#ida di benedetto
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IMMACOLATA & CONCETTA, L'ALTRA GELOSIA (1980) dir. Salvatore Piscicelli This is an uneven presentation of the tragedies plaguing the lives of two women from the lower economic strata in Naples. Immacolata is married, bisexual, and runs a butcher shop that is not bringing in much money. Concetta is a lesbian, doing manual labor and now serving time for taking a potshot at her lover's husband. Immacolata has also been put in jail for guiding a young woman into prostitution. Immacolata and Concetta develop an intensely passionate relationship in prison and after being released, they defy Immacolata's husband and society's scorn by moving in together. But external threats are not as destructive, in the end, as internal contradictions. (link in title)
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31 mag 2024 18:16
GLI 80 ANNI DI SABELLI FIORETTI – APRE LE VALVOLE DELLA MEMORIA UNO DEI GRANDI DEL GIORNALISMO, DIRETTORE DI CINQUE GIORNALI, CHE HA INVENTATO UN INEGUAGLIABILE GENERE DI INTERVISTE, IL CORPO A CORPO - “ALAIN ELKANN, A METÀ INTERVISTA, DISSE “BASTA”. AVEVO DOMANDATO DEI FIGLI: “NON TI DÀ FASTIDIO ESSERE MENO RICCO E MENO FAMOSO DI LORO?” – PENNACCHI IMPUBBLICABILE: HA RIPETUTO SOLO “STRONZO, VAFFANCULO E CAZZO”; POI MI PORTÒ IN UN RISTORANTE PIENO DI BUSTI DI MUSSOLINI - BERLUSCONI A ‘’UN GIORNO DA PECORA’’. GLI HO CHIESTO SE ERA FROCIO E LUI MI HA RISPOSTO CHIEDENDOMI SE ERO SICURO NON FOSSI UN PERVERTITO; MENTRE GIORGIO LAURO GLI HA MESSO LE MANETTE: “TANTI ITALIANI VORREBBERO”. E BERLUSCONI HA RETTO LA SCENA IN MANIERA PAZZESCA” -
Estratto dell'articolo di Alessandro Ferrucci per “il Fatto quotidiano”
(Claudio Sabelli Fioretti compie 80 anni il 18 aprile. È uno dei grandi del giornalismo, ha diretto cinque giornali “non sempre bene, mi hanno pure cacciato”. Ha condotto trasmissioni come Un giorno da pecora, con il presidente Cossiga complice fisso. Ha inventato un genere di interviste, il corpo a corpo: “Ho superato le 600. Poi mi sono un po’ rotto le palle”). [...]
Una carriera fulminante.
A Panorama sono diventato in poco tempo redattore capo; da lì mi offrirono di diventare direttore di ABC. Guadagnavo un casino di soldi.
Ti eri montato la testa?
Un pochino; (ride) ero stato assunto da uno scimpanzé.
Anche qui: metafora?
Mi invita a pranzo Francesco Cardella, editore di ABC, sposato con Raffaella Savinelli, la figlia del re delle pipe. Andammo da Giacomo, uno dei migliori ristoranti di Brera. Lui si presentò con Bobo, una scimmia vestita con giacca e cravatta. Bobo si sedette di fronte a me.
Altro che Caligola.
Bobo perché Cardella era molto legato a Craxi.
E al ristorante?
Cardella serio: “Ti voglio ad ABC, ti pago il doppio di Panorama”. “Forse accetto, ma non voglio cenare con una scimmia”. Bobo uscì con la moglie di Cardella, ma la ritrovai nelle riunioni di redazione.
Tuo padre cosa pensava della tua carriera?
Era contento; una volta fu veramente dolce: “Oggi un signore mi ha chiesto se sono tuo parente”. Quando in teoria doveva essere il contrario.
Le tue doti.
Curioso in maniera totale. Quando da bambino andavo alle feste, aprivo tutti i cassetti del padrone di casa.
Hai mai rinunciato a una notizia?
Ho una carriera strana, mi sono occupato di radio, giornali, televisione...
E... ?
Ho realizzato circa 600 interviste, con qualcuno ho litigato.
Chi?
Uno scrittore.
Pennacchi.
Con lui no, piuttosto mi ha rilasciato un’intervista impubblicabile: per tutto il tempo ha ripetuto solo “stronzo, vaffanculo e cazzo”; poi mi portò in un ristorante pieno di busti di Mussolini e altri gingilli del Ventennio. Uno schifo.
Insomma, lo scrittore?
Ruggero Guarini. Mi scrisse un telegramma: “La diffido dal pubblicare l’intervista di cui mi ha mandato copia perché mutila e tendenziosa e comunque non mi ci riconosco”.
Pubblicata?
Sì, mutila e tendenziosa. Gli risposi che probabilmente l’infingardo Panasonic e il tendenzioso Sony mi avevano ingannato.
Due registratori.
Sempre con me; (sorride) oltre a Guarini pure l’attrice Ida Di Benedetto. Lei telefonò addirittura a Cesare Romiti per bloccare l’intervista.
E Romiti?
Mi chiamò: “Claudio, ma che vole questa?”.
Altre liti.
Alain Elkann: a metà intervista disse di aver cambiato idea. E io: “Va bene, ciao”.
Perché?
Eravamo al ministero della Cultura, c’era Sgarbi, invidioso, che entrava e usciva per dargli noia, poi avevo iniziato a domandargli dei figli: “Non ti dà fastidio essere meno ricco e meno famoso di loro?”.
Povero Elkann.
A quel punto disse “basta”. E dopo un po’: “Sei arrabbiato?”. “No, ma a questo punto corro via, ho il treno”. “No, sei arrabbiato”. “ Ti assicuro di no! Ciao, perdo il treno”.
Si convinse?
Mi chiamò pure quando oramai stavo in stazione: “Sei arrabbiato?”.
Hai intervistato più volte Gigliola Guerinoni, la mantide di Cairo Montenotte. Qualcuno supponeva che avevate una storia.
Avevano ragione.
Lo ammetti, quindi?
No. Ero appena arrivato a Il Secolo XIX e venni scaraventato in provincia. Seguii il processo per l’omicidio di Cesare Brin e la Guerinoni passava per essere una strafiga. A me però non piaceva. Ma ottenevo tanti scoop.
Per forza, avevate una storia.
No, ero bravo. Quando a pranzo tutti i giornalisti andavano a magna’, io restavo in aula, lei pure. E mi raccontava molte storie.
Amici.
Per il processo di Appello la prendevo in auto la mattina e la portavo in tribunale.
Sarai stato simpatico ai colleghi….
Sono stato più sulle palle ai giudici, ho perso un casino di soldi.
Che hai combinato?
Colpa della mia scrittura un po' ironica; li prendevo per il culo. E s'incazzavano.
Esempio?
Di un giudice scrissi che l'ultimo giorno si era presentato in aula con ombrellone, ciambella e pinne. Doveva partire per le ferie.
Anche da direttore di Cuore hai perso qualche causa…
Mazzolato.
Quanto?
Diversi milioni di lire, molti di questi a Vincenzo Muccioli e al suo gruppo; eppure pubblicavamo cose vere, denunciavamo malefatte.
A Cuore eravate tosti.
Ho scritto cose tremende, a volte esagerate. Quando Muccioli stava per morire, titolammo: "Tutto pronto all'inferno per l'arrivo di Muccioli"
All'epoca eri coraggioso o spregiudicato?
Il Cuore di Serra era molto più bello del mio. Però era più attento, non gli arrivavano querele. Noi scapestrati. A monsignor Bettazzi facemmo confessare di essersi innamorato da giovane, e a quel tempo era una rivelazione enorme.
Con l'allora ministro Guidi non siete stati teneri.
Quando sono entrato a Cuore la redazione non mi voleva, erano innamorati di Serra; poi si sono innamorati pure di me.
E Guidi?
Appena nominato, c'era la Festa di Cuore a Montecchio e pubblicammo in copertina fotomontaggi di Guidi mentre stava alle parallele, si arrampicava e andava in bicicletta con il titolo: "Si finge disabile per ottenere una poltrona da ministro".
Non molto politically correct.
A Cuore erano tutti politicamente corretti. Quindi venni contestato, anche dai fan della festa di Montecchio, ma fortunatamente mi chiamò lo stesso Guidi e lo misi in diretta: "Claudio, sei il primo ad avermi trattato da persona normale".
La sinistra perbenista.
Venivo da Lotta Continua, nel 1974 parte della liquidazione da Panorama l'ho data a loro.
Estremista.
Quando sono arrivato a Panorama ero democristiano, ma quello era un covo di comunisti. Piano piano li ho scavalcati a sinistra. Ripeto, era il 1968
Canne?
