spesa."
Rimango allibito e le chiedo, "E chi sta nel mezzo?"
"Quelli stanno nel mezzo, della vita, vanno e vengono come le offerte promozionali, spesso anche loro sono scontati", gli occhi di Monica sono lucidi, sembrano contenere il firmamento intero.
"Comunque", le rispondo per cercare di farla sorridere, "Non si è mai troppo vecchi e né troppo giovani, per lanciare prodotti a caso nel carrello di sconosciuti al supermercato mentre non guardano. Quando sarai in cassa e vedrai gente rinnegare quello che hanno nel carrello, ecco in quel momento pensa a me. Anche se non sono in offerta."
Non ho fallito, quel sorriso me lo porterò con me fino a che non mi addormenterò. Questa notte.
Oggi un ananas mi ha dato modo d'imparare, di conoscere. La frutta fa davvero bene. Anche se i nostri problemi sono iniziati da una cacchio di mela.
P.s. per questo racconto nessuna addetta alle vendite/cassiera è stata maltrattata
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Sono stato il primo a tornare in città.
Settembre è uno dei mesi più belli dell'anno. Lo attendo sempre con trepidazione — la stessa con cui da piccolo aspettavo l'arrivo di Santa Claus il giorno di Natale — e con l'impalpabile illusione di un nuovo inizio. Settembre è come una finestra aperta sul futuro: uno scorcio sull'avvenire scaldato dai tiepidi raggi del sole e colorato da foglie verdi, arancioni e gialle. Settembre è Capodanno.
Quando apro la porta d'ingresso del nostro appartamento vengo subito travolto dall'odore di chiuso e dall'aria stantia. Quasi fatico a riconoscerlo nella penombra: sembra più piccolo, nudo. Non ci sono Vittoria e Alice, non c'è Matilde che si prende cura delle sue amate piantine grasse. Vorrei sedermi sul divano, pensare al nuovo anno accademico e all'imminente esame d'inglese, ma le ragazze arriveranno a breve e io non voglio accoglierle in questo tugurio. Del resto il disordine e l'eventuale incuria sono consentiti solo in camera mia: così era stato stabilito.
Spalanco le finestre, passo l'aspirapolvere, lavo i pavimenti, apro gli armadi e anche i pensili della cucina. Guardandomi allo specchio penso di essere diventato un perfetto uomo di casa, un eccellente tuttofare. Indosso persino il grembiule che Alice usa per cucinare — in realtà i suoi sono più esperimenti che manicaretti, il più bravo ai fornelli sono io.
Sul tavolo della cucina trovo un bigliettino di Matilde. Probabilmente lo ha lasciato prima di riconsegnare le chiavi al proprietario di casa, prima di iniziare la sua nuova vita, la sua nuova avventura. Sono curioso di leggerlo ma voglio aspettare le ragazze.
Nell'attesa vado a fare un po' di spesa, stasera voglio festeggiare un nuovo inizio!
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ieri sera con indosso due dei regali stupendi della mia migliore amica e coprispalle preso a fuerte, mi vedevo carina 🥹
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le cose dette al buio non valgono
sarà perché c'è il temporale come domenica scorsa (i lampi di notte, la piazzetta con l'acquazzone, le domande, i silenzi, il dolore) sarà perché ho dormito 9 ore in tre giorni sarà perché devo finire tre lavori sarà perché ho appena ordinato una cornice per un attestato sarà 'sto filo di tristezza che stanotte indosso come perle sarà la sveglia tra cinque ore
ma anche stanotte si dorme domani
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Credo che guardare la propria donna in preda all'imminente orgasmo, sia il gesto romatico più bello che ci sia, come sentire l'effetto che si fa sul proprio uomo.
Credo che guardarsi mentre ci si provoca piacere, sia l'apoteosi del fare l'amore.
Credo che fottersi selvaggiamente sia lo sfinimento più dolce che esista.
Credo che un pompino ben fatto valga più di un ‘ti amo’’.
Credo che l'abbraccio forte dopo il sesso valga più di un “sei bellissima”.
Credo che regalare un orgasmo lento alla propria donna valga più di un diamante.
Credo che tutto l'amore che c'è sia racchiuso nel bacio sul naso.
Credo che guardare la propria donna dormire, sia il gesto d'amore più bello che ci sia; in quel letto, lì, a una piazza e mezza, dove in due non si sta nè troppo stretti, nè troppo larghi,in quel letto lì dove qualche ora prima ci si stava stretti in un unico respiro, dove fare l'amore e parlarsi era un tutt'uno, dove far l'amore era una esigenza, dove il mondo cessava di esistere con le sue albe e i suoi tramonti, ed ora guardare la propria donna dormirci è bellissimo.
