#idealismi
Explore tagged Tumblr posts
Text
Prima o poi scriverò un romanzo. E anche un saggio. Anzi: più saggi, dove parlerò - male - del capitalismo, farò un'analisi psicologica della società (viviamo nella società o nel sociale?), delle femmine e dei maschi; condurrò delle ricerche a proposito. Non rilascerò interviste, ovviamente, anni fa pensavo di scrivere sotto falso nome e come se fossi maschio e c'era un periodo in cui questo blog effettivamente non mostrava il genere di chi vi era dietro, diventato poi palese pure perché c'ho messo il mio faccione.
Scriverò anche più romanzi e avranno per protagonisti questa società di merda in degli anni che tutto sommato dovrebbero essere i migliori ma che invece ci si stanno rivoltando contro (da qui la gente che rimpiange gli anni '80/'90).
Dovrei impormi, in verità, di scrivere tanto per contrastare l'omertà nella quale sono cresciuta piuttosto che assecondarla razionalizzandola in timori miei, insicurezze mie. Il punto sarebbe elevarmi dal mio ambiente, adesso che finalmente l'ho contestualizzato e grossomodo capito. E ovviamente devo andare via da qua il prima possibile. Stavo per dire scappare ma in questi anni sono scappata molte volte dovendo ritornarci, l'ultima volta successa pure in maniera abbastanza plateale. Non voglio scappare, ma non voglio nemmeno più avere a che fare con questo contesto. Nel frattempo, appunto, voglio leggere, scrivere, continuare a capire e curarmi. Se è vero che sono migliore di questo contesto devo pur fare qualcosa a proposito
14 notes
·
View notes
Text
Informarsi sui social? I social sono per definizione socialisti: territorio per chi porta tanto sentimient' (like/dislike, follow/ban, culi e tette), idealismi e polarizzazioni sanguigne.
Tutto molto human, per carità, ma in tempi di superomismo fragile, sull'orlo di crisi isterica; difatti la razionalità vi si muove in scarsità d'ossigeno.
Sui social, sentimentali non razionali, prevale quindi per forza la spinta della quantità. Mirata e polarizzante: il destro riceve le rivelazioni sul bieco complotto dell'ebreo adunco, il sinistro i trionfi di Extinction Rebellion. Messaggi diversi uno dall'altro ma tutti con la medesima linea polarizzante e deviante (tutti, dex e sin, contro gli ebrei e la Merica, nessuno contro IL BUROSTATO). Così si forma l'idea cosiddetta individuale personale, in realtà MASSIFICATA E POLARIZZATA, di come vada il mondo.
Tutti spinti, una volta da -bot ora da AI senza la I, allo sragionamento massificato indignado e/o gomblottishta. Indifferentemente dal political positioning destra sinistra, novecentismo retrò superato ma ancora troppo enfatizzato - fatto ben evidenziato dalle adesioni bipartisan alla merda m5s ai tempi.
36 notes
·
View notes
Text
soffocati di idealismi, condannati a non capirci
19 notes
·
View notes
Text
Soffocati di idealismi, condannati a non capirci.
7 notes
·
View notes
Text
Che cosa possiamo conservare?
Che cosa dobbiamo custodire e preservare?
Che cosa siamo in grado di cambiare?
In queste concrete condizioni, senza idealismi facili, senza illusioni?
Col nostro corpo, con le nostre energie, con gli strumenti disponibili?
Mi pare che queste siano le domande più rivoluzionarie che oggi possiamo porci.
E mi pare che solo da questi interrogativi, estremamente umili e concreti, potremo avviare la lunga marcia di una nuova stagione della storia.
In questi mesi ne sento con più forza il profumo.
Forse perché mi sento, in un certo senso, molto più debole.
Forse il profumo dell'avvento richiede olfatti da bambini, e l'estrema sensibilità dei morenti?
Forse la novità, in questa ghiacciaia crudele che è diventata la storia, balbetta nei sorrisi dei neonati?
Vedo una rivoluzione fatta di carezze.
Vedo gli Orchi battuti dalle Fate.