In mia vita ne avrò fumate tre, sempre in serate alternative dove ci mettevamo seduti in circolo, a terra, e passava quest'oggetto bavoso che mi suscitava un po' schifo. E poi ogni volta mi ha causato la stessa reazione
Stordito?
No, andavo in bagno; mi scappava la cacca.
E le serate radical chic milanesi?
Frequentavo tutti, da Inge Feltrinelli a Ornella Vanoni. Ma in realtà i miei amici erano i giovani di Panorama, tipo Chiara Beria, Gianni Farneti, Marco Giovannini, Maria Luisa Agnese, Stella Pende, Valeria Gandus. Ancora ci vediamo.
Ieri (il 6 aprile) Eugenio Scalfari avrebbe compiuto 100 anni. Con te il rapporto non è stato idilliaco.
Ero disoccupato da ABC, chiuso dopo una copertina con scritto "Carabinieri assassini". Andai a Repubblica grazie a Lamberto Sechi, quando Repubblica doveva ancora uscire e ricordo Scalfari che veniva da me a mostrarmi il giornale che stava creando. Il mio ego era estasiato. "Tu sarai il capo dello sport".
Perfetto.
Non so quanti numeri zero abbiamo realizzato, forse venti, ed era imbarazzante perché erano numeri veri, ma con servizi e interviste che poi non uscivano; (sorride) le riunioni con Scalfari erano pazzesche, lui gigione recitava una sorta di messa laica e, nel frattempo, si faceva chiamare da Craxi o da De Mita. Lui li redarguiva e li consigliava.
Ne eri affascinato?
Un pochino; aveva un vizio: quando parlava oscillava la testa da destra a sinistra. Iniziai pure io, e non ero il solo: dopo un po' oscillavamo un po' tutti.
Quando hai smesso di oscillare?
Feci una cazzata; (sorride e torna a prima) la mattina spesso scoprivamo che il numero zero, chiuso la sera precedente, era cambiato.
Come mai?
(Imita la voce di Scalfari) "Sai caro, siamo andati a casa di Marta e Marta ha detto che non andava bene". Marta era la Marzotto. E la stessa Marzotto gli consigliò di togliere lo sport, perché volgare.
Insomma, la cazzata?
Decisero di riaprire lo sport; insomma c'era molta contusione ma non capii che era normale: Repubblica era un giornale allo stato nascente. Non ressi. E me ne andai a Tempo illustrato. Ma quelli di Tempo erano veri matti.
Soluzione?
Chiamai il redattore capo di Repubblica: "Puoi dire a Scalfari che mi cospargo il capo di cenere e mi inginocchio sui ceci? Chiedo scusa. Voglio tornare". E il mio amico, un ottimista, un generoso: "Non ti preoccupare, considera la cosa fatta. Resta al telefono". Dopo poco è tornato: "Ha risposto: nemmeno morto". Me la sono legata al dito.
Ci hai mai fatto pace?
Non lo so, non ci ho più parlato
In comune con Scalfari hai una passione per Spadolini. Hai scritto un libro sull’ex presidente del Consiglio.
Fu un litigio clamoroso. Quando l’editore gli mandò le bozze, decise di sopprimere il capitolo dedicato alla polemica con Capanna che gli contestava di aver scritto per giornali fascisti.
E tu?
Dissi all’editore di non azzardarsi; Spadolini mi telefonò e gli sbattei il telefono in faccia. Ero uno scapestrato.
Con Cossiga due libri-intervista.
È stata la mia passione, potevo chiedergli di tutto: accettava; soprattutto ai tempi di Un giorno da pecora: quando veniva in trasmissione si presentava con una bottiglia di whisky. “Presidente non si può, sono le regole della Rai”. “Me lo vengano a dire”. La volta dopo si fece accompagnare dal direttore generale della Rai.
Rapporto stretto.
Per uno dei libri mi volle in vacanza: “Porta pure tua moglie”. La mattina ci presentiamo a casa sua e troviamo un corteo di sei macchine: mi sono cagato sotto.
Addirittura?
Erano organizzati con modalità anti terrorismo, correvano come folli, fino a quando davanti a una chiesa hanno inchiodato: si doveva confessare. “Presidente è chiusa, non c’è il prete”. Poco dopo hanno trovato il prete.
In vacanza con Cossiga.
La mattina andavo in camera sua. Dormiva con l’assistente. Non sopportava restare solo. Si alzava ma non si vestiva. E ogni mattina lo intervistavo in mutande.
Hai rallentato con le interviste.
Per colpa di Teresa Bellanova, quando era ministro: secondo me ha capito che mi stava sulle palle e per un anno ha rimandato l’appuntamento. Fino a quando ho pensato: ma posso passare la vita appresso a una rompicoglioni? Mi ha fatto passare la voglia.
A Valeria Marini ne hai dedicate tre...
Mi ha dato sempre grandi soddisfazioni: si metteva il rossetto e poi baciava il quaderno dei miei appunti. Baci stellari.
Gianni Boncompagni altro tuo “cliente”.
Uomo divertente, non ti lasciava mai deluso. “Gianni, ma non puoi metterti con una della tua età?”. “Sono tutte morte”.
Su chi hai sbagliato?
In un paio di occasioni sono stato prevenuto, e invece ne sono uscito estasiato.
Nomi.
Il primo è Sandro Bondi: grande umanità, era un po’ patetico, quasi piangeva quando parlava di Berlusconi.
L’altro?
Il generale Vannacci.
Ti piacciono perché offrono un buon titolo.
Anche per quello.
Chi ti ha deluso?
Sergio Japino. Una volta davanti a lui mi sono reso conto di aver dimenticato a casa le domande, e non sapevo cosa chiedergli, non ho memoria, E lui rispondeva a monosillabi.
Tu chiudi le interviste con il gioco della torre. Quindi tra Scalfari e Mieli?
Scalfari, mi ricorda un mio errore e una sua cattiveria. Mentre Mieli mi è sempre stato vicino.
Gruber-Berlinguer.
Con la Gruber ho un buon rapporto, ma ha rifiutato di farsi intervistare. Per me è un peccato mortale, posso odiare per molto meno. Salvo la Berlinguer.
Giletti-Fazio.
Fazio è un altro che non mi ha dato l’intervista; Giletti lo vedo una volta l’anno al premio Nonino, e l’ultima volta ballava vergognosamente in canottiera. Una scena penosa.
Ricci-Bonolis.
Di Ricci ho un ricordo drammatico: a causa sua ho iniziato a girare con due o tre registratori.
Che è successo?
Lo intervistai ma il registratore non aveva funzionato e non gli potevo rivelare l’errore. Ho fatto finta di niente e lui non mi ha chiesto nulla.
Pier Silvio o Marina Berlusconi.
Ho circuito la famiglia Berlusconi, mi sono prestato a situazioni vergognose. Ma per un’intervista sono pronto a qualunque bugia. Se uno mi rivela “tifo per la Salernitana”, rilancio con “anche io!”.
Allora...?
Se l’intervistato aveva qualche contatto con Silvio Berlusconi, ogni volta gli mandavo un biglietto, una frase, qualunque aggancio pur di arrivare a lui.
Fino a quando è venuto ospite a Un giorno da pecora. Puntata storica.
Gli ho toccato i capelli, “sono veri?”, poi gli ho chiesto se era frocio e lui mi ha risposto chiedendomi se ero sicuro non fossi un pervertito; mentre Giorgio Lauro gli ha messo le manette: “Tanti italiani vorrebbero”. E Berlusconi ha retto la scena in maniera pazzesca.
Pier Silvio o Marina?
Salvo Pier Silvio.
Moretti-Sordi.
Amo Sordi. Anche se con Moretti abbiamo in comune Salina.
Che combini a Salina?
Ci vivo sei mesi l’anno, quando non sono a Lavarone per imbottigliare spumante.
Ti occupi di vino?
Come D’alema e Vespa, però il mio è un vino buono.
Come festeggi gli 80 anni? Odio i festeggiamenti. Tu chi sei?
Sono uno molto turbato dall’idea di avere 80 anni e sono molto contento quando le persone mi dicono che ne dimostro 60; sono scontento dall’idea di dover morire: non è giusto. Ho in testa tanti progetti. Con tanta gente che deve morire, perché proprio io?
