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Storie segrete di uomini incredibili del Nebraska: Alessandro Bosso presenta il suo ultimo libro. Un viaggio avvincente tra le vite straordinarie di personaggi legati alla terra del Nebraska, venerdì 11 ottobre presso la Biblioteca Comunale di Serravalle Scrivia
Alessandro Bosso, autore noto per il suo stile narrativo coinvolgente, presenta il suo nuovo lavoro "Storie segrete di uomini incredibili del Nebraska".
Alessandro Bosso, autore noto per il suo stile narrativo coinvolgente, presenta il suo nuovo lavoro “Storie segrete di uomini incredibili del Nebraska”. L’evento si terrà venerdì 11 ottobre presso la Biblioteca Comunale Roberto Allegri di Serravalle Scrivia, con inizio alle ore 21:00. Un’occasione per scoprire la forza delle storie non raccontate di personaggi che hanno segnato la storia, tutti…
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i am so going to fail this assigment
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Del resto, il fatto che il green soddisfi il bisogno di religione di ometti sufficientemente piccini da negarsi a una spiritualità più elevata è evidente nella struttura di questo nuovo culto, che insiste sul meccanismo colpa-redenzione, sostituendo al peccato originale il vostro diesel, e all’espiazione il vostro impoverimento. Come in altre religioni, anche in questa il clero tende invece a passarsela piuttosto bene. (...) Ieri un conduttore radiofonico intervistando un geologo a basso h-index ha detto più o meno testualmente: “È ormai chiaro che è colpa nostra!” Che poi questo “noi”, caro operatore informativo, da chi sarebbe composto, esattamente? Orate fratres!
via https://twitter.com/AlbertoBagnai/status/1720713650321678729
PENITENZIAGITE!
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visto video di tizio sardo geologo che mi fa spaccare ma onestamente sull'eolico ha toppato alla grande like bro lo sappiamo tutti che l'eolico inquina meno del carbone non serve la scienza, ma l'ignorare volutamente tutte le altre ragioni dietro le proteste è da rincoglioniti quasi quanto l'unione sarda che fomenta le proteste stesse. Abbiamo praticamente la più grande raffineria d'Europa in casa, yet la benzina la paghiamo più del resto degli italiani; produciamo energia elettrica in abbondanza yet le nostre bollette sono mediamente più care del resto d'Italia. Qui non si tratta di voler rimanere ancorati al carbone, si tratta di smettere di essere trattati come colonia italiana. Le basi NATO sono in maggioranza qui e continuano a distruggere il territorio, mare e terra compresi, non abbiamo ritorno per l'energia che produciamo perché ce la prendiamo in culo, per non parlare del resto. Vogliamo pure ignorare che la principale azienda che vuole schiaffarci le pale in casa è israeliana? Già solo per questo dovrebbe partire l'indignazione generale, ma per uno che qualche storia fa ha esordito con "le aziende fanno le aziende è normale che vogliano guadagnare" non mi aspetto altro. Il rispetto del territorio solo quando ci fa comodo I see. Questi sardi meritano di espatriare e non tornare mai più, che continuino a leccare il culo a Roma e a Bruxelles i guess, ma chi cazzo vi vuole lmao inutili come zerbini sempre
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Emilia-Romagna sotto acqua, il geologo: «Aree dei fiumi indifendibili, scelte drastiche o capiterà ancora. Serve coraggio» | Corriere.it
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Iam Pilmer è un geologo australiano considerato uno dei massimi esponenti del negazionismo climatico. Da dove esce questo termine non saprei,ma è assurdo. Nessuno nega che ci sia un cambiamento climatico in atto ; del resto nella storia della Terra ci sono molti cambiamenti climatici,come quello che portò all’estinzione dei dinosauri o quello che migliorò il clima intorno all’anno mille che fu la causa della rivoluzione agricola di quel periodo. Oggi sicuramente l’inquinamento ha la sua responsabilità,ma solo in parte in un processo che ha le sue cause altrove. È giusto fare il possibile per l’eco sistema e comportarsi in modo sostenibile,ma certi allarmismi sono eccessivi. Se qualcuno vuole usare il termine “negazionista climatico”,allora per il suo opposto dovremmo parlare di “ terrorista climatico “
