#incolumità pubblica
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Alessandria: Polemiche sui Ritardi dei Lavori del Rio Lovassina, La Risposta dell'Amministrazione Comunale.
L'assessore Michelangelo Serra e il vicesindaco Giovanni Barosini replicano alle accuse del consigliere regionale Davide Buzzi Langhi, chiarendo le responsabilità dei ritardi
L’assessore Michelangelo Serra e il vicesindaco Giovanni Barosini replicano alle accuse del consigliere regionale Davide Buzzi Langhi, chiarendo le responsabilità dei ritardi In seguito alla nota del consigliere regionale Davide Buzzi Langhi riguardante i ritardi nei lavori sul Rio Lovassina, l’amministrazione comunale di Alessandria ha risposto fermamente, chiarendo le responsabilità e…
#accuse politiche#Alessandria#Amministrazione comunale#chiarimenti istituzionali#conflitto Comune-Regione#Consiglio regionale#critiche politiche#Davide Buzzi Langhi#dibattito politico#dichiarazioni politiche#documenti amministrativi#gestione delle opere#gestione infrastrutturale#Giovanni Barosini#Giunta 2020#incolumità pubblica#Lavori pubblici#lavori sul Rio Lovassina#messa in sicurezza#Michelangelo Serra#Opere pubbliche#polemica Comune-Regione#polemiche elettorali#polemiche politiche#progetti pubblici#questioni elettorali#Regione Piemonte#responsabilità istituzionali#Rio Lovassina#risposte ufficiali
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In Estrema Sintesi
In un saggio del 1946, Politics and English Language, George Orwell criticava l’uso cattivo della lingua inglese a lui contemporanea, dando colpa soprattutto alla classe politica di indicare “la cattiva strada”, usando una lingua “brutta e imprecisa perché i nostri pensieri sono stupidi, ma a sua volta la sciatteria della lingua ci rende più facili i pensieri stupidi”.
Con tattica politica che sappiamo a quali tempi si rifà, in questi giorni ha molta presa il dibattitto (?) iniziato con la conferenza stampa del 28 Marzo in cui il Ministro della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, insieme al Ministro della Salute, Orazio Schillaci, di bandire la produzione della cosiddetta carne sintetica.
Sarebbe interessante anche discutere della motivazione sulla decisione che, nelle parole del Ministro, suona “pimpante”: una legge all’avanguardia per un mondo che resti civile e in linea con quello che è stato lo sviluppo dell’umanità.
Ma sono più interessato all’uso dell’aggettivo sintetico. Nel caso delle produzioni in questioni, viene usato come sostituito del termine coltivato, termine che spiega meglio l’origine di allevamento in laboratorio di cellule staminali animali che portano alla produzione “in vitro” di carne. Sintetico, tra i suoi innumerevoli significati, descrive in chimica una sostanza ottenuta per sintesi, non proveniente dall’elaborazione di organismi animali o vegetali, e talora sinonimo di artificiale (voce Sintetico, Vocabolario Treccani). Per la premessa di prima, è del tutto erroneo usarlo, ma facendo leva sul significato sinonimo, fa molte più presa. Perchè quella carne è sintetizzata: produrre un composto attraverso una reazione, o una serie di reazioni, di sintesi, partendo cioè sia dagli elementi sia da composti più semplici (voce Sintetizzare, Vocabolario Treccani): in questo caso partendo da organismi animali, le cellule staminali.
Posso comprendere che sia una sottigliezza intellettuale, sebbene sia sostanziale, ma è inevitabile per due motivi: il primo, che sembra un modus operandi di questo Governo, usare in maniera chirurgica questioni secondarie per nascondere problemi molto più grossi, e allo stesso tempo dimostrare correlazione con le aspettative elettorali; il secondo, sul totale abbandono dell’opinione pubblica della critica agli slogan, per cui basta che una parola o un concetto sia ripetuto in quantità per essere vero.
Nel 1977, durante la conferenza stampa per la presentazione dei Mondiali di Calcio in Argentina dell’anno successivo, un giornalista italiano alza la mano e chiede: "Ci dicono che qui scompaiono le persone, è vero?" . I vertici dell'esercito presenti alla conferenza stringono le mascelle, stralunano gli occhi, poi uno di loro prende la parola e risponde nervoso: "Lei è mal informato. Comunque indagheremo". Il giovane reporter era Gianni Minà e quella sera ebbe la visita della polizia nella sua stanza d'albergo. Il giorno dopo la RAI gli chiese per la sua incolumità di lasciare l’Argentina.