E lo è ancora di più, se si è addormentata stanca con indosso ancora il profumo degli orgasmi o la tua t-shirt, e se, nel sonno, distrattamente, ti cerca con le gambe, le labbra, le mani.
Quello è l'amore.
Lo senti.
Di notte, quando tutto tace.
Nebulosa di Venere
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Il testo con le patate
Porca miseria! Non è possibile, ancora non ci credo oggi! Mi viene da ridere, se solo ci penso su un attimo. Che balzi incredibili ti fa fare la vita. Ci ho impiegato anni a ripulirmi, a darmi un'inattaccabile patina di rispettabilità. Ho messo circa mille chilometri e qualche annetto, tra la mia vecchia vita di giovane universitaria squillo, quella che si pagava gli studi e da mangiare con qualche “sessione” e l’odierna, agiata condizione di affascinante, inarrivabile moglie di top manager di una multinazionale. Poi, un giorno di un anno fa t’ho incontrato per caso, nell’ascensore dell’azienda dove lavoro. Eri con una rappresentanza della società finanziaria di brokeraggio di cui sei membro del consiglio d’amministrazione. Mi fissavi, Giulio.
E dopo venti secondi fu evidente che m’avevi riconosciuto. Lo capii nel momento stesso in cui sgranasti un largo sorriso verso di me. Io non potetti fare a meno di arrossire e abbassare lo sguardo. Non se ne accorse nessuno. Spero. Durante una pausa dal tuo meeting, hai fatto l’impossibile e sei riuscito a trovare il mio ufficio. Ovviamente come riferimento avevi soltanto il mio nome da battaglia.
Quindi improbabile, inutilizzabile; ma grazie al tuo savoir faire, descrivendomi dettagliatamente sei riuscito a stanarmi. Hai bussato, sei entrato nella stanza che condivido con le mie due altre colleghe e m’hai chiesto di scambiare due parole. Non hai usato mezzi termini: subito hai detto che mi volevi, desideravi riprendere l’antica consuetudine: “frega una sega di mia moglie o dei figli. Né di tuo marito, della tua graziosa famigliola." Si lo so bene che mi sei sempre stato caro: eri uno dei miei clienti più gentili e affezionati. Forse mi amavi, segretamente. E io avevo una piccola, segreta cotta, per te.
Comunque, anche se ci dividono una quindicina d’anni, hai sempre avuto un sano appetito. Non avresti ammesso repliche o accettato dinieghi. Ti ho chiesto per favore di non rovinarmi, che avevo e ho una famiglia meravigliosa e sono rispettata e adorata da chiunque. Perfino dai miei suoceri, che mi vedono come un’ancora di serietà e continuità. Ero spaventata. Però non ci sono stati santi: quando un uomo ti vuole, ti vuole e basta.
Grazie a Dio tu m’hai rassicurata al massimo e quindi una volta al mese hai preso a farti i tuoi trecento e passa chilometri in macchina da solo e soltanto per incontrarmi. Prenoti sempre in quello che ormai è il nostro alberghetto preferito e ci vediamo un’oretta o due nel tardo pomeriggio di un giorno infrasettimanale. Inizialmente ero spaventatissima. Ma anche lusingata: la prima volta che ci siamo trovati lì da soli, mi sei saltato addosso già nell’ascensore! Francamente ero eccitatissima anche io. Capii da subito che avrei dovuto fare i salti mortali, per non far trapelare nulla.
Per non sembrare una donna terrorizzata, preoccupata e sotto ricatto sessuale. Ma ciò che mi spiazzava sin da subito era che man mano che progrediva questa storia torbida, quando stava per arrivare il giorno in cui avrei dovuto incontrarti, io… non stavo più nella pelle! Diventavo anche più bella, profumavo di desiderio. Ero contenta. Che sensazione pazzesca e innaturale. Confesso che mi piaceva aver ritrovato l’eccitazione della trasgressione, del peccato, del proibito. Anche perché dopo ogni nostro incontro, da subito in preda comunque al più grande complesso di colpa possibile, regolarmente prendevo mio marito e lo divoravo letteralmente: lo spompavo.
Glielo succhiavo come neppure una mungitrice professionale. E poi cucinavo. Tantissimo. Tuttora, al ritorno dal mio “secondo lavoro” cucino, cucino, cucino e… lo spompo. Quando nel fine settimana a sera i ragazzi escono e sappiamo che mangiano fuori, in casa ormai giro nuda; indosso solo un grembiulino e le scarpe tacco dodici. Se gli passo vicino - e lo faccio apposta - sculetto come se fossi sulla tangenziale. Poi sorridendogli gli strizzo le palle per un secondo, accarezzo il suo culo. Insomma: lo provoco. Infine, davanti al forno mi inchino, con la scusa di controllare a che punto è il testo di salsicce, pollo e agnello con le patate.
