#il cielo non mi basta
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Che l'aria che si respira in questo Paese stava cambiando di molto lo avevo capito da tempo ma poi la tocchi con mano e allora ti convinci definitivamente. Assemblea di condominio, al punto 2 odg "ristrutturazione e rifacimento balconi, frontalini e facciate". Si aprono i preventivi e si inizia a discutere. 700 mila euro di spesa da dividersi tra 42 condomini. Dopo 4 ore di proposte, chiacchiericci, approvazioni e contrarieta', provo a dire: "inutile stare qui ancora ore e ore a parlare. Sono 2 anni che torniamo sempre sugli stessi argomomenti. Direi che ognuno ha detto quello che aveva da dire, riperiamo le stesse cose da due anni. Votiamo e basta, cosi facciamo un passo avanti".
E' a questo punto che capisco come e' cambiata l'aria..Si alza la sig.ra De Santis, giovane donna che ha un appartamento al quarto piano della mia scala..." Tu la devi smettere di fare il Comunista Stalinista. Se tu non hai problemi e ti puoi permettere di pagare tutto, io ho il mutuo, le bollette, devo mangiare e quindi si puo' anche aspettare a fare i lavori..Mica siamo in dittatura!
Mi e' tornato alla mente un particolare di un paio di anni prima. "Scusi, lei non e' quella signora che voleva rifare il complesso bello bello e voleva cambiare caldaia, porte, finestre e mettere i pannelli solari? Ah, credo di aver capito. Voleva fare tutto con il 110% a spese degli altri.."..
Apriti cielo!!! -" Comunistaa, comunistaaa, voi radical-chic che ve la godete senza mai aver lavorato e rompete le palle alla povera gente. Maledetti comunistiii..maledettiii.."..
SI, si, l'aria di questo Paese e' cambiata parecchio.. @ilpianistasultetto
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Ti scrivo perché certe cose dirle ad alta voce ci vuole troppo coraggio ti scrivo perché non so bene se ho smesso di aspettarti, io non lo so se per dimenticare davvero mi basta ignorarti, se mi basta fare quel come fanno gli altri e scambiarci per una cosa qualunque, senza importanza, una di quelle cose che non lasciano una macchia sull'anima anche dopo che sono finite, anche quando c'è solo da dimenticare e basta io ti scrivo perché non lo so se ti ho dimenticato davvero o se sono soltanto andata avanti ma senza smettere mai di guardare un po' indietro dove sapevi tutto di me, dove io sapevo tutto di te dove ci toglievamo i vestiti ed eravamo così pieni di sorrisi, un po' indecisi se perdere la testa o no rischiando di non ritrovarla più e intanto l'avevamo persa già. Ti scrivo perché io ti cerco dappertutto, nei dettagli che non ho mai perso, nelle porte che non ho mai aperto, nelle cose che non ho mai detto, nel mare che è sempre bello pure d'inverno ti scrivo per sentirti più vicino, perché non so dove sei e se anche a te fa male il petto quando arriva il tramonto e non puoi regalarmelo. E sarebbe facile dire che il destino ha deciso per noi e che in un altro posto, in un altro tempo invece avremmo vinto noi e invece la sola verità che so è che abbiamo perso che abbiamo lasciato perdere, che abbiamo voltato le spalle alla sola cosa che avesse un senso e stasera ti scrivo perché certe cose meglio non dirle a voce, che se no diventano vere e io non voglio che sia vero che ancora mi manchi, nelle notti in mezzo agli altri, che ancora mi parli con gli occhi quando mi sento vuota e riempi gli istanti con i silenzi che hai lasciato qui. Ti scrivo perché fa male, perché fa paura essere ancora lì e non sapere dove sei tu ti scrivo perché dire addio non vuol dire farlo davvero. Ci sono notti in cui vorrei non avertelo mai detto e giorni in cui in cui lo ammetto: senza di te mi piove tutto il cielo addosso, le stelle, i rimpianti e i fulmini sul petto e non dormo io non so chiudere occhio.
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Solo con te io vivo davvero
Ti voglio. Ti penso tutto il giorno. Non riesco più a stare senza di te. Fino a pochi mesi fa ero solo una donna qualsiasi. Un po' spenta, forse anche insignificante: consumata dalla routine casa-lavoro-marito-figlia. E rari doveri coniugali, consumati di solito al sabato sera, solo per far venire veloce Alfredo e poi poter finalmente dormire un po’ di più all'indomani in santa pace.
A questo mondo la mia anima non nutriva più nessuna aspettativa per il futuro; avevo nel cuore soltanto amarezza e poi soffocavo in silenzio i forti rimpianti per la mia gioventù sfiorita, le occasioni non colte, i doni del cielo che ho aspettato, cose per cui ho pregato tanto e che purtroppo non ho mai ricevuto. Negli ultimi anni ho sempre avuto in tutto il mio essere una crescente ma regolarmente frustrata voglia di essere compresa, coccolata. Amata, in definitiva. Era un bisogno assoluto di piacere veramente, brama di tenerezza e di una qualche vera, preziosa intimità. Senza però farmi più illusioni. Figurati: le cose belle succedono solo nei film.
E invece sei arrivato tu, Adelmo: più giovane di me di quindici anni. Solo di qualche anno più grande di mia figlia tredicenne: a casa t'ha portato lei, perché voleva prendere lezioni di piano. E a scuola c'era quel tuo annuncio in bacheca. Il piano gliel'abbiamo comperato subito, sia pur con gran sacrificio; mio marito ha una merceria e io lo aiuto quando posso.
