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#gazebo bianco
prx2012 · 1 year
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Side Yard - Contemporary Deck Inspiration for a huge contemporary side yard outdoor kitchen deck remodel with a pergola
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scontomio · 5 months
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lamilanomagazine · 1 year
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White Milano: Presentato il nuovo format "White Resort"
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White Milano: Presentato il nuovo format "White Resort". White Milano, nato da un'idea di Massimiliano Bizzi nel 2002, dopo 20 anni si arricchisce di un nuovo format: White Resort, dedicato alla moda beachwear. La fiera di riferimento per il womenswear internazionale ospitata nel cuore del Tortona Fashion District, sin dalla sua nascita si svolge durante la Milano Fashion Week. L'assessore a Turismo, Moda, Design, Marketing territoriale e Grandi Eventi di Regione Lombardia Barbara Mazzali è intervenuta alla presentazione del nuovo format. "Come in tutti i settori, anche in quello della moda - sottolinea Mazzali - i grandi marchi godono di maggior peso e visibilità, sia sulle passerelle, che sulle tv nazionali, fino al web, ma la nostra industria del fashion è fatta anche da tante micro-imprese, che sono in mano ad altrettanti giovani imprenditori e imprenditrici del fashion e design. Imprenditori che vanno alla conquista di compratori esteri, grazie a 'White', fiera di un Made in Italy meno conosciuto, ma espressione di lusso, ricerca e unicità". La serie di appuntamenti che caratterizzano la rassegna è in programma dal 18 al 20 giugno negli spazi di Base-ex Ansaldo in via Tortona 54, nel Fashion District milanese. WHITE RESORT è la vetrina dedicata ai brand internazionali di abbigliamento, calzature e accessori beachwear, selezionati dal team commerciale secondo i criteri adottati per mantenere un brand mix di alto livello, che si focalizza sulla qualità e creatività dei prodotti, sulla sostenibilità della produzione e sulla scoperta e promozione di nuovi talenti del settore moda. L'obiettivo è quello di esporre collezioni di abbigliamento e linee di accessori che rispecchiano il mood resort in gazebo che richiamano quelli che caratterizzano le spiagge dei resort di lusso. Strutture in legno bianco accompagnate da candidi teli bianchi in materiali naturali, come cotone e lino e da elementi decorativi e di arredo realizzati in corda, legno e altri materiali sostenibili. "Sono molto felice che WHITE riprenda ad organizzare un evento durante la Settimana della Moda Uomo - ha spiegato Massimiliano Bizzi, fondatore e presidente WHITE -. Questo dimostra da parte del nostro gruppo una grande capacità di evolversi e leggere attentamente le nuove esigenze del mercato. Questo format, WHITE Resort è dedicato al mondo del beachwear e alle collezioni resort, un settore in grande espansione. Un'evoluzione trasmessa anche alla creatività del format allestitivo, che dialogherà perfettamente con i brand come sempre è stato fatto fin dalla prima edizione di WHITE". "Tante piccole imprese della moda Made in Italy in Lombardia oggi faticano a farsi notare - ha fatto presente l'assessore Mazzali - troppo spesso oscurate da catene internazionali di fast fashion, che affollano il centro città e l'e-commerce che indirizza gli utenti tramite algoritmi. Per questo, Regione Lombardia ha sostenuto lo scorso anno la celebrazione del ventennale di 'White' tramite il bando Demo. 'White Milano' - prosegue - è il principale salone della moda donna in Italia, una vetrina fondamentale che, durante la fashion week milanese, diviene trampolino di lancio internazionale per piccole aziende del Made in Italy che vogliono farsi conoscere da buyer esteri. In questi spazi, negli anni - conclude Mazzali - hanno presentato ai buyer e alla stampa internazionale i loro capi e prodotti oltre 700 marchi lombardi". "Da oltre 20 anni 'White' rappresenta una finestra di valore sulla moda italiana, un appuntamento in grado di interpretare i trend del mercato e attirare decine di migliaia di operatori del settore ogni edizione, molti dei quali stranieri, a cui raccontare un saper fare italiano che oggi più che mai deve diventare il motore della nostra economia" commenta Matteo Zoppas, presidente di ICE. "Il nuovo format 'Resort', presentato oggi - continua - permetterà di mettere in luce una nicchia prevalentemente premium sempre più centrale per le aziende del lusso italiane, quello del resortwear e del beachwear: un segmento in forte ascesa, che nel 2022 ha generato 123 milioni di euro di esportazioni, con una crescita di quasi il 60% sul 2019. Una tendenza - dice ancora Zoppas - confermata anche nei primi due mesi del 2023, dove il nostro Paese va in controtendenza sul resto del mondo, crescendo del 22%".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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livornopress · 3 years