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I PARADOSSI DI VENERE
Un paio di giorni fa, a Napoli, qualcuno ha dato fuoco ad una delle opere d’arte contemporanea più celebri al mondo, la “Venere degli stracci” di Michelangelo Pistoletto. Il primo paradosso, il più evidente, è che per molti, soprattutto per molti di quelli che si indignano, la Venere ha cominciato ad esistere nel momento della sua fine. Non la conoscevano, ma appena si è sparsa la notizia della sua distruzione è cominciata l’indignazione. Il secondo paradosso è che la maggior parte di quelli che si indignano, darebbe fuoco a tutta l’arte contemporanea (e forse anche agli artisti). Poi c’è un terzo paradosso: la Venere è stata bruciata a Napoli, che come diceva Benedetto Croce è un paradiso abitato da demoni, città paradossale per eccellenza, che vorrebbe diventare una capitale dell’arte contempera e per molti versi lo è, ma dove qualcuno distrugge una delle opere più rappresentative. “La Venere degli stracci” è bruciata per mano di qualche balordo, ma, ultimo paradosso, è proprio un gesto così che la pone sul piano di tanti altri capolavori dell’arte che nei secoli sono stati deturpati da pazzi o balordi, come László Tóth, il geologo ungherese che nel 1972 deturpò la Pietà michelangiolesca di San Pietro o come il David colpito da Pietro Cannata nel 1991. Qualche volta furono gli artisti stessi ad infierire sulle opere, per restare a Michelangelo, fu lui stesso a dare la famosa martellata sul ginocchio del Mosé ora in San Pietro in Vincoli a Roma. Addirittura Filippo Tommaso Marinetti nel suo “Manifesto del Futurismo” affermava di voler dar fuoco ai musei. Quindi, per ora, accontentiamoci di aver visto andare a fuoco la “Venere degli stracci” di Pistoletto. Venere, dea della bellezza, e gli stracci della nostra contemporaneità, erano un magnifico connubio poetico, ma il piromane, chiunque esso sia, consegna direttamente l’opera all’eternità.
(Sotto la “Venere degli stracci” al Louvre in una mia fotografia del 2013)
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Capisco che non mi serve granché immaginare un mondo estinto. Le cose si estinguono da secoli senza suscitare particolare clamore. L'Unità è il primo oggetto dell'abaco che viene seguito come avesse un corteo di drappi da sposa. Decime e centinaia di frammentano in orizzonti discalculici. I ventri delle partorienti dovrebbero essere medicati con un teorema di Pitagora. Calcolando il triangolo uterino perfino i trigemini troverebbero poi spazio nel mondo.
Da questi esperimenti io mi dissocio. Trovo esaustivo l'aver scoperto che il mio carattere non si dirigeva verso il disfattismo (ne aveva solo le sembianze) ma verso la rassegnazione. Un'esplosione di vita anonima viene inseguita, la vogliono puntare e addormentare con le freccette al sonnifero. Prova a tirare le frecce alle stelle che implodono, e quelle te le riporteranno indietro piene di frammenti. Il catastrofismo, il modello uniformista. Tutte queste ipotesi per dei semplici pezzi di roccia che preservano ossicini e iridio e altre creaturine elementali usate come segno per i posteri. Il geologo e il filosofo non sanno fare altro che dare avvertimenti. Presto moriremo e la colpa sarà nostra. Ma il senso di colpa, non lo sanno, è un'emozione obsoleta. La sua metamorfosi necessaria oggi dà vita al senso di adempimento. Adempiere al dovere della nascita è l'unico requisito necessario per poter varcare le porte della natura senza fare scattare l'allarme. Chi aveva colpa non scagliava la prima pietra, perché il suo adempimento al volere degli antenati cancellava ogni colpa. Nessun essere distruggerà un altro per colpa sua. La nostra trama è un campo di wrestling, non un giardino delizioso con albero conoscitivi, mele secchione e ometti e donnette nudisti che coprono il peccato di avere apparati riproduttivi con le foglie d'erba. Invidiate i drogati-loro almeno con l'erba ci sanno fare-. Il commercio di oli per skincare sostituisce quello di combustibili fossili. L'importante è che i pori della pelle siano sani, e che il petrolio non venga in Italia con nessun biglietto da visita. Gli stranieri neri come lui possono essere solo esibiti nei musei delle carrozze. Macchine elettriche con energie eoliche, molto costose ma sostenibili. La benzina diventa una reliquia da conservare nelle serre.