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#SocietaPartecipatePA - Illuminazione, riposizionamento pali rimossi: intervento straordinario avviato da zona Noce-Camporeale
Entra nel vivo l’intervento di manutenzione straordinaria di AMG Energia per il riposizionamento di 637 pali di pubblica illuminazione che erano stati rimossi, a tutela della pubblica incolumità, perché vetusti… Read More Entra nel vivo l’intervento di manutenzione straordinaria di AMG Energia per il riposizionamento di 637 pali di pubblica illuminazione che erano stati rimossi, a tutela della…
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Maysoon Majidi
Sono venuta in Europa con la speranza di trovare una nuova casa e una nuova vita in una nazione in cui i diritti umani, libertà e dignità dell’individuo hanno valore. Vi prego di non lasciarmi sola. La vostra azione può fare la differenza tra speranza e disperazione, tra libertà e prigionia
Che ci faccio io qui? Ogni volta che, attaccata alla bombola di ossigeno, lotto per la sopravvivenza affrontando gli attacchi di panico. Ogni volta che perdo i sensi e cado per terra ma cerco di rimanere vigile mentre mi dico che sono dalla parte della ragione e non devo farmi ingannare dall’effetto dei tranquillanti, è questa la domanda che si ripete continuamente nella mia testa: che ci faccio qui? Perché sono venuta qui?
Maysoon Majidi è una regista e attrice curda iraniana, attivista per i diritti delle donne, scappata dalla Repubblica islamica per salvarsi la vita che è, attualmente detenuta in Italia con l’accusa di aver favorito l’immigrazione irregolare.
Rischia fino a 16 anni di carcere, una multa di 15mila euro per ogni persona a bordo della nave (per un totale di 77) e il rimpatrio in Iran, dove, in quanto curda, la sua incolumità sarebbe a rischio.
Nata il 29 luglio 1996, è stata licenziata dall’università dove lavorava a causa del suo impegno sociale, politico e culturale nella promozione dei diritti delle donne. Più volte è stata picchiata e torturata, è stata anche ricoverata in ospedale per le percosse subite.
Nel 2023 ha lasciato la sua casa in Iran cercando di fuggire dal regime oppressivo che vige nel paese e si è rifugiata prima nel Kurdistan iracheno, poi ha provato a raggiungere l’Europa dalla Turchia, su una delle tante imbarcazioni di fortuna utilizzate da persone che sfidano il mare pur di trovare una vita migliore.
Sbarcata a Crotone nel dicembre del 2023, è in carcere, con l’accusa di essere una scafista, basata sulla testimonianza di due persone che viaggiavano sulla sua stessa imbarcazione. È detenuta nel carcere di Reggio Calabria, in cui è stata trasferita il 5 luglio, dopo sei mesi passati nel penitenziario di Castrovillari.
Tutto questo accade nonostante gli evidenti errori di traduzione delle deposizioni che sono poi state modificate quando gli accusatori hanno dichiarato di non essere stati non trafficati, ma aiutati dalla donna, che non avevano mai accusato di essere la capitana del natante su cui viaggiavano.
La sua vicenda sta facendo e ha scosso una parte più sensibile di opinione pubblica. Associazioni, singole persone e esponenti politici le hanno dichiarato solidarietà, è largamente diffusa la convinzione che lei sia innocente, vittima di false accuse e danno collaterale delle politiche migratorie del governo, che mirano alla criminalizzazione totale di chi arriva per mare e punisce in maniera severissima gli scafisti. Che spesso però sono soltanto persone migranti a cui viene messo in mano un gps e indicata, a grandi e incerte linee, la rotta da seguire per arrivare a terra.
Da nove mesi si trova in questa condizione a causa del Testo Unico sull’Immigrazione che le nega qualsiasi forma di protezione e la sottopone a un regime detentivo che la sta portando a una deprivazione fisica e psicologica particolarmente preoccupante. Ha già sostenuto due scioperi della fame, pesa 38 chili e in carcere le è stata negata la visita di una psicologa da lei indicata.
