#i miei versi per te
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l-incantatrice · 5 months ago
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Il mio ventre fiorisce
irrorato dal tuo nettare
ed esala il suo profumo
che arriva fino a te.
Lo senti ?
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mybittersweet · 7 months ago
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Addicted
Le tapparelle chiuse. La stanza buia che tutta in una volta si illumina di rosso mettendo a tutti gli oggetti un velo di proibito. Sul letto. Sul tavolo con la bottiglia di vino sopra. Su di te seduto sulla sedia accanto al tavolo. Su di me in piedi di fronte a te. Anche sulla musica che si infila e si intreccia tra di noi. Mi guardi. La tua camicia di lino è aperta. Si vede come si alza e si abbassa il tuo petto quando respiri. Sempre più forte. Hai fatto un sorso dalla bottiglia. Stai passando le dita sulla tua pelle scoperta. Dal petto verso la pancia e poi sopra i pantaloni. Torni sul petto. Lo accarezzi..lo graffi. Hai voglia. Il tuo sguardo mi sta toccando..mi sta facendo a pezzi. Ti sei alzato tenendo ancora la bottiglia in mano. Adesso il tuo viso a 2 centimetri dal mio e la tua mano sta sul mio collo. Mi baci. Ti bacio. Mi lecchi le labbra. E poi mi guardi di nuovo. Passi la tua mano sulla mia guancia e mi dai uno schiaffo. Mi sta bene. Ti sorrido. Il tuo sguardo diventa serio e la mano va dietro la mia testa. Mi raccogli i capelli e tiri la mia testa indietro. Sussuri "Apri la bocca". Lo faccio tirando la lingua fuori. Sputi sopra e poi mi versi il vino in bocca.
- Bevi!
Cerco di bere ma stai versando troppo velocemente e il vino comincia a scolare ovunque su di me. Sulle braccia..sul seno..sulla pancia..sulle gambe. Ti fermi e mi baci bevendo il vino dalla mia bocca. Lasci i miei capelli e mi stringi vicino a te. Il mio seno bagnato schiacciato al tuo petto. Mi graffi la schiena con le unghie. Mi baci il collo..lo lecchi scendendo verso le braccia e le dita. Sanno di vino. Gli prendi in bocca e succhi. Mi guardi negli occhi. E in questo momento non si capisce chi sottomette chi. Salendo passi la tua lingua sulla mia pancia. Ti fermi sul seno. Lo schiafeggi e lo succhi subito dopo. Passi le unghie sopra e sui capezzoli bagnati. Mi lasci i segni addosso.
Non so il perché ma ti fermi e ti allontani. Sparisci nel buio. Sento solo il rumore. Stai cercando qualcosa. Resto ferma e aspetto. So che non devo muovermi da qui. Torni con polaroid in mano. Scatti una foto ai segni che mi hai lasciato sulla pelle. La sventoli e la metti nella tasca dei pantaloni aspettando che sviluppi. Passi le dita sul mio viso e sulle labbra. Gli prendo in bocca e gli succhio. Ti guardo. Tiri fuori le dita e gli metti nella tua bocca succhiandoli. Senti il sapore della mia saliva. Stai attaccato alla mia faccia. Gemi. Sai quanto mi eccita sentirti gemere. Passi le dita bagnate sul mio petto strizzando un po i miei capezzoli facendomi aprire la bocca di nuovo. Le dita scendono ancora...verso linguine..mi toccano leggermente. Senti come mi fa bagnare tutto questo.
Ti togli la cintura dai pantaloni con i miei occhi puntati sulle tue mani. E mentre giochi con i miei capezzoli appena colpiti con la mano avvicini il tuo orecchio alla mia bocca.
- Dimmi dove vuoi essere colpita
Non riesco a non gemere perché le tue dita sopra miei capezzoli mi fanno impazzire e ti rispondo:
- Sul culo
Vai dietro di me e scatti un'altra foto da questa prospettiva. Mi dici di stare ferma e passi la cinta su tutta la mia schiena. Mi fa vivere i brividi. Ti allontani e mi dai un colpo sul culo, e subito un altro veloce. Mi lasci i segni. Ti pieghi e passi la tua lingua sopra. Lo accarezzi per calmare il dolore. Ti alzi e dai altri due colpi..anche sulle cosce. È difficile stare ferma. Ma lo so che ti piace. Ti piace vedermi lottare per mantenere il controllo. Vieni di nuovo davanti a me. Mi baci. Sto cercando i tuoi baci perché mi danno la tregua. Scendi a baciare tutto il mio corpo. Sul collo e di nuovo sul petto, lungo le braccia, giù sulla pancia e sulle cosce.
- Posso toccarti?
- No! Prima devo finire di assaggiare tutto il tuo corpo.
Dalle cosce ti sposti verso il ginocchio e il polpaccio, e poi sui piedi. Lecchi tutto. Ti metti in gioco davanti a me e prendi il mio piede portando le dita sulle tue labbra succhiandoli uno per volta. Mi eccita molto vederti così.
Questo racconto è stato scritto in collaborazione e con l'influenza di una persona che non ci sta più su Tumblr. Però volevo pubblicare lo stesso 🖤
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eroswoman · 5 months ago
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Vuoi il mio corpo.
Vuoi possedere il mio calore.
Vuoi la mia bocca per cullare le tue mattine.
Vuoi la mia pelle per colazione.
Vuoi il mio sesso e il mio fuoco.
Vuoi l’idea che hai di me.
Vuoi l’abbraccio e il gemito.
Vuoi le mie ali.
Vuoi la mia libertà.
Vuoi i miei versi.
Ma non vuoi il mio amore.
Tu non vuoi la mia vita.
Non vuoi l’impegno che comporta addomesticarmi.