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Forza Italia: "L'economia ha bisogno di meno tasse e più crescita"
[themoneytizer id=”78837-1″] [themoneytizer id=”78837-2″]   Riccardo Petraroja, Forza Italia Livorno, 13 giugno 2021 “Il dovere di abbassare le tasse, Anno fiscale Bianco e Flat Tax necessari per la ripartenza del Paese “Forza Italia, fin dalle origini, ha sempre denunciato l’oppressione fiscale che nel nostro paese ha raggiunto livelli insopportabili. Ultimo dato ISTAT relativo all’anno 2020…
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sciatu · 4 years
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IL MARESCIALLO MUSCARA’ e il caso RIDI PAGLIACCIO
Il Maresciallo Muscarà chiuse spingendolo lo sportello della sua panda e si specchiò nel lucido color blu della macchina.  Osservò il suo pantalone di lino color avana con ancora la riga perfetta di quando sua moglie l’aveva comprato per una crociera che non avevano mai fatto a causa della sua malattia che subentrò poco dopo. Anche la sua maglietta era nuovissima malgrado il suo collega Petyx gliela avesse regalata due anni prima per il compleanno. Si guardò schifato. Da quando sua moglie era morta aveva indossato solo la sua divisa ed ora, a vedersi “in borghese” si sentiva un cretino. “Meglio così – pensò – nessuno sospetterà” chiusa la porta si girò dirigendosi verso la locanda bianca dalle finestre azzurre che si trovava vicino alla fine della spiaggia fuori di Sciacca. Qualche anno prima vi aveva trovato l’ing. Rachele Valsecchi, scomparsa misteriosamente a Palermo qualche giorno prima. L’ingegnere era in compagnia di Mancino, una vecchia conoscenza del Maresciallo e che aveva passato buona parte dei suoi anni in carcere perché mentre era in cella per vari reati contro il patrimonio, aveva strozzato un energumeno con la sola mano sinistra. Benché originari di due culture e città diverse, vinti o forse traditi dalla solitudine in cui vivevano, Mancino e l’ingegnere si erano messi insieme e vivevano il loro amore come marinai che tornavano al porto e all’amore, poche settimane l’anno vivendolo però in modo assoluto e totale. Sebbene l’ingegnere lavorasse in una fonderia di Brembana di Sopra, provincia di Bergamo, si vedevano regolarmente appena lei aveva una settimana di ferie; allora, la prima cosa che l’ingegnere Valsecchi faceva una volta tornata in Sicilia, era invitare il Maresciallo a cena, cosa che lui accettava volentieri, perché in carcere Mancino aveva avuto modo di sviluppare il suo talento culinario. Uno scampanellio festoso lo annunciò appena varcò la locanda. Il ristorante era pienissimo ed i camerieri si muovevano velocemente dalla cucina ai tavoli. Dalle grandi vetrate che davano sulla spiaggia si vedeva la lunga distesa di sabbia bordata dalla striscia azzurra del mare. Nella spiaggia svettava, come il trono di una regina, il gazebo di canne e tronchi in cui quando arrivava, si riposava l’ing Valsecchi, sorseggiando vino bianco freddissimo e organizzando viaggi in altri continenti in cui trascinava Mancino a scoprire cibi e popoli mai conosciuti. “Mi dispiace ma non c’è posto…. Dovrebbe tornare fra un’oretta” Fece costernato un cameriere con le braccia colme di piatti sporchi. “ Dica al padrone che è arrivato….” “Marescialluuuuu” Gridò un vocione forte e baritonale. Apparve d’improvviso un omone alto quasi due metri con due braccia grandi e muscolose che allargate erano pronte, malgrado la separazione sociale dell’era Covid, ad abbracciarlo e a stringerlo contro il petto grande quanto un armadio. Era Mancino! “Ma che fai qua Maresciallo, Rachele viene tra due settimane, te lo sei dimenticato?” “No, me lo ricordo, è che ….. ti dovevo parlare” Mancino lo guardò stupito. In passato era stato lui a chiedere consiglio al Maresciallo e la cosa gli apparve strana, ma si riprese subito “S’assittasse davia al posto di Rachele, la servo subito, Cosimooo – gridò verso un cameriere - porta al tavolo della signora Rachele acqua naturale e il bianco del Baglio del Cristo” Al Maresciallo si aprì il cuore: il bianco del Baglio era il vino preferito dell’ing. Valsecchi, vino che nasceva in una terra gessosa simile a quella dello Champagne francese, Mancino ne era gelosissimo e offrirglielo dimostrava quanto fosse contento di vederlo. Si andò al sedere al tavolo riservato all’ing Rachele dove Mancino non faceva mai sedere nessuno e che era sempre apparecchiato con nel mezzo un piccolo vaso di cristallo che conteneva una rosa rossa colta al mattino. Arrivarono con calma dei gamberi crudi marinati