#i quattro cavalieri
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RECENSIONE: Chaos di Sarah Bailey
Cari Sognatori, Rosanna ha letto il 2 volume della serie dark Why choose I Quattro Cavalieri, scritta da Sarah Bailey e pubblicata dalla Virgibooks!! SERIE: I Quattro Cavalieri vol 2 GENERE: dark why choose romance DATA DI PUBBLICAZIONE: 28 luglio 2024 EBOOK-KU /CARTACEO Affiliati Amazon West Greer – Guerra. Dicono che la violenza non è mai la risposta. Mi permetto di dissentire. Non c’è pace…
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"Esercito, matrimonio, Chiesa e banca: i quattro cavalieri dell'apocalisse.”
Carlos Ruiz Zafón, "L'ombra del vento"
Negli antichi testi i
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Quattro Cavalieri dell’Apocalisse erano:
I primi tre cavalieri simboleggerebbero invece, nell’ordine, la Conquista militare o guerre(cavallo bianco, cavaliere con arco), Violenza e Stragi (cavallo rosso, cavaliere con spada e Carestia povertà (cavallo nero, cavaliere con bilancia) infine il quarto monta un "cavallo pallido" dal verdastro colore dei cadaveri simboleggia la morte in tutte le sue violenze.
Oggi invece sono pronti per il 2024 le riserve
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Governo Meloni "
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Now You See Me - I maghi del crimine (2013)
Un quartetto di maghi rapinatori di banche braccato dall'FBI in un gioco di prestigio e illusione nel quale spettatori e protagonisti non sono mai sicuri di chi sia un passo avanti ed uno indietro. Grandi premesse e grande cast per un film che parte col botto ma si incarta poi nello sviluppo e alla fine non convince del tutto.
Il trucco c'è ma non si vede
Un lungo prologo che precede i titoli di testa ci presenta uno per uno i quattro maghi protagonisti nel pieno dell'azione delle loro performance: J. Daniel Atlas (Jesse Eisenberg), prestigiatore e seduttore; la sua ex assistente Henley Reeves (Isla Fisher) specializzata in escapologia; il mentalista e ipnotista Merritt McKinney (Woody Harrelson); Jack Wilder (Dave Franco) manolesta non solo con le carte e imbattibile con le serrature. Fino a quando i destini dei quattro non vengono ricongiunti da un misterioso committente che recapita ad ognuno una carta dei tarocchi con delle istruzioni da seguire e che li porterà ad incontrarsi in un loft a New York dove li aspetta un sorpresa. Li ritroviamo un anno dopo in tournée come the Four Horsemen, i Quattro Cavalieri, quattro maghi che hanno unito le forze per dare vita allo show più incredibile del mondo, all'apice del successo grazie al loro impresario e finanziatore il miliardario Arthur Tressler (Michael Caine): dal vivo sul palco del MGM Grand di Las Vegas riescono a svuotare magicamente il caveau di una banca di Parigi e far piovere le banconote rubate sul pubblico in delirio. Magia? Grande illusione? O una rapina bella e buona? L'FBI si fionda su di loro ma evidentemente è difficile incastrarli… a meno che non si voglia ammettere che la magia esiste! L'agente speciale Dylan Rhodes (Mark Ruffalo) con la collega francese dell'Interpol Alma Dray (Mélanie Laurent) si mettono alle calcagna dei Four Horsemen, assistiti dall'enigmatico Thaddeus Bradley (Morgan Freeman), un ex illusionista che ora si dedica a smascherare i trucchi e svelare i segreti dei maghi famosi.
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Comincia un inseguimento sfrenato, una partita a scacchi di abilità, intelligenza e furbizia per smascherare i Quattro Cavalieri, scoprire il loro trucco e impedire che colpiscano ancora nelle successive tappe del loro show che li porterà braccati dall'FBI prima a New Orleans e infine a New York. Chi sono i quattro maghi e perché fanno quello che fanno? Cosa c'è dietro? Novelli Robin Hood che rubano ai ricchi per dare ai poveri o abili truffatori che perseguono solamente i loro interessi? Chi è il misterioso deus ex machina che muove i fili e manovra il tutto nell'ombra, se ce n'è uno? Il film gioca col pubblico, così come i protagonisti tra loro, facendogli credere di essere un passo avanti quando invece è sempre un passo indietro, ovvero "pensi di sapere ciò che stai vedendo e invece non lo sai".
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E per un po' stare al gioco è divertente, l'idea è quella di portare lo spettatore ogni volta a credere di avere scoperto il trucco e puntualmente ad essere smentito dalla storia che invece prende un'altra direzione. Ricordate la massima di The Prestige? "Non è importante il prestigio in sè, quanto il trucco che si nasconde dietro". Più guardi da vicino tanto più facile sarà ingannarvi, ci ammonisce sin dall'inizio la voce di Jesse Eisenberg: un invito esplicito a concentrarsi sulla visione d'insieme, che però alla fine sembra sfuggire anche a regista e attori, non solo al pubblico, che forse può trovarsi un po' frastornato dai continui movimenti della macchina sempre in picchiata di Louis Leterrier, sicuramente più suo agio con gli effetti speciali e le scene d'azione che con i risvolti e le sottigliezze di un heist movie con la variante della magia. Il film offre comunque un intrattenimento di buon livello supportato da un cast interessante ed eterogeneo: Jesse Eisenberg è il più carismatico dei maghi, con i suoi tic e la parlantina, sue sono le battute migliori del film insieme a Mark Ruffalo, come al solito stropicciato e divertente. Woody Harrelson invece è colpevolmente sottoutilizzato, Michael Caine e Morgan Freeman al minimo sindacale. A forza però di deviare l'attenzione dello spettatore costringendolo in continuazione a guardare dall'altra parte per confonderlo e fare sì che non scopra dove sia il trucco che c'è dietro, regista e sceneggiatori perdono il bandolo della matassa e faticano a tenere alto il livello d'interesse del pubblico, come dire che dopo le premesse davvero magiche segue uno sviluppo della storia molto meno coinvolgente. La sensazione è che a forza di rimescolare le carte ogni tanto qualcuna sfugga dal mazzo o piuttosto che i protagonisti rimangano loro stessi incartati negli alti e bassi di una sceneggiatura lacunosa e con più di qualche buco, e alla fine, anche nel momento in cui il trucco dietro al prestigio viene finalmente rivelato, si rimane più confusi che persuasi.