Vedo una gioia sconfinata già vicina alle porte.
Vedo le nostre piazze rianimate.
Vedo già prossima la Festa.
Marco Guzzi
4 notes
·
View notes
Text
Lo scatto
dall'America Latina dei diari della motocicletta "dove la musica racconta e la letteratura suona" Lo scatto più riprodotto del novecento della sua fama non rimane nulla le epiche gesta contenute nella leggenda spingono l'onda del nord gelida che ci terrà svegli nelle lunghe notti di aurore a fissare le bombe che non esplodono senza sirene ne voli migratori nei nostri rifugi sotterranei la verità conta quanto un cacciavite appeso al muro ed un tester che non trova collocazione nelle stive dei pirati dei loro mari ed i loro miti stufi di aspettare le miserie manipolate per volontà loro non si ode più alcun silenzio della distruzione e morte ormai sono chiassose anche loro prima durante e dopo rivoluzioni spente idealismi confusi dal frastuono alienante necessario per confondere uomini con eroi storie con errori
0 notes
Text
Che cosa possiamo conservare?
Che cosa dobbiamo custodire e preservare?
Che cosa siamo in grado di cambiare?
In queste concrete condizioni, senza idealismi facili, senza illusioni?
Col nostro corpo, con le nostre energie, con gli strumenti disponibili?
Mi pare che queste siano le domande più rivoluzionarie che oggi possiamo porci.
E mi pare che solo da questi interrogativi, estremamente umili e concreti, potremo avviare la lunga marcia di una nuova stagione della storia.
In questi mesi ne sento con più forza il profumo.
Forse perché mi sento, in un certo senso, molto più debole.
Forse il profumo dell'avvento richiede olfatti da bambini, e l'estrema sensibilità dei morenti?
Forse la novità, in questa ghiacciaia crudele che è diventata la storia, balbetta nei sorrisi dei neonati?
Vedo una rivoluzione fatta di carezze.
Vedo gli Orchi battuti dalle Fate.
Vedo una gioia sconfinata già vicina alle porte.
Vedo le nostre piazze rianimate.
Vedo già prossima la Festa.
Marco Guzzi
0 notes
Photo
tokyo
« Una corte dei miracoli dell’emigrazione povera, comunisti, anarchici, rivoluzionari, reietti, bastonati, espulsi, uomini che ingannavano la fame davanti a banchi d’infime mescite, tra invertiti, ladri e puttane, in una laida e, al tempo, sublime commistione di sbornie, velleità redentrici, idealismi disperati e cronica, feroce indigenza. »
( Antonio Scurati, M. L'uomo della provvidenza (Il romanzo di Mussolini Vol. 2) )
46 notes
·
View notes
Text
Tuntemattomat sodan jälkeen: Kariluoto
“Jos irtaannumme hiljaa ja kierrämme näiden lampikannasten kautta, niin pääsemme kuin koira veräjästä.”
Kariluoto myöntyy Koskelan suunnitelmaan. Pataljoona kiertää venäläisten asemat ja siirtyy kauas purolinjan taakse. 40 miehen henki säästyy. Miehiä on tarpeeksi kantamaan haavoittuneita ja kalustoa.
Kariluodon hetkessä tehdyllä päätöksellä on kauaskantoiset seuraukset.
Vai onko se vain vääjäämättömän lykkäämistä? Osastoa vastaan kohdistuu suurhyökkäys toisensa jälkeen, joka moukaroi pataljoonaa rikki. Kariluoto haavoittuu - muutoin hän ei ikinä jättäisi asemaansa - ja evakuoidaan sattumalta samassa kuljetuksessa kuin Karjula.
Sodasta saapuu hyvin erilainen mies - sulkeutunut ja riidanhaluinen. Kariluoto on avioitumisensa vuoksi kotiutettu etuajassa. Hän piti sitä henkilökohtaisena loukkauksena, epäluottamuksenosoituksena. Kariluodon maailma on kokenut perikadon.
