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#gli amici di giorgione
sciclivideonotizie · 5 years
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‘Gli Amici di Giorgione’ e la Cavalcata di San Giuseppe. SCICLI - Si sono spenti i riflettori sull'edizione 2019 della Cavalcata di San Giuseppe. "Gli Amici di Giorgione" pensano già al 2020. Uccio Brancati, portavoce dell'associazione, è stato nostro ospite per fare un bilancio sulla festa e parlare della prossima edizione.
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iltrombadore · 3 years
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L’ultimo Natale di Giorgio Amendola e della sua Germaine...
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Giorgio Amendola (1907-1980) passò la  sera di Natale del 1979 assieme a mio Padre e mia Madre che abitavano allora in Piazza del Teatro di Pompeo a due passi da Campo de' Fiori. Giorgio era in compagnia di sua moglie Germaine Lecoq, la comunista francese che aveva conosciuto in una 'guinguette' parigina a metà degli anni Trenta, durante il governo del 'Front Populaire'. Alto e massiccio lui, minuta e quasi gracile lei, erano una coppia di inseparabili. A quel' incontro partecipai anche io, e fu l'ultima volta che vidi il 'capo', gravato da un male che lo aveva assottigliato e consunto, accigliato e severo come sempre con sé stesso e con gli altri, attraversato da punte passeggere di dolcezza e di ironia dettata dalla vigile intelligenza. Mio Padre aveva avuto da sempre per Amendola una devozione politica e affettiva: era stato suo comandante durante la guerra di Liberazione, e ne condivideva la passionalità e la accesa franchezza caratteriale, soprattutto da quando, dopo le 'rivelazioni' sul regime instaurato da Stalin nell'Urss, egli  si era fatto principale paladino del rinnovamento nel PCI fino al punto di essere indicato dalla opinione pubblica 'borghese' come il 'Krusciov italiano' (appellativo che 'Giorgione' sicuramente respingeva, per moralismo comunista congenito, pure auspicandone l'esito in cuor suo).
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 Proprio ai primi di novembre di quel 1979 Amendola aveva lanciato sulle colonne di 'Rinascita' un attacco alla condotta del PCI e e della CGIL per non avere contrastato a fondo il teppismo e la violenza nelle fabbriche e per avere sostanzialmente errato tutta la politica economica seguita nel decennio, che aveva avallato inflazione e svalutazione senza proporre un patto sociale (politica dei redditi) per lo sviluppo. Quella uscita suscitò un putiferio nel PCI, che chiamava in causa tutta una politica e di conseguenza la 'segreteria Berlinguer'. Giorgione aveva ragione, ma si trovò solo con il sostegno pubblico di pochissimi. Nel Comitato Centrale del PCI seguito a quell'articolo, fu 'processato' senza mezzi termini da un attacco concentrico da destra e da sinistra cui non si sottrasse nemmeno il 'riformista' Lama, e dal quale si ritirò a malapena, con la consueta parsimonia di sé stesso, il 'pupillo' Giorgio Napolitano. Berlinguer poi concluse maramaldo la requisitoria sentenziando pubblicamente che Amendola non conosceva 'l' abc del marxismo' (si vide pochi mesi dopo, con la manifestazione dei 'quadri Fiat', quanto fosse Berlinguer a non capire niente, né di marxismo né di altro). Così, quella sera di Natale fummo io, mia Madre e mio Padre, ad essere vicini al compagno Giorgio, giunto quasi al limite della sua vita (si spense pochi mesi dopo) amareggiato per la piega politica che il PCI di Berlinguer aveva preso, ma pur sempre animato dal suo spirito polemico e combattivo. Amendola era nettamente contrario alla formazione di 'correnti' nel partito. Non amava le 'combutte' maturate fuori dalle sedi legittime della tribuna politica. Ed anche quella sera tra amici e compagni tanto a lui vicini, si astenne da qualsiasi commento o pettegolezzo che non andasse oltre le posizioni già chiarite pubblicamente della polemica in corso. Era il suo stile inconfondibile. 