Una vicenda raccapricciante che vede protagonista un’attivista per i diritti umani che, sperando di trovare salvezza in un paese che doveva accoglierla, si ritrova incarcerata con accuse praticamente infondate.
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Bolzano: abituale ritrovo di pregiudicati, il Questore chiude il bar "CRISTALLO".
Bolzano: abituale ritrovo di pregiudicati, il Questore chiude il bar "CRISTALLO". Il Questore della Provincia di Bolzano Paolo Sartori ha disposto la sospensione della Licenza e la contestuale, immediata chiusura del Bar “CRISTALLO”, che si trova a Bolzano, in via Palermo. Il provvedimento del Questore, che avrà una durata di 15 giorni, è conseguente alle gravi problematiche per l’ordine pubblico e per la sicurezza dei cittadini che si protraggono da diverso tempo e ne avevano causato la chiusura in 2 precedenti occasioni, nel corso del 2023. Nello specifico, in occasione dei controlli effettuati dalla Polizia negli ultimi 2 mesi – intensificati nelle due ultime settimane a causa delle persistenti segnalazioni giunte dagli abitanti della zona – all’interno e nelle pertinenze del Bar CRISTALLO è stata registrata la presenza costante di avventori con precedenti per gravi reati, tra i quali spaccio di sostanze stupefacenti, ricettazione, rapina, rissa, lesioni personali, violenza e resistenza a Pubblico Ufficiale, danneggiamento, rifiuto d’indicazioni sull’identità personale, guida sotto l’influenza di sostanze stupefacenti, inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità ed immigrazione clandestina. Lo scorso 8 giugno, ad esempio, le “Volanti” della Polizia venivano chiamate ad intervenire da un cittadino straniero che, all’ingresso del Bar “Cristallo” ove si stava recando con degli amici, era stato aggredito da un altro straniero il quale, avendo cercato di vendergli della sostanza stupefacente, lo aveva colpito al volto in seguito al suo rifiuto. Tale situazione, anche alla luce delle 2 precedenti sospensioni della Licenza adottate dal Sindaco fa concretamente ritenere che il predetto pubblico esercizio non abbia modificato la propria propensione a rappresentare un punto di riferimento, un vero e proprio ricettacolo di pregiudicati che hanno individuato questo Locale quale luogo ottimale per porre in essere le proprie attività criminali. Nel corso di alcuni di questi interventi effettuati dalle Forze di Polizia il gestore ed i dipendenti del “BAR CRISTALLO” – più volte fatto oggetto di lamentele da parte di cittadini abitanti nella zona, esasperati dalla situazione di degrado e di disturbo della quiete pubblica che la clientela del locale aveva generato, tant’è che in più occasioni le Pattuglie delle Forze dell’Ordine sono dovute intervenire per far cessare le varie situazioni di illegalità che si erano venute a creare – erano stati adeguatamente messi sull’avviso in merito alle conseguenze per il Locale in caso del permanere di tali ambiti di pericolose criticità. Costoro non solo non si sono adeguati alle intimazioni rivoltegli dalle Forze di Polizia, ma anche, in occasione di un controllo all’interno del Bar Cristallo, gli Agenti di Polizia riscontravano svariate irregolarità in seguito segnalate al competente Ispettorato del Lavoro per l’adozione dei provvedimenti di competenza, relative all’assenza di uno spogliatoio riservato al personale dipendente, dell’autorizzazione all’installazione dell’impianto di videosorveglianza interna al locale e della segnaletica di avviso alla clientela, nonché del DVR e dell’autorizzazione dei dipendenti al trattamento dei dati personali: tutto ciò a riscontro di una situazione connotata da un totale disprezzo per la legislazione italiana che è posta alla base della tutela di quel bene primario che è rappresentato dal diritto dei lavoratori – oltre che dei clienti/avventori – alla propria sicurezza ed incolumità personale. Ebbene, nonostante i provvedimenti di chiusura poc’anzi menzionati, le problematiche generate dal Bar CRISTALLO non paiono aver trovato una soluzione, tanto costituire indubitabilmente un concreto pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone. Da qui l’odierna decisione del Questore, il quale ha disposto la sospensione della Licenza e l’immediata chiusura del Bar CRISTALLO in base all’Articolo 100 