#ifratellidefilippo
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supersergiofabi · 3 years ago
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6 candidature.ai David di Donatello per.#ifratellidefilippo coprodotto a @rsproductions_it film attualmente su #raiplay https://www.instagram.com/p/Cb-lkw8sPrN/?utm_medium=tumblr
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fafos · 3 years ago
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Un ritratto di Giancarlo Giannini, dalla voce profonda e a volte rude, dalla meravigliosa capacità espressiva.
Out of the right mediatical time, 'cause he' s still living, that's a portrait of the great actor Giancarlo Giannini.
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Sipario! Recensione del film i “Fratelli De Filippo” di Sergio Rubini
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PREMESSA
Martedì 14/12/2021, ore 19:50. Entriamo al cinema per vedere il film “I Fratelli De Filippo” di Sergio Rubini con la convinzione di trovarci in  sala con una decina di persone. Mi accorgo con stupore che la sala è quasi piena! Questa scoperta mi appaga ancor prima di aver constatato il valore della pellicola. A distanza di quasi 40 anni dalla sua morte Eduardo è ancora tra gli autori del 900′ più ricordati, conosciuti ed amati. Mi accorgo presto di non essere l’unico fanatico all’interno della sala, poichè ogni personaggio che entra in scena viene immediatamente identificato, come parte dell’universo Eduardo. “Ecco Luisa De Filippo!” sento vociferare. “Stanno per rappresentare Sik, Sik, l’artefice magico! Venche ie!” . Ed ancora “Quella è Dorothy Pennigton, la prima moglie di Eduardo!”.  
LA STORIA: La storia dei fratelli De Filippo (Eduardo, Peppino e Titina) non riserva grandi sorprese poichè ampiamente nota. Probabilmente la maggioranza delle persone che hanno visto il film in sala conoscevano già la storia di Scarpetta, della sua famiglia “allargata”, della arrampicata verso il successo dei tre figli non riconosciuti e  della nascita del “Teatro umoristico dei De Filippo”. Inoltre ad eccezione della parte iniziale,  le vicende del film si innestano cronologicamente alla fine del film “Qui rido io” di Mario Martone, uscito in sala pochi mesi prima, di cui “I fratelli De Filippo” è la naturale prosecuzione. Alla vicenda dei fratelli De Filippo si intreccia quella di Vincenzo Scarpetta, figlio secondogenito di Eduardo Scarpetta e Angela Rosa De Filippo, interpretato nel film da Biagio Izzo. Nonostante il film ruotasse a buon ragione intorno alla vicenda dei fratelli De Filippo, interessante è il  contrasto tra Vincenzo con il fratellastro Eduardo, che dimostra presto di avere ereditato un talento che Vincenzo non riesce ad eguagliare. L’emblema di questo scontro è lo starnuto con il quale Vincenzo ripetutamente schernisce il giovane Eduardo, costretto a recitare alle sue dipendenze. In alcune scene del film sembra trasparire il conflitto familiare, in altre invece il conflitto è prevalentemente artistico.  Vincenzo Scarpetta decide di seguire le orme del padre, perseguendo il filone del teatro comico e della rivista. Nonostante elogi la vena autoriale di Eduardo, non riesce ad elevarsi e  sposare la rivoluzione adoperata da quest’ultimo che trasforma il teatro “comico” in teatro “umoristico”, sul filone di Pirandello. Per Vincenzo la risata del pubblico, non può essere una risata amara, come la definisce Eduardo, ma è una risata  beffarda, cattiva e urlante. Una delle prime considerazioni che il piccolo Eduardo farà osservando il padre Scarpetta e il fratellastro recitare sarà: “Quandò farò teatro non urlerò come fanno loro” . Fino all’ultima scena Vincenzo cercherà di accaparrarsi la benevolenza di Peppino, che ha una naturale propensione per il teatro comico. Nonostante la grande titubanza di Peppino a lasciare la direzione artistica del trio al fratello Eduardo, deciderà di non cedere alle avance di Vincenzo, sia per l’orgoglio legato ai conflitti familiari, sia perchè rappresentazione di una tradizione ormai superata.  Avrei apprezzato che l’analisi e la crescita del personaggio di Vincenzo venisse maggiormente approfondita, in quanto si tratta di un filone che ha avuto un suo sviluppo indipendente, portato avanti dal nipote Mario Scarpetta che reciterà con Eduardo De Filippo ed il figlio Luca, nella compagnia “La scarpettiana” , attiva tra il 1954 ed il 1960, che riproporrà i capolavori della tradizione napoletana al Teatro San Ferdinando.