Parafrasando il sopraccitato film di Nolan, se "ogni grande numero di magia è costituito da tre parti, la Presentazione, il Colpo di Scena ed il Prestigio", diciamo che Now You See Me per le prime due se la cava discretamente, ma al momento del Prestigio dove "succede l'inaspettato, dove vedi qualcosa che non hai mai visto prima", allora siamo ben lontani dal restare strabiliati.
#now you see me#recensione#review#netflix#netflix italia#woody harrelson#mark ruffalo#jesse eisenberg#isla fisher#dave franco
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A tutti gli abbonati a Disney+, ricordo che da oggi trovate in streaming il primo episodio di Code Geass: Rozé of the Recapture!
Anno sette del Periodo Kowa, nell'ex Blocco di Hokkaido occupato dall'Impero della Neo-Britannia vivono due fratelli, noti come i Mercenari Anonimi. Il maggiore, Ash, vanta eccellenti doti atletiche e abilità di controllo dei Knightmare Frame, mentre il minore, Rozé, ha le idee chiare e supervisiona la raccolta delle informazioni e la definizione delle strategie. Grazie a un impenetrabile muro di energia, il Muro di Situmpe, il 100° imperatore, Callis al Britannia, ostacola da quattro anni il piano di liberazione dei Cavalieri Neri per far ripiombare il mondo nel caos, servendosi dell'aiuto del suo servitore Norland e dei suoi Cavalieri Einberg. Rozé e Ash, insieme alla resistenza delle Sette Stelle Splendenti, vengono ingaggiati per affrontare l'Impero e liberare la principessa Sakuya.
La nuova serie del franchise è ambientata qualche anno dopo gli eventi del film Lelouch of the Re;surrection e sarà composta da 12 puntate in tutto.
#code geass#roze of the recapture#dakkan no rozé#rozé of the racapture#anime#serie tv#disney plus#disney+#streaming#sub ita#on demand#scifi#mecha#drama#action
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7 Febbraio 1944, Lunedì
Moriva a Fiesole, uccisa durante i bombardamenti, il soprano e attrice cinematografica LINA CAVALIERI
Offrendo ancora bambina ai passanti le violette per un baiocco e un sorriso gratis. Spesso "passa ponte" e, di nascosto dei genitori, a 13 anni, già donna e con i riccioli neri fluenti, s' intrufola al Baraccone delle Meravigliea piazza Pepe, rifacendo il verso alla sciantosa. Così la scopre un maestro di canto, che convince i genitori a farle educare la voce. Basta poco e debutta in abitino di cretonne alla Torre di Belisario a Porta Pinciana; solo un piattino passando tra il pubblicoa fine spettacolo per la "chetta", la questua. Ma è brava e bella, e allora la invitano al Grande Orfeo,e da lì al Salone Margherita. Niente più piattino, ma un contratto e un boa di struzzo. E diventa la diva del pubblico borghese del caféchantant di Roma, esaltata pure da Trilussa: «Fior d' orchidea,/ il bacio dato sulla bocca tua/ lo paragono al bacio d' una dea». Che la qualifica un personaggio di Roma. Ma eccola richiesta a Napoli e Milano; la sua bellezza e il suo modo di cantare seducente nel giro di dieci anni la portano a Parigi per le Folies-Bergères, a Londra per l' Empire, a Vienna per l' English Garden. Arriva a competere con la Bella Otero, ma finisce per essere lei la più bella del mondo, secondo la qualifica che le assegna D' Annunzio nel 1899 nella dedica di una copia del Piacere, definendola «massima testimonianza di Venere in Terra». Ormai ha migliorato tanto la sua voce da trasformarsi in cantate lirica, debuttando nel 1900 nella Bohème al San Carlo di Napoli. Sulla scena è splendido vederla più che udirla, fra portamento sensuale e sontuose acconciature. Famoso per audacia resta il bacio a Enrico Caruso sul palcoscenico del Metropolitan Opera di New York, al termine del duetto della Fedora. Da allora Lina negli Stati Uniti è "The kissing primadonna". E si diverte a sposarsi. Quattro matrimoni per quattro divorzi. Nel 1899 con il principe russo Aleksandr Bariatinsky; nel 1908 per soli 8 giorni con il milionario americano Robert Winthrop Chanler; nel 1913 con il tenore francese Lucien Muratore; nel 1927 con il pilota automobilistico Giuseppe Campari. E tanti altri amori, dall' industriale Davide Campari che la segue in tournée per pubblicizzare il suo aperitivo, al re del Kazan che la sposerebbe se abbandonasse le scene, ai cantanti Mattia Battistini e Tito Schipa, a Guglielmo Marconi. Fino al suo impresario Arnaldo Pavoni, con il quale passa gli ultimi anni tra la villa della Cappuccina a Rieti e quella di Fiesole. Il 7 Febbraio 1944, durante un attacco aereo su Firenze, una bomba distrugge la villa, seppellendola sotto le macerie con Pavoni e la cameriera. Gina Lollobrigida la rievocherà nel film "La donna più bella del mondo" del 1955. Era nata a Viterbo il 24 dicembre 1875.
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La Chiesa, edificata extra moenia su una preesistente cappella intitolata alla miracolosa Madonna delle Grazie, ed affiancata da una palazzina con giardini destinati a residenza estiva del Vescovo e dei seminaristi. Fu fatta edificare dal Vescovo Vincenzo Giustiniani (1593-1614) e svetta alta e visibile da lontano come desiderava il suo committente.
La facciata, su cui è incisa la data di costruzione 1602, è davvero originale, bizzarra ed unica nel suo genere. Ripartita in tre ordini, termina con un timpano spezzato completato dalle insegne episcopali. Sono delineate della pietra tre torri merlate poste in asse con i portali sottostanti mentre nel terzo ordine campeggia l'altorilievo della grande aquila reale ad ali spiegate con una corona regale sulla testa. La lettura dell'intera facciata evidenzia l'aquila reale che protegge il sottostante castello. La Chiesa era sotto la tutela del Vescovo la cui mitra troneggia in cima alla testa dall’aquila. Nella parte superiore la facciata è ornata da stemmi e ritratti, mentre nella parte sinistra è completata da un piccolo campanile del secolo XIX. Il particolare disegno della facciata generò il toponimo di Porta o Via dell'Aquila Grande.