Senza sosta mi innamoro di occhi che conservano saldi i pigmenti dell'acqua che mi diede vita. Lì dentro mi sono nascosta come in una cassaforte animica. Intensità e gradazioni difficili da definire, ma perfettamente coerenti nel senso che la mia mente concede loro. Tutto qui dentro è intenso, e imploro il cielo e al tempo stesso lo benedico per aver sentito un tocco tiepido sulla mia guancia, il principio di una carezza che non mi estinguerà mai. Io non posso essere una scomparsa. E tutto è sempre vivo, se accarezzato dalle tue dita.
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Al via la VII edizione di “Di là dal Fiume Arte e Lavoro fra incontri, readings, p... #alessandravanzi #ariannaninchi #corradociccarelli #dilàdalfiume #eliopagliarani https://agrpress.it/al-via-la-vii-edizione-di-di-la-dal-fiume/?feed_id=6571&_unique_id=66cfb9b7c2b5e
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La lontana origine delle pietre di Stonhenge
Stonehenge, scoperta la vera origine della pietra dell'altare, trasportata per oltre 700 chilometri dalla Scozia. Risolto il mistero della monumentale Pietra dell'Altare di Stonehenge: la composizione chimica dei suoi minerali dimostra infatti che il blocco di arenaria da sei tonnellate, a lungo ritenuto originario del Galles, proviene in realtà dalla Scozia e dunque sarebbe stato trasportato per oltre 700 chilometri. E' quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Nature da un team internazionale di ricerca guidato dal geologo britannico Anthony Clarke dell'australiana Curtin University.
La Pietra dell 'Altare al centro del cerchio di Stonehenge "La nostra analisi ha rilevato che specifici granuli di minerali nella Pietra dell'Altare hanno per lo più un'età compresa tra 1.000 e 2.000 milioni di anni, mentre altri minerali hanno circa 450 milioni di anni", osserva Clarke. "Ciò fornisce un'impronta chimica distinta che suggerisce che la pietra proviene da rocce nel bacino delle Orcadi, in Scozia, ad almeno 750 chilometri di distanza da Stonehenge. Date le sue origini scozzesi, i risultati sollevano domande affascinanti, considerando i vincoli tecnologici dell'era neolitica, su come una pietra così massiccia sia stata trasportata su grandi distanze intorno al 2600 a.C.". La scoperta "evidenzia un livello significativo di coordinamento sociale durante il Neolitico e aiuta a dipingere un quadro affascinante della Gran Bretagna preistorica", aggiunge il co-autore dello studio, Chris Kirkland. "Trasportare un carico così massiccio via terra dalla Scozia all'Inghilterra meridionale sarebbe stato estremamente impegnativo, il che indica una probabile rotta di spedizione marittima lungo la costa della Gran Bretagna. Ciò implica reti commerciali su lunghe distanze e un livello di organizzazione sociale più elevato" di quanto ipotizzato finora. Read the full article
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Mario Tozzi ovvero il prototipo del cretino mainstream, il medioman che si crede eshperto. Ma questo non è grave, è in buona compagnia.
La cosa pazzesca è che si creda uno scienziato. Invece è un ciarlatano, pure geologo (cit. Sheldon Cooper: come le Kardashian sono celebrity senza che nessuno sappia perché, così la geologia tra le scienze).