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza: si tratta, anche in questo caso, di un Provvedimento finalizzato a far si che venga interrotta una situazione di fatto gravemente compromissoria per l’ordine e la sicurezza pubblica, e ciò a prescindere da ruolo assunto dal gestore – il quale, peraltro, l’ha sostanzialmente tollerata, in quanto risulta che mai, in passato, abbia provveduto a sollecitare personalmente l’intervento della Forza Pubblica – in quanto tale provvedimento, per la sua natura giuridica, non è destinato a sanzionare nello specifico il suo comportamento. “Le gravi e reiterate problematiche che si sono evidenziate presso questo pubblico esercizio mi hanno determinato ad adottare il provvedimento di chiusura immediata dello stesso – ha evidenziato il Questore Sartori –. Nel caso in cui anche tale severo provvedimento non dovesse, in futuro, risultare risolutivo per far cessare questa grave situazione che si sta, purtroppo, ripresentando in maniera sistematica, è chiaro che dovrò procedere con la revoca definitiva della Licenza. L’ordine e la sicurezza pubblica, così come la tranquillità dei cittadini, sono beni primari percepiti da tutta la popolazione come tali, e per questo il nostro compito è quello di tutelarli con il massimo rigore, evitando che situazioni che mettono a repentaglio l’incolumità delle persone possano ripetersi”.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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✅ Fondi per interventi su opere idrauliche e messa in sicurezza del territorio: il DPCM in #Gazzetta
👉 Le risorse sono destinate a interventi in aree particolarmente vulnerabili per la salvaguardia della pubblica e privata incolumità e dei beni e delle attività produttive
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Sede inagibile, chiusa Procura generale di Reggio Calabria
Il Comune di Reggio Calabria, per motivi di “pubblica incolumità”, ha dichiarato inagibili i locali che ospitano gli uffici della Procura generale e del Giudice di pace. Il provvedimento é stato adottato dal settore Urbanistica e Pianificazione del Comune, che ha dichiarato “la cessazione dell’utilizzo dei locali, a qualsiasi titolo, con divieto di accesso e di permanenza nel…
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Alexey Navalny: morto il più famoso oppositore di Putin
Alexei Navalny è morto ieri, a 46 anni, nella colonia carceraria artica. La causa della morte, secondo le fonti ufficiali, sarebbe stata un trombo. Cordoglio in tutto il mondo per l'oppositore numero uno di Putin mentre i familiari del dissidente attendono conferme ufficiali. La carriera politica Nato il 4 giugno 1976 a Butyn, una località rurale nell'Oblast' di Mosca, si laurea in legge presso l'Università russa dell'amicizia tra i popoli nel 1998. Nel 2000 si iscrive a Jabloko, l'organizzazione pubblica nata nel 1993 diventata poi, nel 2001, un partito politico di ispirazione socioliberale filo-occidentale. Tra il 2004 e il 2007 ne diventa uno dei leader nell'area di Mosca. Nel 2005, intanto, fonda il gruppo giovanile Democrazia Alternativa (abbreviato in DA!). Nel 2007 fonda il movimento politico Narod (Popolo) la cui priorità è il tema dell'immigrazione. Criticato per le sue posizioni nazionaliste, xenofobe e razziste, Navalny è espulso da Jabloko. Nel 2008 il partito Narod si unisce a due partiti nazionalisti e xenofobi per formare il Movimento Nazionale Russo. Il più famoso oppositore di Putin Nel 2008 Navalny acquista piccoli pacchetti azionari di gradi compagnie al fine di ottenere informazioni in virtù del diritto riservato agli azionisti. Gli serviranno per ottenere le prove di comportamenti dubbi da parte di dirigenti. Sarà questa la base per la sua carriera di attivista anti corruzione che gli porterà notorietà in tutto il mondo. Fonda, infatti, l'organizzazione no-profit "Unione degli azionisti di minoranza" attraverso la quale inizia delle indagini anche sui politici e sul governo. Diviene, così, l'oppositore numero uno del presidente russo Putin. Emblematica la sua inchiesta sulla residenza extra lusso di Putin sul Mar Nero definita da Navalny "la tangente più grande". Divenuto il punto di riferimento del dissenso contro Putin, Navalny acquista sempre più notorietà a livello internazionale soprattutto