La Chiesa fu ampliata e ristrutturata dal vescovo D. Cennini nel 1652, come si legge sull'arco trionfale. Gli stemmi appartengono al Vescovo Cennini, al Vescovo De Cavalieri ed alla famiglia Orsini. L’interno a navata unica con quattro cappelle laterali ha volte a vela su pilastri e soffitto piano. Tra i vari arredi ed opere d'arte che si conservano meritano particolare attenzione la pregevole tela ad olio raffigurante la Madonna delle Grazie attribuita a Giovanni Donadio di Gravina ed il bronzo del Cristo Deposto di Giuseppe Menozzi di Mantova.
Il restauro effettuato dopo i danni subiti dal terremoto del 1980 ha riportato alla luce l'arco di trionfo con i suoi capitelli ed alcuni medaglioni in pietra conferendo all'ambiente maggiore snellezza ed ampiezza.
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Presente. Capitolo 3 - Inizio giugno 2021
“Allora siamo ufficialmente migliori scopamici!”
“Se è così voglio un aggiornamento del mio titolo.”
(TW: NSFW, smut, OC, MiloxOC, riferimento a MiloxCamus, Coppia HET, riferimento a coppia HOMO, D/s, Dom!Milo, Scarlett Needle/Cuspide Scarlatta con uso creativo)
Dopo la loro ultima battaglia, in cui tutti erano risorti, grazie a Lyfia e alla sua intercessione presso Odino, il mondo delle divinità sembrava aver trovato una sorta di equilibrio e tutto era tornato a una forma di normalità. Anzi, da quando Nike fungeva da Grande Sacerdote, aveva lasciato molte più libertà ai Cavalieri, incluso, per chi era in grado, quella di usare il loro modo di spostarsi per fini personali, quali visitare il mondo nel tempo libero ed in vacanza, e, soprattutto, rivedere le loro famiglie di origine ogni volta che volevano e potevano. Però i loro doveri al Santuario non potevano essere dimenticati. Tra questi, in tempo di pace come quello, il più importante per i Cavalieri D’oro era istruire tutti coloro che nel mondo manifestavano il Cosmo, sceglievano di seguire Athena ed erano nati sotto il loro segno. Una cosa che Milo davvero non amava.
Rientrando all’ottava abbastanza frustrato dalla sessione di insegnamento appena finita, ricordandosi che Camus era via quella sera, contattò Nike col Cosmo.
‘Mi fai un favore? Intercedi per me con Aphrodite, la dea non il tuo vicino di casa, e le chiedi se per cortesia può smettere di fare nascere così tante persone sotto il mio segno?’
‘Non penso sia opera sua, piuttosto del consumismo. Se fai i conti, nove mesi prima dello Scorpione siamo più o meno intorno a San Valentino’
‘In questo caso, ho davvero bisogno di cominciare a bere pesantemente’
‘Allora vieni a trovarmi che c'è uno Sbagliato col tuo nome sopra. Ho anche portato la cena direttamente dal Quadrilatero, stavo per chiamarti io’
‘Mi levo questa ferraglia d’oro, doccia veloce, e arrivo’
‘Sì ma muovi il tuo bel culo, che ho già aperto il prosecco’
Neanche venti minuti dopo era da lei, con le patatine greche che lei adorava, prese al volo dal centro di Rodorio nel suo posto preferito.
“Tempismo perfetto” disse lei sulla soglia porgendogli il bicchiere colmo fino all’orlo. Milo prese un gran sorso e si sedette sul divano dove aggiunse il suo cibo alle varie delizie già disposte davanti a lui.
“I tuoi non sono via questo mese? Cosa sei andata a fare a Milano oggi?”
“Shopping ovviamente. Altrimenti la mia Black Amex si sente trascurata. Ho preso qualcosa anche per te e il ghiacciolino” disse indicando due sacchetti, uno di Prada e uno di Armani. Milo guardò dentro e trovò le quattro più belle camicie che avesse mai visto.
“Turchese intenso e rosso fuoco per te che sei Spring Bright, verde acqua e avorio per Camus che è Spring Light”
“Non avresti dovuto. Grazie. Adesso dovrò trovare qualcuno che mi aiuti a pensare a come indossarle”
“Sì come no. Mr. Metrosexual ha dei problemi ad abbinare le camicie. Ah e raccontami poi quanto si incazza Camus quando scopre le marche. Da buon parigino, detesta la moda milanese. Avevo mezzo pensato di portargli la maglia del Milan di Zlatan, ma poi ho deciso che non ci tengo a scoprire se posso sopravvivere a un’Aurora Execution senza armatura”
“La maglia di chi?”
“Ibrahimovich” sospirò Nike frustrata. Come faceva a passare tutto quel tempo con Camus e ancora non capire una sega di calcio?
“E per te cos'hai preso?”
“Vuoi la sfilata completa”
“Perché no?”
Nike lo accontentò. Tra un sorriso di Negroni Sbagliato e uno po’ di cibo, indossò tutti i numerosi nuovi outfit che aveva acquistato quel pomeriggio, prendendo nota dei commenti e dei consigli dell'amico che, oggettivamente, di stile ne sapeva.
L’ultimo outfit fu una nuova sottoveste di seta nera di La Perla, che si sarebbe aggiunta alle decine di altre che usava come abito da casa, e un paio di Louboutin Bianca 140 Nude col tacco a spillo.
“Come fai a camminare con quelle cose? Ti fanno alta quasi come me”
“Quattordici centimetri, uno e novantadue. Mi fanno alta esattamente come te. Ho studiato danza classica comunque. Sono niente al confronto delle punte”
“Anche tu però sei una traditrice della patria con quelle scarpe francesi”
“Ma io non sono mica nazi come Camus. Ho l’armadio pieno di Chanel e Dior. A Milano ho addirittura una stanza coi muri coperti di Birkin e Kelly” spiegò lei finalmente sedendosi a fianco di Milo, finendo il secondo Sbagliato e assaporando le patatine con la feta che lui aveva portato.
Da quando Camus, insieme a tutti gli altri, era tornato in vita, Nike pensava che sarebbe stato tutto per quella strana avventura emotiva che lei e Milo avevano condiviso nel periodo di tempo dall'attacco alle Dodici Case fino alla lotta contro Hades e poi l’avventura ad Asgard. Non solo, lei aveva deciso, chiaro e tondo, che coi suoi amici a letto preferiva non andarci più. E poi la coppia perfetta del Santuario era tornata più innamorata che mai, tutti avevano ancora vivido il bellissimo ricordo della loro riconciliazione. Non era gelosa, per nulla, anzi era molto felice per loro ed era contenta di aver aiutato Milo a fare i conti col proprio dolore quando ne aveva bisogno. E quando anche lei ne aveva bisogno. Per questo fu incredibilmente sorpresa quando Milo, pochi istanti dopo, la baciò.