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Los geólogos perforan 1,2 km en rocas raras del manto de la Tierra Los geólogos han perforado más profu... https://ujjina.com/los-geologos-perforan-12-km-en-rocas-raras-del-manto-de-la-tierra/?feed_id=722669&_unique_id=66b60f43d1a18
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Massacri di passeri e vaccini cubani: libri in breve La Terra ed io Il libro “La Terra ed io” di James Lovelock del 2024 esplora l’ipotesi Gaia, che considera la Terra come un sistema auto-regolante. Lovelock presenta 12 saggi di importanti scienziati e conclude con riflessioni sulla sopravvivenza della vita nel futuro. L’economia della conoscenza e il socialismo In “L’economia della conoscenza e il socialismo” del 2024, Agustín Lage Dávila analizza il modello cubano concentrato su scienza e tecnologia per sviluppare l’economia. L’autore difende il socialismo come via di successo per paesi senza risorse naturali. Antartide ultraterrena Il geologo Edmund Stump nel libro “Antartide ultraterrena” del 2024 condivide la
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Etna, svelata l’eruzione nascosta del 2023
Un’eruzione vulcanica dell'Etna avvenuta durante una tempesta di neve sul finire di maggio, che ha generato un flusso piroclastico rimasto “inosservato” per circa 10 giorni, fino a quando le condizioni meteo sono migliorate e ai ricercatori è stato possibile accedere alle aree sommitali del vulcano. Sembrerebbe letteratura ma è quanto è accaduto lo scorso 21 maggio 2023 sull’Etna, come descritto nello studio “A Hidden Eruption: The 21 May 2023 Paroxysm of the Etna Volcano (Italy)” realizzato da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), dell’Università Sapienza di Roma, dell’Università degli Studi dell’Aquila e dell’Università degli Studi di Cagliari. Etna, il lavoro dietro lo studio “Il nostro lavoro, oltre a descrivere scientificamente l’evento eruttivo che ha interessato il cratere di Sud-Est dell’Etna, ha voluto richiamare l’attenzione sull’importanza e sull’efficacia dei sistemi di monitoraggio da remoto dell’INGV”, spiega Emanuela De Beni, vulcanologa dell’Osservatorio Etneo dell’INGV (INGV-OE) e co-autrice dello studio. “Infatti, nonostante il cattivo tempo avesse oscurato le telecamere di videosorveglianza installate sul vulcano, le altre stazioni di monitoraggio vulcanologico hanno funzionato correttamente e i segnali sono prontamente arrivati alla nostra Sala Operativa di Catania, segnalandoci che era in corso un’eruzione con fontana di lava ed emissione di due colate, una verso Sud e l’altra verso Est”. Una settimana dopo l’eruzione i ricercatori dell’INGV si sono recati in area sommitale per eseguire rilievi con droni e procedere alla mappatura e quantificazione dei prodotti eruttati. “Una volta giunti sul posto ci siamo accorti che un deposito di cui fino a quel momento non avevamo avuto contezza si era in realtà sovrapposto alla colata di Sud”, prosegue De Beni. “Dopo attente indagini di terreno e analisi sedimentologiche abbiamo scoperto che si trattava di una ‘corrente piroclastica di densità’ (PDC - Pyroclastic Density Current), ovvero un flusso di materiale magmatico misto a gas ad alte temperature che era sceso ad alta velocità dai fianchi del vulcano”. Rilievi sul campo A quel punto, ai rilievi sul campo e via drone sono state affiancate le analisi delle immagini satellitari e dei dati radar forniti dagli aeroporti di Catania-Fontanarossa e Reggio Calabria-Tito Minniti e da un impianto sul Monte Lauro (SR), nonché lo studio approfondito del tremore vulcanico e dell’infrasuono forniti dai sistemi di monitoraggio dell’INGV. Tutto ciò ha permesso di ricostruire l’emissione di una colonna di cenere (cosiddetta plume) di altezza compresa tra i 10 e i 15 chilometri, frutto di un’eruzione suddivisa in tre fasi: una prima fase debolmente stromboliana, una fase stromboliana vera e propria e, infine, una fontana di lava. L’Etna, vulcano in continuo mutamento, ha reso ancora una volta evidente come possa generare fenomeni vulcanologici vari e potenzialmente pericolosi, da monitorare costantemente. L'importanza dello studio “Necessarie tre campagne con drone, durante le quali catturate ben 2.311 immagini, termiche e non. Elaborate per realizzare la mappa e la quantificazione dei prodotti eruttati, e un’altra campagna di terreno finalizzata al campionamento del deposito della corrente piroclastica”, aggiunge ancora De Beni. “Questo lavoro di squadra ha evidenziato ancora una volta la fondamentale importanza del sistema di monitoraggio vulcanologico da remoto dell’INGV-OE, ma anche dell’ancora imprescindibile osservazione diretta del ‘geologo di terreno’ che ci ha permesso di riconoscere il flusso piroclastico, altrimenti non identificabile da remoto”, conclude la ricercatrice. Link allo studio su Remote Sensing Foto di Sabine Kroschel da Pixabay Read the full article
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Trema o non trema? Volete saperne di più sui terremoti? A Ceccano vi spiega tutto Mario Murchio, caffè letterario, 17 aprile, ore 17,30
Quali sono le aree più a rischio? Quali le frequenze storiche dei terremoti? La nostra terra è vicina alle falde che si stanno muovendo? Qual è la mappa della sismicità nella Valle Latina? Che rapporto c’è con i vulcani ormai spenti? e con quelli ancora attivi dell’area flegrea? Sono alcune delle domande cui risponderà mercoledì 17 aprile alle ore 17,30 il geologo Mario Murchio, al caffè…
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