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Germaine, sua legatissima compagna, volle fare omaggio ai miei di un suo disegno, raffigurante il volto di Giorgio, accigliato e smagrito, che doveva avere eseguito proprio in quelle settimane. Era un modo gentile per ricambiare l'antico affetto. Ma era anche un modo, discreto e tutto suo, di annunciare il prossimo, definitivo commiato. Non ce ne rendemmo conto, quella sera di Natale. Ma Giorgio Amendola si spense il 5 giugno 1980. La notizia fece clamore perché con lui moriva uno dei maggiori esponenti di quel 'comunismo nazionale' che aveva inteso e sperato di  inverare le migliori tradizioni della storia liberale, socialista e democratica della Italia unita. Nemmeno due giorni dopo la morte di Amendola, anche Germaine lo seguì nella tomba, e non si seppe mai bene (qualcuno pensò al suicidio) né mai finora vi è stata, una chiara conferma di quell'imprevisto decesso. Oggi li voglio ricordare tutti e due, a partire dall'amoroso disegno di Germaine, e da quel nostro ultimo incontro. Così li ricorderò sempre.
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storiedellarte · 6 years
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Giorgione, Concerto, c. 1507, Venezia, Gallerie dell’Accademia (in deposito da collezione privata)
PER CINQUE ANNI avremo un Giorgione in più a Venezia. Le Gallerie dell’Accademia da oggi offrono l’occasione straordinaria di studiare in uno spazio pubblico il “Concerto Mattioli” di Giorgione, che gli attuali proprietari hanno lasciato in deposito al museo veneziano. E, subito, per un mese, il Concerto sarà esposto accanto alla Tempesta e alla Vecchia, prima che questa vada in restauro. Avremo così, una accanto all’altra tre opere di Giorgione appartenute al mitico “camerino delle antigaglie” di Gabriele Vendramin.
Nel giorno in cui a Venezia si celebra con Giorgione il bicentenario della prima apertura al pubblico delle Gallerie dell’Accademia come non segnalare finalmente l’uscita dei volumi di Alessandro Ballarin (Giorgione e l’Umanesimo veneziano, 7 tomi, Edizioni dell’Aurora, 2016–2018), che si sono presentati il 28 maggio a Milano, alla Pinacoteca di Brera. Se non altro almeno per ricordare che l’identificazione del Concerto Mattioli con il quadro già della collezione Vendramin è proposto da Ballarin già nel 1981–1982 (vedi tomo 1, pp. 181, 229–234). Un dipinto fondamentale per la sua ricostruzione dell’ultima attività del maestro di Castelfranco.
Il Giorgione di Ballarin, un’opera attesa da così tanto tempo che sembrava impossibile potesse uscire un giorno. L’avevamo annunciata esattamente sette anni fa, appena pubblicato il Leonardo a Milano. Sette anni come i sette tomi usciti ora dalle Grafiche Aurora di Verona. Finiti, ma non stampati tutti. L’ultimo non era ancora stampato qualche settimana fa, subito dopo la presentazione a Brera. Dopo i primi sei tomi è finita la carta. Bellissimo! Come se la tipografia volesse darci il senso del tempo, della fatica e della mole di questo lavoro, che raccoglie e riordina gli scritti di Alessandro Ballarin e mette in scena un immenso racconto, per immagini, didascalie, cronologie e indici de La pittura a Venezia negli anni di Giorgione e del giovane Tiziano (1485–1524), come recita il sottotitolo dell’occhiello che apre il saggio introduttivo di presentazione al Giorgione e l’Umanesimo veneziano.
Indice del primo tomo
Presentazione dell’opera
Sette anni fa non mi riuscì un’intervista sui volumi altrettanto freschi di stampa dedicati a Leonardo a causa, appunto, del cantiere-Giorgione che si era appena avviato. Oggi nemmeno ci provo: da intervistatore, lo so, finirei per essere intervistato dall’autore del Giorgione, che vorrebbe sapere come la vita supera la letteratura e ti porta a guardare con dolore i propri amori di lontano.
«Non si può capire Giorgione a vent’anni!» Non possono non risuonarmi in testa le parole di una vecchia conferenza ferrarese in cui, come in questo libro, per il suo autore la vita è la ricerca. E ora verrebbe da rispondere come continuare ad amare Giorgione a cinquant’anni, quando non credi più a nulla, se non sognandolo o, di lontano, continuare a sentire la pittura, cioè l’emozione, come diceva Bianchi Bandinelli, per la “forma artistica” punto di partenza per l’intuizione critica.