Si tirò indietro di scatto.
“Cosa c'è?” chiese lui sulle sue labbra.
“Camus c’è”
“Con lui è diverso”
“Non voglio essere l’altra”
“Non lo sei. La relazione che abbiamo io e lui non è monogama. Camus è… è amore, quasi platonico ma è amore. Tu sei la mia migliore amica con cui a volte vado a letto e soddisfo le mie fantasie meno… vanilla”
“Quindi lui sa?”
“Sa che quando ho certe voglie, le sfogo… diversamente. Lui fa lo stesso e va bene così” disse Milo riprendendo a baciarla e infilando una mano sotto l’orlo sottile della sottoveste di seta.
“Se non vuoi però dimmelo”
‘Se sta bene a voi’ pensò lei.
“Sei tu in fondo che hai detto...” lei lo zittì, rispondendo finalmente al bacio.
“Fammi venire, Scorpione, e dammi un po’ del tuo veleno”
Come una vecchia abitudine presa quando avevano iniziato a scopare dopo la morte dei loro amici, Milo la prese in braccio e la portò nella sua camera da letto. Lei fece per sfilarsi le scarpe che ancora indossava, ma lui le ordinò di tenerle. Dei due, quella con autorità sull'altro era lei, ma, quasi ironicamente, nel sesso le piaceva essere comandata, farsi dire da lui esattamente cosa fare.
Milo adocchiò uno specchio a figura intera in un angolo della stanza.
“Quello da quando tempo è lì?”
“Da anni, credo sia di Saga…”
“Allora usiamolo” e la mise giù proprio lì davanti.
“Credo di avere un po’ troppi vestiti” sentenziò lui levandosi la maglia e i jeans, rimanendo coi boxer aderenti che evidenziavano la sua crescente eccitazione. Lei lo guardò sospirando. Dei, quanto era bello. Il suo viso, i suoi muscoli definiti e tesi, le vene in evidenza sulle braccia, le proporzioni del corpo. La V. Il pacco. Tutto sembrava troppo perfetto per essere umano. Nike si domandò se Athena scegliesse apposta i propri cavalieri in base alla loro bellezza e avvenenza fisica.
“Inginocchiati tu, questa volta” le ordinò. Lei eseguì continuando a guardarlo negli occhi ma scorrendo le mani sulla sua straordinaria muscolatura. Quando arrivò giù le fu abbastanza ovvio cosa fare, soprattutto perché lui cominciò a scostarle i capelli dal viso e a raccoglierglieli dietro alle spalle. Sempre mantenendo il contratto coi suoi occhi, Nike abbassò i boxer fino alle sue caviglie e cominciò a leccare la punta del suo pene eretto. Dopo poco lui la invitò a prenderlo tutto in bocca spingendo leggermente con le mani sulla nuca. Lei non si tirò indietro e cominciò a muoversi su e giù ritmicamente, arrivando sempre più in fondo ogni volta. Lui osservava la scena nello specchio andando su di giri ancora di più. Nonostante non fosse ormai più la prima volta, faceva sempre fatica a crederci. La dea della vittoria, letteralmente la donna più bella, sexy ed eccitante, nonché letale, che esistesse sulla Terra, era in ginocchio davanti a lui col suo cazzo in bocca. Lei lo sentì dichiarare il proprio orgasmo imminente e trattenne il respiro in attesa. Ingoiò fino all'ultima goccia mentre lui la guardava dall’alto e nello specchio, eccitandosi di nuovo nonostante fosse appena venuto. La fece alzare, la prese di nuovo in braccio e la sdraiò sul letto, levandole la sottoveste ma non le scarpe.
“Quel tacco a spillo rosso… mi ricorda la mia Cuspide” le disse infilandole la lingua praticamente in gola, afferrandole il seno e sdraiandosi su di lei, penetrandola con un’erezione più dura di prima.
“Quanto sei stretta e bagnata. Lo adoro”
Lei come sempre era una macchina per il piacere. Suo, ma anche del fortunato uomo, lui in questo caso, a cui concedeva le proprie grazie. Alla soglia del godimento ultimo di entrambi Milo si preparò. Stringendole il collo leggermente, le bloccò il respiro. Lei aprì gli occhi.
“Fidati di me. Quando te lo dico, prendi un respiro profondo”
Diede altri due colpi portandola davvero al limite, spostò la mano destra sul suo petto, e aumentò il Cosmo per caricare la Cuspide.
“Adesso Μωρό. Respira” disse, lasciando la presa dal suo collo. Lei eseguì. In quel momento lui le diede l'ultimo colpo che le serviva per venire, e allo stesso tempo
“Scarlett Needle” e lanciò due stelle.
Come previsto, lei perse la testa. Il suo sistema nervoso, attaccato dal veleno, amplificò l’orgasmo, che già era molto intenso, oltre ogni limite. Vedendola, sentendola, anche Milo finalmente si lasciò andare al piacere più forte mai provato prima, che fece perdere la testa e i sensi anche a lui per quasi un minuto.
Quando Nike si risvegliò Milo le era sdraiato accanto, su un fianco. Le accarezzò il viso e la baciò dolcemente.
“Com’è stato?”
“Davvero hai bisogno di chiedermelo?”
“No, non in quel senso. Intendevo la Cuspide”
“Meglio ancora di come ricordavo. Grazie”
“Avevo un po’ paura in realtà. L’altra volta, perdonami, ma non c'era niente da perdere. Adesso, c'è tutto”
“Non è la prima volta che mi colpisci. Nei tuoi giorni migliori sei arrivato a otto se non sbaglio”
“Il mio record con te è dieci in versione divina. Ma in allenamento è diverso. Hai il Cosmo attivo e la guardia alta. Comunque sembra che la reggi bene anche con le difese abbassate”
“E a te piace sempre?”
“Non hai idea. Mi manda fuori di testa. Vederti e sentirti quando vieni in quel modo… mi ridiventa duro solo a pensarci”
“Tienine un po’ anche per Camus”
“Ma no, con lui è diverso”
Poi, allarmato,
“Dei, cosa penserebbe di me?”
“Ma sì, dai, scherzavo”
“No seriamente però. Credi che dovrei preoccuparmi?”
“Di cosa?”