Non vuoi il mio pianto.
Non vuoi le cure.
Non vuoi passeggiare alla luce del sole.
In poche parole, vuoi da me ciò che facile, non l’eterno, nè ciò che dura.
Vuoi che faccia parte di una lista in cui sfoghi i tuoi incontri.
Vuoi che sia il tuo dolce prima di metterti a dieta.
Vuoi da me il dolce, ma non te lo darò.
-Mercedes Reyes Arteaga
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yomersapiens · 9 months ago
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Vorrei farti delle domande citando un grande poeta e/o pensatore dei nostri giorni: Come stai? Che hai fatto oggi? Che t'è stai a vedè ultimamente?
Stavo passando la serata a giocare online con i miei amici da diverse parti del pianeta come ogni lunedì, BG3 è davvero molto bello se giocato insieme a persone di cui ti fidi ma ahimè sti due si sono messi a litigare e hanno interrotto la partita e io mi sono ritrovato ad avere il lunedì sera libero, cosa che non capita mai. Così mi sono detto che ok, posso rispondere a qualche domanda senza sentirmi in colpa per non avere nulla da dire. (Poi mi dici chi è sto poeta che citi).
Sto in una fase di eterna attesa e l'ho scritto proprio qualche giorno fa e mi sembra che niente abbia voglia di iniziare. Ho pure scritto delle mail per chiedere almeno a chi ha ricevuto delle mie proposte di battere un colpo ma niente, letargo. Diresti che c'è ancora qualcuno che dorme nonostante le temperature siano quasi vicine ai venti gradi? Almeno qua a Vienna, non so dalle tue parti. Sai una cosa, ho sempre paura che i miei desideri poi si avverino. Che ci sia qualcuno lassù in alto in ascolto e che, estenuato dal mio ripetere ogni inverno "che vita di merda qua a Vienna fa sempre freddo è sempre grigio non smette mai di fare schifo il tempo" abbia deciso di punirmi esaudendo il mio desiderio di cambiamento. Ecco perché fa caldo ma io non riesco a godermela perché penso al collasso climatico.
Oggi andare in bici è stato bello. Allo psicologo ho spiegato che da noi, in italiano, paziente e pazienza hanno la stessa origine e per noi è ovvio pensare che un paziente debba avere pazienza ma che per loro, per sti poveracci di austriaci, non è così immediato. Loro per dire pazienza dicono Geduld e per dire paziente dicono Patient, ok dicono anche Geduldig per dire quando uno è paziente ma non nel senso di paziente paziente, nel senso di paziente paziente, capito? Ecco. Nemmeno io. Tantomeno il mio psicologo che oramai secondo me annuisce e aspetta lo Stato gli versi i soldi che io non ho. Ho parlato un sacco in tedesco oggi. Forse troppo. Ho parlato pure in inglese ma poi mescolavo le parole. Sono stato a fare da traduttore per degli amici che hanno un'azienda che fa miele. Andiamo in questo hotel a quattro stelle, aspettiamo nella lobby e tutto sembrava finto. C'erano un sacco di oggetti da hotel di quelli che vedi ovunque, anche le persone che entravano e andavano verso le loro stanze erano persone standard che vedi ovunque. Poi arriva il nostro interessato e dopo essersi presentato sbatte sul tavolo il portafoglio dal quale escono almeno una ventina di banconote da cento euro più altre valute che non conosco, penso dollari perché avevano le cifre scritte con caratteri orrendi. Puzzava l'alito a tutti ma io dovevo ascoltare e tradurre e fare da intermediario mentre cercavo pure di capire se sto tizio pieno di soldi fosse una persona affidabile o meno. Quanto dolore provo quando sento odori fastidiosi. Dopo quasi due ore finalmente ce ne andiamo, raccogliamo i barattoli di campioni omaggio e prima di salutare mi dice che adesso vende una delle sue case perché ne compra una sulla palma a Dubai. Io gli dico che bello, una casa su un albero. Lui mi fa no no hai presente quel posto da ricchi che c'è a Dubai che ha la forma di una palma e ci sono le case vicino all'acqua nel deserto ecc ecc e io lo fermo e gli dico guarda, beato te che ti puoi permettere di fare sti acquisti e spero pure che ti diano gioia, a me piace spendere massimo 2€ su vinted per comprare una carta pokémon dall'illustrazione caruccia. Io la gente con i soldi non la capisco. O con i soldi apparenti, chissà se non era una montatura per ottenere del miele gratis. Cioè io lo farei ma perché assomiglio sempre di più a Winnie the Pooh come mi dice sempre Pimpi. Ora per rilassarmi stavo cercando altre carte nuove dove investire una manciata di euro, per quei quindici secondi di felicità che mi donano quando le guardo al sole e ne ammiro i riflessi.
Poi andiamo avanti, cosa sto guardando. Blue Eye Samurai su Netflix mi ha preso molto, inaspettatamente. Sharp Objects anche, HBO, fatta molto molto bene. Me l'ero persa qualche anno fa e sto recuperando. L'ultima stagione di Curb your Enthusiasm perché poi Larry David ha deciso di smettere e sono parecchio triste dato che lui è il mio animale guida, tutta la mia vita attuale è una mera scopiazzatura del personaggio creato da lui. Infine, lo aggiungo io, sto leggendo Dune. Ci sto riuscendo. Sono molto orgoglioso perché l'ho sempre ritenuta una grande mancanza, soprattutto di voglia, non essere riuscito a portare a termine la lettura perché annoiato dall'ampollosità di Herbert e invece toh, sarà che sono un vecchio rompicoglioni, ma mi sta piacendo. Forse pure perché mi immagino quel bono di Chamalamet (non voglio googlare come si scrivere il suo nome correttamente la mia è una scelta politica) e allora scende giù più saporita. So di stare tradendo il Dune di Lynch ma pure lui dice non c'aveva capito un cazzo mentre lo girava e in effetti dai era palese.
