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Dino Buzzati, from "I miracoli di Val Morel," 1971
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Verona, cinquantesimo anniversario della morte di Dino Buzzati
Verona, cinquantesimo anniversario della morte di Dino Buzzati. Cinquant’anni fa moriva Dino Buzzati, tra i più geniali e versatili autori del Novecento. Giornalista, scrittore, ma anche critico d’arte, drammaturgo, poeta, costumista, autore per l’infanzia. Dino Buzzati è un autore poliedrico, di grande modernità. Dopo un primo ricordo che il Comune di Verona gli ha dedicato lo scorso marzo, torna, dal 4 al 7 novembre, un’altra occasione per conoscere ancora meglio il grande autore attraverso un’iniziativa articolata in tre diversi momenti, "Le storie dipinte di Dino Buzzati", che vuole indagare il "cronista a colori", quella sua anima artistica che tanta importanza ha avuto nell’arco della sua vita. Promossa col patrocinio del Comune di Verona, Assessorato alla Cultura, della Società Letteraria, in collaborazione col Teatro Stabile di Verona e l’Associazione Culturale Renzo Cortina, la rassegna �� curata da Maria Teresa Ferrari, tra le maggiori studiose della pittura di Buzzati e curatrice di numerosi eventi e mostre a lui dedicate. A raccontare Buzzati pittore e le sue "storie dipinte" sarà la stessa Ferrari, sabato 5 novembre alle ore 11 in Società Letteraria, con una narrazione che spazierà sulla sua passione artistica, dimostrata fin da bambino e proseguita per tutta la vita. L’incontro sarà accompagnato dalle letture di Sandra Ceriani e dalla proiezione di immagini e video. L’arte figurativa di Buzzati sarà anche protagonista del palco del Piccolo Teatro di Giulietta (ingresso libero e gratuito dal Teatro Nuovo) per due momenti teatrali firmati dal regista Paolo Valerio, legati alle sue più famose opere pittoriche, proposte in nuove edizioni dalla Mondadori: I miracoli di Val Morel, venerdì 4 ore 21, un’anteprima assoluta per Verona, e il Poema a fumetti, lunedì 7 ore 21. "A Buzzati piaceva definirsi un pittore prestato alla letteratura – sottolinea Maria Teresa Ferrari, curatrice della rassegna – e sono certa che, tra i suoi tanti mestieri, quello di pittore fosse per lui prioritario. Il celebre scrittore e giornalista non ha mai smesso di considerare la pittura la sua principale vocazione. Del resto, l’attività di scrittore e quella di pittore, come confermerà lui stesso - rientrano nel medesimo genere di operazioni mentali: "Tanto è vero che i “competenti” giudicano i miei quadri letteratura e non vera pittura. Il che in fondo non mi dispiace” dichiarerà Buzzati nel 1966". Con suo grande rammarico, l’attività di pittore rimarrà sempre offuscata da quella di scrittore e quei quadri narrativi, così legati alla letteratura, verranno compresi fino in fondo solo dopo la sua morte, proprio come lui aveva previsto. A documentare l’importanza nel suo fervido mondo creativo sono le sue stesse opere che ci raccontano, a partire dalle copertine, che arte e scrittura hanno intessuto una relazione costante e complementare. "Storie dipinte", per l’appunto, non a caso titolo della sua prima mostra personale tenuta nel 1958 alla Galleria dei Re Magi di Milano. Dipinti narrativi, accompagnati da brevi didascalie, che Buzzati dipingerà per tutta la vita: quadri figurativi tra Surrealismo e Pop Art, disegni, schizzi e appunti "disegnati" nei suoi preziosi album, che raccontano storie reali e storie immaginate, spesso figli della stessa ispirazione dei romanzi e delle cronache. In molte sue opere - disegni, illustrazioni, testi ibridi - il linguaggio pittorico e quello letterario si miscelano fino a completarsi come nel caso di Poema a fumetti, rilettura in chiave moderna del mito di Orfeo e Euridice, il primo pionieristico caso di graphic novel. Una straordinaria "summa" del mondo di Buzzati, dei temi che attraversano tutta la sua opera, dei suoi sogni, delle sue angosce e ossessioni, delle sue domande sulla vita, la morte, l’amore, il sesso. Non mancano scenari fantastici come quelli raccontati ne I Miracoli di Val Morel (1971), una raccolta di dipinti, che raffigurano degli immaginari ex voto compiuti, nella finzione letteraria, da Santa Rita. L’ultimo lavoro di Dino Buzzati, "un racconto in trentadue piccoli capitoli, risolto più con le immagini che con le parole" come descriverà lui stesso. "Vittorio Sgarbi, nel catalogo dell’ultima grande mostra che ho curato alla Rotonda della Besana a Milano, - afferma Maria Teresa Ferrari - scrive che Buzzati 'racconta storie dipingendo, così come scrivendo dipinge sogni'". Raffaele De Grada, nel testo critico dell’ antologica milanese tenutasi a Palazzo Reale, sottolinea che: "I racconti di Dino Buzzati dipingono atmosfere e i suoi dipinti raccontano storie". Tanti i critici che la pensano così evidenziando che le “storie dipinte” sono una galleria dei suoi temi più cari, che spaziano dalla fantasia al mistero, ma anche dei personaggi che vivono nei suoi racconti e romanzi. Del resto, sarà lo stesso scrittore-pittore a dichiarare: "La mia attività di scrittore e la mia attività di pittore rientrano nel medesimo genere di operazioni mentali. Tanto è vero che i “competenti” giudicano i miei quadri letteratura e non vera pittura. Il che in fondo non mi dispiace". Grazie alle due idee registiche di Paolo Valerio, parola e pittura si compenetreranno donandoci una "lettura" nuova della sua arte in questo cinquantesimo anniversario. Uno sguardo diverso, che sicuramente sarebbe piaciuto al visionario autore bellunese.