Il Giorgione è un’opera molto complessa composta con apparente semplicità in due tomi di saggi e cinque di tavole «per lo più a colori». La presenza, nel frontespizio, di tre curatrici, Laura De Zuani, Sarah Ferrari e Marialucia Menegatti, che aveva curato anche il Leonardo a Milano, sta proprio a segnalare la difficoltà dell’impresa e la quantità di energie che sono servite per poterla realizzare. Nei primi due tomi sono raccolti i saggi sulla pittura veneziana scritti dagli anni Sessanta del Novecento ad oggi, dal Palma il Vecchio (1965) dei gloriosi Maestri del Colore Fabbri e dal Tiziano, l’amato “Tizianino” (1968), dei Diamanti dell’arte Sansoni alle schede della mostra Le siècle de Titièn al Louvre (1993) nel primo tomo. Nel secondo trovano posto invece la riedizione de La compagnia degli amici (Einaudi, 1982) seguita dai saggi allora rimasti inediti dedicati al rapporto di Giorgione e i suoi due “creati” con la cultura filosofica e filologica dei loro committenti negli anni attorno e subito dopo l’anno 1500.
Piano dell’opera
L’indice dei tomi di tavole dà l’idea della vastità dell’impianto narrativo con cui è costruita questa sezione, che immaginiamo ricca di novità e di imperdibili sottigliezze.
Se il Leonardo a Milano poteva apparire, con un sorriso, un anti-ebook, quest’opera pare infischiarsene degli ebook e del digitale, che sembra essere piegato ad una forma nuova che ha assorbito i vecchi dattiloscritti, gli album fotografici, i caricatori stipati di diapositive e i pesantissimi Power-Point delle lezioni universitarie per farsi qualcos’altro.
Anche se, personalmente, continuo a preferire saggi che si tengono in mano o nella tasca della giacca per averceli nei momenti in cui ci si deve difendere e che si leggono come un romanzo o come il petrarchino di un celebre dipinto di Giorgione (o come il Giorgione di Morassi), mi rendo conto però che questo Giorgione è molto di più di una raccolta di saggi, sembra costruito per lottare con il tempo perduto. E con il tempo a venire.
Un’opera che affonda le radici nella connoisseurship di fine Otto e inizio Novecento e sembra voler dialogare piuttosto che con noi con i grandi del passato e del futuro, con i Berenson Bode Suida Gronau Longhi Morassi Wind Panofsky Warburg ecc. del passato e del futuro. Oppure, fuori da qualsiasi schema, preferisce dialogare solo con l’occhio di un grande fotografo come Mauro Magliani. Non solo una provocazione, anche una indicazione di metodo che meno teorica di così non si potrebbe:
Lavorare con Magliani è stata una grande esperienza: ho sicuramente imparato molto da queste lunghe frequentazioni assieme della grande pittura, dal circuito delle emozioni, che quando si realizza di fronte ai capolavori con i quali ci siamo confrontati, ti lega per sempre, dalle discussioni sui tagli, dove i tagli che io avevo in mente e che erano quelli spesso già impaginati sui powerpoints dell’opera, si mettevano a confronto con quelli tutti diversi individuati dal suo occhio, dall’insaziabile desiderio suo, e naturalmente anche mio, ma forse piú suo che mio, di documentare tutti i passaggi del dipinto, fino alla scoperta di un particolare fino ad allora sfuggito all’attenzione degli studî e tale da poter dire di piú, anche a me, sulla considerazione dell’insieme. Memorabile al riguardo è stato il momento in cui Magliani ha messo gli occhi sull’acqua del Giordano nel Battesimo di Cristo di Santa Corona, a partire dal primo piano quando lambisce un tratto di sabbia screziata da una miriade di ciottoli, per finire nelle anse del fiume alla chiusura della vallata dove la condotta appena sfocata della materia nei declivî delle colline e nella trasparenza dell’acqua, evoca un effetto di foschia che sembra salire dal fiume. Ma che cosa dire della temperatura delle emozioni quando ci siamo trovati con la macchina da presa di fronte alla Vecchia, alla Tempesta, alla pala di Castelfranco? E come dimenticare quel giorno che non finiva piú in cui abbiamo fotografato l’Assunta, un giorno d’inverno con fuori una tempesta di neve che non consentiva neppure di aprire la porta della basilica per andare a prendere qualcosa di caldo, scavalcato il ponte, nel caffè di fronte. D’altra parte quasi tutte le riprese che abbiamo fatto sono entrate nei cinque volumi di quest’opera, per cui si può vedere di volta in volta, dalle immagini, quali siano state le emozioni forti che abbiamo condiviso nelle campagne fotografiche di questo Giorgione. Quanto al mio apporto nei suoi confronti, se posso parlare nella veste di vecchio professore della disciplina, direi che Magliani esce da questa esperienza rinforzato nelle sue attitudini di storico dell’arte, e di conseguenza anche nelle sue attitudini di grande fotografo.