IL MESSAGGIO: LA TRADIZIONE CHE SI RINNOVA
Oltre ad essere un  omaggio alla vita e alle commedie dei fratelli De Filippo, il film trasmette un messaggio fondamentale: La tradizione artistica che si rinnova. Nella parte iniziale del film vengono mostrate alcune messe in scena di Scarpetta e della sua compagnia, che vengono percepite come arte ormai superata, che ha già sperimentato le sue potenzialità ed è in fase  crepuscolare. Lo stesso Scarpetta, interpretato da un bravissimo Giancarlo Giannini, seppur  molto potente, è  spietato verso chi tenta di inserire qualsiasi elemento di novità all’interno delle sue commedie. Molto significativa è la scena in cui Titina invece di stonare insieme agli altri bambini del coro decide di cantare soavemente. Quest’azione le costa uno schiaffo di Scarpetta, che non può accettare che si modifichi in alcun modo la sua opera. Lo stesso Scarpetta aveva rivoluzionato il teatro di Antonio Petito, assottigliando la netta distinzione sociale tra popolo e nobilità della commedia dell’arte, sostituendo alla maschera di Pulcinella quella di Felice Sciosciammocca. In concomitanza della scomparsa di Scarpetta, vediamo le origini del neorealismo di cui Eduardo è il fondatore. Eduardo sperimenta la tradizione e comprende l’importanza di partire dal teatro classico, che non è soltanto quello di Scarpetta, ma anche quello di grandi autori come Shakespeare e Molierè. Eduardo si separa dai fratelli per fare una breve esperienza a Milano, che non si rivela del tutto fallimentare, in quanto viene apprezzato come interprete, ma termina molto presto a causa dell’insofferenza di Eduardo nei confronti dell’ambiente classista e conservatore. L’esperienza gli insegna che il processo creativo non consiste nell’emulazione della tradizione, nell’identificazione dell’artista con le altre culture. Il processo creativo deve necessariamente seguire la direzione contraria, in quanto espressione delle nostre peculiarità  culturali, dialettali e psicologiche da mostrare al mondo. Il processo creativo così strutturato, non si arresterà con la fine di una carriera o con la morte di un autore ma si aprirà ad un ciclo sempre nuovo. Eduardo in una intervista affermava: “Si dice che nella vita dell'uomo c'è un punto di partenza ed un punto di arrivo, di solito riferiti all'inizio e alla fine di una carriera. Io, invece, sono convinto del contrario: il punto di arrivo dell'uomo è il suo arrivo nel mondo, la sua nascita, mentre il punto di partenza è la morte che, oltre a rappresentare la sua partenza dal mondo, va a costituire un punto di partenza per i giovani .I cicli, sempre uguali e sempre diversi, si susseguono, accogliendoci tutti nella loro inarrestabile evoluzione. Una immortalità umana, quindi limitata, ma all'uomo è stato concesso il dono di sognare, che non è poi piccola cosa...Dunque, questi miliardi di punti di partenza, che miliardi di esseri umani, morendo, lasciano sulla terra, sono la vita che continua. La vita che continua è la tradizione. Se un giovane sa adoperare la tradizione nel modo giusto, essa può dargli le ali. [...] Naturalmente, se si resta ancorati al passato, la vita che continua diventa vita che si ferma - e cioè morte - ma, se ci serviamo della tradizione come d'un trampolino, è ovvio che salteremo assai più in alto che se partissimo da terra!