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segaligno · 2 months ago
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Quanto paternalismo e quanta ristrettezza mentale in quel post fissato in alto sul tuo blog. Ma, dimmi la verità, ci credi davvero che le donne siano questi fiorellini delicati e profumosi che aspettano solo l'avvento del provvido Sig. Gino (il giardiniere) per aprirsi ai raggi del sole, oppure ti è effettivamente capitato di avere a che fare con una donna (nella vita reale intendo)?
Che nel 2024 esista ancora chi ha una visione così limitata e idealizzata della femminilità, mi atterrisce. Tanto per capire, quanti anni hai?
Ah, quale sferzata pungente reca la tua domanda, come un dardo lanciato contro la fragile tela dei miei pensieri! Eppure, ben venga il dubbio che scuote, il giudizio che ferisce: essi sono il vento che spazza via le foglie secche del preconcetto.
Non credere ch’io, in quest’arida terra di parole e schermaglie, abbia mai osato imprigionare l’essenza della femminilità in un fragile petalo, come un fiore che attende mani altrui per sbocciare. Oh no, sarebbe troppo semplice, troppo riduttivo, troppo lontano dalla complessità infinita che ogni donna incarna. Non è la dolcezza del giglio né la fragranza della rosa ciò che definisce l’animo femminile, ma la forza intrinseca che, silente o furente, arde come un fuoco segreto, indomabile.
Se mai i miei scritti hanno evocato l’immagine d’un giardiniere provvido, non era per dipingere una donna in attesa d’essere curata, ma per ricordare che siamo tutti giardini di cui nessuno possiede la chiave. Non vi è essere umano che possa fiorire sotto mani altrui, senza prima affondare le proprie radici nel terreno delle proprie tempeste.
Ed eccoci alla tua domanda: ci credo davvero? Ah, quanto ti sbagli, se pensi che il mio cuore mai abbia sfiorato quello d’una donna, non nei versi delle mie parole, ma nelle pieghe del quotidiano, negli sguardi intrecciati, nelle risate rubate alla notte o nel silenzio complice di un giorno comune. Ogni donna che ho incontrato è stata per me un universo da scoprire, una forza capace di scuotere la terra e piegare i venti, non un’esile creatura da proteggere, ma una sovrana della propria esistenza.
Quanto agli anni miei, non sono che un’ombra leggera sul mio spirito. Essi non contano quando il cuore è ancora disposto a battere per la verità, per l’amore, per la battaglia incessante di chi cerca di capire e farsi capire. Quindi, se la mia visione ti appare limitata, allora non ho fatto altro che fallire nell’arte più difficile di tutte: comunicare la vastità di ciò che vedo. Ma ti invito, cara interlocutrice, a non giudicare da un singolo post, né da un singolo pensiero, perché, come ogni fiore, anche le idee hanno bisogno del tempo giusto per sbocciare, e io, come te, sono solo un pellegrino in cerca della mia fioritura.
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Io credo fermamente nell’amore ed è questo che a volte anzi molte volte mi frega, perché sono un’eterna romantica e si sa gli eterni romantici sono così increduli che l’amore vero esiste e probabilmente esiste davvero in certi versi, no? Ho provato tante volte a scrivere perché è l’unica cosa che mi riesce bene, perché a parole non so spiegare cioè che ho dentro. E dentro ho tante cose che non riuscirò mai a dire, probabilmente un giorno magari molto lontano riuscirò a scrivere davvero ciò che mi tormenta. Ma non sono qui per questo adesso, so che magari potrebbe annoiarti il mio essere così “logorroica” lo capisco, lo comprendo annoia anche a me moltissime volte. Ma vedi, l’amore che sento per te penso non sia paragonabile a quello che provato prima di te, questo amore per te mi fa male e mi fa bene allo stesso tempo, ma io come te capisci che non possiamo più stare male. Ci sono troppe cose in mezzo, la tua ex soprattutto che in un modo o nell’altro si intromette nella tua vita cosa che tu in primis non dovevi renderlo possibile, ho perdonato quello che hai fatto ho accetto le tue scuse, ma io francamente non me ne faccio nulla. So, che odi quando riprendo il discorso però a volte anzi molte volte mi fermo a pensare e mi dico “ma io davvero mi merito tutto ciò?” E mi rispondo con un “no, non lo merito però per qualche ragione ci finisco sempre in queste situazioni che mi fanno stare davvero male” il mio cuore è stanco, stanco di litigare, di discutere, di piangere e di amare. Ti amo, ti amo davvero e non ti amo perché tu mi debba completare no, ti amo perché in un certo senso completi i miei gesti quando non siamo ognuno per cazzi nostri. Quello che è successo ieri, mi ha fatto molto male.. ho subito pensato che non te ne fregasse niente di me, ed ho pensato tanto ed ho pianto tanto perché non voglio questo per me stessa io voglio solo essere felice. Perché me lo merito e perché te lo meriti anche tu dopo tutte le sofferenze che abbiamo avuto, domani noi possiamo anche vederci possiamo anche parlarne ma la mia decisone rimane quella. So, so quello che ho detto ma magari questo tempo lontane potrebbe farci capire davvero quello che vogliamo, non voglio essere una seconda scelta per te perché mi ci sono sentita un po’ di volte e non te l’ho mai detto, ma sono stanca di fingere che vada tutto bene anche quando non è così. Ti chiedo di rispettare la mia decisione, ti chiedo di rimanere in buoni rapporti e so che ho detto che non ha senso ma non ha senso nemmeno fare finta di niente