Quindi due volte a settimana - martedì e sabato - mi sono trovata ad aspettare il tuo arrivo di studente universitario squattrinato ma quasi diplomato al conservatorio. Scoprivo progressivamente in me stessa sempre di più una piacevole, malcelata impazienza. Ma tu guarda: alla mia età!
Finita ogni lezione, due chiacchiere cortesi di pochi minuti, che però man mano diventavano sempre più lunghe. Poi ho preso a prepararti il tè, per poterti mangiare con gli occhi e per strappare alla tua vita fuori dalla mia casa un ulteriore quarto d'ora solo per me. Tu eri veramente deliziato; da studente fuori sede, divoravi i miei ciambelloni e gustavi con morsi famelici le crostate.
Bevendo il tè, mi guardavi fissa e io toccavo il cielo con un dito. Sciogliendomi dentro. Ero totalmente istupidita. Vederti lì, vicino a me, mi rimescolava il sangue dentro. Era bellissimo. Anche se non ero capace di ammetterlo neppure con me stessa. Finché un giorno, nel salutarti col solito bacino sulla guancia, ho sentito entrambe le tue mani poggiarsi dietro di me, sul mio vestito leggerissimo e palparmi il culo per bene, a lungo fino ad entrare nel solco!
Non riuscivo a evitare di far battere forte il mio cuore… Imbarazzatissima che ero, ho fatto finta di nulla ma sono avvampata: sentivo di essere rossa in viso come un peperone. Ho solo detto improvvisamente il mio ciao a occhi bassi. Poi t'ho chiuso la porta in faccia e sono scappata in bagno. Stava succedendo e non sapevo che pesci pigliare. Piangevo.
E francamente non capivo bene se era per il rimorso nei confronti di mio marito, per la rabbia di essere stata toccata in modo improprio: “ma come cazzo s'è permesso, ‘sto stronzo di un pivello…” o invece piuttosto per la gioia di essere finalmente considerata sessualmente appetibile da un giovane, stupendo uomo e quindi per il grandissimo desiderio che tu lo rifacessi e osassi molto di più.
Da quel momento non ho fatto che pensarti. T'ho scritto la sera stessa dopo cena, come niente fosse successo, con una scusa scema: chiedendoti qualcosa sui quaderni pentagrammati per gli esercizi di scrittura e su alcune partiture da acquistare. Tu, giovane ma assolutamente non stupido, m'hai risposto dritto dritto con un: "Ti desidero anche io, tantissimo." e quindi…
"Basta adesso, Adelmo! Smettila immediatamente. Potresti essere mio figlio. Finiscila: per me sei solo l'insegnante di piano di Lucia. Oltretutto non sei il mio tipo, sai? (Mi fai morire, quando mi guardi. E poi quel tuo culo sodo! Che voglia di farti un pompino, poi sollevare le tue gambe e leccarti tra le chiappe a lungo!)"
"Mi vuoi anche tu, Adele. Lo so e non negarlo. Non ti sei opposta, quando t'ho massaggiato forte il culo. Non ho potuto proprio farne a meno e non mi scuserò per quello che ho fatto: il tuo profumo m'ha stregato. Ti adoro per come sei. Poi per dirla tutta: ti sei aperta subito, sotto il mio tocco. Il vestitino corto impalpabile che indossavi solo per me m'ha permesso per un secondo di sentirti chiaramente mentre divaricavi le natiche, per meglio godere del mio medio che premeva per entrarti dentro."
"È solo una tua falsa impressione. Non diciamo sciocchezze… non farti illusioni, ragazzino. Hai creduto di sentire qualcosa che invece non c'è stato. E non ti permettere mai più: ringrazia il cielo che come insegnante sei bravo, che Lucia progredisce, altrimenti… (Invece era tutto vero: mi sarei fatta inculare da te seduta stante! E pensare che a mio marito non l'ho mai permesso!)"
"Altrimenti non mi guarderesti come mi guardi: con una palese voglia di mangiarmi; l'ho capito guardandoti fissa negli occhi, sai? So che è così."
"Basta! Vaffanculo: cazzo credi... Ho altro da pensare io. (Oddio: questo ragazzo mi legge l'anima!)"
Per la miseria, se aveva ragione! Ma… allora è sempre così evidente quando una donna è innamorata cotta? La settimana successiva, il pomeriggio del martedì ero vestita, profumata e truccata da vergognarsi. Mia figlia m'ha pure detto: “mammaaa… ma dove cavolo devi andare stasera?” E al solito momento del commiato, approfittando del fatto che Lucia era andata in camera sua per prepararsi a uscire con gli amici, tremante t'ho dato il solito bacetto. Ma tu maledetto m'hai stretta a te, infilandomi una mano sotto la gonna.
Stavolta davanti. Sfrontato e adorabile bastardo: la mano tutta dentro le mutandine. Il medio dritto e senza esitare tutto nella fica… Ho allargato le gambe per soli cinque secondi senza più pudore ormai, per farti fare ciò che volevi. Non ho proprio saputo resistere. Ma poi te l'ho subito tolta via a forza, quella cazzo di mano santa! T'ho buttato fuori casa e dietro alla porta chiusa mi sono morsa le labbra… Messaggi dopo cena:
"È stato decisamente uno sbaglio, fartelo fare. Non si ripeterà più. Adesso chissà cosa penserai di me… Ti prego di credere che io sono una brava donna, timorata di Dio. Devi capire che non si induce in tentazione una tranquilla madre di famiglia. Non farlo mai più. In fondo, so che sei un bravo ragazzo… (Non desistere, ti scongiuro: non vedo l'ora di cedere. Ti voglio da non poterne più!)"