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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dino buzzati i miracoli di val morel
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Una semplice rotonda, come tante altre costruite negli ultimi anni sulla strada provinciale, che da Belluno conduce a Feltre, nasconde un tesoro nascosto, un luogo dove cultura e natura, antico e moderno si incontrano, armonizzandosi in un paesaggio suggestivo da lasciare senza fiato il visitatore. Lasciato alle spalle il centro di Limana e diretti in Valpiana, ci si immerge nella magia dei “Miracoli di Val Morel”, ed è facile lasciarsi ammaliare dall’atmosfera, creata dalla penna di Dino Buzzati. Il grande scrittore e poeta lasciò detto che “il paese di Valmorel esisteva ancora, tale e quale. Esistevano i colli, le ripe scoscese, le vecchie casere, le modeste rupi affioranti, il Col Visentin, esisteva ancora intatto l’incanto del tempo dei tempi”; intuendo qualcosa che solo le moderne indagine storico archeologiche hanno cominciato a far emergere. La fascia collinare della Valpiana ha conosciuto una lunga frequentazione umana, che affonda le sue radici nelle popolazioni dell’Età del Ferro provenienti dalla pianura, per culminare nei Cavalieri dell’Ordine Teutonico di San Pietro in Tuba.
Tra le testimonianze lasciate dall’uomo vi è quella, che, i cartelli dell’itinerario turistico de “I Miracoli di Val Morel”, ricordano come il “Villaggio fortificato della Madonna di Parè”, situato nella frazione di Giaon, lungo la strada verso la Valpiana. Verso la fine degli anni ’70, a pochissima distanza della chiesetta dedicata alla Madonna di Parè, un piccolo edificio dall’incerta datazione originaria, degli appassionati dell’Associazione “Amici del Museo” di Belluno, i quali si trovarono a perlustrare un’altura, le cui caratteristiche e, soprattutto, i racconti dei locali facevano ben sperare di trovare qualcosa di interessante.
Dopo una semplice ricerca di superficie furono individuate delle murette, che legavano i massi erratici presenti, creando una sorta di cinta fortificata ovale di circa duecento metri con un’area circoscritta di circa 2400 metri quadri. L’accesso al villaggio era posto a meridione e si costituiva di una rampa ricavata da una sovrapposizione di pietre disomogenee a secco. Difeso dalla scarpata a nord ovest, i lati sud-est, più vulnerabili, il sistema difensivo era costituito da mura in laterizio ancorato da malta; ed era anticipato da una trincea. All’interno si poterono osservare delle murature basamentali, che furono indentificate come fondazioni di abitazioni e di un ambiente di notevoli dimensioni privo di pavimentazione (7 X 15 m.), interpretato come un ricovero per animali o come un edificio di culto. Agli inizi del 1994 venne compiuta una nuova ricognizione, che, in linea di massima, confermò quanto evidenziato nella precedente, compreso la datazione attribuita all’alto medioevo.
Il sito appare provvisto di un sistema fortificatorio – la cui realizzazione risulta piuttosto disomogenea e la stessa esecuzione figura qualitativamente scarsa – che rileva da parte della popolazione circostante l’urgenza di erigerlo in presenza di una minaccia incombente. Inoltre, la planimetria delle murature rilevate non sembra delineare un abitato rurale arroccato, all’interno del quale di norma le dimore e i stallaggi trovavano disposizione sull’intera superficie senza alcun schema preordinato e senza un’ottica di lungo termine. L’insediamento, invece, sembra ricalcare il genere dei “refugia” in altura tardo antichi, che si caratterizzano per la presenza di recinti, coperti o meno, per gli armenti e la quasi assenza di edifici abitativi, dal momento che erano riservati ad alloggiare per un tempo limitato le persone e gli animali, in vista di un pericolo. Le strutture identificate potrebbero delineare dei vani seminterrati, nei quali venivano conservate le granaglie e gli utensili, sopra dei quali vi erano delle capanne di legno. Una struttura del genere presuppone un latente stato d’incertezza vissuto da questa popolazione, il che offrirebbe qualche indizio sulla sua stessa datazione, rimandando al V secolo, al collasso del sistema difensivo imperiale, allorché per la difesa si fece ricorso a soluzioni locali.