giusto? Come se questi tre mesi non fossero mai esistiti, io so quanto ti amo e quanto tu ami me proprio per questo ti chiedo del tempo ti chiedo di stare un po’ lontane e capire quello che si vuole davvero. Io per adesso voglio tempo, perché sono delusa e arrabbiata, per quanto posso volerti e posso amarti non riesco a stare così adesso. Amare per due persone come noi è difficile e complicato dopo tutto quello che abbiamo passato, e tu lo sai e il lo so cosa significa amare più di se stessi. Ma voglio che tu capisca, l’importanza che ha ogni azione che fai con quella persona, ogni parola, ogni gesto compiuto, voglio che tu capisca tutto. Perché so, che tu sei intelligente ma a volte non ci capiamo per niente e invece di andarci incontro ci scontriamo facendoci solo del male ed io non voglio questo per noi. Mille parole non bastano, non bastano nemmeno mille lettere per dirti ciò che sento ma spero che tu capirai queste mie parole. E alla fine mi ritrovo sempre così, la mia testa che mi dice di andarmene e il mio cuore che mi dice di riprovare ancora. Ma posso farlo per sempre? Dimmi, se il mio povero cuore può ancora sopportare tutto ciò. Quanto costa essere felici in questo mondo che per noi non sarà mai facile trovare un po’ di pace, quanto costa amare quando l’amore ti fa così male, quanto costa fingere di stare bene quando dentro sei tormentata. Ecco, la parola giusta è “tormentata” più specificamente “un’anima tormentata” come la canzone di blanco, dove mi ci ritrovo tantissimo anzi dove ritrovo me e te. Tormentate, ecco come siamo noi due
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alonewolfr · 5 months ago
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…A te, senza muovermi, senza vederti, te distante vanno il mio sangue e i miei baci a te che sei per le mie braccia per i miei baci… …per l’anima mia.
|| Pablo Neruda – I versi del capitano
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clacclo · 2 years ago
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Francesco Guccini Cirano
Venite pure avanti, voi con il naso corto
Signori imbellettati, io più non vi sopporto
Infilerò la penna ben dentro al vostro orgoglio
Perché con questa spada vi uccido quando voglio
Venite pure avanti poeti sgangherati
Inutili cantanti di giorni sciagurati
Buffoni che campate di versi senza forza
Avrete soldi e gloria, ma non avete scorza
Godetevi il successo, godete finché dura
Che il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura
E andate chissà dove per non pagar le tasse
Col ghigno e l'ignoranza dei primi della classe
Io sono solo un povero cadetto di Guascogna
Però non la sopporto la gente che non sogna
Gli orpelli? L'arrivismo? All'amo non abbocco
E al fin della licenza io non perdono e tocco
Io non perdono, non perdono e tocco
Facciamola finita, venite tutti avanti
Nuovi protagonisti, politici rampanti
Venite portaborse, ruffiani e mezze calze
Feroci conduttori di trasmissioni false
Che avete spesso fatto del qualunquismo un arte
Coraggio liberisti, buttate giù le carte
Tanto ci sarà sempre chi pagherà le spese
In questo benedetto, assurdo bel paese
Non me ne frega niente se anch'io sono sbagliato
Spiacere è il mio piacere, io amo essere odiato
Coi furbi e i prepotenti da sempre mi balocco
E al fin della licenza io non perdono e tocco
Io non perdono, non perdono e tocco
Ma quando sono solo con questo naso al piede
Che almeno di mezz'ora da sempre mi precede
Si spegne la mia rabbia e ricordo con dolore
Che a me è quasi proibito il sogno di un amore
Non so quante ne ho amate, non so quante ne ho avute
Per colpa o per destino le donne le ho perdute
E quando sento il peso d'essere sempre solo
Mi chiudo in casa e scrivo e scrivendo mi consolo
Ma dentro di me sento che il grande amore esiste
Amo senza peccato, amo, ma sono triste
Perché Rossana è bella, siamo così diversi
A parlarle non riesco
Le parlerò coi versi
Le parlerò coi versi
Venite gente vuota, facciamola finita
Voi preti che vendete a tutti un'altra vita
Se c'è, come voi dite, un Dio nell'infinito
Guardatevi nel cuore, l'avete già tradito
E voi materialisti, col vostro chiodo fisso
Che Dio è morto e l'uomo è solo in questo abisso
Le verità cercate per terra, da maiali
Tenetevi le ghiande, lasciatemi le ali
Tornate a casa nani, levatevi davanti
Per la mia rabbia enorme mi servono giganti
Ai dogmi e ai pregiudizi da sempre non abbocco
E al fin della licenza io non perdono e tocco
Io non perdono, non perdono e tocco
Io tocco i miei nemici col naso e con la spada
Ma in questa vita oggi non trovo più la strada
Non voglio rassegnarmi ad essere cattivo
Tu sola puoi salvarmi, tu sola e te lo scrivo
Dev'esserci, lo sento, in terra o in cielo un posto
Dove non soffriremo e tutto sarà giusto
Non ridere, ti prego, di queste mie parole
Io sono solo un'ombra e tu, Rossana, il sole
Ma tu, lo so, non ridi, dolcissima signora
Ed io non mi nascondo sotto la tua dimora
Perché oramai lo sento, non ho sofferto invano
Se mi ami come sono
Per sempre tuo
Per sempre tuo
Per sempre tuo
Cirano
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elenascrive · 7 months ago
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Caro Maggio,
mi sono resa conto
che sei tra quei pochi mesi
a cui non ho ancora dedicato versi
Allora rimedio subito
scrivendoti oggi
nel giorno del Tuo debutto
Sperando di fare cosa buona
anche se non so da dove partire
poiché non Ti ho mai considerato
tra i Miei mesi del cuore
Spero mi perdonerai!