" Ti voglio, Adele..."
"Si, buonasera! Guarda: tu sei solo un ragazzino. Che futuro pensi potrebbe avere una nostra storia, se non la completa rovina della mia famiglia? È questo ciò che ti prefiggi? Per il gusto di una scopata con una vecchia come me? (Si, si: dimmelo, che mi vuoi scopare, sfondare, inculare fino a riempirmi e farmi dire basta… Dimmelo che vuoi sentire le mie labbra ingoiare senza fare un fiato tutto il tuo cazzo… )"
"Macché vecchia: sei la femmina più sensuale, provocante e calda che io conosca. Ti voglio. Dimmi solo quando potremo stare insieme… non mi interessa altro. Non riesco neppure più a studiare. Ti prego: se non altro, fallo… per il mio profitto!"
"Non pensarci più, per favore. Neppure per un istante. (Ti prego: insisti! Mi desideri davvero, mi vuoi: Dio ti ringrazio per questo.)"
"Ti voglio. Ti voglio… come te lo devo dire?"
(Dimmelo di continuo; in due o tre lingue, ti prego!) "Insomma: adesso basta. Non scrivermi più. (Non smettere mai di scrivere che mi desideri, ti prego! Leggo e rileggo di nascosto come una scema. Cerco di capire i significati reconditi di ogni tua sillaba.)"
"Ti voglio da impazzire..."
"Che il Signore mi perdoni: basta! Sabato pomeriggio prossimo, dopo la tua lezione, Lucia alle cinque andrà all'allenamento di basket. Mio marito chiuderà al solito il negozio alle otto e mezza e quindi prima delle nove entrambi non saranno a casa. Lo faremo una volta e poi dimenticheremo tutto, ok? Ti toglierai 'sto sfizio e vedrai che ti passeranno tutti i grilli per la testa, va bene? (Spero invece con tutta la mia anima che sia solo l'inizio di una nostra storia d'amore: impossibile, maledetta e segreta!)"
Da quel giorno, ovviamente, è stata solo una bellissima, irresistibile discesa all'inferno del puro peccato; t'ho concesso tutto il mio corpo. Sei ormai il mio padrone assoluto. Vuoi il mio culo? Te lo do. Vuoi farti succhiare l'uccello? Fino a che non mi dici basta io non smetto. A costo di slogarmi la mascella. Vuoi divorarmi i seni mentre mi fai godere con il cazzo e la tua mano infilati nella passera e nel culo? Fallo quando ti pare.
Vuoi venirmi dentro? A tua completa disposizione. Non esiste droga più forte di qualcuno che desideri il tuo corpo. È la più potente lusinga che ci sia. Iddio sa quanto aspetto soltanto il momento in cui mi rompi il culo, quando il tuo glande si poggia sul mio ano. E come desidero e gusto ogni secondo della tua spinta. Lentissima ma inesorabile e poderosa, ad esplorarmi le viscere!
E infine quanto mi piace sentirti felice mentre sborri liberamente dentro di me, quando gemi e sussurri al mio orecchio truci oscenità. In quei momenti sono solo una puttana. Niente altro desidero. Non so come finirà, ma per ora so che con te io godo, godo, godo e che sono… ringiovanita. Mio marito e mia figlia sono piacevolmente sorpresi, di questa nuova Adele. Jeanne Moreau ha detto che…
“La vecchiaia non protegge dall'amore ma l'amore, in qualche maniera, protegge dalla vecchiaia.”
Posso garantire che è così. Mi vesto solo per eccitarti. Quando mi vuoi, m'invento le scuse più assurde e corro immediatamente da te. Ci vediamo e ci amiamo nei posti più insoliti. Con te ho finalmente riscoperto la vera me stessa e il gusto dell'amore. Quello che ti fa diventare folle.
RDA
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Umberto Eco: “Come va?”
Icaro: “Uno schianto”
Proserpina: “Mi sento giù”
Prometeo: “Mi rode…”
Teseo: “Finché mi danno corda…”
Edipo: “La mamma è contenta”
Damocle: “Potrebbe andar peggio”
Priapo: “Cazzi miei”
Ulisse: “Siamo a cavallo”
Omero: “Me la vedo nera”
Eraclito: “Va, va…”
Parmenide: “Non va”
Talete: “Ho l’acqua alla gola”
Epimenide: “Mentirei se glielo dicessi
Demostene: “Difficile a dirsi”
Pitagora: “Tutto quadra”
Ippocrate: “Finché c’è la salute…”
Socrate: “Non so”
Giobbe: “Non mi lamento, basta aver pazienza”
Onan: “Mi accontento”
Sheherazade: “In breve, ora le dico…”
Boezio: “Mi consolo”
Carlo Magno: “Francamente bene”
Dante: “Sono al settimo cielo”
Giovanna d’Arco: “Si suda”
San Tommaso: “Tutto sommato bene”
Erasmo: “Bene da matti”
Colombo: “Si tira avanti”
Lucrezia Borgia: “Prima beve qualcosa?”