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Ladri in casa dell'attrice Di Benedetto e dell'ex ministro Urbani
La Polizia di Stato di Napoli sta indagando su una rapina avvenuta in città ai danni dell’attrice napoletana Ida Di Benedetto e del compagno, l’ex ministro dei Beni e delle attività culturali Giuliano Urbani, legati sentimentalmente dal 1995. Il fatto è avvenuto la sera di martedì scorso: i malviventi hanno chiuso la Di Benedetto e l’ex ministro in una stanza dell’appartamento prima di razziare…
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Ida Di Benedetto, Italian actress and film producer | photo Augusto De Luca, 1987
#Ida Di Benedetto#1987#actress#film producer#film#movie#television#actrice#actrice italienne#fumeuse#smoking#cigarette#fumer#Augusto De Luca#photography#photographie
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Presentata la collezione SS 2019 di Vittorio Camaiani nella Coffee House di Palazzo Colonna
Presentata la collezione SS 2019 di Vittorio Camaiani nella Coffee House di Palazzo Colonna
Una serata glamour e di grande stile ha animato la splendida e barocca Coffee House di Palazzo Colonna lo scorso sabato. Per l’occasione è andata in scena, in anteprima nazionale, la collezione spring/summer 2019 di Vittorio Camaiani, ispirata alla Grecia.
Vittorio Camaiani con le modelle
Il talentuoso designer marchigiano, infatti, ha scelto di presentare a Roma, per la seconda volta nello…
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#Alma Manera#Andrea Ripa di Meana#Coffee House di Palazzo Colonna#Elena Parmegiani#Elena Russo#Ida Di Benedetto#Jommi Demetrio#Karin Proia#L’Egitto D’Inverno#Lella Baldi#Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli#Marina Pavoncelli#Maurizio Marini Dettina#Michele Simolo#Principe Guglielmo Marconi#Principessa Elettra Giovannelli Marconi#Principessa Ginevra Giovannelli#Principessa Jeanne Colonna#Quarzia Bali#Raffaele Buranelli#Roberto Cimini#Sandra Carraro#Vittorio Camaiani#Vivi Make Up Academy
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Nino Manfredi e Ida Di Benedetto, “Testa o croce” (Nanni Loy, 1982) giffeteria
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Glosario Lucrecia Martel
Juan Pablo Ruiz Núñez
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El artista es un explorador, un investigador, un caminante, un aventurero que no puede ni desea ser constreñido, limitado.
Louise Bourgeois
Somos una multitud de fragmentos, un mapa, una retícula, un rizoma, dice Chantal Maillard. La obra cinematográfica de Lucrecia Martel desafía simplificaciones; su carrera de más de veinticinco años (cuatro largometrajes y un puñado de cortos a la fecha) constituye una voz indispensable dentro del cine del siglo XXI. Sus primeras tres películas —La ciénaga (2001), La niña santa (2004) y La mujer sin cabeza (2008)— han advertido la dominación patriarcal y el entorno familiar en quiebre con una mirada crítica de las relaciones de clase, de raza y de las jerarquías sociales muy acentuadas en Latinoamérica. A este tríptico, luego de nueve años, se integra Zama (2017), sobresaliente meditación sobre la identidad en un contexto de colonialismo, adaptación del clásico de Antonio Di Benedetto. A partir de esta filmografía ubicaré, mediante un glosario arbitrario, algunos rasgos distintivos.
Agua
Presente en sus cuatro largometrajes en cualesquiera de sus formas. El agua estancada de la alberca alrededor de la que dormitan unos burgueses durante un verano sofocante en La ciénaga. La lluvia de una tormenta que se demora en caer en la secuencia inicial. O la lluvia que alternadamente aparecerá a lo largo del metraje. En La niña santa, de nuevo en la piscina del hotel. Incluso el agua estará en ausencia: el canal vacío al lado de la vía donde sucede el atropellamiento en La mujer sin cabeza. Otra vez en forma de lluvia, ahora sobre el parabrisas del coche después del accidente y que más tarde llenará ese canal donde aparecerá el cadáver de un niño. Qué decir del río Paraguay (luego Paraná y finalmente Río de la Plata), protagonista oblicuo de Zama. Ruta postrera del protagonista hacia el final de la cinta. E incluso el mismo río, pero surcado por un barco en Muta (2011), ese corto peculiar hecho por encargo para una compañía de ropa.
Clases sociales
Como en toda obra, su poética y estética cinematográficas implican una política y una ética. En sus filmes ha observado las diferencias y privilegios de clase y raza, y los estertores de una sociedad burguesa en decadencia. Sus personajes interactúan en relaciones sociales asimétricas que, como en México, perseveran intactas en Argentina. Esta desigualdad se muestra en La ciénaga cuando los niños van de cacería. O en el trato caprichoso de una de las hijas, Moni, con Isabel, la trabajadora doméstica, clave en el filme, al mostrar también la relación erótica, ambigua, codependiente que mantienen. En La niña santa y La mujer sin cabeza se señalan puntualmente las relaciones desiguales entre propietarios y trabajadoras, por lo general de origen indígena. Y en Zama, en clave de película de época, Martel reflexiona sobre el capital, su acumulación y la explotación en estos tiempos, un periodo —ayer como hoy— de esclavitud de millones de cuerpos.
Comunidad
“En el proceso de querer filmar La ciénaga me di cuenta de que el cine era una forma de estar en la vida comunitaria, de participar en el discurso público. Pero siempre para fortalecer la participación comunitaria. Eso sentí con el cine, que me daba esa oportunidad. […] Me parece que lo que constituye a la comunidad —no importa si es una pequeña región o el mundo, a mí en general me importa más una escala media provinciana— es justamente el compartir, el poder conversar sobre ciertas cosas comunes.” [ De “Lucrecia Martel: Pasaporte a la cuarta dimensión”, entrevista de Juan Pablo Ruiz Núñez, La Tempestad en línea, 29/11/2017
Empatía
Su exposición de las contradicciones humanas y las diferencias de clase y de jerarquías siempre es empática, nunca despoja de humanidad a sus personajes. Elude enjuiciarlos, de por sí esquivos, ambiguos, al mostrar sus acciones de forma distanciada, compasiva.
Espectador
Martel interpela a un público inteligente, un público con los sentidos dispuestos a leer sus piezas. Prefiere los finales en suspenso, donde no existe resolución convencional, para dejar abierta la interpretación y permitir al espectador completar el significado. “Si algo tiene de interesante el cine es que se trata de un proceso y el espectador participa de ese proceso generando cosas cuyos límites no conocemos”.2
Fuera de campo
Usa magistralmente el fuera de campo y la fragmentación de los planos y los espacios, así como la representación parcial de los cuerpos, para acentuar la intriga y opacar las atmósferas. Lo más importante sucede fuera de cuadro. Es aquí donde el diseño sonoro y otros elementos del lenguaje cinematográfico toman relevancia especial al construir el sentido de lo que (no) vemos en pantalla. En La mujer sin cabeza, por ejemplo, se nos muestra a una mujer ida, errática, a veces muda; muchas de las tomas destacan al personaje principal sin cabeza: sólo vemos partes de su cuerpo.
Memoria
La mujer sin cabeza versa sobre qué sucede cuando no queremos reconocer nuestra responsabilidad. La mujer sin cabeza o la desmemoria colectiva. Disquisición sobre la culpa en la sociedad capitalista judeocristiana. Cuando no se quiere o no se puede hablar de algo, (casi) todos participan en la veladura, el encubrimiento. Metáfora mayor para la realidad latinoamericana, antes de dictaduras, hoy de economía voraz y necropolítica. La memoria se vuelve resistencia.
Mujeres
Las mujeres ocupan centralidad en el cine de Martel. Son el núcleo del relato y suelen ser agentes. Las tres adultas y las dos jóvenes protagonistas en su ópera prima. Amalia, su amiga, y la madre de la primera en La niña santa. ¿Qué añadir sobre La mujer sin cabeza? Hasta la esclava, en Zama, o la amiga —esposa de un funcionario colonial— de don Diego que busca ayudarlo. Y dentro de todo, la vida de mujeres trabajadoras que, aunque ocultas o ignoradas, están siempre presentes al resolver una parte o la totalidad del trabajo doméstico.
Patriarcado
La revisión del machismo y los ejercicios del poder patriarcal atraviesan la filmografía de Martel. Los varones alrededor de Verónica, en La mujer sin cabeza, encubrirán las huellas de su itinerario que pudieran incriminarla. El hermano médico oculta las pruebas de rayos X después del accidente, el primo borra los registros de aquella noche que pasó en un hotel, el esposo arregla la abolladura causada por el atropellamiento. En La ciénaga el marido de Mecha (una de las protagonistas) vive alcoholizado entre apatía y pusilanimidad. El médico Jano, en La niña santa, hombre maduro, con hijos, acosa a chicas en las calles. Don Diego de Zama, por su parte, espía a mujeres bañarse en el río y luego golpea a una de ellas que al advertirlo le espetó mirón.
Religión [católica, apostólica y romana]
En la llamada trilogía de Salta, la cineasta argentina piensa el papel del catolicismo y cómo la dimensión religiosa es utilizada para la enajenación. Notable —y risible— el caso de la virgen que se aparece en un tinaco, repetido demencialmente por la televisión en La ciénaga. La niña santa, por su lado, reflexiona sobre el papel manipulador de esa religión. Y en Zama, Lucrecia Martel restó presencia a la Iglesia como un modo de destacar la (co)responsabilidad civil en la organización colonial esclavista.