Lasciando così scoperta tutta l’intimità. Mio marito allora non riesce a resistere: s’avvicina e il più delle volte mi prende direttamente così, perché non ce la fa più. Altre volte invece si inginocchia e affonda il viso tra le mie natiche. Mi lecca, mi succhia avido, mi adora. Mormora di gusto e soddisfazione mentre mi lecca, gemendo di puro piacere. Leccarmi il solco anale è una delle cose che preferisce. Sono contenta per lui. E della continua riconferma della sua passione per me. Mi sfonda, mi incula a raffica.
Dopo oltre vent’anni di matrimonio. Ma tu guarda! Mi prega di restare così, piegata in avanti e soltanto di allargare un po’ le gambe, sì da potermi assaggiare e leccare meglio. Mi apro al massimo, per agevolarlo. Ho le labbra grandissime e molto sporgenti, che lui adora. Che gli uomini amano succhiare. Spingo e così quasi gli avvolgo tutto il viso, con la mia fica ormai larga tutta aperta e infine vengo da impazzire. Lui, grato al cielo, inghiotte tutto.
Non capisce bene come sia accaduto, come sia possibile che la sua tranquilla mogliettina di sempre si sia trasformata nella sua puttana privata, esperta e molto vogliosa. Ma la mia nuova, sfacciata malizia lo rende pazzo d’amore e non mi fa domande. Si limita a godere di me. E, modestamente, dei miei superbi lavori di bocca. Sborra in modo incredibile e mi giura fedeltà eterna, mentre eiacula. Ti credo: e dove altro la trova una troia così!
A quel punto io so bene che lo devo inghiottire tutto, per tenerlo felice e non sospettoso. Poi, ripresosi, mi sbatte sul letto e mi incula come un toro. Sia benedetto il momento in cui t’ho ritrovato, Giulio. La cosa che mi stupisce di più è che non mi sono sorpresa né incazzata, quando mesi fa, senza dirmelo, a sorpresa hai passato il mio contatto a Raoul, quel tuo amico intimo parlamentare di cui mi hai sempre parlato.
Ci siamo sentiti per telefono e lui dapprima m’ha rasserenata molto. Un vero gentleman; poi molto discretamente e abbastanza signorilmente, mi ha fatto capire che mi avrebbe offerto settecento euro solo per un paio d’ore di mia piacevole compagnia. E allora non ho avuto esitazioni: inoltre m’è piaciuto da morire. Ha un arnese da sogno! Poi a seguire, dopo avermelo chiesto, mi hai mandato gli altri due tuoi facoltosi e discreti professionisti amici tuoi coetanei: un noto gioielliere e un architetto famoso a livello mondiale.
Entrambi separati da poco, quindi persone che di sicuro non cercano complicazioni e vogliono assoluta segretezza. E desiderano godere. Non osavo confessarlo neppure a me stessa, ma sotto sotto ci speravo. Al momento, grazie a te e incluso te, ho quattro clienti più o meno fissi. Siete tutti gentili, generosi e discretissimi; uomini forse un po’ in là con l’età, ma comunque molto virili. Persone che sanno come si sta al mondo.
E che sono felicissimi di scopare una tranquilla signora di provincia. Una quarantaseienne ancora molto bella e raffinata. In sostanza, ho tra le gambe di continuo quattro stalloni d’una certa età che con molta discrezione mi scopano, mi fanno godere come una pazza e per giunta mi pagano profumatamente! E poi un marito d’oro mio coetaneo che per me stravede. Tutto questo mi piace da impazzire!!! Grazie a un buon lavoro di pianificazione, alla vostra signorilità e alla necessaria elasticità con gli impegni, riesco a incastrare le cose in modo che almeno quattro o più pomeriggi al mese io possa incontrare ognuno di voi.
Voglio i vostri uccelli, mi piacciono da morire e ne sento il bisogno nella fica, l’urgenza nel culo e desiderio puro nella bocca. Penso che presto ti proporrò un pomeriggio di passione a tre: voglio due di voi contemporaneamente. Questa è una cosa che ho sempre voluto provare, da quando ero ragazza e con tutta l’anima. Ma ho sempre avuto timore di essere scoperta, giudicata. Troppi rischi. Adesso ho decisamente meno paura; so come organizzarmi. A te gestire la cosa con la massima diplomazia e sensibilità. Se si può fare, ovviamente. Altrimenti lascia stare. In caso: tariffa doppia, s’intende. Perché i soldi non guastano. Non c’è niente da fare: puttana da giovane, puttana per sempre. Almeno per me è così. E mi sta benissimo.
RDA
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