Giordano Bruno: “Infinitamente bene”
Lorenzo de’ Medici: “Magnificamente”
Cartesio: “Bene, penso”
Berkeley: “Bene, mi sembra”
Hume: “Credo bene”
Pascal: “Sa, ho tanti pensieri…”
Enrico VIII: “Io bene, è mia moglie che…”
Galileo: “Gira bene”
Torricelli: “Tra alti e bassi”
Desdemona: “Dormo tra due guanciali…”
Newton: “Regolarmente”
Leibniz: “Non potrebbe andar meglio”
Spinoza: “In sostanza, bene”
Hobbes: “Tempo da lupi”
Papin: “Ho la pressione alta”
Montgolfier: “Ho la pressione bassa”
Franklin: “Mi sento elettrizzato”
Robespierre: “Cè da perderci la testa”
Marat: “Un bagno”
Casanova: “Vengo”
Goethe: “C’è poca luce”
Beethoven: “Non mi sento bene”
Schubert: “Non mi interrompa, per Dio”
Novalis: “Un sogno”
Leopardi: “Sfotte?”
Foscolo: “Dopo morto, meglio”
Manzoni: “Grazie a Dio, bene”
Sacher-Masoch: “Grazie a Dio, male”
Sade: “A me bene”
D’Alambert e Diderot: “Non si può dire in due parole”
Kant: “Situazione critica”
Hegel: “In sintesi, bene”
Schopenhauer: “La volontà non manca
Paganini: “L’ho già detto”
Darwin: “Ci si adatta”
Livingstone: “Mi sento un po’ perso”
Nievo: “Le dirò, da piccolo…”
Nietzsche: “Al di là del bene, grazie”
Mallarme’: “Sono andato in bianco”
Proust: “Diamo tempo al tempo”
Henry James: “Secondo i punti di vista”
Kafka: “Mi sento un verme”
Musil: “Così così”
Joyce: “Fine yes yes yes”
Nobel: “Sono in pieno boom”
Larousse: “In poche parole, male”
Curie: “Sono raggiante”
Dracula: “Sono in vena”
Picasso: “Va a periodi”
Ungaretti: “Bene (a capo) grazie”
Fermi: “O la va o la spacca”
Camus: “Di peste”
Matusalemme: “Tiro a campare”
Lazzaro: “Mi sento rivivere”
Giuda: “Al bacio”
Ponzio Pilato: “Fate voi”
San Pietro: “Mi sento un cerchio alla testa”
Nerone: “Guardi che luce”
Maometto: “Male, vado in montagna”
Savonarola: “E’ il fumo che mi fa male”
Orlando “Scusi, vado di furia”
Cyrano: “A naso, bene”
Alice: “Una meraviglia”
Verga: “Di malavoglia”
Heidegger: “Quante chiacchiere!”
Grimm: “Una favola!”
Umberto Eco - "Il Secondo Diario Minimo"
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Amare per sempre
Questi giorni convulsi e ventosi hanno rischiato di mandare nuovamente in subbuglio i miei fragili equilibri faticosamente conquistati. "Non sei una donna da amare per sempre", sussurrò l'altro ieri una voce maligna e menzognera dalle ferite ancora fresche, inerpicandosi come un'edera velenosa e infestante sulle pareti della mia mente agitata. "È già la terza volta che un uomo, sia in amore che in amicizia, conquista la tua fiducia, dimostra di volerti bene e poi, dal nulla, senza spiegazioni logiche, cambia natura, ti umilia, ti allontana. Fossi in te, mi farei qualche domanda; tu spaventi: leggi le anime altrui con estrema naturalezza e facilità, mettendo in luce elementi che loro non avevano notato, o meglio, non volevano far emergere; sei terribilmente scomoda, una spina nel fianco, soprattutto perché quella instancabile attività di introspezione la metti in opera innanzitutto in te stessa, poi in ogni situazione che ti circonda, diventando praticamente insostenibile. Inoltre, non potendo fare affidamento su una bellezza estetica impattante, tu seduci con la mente e con l'anima, ma con un'intensità tale da atterrire e assopire ogni desiderio virile. Insomma, non sei una donna da amare per sempre: gli uomini ti stimano, ti ammirano, al massimo ti scelgono come amica fidata, ma alla fine ti lasciano sola e corrono sempre tra le braccia di un'altra, evidentemente più semplice da tollerare." Rimasi in silenzio, osservando il vento che strattonava la mia chioma e quelle dei tigli e delle betulle dinanzi a me: "È incredibile come il male riesca a mentire pur mostrandoti la verità", sussurrai flebilmente. Improvvisamente, scossi il capo, come se mi fossi destata da un sortilegio; osservai il cielo annuvolato e m'inondai d'avorio, gli occhi bacini di lacrime ricolme di gratitudine. "Sì, Dio mi ha creata insostenibile, come il peso delle montagne; eppure, anche se solo Lui è in grado di sollevarle e alleggerirle, tra gli uomini c'è sempre chi è capace di amarle e scalarle!" Esclamai, squarciando con la lama i rami soffocanti del funesto rampicante; poi mi misi a correre controvento, ridendo come una menade in preda alla follia, pensando ai miei affetti più cari, che ogni giorno scelgono di starmi accanto e condividono il cammino, rendendo speciale ogni passo, alla cagnolina della vicina disposta a prendersi la pioggia pur di coccolarmi appena giunta a casa, alle civette impavide ululanti sopra i tetti prima che sopraggiungano le tenebre, ma soprattutto al fatto che sono una donna che ama per sempre, e questo mi basta.