dopo l'episodio dell'avvelenamento con la sostanza nervina Novichok del 2020. In quell'occasione, il dissidente fu colto da malore durante un viaggio aereo e il velivolo sul quale viaggiava fu dirottato da Mosca in Germania dove fu prontamente soccorso. Nonostante non si siano mai trovate prove, la comunità internazionale addossò la responsabilità dell'evento al presidente russo. Alexei Navalny morto in un carcere russo Dopo essere guarito dall'avvelenamento, Navalny ha voluto fare ritorno in Russia pur sapendo che ad attenderlo ci sarebbe stato un mandato di arresto. Tradotto in carcere al suo arrivo, la storia di Navalny da allora è stato un susseguirsi di processi e condanne. Una prima condanna a 2 anni e 8 mesi, una seconda a 9 anni in un carcere severo. Pena portata poi a 19 anni. Lo scorso dicembre, Navalny è stato dunque trasferito in un carcere di massima sicurezza IK-3 a 2.000 chilometri da Mosca, nel Circolo Polare Artico. Solo due giorni fa si era tenuta una nuova udienza alla quale aveva partecipato in videoconferenza. Era apparso in buona salute e sereno, diceva di non temere per la sua incolumità. Ieri poi la notizia della morte per un trombo sopraggiunto al termine di una passeggiata. Una versione che non ha convinto i familiari di Navalny e il suo entourage, diffidenti verso notizie provenienti da fonti cosiddette ufficiali. Anche stavolta la comunità internazionale si è mostrata unita nell'attribuire a Putin la responsabilità della morte di Navalny. In copertina foto di Pink_colibri da Pixabay Read the full article
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STUDIO DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
Dopo un periodo di "stop" dovuto ad alcune problematiche tecniche legate al funzionamento del "browser" sul quale si appoggia questo blog, torniamo allo studio della nostra Costituzione.
L'ultima volta avevamo "ripassato" gli articoli dal 17 al 20 del "Titolo I - Rapporti civili": ora vediamo di sintetizzarne alcuni aspetti legati alle situazioni nelle quali potremmo trovarci per poter tutelarci costituzionalmente.
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Art. 17.
"I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi.
Per le riunioni, anche in luogo aperto al pubblico, non è richiesto preavviso.
Delle riunioni in luogo pubblico deve essere dato preavviso alle autorità, che possono vietarle soltanto per comprovati motivi di sicurezza o di incolumità pubblica."
Ovvero: qualsiasi forma di manifestazione è libera e dovrebbe essere effettuata anche in maniera spontanea a quindi senza una richiesta di autorizzazione. Si dà per scontato che sia pacifica e che ogni partecipante possa esprimere altrettanto liberamente le proprie opinioni.
Per l'articolo 18 "I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale.
Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare."
Sostanzialmente non si discosta dall'articolo 17: nel "18" si fa riferimento a scopi politici di carattere militare se non addirittura segreti.
L'articolo 19 aggiunge anche il carattere religioso, infatti "Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume."
Cioè: è assicurata e financo tutelata la libertà di culto e di religione sempre che non vi siano aspetti che travalicano la fede e che tali ordinamenti non nascondano scopi subdoli.
E pure l'articolo 20 richiama -per certi aspetti. l'articolo 19, in quanto "Il carattere ecclesiastico e il fine di religione o di culto d'una associazione od istituzione non possono essere causa di speciali limitazioni legislative, né di speciali gravami fiscali per la sua costituzione, capacità giuridica e ogni forma di attività."
Per ulteriori studi e/o approfondimenti, eccovi il link:
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ACCATASTA PER MESI PNEUMATICI SUL MARCIAPIEDE, SANZIONATO IL TITOLARE DI UN’OFFICINA
Per mesi aveva accatastato una montagna di pneumatici sul marciapiede adiacente la propria officina, incurante del rischio della pubblica incolumità e del pericolo anche di incendi, visto gli ultimi episodi in tutta la provincia di Lecce. Continue reading Untitled
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Tutela dell'Orso Associazioni: Precise norme a tutela della specie e della pubblica incolumità, non si vogliono far rispettare?