Sexualidad
Uno de los temas recurrentes de la cineasta es su exploración de la sexualidad, en especial la adolescente y la infantil soterrada. En La ciénaga dicha sensualidad lo atraviesa todo. En La niña santa las acciones y decisiones están mediadas por las veleidades del deseo. Violeta, en La mujer sin cabeza, mantiene relaciones con su primo y su esposo. En Zama presentará una sexualidad contenida, determinada por las frustraciones del protagonista. Sociedad Martel enuncia, mediante la representación crítica del ámbito familiar —en la trilogía salteña— o la espera perpetua de un funcionario colonial —en Zama—, el presente y el pasado de las estructuras de poder de las sociedades latinoamericanas y la necesidad de cuestionar, agrietar, transformar el statu quo.
Sonido
Un cuidado tratamiento sonoro (tanto el sonido incidental como la música diegética) completa el sentido de las imágenes en movimiento en el cine de Martel. Desde su ópera prima, el sonido y su diseño han corrido de la mano de Guido Belenblum. En La ciénaga, como elementos clave, escucharemos reiteradamente —como premonición— los ladridos de un perro al que nunca veremos y el rumor de un televisor perpetuamente encendido. O los sonidos en sordina que escucha la madre en La niña santa cuando está en la alberca. En Zama, en contraste, se utiliza música extradiegética y una banda sonora electrónica que subraya la tensión del relato.
Tiempo
Uno de los elementos que la distinguen de sus contemporáneos es el abordaje del tiempo y del ritmo, y una construcción especial del suspenso narrativo, basado en aparentes tiempos muertos donde pareciera que no pasa nada y pasa la vida. La mujer sin cabeza contiene varias secuencias en las cuales el editor Miguel Schverdfinger y Martel decidieron ralentizar el tempo de los planos para acentuar el estado de conmoción de la protagonista.
Zama
Lectura que le salvó la vida. Película que casi se la quita. El cuarto filme de la directora argentina significa un ahondamiento de sus intereses estético-políticos. Después de un fracaso, Lucrecia Martel emprendió un viaje por el río Paraná durante cuya travesía leyó la novela de Di Benedetto. Ahí decidió hacer una película. Zama o la espera cautiva. Zama o el colonialismo voraz. En su más reciente cinta sigue pensando las relaciones conflictivas, de subordinación, entre los cuerpos, los géneros, los pueblos, las clases sociales.
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[ Publicado originalmente en Revista de la Universidad de México, núm. marzo 2018 ]
#lucrecia martel#Filmografía#Zama#la mujer sin cabeza#la cienaga#la niña santa#argentina#cine#cinema#filme#movie#glosario#revista unam#unam
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Mostra Antologica di Paolo Gubinelli “Segni, graffi e colore” (Carte, ceramiche, vetri e progetti in plexiglass) Opere dal 1977- 2021 a cura di Sandro Bongiani 11 dicembre 2021 - 13 febbraio 2022 Via S. Calenda 105/D, 84126 SALERNO (Italy). http://www.collezionebongianiartmuseum.it
Paolo Gubinelli
Biografia
Nato a Matelica (MC) nel 1945, vive e lavora a Firenze. Si diploma presso l’Istituto d’arte di Macerata, sezione pittura, continua gli studi a Milano, Roma e Firenze come grafico pubblicitario, designer e progettista in architettura. Giovanissimo scopre l’importanza del concetto spaziale di Lucio Fontana che determina un orientamento costante nella sua ricerca: conosce e stabilisce un’intesa di idee con gli artisti e architetti: Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Ugo La Pietra, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Umberto Peschi, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Emilio Scanavino, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, Zoren.
Partecipa a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Le sue opere sono esposte in permanenza nei maggiori musei in Italia e all’estero.
Nel 2011 ospitato alla 54 Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, installazione di n. 28 carte cm. 102x72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.
Sono stati pubblicati cataloghi e riviste specializzate, con testi di noti critici:
Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Paolo Bolpagni, Mirella Branca, Vanni Bramanti, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Roberto Cresti, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Roberto Luciani, Mario Luzi, Marco Marchi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Elena Pontiggia, Pierre Restany, Davide Rondoni, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.
Sono stati pubblicati cataloghi di poesie inedite dei maggiori poeti Italiani e stranieri:
Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodaglio, Alberto Caramella, Roberto Carifi, Ennio Cavalli, Antonio Colinas, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.
Stralci critici:
Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Luisa Spaziani, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.
Nella sua attività artistica è andato molto presto maturando, dopo esperienze pittoriche su tela o con materiali e metodi di esecuzione non tradizionali, un vivo interesse per la “carta”, sentita come mezzo più congeniale di espressione artistica: in una prima fase opera su cartoncino bianco, morbido al tatto, con una particolare ricettività alla luce, lo incide con una lama, secondo strutture geometriche che sensibilizza al gioco della luce piegandola manualmente lungo le incisioni.
In un secondo momento, sostituisce al cartoncino bianco, la carta trasparente, sempre incisa e piegata; o in fogli, che vengono disposti nell’ambiente in progressione ritmico-dinamica, o in rotoli che si svolgono come papiri su cui le lievissime incisioni ai limiti della percezione diventano i segni di una poesia non verbale.
Nella più recente esperienza artistica, sempre su carta trasparente, il segno geometrico, con il rigore costruttivo, viene abbandonato per una espressione più libera che traduce, attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili, il libero imprevedibile moto della coscienza, in una interpretazione tutta lirico musicale. Oggi questo linguaggio si arricchisce sulla carta di toni e di gesti acquerellati acquistando una più intima densità di significati.
Ha eseguito opere su carta, libri d’artista, su tela, ceramica, plexiglass, vetro con segni incisi e in rilievo in uno spazio lirico-poetico.
Eng
Paolo Gubinelli, biography.
Born in Matelica (province of Macerata) in 1945, lives and works in Florence. He received his diploma in painting from the Art Institute of Macerata and continued his studies in Milan, Rome and Florence as advertising graphic artist, planner and architectural designer. While still very young, he discovered the importance of Lucio Fontana’s concept of space which would become a constant in his development: he became friends with such artists as :
Giovanni Michelucci, Bruno Munari, Agostino Bonalumi, Alberto Burri, Enrico Castellani, Piero Dorazio, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Umberto Peschi, Emilio Scanavino, Edgardo Mannucci, Mario Nigro, Sol Lewitt, Giuseppe Uncini, and Zoren, and established a communion of ideas and work.
His work has been discussed in various catalogues and specialized reviews by such prominent critics as:
Many others have also written about his work:
Giulio Carlo Argan, Giovanni Maria Accame, Cristina Acidini, Mariano Apa, Mirella Bandini, Carlo Belloli, Paolo Bolpagni, Mirella Branca, Vanni Bramanti, Anna Brancolini, Carmine Benincasa, Luciano Caramel, Ornella Casazza, Claudio Cerritelli, Bruno Corà, Roberto Cresti, Giorgio Cortenova, Enrico Crispolti, Fabrizio D’Amico, Roberto Daolio, Angelo Dragone, Luigi Paolo Finizio, Alberto Fiz, Paolo Fossati, Carlo Franza, Francesco Gallo, Roberto Luciani, Mario Luzi, Marco Marchi, Luciano Marziano, Lara Vinca Masini, Marco Meneguzzo, Fernando Miglietta, Bruno Munari, Antonio Paolucci, Sandro Parmiggiani, Elena Pontiggia, Pierre Restany, Davide Rondoni, Maria Luisa Spaziani, Carmelo Strano, Claudio Strinati, Toni Toniato, Tommaso Trini, Marcello Venturoli, Stefano Verdino, Cesare Vivaldi.
His works have also appeared as an integral part of books of previously unpublished poems by major Italian poets foreigners:
Adonis, Alberto Bertoni, Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Franco Buffoni, Anna Buoninsegni, Enrico Capodoglio, Alberto Caramella, Ennio Cavalli, Antonio Colinas, Giuseppe Conte, Vittorio Cozzoli, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Eugenio De Signoribus, Gianni D’Elia, Luciano Erba, Giorgio Garufi, Tony Harrison, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Ko Un, Vivian Lamarque, Franco Loi, Roberto Luciani, Mario Luzi, Giancarlo Majorino, Alda Merini, Alessandro Moscè, Roberto Mussapi, Giampiero Neri, Nico Orengo, Ko Un, Alessandro Parronchi, Feliciano Paoli, Titos Patrikios, Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini, Antonio Santori, Frencesco Scarabicchi, Fabio Scotto, Michele Sovente, Maria Luisa Spaziani, Enrico Testa, Paolo Valesio, Cesare Vivaldi, Andrea Zanzotto.