Alessandro Ballarin, Giorgione e l’Umanesimo veneziano con la collaborazione di Laura De Zuani, Sarah Ferrari, Marialucia Menegatti Edizioni dell’Aurora, Verona, 2016-2018 7 tomi, pp. ca. 1650., ill. a colori ca. 3500, ca. 500 b.n. ISBN: 9788897913658
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Il “Giorgione” di Alessandro Ballarin, un amore di lontano PER CINQUE ANNI avremo un Giorgione in più a Venezia. Le Gallerie dell’Accademia da oggi offrono l’occasione straordinaria di studiare in uno spazio pubblico il “Concerto Mattioli” di Giorgione, che gli attuali proprietari hanno lasciato in deposito al museo veneziano.
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italiaatavola · 5 years
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In The Kitchen Tour di Chic A Colorno 1ª tappa dell'iniziativa
Il ristorante Al Vèdel di Colorno (Pr) il 28 maggio ha ospitato la 1ª tappa di In The Kitchen Tour, otto eventi b2b lungo l’Italia per tutto l’anno. La manifestazione è organizzata da Chic-Charming italian chef. Il format messo a punto dall’Associazione Chic prevede che alcuni rappresentanti dell’alta cucina si incontrino per improvvisare la preparazione di un piatto utilizzando le materie prime messe a disposizione dalle aziende invitate. Colorno è stata quindi il palcoscenico per il debutto 2019 che ha visto all’opera chef, pizzaioli, maestri gelatieri e pasticceri provenienti da ogni regione.
Lo spirito di In The Kitchen Tour è infatti quello di coinvolgere professionisti e aziende, che riconoscono nell’evento un’occasione unica per presentarsi e interagire. A fare gli onori di casa lo chef patron Enrico Bergonzi che ha sottolineato «quanto sia importante ritrovarsi tra colleghi e creare, al momento, un’idea gastronomica con i prodotti presentati dalle aziende. Un gioco con gli elementi che stimola a sviluppare la fantasia».«Una vera e propria jam session culinaria - ha ricordato Raffaele Geminiani, direttore di Chic – che ha visto l’elaborazione di piatti non pensati a priori. Un po’ come fare la spesa al mercato e correre in cucina». Presenti Al Vèdel oltre 40 cuochi, di cui una decina soci Chic, e 30 aziende (16 partner dell’associazione).
La giornata si è conclusa con una cena dedicata ai “Percorsi d’acqua”, un viaggio alla scoperta dei sapori di mare, fiume e lago. Un menu a dieci mani a opera dei soci Enrico Bergonzi, Davide Censi della trattoria Antichi Sapori di Parma, Giorgio Servetto del ristorante Nove di Alassio (Sv), Leandro Luppi del ristorante Vecchia Malcesine di Malcesine (Vr) e Terry Giacomello del ristorante Inkiostro di Parma (Luppi e Giacomello una stella Michelin).I cinque Chic hanno proposto una sfilata di antipasti finger. Di rilievo la Polpetta di pesce gatto, la Seppia scottata con speck di montagna o la Crema di scorza nera con anguilla affumicata e purea di burro di mandarino. A tavola, abbinati ai vini della famiglia Rivetta (Contratto e La Spinetta), Fake tomato (pomodoro fuori, trota a dadini all’interno), Tubetti alla tinca, Seppie e piselli, Sfere di fondente con frutto della passione, cocco e lime. I cuochi, gomito a gomito in cucina e in fase di impiattamento, hanno saputo unire le identità intrepretando lo spirito di “In The Kitchen Tour” che privilegia il gioco di squadra. «Collaborare non è una sfida - ha annotato Enrico Bergonzi - Siamo degli amici che lavorano insieme». Presenti a Colorno Soci Chic: Romina Cortese del Momi Restaurant di Novi (Vi), Gianni Di Lella della Pizzeria La Bufala di Maranello (Mo), Andrea Incerti Vezzani di Cà Matilde a Quattro Castella (Re), Leandro Luppi del Ristorante Vecchia Malcesine di Malcesine (Vr), Roberto Rossi della Locanda del Feudo di Castelvetro (Mo), Giorgio Servetto del Ristorante Nove di Alassio (Sv) e Marco Visciola de Il Marin di Genova.