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Strade provinciali: per lavori limitazioni al traffico sulle strade orvietane
A seguito dei lavori avviati nell’Orvietano per la riqualificazione di numerosi tratti stradali tra Orvieto e Castel Viscardo l’amministrazione provinciale ha emanato un’ordinanza al fine di evitare situazioni di pericolo al transito e assicurare la pubblica incolumità, in relazione alle dimensioni delle carreggiate nelle aree di cantiere. Con il provvedimento si istituisce il senso unico…
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#NewsPA - Appello relativo all'utilizzo dei balconi prospicienti il percorso del Festino di Santa Rosalia, misure di prevenzione finalizzate alla salvaguardia della pubblica incolumità
Come è noto, nell’anno corrente ricorre il quarto centenario del rinvenimento delle spoglie mortali di Santa Rosalia sul Monte Pellegrino. Tale ricorrenza, di straordinaria importanza per la Città di Palermo e per la Comunità amministrata, vedrà la partecipazione di migliaia di persone che sfileranno lungo il tradizionale percorso… Read More Come è noto, nell’anno corrente ricorre il quarto…
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Nasrin Sotoudeh
https://www.unadonnalgiorno.it/nasrin-sotoudeh/
Nasrin Sotoudeh avvocata e attivista simbolo della lotta per la giustizia in Iran.
Ha vinto il premio PEN/Barbara Goldsmith per la libertà di scrittura e, nel 2012, il Premio Sacharov per la difesa dei diritti umani.
Ha dedicato la vita allo Stato di diritto, ai diritti dei prigionieri politici, alla difesa degli attivisti dell’opposizione, delle donne e dei bambini di fronte al regime iraniano.
Nata a Tehran, il 30 maggio 1963 è laureata in diritto internazionale. Nonostante fosse abilitata, per otto anni non le è stato consentito esercitare la professione. Ha allora collaborato con diverse riviste riformiste iraniane provando a denunciare, coi suoi reportage, le tante violazioni dei diritti umani del suo paese, soprattutto verso le donne.
Si è sempre battuta per garantire procedure legali adeguate a donne, prigionieri di coscienza, attivisti politici e dissidenti.
Ha difeso minori condannati a morte prima di raggiungere la maggiore età e organizzato attività extragiudiziali per salvare gli adolescenti dal braccio della morte.
Si è spesa per la tutela dei minori e delle donne maltrattate in ambito domestico, pretendendo l’intervento di perizie psicologiche e specialisti per verificare i casi di abuso.
Presa di mira e perseguitata dalle autorità, è stata arrestata, per la prima volta, nel settembre 2010 con l’accusa di diffusione di propaganda contro lo Stato e condannata a 11 anni di carcere, col divieto di esercitare la professione legale per venti anni oltre a una restrizione sui diritti sociali e i viaggi all’estero. La sentenza è stata poi commutata in sei anni di reclusione e dieci di divieto di esercitare la professione. Durante la prigionia è stata tenuta per lunghi periodi in isolamento in cui le veniva negato il diritto di vedere il marito e i figli. Nel 2013 una grande protesta nazionale e internazionale ha portato alla sua liberazione. Dopo un anno di protesta e ricorsi, è riuscita a farsi ridurre e poi revocare la sospensione a esercitare l’avvocatura.
Il 13 giugno 2018 è stata di nuovo arrestata e condannata a 33 anni di carcere e a 148 frustate per aver assunto la difesa di Shaparak Shajarizadeh e di altre donne che protestavano contro l’obbligo d’indossare lo hijab.
Ha lavorato a stretto contatto i difensori del Centro per i diritti umani e col Premio Nobel per la pace Shirin Ebadi che, dopo il suo arresto, ne ha chiesto insistentemente il rilascio esprimendo forte preoccupazione per il suo stato di salute.
Nel 2020, mentre era detenuta durante la pandemia da Covid-19, ha portato avanti uno sciopero della fame durato sei settimane, per protestare contro le condizioni di detenzione dei prigioneri politici. Dopo essere stata ricoverata, senza ottenere le cure adeguate, è tornata in carcere molto provata fisicamente.
Amnesty International ha indetto da anni una campagna per la sua liberazione.
Le accuse contro di lei sono la conseguenza del suo pacifico lavoro in favore dei diritti umani, la sua difesa delle donne che protestano contro l’obbligo di indossare il velo e la sua pubblica opposizione alla pena di morte.