Curiosa a questo proposito la tradizione, non supportata da alcuna evidenza archeologica, sulla fondazione della vicina chiesa della Madonna del Parè, che la farebbe risalire al V secolo. Comunque sia, ogni proposta interpretativa potrà essere avanzata solo alla luce di un ampliamento delle indagini. Tutto dovrà attendere il vaglio di approfondite campagne di ricerca, ma, data la consonanza cronologica e culturale con altre esperienze similari vicine, non sorprenderebbe molto se il piccolo colle, all’apparenza privo di un significato particolare e lasciato alla vegetazione, rivelerà una storia lunga di secoli, per lo più sconosciuta.
IL RECINTO FORTIFICATO DI GIAON DI LIMANA Una semplice rotonda, come tante altre costruite negli ultimi anni sulla strada provinciale, che da Belluno conduce a Feltre, nasconde un tesoro nascosto, un luogo dove cultura e natura, antico e moderno si incontrano, armonizzandosi in un paesaggio suggestivo da lasciare senza fiato il visitatore.
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Ciao Rebecca! Quali sono dei romanzi che consigli assolutamente?
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, Gli indifferenti di Moravia, Un amore di Buzzati (ma anche I miracoli di Val Morel e La famosa invasione degli orsi in Sicilia), Le belle immagini di Simone de Beauvoir, Thérèse Raquin di Zola, assolutamente Il Maestro e Margherita di Bulgakov, poi boh sinceramente in questo momento sono un po' fusa e non ho la testa per farti un reale elenco completo, mi disp :-(
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(via Come sono fatti certi libri, 19 / “I miracoli di Val Morel”, di Dino Buzzati)
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Come sono fatti certi libri, 19 / "I miracoli di Val Morel", di Dino Buzzati
Come sono fatti certi libri, 19 / “I miracoli di Val Morel”, di Dino Buzzati
di Michela Fregona [In questa rubrica vorrei pubblicare descrizioni, anche sommarie, di libri che – al di là della storia che raccontano o del tipo di scrittura – presentano una “forma” un po’ particolare, o magari bizzarra. Che cosa si intenda qui per “forma” mi pare, visti gli articoli già pubblicati, piuttosto evidente. Chi volesse contribuire si faccia vivo in privato ([email protected]).…
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#Alberto Alpago Novello#Almerina Buzzati#Dino Buzzati#Indro Montanelli#Lorenzo Viganò#Michela Fregona#Nella Giannetto#Nicoletta Comar#Renato Cardazzo#Rita da Cascia#Stefano Fiorucci#Toni Della Santa
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An imaginary Buzzatian ex-voto (to my dear friend Clouddep).
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Nel 1970, il genere popolare degli ex voto ispirò a Buzzati un ciclo di trentasette tavole da esporre in una galleria d'arte veneziana, pubblicate poi in volume da Garzanti, l’anno successivo, col titolo I miracoli di Val Morel. I dipinti costituiscono una profonda riflessione a proposito del rapporto che la razza umana intrattiene con l’invisibile, intendendo con questo termine tutto ciò che attiene al sacro: il mistero, le forze sconosciute che presiedono ai destini degli individui; le entità occulte, potenti e lievi che circondano e attraversano le nostre vite terrene e materiali; ma anche la dimensione interiore, psichica, parte della persona e sede del pensiero, delle passioni, delle paure, dell’immaginazione: dimensione negata e spesso repressa, perché paurosa, incontrollabile, sfuggente, e tuttavia unico, vero ponte fra se stessi e il mondo.
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Buzzati, "Il colombre", I miracoli di val Morel
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P.G.R.
Una serata tra amici in una bella casa dei colli asolani. Si erano riuniti a scopo di svago…
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I miracoli di Val Morel - Il diavolo porcospino
Il Diavolo Porcospino. Il fatto è singolare perché in nessun trattato di demonologia il porcospino risulta essere stato incarnazione del Diavolo. Anzi, il porcospino è da sempre considerato un discreto e utile animaletto.
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The Devil Hedgehog. The fact is singular because no treatise on demonologythe hedgehog appears to have been the incarnation of the Devil. Indeed, the hedgehog has always been considered a reasonable and useful pet.
#Dino Buzzati#I miracoli di Val Morel#Santa Rita da Cascia#1971#Il Diavolo Porcospino#The Devil Hedgehog
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Buzzati, I miracoli di val Morel
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Buzzati, I miracoli di val Morel
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I miracoli di Val Morel - Il vecchio della montagna
#Dino Buzzati#I miracoli di Val Morel#Il vecchio della montagna#The miracles of Van Morel#Santa Rita da Cascia#ex voto#illustrazioni
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I miracoli di Val Morel - Cappuccetto Rosso
Cappuccetto Rosso. Questo miracolo non figurava scritto nel registro della Santa, ma è raccontato in un piccolo dipinto. È Cappuccetto Rosso inseguita dal lupo. La Santa interviene in suo aiuto per salvarla.
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Little Red Riding Hood. This miracle was not included in the written record of the saint, but is told in a small painting. It is Little Red Riding Hood chased by wolves. The Saint intervenes to help him to save her.
#Dino Buzzati#I miracoli di Val Morel#Cappuccetto Rosso#Little Red Riding Hood#Santa Rita da Cascia#miracoli#illustrazioni
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