nell’olio di Castelvetrano, poi dei tagliolini con la polpa di riccio che diedero al vino in gusto aromatico ed intenso, infine un branzino all’acqua di mare con capperi e olive verdi addolcito da delle patate al forno. Quando Cosimo levò il piatto ed ormai nel ristorante c’era solo il Maresciallo, apparve Mancino, con una bottiglia di limoncello che preparava lui personalmente e un piatto generoso di paste di mandorle. “Allora Maresciallo che è successo? Non è che ti hanno mandato in pensione perché rompi sempre i coglioni? “Chi? io? Ma se sono un pezzo di pane “ Rispose ridendo il Maresciallo alzando il bicchiere colmo di limoncello freddo a toccando quello di Mancino. Bevvero in silenzio due o tre sorsi di limoncello e quando finirono misero giù i bicchieri leccandosi le labbra di quello che sulla bottiglia, un etichetta scritta a mano, identificava come “Il bacio di Rachele” “ devo chiederti un consiglio! – esordì il Maresciallo – sia chiaro, non c’è nessuna inchiesta, sono tutte congetture mie, sono qui in visita privata solo  per sentire della prossima visita di Rachele e …..  ho lasciato il cellulare in ufficio” Mancino approvò alzando il mento e riempì ancora i bicchieri. “ Si tratta di pensieri miei, niente di ufficiale! “ “Dimmi…” Fece Mancino leccandosi ancora una volta le labbra. Il Maresciallo prese un pasticcino e lo mise davanti a Mancino “lunedì scorso ero sulla strada che sale verso la Contrada Croce, al paese dove c’è la mia caserma. La contrada è una valle  ircondata da colline ed ha la forma di un ferro di cavallo con le più alte cime nella parte curva, monti rocciosi desolati e pieni di miniere. Io ero sul lato destro del ferro di cavallo lungo una strada che dal paese sale con una forte pendenza fino alle miniere per poi ridiscendere verso la parte opposta colma di vigneti, uliveti e case coloniche. La domenica, dopo la messa, i contadini e pastori mi avevano parlato di strani movimenti dove vi erano le miniere. Ero a metà della salita dove c’era uno spiazzo da dove osservavo con il binocolo il resto della valle, quando sentii l’appuntato Cacace commentare “Vadda a chistu….” Mi giro e vedo una grossa macchina, uno di quelle Land Rover grossissime che scendeva a velocità folle. Quando ci passa davanti suona disperatamente ed io sento distintamente un grido terribile :”Aiuto”!! Io e Cacace saltiamo in macchina e seguiamo ad alta velocità il macchinone. Lui però è troppo veloce e ci distanzia facilmente. Alla fine arriva dove la strada fa una curva a gomito urta il muretto sul bordo della strada e lo sfonda facendo un salto di cinquanta metri e schiantandosi nella fiumara esplodendo. Quando io e Cacace raggiungiamo il mezzo in fiamme, dell’uomo restano poche cose ma appare chiaro che l’uomo era ammanettato al volante che, a seguito degli accertamenti tecnici successivi, era apparso manomesso, come freni e motore.” “non deve essere stata una bella morte; ha avuto tutto il tempo di vederla arrivare. E chi era al volante?” “Sabino Calabrò, nipote preferito di don Nino Calabrò, il capo della cosca locale” “Però  - fece mancino con una smorfia – era uno rampante. Avrebbe preso il posto di suo nonno di sicuro. E’ la nuova generazione, quella che non ha mai toccato una lupara ma che muove soldi da destra a sinistra per pulirli e farli crescere. Generalmente gente così non fa la fine che ha fatto lui a meno che non abbia fatto qualche sgarro particolare. Dubito però. La sua parentela è importante e il suo rango era alto, non avrebbero fatto tutto questo casino per farlo fuori a meno che non volessero mandare un messaggio a tutta la cosca.” Il Maresciallo annui e prese un altro pasticcino mettendolo accanto al primo “La sera di Mercoledì scorso, Tommaso Rizzo, capobastone di uno delle cosche più importanti di Palagonia e mano destra del capo indiscusso Vito Solucci, entra nell’ascensore di un grande albergo di Zurigo. Sono lui con due guardaspalle armati fino ai denti. Quando arriva al tredicesimo piano la porta si apre e qualcuno dal corridoio con un lanciafiamme, inonda l’ascensore di fuoco. I tre non hanno modo di reagire e bruciano in pochi minuti” “A lui lo conoscevo personalmente – fece serio Mancino - un grande figlio di buttana, un boia, godeva a uccidere e torturare: ha fatto la fine che meritava!!” Ancora una volta il Maresciallo prese un pasticcino mettendolo accanto agli altri due. “Giovedì la serva del dottor Bastiano Cannata è entrata a casa del dottore per le solite pulizie. Arrivata nel corridoio sente qualcosa di umidiccio sotto i piedi. Accende la luce e vede che è sangue. Urlando esce di casa e un vicino, richiamato dalle urla, chiama i carabinieri. Quando arrivano i carabinieri trovano il suddetto dottor Cannata nel salotto di casa, tutto nudo e appeso dai piedi al lampadario. Il dottore