Ad affiancarli alcuni protagonisti della cucina emiliana e della pasticceria e gelateria italiane: Maria Amalia Anedda di Les Caves Restaurant di Baganza (Pr), Marta Bello della Ristorante Al Tramezzo di Parma, Massimo Berzolla Ristorante Le due spade di Bardi (Pr), Simone Berzolla del Ristorante Giorgione’s di Varano De’ Melegari (Pr), Francesco Bigliardi di Masticabrodo di Pilastro (Pr), Mauro Brina e Davide Modesti del Ristorante OR Cucina d’Arte di Grintorto (Pc), Angelo Cammarata del Ristorante La Forchetta di Parma, Gianpietro Castellini del Ristorante Unicorno di Monticelli Terme (Pr), Filippo Cavalli dell’Osteria dei Mascalzoni di Parma, Cristina Cerbi dell’Osteria di Fornio a Fornio (Pr), Isabella Chiussi dell’Osteria Bersò di Sorbolo (Pr), Andrea Contrano dell’Osteria in Scandiano a Scandiano (Re), Matteo Dall’Argine della Trattoria Del Cacciatore a Frassinara (Pr), Giacomo Devoto e Giuseppe Messina delle Officine del Cibo di Sarzana (Sp), Claudio Gatti Maestro Pasticciere della Pasticceria Gatti di Tabiano (Pr), Giampiero Giarrizzo della Locanda del Sale di Lesignana de’ Bagni (Pr), Giovanna Guidetti dell’Osteria La Fefa di Finale Emilia (Re), Stefano Guizzetti Maestro Gelatiere di Ciacco a Parma, Mario Marini dell’Agriturismo Cela di Strela a Compiano (Pr), Luca Natalini del Ristorante Autem di Langhirano (Pr), Andrea Nizzi del Ristorante Ai 12 Monaci di Fontevivo (Pr), Jean Pierre Pastor del Ristorante Meltemi di Parma, Francesco Pedone de Il Cappero Alle Mura a Castelvetro (Mo), Carduccio Pedretti del Ristorante Alle Roncole di Busseto (Pr), Roberto Pongolini del Ristorante Il Cerchio a Collecchio (PR), Fabio Romani del Ristorante Romani a Vicomero di Torrile (Pr), Mauro Rossi de Il Cortile a Parma, Gianluca Soncini della Trattoria Del Campazzo di Nonantola (Mo), Nico Tamani della Vecchia Fucina di Traversetolo (Pr), Giancarlo Tavani e Gianpiero Stancari del Ristorante Ai Due Platani di Coloreto (Pr), Francesca Toma della Trattoria Vecchio Borgo della Val di Taro (Pr), Gabriele Vannucci Pastry Chef della Leggenda dei Frati a Villa Bardini (Fi), Nicole Zerbini della Porta a Viarolo a Viarolo (Pr) e Paola Ziliani delle Pasticceria Lady a San Secondo Parmense (Pr).Aziende partner: Azienda Agricola Cz, Azienda Agricola Giolì, Azienda Agricola Agostinetto Bruno, Agugiaro&Figna Molini-Alta Cucina&Farina, Acqua Valverde, Fsg Italia, Gico-Carpigiani, Grandi Impianti Cucine, Giuliano Tartufi, Koppert Cress, Nespresso, Moretti Forni, Piazza, Riso Buono, Royale, Selecta e Trabo Italia.Altre aziende: Agrizoo, Azienda Agricola La Fattoria sul Po, Azienda Agricola Lana Antica, B.M.&L., Consorzio del Prosciutto di Parma, Eredità del passato, La Felina Food, La Spinetta, Parizzi Elicicoltura, Pasticceria Lady, Pizzavacca, Rodolfi, Terre di Alice e la Torrefazione Lady.
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sciclivideonotizie · 6 years
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Cavalcata di San Giuseppe 2019, si lavora sul programma SCICLI - Manca poco più di una settimana alla tanto attesa “Cavalcata di San Giuseppe 2019”, in programma il 23 e 24 marzo a Scicli… 324 more words
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sciclivideonotizie · 6 years
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Cavalcata di San Giuseppe, tutte le bardature dell’edizione 2019 SCICLI - Definita la lista delle bardature partecipanti all’edizione 2019 de “La Cavalcata di San Giuseppe”, in programma sabato 23 e domenica 24 marzo a Scicli. 
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