Nel 2020 è stato anche realizzato, in maniera clandestina, un film sulla sua storia dal titolo Nasrin che ha visto la partecipazione di rappresentanti del mondo della cultura e dell’attivismo che hanno rischiato la galera per averne fatto parte e che è stato presentato nei più importanti festival internazionali sui diritti umani.
Da novembre ha ottenuto un congedo sanitario con domicilio coatto nella sua abitazione per gravi problemi di salute e da lì, sprezzante del pericolo e della sua incolumità continua a far sentire potente la sua voce di dissenso in sostegno delle proteste che stanno coinvolgendo la cittadinanza in Iran.
Un grande esempio di coraggio e forza.
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Catania, il Comune avvia per la prima volta i lavori di prevenzione incendi in 96 siti
Catania, il Comune avvia per la prima volta i lavori di prevenzione incendi in 96 siti Da alcuni giorni è in corso nelle zone a elevato rischio di incendi un piano di interventi a tutela della pubblica incolumità, disposto dall'Amministrazione Comunale per fronteggiare le aree soggette alla possibilità che si propaghino le fiamme per via della vegetazione incolta. In esecuzione di una precisa indicazione del sindaco Trantino, il Servizio comunale Paesaggio e Verde Urbano dell'assessorato comunale retto da Salvo Tomarchio ha censito le aree maggiormente a rischio distribuite su varie zone del tessuto urbano per un totale di 96 aree di San Giovanni Galermo, Librino- Villaggio Sant'Agata e Monte Po. E' stata data priorità a quelle poste a ridosso di fabbricati o adiacenti ad aree di parcheggio, sulle quali il rischio per l'incolumità pubblica è stato classificato elevato. L'impresa che si è aggiudicata i lavori è la Intercontinentale Servizio Igiene S.R.L. di Messina per un importo contrattuale di € 209.671,62 che, a oggi, ha eseguito buona parte del lavoro soprattutto nella zona di Librino dove alcune aree non venivano trattate da diversi anni. I lavori vengono eseguiti con il coordinamento dell'assessorato alle manutenzioni guidato da Giovanni Petralia, che ha anche messo a disposizione mezzi comunali per fornire supporto ed effettuare operazioni di bonifica in alcuni punti critici della città in via fossa della Creta, via Acquicella Porto e altri siti. I lavori a scopo preventivo, che per la prima si svolgono a Catania, si protrarranno per una ventina di giorni ancora e prevedono il taglio di tutta la vegetazione esistente per almeno 10 metri di larghezza, sui confini individuati come maggiormente a rischio dei siti mappati.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Favara, allerta meteo. Scuole chiuse domani martedì 29 novembre.
Niente scuola, stop alle attività all'aperto e cimiteri, ville e giardini chiusi domani, martedì 29 novembre. In considerazione dell'allerta arancione diffusa dalla Protezione civile regionale e delle condizioni meteo avverse previste per la giornata di domani, 29 novembre, il sindaco di Favara Antonio Palumbo ha disposto con una ordinanza (la n.193 del 28/11/2022) firmata in serata di oggi, intorno alle ore 20, la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado (anche il personale ATA non dovrà pertanto recarsi a scuola), oltre che dei cimiteri comunali e delle ville e dei giardini. Sono previsti infatti temporali e venti anche di forte intensità. Contestualmente il sindaco ha disposto che i cittadini provvedano a liberare verande, balconi e terrazze da oggetti che, a causa del forte vento, potrebbero spostarsi e causare pericolo per la pubblica e privata incolumità e di verificare, con scrupolo, che gli automezzi non custoditi in garage, vengano parcheggiati in maniera tale da non ostruire il passaggio dei mezzi di soccorso e non costituiscano pericolo a terzi. Stop anche alle attività all’aperto. Si invitano inoltre i cittadini a stare lontani a scopo precauzionale da strutture precarie e di rimanere a casa nella giornata di domani, fatta eccezione per emergenze e/o urgenze indifferibili e bisognerà inoltre prestare attenzione a possibili allagamenti. In caso di pericolo a persone o cose si invita a contattare la polizia locale (092232132), i vigili del fuoco (115) o la tenenza dei Carabinieri (092231111). Read the full article
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