Ricordo che quando ero bambina
volevo che lo fossi,
poiché la Mia migliore amica di allora
festeggiava il proprio compleanno
lungo i Tuoi giorni,
perciò desideravo fortemente
avere questa cosa in comune con Lei
per poter festeggiare insieme
Poi crescendo legato a Te
è rimasto solo quel piacevole ricordo,
sino a quando non ho incontrato
un’altra Persona importante
la quale celebrando anch’essa
i propri anni,
ha fatto sì di tornare a riviverti
con occhi diversi
D’allora ogni anno
Ti attendo con trepidazione
per scoprirti
e far scoprire a quella Persona
quanto sia forte il legame che ci unisce
Senza dimenticare poi che
sei anche il Mese delle spose,
delle cerimonie
che fanno sognare
Sei il Mese
della Madonna,
della Mamma,
della Mia di Mamma,
del lavoro,
delle rose
dai bellissimi, preziosi colori
ipnotizzando cuori
Sei l’allegria
percepita nell’attesa dell’estate
che sta per arrivare,
riservandoci Sole e
temperature miti
che ci permettono di scoprici,
beneficiando della leggerezza
nel sentirci più liberi
Sei il Mese dei trionfi calcistici,
di tantissimi ricordi legati ad essi
Purtroppo sei anche il Mese
degli odiati pollini,
la cui vista
mi fa piuttosto innervosire
Ma mi rendo conto
che ci vogliono
se amiamo la Natura
e desideriamo che ci culli
con la propria sfarzosa bellezza!
Tutto questo solo per dire che
Sei il Mese della Grazia
in ogni senso!
Mi auguro nel frattempo che
Tu possa donarmene abbastanza
Intanto Ti dico
Benarrivato Maggio,
mi raccomando non essere
solo un Miraggio,
trasmettimi il Tuo coraggio!
@elenascrive
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l-incantatrice · 6 months ago
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Non c'è contatto di mucosa con mucosa eppur mi infetto di te, che arrivi e porti desideri e capogiri in versi appassionati e indirizzati a me e porgi in dono la tua essenza misteriosa, che fu un brillio fugace qualche notte fa; e fanno presto a farsi vivi i miei sospiri che alle pareti vanno a dire ti vorrei qua.
Marlene Kuntz, “La canzone che scrivo per te”
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valentina-lauricella · 8 months ago
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Né di sospiri è degna
La terra.
A casa tua si tiene una mostra che ha per titolo due emistichi di una tua poesia. Io non penso al senso oggettivo di quella frase: ai miei occhi non ne ha; penso soltanto allo stato d'animo che ti ha condotto a scriverla, insieme a quelle che la precedono e la seguono. Ora qualcuno pretende che quei versi siano di tutti, per tutti; che abbiano una verità oggettiva dentro. Ma no, io ci vedo solo te, un abisso più profondo di tutta l'umanità considerata insieme: l'uno considerato da solo. Non c'è bisogno di aggiungere e accostare altro a te: tu sei, e vai oltre i margini. Di questo piango: di te solo. Così com'eri mentre scrivevi, dentro l'istante deserto, immerso nella profondità che mi restituisci da guardare, per trovarti.
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greenbor · 1 year ago
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Sei la lieve brezza che risveglia i miei sensi, l'alba dei silenzi che irrompono in gemiti, la luna insaziabile che ti spoglia la bocca, corpi umidi che si sentono mentre si toccano, lascia che le mie labbra cavalchino sulla tua virilità, non c'è gabbia che trattenga le mie desideri per te ogni giorno, puledra indomabile che perverte il tuo sguardo, versi immutabili che risiedono nel tuo sguardo ardente. Guardami nell'alba nuda del tuo letto.
Sabrina poesia (https://www.tumblr.com/sabrina77)
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canesenzafissadimora · 1 year ago
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Il bacio appena sognato
in una notte di tradimenti,
dove tutti consumano amplessi
che non hanno profumo,
il tuo bacio febbricitante,
il candore delle tue labbra,
somiglia alla mia porta
che non riesco ad aprire.
Il bacio è come una vela,
fa fuggire lontano gli amanti,
un amore che non ti gela
che ti dà mille duemila istanti.
Ho cercato di ricordare
che potevi tornare indietro,
ma ahimè il tuo bacio
è diventato simile a un vetro.
Io come un animale
mi rifugio nel bosco
per non lasciare ovunque
il mio candido pelo.
Il pelo della mia anima
è così bianco e così delicato
che persino un coniglio ne trema.
Tu mi domandi quanti amanti ho avuto
e come mi hanno scoperto.
Io ti dico che ognuno scopre la luce
e ognuno sente la sua paura,
ma la mia parte più pura è stata il bacio.
Io tornerei sui monti d'Abruzzo,
dove non sono mai stata.
Ma se mi domandano
dove traggono origine i miei versi,
io rispondo:
mi basta un'immersione nell'anima
e vedo l'universo.
Tutti mi guardano con occhi spietati,
non conoscono i nomi delle mie scritte sui muri
e non sanno che sono firme degli angeli
per celebrare le lacrime che ho versato per te.