IL NEOREALISMO DI EDUARDO: “IL BUCO DELLA SERRATURA”
Eduardo in seguito alla breve esperienza a Milano torna a Napoli da autore, dove riunisce la compagnia con i fratelli Peppino e Titina, convincendoli a liberarsi da ogni schema tradizionale precostituito ed a mostrarsi davanti al pubblico senza fronzoli, nelle loro vesti quotidiane, con l’intento di rappresentare la vita. Non a caso, in seguito ad uno spettacolo in Sicilia finito male, Eduardo riprende Titina rimproverandola per la sua ostinazione a recitare come soubrette, nonostante il suo aspetto poco attraente. Titina si offende alle parole di Eduardo, ma presto comprende che il fratello stava cercando di spiegarle che per emozionare il pubblico ha bisogno solo di essere sè stessa. Eduardo nelle sue opere ha spesso sottolineato il concetto di  palcoscenico inteso come “Buco della serratura “ attraverso il quale si possono capire le miserie e le sofferenze umane. Tuttò ciò che Eduardo riporta all’interno delle sue commedie scaturisce dall’osservazione della realtà, dai comportamenti umani, dalle espressioni linguistiche, dalle stravaganze della gente.  Su questo tema Eduardo durante una lezione all’università della Sapienza di Roma diceva ai suoi studenti: “La vita nostra di tutti giorni, le nostre speranze, i nostri dubbi, le nostre previsioni, chi ce le racconta? Nessuno. Non dovete imitarmi! Dovete essere voi stessi, i vostri vicini di casa, gli incontri casuali per la strada. Osservate i volti, osservate la gente! Ascoltate le battute, segnatevele!” Tralasciando le prime due commedie, ovvero “Sik Sik, l’artefice magico” e “Natale in casa Cupiello” Il film non cita in maniera esplicita le altre commedie di Eduardo ma introduce alcuni elementi che ne rappresentano la genesi. Nè è un esempio la scena in cui Eduardo sbadatamente sporca la tasca della giacca, allargando la macchia nel tentativo di pulirla via, palese riferimento alla commedia “Uomo e Galantuomo” in cui il protagonista-attore rovina irrimediabilmente l’unico vestito di scena portando in tasca un pezzo di sugna di ritorno dal mercato. Altrettanto significativa è l’esclamazione di Luisa De Filippo “Accussì..accussì..accussì!” inserita in un dialogo con Titina in cui Luisa manifesta la sua insofferenza verso la condizione “miserevole” in cui si costringono a vivere Eduardo e Peppino per  fondare la loro compagnia piuttosto che sottostare alla dipendenze del fratellastro Vincenzo Scarpetta. Questa esclamazione la ritroveremo nella commedia “Filumena Marturano” durante il racconto dell’episodio della sua infanzia che l’ha condotta a seguire la strada della prostituzione. Inoltre sarà il fratello Peppino De Filippo ad essere il protagonista nel film, di alcune azioni che ruotano intorno alla costruzione del presepe, che insieme ad altre circostanze di vita familiare hanno portato alla stesura di “Natale in Casa Cupiello”. Sarà lo stesso Peppino a distanza di anni dalla separazione dal fratello, che in un’intervista sul suo libro “una famiglia difficile” affermerà che le battute di Natale in Casa Cupiello sono nate dalla collaborazione dei due fratelli e dall’improvvisazione, provando e riprovando in palcoscenico, per poi essere inserite all’interno della commedia. 
CONCLUSIONI:  La vicenda in sè, la  rappresentazione degli scontri familiari, delle incomprensioni e del desiderio di sopravvento che Eduardo e Peppino covavano tra di loro fin da giovani è soltanto un pretesto. Eh si, perchè non sembra che lo scopo di Rubini fosse quello di far emergere una morale, nè quello di empatizzare con degli eroi positivi che al termine del loro percorso riescono ad ottenere il meritato premio delle luci della ribalta. Il film è un tributo alla vena creativa dei De Filippo, un ringraziamento per gli insegnamenti di Eduardo, anzi una vera e propria dichiarazione d’amore da parte del regista, che tende le braccia a chi considera Eduardo un maestro che ha aperto la strada a importanti riflessioni artistiche personali.
Voto: 4/5
Recensione di Alessandro Casaburi
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