#pensieri#amare per sempre#gratitudine#c'era lo zampino di berlicche#ma dio salva sempre#giorni ventosi#la prima foto è mia
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questo desiderio di incontrare non è forse quello che più cerco? che ho sempre cercato in questi anni, che ho sempre voluto. una sensazione di essere nel posto giusto senza di; quel tanto che basta ad esperire la felicità con un'ombra di desiderio insoddisfatto, una parte della mentre altrove, sognante. lo faccio così spesso che non ne ne rendo nemmeno conto: che malinconia bellissima, che bello aspettare, in fondo. del passato mi mancano sempre più di tutto le attese, le piccole disperazioni. non era bello alla fine essere insonni ascoltando tu non mi basti mai, quattro anni fa in vacanza con i miei? se ci penso mi viene il mal di pancia dalla nostalgia. non era forse meraviglioso alla fine correre e immaginare di camminare per quelle strade insieme, o di andare a Tempelhof a sdraiarci nell'esatto centro dell'aeroporto per guardare ciò che si vede del cielo la notte da lì...? e tutto questo, e ogni attimo che vivo da sola nel mondo in attesa di qualcosa che verrà o non verrà, ma che mi crogiolo nell'immaginare
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VITTIMA DEL MATRIARCATO
Dovevano essere i primi anni ottanta e credo di essere stato in quinta elementare o al massimo in prima media, quando un pomeriggio di Agosto in spiaggia a Viareggio mentre tra amici guardavamo una partita di calcetto tra nuvole di sabbia, qualcuno vicino a me indicò una ragazza in bikini bianco, di uno o due anni più grande di noi e mi chiese a bruciapelo 'Quella lì te la tromberesti?'.
Io rimasi un po' spiazzato dalla domanda ma visto che si trattava di una risposta per forza dicotomica e comunque dell'argomento sapevo giusto giusto le basi teoriche, ovviamente risposi di sì.
Il tipo (che non era proprio un amico ma piuttosto una di quelle conoscenze estive estemporanee) sghignazzò e in men che non si dica si avvicinò alla suddetta ragazzina e indicandomi le disse qualcosa a bassa voce.
Dobbiamo dire che allora (come ora) io per le cose mondane non ero certo il più sveglio della cucciolata e quindi non riuscii a collegare quanto avevo detto al tipo poco prima con l'espressione furiosa e sconvolta della ragazza, che con le lacrime agli occhi corse verso il gruppo dei genitori sotto gli ombrelloni, tra cui c'era anche mia madre.
Dovevano essere le tre del pomeriggio ma io posso ancora ricordare che a un certo punto era sera (c'era la mezza luna in cielo) e mia madre non smetteva ancora di urlarmi contro PER LA COSA SCHIFOSA CHE AVEVO DETTO A QUELLA RAGAZZA E CHE MI DOVEVO VERGOGNARE PERCHÉ LEI DI SICURO DI VERGOGNAVA DI AVERE UN FIGLIO COSÌ.
Quando mio padre rientrò a casa ricominciò tutto da capo ma in stereo, con lui a braccia conserte che scuoteva la testa e mi diceva che ERO STATO UNA GROSSA DELUSIONE E CHE QUELLA RAGAZZA AVREBBE SOFFERTO MENO SE LE AVESSI DATO UN PUGNO NELLO STOMACO.
La cosa strana è che non provai nemmeno a difendermi spiegando che in realtà non le avevo detto proprio nulla... ho accettato il fatto di essere stato beccato mentre ballavo il tip tap in un campo minato e il giorno dopo continuai a fare quello che facevo fino al giorno prima ma diffidando di più della gente che faceva le domande stupide.
Vedete, il fatto è che io sono stato cresciuto in un ambiente familiare davvero molto aperto e inclusivo, dove c'era poco spazio per il giudizio frettoloso verso il diverso, il fragile e l'emarginato, quindi quell'episodio più che ingiusto mi parve strano... davvero c'era gente che andava in giro a dire alle donne che le voleva trombare? Ma dov'erano i genitori di queste persone?
E più tardi capii che erano proprio loro a dire queste cose e i figli semplicemente imparavano.
E ne ho conosciuto davvero tanti di figli così (che, per inciso, sono i genitori di oggi da cui altri figli imparano) e a volte non c'è nemmeno stata una responsabilità genitoriale diretta nell'aver insegnato loro certi comportamenti... a volte basta non dare peso, sorridere a certe battute e derubricare certi comportamenti a scherzi presi troppo sul serio.
Perché poi, alla fine, è sempre questione di saper stare allo scherzo, no?
E fatevela 'na bella risata invece di stare sempre a pensare a cose macabre tipo che una donna viene uccisa ogni quattro giorni!
No?
No.
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tornare a sorridere non ha prezzo e forse vedo come. avevo perso la leggerezza, perché non posso controllare tutto. chissene di quelli che mi stanno attorno e che non sanno cosa vogliono.
per essere felice mi basta guardare il cielo, ascoltare una bella canzone e sorridere. essere connessa con me stessa, la consapevolezza, amarmi. continuare per questa via perché tutto quello che serve è un bel sorriso.
-hsox
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Questo inarrestabile amore
che trasgredisce all'età al pensiero, alla mia forza.
Incredibile come rosa canina che tradisce la siepe e gli sterpi fiorendo a caso,semplice, bello onesto nel chiedere poco.
Questo innarestabile amore
dal basso della sua nascita
scorre salendo d'intensità
un cielo di lenzuoli innamorati
e baci, baci, baci.
Non oso dagli un senso
per non vederlo solo sogno
mi basta il respiro che ascolto mentre ti accarezzo l'anima
e piango
Abner Rossi
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Ti aspetto altrove.