era stato squartato e aveva tutte le interiore che pendevano gocciolando sul pavimento. Il dottore era il ragioniere di un’altra cosca di Castellamare, dicevano che muoveva più soldi lui che il Banco di Sicilia. Era esperto nel dare i soldi ad usura e nello spingere al suicidio, dopo avergli preso tutti i beni, chi non poteva pagare. In molti hanno detto che la fine del porco ammazzato era quella che si meritava” Mancino si fece serio. Aprì la bottiglia e si versò una dose abbondante di limoncello bevendolo tutto di un fiato restando muto come se non volesse commentare. Il Maresciallo capì che il modo come il dottore era stato ucciso aveva colpito Mancino non impressionandolo per la crudeltà della scena, ma per qualche altro motivo. Continuò prendendo due paste e mettendole un po' da parte vicino alle altre. “Giovedì mattino, qualcuno entra nel negozio di Antonino Russo, un vecchio settantenne che ancora faceva il barbiere alla Kalsa a Palermo. Sono in tre come diranno i testimoni e sparano al Russo almeno dieci colpi ciascuno.” Mancino scosse la testa. “Povero Nino – fece sconcertato Mancino - Lui era una persona perbene. Sono stati pazzi a ucciderlo così” “Lo stesso giorno, nel pomeriggio, sempre alla Kalsa, vicino al negozio di barbiere di Russo, esplode una casa. Era una casa ristrutturata e agibile, quindi appare strana una fuga di gas. L’inquilino, un uomo di colore che vi viveva gratuitamente con la famiglia, muore insieme alla moglie e a una figlia. Nessuno sa perché hanno fatto esplodere quella casa per uccidere l’uomo che lavorava in un negozio vicino. A dire di tutti era una persona gentilissima.” Questa volta Mancino alzò il bicchiere per bere l’ultima goccia di limoncello ed evitare lo sguardo del Maresciallo. Un altro pasticcino fu preso e messo vicino ai primi tre. “Venerdì, in piena mattinata va a fuoco un negozio di computer sempre alla Kalsa. I pompieri faticano a domare l’incendio e quando entrano vedono che lo scantinato era pieno di computer rovinati con nel mezzo, legato ad una sedia con fili di computer il padrone del negozio, il quasi trentenne Giuseppe Sutera. E’ stato ucciso con un colpo in fronte e qualcuno gli ha messo in bocca un mouse di computer prima di dargli fuoco: un altro messaggio per chi doveva capire. A tutti i computer  del negozio, era stato levato il disco fisso” Mancino fece una faccia come a dire che la cosa non gli diceva niente. Il Maresciallo verso nel suo bicchiere e in quello di Mancino una dose abbondante di limoncello finendo la bottiglia. Bevve un sorso e continuò. “Ora, se io non fossi stato coinvolto nel primo omicidio, tutti questi avvenimenti, sarebbero stati per me una normale serie di omicidi siciliani, di quelli che avvengono normalmente nella nostra isola dove violenza e follia vanno di pari passo. Ma essendo stato coinvolto nel primo omicidio ho pensato che fosse stato mio dovere cercare di risolverlo, ma il Procuratore, che ha avocato a sé e agli uomini dell’antimafia il diritto di investigare sul caso, mi ha detto di mettermi da parte pensando ai furti di capre del mio paese…” “Il solito cornuto e coglione che è dove è perché ha dato il culo a qualcuno” “Non lo so, ma non mi è piaciuto come me l’ha detto, per cui mi sono messo a pensare, a ragionare a fare qualche verifica e sono arrivato ad una conclusione per cui ho bisogno del tuo aiuto.” “Del mio aiuto Maresciallo, io come posso sapere qualcosa di tutti questi morti se non mi sono mai mosso da qui a duecento chilometri di distanza?” fece scandalizzato Mancino” “Io non lo so se sai qualcosa, ma mi puoi aiutare a capire” “In che senso?” “Tu sei della Kalsa, conoscevi il Russo, forse sai a chi apparteneva la casa che è esplosa e chi vi ha abitato prima di chi vi è morto o chi vi è nato. Ho bisogno da te di una conferma” “Da me? ma Maresciallo, tutti alla Kalsa conoscevano Nino, ma del resto che le devo dire?” “Ecco Mancino, ti spiego – il Maresciallo spinse verso Mancino i primi tre pasticcini -  che cosa hanno in comune i primi tre morti?” Mancino allargò gli occhi come a confermare che non ne aveva idea “Il Calabrò aveva nella macchina, lo vidi bene mentre lo inseguivamo, uno di quegli adesivi con le sigle degli stati. Riportava UEA. Il Rizzo ha postato su facebook delle belle foto di un ricchissimo resort dove era stato con delle belle signorine, un albergo meraviglioso a Dubai. Il dottor Cannata era appena rientrato da un viaggio in Thailandia e per volare aveva fatto scalo anche lui a Dubai. Tutti e tre insomma erano stati negli Emirati, dove puoi aprire conti correnti anonimi confidando nella confidenzialità assoluta delle locali banche. Da li puoi muovere capitali immensi via internet usando i codici che danno all’apertura del conto. Le tre cosche a cui i tre appartenevano avranno portato