CRITICAL EXCERPTS:
Giulio Angelucci, Biancastella Antonino, Flavio Bellocchio, Goffredo Binni, Sandro Bongiani, Fabio Corvatta, Nevia Pizzul Capello, Claudio Di Benedetto, Debora Ferrari, Antonia Ida Fontana, Franco Foschi, Mario Giannella, Armando Ginesi, Claudia Giuliani, Vittorio Livi, Olivia Leopardi Di San Leopardo, Luciano Lepri, Caterina Mambrini, Elverio Maurizi, Carlo Melloni, Eugenio Miccini, Franco Neri, Franco Patruno, Roberto Pinto, Anton Carlo Ponti, Osvaldo Rossi, Giuliano Serafini, Patrizia Serra, Maria Luisa Spaziani, Maria Grazia Torri, Francesco Vincitorio.
He participated in numerous personal and collective exhibitions in Italy and abroad. Following pictorial experiences on canvas or using untraditional materials and techniques, he soon matured a strong interest in “paper” which he felt the most congenial means of artistic expression. During this initial phase, he used a thin white cardboard, soft to the touch and particularly receptive to light, whose surface he cut with a blade according to geometric structures to accent the play of light and space, and then manually folded it along the cuts.
In his second phase, he substituted thin white cardboard with the transparent paper used by architects, still cutting and folding it, or with sheets arranged in a room in a rhythmic-dynamic progression, or with rolls unfurled like papyruses on which the very slight cuts challenging perception became the signs of non-verbal poetry.
In his most recent artistic experience, still on transparent paper, the geometric sign with its constructive rigor is abandoned for a freer expression which, through the use of colored pastels and barely perceptible cuts, translates the free, unpredictable motion of consciousness in a lyrical-musical interpretation.
Today, he expresses this language on paper with watercolor tones and gestures which lend it a greater and more significant intensity.
He made white and colour pottery where engraved and relief signs stand out in a lyrical-poetic space.
- Le opere su vetro realizzate per Fiam Italia Pesaro, esposte nella collezione a Villa Miralfiore
- Le opere su ceramica realizzate: Ceramiche Biagioli Gubbio, Ceramiche Bizzirri, Città di Castello
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Morte dignitosa?
Così, giusto per non dimenticare... Elenco Delle vittime di Totò Riina : il tenente dei carabinieri Mario Malausa, i marescialli Silvio Corrao e Calogero Vaccaro, gli appuntati Eugenio Altomare e Mario Farbelli, il maresciallo dell'esercito Pasquale Nuccio, il soldato Giorgio Ciacci, Carmelo Battaglia sindacalista, Giuseppe Piani appuntato dei carabinieri, Boris Giuliano, Mauro De Mauro, il procuratore capo di Palermo Pietro Scaglione, Antonino Lo Russo autista di Pietro Scaglione, Giovanni Spampinato, giornalista de "L'Ora" e de "L'Unità", Gaetano Cappiello, agente di pubblica sicurezza, Giuseppe Russo tenente colonnello dei carabinieri,l'insegnante Filippo Costa, Ugo Triolo, Vice-pretore onorario di Prizzi, Peppino Impastato, Antonio Esposito Ferraioli, cuoco, Salvatore Castelbuono,Vigile Urbano, Carmelo Di Giorgio, operaio, Filadelfio Aparo, vice Brigadiere, Mario Francese, giornalista, Carmine Pecorelli, giornalista; Boris Giuliano, capo della squadra mobile di Palermo; Calogero Di Bona, maresciallo; Cesare Terranova, magistrato; Lenin Mancuso, maresciallo; i carabinieri Giovanni Bellissima, Salvatore Bologna e Domenico Marrara, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Piersanti Mattarella,Emanuele Basile, capitano dei Carabinieri; Gaetano Costa, procuratore capo di Palermo, Giuseppe Inzerillo, figlio diciassettenne del boss Salvatore Inzerillo mutilato e ucciso, Vito Jevolella, maresciallo dei carabinieri di Palermo; Sebastiano Bosio, medico, docente universitario; Alfredo Agosta, maresciallo dei carabinieri; Pio La Torre, segretario del PCI siciliano; Rosario Di Salvo, autista e uomo di fiducia di Pio La Torre; Gennaro Musella, imprenditore; Salvatore Raiti, Silvano Franzolin, Luigi Di Barca e Giuseppe Di Lavore, carabinieri; Antonino Burrafato, Vice Brigadiere di Polizia, Paolo Giaccone, medico legale;Emanuela Setti Carraro, moglie di Carlo Alberto Dalla Chiesa, e Domenico Russo, agente di polizia; Benedetto Buscetta e Antonio Buscetta figli del pentito Tommaso Buscetta; Calogero Zucchetto, agente di polizia; Giuseppe Genova e Orazio D'Amico, cognato e nipote di Buscetta; Vincenzo Buscetta, fratello del pentito Tommaso; Giangiacomo Ciaccio Montalto, magistrato di punta di Trapani; Mario D'Aleo, capitano dei carabinieri; Pietro Morici, carabiniere; Giuseppe Bommarito, carabiniere; Rocco Chinnici, capo dell'ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, Mario Trapassi, maresciallo dei carabinieri; Salvatore Bartolotta, carabiniere; Stefano Li Sacchi, portinaio di casa Chinnici; Pippo Fava; Salvatore Zangara, analista; Giuseppe Fava, giornalista;Mario Coniglio, macellaio, Pietro Busetta, imprenditore e maestro decoratore, vittima innocente; Roberto Parisi, imprenditore e presidente del Palermo calcio, assieme al suo autista Giuseppe Mangano; Piero Patti, imprenditore. Rimane ferita anche la figlia Gaia di nove anni; Giuseppe Spada, imprenditore; Barbara Rizzo in Asta, signora morta nell'attentato con autobomba contro il sostituto procuratore Carlo Palermo, salvatosi miracolosamente; morti anche Giuseppe e Salvatore Asta, i due figli gemelli di 6 anni della donna; Giuseppe Montana, funzionario della squadra mobile; Ninni Cassarà e il suo collega Roberto Antiochia, agente di polizia; Graziella Campagna, diciassettenne che aveva riconosciuto due latitanti; Claudio Domino, bambino di 11 anni che stava passeggiando davanti al negozio dei suoi genitori; Giuseppe Insalaco, ex sindaco di Palermo; Natale Mondo,agente di polizia scampato all'attentato in cui persero la vita Ninni Cassarà e Roberto Antiochia; Alberto Giacomelli, ex magistrato in pensione; Antonino Saetta, giudice ucciso con il figlio Stefano Saetta; Mauro Rostagno, leader della comunità Saman per il recupero dei tossicodipendenti e giornalista; Giuseppe Montalbano, medico; Pietro Polara, commerciante di macchine agricole; Antonino Agostino, agente di polizia, e la moglie Ida Castelluccio, incinta di due mesi; Vincenzo Miceli, geometra e imprenditore di Monreale, ucciso per non aver voluto pagare il pizzo; Giovanni Trecroci; Emanuele Piazza, agente di polizia strangolato e sciolto nell'acido; Giuseppe Miano, mafioso pentito; Nicola Gioitta, gioielliere; Gaetano Genova, vigile del fuoco sequestrato e ucciso perché ritenuto un confidente della polizia; Giovanni Bonsignore, funzionario della Regione Siciliana; Rosario Livatino, giudice; Giovanni Salamone, geometra, imprenditore edile e consigliere comunale;Nicolò Di Marco, geometra;Sergio Compagnini, imprenditore; Antonino Scopelliti (9 agosto 1991), giudice; Libero Grassi (29 agosto 1991), imprenditore attivo nella lotta contro le tangenti alle cosche e il racket; Serafino Ogliastro (12 ottobre 1991), ex agente della polizia di Stato;Giuliano Guazzelli (4 aprile 1992), maresciallo dei carabinieri; Paolo Borsellino (21 aprile 1992), imprenditore ed omonimo del giudice Paolo Borsellino; Giovanni Falcone, magistrato; Francesca Morvillo, magistrato, moglie di Giovanni Falcone; Antonio Montinaro, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Rocco Dicillo, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Vito Schifani, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone;Vincenzo Napolitano (23 maggio 1992), uomo politico democristiano; Paolo Borsellino, magistrato; Emanuela Loi, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Walter Cosina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Vincenzo Li Muli, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Claudio Traina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Agostino