“Ti aspetto altrove”, perché solo lì potrei farlo: in un’altra vita, in un’altra epoca, in un altro mondo. Siamo incatenati, e mi è impossibile essere totalmente me stesso al 100%. Viviamo una vita viziata dal condizionamento altrui, da direzioni stabilite in modo predeterminato, da decisioni che calano dall’alto di un potere materiale. Siamo schiavi e vittime di una realtà artificiale che ci ha irrimediabilmente ingabbiato per sempre, qui. Siamo parvenza di verità, bugie celate male, paure preponderanti. Siamo pedine di un sistema arzigogolato che però svolge egregiamente il suo lavoro. Siamo sempre meno umani, e sempre più involucri. Tu troverai sempre un ragazzo normale nella tua vita, non me. Perché io non posso essere trovato, io m’impedisco di farmi trovare. Mi celo dietro un’aura da bravo ragazzo che mi compete, mi caratterizza, ma al contempo mi limita anche. Ti aspetto altrove perché qui non potrei trattarti come vorrei. Non potrei dettarti la linea, non potrei tenere il polso della situazione, non potrei amarti follemente come vorrei. Finirei invece col far sbiadire la lucidità che serve per sopravvivere, col non rispettare i limiti del buon senso, col tenermi a bada ancor più di quanto faccio, naturalmente, di già. Sfocerei nel totale estremismo che qui e ora mi delinea e basta, sullo sfondo, marginalmente. Ma la carne che brucia può farlo davvero solo altrove, col dolore lancinante che diviene il piacere più ricercato ma (qui) negato. Con la propensione all’esplorazione totale, e non parziale. Con l’annullamento della negazione, del rifiuto, del rinvio. “Quando e come voglio”, e qui non è possibile. Non è una sconfitta, non mi sento vinto. È un cielo cupo, che non sfocia mai in un temporale. Un perenne stato di inquietudine, nel quale il sole non s’affaccia quasi mai. Il mondo è una grande distesa, ma dove può esserci realmente spazio per due spiriti che voglion sfuggire a tutto? Donne che odiano gli uomini, uomini che riescono a farsi odiare molto bene, discriminazioni, princìpi violati. E ancora ruoli confusi, tabelle di marcia non rispettate, libertà fittizie che si sostituiscono a quella unica e vera. Ci nascondiamo dietro ai silenzi, e alle parole che usiamo per cercare di non farci cogliere in flagranza, mentre andiamo a caccia di silenzi. Un fiume di frasi sprecate, inutili, sciocche, ripetute, retoriche, inconsistenti. Suoni che nulla aggiungono alla melodia della vita. Ma mai è la verità, quella che si tocca davvero. E quindi io ti aspetto altrove perché è solo altrove, che potrei farti quello che voglio. Solo lì, potresti vedermi davvero senza compromessi, senza taciti accordi, senza che debba sempre precisare e puntualizzare tutto. Solo lì potrei sciogliermi, e donarti tutto me stesso. Solo lì, potrei dare vita all’amore più grande di sempre. Questo blog è un modo per riflettere su ciò che non va, e che di fatto non può essere cambiato. Il muro non sarà abbattuto, è troppo resistente. Come la mia corazza. E voltiamo pagina.
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Un mio amico oggi,
mi ha detto che sono tanta...
Allora io gli ho detto:
"Ahh!! Ecco, dici che sono tonda, grazie eh..."
Lui ha alzato gli occhi al cielo
e ha scrollato la testa ridendo.
"Ma noo! Che hai capito!!
Tu sei tanta roba, sei di spessore,
sei impegnativa.
Sei una donna che sa cosa dice
e cosa vuole sentirsi dire".
L'ho guardato di sottecchi poco convinta: "Giura!" gli ho detto,
puntandogli il dito contro il petto.
Lui rideva e poi si è spento,
così... all'improvviso.
Mi ha guardata di nuovo negli occhi,
proprio dentro.
"Ecco, vedi, anche adesso, anche qui.
Tu lo sai cosa intendevo dire,
lo hai capito subito, ma hai mosso il vento.
Hai fatto finta di fraintendere,
di sviare l'ostacolo
e ne è uscito un moto scherzoso.
Tu sei fatta così,
tu sai cosa vali e cosa sei,
ma vuoi che gli altri se ne rendano conto,
senza che gli venga spiegato.
Perché a te spiegare costa."
"Se devo spiegarti come sono fatta,
cosa desidero e chi sono,
tu non fai per me"
gli dico seria, dentro i suoi occhi.
"Lo so, ed è questo
che a molti uomini fa paura.
È più facile restare fuori,
passare, prendere e poi salutare.
Fa paura conoscere l'essenza di una persona, fare a botte con le sue ombre,
con i suoi demoni.
Oppure, semplicemente,
conoscerne l'intelligenza, la sensibilità".
"È vero. Gli uomini oggi,
non vogliono più
responsabilizzare un neurone,
non vogliono impegno nel capire,
nel confrontarsi, nel mettersi in discussione.
Si contornano di amiche,
meglio se fidanzate o sposate,
così non danno noie,
si limitano a frequentarti
quel tempo che basta a rotolarsi un po'
e poi ognuno per la sua strada.
Le donne che sanno quello che vogliono,
le donne che credono
ancora in qualcosa di vero e di autentico,
fanno paura, sono spesse, pericolose.
Sono quelle che faticano a farsi comprendere, a farsi sentire, a farsi considerare."
Il mio amico ora guarda le mie mani
e le prende fra le sue:
"Non cambiare mai,
rimani così, tanta come sei..."