laggiù immensi capitali pronti a fare affari con qualche oligarca russo o mafioso cinese. Nessuno dei tre ha lasciato dietro di se telefoni o computer per poter sapere i codici dei conti. Chi li ha uccisi ha provveduto a recuperare il cellulare del Calabrò, il computer del Rizzo e del dottor Cannata: le cosche sanno che qualcuno gli ha rubato un immenso tesoro” “E la morte di Nino? e la casa fatta saltare?” “E’ qui che ho avuto l’intuizione finale. Perché ucciderli? La risposta è duplice. La prima è che le cosche hanno voluto vendicarsi uccidendo qualcuno di importante per il loro avversario e probabilmente la casa era il rifugio segreto di questo qualcuno o era della sua famiglia. La seconda risposta è che Le cosche confidavano che il Sutera, esperto in computer e che probabilmente gestiva i loro server, fosse in grado di risalire ai codici e hanno deciso di sfidare chi ha ucciso i loro tesorieri. Ma questo qualcuno che ha i loro soldi, ha levato loro ogni speranza, come a dire: se volete i soldi dovete parlare con me” il Maresciallo bevve un sorso di limoncello “E’ questo quello che voglio sapere da te, se c’è effettivamente qualcuno che può combattere contro tre potenti cosche? Che ne può uccidere i capi in modo scenografico restandone impunito. Ti ripeto, non voglio arrestarlo, ma voglio parlargli!” “Maresciallo che dice: parlargli? ma si rende conto che se questa persona esiste la può uccidere con un semplice schiocco di dita? si figuri poi se vorrà parlargli con tre cosche che lo stanno cercando per mare e per terra: Maresciallo divintasti pacciu!!!” “Devi capire: perché questo qualcuno ha fatto fuori il Sutera? Perché i soldi non li ha neanche toccati né li ha trasferiti come avrebbe potuto fare un istante dopo aver ucciso i tre delle cosche. Perché non vuole che le cosche li recuperino se lui non li tocca? La risposta è una sola: gli sta proponendo uno scambio perché ha qualcosa che loro vogliono e loro, a loro volta, hanno qualcosa che lui vuole!” “e che cosa hanno da dargli?” “Sicuramente non soldi. Lui ne ha moltissimi in questo momento, quelli chiusi nelle banche degli emirati. Loro però hanno qualcosa che non vogliono o non possono dare e che per questo qualcuno è più importante del tesoro che ha.” “Maresciallo, a maggior ragione: lassa stare questa cosa, non sai quanto è pericolosa!! Le cosche uccideranno tutti quelli che penseranno vicino a questo qualcuno che gli ha rubato i soldi!!” Il Maresciallo sorrise. “Tu sai chi è, non è vero? Se è così devi dirgli che io ho capito, so cosa cerca e soprattutto, so dov’è” La faccia di Mancino mostrò una sorpresa mista a diffidenza come se il Maresciallo stesse dicendo qualcosa di assurdo. Per qualche secondo cercò di rispondere ma alla fine si alzò e prese la bottiglia vuota i bicchieri e si diresse verso la cucina. Si girò a metà strada. “Lascia stare, vattene e dimentica tutto, Ci penseranno quelli dell’antimafia….. fai fare a loro gli eroi. Tu sei troppo piccolo per questa storia” Entrato in cucina, il Maresciallo lo sentì borbottare ad alta voce “E’ pacciu, pacciu…” Con calma il Maresciallo, sorridendo, addentò una pasta di mandorla.
Disceso dalla Panda il Maresciallo si toccò la pancia. Da Mancino aveva mangiato ma soprattutto bevuto troppo. Si sarebbe fatto dell’acqua e limone per permettere al suo stomaco di sopravvivere. Si incamminò verso il cancello del giardino di casa sua ed arrivato lo aprì e si diresse verso la porta d’ingresso. Fece pochi passi ma si fermò. Anche se stordito dalle bevute e stanco per le quasi due ore di macchina, il suo istinto da sbirro aveva mandato un segnale d’allarme. Torno indietro e aprì di nuovo il cancello e poi lo spinse con un dito per chiuderlo. Il cancello si chiuse silenziosamente senza quell’odioso stridio che aveva sempre fatto da quando abitava in quella casa. Qualcuno lo aveva zittito. Guardò in giardino alla ricerca del suo cane Carlo Alberto che svolgeva con coraggio e determinazione, le funzioni di guardiano della casa. Guardò tra i cespugli di fiori e lo vide sdraiato pancia all’aria sotto il grande cespuglio di gardenia dove controllava il suo territorio. Dormiva profondamente, tanto da non sentirlo, proprio lui che quando la  macchina del Maresciallo imboccava l’ultima curva ad un chilometro di distanza da casa correva ad aspettarlo seduto di fronte al cancello con il suo cipiglio burbero di ex cane della finanza. Vide accanto al cespuglio una ciotola vuota. Qualcuno aveva sedato Carlo Alberto. Il Maresciallo si diresse verso casa deciso e pronto a tutto. Arrivato alla porta cercò la chiave ma la porta corazzata era già aperta; lui la spinse leggermente e lei si aprì.
Sentì una voce
Eppur, e d'uopo sforzati! Bah sei tu forse un uom? Ah! ah! ah! Tu se' Pagliaccio! Vesti la giubba e la faccia infarina.