Catalano, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Rita Atria (27 luglio 1992), figlia di un mafioso, muore suicida dopo la morte di Paolo Borsellino, con il quale aveva iniziato a collaborare; Giovanni Lizzio (27 luglio 1992), ispettore della squadra mobile; Paolo Ficalora (28 settembre 1992), proprietario di un villaggio turistico;Gaetano Giordano (10 dicembre 1992), commerciante;Giuseppe Borsellino (17 dicembre 1992), imprenditore, padre dell'imprenditore Paolo Borsellino ucciso otto mesi prima;Beppe Alfano (8 gennaio 1993), giornalista; Caterina Nencioni, bambina di 50 giorni; Nadia Nencioni, bambina di 9 anni; Angela Fiume, custode dell'Accademia dei Georgofili, 36 anni; Fabrizio Nencioni, 39 anni; Dario Capolicchio, studente di architettura, 22 anni; Carlo La Catena, Sergio Pasotto, Stefano Picerno (vigili del fuoco); Alessandro Ferrari (agente di polizia municipale); Moussafir Driss (extracomunitario); Pino Puglisi (15 settembre 1993), sacerdote, impegnato nel recupero dei giovani reclutati da Cosa Nostra; Cosimo Fabio Mazzola (5 aprile 1994), ucciso perché ex fidanzato della moglie del mafioso Giuseppe Monticciolo;Liliana Caruso (10 luglio 1994), moglie di Riccardo Messina, pentito; Agata Zucchero (10 luglio 1994), suocera di Riccardo Messina, pentito;Calogero Panepinto (19 settembre 1994), fratello di Ignazio Panepinto, assassinato il 30 maggio dello stesso anno; Pietro Sanua (Corsico, 4 Febbraio 1995);Domenico Buscetta (6 marzo 1995), nipote del pentito Tommaso Buscetta;Pierantonio Sandri (3 settembre 1995), giovane di Niscemi, sequestrato e ucciso perché testimone di atti intimidatori, il corpo occultato è stato recuperato 14 anni dopo, in seguito alle rivelazioni di un pentito; Paolo De Montis (21 settembre 1995), Finanziere Mare;Serafino Famà (9 novembre 1995), avvocato penalista catanese, ucciso a pochi passi dal suo studio perché era un esempio di onestà intellettuale e professionale;Giuseppe Montalto (23 dicembre 1995), agente di custodia dell'Ucciardone;Giuseppe Di Matteo (11 gennaio 1996), figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, ucciso e disciolto in una vasca di acido nitrico;Luigi Ilardo (10 maggio 1996), cugino del boss Giuseppe Madonia, ucciso poco prima di divenire un collaboratore di giustizia;Santa Puglisi (27 agosto 1996), giovane vedova ventiduenne di un affiliato a un clan mafioso, picchiata e uccisa nel cimitero di Catania insieme al nipote Salvatore Botta di 14 anni; Antonio Barbera (7 settembre 1996), giovane di Biancavilla (CT), massacrato a diciotto anni con una decina di colpi di pistola in testa; Antonino Polifroni (30 settembre 1996), imprenditore di Varapodio (RC), assassinato perché non aveva ceduto ai ricatti e alle estorsioni mafiose; Giuseppe La Franca (4 gennaio 1997), avvocato, assassinato perché non voleva cedere le sue terre ai fratelli Vitale; Gaspare Stellino (12 settembre 1997), commerciante, morto suicida per non deporre contro i suoi estorsori; Giuseppe Lo Nigro, imprenditore edile;Domenico Geraci (8 ottobre 1998), sindacalista;Stefano Pompeo (22 aprile 1999), ragazzo ucciso per errore al posto di un potente boss locale;Filippo Basile (5 luglio 1999), funzionario della Regione Siciliana; Sultano Salvatore Antonio (21 luglio 1999), ragazzo ucciso per sbaglio;Vincenzo Vaccaro Notte (3 novembre 1999), imprenditore assassinato perché non accettava i condizionamenti mafiosi.
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1975 Il giustiziere sfida la città Also Known As (AKA) Canada (English title) (cut version) Final Payment Spain Desafío a la ciudad Spain (alternative title) La venganza de Rambo France Bracelets de sang Norway One Just Man Norway (video title) Rambo's Hevn Slovenia Rombo proti ugrabiteljem Turkey (video title) (Turkish title) Kanun benim Turkey (Turkish title) Kanun benim USA (dubbed version) Rambo's Revenge USA Syndicate Sadists Europe (English title) One Just Man West Germany (video title) Der Vernichter West Germany Flash Solo Directed by Umberto Lenzi Music by Franco Micalizzi Writing Credits Vincenzo Mannino ... (screenplay) Vincenzo Mannino ... (story) Release Dates Italy 16 August 1975 USA April 1976 Turkey March 1977 West Germany 4 May 1984 Cast (in credits order) Tomas Milian Tomas Milian... Rambo Joseph Cotten Joseph Cotten ... Paternò Femi Benussi Femi Benussi ... Flora Silvano Tranquilli Silvano Tranquilli ... Dr. Marco Marsili Ida Galli Ida Galli ... Signora Marsili (as Evelyn Stewart/Ida Galli) Maria Fiore Maria Fiore ... Maria Scalia Mario Piave Mario Piave ... Pino Scalia Luciano Catenacci Luciano Catenacci ... Conti Guido Alberti Guido Alberti ... Owner of Billiard Salon Shirley Corrigan Shirley Corrigan ... Conti's mistress Antonio Casale Antonio Casale ... Philip Duval Rosario Borelli Rosario Borelli ... One of Paterno's men Luciano Pigozzi Luciano Pigozzi ... One of Conti's men Mario Novelli Mario Novelli ... Franco Bruno Di Luia Bruno Di Luia ... One of Conti's men Giuseppe Castellano Giuseppe Castellano ... One of Conti's men Riccardo Petrazzi Riccardo Petrazzi ... Paterno's Thug in Saloon / Rambo's double in motorcycle scenes Tom Felleghy Tom Felleghy ... Commandante Ferrari Duilio Cruciani Duilio Cruciani ... Luigino Scalia Giovanni Di Benedetto Giovanni Di Benedetto ... Police Inspector (as Gianni De Benedetto) Alessandro Cocco Alessandro Cocco ... Giampiero Marsili Adolfo Lastretti Adolfo Lastretti ... Ciccio Paternò Rest of cast listed alphabetically: Mario Castaldi Mario Castaldi ... Man in the gambling room Nick Alexander Nick Alexander ... Philip Duval (voice) (uncredited) Bruno Alias Bruno Alias ... Man in Gambling Room (uncredited) Bruno Bertocci Bruno Bertocci ... Man in Gambling Room (uncredited) Rossana Canghiari Rossana Canghiari ... Woman in Gambling Room (uncredited) Nestore Cavaricci Nestore Cavaricci ... Man at Gambling Room (uncredited) Enrico Chiappafreddo Enrico Chiappafreddo ... Giuseppe (uncredited) Carolyn De Fonseca Carolyn De Fonseca ... Flora (voice) (uncredited) Michael Forest Michael Forest ... Dr. Marco Marsili (voice) (uncredited) Rocco Lerro Rocco Lerro ... Newsman Waiting Outside House (uncredited) Edward Mannix Edward Mannix ... Thug (voice) (uncredited) Francesco Narducci Francesco Narducci ... Journalist (uncredited) Benito Pacifico Benito Pacifico ... Paterno's Thug in Saloon (uncredited) Walter Patriarca Walter Patriarca ... Newsman Waiting Outside House (uncredited) Anna Maria Perego Anna Maria Perego ... Woman in Gambling Room (uncredited) Tony Raccosta Tony Raccosta ... Man at Autodrome (uncredited) Claudio Ruffini Claudio Ruffini ... Conti's Thug Guarding Giampiero (uncredited) Robert Spafford Robert Spafford ... Owner of Billiard Salon (voice) (uncredited) Susan Spafford Susan Spafford ... Signora Marsili (voice) (uncredited) Sergio Testori Sergio Testori ... Conti Thug (uncredited) Frank von Kuegelgen Frank von Kuegelgen ... Paterno's Thug in Saloon (voice) (uncredited) Luciano Zanussi Luciano Zanussi ... Journalist (uncredited) filming locations Sesto San Giovanni, Milan, Lombardia, Italy Rozzano, Milan, Lombardia, Italy Cologno Monzese, Milan, Lombardia, Italy Olgiata, Rome, Lazio, Italy Milan, Lombardia, Italy
#il giustiziere sfida la città#il giustiziere sfida la citta#rambo's revenge#syndicatesadists#tomas milian#tomasmilian#umberto lenzi#umbertolenzi#franco micalizzi#femi benussi#ida galli#idagalli#evelyn stewart#evelynstewart#joseph cotten#poliziotti#poliziotteschi#poliziottesco
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SAN BENEDETTO – C’è anche La nuova stagione della scrittrice rivierasca Silvia Ballestra, proposto da Loredana Lipperini, tra i dodici libri selezionati per il Premio Strega 2020. Il Comitato riunito in videoconferenza, li ha scelti tra i cinquantaquattro titoli di narrativa proposti dagli Amici della domenica.