Sirkka tuntee kuin heidän kodissaan olisi vieras ihminen. Jorman ympärillä on pimeyden aura. Kaikki viitteet sodasta ja armeijasta riisutaan. Kunniamerkit, Maasotakoulun todistukset ja valokuvat päätyvät laatikoihin ja vintille pölyttymään.
Sirkka ei uskalla ottaa avioeroa puheeksi, eikä se kävisi päinsä muutenkaan - Sirkka on raskaana. Poika syntyy kevättalvella 1945.
Samalla Jorma Kariluodon ailahteleva idealismi muuuttuu jälleen - henkinen lukko murtuu. Elämässä on äkkiä aitoa sisältöä. Hän jatkaa keskenjääneitä lakitieteen opintoja. Hän valmistuu 1952 Helsingin olympialaisten aikaan. Hän toimii syyttäjänä ja myöhemmin oikeusministeriössä. Vuonna 1964 ilmestyvä väitöskirjatutkimus käsittelee kansainvälistä oikeutta. 1975 Jorma Kariluoto nimitetään korkeimpaan oikeuteen.
Vasta vanhoilla päivillään Kariluoto alkaa puhua sodasta, ja silloinkin vain lähipiirilleen ja hyvin vähän konkreettisia muistoja. “Mikä lapsi ihminen onkaan ennen kuin hän todella joutuu ottamaan mittaa itsestään.”
21 notes
·
View notes
Text
“ Con la disarmante franchezza che mostrano talvolta gli americani, Nancy Easterlin scrive: “l’attuale marginalizzazione delle humanities ci ha resi dolorosamente consapevoli che dobbiamo essere cólti per uno scopo, e che questo scopo deve essere attraente per gli amministratori”. Il passo è citato da Michele Cometa nel suo Perché le storie ci aiutano a vivere (Cortina Editore 2017), sottotitolo: La letteratura necessaria (ma “storie” o “letteratura”? i due termini non coincidono). Il libro di Cometa è un’interessante, esauriente rassegna degli studi di “biologia della letteratura” o “biopoetica”, l’ultimo grido della critica letteraria. Si tratta di studiare, dal punto di vista della neurofisiologia, che cosa accade nel cervello umano quando si inventano (o si raccontano, o si leggono) storie e canti – verificando appunto come questa attività aiuti gli umani a vivere, fornendo loro (rispetto alle altre specie) indubbi vantaggi cognitivi e adattativi. Una prospettiva integralmente materialista che fa piazza pulita, ed è giusto, di tutti gli idealismi e gli spiritualismi che in modo più o meno subdolo si sono sempre insinuati nell’idea di “creazione” o di “fedeltà alle Muse”. Ma, materialismo per materialismo, non si può nemmeno tacere quel che la Easterlin candidamente ammette: che la spinta a questi studi è nata negli Stati Uniti dal fatto che i dipartimenti umanistici vengono generalmente finanziati meno di quelli scientifici, per cui tocca agli umanisti dimostrare di essere “scientifici” anche loro (e allora vai col darwinismo letterario, e il cognitivismo, e le statistiche della ricezione – in un’orgia di neuroni specchio, di sopravvivenza del più adatto, di embodiment e di chaîne opératoire). Si parte dalla paleo-antropologia e dalla “esplosione cognitiva del Paleolitico superiore” per arrivare a Philip Roth; senza troppo insistere sul particolare che circa cinquemila anni fa è nata una cosa che si chiama letteratura scritta, con caratteri assolutamente peculiari, e che c’è una differenza non trascurabile tra I fratelli Karamazov e una roccia scheggiata in cui sia stata conservata, per bellezza, una conchiglia. È certo che le radici cerebrali della bellezza risalgono a circa quarantamila anni fa, e dunque da lì bisogna partire, ma siamo ancora alla fase pionieristica in cui si arriva “scientificamente” a risultati che, empiricamente e forse superstiziosamente, conoscevamo già. Mi è capitato, quando ancora insegnavo, di discutere una tesi di laurea in cui, dopo aver sottoposto a un test ben mille spettatori, si dimostrava con tanto di tabulati e grafici e “campana di Gauss” che la scena più memorabile della Dolce vita è quella in cui Anita Ekberg si bagna nella Fontana di Trevi. “
Walter Siti, Contro l’impegno. Riflessioni sul Bene in letteratura, Rizzoli (collana Narrativa italiana), 2021. [Libro elettronico]
#Walter Siti#Contro l’impegno#citazioni#letture#leggere#intellettuali italiani contemporanei#critica letteraria#saggistica#ricerca scientifica#Nancy Easterlin#humanities#scientismo#darwinismo letterario#cognitivismo#letteratura#utilitarismo#I fratelli Karamazov#dibattito culturale#ideologia#biopoetica#letteratura contemporanea#materialismo#Stati Uniti#libri#La Dolce vita#Anita Ekberg#cinematografia#scienze dure#scienze umane#Fontana di Trevi
7 notes
·
View notes
Text
Questa guerra è una guerra di menzogne. Non tra menzogne, una contra l’altra ad occultare i fatti. I fatti non ci sono più da tempo e nel nostro mondo nietzscheano di sole interpretazioni, il nome che diamo alla menzogna è quello di Narrazione.