Riconobbe immediatamente il disco. Era il vinile dei Pagliacci, che sua moglie sentiva ogni sera durante la malattia. Quando lei se ne era andata lui l’aveva lasciato sul giradischi come se da un momento all’altro lei dovesse tornare a sentirlo ancora. Il fatto che qualcuno lo stesse ascoltando gli fece stringere i pugni dalla rabbia. Il corridoio era buio e solo in fondo, dove c’era il piccolo studio con il pianoforte che sua moglie usava per le lezioni di musica, c’era una debole luce. Si avvicinò lentamente e quando fu alla porta dello studio che era semichiusa la spinse lentamente. Sulla poltrona su cui sua moglie sentiva la musica c’era seduto un uomo. Era alto e vestito con un paio di jeans aderente e un giubbotto nero. Aveva gli occhi chiusi, una mascherina da chirurgo sulla bocca e dei guanti azzurri che coprivano le mani con dita grosse come quelle di chi praticava arti marziali. Accanto a lui, sul bracciolo della poltrona, vi era uno smartphone che sembrava spento. Il Maresciallo stava per dire qualcosa ma l’uomo, sempre ad occhi chiusi, portò un dito alla bocca invitandolo al silenzio
La gente paga e rider vuole qua. E se Arlecchin t'invola Colombina, ridi, Pagliaccio e ognun applaudirà! Tramuta in lazzi lo spasmo ed il pianto; in una smorfia il singhiozzo e 'l dolor. Ah! Ridi Pagliaccio, sul tuo amore infranto! Ridi del duol che t'avvelena il cor
Appena il tenore finì di cantare l’uomo aprì gli occhi e spense il vecchio giradischi. “Mi scusi Maresciallo se ne ho approfittato. Sua moglie aveva un buon gusto in fatto di musica” Il Maresciallo capì che lo sconosciuto sapeva di lui molte cose e non si sorprese. “Era una brava pianista ma si ammalò molto presto e non poté sviluppare il suo talento: questo la faceva soffrire più della sua malattia” “Succede a molti di vedere la vita cancellare ad uno ad uno tutti i propri sogni. È in quel momento che capiamo chi siamo e per che cosa vale la pena vivere o morire “ Vi fu qualche secondo di silenzio come se quanto detto avesse per chi aveva parlato un valore troppo importante e attuale per lasciarlo cadere velocemente nel nulla. Il Maresciallo ne approfittò “Lei è….” “Quello che le ha detto Mancino” “Se lei conosce Mancino sa bene che lui non direbbe a uno sbirro neanche che ora è” Senti sorridere l’uomo dietro la maschera “In effetti è così.” Il Maresciallo si sistemò nella sedia accanto al pianoforte come faceva quando sua moglie era seduta in poltrona. “Ho intuito che mancino la conosceva bene, e questo devo ammettere che era più di quanto sperassi. Ma ritengo che vi unisca un’amicizia tale, che pur essendo mio amico dichiarato e pronto ad aiutarmi, Mancino non ha detto nulla di importante. Quello che so l’ho capito perché sono uno sbirro e da chi mi stà davanti riesco a capire molto ma non tutto” “e di me cosa sta capendo?” “Che qui si sente al sicuro, che è certo che i suoi nemici non verranno e ha capito che io non sono a mia volta un suo nemico” “È così, Mancino mi ha parlato molto bene di lei e mi ha convinto ad ascoltarla perché pensa che sa dove è quello che cerco” “Per quanto ho capito e per quello che ho assunto penso di si e non ho problemi a dirglielo” L’uomo restò in silenzio e non si capiva se rideva o pensava “.. e cosa vuole in cambio per dirmelo” Il Maresciallo sorrise “che non vi siano più morti; poi mi basta il piacere, solo narcisistico, di aver compreso tutta la storia” L’uomo restò qualche secondo in silenzio poi esordi “Le prometto che se le sue informazioni sono corrette, una volta trovato quanto cerco, non vi saranno più morti per mia mano. Ma mi tolga una curiosità: e i suoi superiori? Non ne tiene conto?” “ho chiesto al Procuratore degli appuntamenti per dirgli la mia tesi e non mi ha mai risposto. Nel frattempo sono morte altre tre persone che probabilmente non c’entravano nulla. La giustizia è raffigurata con una spada e una bilancia, ma dovrebbe avere anche un orologio: fare giustizia venti anni dopo vuol dire far subire venti volte la stessa ingiustizia. Per questo le volevo parlare, per fermare la carneficina che lei e i suoi nemici state preparando” “ non sono miei nemici, ma clienti; ho lavorato per loro e contro di loro anche in passato. Ora però il gioco è molto diverso da quello che fino ad ora eravamo soliti giocare” “per i soldi negli emirati?” “Anche per quelli. Sabino e Cannata avevano pensato un business multimilionario. Avrebbero messo le mani su una miniera di diamanti in Russia utilissimi per i loro affari in sud America e in medio oriente. Avrebbero avuto i diamanti a 80 e con essi avrebbero comprato droga vendendoli a 200 perché i diamanti  sono il bene rifugio più prezioso per chi ha problemi con la giustizia o per chi deve essere corrotto. Mi avevano assunto per questo, per evitare che qualche mafioso russo si mettesse di mezzo. Lo sa come mi chiamano quelli per cui lavoro? Settoru, il sette di denari perché, come quando si gioca a scopa, chi mi ha tra le sue file ha già un punto in mano: dovevo semplificare i rapporti con chi non voleva finalizzare il business o creava problemi…” “e quelli che non sono suoi amici? Come la chiamano” Gli occhi si strinsero in un sorriso “Quelli mi chiamano u Ghiancheri…” “Il macellaio…?” “Si e non solo per il mio lavoro. Mio padre aveva una Ghianca, una macelleria alla Kalsa dove faceva la salsiccia più buona di Palermo!  