(web)
Dalla pagina di Claudio Del Pizzo
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Punizione adorata
Ti basta un pretesto minimo, una mia sia pur piccola digressione o non scrupolosa osservanza della linea di condotta che tu hai stabilito per me, affinché tu mi comunichi in modo ufficiale che devi punirmi. Io al solo sentire le tue parole di disapprovazione nella nota vocale che mi spedisci già comincio a godere. E le conservo tutte, le tue note vocali: le riascolto spesso, per capire fino a che punto ti amo.
Per me il fatto che le tue mani vogliano posarsi sulle mie natiche, seppur in modo irrispettoso, sfacciato, guascone e crudele, è un premio: personalmente lo considero un vero dono del cielo. Il dolore che mi fai provare schiaffeggiandomi è la tua implicita dichiarazione d'amore nei miei confronti. Castighi la mia carne, ma nutri il mio cuore. Sento che mentre lo fai mi desideri e che non puoi fare a meno di infliggermi sofferenza, che poi non è altro che amore in embrione.
È il rito puntuale di ogni nostro sabato ed è da me agognato. Sogno tutta la settimana di farti godere e non vedo l'ora di sottomettermi a te. Mio marito è un uomo debole e in casa chi comanda e prende tutte le decisioni sono io. Ma proprio per questo ho un dannato bisogno di sentirmi dominata da un maschio vero. Voglio sentirmi profondamente donna. Ho bisogno di essere guidata, apprezzata ma anche castigata. Il motivo devi trovarlo tu ogni volta. Non ha una vera importanza. Voglio solo essere umiliata e maltrattata.
Da qualcuno che abbia dei modi spicci e che quindi sappia come e quando rimettermi in riga. E tu sei molto bravo, intelligente, discreto, sensibile ma anche inflessibile. Ti adoro, per questo: sebbene tu sia di dieci anni più giovane di me. La santa punizione del mio corpo prelude invariabilmente al godimento del tuo. Quindi io, pur soffrendo fisicamente nel ricevere il duro trattamento, stringo i denti e sopporto.
Verso certamente qualche lacrima di frustrazione, ma sono comunque massimamente felice per te. Senza eccessivi riguardi per la mia persona, a un certo punto del nostro appuntamento passi dalla sonora sculacciata ad amare brutalmente la mia carne di madre e moglie di un altro uomo; mi tratti male e mi adoperi per il tuo comodo.
Quando poi hai fatto di tutto il mio corpo il tuo uso solito, allorché mi hai spremuta e hai lungamente goduto ovunque dentro di me, io sfinita e riempita del tuo seme, mi raggomitolo sazia e contenta sul tuo grembo. Me lo lasci fare, perché è un mio privato vezzo con te; sai che così mi sento protetta, amata.
Accarezzo il tuo torace, poi il tuo inguine e mi beo del tuo odore forte di maschio. Ti lecco languidamente ovunque e assaporo il tuo gusto virile. Prendo in bocca il tuo uccello: avida, grata e lentamente lo slinguo, me lo succhio, ma senza fretta alcuna. Voglio che duri, questa assoluta, dolcissima, nostra intimità. Dio: che croce che sei per me! Una vera condanna, ma allo stesso tempo anche la mia unica, segreta, rovente passione.
E riposo davvero solo così, col tuo uccello tra le labbra, per molto tempo: innocente nell'anima e maliziosa porca nella mia mente oscena di sposa fedifraga. Godo anche molto, nell'esserlo. L'amore vero è anche questo, tra noi. Prego affinché tu non ti stanchi mai di punirmi. E di desiderarmi, mentre amorevolmente spalmi la crema rinfrescante sul mio bellissimo culo di gran puttana, moglie di ancor più grande cornuto.
RDA
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Oggi la si chiama "resilienza", una volta la si chiamava "forza d´animo", Platone la nominava "tymoidés" e indicava la sua sede nel cuore.
Il cuore è l´espressione metaforica del "sentimento", una parola dove ancora risuona la platonica "tymoidés".Il sentimento non è languore, non è malcelata malinconia, non è struggimento dell´anima, non è sconsolato abbandono. Il sentimento è forza. Quella forza che riconosciamo al fondo di ogni decisione quando, dopo aver analizzato tutti i pro e i contro che le argomentazioni razionali dispiegano, si decide, perché in una scelta piuttosto che in un´altra ci si sente a casa. E guai a imboccare, per convenienza o per debolezza, una scelta che non è la nostra, guai a essere stranieri nella propria vita.
La forza d´animo, che è poi la forza del sentimento, ci difende da questa estraneità, ci fa sentire a casa, presso di noi. Qui è la salute. Una sorta di coincidenza di noi con noi stessi, che ci evita tutti quegli "altrove" della vita che non ci appartengono e che spesso imbocchiamo perché altri, da cui pensiamo dipenda la nostra vita, semplicemente ce lo chiedono, e noi non sappiamo dire di no. Il bisogno di essere accettati e il desiderio di essere amati ci fanno percorrere strade che il nostro sentimento ci fa avvertire come non nostre, e così l´animo si indebolisce e si ripiega su se stesso nell´inutile fatica di compiacere agli altri. Alla fine l´anima si ammala, perché la malattia, lo sappiamo tutti, è una metafora, la metafora della devianza dal sentiero della nostra vita. Bisogna essere se stessi, assolutamente se stessi.
Questa è la forza d´animo. Ma per essere se stessi occorre accogliere a braccia aperte la nostra ombra. Che è poi ciò che di noi stessi rifiutiamo.