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Alda Merini
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vorticimagazine · 9 days ago
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Al FLA Festival di Libri e Altrecose 2024, con Daniela Quieti
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L’Edizione del FLA Festival di Libri e Altrecose 2024 tenutosi come sempre a Pescara dal 7 al 10 novembre 2024, ha  riscosso anche questa volta, un grande successo di pubblico. Quest’anno la rosa degli eventi proposta è stata particolarmente ricca, per un totale di quasi 200 appuntamenti: tra letteratura, giornalismo, talk, reading, teatro, fumetto, danza, musica e... altrecose!Noi di Vortici.it abbiamo scelto di seguire per voi la presentazione dell’ultima fatica letteraria di Daniela Quieti(autrice già nota ai lettori di Vortici) dal titolo meraviglioso: FORSE L’ETERNITA’- Poesie (IBISKOS ULIVIERI), tenutasi lo scorso 8 Novembre c/o Sala Unione – Nuovo Spazio Fla.L’incontro è stato moderato da Vittorina Castellano:L’autrice Daniela Quieti, che ringrazio, mi ha poi concesso questa splendida intervista: 1. Forse l’Eternità. Perché hai scelto questo titolo? Qual è il tuo rapporto con essa? Ringrazio di cuore Annapaola Di Ienno, Direttrice Responsabile della rivista Vortici, per questa significativa intervista. Ho scelto il titolo “Forse l'eternità” per la mia silloge di poesie riprendendo il verso finale del componimento che chiude la raccolta. In questo nostro tempo attraversato da tante tragedie e incognite, nel quale la serenità del vivere sembra allontanarsi sempre di più, riavvicinarsi al mistero della trascendenza e dell’infinito mitiga i dolori dell’esistenza, riconcilia con la propria interiorità e con il mondo donando all’anima quell’anelito di eternità che manca al nostro essere temporaneo. 2. Come ti sei avvicinata alla poesia? Dalla giovane età sono stata esortata dalla famiglia e dagli insegnanti alla lettura, alla scrittura e al dialogo. I miei mi donavano libri nelle varie ricorrenze e mi piaceva sfogliarli ed elaborare le mie impressioni. Scrissi i miei primi versi su un piccolo quaderno di altri tempi con la copertina nera e i profili rossi, che custodivo in un cassetto come un tesoro. Con il trascorrere degli anni compresi quanto fosse gratificante riuscire a condividere con i lettori sensazioni ed emozioni attraverso il valore simbolico, fonico e suggestivo della parola scritta. 3. Che cosa ha ispirato questa silloge?Questa silloge di poesie è stata ispirata da riflessioni e interrogativi sullo smarrimento, la transitorietà, le contraddizioni e i timori che modellano il vivere del nostro tempo, custode del mutevole avvicendarsi delle stagioni e dei loro accadimenti voluti o imposti. L’impatto con una realtà incerta, caratterizzata da eventi distruttivi e disorientanti come le guerre, le pandemie, le migrazioni, l’intelligenza artificiale e i cambiamenti climatici, è tale da frantumare le sicurezze che si credevano raggiunte e pone nuovi dilemmi sulla ricerca di senso dell’esistere, chiamando a proiettarsi da una storia individuale in quella collettiva. Nel desiderio di riappropriarsi dell’armonia del creato e della sua interconnessione tra terra e cielo, illuminazioni universali di speranza e amore espandono la consapevolezza sia del dolore sia dell’attesa di una rinascita. 4. Arte e poesia, per te sono due facce della stessa medaglia? Credo che la Poesia sia una delle espressioni artistiche più significative perché evoca l’immaginazione, i sentimenti, lo stupore della natura circostante, esprimendo la consapevolezza di un’esperienza emotiva attraverso un linguaggio strutturato in relazione al suo significato, all’armonia e al ritmo, un “linguaggio universale d’arte e poesia, un diverso tempo per tracciare il giusto posto…” 5. Quale messaggio vorresti lasciare al lettore che leggerà questa tua ultima fatica? Nei miei anni d’insegnamento e nella mia attività giornalistica e sociale sono stata vicino alle coscienze e alle aspirazioni dei giovani e dei meno giovani. Questa nostra società, tanto in crisi quanto a valori, ha bisogno dell’onestà intellettuale e della migliore creatività per realizzare un futuro migliore. Esorto quindi soprattutto i giovani a essere partecipativi e ad avviarsi verso la formazione personale senza la fretta di un fragile successo ma con un solido rigore e con la conoscenza del passato, per capire meglio il presente in un accostamento fertile con i nuovi modelli culturali. Daniela Quieti: laureata in Lingue e Letterature Straniere, già docente di Lingua e Letteratura inglese, è giornalista, presidente dell’Associazione Logos Cultura, direttore editoriale dell’omonimo periodico e della Pegasus Edition. Cura rubriche di cultura e tradizioni per Radio Speranza e alcune testate. Ha conseguito diplomi di specializzazione linguistica e per l’attività di volontariato socio-sanitario. Ha pubblicato diversi libri di poesia, narrativa e saggistica. Partecipa attivamente a rassegne letterarie. Per le sue opere, anche tradotte in altre lingue, e per l’attività culturale ha ricevuto numerosi premi nazionali e internazionali. Read the full article
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storycritica · 5 months ago
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6 motivi (controintuitivi) per vedere La città che cammina Di Fiorella Frau
Hai sentito parlare di questa strana performance, per certi versi l’idea ti attira, eppure ti sembra fuori dalla tua portata, o dalla tua zona di comfort. Ti capisco! Ma prima di decidere che non fa per te, lascia che ti racconti la mia esperienza. La settimana scorsa ho partecipato a un workshop sulla comunicazione nell’ambito degli spettacoli dal vivo, con focus sul teatro. Oh, la mia gioia quando ne sono venuta a conoscenza! Tanto più che il programma prevedeva alcune uscite didattiche. Che meraviglia, mi sono detta, andremo a vedere uno spettacolo teatrale. A teatro. Seduti in comode poltroncine. Con l’aria condizionata.