Chieda a Mancino. Un giorno un uomo di niente gli disse che doveva comprare carne delle macellerie clandestine, animali uccisi perché rubati o ammalati. Mio padre rispose di no. Quello lo insultò pensandosi un mamma santissima. Lui lo caccio a calci fuori del negozio. Tre giorni dopo, uscendo dal retro del negozio venne assalito da tre energumeni con bastoni in mano. Lui si difese ma gli venne un infarto e mori. Io, che andavo a prenderlo e lo aiutavo in negozio perché era ammalato, vidi i tre uomini scappare. Andai dalla polizia a denunciarli. Ma dopo un mese nessuno era stato arrestato. Mia madre morì di crepacuore: uccisa dal troppo amore che la legava a mio padre. Al funerale di mia madre vidi uno dei tre e corsi dalla polizia dicendogli di andare ad arrestarlo. Mi dissero che non ne valeva la pena: era forse già fuggito ed in ogni caso il suo avvocato lo avrebbe fatto uscire dopo due giorni. Allora capii che questa che chiamano “la legge” non esiste. I furbi, i maligni, i ladri, gli arrivisti, gli infami: sono i topi di un enorme immondezzaio che chiamano società: sono loro che fanno le leggi, quelle di ogni giorno, non quelle dei libri. Come i topi si nutrono rubandolo tutto quello che gli piace seguendo i loro bisogni. Gli altri credono in una legge che è solo l’apparenza che copre l’immondezzaio come i cartelloni pubblicitari raffiguranti l’ordine e la bellezza di quanto chiamano società che coprono le discariche per nasconderle.  Ma non è così. Chi comanda in questo immondezzaio è chi non ha paura ad uccidere o rubare, chi non ha paura a fare del male gratuitamente, a ridurre gli altri a cose, ad animali con la droga e la violenza.  Ed è a questi che tutti obbediscono o a cui tutti si appellano per risolvere i loro affari, come facevano anche i principi di una volta con la mafia, perché è nel DNA della nostra storia questo ubbidire solo ai violenti senza mai ribellarci pensando che non ci riguardi chi sono o cosa fanno; perciò, mi sono detto che se esisteva  solo la legge di chi poteva sovrastare con la forza gli altri, io avrei fatto la mia giustizia con la stessa legge. I tre vigliacchi che uccisero mio padre scomparvero nel nulla; i loro corpi li buttai in una porcilaia a ingrassare i loro simili. Chi aveva ordinato a mio padre di ubbidirgli, lo trovarono appeso per i piedi e squartato come un maiale, così come hanno trovato Cannata. Io non uccido, li faccio impazzire dal dolore e dalla paura, lentamente, finchè loro stessi non invochino la morte come un sollievo. È questo che mi ha reso U Ghiancheri, qualcuno che anche gli assassini temono e che nessuno vorrebbe mai incontrare.  Il capocosca, di quei quattro maiali che avevano ucciso mio padre, invece di arrabbiarsi mi propose un lavoro. Gli avevo levato davanti quattro coglioni in un modo pulito e silenzioso, mi chiese se ero interessato ad avere un lavoro ben pagato visto che alcuni membri di una cosca avversaria alzavano troppo la cresta. Poiché ormai vivevo in una condizione in cui per sopravvivere occorrevano molti soldi, mi creai la regola che non avrei mai ucciso altri che uomini d’onore, sarei stato il loro giudice e boia restando sempre al di sopra di loro: io non uccido persone indifese ma chi della violenza e della morte ha fatto la sua vita perciò affronto i miei “clienti” alla pari.” Il Maresciallo lo guardò in silenzio “Perché mi sta dicendo tutte queste cose?” “Perché tutte e due crediamo nella giustizia e l’applichiamo, anche se da lati opposti, non per fini diversi: la giustizia, l’equità, quella vera ed assoluta” “E non ha paura che io usi le sue informazioni contro di lei?” “No, Mancino si fida di lei. Il suo telefono poi è sotto controllo: di ogni numero che chiama o da cui è chiamato, viene informato il procuratore. Lui pensa che lei si prenda troppa iniziativa, troppo libertà nel risolvere i casi. Dice che usa troppo la fantasia senza attenersi ai fatti. Ha un fascicolo su di lei pieno di considerazioni e dicerie: gli mancano però i fatti per incriminarla. Un segno che l’immondezzaio ha paura di lei, della sua intelligenza che è un’arma da cui nessuno può proteggersi. Lei è più simile a Mancino che al suo capo: crede nell’amicizia più di quanto i suoi colleghi credano in lei, è uno di quelli per cui esiste una società e dei doveri nei confronti degli altri, quegli altri che pensano solo ai loro diritti, alla loro voracità, come fanno i topi