Quella parte oscura che, quando qualcuno ce la sfiora, ci sentiamo "punti nel vivo". Perché l´ombra è viva e vuole essere accolta. Anche un quadro senza ombra non ci dà le sue figure. Accolta, l´ombra cede la sua forza.
Cessa la guerra tra noi e noi stessi. Siamo in grado di dire a noi stessi:
"Ebbene sì, sono anche questo". Ed è la pace così raggiunta a darci la forza d´animo e la capacità di guardare in faccia il dolore senza illusorie vie di fuga.
"Tutto quello che non mi fa morire, mi rende più forte", scrive Nietzsche.
Ma allora bisogna attraversare e non evitare le terre seminate di dolore.
Quello proprio, quello altrui. Perché il dolore appartiene alla vita allo stesso titolo della felicità. Non il dolore come caparra della vita eterna, ma il dolore come inevitabile contrappunto della vita, come fatica del quotidiano, come oscurità dello sguardo che non vede via d´uscita. Eppure la cerca, perché sa che il buio della notte non è l´unico colore del cielo.
Di forza d´animo abbiamo bisogno soprattutto oggi perché non siamo più sostenuti da una tradizione, perché si sono rotte le tavole dove erano incise le leggi della morale, perché si è smarrito il senso dell´esistenza e incerta s´è fatta la sua direzione. La storia non racconta più la vita dei nostri padri, e la parola che rivolgiamo ai figli è insicura e incerta.
Gli sguardi si incontrano solo per evitarsi. Siamo persino riconoscenti al ritmo del lavoro settimanale che giustifica l´abituale lontananza dalla nostra vita. E a quel lavoro ci attacchiamo come naufraghi che attendono qualcosa o qualcuno che li traghetti, perché il mare è minaccioso, anche quando il suo aspetto è trasognato.
Passiamo così il tempo della nostra vita, senza sentimento, senza nobiltà, confusi tra i piccoli uomini a cui basta, secondo Nietzsche: "Una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte, fermo restando la salute".
Perché ormai della vita abbiamo solo una concezione quantitativa. Vivere a lungo è diventato il nostro ideale. Il "come" non ci riguarda più, perché il contatto con noi stessi s´è perso nel rumore del mondo.
Passioncelle generiche sfiorano le nostre anime assopite. Ma non le risvegliano. Non hanno forza. Sono state acquietate da quell´ideale di vita che viene spacciato per equilibrio, buona educazione. E invece è sonno, dimenticanza di sé. Nulla del coraggio del navigante che, lasciata la terra che era solo terra di protezione, non si lascia prendere dalla nostalgia, ma incoraggia il suo cuore. Il cuore non come languido contraltare della ragione, ma come sua forza, sua animazione, affinché le idee divengano attive e facciano storia. Una storia più soddisfacente.
Umberto Galimberti
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"Sembro una tempesta ma ho un cuore di cristallo. Sembro un uragano ma sono delicata come una farfalla. Basta poco per ferirmi… A volte proprio chi avrebbe dovuto amarmi mi ha fatto più male, chi doveva proteggermi mi ha lasciata sola, chi mi aveva fatto mille promesse non ne ha mantenuta nessuna. Alcune persone non vedono quello che hai dentro nemmeno se gridi. E sono stanca di aspettare, di essere messa in un angolo, di dover ingoiare le lacrime. Sono stanca di essere quella che resta sempre mentre gli altri se ne vanno. Sono stanca di essere sempre quella forte. A volte avrei solo bisogno di qualcuno che mi abbracci e si prenda cura di me quando mi perdo e non so dove cercarmi. Sono fuoco e sono vento, a volte sono un controsenso. Sono la luce del sole e l’acqua salata del mare, sono un cielo di stelle, sono vento sulla pelle. Io resto sempre anche quando fa male, perché l’unica cosa che so fare è amare. Sto solo provando a essere tutto il meglio che posso".
Chiara Trabalza
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Da un mese ho ricominciato a correre con molta costanza (più di quella che avevo prima) perché durante queste vacanze estive ci siamo convinti entrambi del fatto che correre in vacanza è bello. E in effetti lo è. Ed è anche bello condividere per la prima volta una cosa come la corsa, nonostante siano 30 minuti in cui non parliamo, a volte ci indichiamo il cielo per richiamare all'attenzione una nuvola, il colore di una casa, cose così, e basta. Io corro peggio di come correvo l'anno scorso però sono felice lo stesso e penso di dovermi solo dare tempo. Spero di trovarlo, da settembre, questo tempo. L'anno passato è stato del tutto impossibile e mi è dispiaciuto molto, ma se ci ripenso adesso è stato così folle quello che ho fatto, che non riesco a rimproverarmi per non aver trovato tempo per correre. Però quest'anno forse sarà leggermente più facile. Comunque io sono in fissa di nuovo come un anno e mezzo fa.
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tornare alla vita di tutti i giorni non è mai bello, un fine settimana di leggerezza in fondo non basta. mi piace sentirmi fluttuante, con la testa leggera, il corpo rilassato. oggi dovrei fare una sorta di colloquio con quelli delle risorse umane, ma non so cosa voglio in fondo. vorrei potermi sentire sempre così leggero, meno fragile senza dovermi strafare. il cielo è di buon auspicio ma fa lo stesso quel fresco che permette alla sigaretta di riscaldarti un po'. non so cosa fare, non so se dirtelo prima o poi, forse sarebbe carino, boh.
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