“Ma non lo so. La mia migliore amica, che indipendentemente è anche la mia Dea, nonché per definizione la donna più bella del pianeta, mi concede il privilegio di fare sesso con lei. E io cosa faccio? La colpisco col mio veleno”
“Ma dai non essere così duro con te stesso. In fondo è nella tua natura di Scorpione essere un pochino sadico. Altrimenti perché tutti gli altri attacchi dei nostri amici, per non parlare dei miei, si concludono in una mossa sola, mentre al tuo ne servono quindici dolorosissime?”
Lui la guardò negli occhi.
“Lo sai vero che non ti farei mai del male per davvero? Al di là del voto che ho fatto di proteggerti perché sei la mia dea…”
“Athena è la tua dea, e anche la mia” interruppe lei.
“Sì ma tu arrivi seconda di poco. Comunque, anche se non facessimo questa vita, se ti avessi conosciuta che ne so, all’università, ricordati che per te morirei e ucciderei”
Quell’affermazione che gli era uscita di bocca d’impulso lo scioccò. Non si era reso conto che forse, oltre all’attrazione, per lei potesse provare qualcosa. Qualcosa di oltre l’amicizia. Sperò che lei non avesse sentito bene, o che non ci desse troppo peso.
“Milo, accetta questo lato di te. Non farne un dramma, io per esempio lo adoro. Lo so che non mi faresti mai del male per davvero”
Lui sorrise, sollevato. Non era pronto a fare i conti coi suoi sentimenti, non in quel momento.
“Perché facevi tanto la difficile?”
“Dai, te l’ho detto perché”
“Seh, seh, Camus e quella storia che tu coi tuoi amici a letto non ci vai. Non ci credevi nemmeno tu mentre ti uscivano le parole di bocca”
“Ma sai il problema è quando gli amici con cui scopo finiscono per innamorarsi. Già ne ho perso uno così...”
Milo deglutì, ripensando a quello che aveva detto e pensato solo un minuto prima. Ma no, dai, non c’era pericolo. Doveva essere stato l’afterglow a parlare. E poi perderla? Perdere la sua amicizia? No, non l’avrebbe lasciato succedere, a qualunque costo.
“Comunque grazie per aver insistito. Ancora un po’ e tornavo vergine” Nike lo riscosse.
“Aspetta… da quanto non…”
“Sei stato tu l’ultimo qui dentro. Fai i conti”
La notte prima dell’inferno.
“In effetti anche tu sei stata la mia ultima donna, mi hai rovinato per tutte le altre! Ma mi sembra strano che una come te abbia difficoltà a trovare da scopare. C'è la fila lì fuori se si sparge la voce”
“Ma ti sembro una che va in giro a rimorchiare per una botta e via? Non è mai stato tanto il mio stile. E adesso con tutto quello che c'è da gestire qui non avrei neanche il tempo. E comunque ho degli standard di bellezza e performance piuttosto alti. Posso giusto farmi uno di voi. Ma poi, come ho detto, si rovina l’amicizia se non si sta attenti. Anzi, a proposito, io e te siamo ancora migliori amici vero?”
“Μωρό sono Scorpione. Il sesso per me è praticamente come respirare. E con la storia che abbiamo, aver paura di rovinare un'amicizia come la nostra col sesso sarebbe come aver paura di rovinare le patatine mettendoci sopra la feta”
“Quindi non ti dispiace se questa cosa tra noi la manteniamo attiva?”
Lui sorrise.
“Se devo scegliere una con cui applicare il mio accordo con Camus, non potrei sognare di meglio. A cosa servono se no i migliori amici maschi?”
“Allora siamo ufficialmente migliori scopamici!”
“Se è così voglio un aggiornamento del mio titolo. Milo Nomikos, Cavaliere d’oro dello Scorpione, Scopamico ufficiale di Nike Martinelli della Vittoria Alata. Credo che mi farò fare i biglietti da visita”
Nike lo colpì col cuscino e scoppiò a ridere fino alle lacrime mentre lui diceva tutto questo. Quanto gli era mancato passare il tempo così con lui! E da ora in poi che non era più né depresso né incazzato col destino, sarebbe stato mille volte meglio. Meglio ancora di quando si erano conosciuti da ragazzi.
“Cosa dici, finiamo di mangiare?” le chiese lui appena finì di ridere.
Teletrasportarono il cibo dalla sala al letto, e lo gustarono come avevano fatto tante volte e avrebbero continuato a fare, ridendo, scherzando, confidandosi, finché non si addormentarono.
Finalmente, dopo anni di sofferenza e sacrifici, tutto era esattamente dove doveva essere.
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#CREO-LAB UniBg#seconda edizione all’insegna del rafforzamento dell’ecosistema territoriale dell’innovazione
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Cronache di un orso e del suo piccolo falco
Parte Uno - Capitolo Uno
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Anche in piena estate Caerleon era un luogo fresco. Emrys, unico figlio del duca Cedric Taliesin di Carmarthen, contemplava pensieroso il paesaggio dall’alto della collina.
Fissando i campi, Emrys si domandò come sarebbe stato essere uno dei contadini intenti a sorvegliare i raccolti, senza altra responsabilità che portare a casa un pasto ogni sera. Le piogge primaverili erano state abbondanti negli ultimi anni, ai lati della strada la distesa di spighe mature piegate sotto il loro peso si estendeva a perdita d’occhio fino ai confini della città affacciata sulla costa. Le bianche mura di Caerleon svettavano sopra le case ammassate una sull’altra, qualcuno credeva ancora che la fortezza fosse sorta in cima alla scogliera grazie alla magia dell’antico popolo. Suo padre rideva di quelle storie, se fosse stato vero nessuno l’avrebbe mai conquistata. In ogni caso, nei suoi quattordici anni di vita, Emrys non era mai stato a Caerleon e doveva ammettere che fosse impressionante. Non si stupiva che il popolo avesse iniziato ad immaginare che non fossero state mani umane a costruirla. La fortezza si ergeva in cima a una ripida scogliera di pietra scura che affondava direttamente nel mare, proteggendo il castello su tre lati. Al sole di mezzogiorno, la vista era spettacolare, il cielo e il mare brillavano come pietre preziose, e le su imponenti mura sembravano fatte dello stesso argento che riempiva fino all’orlo i forzieri controllati a vista dai quattro cavalieri di scorta al suo seguito, un dono per placare il re di Caerleon. Quell’argento sarebbe stato abbastanza da sfamare diversi villaggi nel ducato di Carmarthen per molti anni se fosse stato per lui, Emrys spronò il cavallo irrigidendo la sua espressione.