Insieme alla Ballestra sono stati selezionati: Marta Barone, Città sommersa (Bompiani), proposto da Enrico Deaglio; Jonathan Bazzi, Febbre (Fandango Libri) proposto da Teresa Ciabatti; Gianrico Carofiglio, La misura del tempo (Einaudi), proposto da Sabino Cassese; Gian Arturo Ferrari, Ragazzo italiano (Feltrinelli), proposto da Margaret Mazzantini; Alessio Forgione, Giovanissimi (NN Editore), proposto da Lisa Ginzburg; Giuseppe Lupo, Breve storia del mio silenzio (Marsilio), proposto da Salvatore Silvano Nigro; Daniele Mencarelli, Tutto chiede salvezza (Mondadori), proposto da Maria Pia Ammirati; Valeria Parrella, Almarina (Einaudi),proposto da Nicola Lagioia; Remo Rapino, Vita, morte e miracoli di Bonfiglio Liborio (Minimum Fax), proposto da Maria Ida Gaeta; Sandro Veronesi, Il colibrì (La nave di Teseo), proposto dall’Accademia degli Scrausi e Gian Mario Villalta, L’apprendista (SEM), proposto da Franco Buffoni.
I libri candidati saranno letti e votati da una giuria composta dai 400 Amici della domenica, ai quali si aggiungono 200 voti di studiosi, traduttori e intellettuali italiani e stranieri selezionati da 20 Istituti italiani di cultura all’estero, 40 lettori forti selezionati da 20 librerie indipendenti distribuite in tutta Italia, 20 voti collettivi espressi da scuole, università e gruppi di lettura (tra cui 15 circoli costituiti presso le Biblioteche di Roma), per un totale di 660 aventi diritto.
La cinquina sarà votata il 9 giugno alla Camera di Commercio di Roma nella Sala del Tempio di Adriano a causa dei lavori di trasformazione della sede della Fondazione Bellonci in casa museo. L’elezione del vincitore sarà il 2 luglio al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e in diretta su Rai3.
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++ Rapina in casa per attrice ed ex ministro ++
La Polizia di Stato di Napoli sta indagando su una rapina avvenuta in città ai danni dell’attrice napoletana Ida Di Benedetto e del compagno, l’ex ministro dei Beni e delle attività culturali Giuliano Urbani, legati sentimentalmente dal 1995. Il fatto è avvenuto la sera di martedì scorso: i malviventi hanno chiuso la Di Benedetto e l’ex ministro in una stanza dell’appartamento prima di razziare…
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With Ida di Benedetto last night...❤
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El Xeneize y una visita de riesgo
Lanús, Buenos Aires.- Desde las 20:05 horas, Boca visita a Lanús en la Fortaleza del sur, en un partido complicado pese a que el granate pondrá suplentes pensando en la Copa Libertadores, y en un estadio que en los últimos tiempos le trajeron resultados negativos al Xeneize. El árbitro del encuentro será Fernando Echenique.
Los dirigidos por Guillermo Barros Schelotto tienen una parada complicada en esta segunda fecha de la Superliga, y los mellizos lo saben. Claro, dirigieron a varios de los jugadores que componen actualmente el plantel “Granate” y saben lo difícil que es jugar en esa cancha en los últimos años, donde el conjunto del sur es complicado que no se lleve los tres puntos. Durante esta semana el Mellizo estuvo muy pendiente de la doble fecha de eliminatorias para ver en qué estado se encontraban sus jugadores internacionales. Desde Colombia hubo preocupación al principio por Frank Fabra, quien salió con una contractura a falta de 5 minutos para el cierre ante Brasil, y desde Uruguay, Nahitan Nández jugó los 180 minutos entre ambos partidos. Sin embargo, ambos, junto a Edwin Cardona , se reincorporaron el jueves a las prácticas y se los vio en buena forma física para tranquilidad del entrenador boquense.
En conclusión y de no mediar inconvenientes de último momento, Boca repetirá el mismo once inicial que goleó como local a Olimpo la fecha pasada y que viene en alza tanto a nivel colectivo como en cuanto a los resultados. El uruguayo Nández finalmente fue habilitado y seguramente ocupará un lugar en el banco de suplentes, del cual dos jugadores quedarán fuera ya que Guillermo concentró a 20 jugadores para este partido.
Por el lado del conjunto del sur, saben que tienen un escollo complicado pero la mente está puesto en el miércoles ante San Lorenzo, donde se juega el objetivo del año: la Copa Libertadores. Con los cuartos de final a la vuelta de la esquina, Jorge Almirón pondrá un equipo casi en su totalidad alternativo con jugadores que vienen teniendo pocos minutos, como es el caso de Germán Denis por ejemplo, quien reemplazará al histórico “Pepe” Sand. En conferencia de prensa, el entrenador Almirón hizo referencia a la forma de juego, pese a recibir a un equipo como Boca y dijo que “La intención del equipo es la misma, no importa el rival, todos tienen que defender y atacar”.
Hay esperanza de buen fútbol mañana en la Fortaleza, porque ambos equipos proponen un juego ofensivo y seguramente veremos un partido de ida y vuelta, en donde con poco marge de error, el más efectivo se llevará los tres puntos.
Datos del partido:
Lanus: Esteban Andrada; Leonel Di Plácido, Marcelo Herrera, Rolando García Guerreño, Nicolás Pasquini; Matías Sánchez, Leandro Maciel, Matías Rojas; Lucas Vera, Germán Denis y Alejandro Silva.
Boca Juniors: Agustín Rossi; Leonardo Jara, Paolo Goltz, Lisandro Magallán, Frank Fabra; Pablo Pérez, Wilmar Barrios, Fernando Gago; Cristian Pavón, Darío Benedetto y Edwin Cardona.
Árbitro: Fernando Echenique
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..La prima Consulta femminile in Vaticano..Luogo del dialogo fuori dagli stereotipi..Anche la Chiesa ha il suo 8 marzo..Stiamo portando la differenza femminile in un mondo maschile. Il nostro non è un discorso ideologico: siamo forti di profili di vita, di religioni e di culture diverse e di un confronto fra credenti e non credenti....Vuole essere soprattutto uno sguardo femminile rivolto a tutte le attività della consulta..Il loro contributo potrebbe essere segnalato a due livelli. Da un lato certamente sui contenuti; alcuni contenuti che non avevamo previsto e che fanno parte di più della loro esperienza femminile, della loro esperienza di lavoro, anche laica. Il secondo aspetto è quello dello stile: riuscire a introdurre, per esempio, una lettura molto più globale, colorata, della realtà e dei temi che noi affrontiamo, facendo perdere un po’ quell’analisi che è solo squisitamente teologico-filosofica, propria del linguaggio ecclesiale..Non è tanto una questione funzionale quella del ruolo della donna nella Chiesa ma di contributo al pensiero, alla riflessione…le diversità possono essere fonte di ricchezza e se vissute in modo armonioso, porteranno solo bene..Dal punto di vista occidentale, l’islam appare come una religione che considera la donna un po’ una persona di serie B..ma dice Papa Francesco che il motivo della violenza e dell’aggressività in diversi popoli ritorna soprattutto in due punti: l’ignoranza e la povertà. Allora, abbiamo bisogno di una conoscenza maggiore sulle donne musulmane. I musulmani nel mondo sono oltre un miliardo e 700 milioni, diciamo che quasi la metà è donna. E’ difficile globalizzare un mondo così vasto ad una riduzione di una figura sottomessa. E’ anche vero che la donna musulmana piange come piange la donna cristiana; la discriminazione, le ingiustizie purtroppo sono eventi che colpiscono la donna in tutto il pianeta. Dal momento in cui il maschile ha voluto..per un motivo sociale, politico o di potere o di controllo del potere..mettere da parte la donna, abbiamo incominciato a subire ingiustizie. E anche la donna ha alcune responsabilità. Questo fenomeno avviene nel mondo cristiano, nel mondo ebreo, nel mondo buddista come avviene anche nel mondo musulmano. E’ un fenomeno che va studiato, va combattuto ma con pazienza, sapienza e perdono. Esistono tante teologhe, tante femministe, tante attiviste anche all’interno del mondo musulmano, che stanno lavorando per questo. Noi, alla Consulta, pensiamo che..una lettura femminile degli avvenimenti possa aiutare ad avere una lettura più integrale del fenomeno storico, religioso e culturale. Allora, l'aiuto della consulta femminile vorrebbe essere questo..Con queste parole la coordinatrice Consuelo Corradi ha presentato martedì 7 marzo nella sala stampa Vaticana la Consulta Femminile istituita dal cardinale Gianfranco Ravasi all’interno del Pontificio Consiglio della Cultura. Una commissione