E invece no. Lo spettacolo, ho scoperto dopo l’iscrizione, si intitola La città che cammina ed è una performance itinerante in cui il pubblico segue gli attori lungo un percorso cittadino della durata di circa quattro ore. Quattro. Ore. L’ideale per una che, di solito, non cammina nemmeno sotto tortura. Ma l’amore per il teatro smuove mari e monti e, a quanto pare, persino me. Quindi, forza e coraggio! Sarà una bella avventura, me lo ripeto come un mantra per autoconvincermi che non me ne pentirò al primo kilometro. Speriamo bene.
Punto di partenza: quello di tanti viaggi verso casa. L’incontro è alla stazione, uno dei pochi luoghi di Cagliari che conosco davvero. Oggi però andrò in un’altra direzione, la più lontana possibile dalla familiarità di casa mia. Gran parte del gruppo è già lì. C’è un sacco di gente! Possibile che così tante persone non vedano l’ora di farsi una simile sfacchinata? Devono essere amanti del trekking urbano. O forse c’è davvero qualcosa di unico in questa esperienza.  Faccio il biglietto. Corro in bagno. Ommioddio, come farò a trattenere la pipì per quattro ore?  Torno dagli altri e comincio a guardarmi intorno. I miei compagni di viaggio. Penso che condivideremo una piccola magia che in qualche modo ci unirà per sempre, e l’emozione inizia a farsi sentire. Poi le istruzioni; poche, chiare, semplici: niente telefoni, state compatti, potete abbandonare il percorso quando volete, non parlate. Perché ognuno ha il suo modo di assaporare il momento, e le chiacchiere potrebbero disturbare, dicono. E con chi processa il mondo attraverso la parola come la mettiamo? Perché io “parlo ergo sum”, non sono neppure certa che gli eventi accadano se non diventano oggetto di un discorso. Inspiro a fondo. Ok, un’altra sfida. Saranno le quattro ore più lunghe della mia intera esistenza.  Non ne avevo la minima idea.  Ancora non lo sapevo, ma stavo per affrontare un pellegrinaggio interiore passeggiando nel silenzio affollato della mia coscienza. E oggi ho 6 ottimi (sebbene a prima vista controintuitivi) motivi per consigliarlo a tutti. Tutte le foto che seguiranno sono di Laura Farneti
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Mettere in dubbio la realtà
Lo spettacolo si svolge lungo le strade, in mezzo alla vita che scorre. Ma ancor prima di intraprendere il percorso, ero già consapevole che qualcosa di inusuale avrebbe spezzato quella banale continuità. Così, nella ricerca di una breccia, il confine tra reale e fantastico si è assottigliato al punto da togliermi ogni sicurezza: chi erano i performer e chi invece si trovava lì per caso? Quali eventi erano programmati e quali stavano semplicemente accadendo ignari del mio passaggio? Ho scandagliato ogni cosa con occhi nuovi e più attenti che mai a ciò che mi circondava. Improvvisamente tutto era possibile, persino l’assurdo.
2. Sentirsi osservati  A differenza del teatro più tradizionale, però, in questo tipo di performance lo sguardo non è a senso unico, dalla platea al palco; lo spettacolo diviene una sorta di specchio bidirezionale in cui lo spettatore è contemporaneamente osservatore e osservato. Abbiamo esplorato piazze, vicoli, quartieri. Luoghi abitati. Alcune persone hanno fatto finta di nulla, scambiandoci forse per un ordinario gruppo di turisti, ma molte altre invece ci hanno fissato a lungo, hanno sorriso, commentato. Ho finito per sentirmi, mio malgrado, parte dell’esibizione. Catapultata dall’altra parte con la veemenza delle occhiate curiose e invadenti, mi sono chiesta ancora una volta dove fosse la linea che delimita la finzione dalla verità: un bel promemoria del fatto che in teatro, contrariamente alla credenza comune, non ci sono bugie.
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3. Stare nel disagio Non è stato facile, in un primo momento, resistere all’imbarazzo. Mi sono ritrovata a rimpiangere l’anonimato della penombra in platea, il potere di giudicare non vista. Camminando nella città, con la città, ho dovuto fare una fatica in più: quella di essere chiamata in causa per le mie reazioni, per la mia presenza. Non più spettatrice passiva, ma attiva fruitrice di avvenimenti che mi coinvolgevano in prima persona. La rassicurante distanza che di solito mi separa dal palcoscenico, totalmente azzerata; indugiando nel senso di sconfinamento in spazi privati, ho vissuto il teatro con un’intensità mai sperimentata prima.
4. Riflettere sui propri limiti Mi sono sentita piccola, sbagliata, fuori luogo, nel confronto con contesti tanto lontani dal mio quotidiano. Angoli di città in cui la natura è padrona o scorci affrescati dal degrado, poco importava dove fossi: ogni passo mi portava a interrogarmi su di me. Sul perché delle mie sensazioni, sulle ragioni che mi muovono giorno dopo giorno, sul mio rapporto col mondo, su ciò che conosco e ciò che ignoro. Ho compiuto un salto introspettivo nel vuoto dello stupore. Sarà stato il silenzio, oppure la fatica fisica, a fare da catalizzatore, o sarà stata la voglia di arrivare in fondo al mistero di quelle storie appena accennate che si stavano dispiegando intorno a me; sarà stato il cielo che mi si è scurito addosso, o forse il fiato che mancava per lo sforzo, e per la paura, e per la meraviglia. Di certo è stato un piano ben congegnato, un percorso studiato nei minimi dettagli per far assaporare il dolce della scoperta e l’amaro dello sgomento. Un viaggio nelle vite degli altri che ho potuto fare solo a condizione di abbattere muri e allentare la mia corazza.