Il lento convoglio impiegò altre due ore per raggiungere il limite della città bassa. Percorsero a passo d’uomo la strada che tagliava in due la città, fino alla fortificazione più esterna del castello. I cancelli erano aperti e sorvegliati da guardie armate, Emrys aveva ordinato a uno dei suoi uomini di precederli per annunciare il loro arrivo e nessuno li disturbò mentre attraversavano l’ingresso alla base del pendio. Da quel punto la strada saliva ripida per circa cento metri. Al secondo cancello, in cima alla scogliera, li accolse un cavaliere dall’aria solenne, il drago rampante rosso dei Pendragon ruggiva dal freddo acciaio sul pettorale dell’armatura. Il cavaliere era abbastanza in avanti con l’età, doveva essere un veterano, quando si avvicinarono chinò silenziosamente il capo e li condusse in silenzio attraverso il cortile interno.
Davanti all’ingresso monumentale del castello li attendevano una dozzina di cavalieri e quattro uomini anziani distinti, oltre a diversi servitori a testa china. Sopra le scale, un uomo imponente vestito di broccato osservò il loro piccolo convoglio smontare da cavallo.
Senza distogliere lo sguardo dall'uomo sopra le scale, Emrys inchinò il capo al cospetto del sovrano di Caerleon. “Salute al Re Uther Pendragon.”
Il re mantenne un’espressione rigida, prendendo il suo tempo per studiare Emrys con attenzione e costringendo il ragazzo a raddrizzare ancora di più la schiena. “Tu devi essere il figlio di Cedric.” Il tono del sovrano era fermo ma non freddo.
Solo dopo che il re ebbe riconosciuto la sua presenza, Emrys si schiarì silenziosamente la gola e contò fino a tre prima di parlare. “È corretto, maestà. È un grande onore fare la tua conoscenza.” Inchinò leggermente il capo per la seconda volta, indicando con un cenno della mano il carro al suo seguito. “Sperò che accetterai questo dono da parte del duca di Carmarthen, mio padre, in segno di riconoscenza per la protezione della pace nel regno.”
Re Uther era un uomo vigoroso nei suoi primi quarant’anni. Alto e con le spalle larghe che tendevano il velluto pregiato della giacca. La corona intorno al capo brillava alla luce del sole.
Emrys si costrinse a rimanere impassibile mentre il re appuntava il suo sguardo penetrante su di lui, senza degnare di uno sguardo il carro alle sue spalle. Si rilassò appena solo quando il re annuì arricciando un angolo delle labbra, apparentemente soddisfatto di quello che vedeva.
“Benvenuto a Caerleon, giovane Emrys di Carmarthen.” Il volto severo del re si distese, allargando le braccia mentre riduceva la distanza tra loro per stringerlo in un abbraccio paterno. Emrys pregò gli dèi che il tessuto spesso della sua giacca nascondesse il sudore freddo che gli bagnava la schiena.
Dopo lo scambio di saluti con il sovrano, sotto lo sguardo dei cavalieri di entrambe le parti, i quattro uomini più anziani si fecero avanti presentandosi in qualità di membri del consiglio del re. L’ultimo a introdursi fu il medico di corte, Gaius Taliesin. L’anziano medico aveva i capelli radi, bianchi e lisci, lunghi fino alle spalle e gli occhi grigi sorprendentemente acuti, a cui sembrava non sfuggire nulla. Emrys rimase rigido per tutto il tempo, mostrando una cortesia ancora più distaccata all’anziano medico.
“Bene, bene!” Disse il re una volta completati quei convenevoli. “Domani sera terremo un banchetto per celebrare il tuo arrivo.” Uther gli strinse una mano sulla spalla. “Sono certo che ti troverai bene con noi, ragazzo. Adesso vai a riposare, devi essere stanco per il viaggio.”
Emrys rabbrividì quando il re strinse ulteriormente la presa sulla spalla, ma la sua espressione rimase imperturbata e il re non sembrò fare caso alla tensione improvvisa.
“Ho fatto preparare le tue stanze nell’ala reale, proprio accanto a quelle di mio figlio,” disse il sovrano prima di interrompersi per dare un’occhiata sorpresa intorno a sé, con un cipiglio difficile da nascondere sul viso. “Lui dov’è?” Chiese a denti stretti, appuntando alla fine lo sguardo su un servitore poco distante.
Il servo si fece avanti, nervoso, inchinandosi profondamente accanto al sovrano. “Il principe è uscito per andare a caccia questa mattina e non ha ancora fatto ritornò… vostra maestà.” La voce gli si strozzò in gola mentre gli occhi del re si restringevano pericolosamente su di lui.
Così vicino a loro, Emrys non poté fare a meno di ascoltare, ma la sua espressione rimase neutra. Quando alla fine l’attenzione del re tornò a concentrarsi su di lui, uno sorriso tendeva il volto del sovrano di Caerleon, senza raggiungere i suoi occhi.
“Giovane Emrys, conoscerai mio figlio domani al banchetto. Sono certo che andrete molto d’accordo.” Disse Uther, stringendo ulteriormente la presa sulla spalla del giovane prima di lasciarlo andare con una risata. “Puoi starne certo.”
Re Uther sembrava allegro, ma Emrys aveva la sensazione che quella fosse quasi una minaccia. Anche se non era certo a chi fosse rivolta.
La mattina dopo, alle prime luci dell’alba, Emrys sgattaiolò via dal castello in abiti semplici, deciso ad esplorare la città bassa. Mentre attraversava il cortile qualcuno chiamò il suo nome, sorprendendo il ragazzo. Anche senza voltarsi sapeva già a chi appartenesse quella voce calma e leggermente rauca per l’età avanzata. Il suo primo istinto fu fare finta di non aver sentito, se avesse accelerato il passo non ci sarebbe stato modo per l’anziano medico di corte di raggiungerlo.
“Giovane Emrys, so che mi hai sentito.” La voce del medico era sorprendentemente vicina all’improvviso, ed Emrys si irrigidì.
Una strana sensazione lo costrinse a fermare i suoi passi, non era esattamente sgradevole ma non riusciva nemmeno a identificarla e non lo faceva stare a suo agio.