Nel più perfetto degli idealismi, da sempre rivendicato dal più intelligente e perfetto dei neo conservatori americani, Robert Kagan, marito modello della perfida Victoria Nuland, sottosegretario di Stato americano, sono le interpretazioni a creare il mondo sul quale si applicano. Circolo vizioso e deleterio, nel quale si infrangono i sogni di pace. I sogni, perché tali sono.
Nel 2003 Robert Kagan scriveva Of Paradise and Power, pubblicato da Mondadori lo stesso anno. Vi si legge, tra tante altre cose che dovrò rileggere, questa, anch’essa una menzogna raccontata a sé stesso: «Gli americani sono idealisti. In alcuni casi lo sono più degli europei. Solo che non conoscono altro modo per promuovere gli ideali se non con la forza» [p. 107].
Non c’è nessuna forza applicata agli ideali dall’esterno, né ideali avulsi dalla forza che li ha creati. L’altro giorno su “Foreign Affairs” Robert Kagan ha pubblicato The Price of Hegemony. Can America Learn to Use Its Power, un vero e proprio volantino di rivendicazione dell’attacco alla Russia. Perché questa è la guerra in corso. Ci tornerò sopra.
2 notes
·
View notes
Text
Perché hanno avuto luogo le guerre napoleoniche? Perché si sono ribellati i gladiatori di Spartaco? Perché è stata inventata la macchina a vapore? Perché si producono le eclissi? Perché le pulci saltano sul letto? Perché si rovesciano i bicchieri sulla tavola? Con un sorriso di superiorità, la signora Rădulescu, ha una risposta a ogni domanda: a causa dello sfruttamento dell’uomo ad opera dell’uomo. «Scavi un po’, compagno professore, sotto ogni idea filosofica, sotto “idealismi” e “metafisica”, e troverà sempre la stessa cosa: posizioni di classe, la difesa dei privilegi dei ricchi contro i poveri e gli oppressi della terra».
Solenoide, Mircea Cărtărescu.
1 note
·
View note
Text
Il problema della pianificazione socialista idealista di qualunque specie - socialdemocratica europide, comunista sovietico-cinese, Bric-cona, sociale meridionale - è il fatto che le regole e gli interventi statali preparano la strada all'improvvida comparsa del totalitarismo orwelliano, come sta accadendo in UK col Labour di Starmer.
Nel tempo tutti gli idealismi statalisti, fondati sul mito della pianificazione sc sc scientifica centrale, non fanno altro che sottrarre risorse per edificare "democraticamente" la burostruttura di potere, la quale fatalmente reagirà agli inevitabili fallimenti della pianificazione centrale e alle altrettanto inevitabili sommosse popolari, sostenendo per auto conservarsi (anti democraticamente ma senza dirlo) che di Stato e di rrregole ne servono ancora di più. Celodice lascenza, la lotta all'odio (verso di loro) e alle fakenews (loro).