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5. Cadere nella tana del Bianconiglio E con le difese azzerate, sprofondare nell'eccezionalità e nell'incredibile è stato un attimo infinito. Ho visto una ragazza blu che se ne stava assorta in angoli remoti e in luoghi frenetici, ho osservato una donna pregare col canto, poi sparire e trasformarsi sotto ai miei occhi, ho sentito un cane parlare. Ho attraversato le viscere della città guardandola dall'alto, mentre la città dall'alto guardava me attraverso strane persone silenziose sul ciglio di un burrone. Ho assistito all'intimità di riflessioni e drammi personali, a un colpo di fortuna da uno su un milione, e infine al ritorno dell'uomo a Madre Natura. Ho fatto la spesa più bizzarra del mondo con un ragazzo mascherato, ho ballato. A volte “per sempre” è solo un secondo, scriveva Carroll. A volte, sono quattordicimilaquattrocento.
6. Fidarsi del processo Ma dopo quattro ore, i muscoli affaticati, i piedi doloranti, nella mia mente non c’era più spazio per la bellezza. Volevo solo tornare a casa, volevo che finisse.  Mi giravano in testa dubbi, ripensamenti, e una frase in loop: “chi me l’ha fatto fare?”. Non capivo più nulla, non volevo capire, non mi interessava più. Ma non potevo tornare indietro da quel punto in poi, troppo fuori mano per andarmene da sola. Quindi sono rimasta, impiegando tutte le mie forze per evitare i crampi che sentivo arrivare. Finché ho udito di nuovo la musica, e ho visto la fine, l’ultima tappa, ed è tornata la magia. Tutto ha avuto di nuovo un senso. Dovevo solo avere fiducia, una capacità che purtroppo di questi tempi si esercita sempre meno. Allora ho compreso appieno la potenza di ciò che avevo appena vissuto, ma è stato solo qualche giorno dopo, raccontandolo a qualcun altro, che ho realizzato davvero. E contro ogni mia aspettativa, mi sono ritrovata a pensare che, nonostante tutto, sarebbe bello rifarlo. È proprio vero che il teatro fa miracoli.
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quellotropposensibile · 6 months ago
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Les jeux sont faits.
Grazie Dani per le parole. Ne farò tesoro, come spero tu abbia fatto con le mie.
Da piccolo facevo dei mega sospironi sotto la doccia, specie dopo una giornata in spiaggia, e i miei mi prendevano in giro e alla fine ridevamo tutti. Quella sensazione di relax mi provocava questi versi involontari. E uscivo felice.
La stessa felicità che si prova il giorno del compleanno, o di Natale, ma il compleanno è un giorno qualsiasi per tutti gli altri, tranne che per te, per te è più speciale. Torni un bimbo, anche superati i novant'anni, quando scarti il tuo regalo, spacchi la carta sorridendo, perché è tutta una sorpresa, un gesto di affetto nei tuoi confronti da parte di chi ti ama. Come le lontre con i sassi.
Allora questa sensazione di felicità è molto ben riconoscibile perché almeno una volta l'anno la provano tutti, questo è amore. Puro e semplice. Così ci si sente.
È semplice, per l'appunto. Spontaneo, naturale come respirare. Forse di più. Automaticamente sei felice, sorridi, ridi, le battute diventano più belle, anche le sembianze di chi ami diventano meno oggettive, più soggettive, quindi bam, questa persona diventa la più bella di tutte. Non te ne frega niente se è più alta, più magra, più grassa, più bassa, se puzza o se indossa un profumo all'incenso, se le piacciono i gatti o gli ornitorinchi, se la ami, finisci per amare pure tu gli ornitorinchi poi.
Si vede dove sto andando a parare?
È una scelta semplice, quando non lo è, basta seghe mentali, si continua a vivere perché di amore se ne trova ovunque, e in primis devi darne a te stesso. E se non ci riesci per causa di un'altra persona, beh, è un fottuto problema.
Quando ho amato, ho amato impossibilmente, ci ho messo tutto me stesso, e, senza rendermene conto, sono scomparso. Avevo dato tutto quanto. Senza riserva. Poi me ne sono andato via con l'altra persona quando questa se n'è andata. E sono rimasto da solo con uno sconosciuto.
Allora ho imparato a conoscermi, mi sono stretto la mano, mi sono presentato, piano piano sono tornato in me, qualcosa manca ancora, ma qualcosa in più è arrivato. Come la coda di una lucertola, con una macchia nuova, di un nuovo colore, ma senza più i puntini che c'erano prima.
Dopo mi sono innamorato di nuovo. Perché le cotte delle superiori sono difficiline quando sei circondato da maschi, allora le uniche persone di sesso femminile che vedi sono le morose dei tuoi amici e occasionalmente incontri una tipa nuova, spesso e volentieri fidanzata, a meno che non abbia i baffetti alla Chaplin, quelli non vanno più di moda, quindi quelle tipe di solito sono single. E se invece ti innamori direttamente (direttamente per modo di dire) ti sembra di avere tutto. Sei felice con te stesso e sei felice anche con un'altra persona.
Questi due vasi comunicanti all'inizio sono a due altezze diverse, poi si stabilizzano alla stessa quota geodetica. E quando arriva l'equilibrio son cazzi. Cazzi amarissimi. Metti che uno dei due vasi si crepa, eh beh, scendono insieme, metti che piove, sì, si distribuisce meglio, ma poi travasano entrambi contemporaneamente. Si patisce entrambi. Si è una cosa sola.
Ora non so quanto comunicante fossi io con lei, non so quanto saremmo potuti travasare insieme. Anzi, la prima frase è abbastanza chiara. Ciuf ciuf, in carrozza, il treno parte. Direzione acqua, e molta pace.
È chiaro che il mio treno non può più stare ad aspettare che l'altro deragli per venire su un binario condiviso. Vedo lì il bivio per tornare sul mio, quello della felicità nella sua forma più pura, per tornare a stare bene da solo.
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