“Maestro Taliesin,” salutò a disagio, costringendosi ad affrontare l’anziano medico di corte. Emrys non riusciva a guardarlo a negli occhi e il suo sguardo evasivo continuò a vagare ovunque tranne che in direzione dell’uomo anziano. “Cosa vi porta qui fuori così presto?” Ridacchiò nervoso, stava divagando e se ne pentì prima ancora di chiudere la bocca. Era una domanda stupida e non spettava a lui interrogare uno stimato membro del consiglio del re sulle sue abitudini troppo mattiniere.
“Ho alcune scorte di medicinali da rifornire.” Rispose sorprendentemente con calma il medico.
Emrys rimase interdetto. “Non hai dei servitori che si occupano di queste faccende?” Chiese senza pensare.
“Sfortunatamente non è un lavoro adatto ai servi…” Il medico sembrava costernato e fece una piccola pausa. Alla fine, però, inspirò rumorosamente attirando l’attenzione di Emrys. “Noi dobbiamo parlare, Emrys Taliesin. Questo è molto importante…”
L’anziano medico di corte aveva scandito il suo nome con chiarezza, Emrys voleva mordersi la lingua, avrebbe davvero dovuto scappare quando poteva. Di tutte le persone con cui avere una conversazione, Gaius Taliesin era l’ultimo della lista, o forse neanche c’era nella sua lista. In ogni caso non poteva fidarsi di qualsiasi parola venisse fuori dalle sue labbra. Quell’uomo era un traditore e un apostata. Aveva abbandonato la sua famiglia, e la sua fede, senza spiegazioni, solo per seguire un re che perseguitava il suo stesso popolo. Qualsiasi cosa il vecchio avesse da dire, Emrys non aveva intenzione di ascoltare.
“Mi dispiace tanto, maestro, ma ho qualcosa di molto urgente da fare in questo momento e non posso proprio…” Stava già indietreggiando mentre parlava e quando il medico contrariato aprì la bocca per replicare si voltò e corse via senza guardarsi indietro. “Sono sicuro che troveremo un occasione!” Gridò alle sue spalle senza osare voltarsi, e un sospiro di sollievo gli sfuggi dalle labbra arricciate verso l’alto.
Corse a perdifiato oltre i cancelli e giù per il pendio. Attraversò la città bassa senza vederla davvero, con il cuore in gola e una strana eccitazione che gli bussava alla bocca dello stomaco. Aveva tutta l’intenzione di godersi una bella giornata di esplorazioni sotto il sole, e nessuno lo avrebbe distratto dal suo intento. Si fermò solo quando rimase senza fiato con il sangue che gli pulsava nella testa, riposando contro il banco di un mercante di stoffa affacciato sulla strada. Il profumo del pane appena sfornato aleggiava nell’aria fresca del mattino. Il negozio dove si era fermato vendeva tessuti. Panno grezzo economico, del tipo abbastanza resistente da realizzare vestiti robusti per il lavoro nei campi. Emrys si guardò intorno cercando di orientarsi, per prima cosa stava progettando di andare verso la costa, per ammirare l’oceano. Inspirò a pieni polmoni, a Caerleon la brezza costante che soffiava dal mare rinfrescava l’aria portando il profumo del sale. Poteva già immaginare di sdraiarsi sulla spiaggia pietosa descritta da suo padre, mentre i raggi del sole riscaldavano la sua pelle. Emrys sospirò, cercando di allontanare la sensazione agrodolce che si stava insinuando dentro di lui. Era solo a tre giorni a cavallo da Carmarthen, eppure era un mondo nuovo. Non voleva che le sue preoccupazioni, l’ansia e la paura, rovinassero ogni cosa. Voleva essere forte come gli aveva raccomandato suo padre prima di partire. “Sono forte.” Si disse, inspirando profondamente e indurendo la sua risoluzione. Fu proprio allora che un leggero tonfo lo spinse fuori dai suoi pensieri. Poi un altro, poco dopo, più forte. Emrys si guardò intorno incuriosito, e anche le altre persone che si aggiravano svogliatamente tra i negozi iniziarono a sussurrare intorno a lui.
“Ancora…” Borbottò una donna in carne con un bambino piccolo in braccio, in fila davanti alla panetteria lì accanto. “Mi dispiace per lui…” Disse un uomo al suo amico sul ciglio della strada. Poco dopo, un certo trambusto costrinse la gente a fare largo, e senza sapere come, dai margini, Emrys si ritrovò quasi al centro dell’agitazione.
“Ti ho detto di non tenere il bersaglio al sole diretto!” Si lamentò una voce annoiata e arrogante allo stesso tempo. “Spostalo più avanti!”
Emrys rischiò di essere travolto da un ragazzo poco più grande di lui, che trasportava un grosso pannello di legno rotondo, dall’aspetto troppo pesante per il suo fisico smunto. E proprio mentre si spostava per lasciarlo passare, un tonfo più forte lo fece trasalire, mentre il ragazzo affannato inciampava, cadendo ai suoi piedi.
Un latrare di risate si sollevò dall’altro lato della strada. “Non fermarti!” Gridò la stessa voce arrogante di poco prima.
Emrys vide il ragazzo a terra arrossire imbarazzato, sforzandosi di sollevare il pannello troppo pesante per lui. Appena riuscì a rialzarsi a fatica, riecheggiò un altro tonfo e il ragazzo si lasciò sfuggire un gridolino spaventato.
“Forza, inizia a correre!” Ringhiò la voce arrogante. “Voglio fare pratica con un bersaglio in movimento.”
Quando distolse lo sguardo dal ragazzo magro che si affrettava a obbedire, Emrys si ritrovò a fissare il pugnale in mano a un ragazzo biondo più grande, molto più alto e grosso di lui, pronto a scagliare l’arma nella sua direzione da una decina di metri di distanza. Per un secondo i due si guardarono negli occhi, Emrys era accigliato, si stava chiedendo come qualcuno potesse trovare divertente una scena simile. Era ovvio che il ragazzo più grande fosse un giovane nobile, la presunzione traspirava da ogni suo respiro. Come era ovvio si aspettasse che Emrys sarebbe scappato trovandoselo davanti. Invece, solo per la soddisfazione di vedere la delusione nel suo sguardo altezzoso, Emrys pianto i piedi a terra, impassibile, quasi sfidando l’altro ragazzo a scagliare il pugnale se ne avesse avuto il coraggio.
Il biondo con le spalle larghe strinse pericolosamente gli occhi, e il muscolo dell’avanbraccio guizzò mentre si preparava a lanciare l’arma. Emrys rimase immobile e all’improvviso intorno a loro calò il silenzio.