4 notes
·
View notes
Text
Quante bugie che raccontiamo a noi stessi
Per sentirci al sicuro
Per sentirci protetti
O chi lo sa
Forse siamo bugiardi perché non ci hanno mai detto la verità
La verità non semplifica
La verità non si esplicita
Perché ci vuole coraggio
Per dire: "Sono un codardo"
Metti una maschera sopra la maschera che già ti metti ogni giorno
Con questa macchina e l'attico è un attimo che non sai più chi c'è sotto
In casa chissà se c'è chi si fa domande
In para sulla sua vita, sul proprio partner
Se cambieranno i cliché o resterà tutto com'è
Se parleremo di brand mentre c'è chi non ha il bread
L'ipocrisia è l'invenzione del secolo
Svendi la tua verità per la loro bugia
E dopo basta non chiederlo
Non credo che il mondo torni più quello di prima
E nemmeno lo spero, no
E nemmeno lo spero
Ero solo davvero
La Coscienza di Zeno
Io che non sono più io
Io non mi fido di Dio
Io tutto e
Io niente
Io stasera
Ah, io sempre
Io con più niente di mio
Io e nient'altro che io
La verità non santifica
La verità non giustifica
Tempo di farsi domande
Mettere l'ego da parte
Voglio coprirmi di cash
Sarò felice, lo sento
Ciò che direi al vecchio me:
"Confondi fine col mezzo"
Soffocati gli idealismi, condannati a non capirci
Forse è questo, forse siamo solo più egoisti
Forse un cane, niente figli
Forse niente ha senso
Censuri un film in cui eravamo razzisti
Ma eravamo razzisti
Imparare dal passato e non bruciarlo come i nazi con i libri
Cedi i dati ai social, Parasite
Tossici di ossitocina ormai
Ti convinci sia per la famiglia
Però è per te stesso come Walter White
Mondo che si fonda su ingiustizie
Per chi sta sul fondo di questo Snowpiercer
Scusa se sono profondo solo quando sono triste
Chi non finge?
Io che non sono più io
Io non mi fido di Dio
Io tutto e
Io niente
Io stasera
Ah, io sempre
Io con più niente di mio
Io e nient'altro che io
3 notes
·
View notes
Text
Joseph Conrad, l’uomo e il mare
“Per un marinaio, non c’è niente di misterioso al di fuori del mare, signore e padrone della sua vita, e imperscrutabile come il destino” (Cuore di tenebra)
Ora come ora non possiamo che sognarlo il mare, ma lasciamoci ugualmente guidare da uno scrittore, a lungo definito autore di racconti marini, definizione che, secondo le sue stesse dichiarazioni, lo imprigionava: Joseph Conrad. Per nostra fortuna narratore piuttosto prolifico, Conrad concentra in realtà la sua attenzione soprattutto sulla figura umana: come per il Melville di Moby Dick, Billy Budd e Benito Cereno, il mare in tempesta, i panorami e gli ambienti non sono che il correlativo oggettivo dei sentimenti e delle emozioni dei personaggi.
Delle sue numerose opere possiamo in questo breve spazio soffermarci solo su alcune, come Il reietto delle isole, splendido romanzo ambientato negli anni dell’impresa coloniale britannica in Malesia. Ma la storia non è che il pretesto per tracciare un variegato quadro del protagonista, personaggio difficile da inquadrare, certo un anti-eroe problematico e pieno di difetti, egocentrico e megalomane, una vera mina vagante, pericolosissima quando le si dà la possibilità di gestire un potere: insomma una figura a dir poco contemporanea.
Anche in Tifone la meravigliosa descrizione delle forze della natura scatenate nella loro energia più distruttiva (sembra La tempesta perfetta, film con George Clooney), non è che lo sfondo che circonda la figura del comandante, uomo dall’io ipertrofico, percezione purtroppo non surrogata da intelligenza, né da umana simpatia, ma sostenuta da una grande esperienza marinara. Questo concentrato di opposte qualità e difetti lo porterà allo stesso tempo ad affrontare e risolvere la situazione più grave che gli sia mai capitata.