permanente, ha detto lo stesso presidente del Dicastero..che non vuole essere un’operazione di cosmesi. Non ho voluto la Consulta per concedere qualcosa alle quote, ma per portare il contributo di analisi e di proposte. Uno sguardo che sta offrendo indicazioni che non avrei sospettato..Donne e speranza..Ravasi ha aperto i lavori citando Joseph Conrad..Essere donna è estremamente difficile perché bisogna avere a che fare con gli uomini..E, ha aggiunto il porporato..con i preti è ancora più grave..La teologa iraniana Shahrazad Housmand ha spiegato il senso di una ..rivoluzione..Siamo alla porta del giorno della donna e questo è un giorno benedetto, un giorno di marzo che sta tra Natale e Pasqua, due momenti impossibili senza le donne. Donne innamorate, credenti nella speranza e nella vita..Donne e dialogo..Della Consulta, nata nel giugno 2015, l’anno della Plenaria sulle culture femminili, fanno parte 37 professioniste impegnate in diversi ambiti, dalle università all’imprenditoria, dal giornalismo alle giustizia, dalla medicina all’arte, dalla politica allo spettacolo. Donne credo diversi e donne non credenti, donne di diverse nazionalità. Come ha sostenuto la responsabile delle Gallerie di arte contemporanea dei Musei Vaticani, Micol Forti, la Consulta..rappresenta una risposta alla necessità sempre più urgente di dare vita a luoghi del dialogo e dell’incontro..Ne fanno parte, tra le altre, la presidente del Bambin Gesù Mariella Enoc , Ida Del Grosso, direttore della Casa circondariale femminile di Rebibbia, le imprenditrici Stefania Brancaccio e Lavinia Biagiotti, la rettrice dell’Antonianum suor Mary Melone, Sira Fatucci dell’Unione delle Comunità ebraiche d’Italia, la diplomatica Emma Madigan, l’attrice Nancy Brilli, la psicologa Maria Rita Parsi e la storica Lucetta Scaraffia..Finalmente..ha commentato quest’ultima..un dicastero vaticano si è accorto che le donne esistono e creano cultura!..Il primo documento..Questo gruppo di lavoro accompagnerà il Pontificio Consiglio nella preparazione della prossima Plenaria dedicata ai temi della nuova antropologia, dell’etica e delle più moderne scienze della vita..Cercheremo..ha promesso Corradi..di dare un contributo anche con iniziative autonome di nostra produzione e promozione..Intanto, l’8 marzo è celebrato con la pubblicazione di un numero speciale della rivista Culture e Fede sul tema..Il tempo e lo sguardo delle donne..all’interno del quale compaiono, in diverse lingue, quattro approfondimenti su Culture Giovanili, Culture Maschili, Donne economia e accesso al mondo del lavoro, Donne e Fede. Presentando questo primo documento della commissione femminile, Corradi ha precisato..Vogliamo uscire dagli stereotipi e ribadire la capacità delle donne di tenere insieme tenerezza e forza. La forza che ci viene da 200 anni di storia dei movimenti femminili e la tenerezza perchè vogliamo ricordare che siamo diverse..dal web..articolo di Paola Pica ed Elisabetta Soglio..
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Riassunto poco serio: con Whiplash Damien Chazelle era riuscito nell’arduo compito di farci odiare quasi per sempre e in un colpo solo il jazz e la batteria (lo strumento più bello che ci sia). Con La La Land alza la posta in gioco e si prefigge l’ancora più ambizioso scopo di disintegrare tutto l’immaginario collettivo della Hollywood classica. Come i migliori serial killer lo fa con sadismo, metodo e precisione a partire dall’impressionante scena dei titoli di coda: siamo sulla Salerno-Reggio Calabria intasata durante il periodo natalizio, con la gente tarantolata che esce dalle macchine e canta e balla per lo sconforto; al posto di Mario Merola c’è Ryan Gosling, mentre al posto di Ida Di Benedetto c’è Emma Stone ma il risultato è più o meno lo stesso, ovvero si insultano, si fanno gestacci e chittammuorto…ma è l’inizio di una grande storia d’amore. Lei, un’aspirante attrice che lavora in un bar degli studios, va a un festino ad Arcore con le amiche fighe, ma gli invitati una volta accortosi che è Emma – e non Sharon – Stone, la scaricano prontamente. Dalla disperazione si imbuca in un localaccio di quart’ordine per spaccarsi ammerda di alcol, ma – chi l’avrebbe mai detto… – re-incontra lui: un musicista innamorato del jazz che viene pagato in visibilità dal professore stronzo di Whiplash (l’ assassino seriale lascia sempre il suo marchio). Si guardano, scatta qualcosa: è quel misto di compatimento reciproco e ping pong di frustrazione che grazie a Facebook ora può essere diagnosticato come “in una relazione complicata con”. Prima si annusano prendendosi per il culo a vicenda come due bambini delle elementari; poi si sfiorano le mani al cinema come due adolescenti alle prime armi; poi si scambiano confidenze, fanno progetti campati per aria e fingono di incoraggiarsi a vicenda come due appena sposati; poi ognuno ha voglia di farsi i cazzi suoi ma ha paura di dirlo all’altro come una coppia di mezza età. In pratica è un compendio della cinematografia di Gabriele Muccino, ma lo spettatore non se ne accorge stordito com’è dalle musiche suadenti, dai colori saturi e dall’arcata dentale di Emma Stone che occupa metà dello schermo. Alla fine lei torna da sua madre, lui capisce che “si…va bene la musica, ma almeno prima si scopava…” e prova a riprendersela. Ma il rapporto è ormai stanco e logoro: troppe delusioni, troppe bugie, troppi passi a due al di sopra della loro portata. Il film si chiude fra astio e livore con ognuno dei due che realizza il peggior incubo dell’altro: lui apre un bar, lei mette su famiglia e diventa ricca e famosa.
Commento serio: è una sorta di timidezza carica di rispetto il valore aggiunto più sorprendente del film di Damien Chazelle. Se Whiplash trattava la materia musicale e i personaggi con un distacco e una spietatezza eccessivi, risultando un film inspiegabilmente anafettivo, poco coinvolgente e molto sopravvalutato, La La Land invece è un tenero e umilissimo atto d’amore verso un un genere e un intero periodo della storia del cinema: gli anni ’50, il musical, i film di Vincent Minnelli, le coreografie di Busby Berkeley, la jazz age. Questi riferimenti, riconoscibili ma mai pedanti, servono per raccontare una storia romantica di apparente semplicità, quasi banale ma che in realtà non è tale: il cinema classico hollywoodiano così citato diviene una metafora azzeccata di una relazione fra due persone che inizia, si esalta e poi si spegne per cause di forza maggiore e personali egoismi. La storia del cinema (lo stile, la tecnica) e la storia del film si sovrappongono e permettono a Chazelle di giocare con la seduzione e le illusioni: Mia e Sebastian provano ad avvicinarsi e amarsi ma la macchina da presa spesso li distanzia con campi lunghi; oppure gira loro intorno con morbidi movimenti circolari che li avvolgono senza mai stringerli; un altro esempio sono le scene in cui ballano, ben costruite, ma in cui i due attori sembrano anche leggermente impacciati. E’ insomma sempre un abbraccio incompleto il loro, destinato a sciogliersi: lo stile impeccabile, la cura nei costumi, l’uso delle luci e dei colori, l’allestimento delle coreografie, gli stessi volti rassicuranti di Gosling e della Stone, sono solo un vestito che inganna bonariamente lo spettatore, distogliendolo da ciò che avviene realmente davanti ai suoi occhi, ovvero una una grammatica della distanza interpersonale, un piccolo dizionario dell’irraggiungibilità e del rimpianto. Il genere retrò, vivace e accattivante, fa da contraltare a tematiche e sensibilità modernissime: Sebastian e Mia sono due giovani adulti alle prese con desideri da realizzare, frustrazioni da superare o tollerare, compromessi necessari ma dolorosi da accettare. Sull’altare di una realtà così “reale”, pragmatica e cinica, a essere sacrificati sono i loro valori profondi, il loro amore così puro, eterno ma anche per l’appunto “cinematografico” e quindi irrealizzabile proprio perchè irreale. Ma è anche da lì – sembra dirci Chazelle – dalla rinuncia, che si inizia a costruire quello che si vuole diventare veramente. Malinconico, intimista, vitale.
La La Land (2017) Riassunto poco serio: con Whiplash Damien Chazelle era riuscito nell'arduo compito di farci odiare quasi per sempre e in un colpo solo il jazz e la batteria (lo strumento più bello che ci sia).
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