“Ti sei divertito,” Emrys fu il primo a rompere quella strana quiete. “Ma adesso basta…”
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Wormwood cadavere e gentiluomo, Vol. 2: Fa male quando faccio pipì by Ben Templesmith
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My rating: 4 of 5 stars Un occhio poco attento potrebbe giudicare i disegni e lo stile di Templesmith come superficiale, stropicciato e frettoloso. Bisogna guardare come arriva al prodotto finale per capire quanto impegno e quanta tecnica occorre per realizzare le sue tavole. Che per me sono arte allo stato puro. Questo e il fatto che la sua testa è un posto dove non vorrei vivere. Mai. Basta guardare la storia breve sui quattro cavalieri dell'Apocalisse per capire con chi si ha a che fare: un completo pazzo. View all my reviews
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RECENSIONE: Carnage di Sara Bailey
Cari Sognatori, Rosanna ha letto il primo volume della serie dark romance I Quattro cavalieri scritta da Sara Bailey e pubblicata dalla Virgibooks !! SERIE: I Quattro cavalieri vol 1 GENERE : Dark romance, why choose (MFMMM) DATA DI PUBBLICAZIONE: 31 maggio 2024 Ebook-KU / Cartaceo Affiliati Amazon Prescott Ellis – Pestilenza. Ci chiamano i Quattro Cavalieri. Quattro amici forgiati nel fuoco e…
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The seven deadly sins : I quattro cavalieri dell'Apocalisse
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AAA cercasi i quattro cavalieri dell’Apocalisse criminale http://dlvr.it/TH7xgv
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Visita al Museo delle navi antiche di Pisa: un entusiasmante viaggio nel passato
di Salvina Pizzuoli Museo delle navi antiche di Pisa, la nave C I locali degli antichi Arsenali medicei voluti da Cosimo I Medici, per la costruzione delle galere dei Cavalieri dell’Ordine di Santo Stefano da lui istituito, e affidati all’opera dell’architetto Bernardo Buontalenti, accolgono quattro delle imbarcazioni ritrovate a pochi passi dalla Torre pendente, nell’area ferroviaria di…
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Sebbene i cowboy più famosi del vecchio west fossero uomini bianchi come Roy Rogers e Billy the Kid, uno su quattro dei cowboy americani era afroamericani. Molti degli schiavi nel XVII e XVIII secolo avevano familiarità con l'allevamento di bestiame provenienti dalle loro patrie dell'Africa occidentale. Questo porta agli storici la questione del nome "Cowboy" e se sia stato fatto o meno da pastori di vacche schiave.
La vita del cowboy nero è stata più dura di molti altri. È stato il cowboy nero che ha rotto i cavalli e ha portato il bestiame attraverso i fiumi. Anche se hanno fatto i lavori più duri, era meglio essere un cowboy nero al ranch che uno schiavo nella piantagione a raccogliere cotone.
La vita e l'eredità dei cowboy neri sono ancora vivi attraverso la Federazione dei Cowboys Neri. L'organizzazione toglie i ragazzi del centro dalla strada e insegna loro la vita a cavallo. Gli strumenti fondamentali che imparano a Cedar Lane danno loro speranza in un futuro luminoso, qualcosa che molti di loro potrebbero non aver avuto nel loro ambiente pieno di crimini e infestato dalla droga. Ogni bambino impara la responsabilità prima di ricevere il privilegio di cavalcare. Devono imparare a prendersi cura completamente delle loro stalle. Il ranch Federation of Black Cowboys si trova vicino a Queens, New York, con solo una recinzione bianca che li separa dalle trafficate strade della città.
Poca o nessuna attenzione è stata data ai cowboy neri che hanno lasciato il segno nella storia occidentale da Hollywood. Cavalieri come William "Bill" Pickett, Stagecoach Mary, Nat Love e Bass Reeves erano tra i più famosi.
I registi documentaristi John Ferguson e Gregg MacDonald hanno creato "The Forgotten Cowboys", in cui seguono i cowboy neri contemporanei di oggi, come Jason Griffin, che è quattro volte campione del mondo a cavalli senza spalle, riflettendo anche sui cavalieri neri del passato.
Fonte: Baisi Francesco
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“CANZONE NUOVA”, nuovo singolo per i Roundeep
Dal 18 ottobre 2024 è disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica "CANZONE NUOVA", il nuovo singolo dei Roundeep che venerdì 25 ottobre 2024 saranno in concerto al Teatro Filodrammatici di Treviglio (Bg).
"Canzone nuova" è un brano che unisce un testo profondo e sonorità energica, raccontando la lotta di chi cerca di sfuggire alla routine e di ritrovare la propria identità. Attraverso immagini vivide e potenti, la canzone esprime la frustrazione e il desiderio di libertà di chi non si riconosce più nelle aspettative sociali. "Canzone nuova" diventa un inno per chi vuole ribellarsi, gridando la propria verità più oscura. Un brano che parla a chiunque si sente intrappolato e avverte il bisogno di cambiare, offrendo una nuova prospettiva di rinascita e speranza.
Spiega la band a proposito del nuovo brano: "Questo brano è una piccola parte della versione originale, poiché la nostra scrittura continua ci impedisce di creare brani sotto i tre minuti. Avevamo bisogno di una spinta emotiva verso il domani e quindi di una Canzone Nuova".
Venerdì 25 ottobre alle ore 21.30 i Roundeep saliranno sul palco del Teatro Filodrammatici di Treviglio (Bg) per raccontarsi in un concerto intimo e coinvolgente mai visto prima, regalando un'esperienza indimenticabile.
Per info e biglietti:
Biografia
I Roundeep sono una band formata da quattro elementi: Davide Lavarini (fondatore e frontman), Matteo Brambilla (chitarra), Gregory Cassani (batteria), Michele Liano (bassista).
La band vanta numerose esperienze live in Italia e ha partecipato a diversi contest vincendo "Sanremo Rock Lombardia" e "Una Voce per l'Europa" nel 2024.
I ragazzi non si identificano all'interno di un genere specifico, pertanto hanno deciso di crearne uno che li rispecchiasse al 100%: un rock cantautorale introspettivo, ovvero sonorità pop rock con testi impegnati che parlano di libertà spirituale.
"Canzone nuova" è il nuovo singolo dei Roundeep disponibile sulle piattaforme digitali di streaming e in rotazione radiofonica dal 18 ottobre 2024.
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