Altri titoli sono: La linea d’ombra (ma quanto è bello il titolo originale The Shadow-Line), Il caso (in cui per la prima volta una donna è protagonista), Al limite estremo, La freccia d’oro, Nostromo, Il salvataggio, L’agente segreto (da cui sono stati tratti due film: Sabotaggio di Hitchcock e un film nel 1996 con Gérard Depardieu, Patricia Arquette e Christian Bale), Lord Jim (in cui compaiono gli stessi temi poi trattati in Cuore di tenebra), Il negro del Narciso, Il compagno segreto (The Secret Sharer, di agevole lettura anche in lingua originale), sul tema del ‘doppio’. Che Conrad non sia solo mare in burrasca, giungle malesi, colonie africane, lo dimostra ampiamente il racconto Il ritorno, storia di un tradimento, analizzato in tutte le sue pieghe più nascoste e da punti di vista inaspettati, come a sorpresa è anche la conclusione: per citare le parole di un critico, L’analisi dell’uomo mangia e consuma il racconto (Cecchi). Per quanto brava sia Isabelle Huppert, il film (Gabrielle, 2005) tratto da questo racconto perfetto non può rendere la profondità di indagine introspettiva e la pregnanza del testo letterario.
I duellanti (titolo originale The Duel, compreso nella raccolta Un gruppo di sei), ovvero l’accanimento insensato, folle, kafkiano, omicida di un uomo contro l’altro, dettato da pura ignoranza, stupidità (che ne è l’effetto), ingiustificato malanimo, malinteso senso di umiliazione. Bellissimo, scorrevole, si divora con piacere a differenza del film, così incomprensibilmente noioso (nonostante l’illustre firma di Ridley Scott e l’interpretazione di due grandi attori come Harvey Keitel e Keith Carradine), se considerato il testo da cui trae ispirazione, dalla scrittura agile, dal tono quasi scherzoso (“all’esordio in stile opera buffa segue una conclusione eroicomica”), se non addirittura ironico, sempre accattivante. “Il racconto di Conrad ha una dimensione di affresco storico che sorprende in una novella di non più di cento pagine. L’epopea napoleonica è raccontata attraverso le storie degli uomini che l’hanno fatta, in quell’irripetibile coacervo di idealismi, arrivismi, senso dell’onore, ambizioni, coraggio e disperazione che caratterizzano gli ufficiali della Grande Armée. In un’epoca di tali sentimenti ed eccessi, Conrad ambienta la vicenda straordinaria di due uomini che si odiano e s’inseguono attraverso l’Europa, intrecciando un inquietante rapporto fatto di rancore, invidia, paura, ma anche di rispetto e lealtà, e caricando questo stesso rapporto di aspettative irrazionali e di significati metaforici”. Dal generale al particolare, l’autore fa partire la vicenda singola dalla visione storica di “Napoleone I, la cui carriera ebbe il carattere di un duello contro l’Europa intera”. Il duello, così procrastinato all’infinito, senza regole e rituali consacrati, senza reali motivazioni, annulla il cosiddetto punto d’onore e si trasforma nella negazione della sua forma istituzionale.
Cuore di tenebra (Heart of Darkness), originale nella tipologia del racconto, narrato dall’antagonista, Marlow (alter ego dell’autore anche in molti altri racconti), e nell’impostazione ricca di prolessi: sembra di scendere in un Erebo, accompagnati da Cerberi (le due figure nere di donne che accompagnano negli uffici della compagnia sembrano uscite direttamente dalla prima cantica della Divina Commedia: “Ave! Vecchia sferruzzatrice di lana nera. Morituri te salutant. Di tutti quelli che lei guardò, non furono in molti a rivederla”). Il linguaggio, ricco di termini relativi alla sfera semantica dell’oscurità, si colora di anticipazioni drammatiche: vi invito a contare quante volte nel libro compare la parola tenebre. E il racconto di questa catabasi nelle profondità oscure del Tamigi e del Congo, dell’imperialismo europeo (il colonialismo è definito senza mezzi termini “rapina a mano armata” contro coloro “che hanno la pelle diversa dalla nostra o il naso leggermente più schiacciato”), così come in quelle dell’animo umano, è ammantato da un velo di sottile, impietosa ironia.
Un consiglio: se non avete mai affrontato la lettura di Conrad, lasciate Cuore di tenebra per ultimo, o fra gli ultimi: ve lo gusterete di più! Vi proponiamo una breve citazione dal libro e il link relativo alla puntata della trasmissione della Rai Per un pugno di libri (con Piero Dorfles) dedicata proprio a Cuore di tenebra:
“Non mi piace lavorare, a nessuno piace, ma mi piace ciò che c’è nel lavoro: la possibilità di scoprire se stessi, la propria realtà, valida per noi, non per gli altri, quello che nessun altro potrà mai sapere”.
Il film del 1994 con Tim Roth e John Malkovich non è neppure lontanamente all’altezza del libro, mentre Apocalypse now di Coppola (1979) riprende da Conrad poco più della figura inquietante di Kurtz, interpretato da Marlon Brando come solo lui sapeva fare.
Alcune curiosità su Cuore di tenebra: Orson Welles avrebbe voluto, invano, girare un film su questo libro; Ettore Scola vi trae spunto, in chiave ironica, per il suo Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Africa (titolo alla Lina Wertmüller…), con Nino Manfredi e Alberto Sordi; il gruppo italiano Baustelle ha inciso un brano dallo stesso titolo.
Vi vogliamo lasciare con le parole dell’autore: Si scrive soltanto una metà del libro. Dell’altra metà si deve occupare il lettore.
#joseph conrad#herman melville#francis ford coppola#marlon brando#Ettore Scola#alfred hitchcock#peter o'toole
29 notes
·
View notes
Text
Quante bugie che raccontiamo a noi stessi
Per sentirci al sicuro
Per sentirci protetti
O chi lo sa
Forse siamo bugiardi perché non ci hanno mai detto la verità
La verità non semplifica
La verità non si esplicita
Perché ci vuole coraggio
Per dire: "Sono un codardo"
Metti una maschera sopra la maschera che già ti metti ogni giorno
Con questa macchina e l'attico è un attimo che non sai più chi c'è sotto
In casa chissà se c'è chi si fa domande
In para sulla sua vita, sul proprio partner
Se cambieranno i cliché o resterà tutto com'è (ehi)
Se parleremo di brand mentre c'è chi non ha il bread
L'ipocrisia è l'invenzione del secolo
Svendi la tua verità per la loro bugia
E dopo basta non chiederlo
Non credo che il mondo torni più quello di prima
E nemmeno lo spero, no
E nemmeno lo spero
Ero solo davvero
La Coscienza di Zeno
Io che non sono più io
Io non mi fido di Dio
Io tutto e
Io niente
Io stasera
Ah, io sempre
Io con più niente di mio (mio)
Io e nient'altro che io (uoh)
Io, io (ah-ah)
Io, io, io (ah-ah)
Io, nah
La verità non santifica
La verità non giustifica
Tempo di farsi domande
Mettere l'ego da parte
Voglio coprirmi di cash
Sarò felice, lo sento
Ciò che direi al vecchio me:
"Confondi fine col mezzo"
Soffocati gli idealismi, condannati a non capirci
Forse è questo, forse siamo solo più egoisti
Forse un cane, niente figli
Forse niente ha senso
Censuri un film in cui eravamo razzisti
Ma eravamo razzisti
Imparare dal passato e non bruciarlo come i nazi con i libri
Cedi i dati ai social, Parasite
Tossici di ossitocina ormai
Ti convinci sia per la famiglia
Però è per te stesso come Walter White
Mondo che si fonda su ingiustizie
Per chi sta sul fondo di questo Snowpiercer
Scusa se sono profondo solo quando sono triste
Chi non finge?
Io che non sono più io
Io non mi fido di Dio
Io tutto e
Io niente
Io stasera
Ah, io sempre
Io con più niente di mio
Io e nient'altro che io
Io, io (ah-ah)
Io, io, io (ah-ah)
Io, nah
3 notes
·
View notes