nell’immondezzaio.” Il Maresciallo restò ancora in silenzio. “un’ultima cosa, prima di arrivare al punto: perché lei si fida di Mancino? E perché Mancino ha tanto rispetto per lei da non dirmi niente?” “Una volta qualcuno gli disse che lo stavo cercando per ucciderlo. Lui non capiva perché, quindi andò da Nino, l’uomo che hanno ucciso e che era il mio contatto verso il mondo esterno e gli chiese di incontrarmi. Quando mi vide mi chiese perché volevo ucciderlo visto che lui non aveva mai fatto del male a nessuno; mi disse che a cinque anni aveva perso il padre, a sette scaricava cassette di frutta per aiutare la madre, a nove aveva rubato un pane per fame e da li aveva continuato: non era un santo ma non era un assassino, un ruffiano o un paraculo: poteva guardare chiunque dritto negli occhi senza vergognarsi. Gli risposi che qualcuno mi aveva detto che lui era stato pagato per uccidermi. Anche a lui la stessa persona aveva detto la stessa cosa. Ovviamente chi ci aveva detto così sperava che ci uccidessimo a vicenda. Gli dissi di non preoccuparsi e di sparire per un paio di settimane che mi sarei preso cura di quella persona. Lui però fu arrestato ed in carcere qualcuno lo prese di mira. Fu così che diventò Mancino e si fece vent’anni perché nel difendersi aveva ucciso un altro topo che voleva rodergli l’anima. Io avevo lasciato Palermo. Mi diedero dei lavori in America e poi in sud America per convincere qualche capo in testa locale a vendere coca al prezzo che le cosche dicevano. Quando lui uscì dal carcere era solo ed io lo andai a trovare. Gli chiesi cosa volesse fare e lui rispose che dopo tanti anni al chiuso voleva vivere in una spiaggia all’aperto. Lo portai dove ora ha la locanda e gli diedi i soldi per comprarla: gli ho regalato un sogno, per questo farebbe di tutto per proteggermi. È un amico, uno dei pochi che ho.” “Strano a dirsi anche per me è ormai un amico. Comunque veniamo al sodo” “Lei sa cosa cerco?” “Certo, quello che cercano tutti: la persona che ama” Gli occhi del Ghiancheri si strinsero come se stessero sorridendo “E sa anche dove è?” “Certo, dove la stava cercando: nella contrada della Croce, solo che lei la stava cercando nel posto sbagliato” U Ghiancheri lo fissava con attenzione senza perdere il minimo gesto. “vede, mentre scrivevo verbali e relazioni su come era morto Calabrò, ebbi la sensazione che quella sua macchina io l’avessi già vista più volte. Pensai per qualche giorno poi capii. Nel paese c’è una sola strada che sale dalla provinciale, fino al paese e poi alla Contrada della Croce. La nostra caserma è a lato di questa strada e le telecamere di sicurezza della caserma inquadrano sempre la strada. Andai a vedermi i vecchi filmati e scoprii che il Calabro era salito diverse volte e sempre da solo. Una volta però era salito preceduto da una di quelle grosse moto che usano i killer per sparare per strada. La sua macchina era seguita da un'altra con quattro ceffi stipati dentro.” “Una scorta…” “Esatto. Ingrandii più che potevo le immagini della macchina di Calabrò, scoprendo che di dietro, seduta tra due uomini c’era una donna. Guardai il filmato di quando le macchine e la moto discesero dalla valle ma la donna non c’era” L’uomo restò zitto come aspettando qualche altra informazione “Chiesi ai miei informatori (se il barbiere del paese si può definire tale) se c’era qualcosa di strano nella famiglia Calabrò. Sono venuto a sapere che una diecina di giorni prima, alla cresima della figlia di Sabino Calabrò mancava sua cognata Gaetana Ruffo-Ruffo, moglie del cugino Miuccio, quest’ultimo presente alla festa ed esageratamente euforico, tanto che a pranzo, Sabino riprese suo cugino per quanto beveva. Il cugino mi è stato descritto come persona, irascibile e arrogante, dall’ira e la pistola facile, ben diverso dalla moglie Ruffo-Ruffo che tra i suoi avi annovera un siniscalco di Federico II” “È cosi – aggiunse improvvisamente l’uomo – Gaetana è una donna sensibile e di una personalità superiore a questi Calabrò che sono ricchi solo dei soldi che fanno con il dolore degli altri. Suo marito se l’è comprata pagando i debiti di suo padre. Quando mi arruolarono per aiutarli nell’impresa, Sabino chiese a Gaetana di fare gli onori di casa. Ero un personaggio importante e la Famiglia voleva ospitarmi nel modo migliore. Gaetana era l’unica incensurata che potesse ospitarmi e occuparsi degnamente di me. All’inizio ci evitavamo, poi per caso incominciammo a parlare e qualcosa di inatteso e non voluto accadde tra noi” L’uomo abbassò gli occhi quasi a ragionare per se stesso “Io non ho mai pensato alla mia vita come una vita normale ma come qualcosa che da un momento all’altro doveva finire bruscamente ed il cui unico fine era uccidere quanto più possibile chi era uguale a chi aveva ucciso mio padre. Lei invece rese reale e possibile una vita normale, quella di cui mio padre e mia madre avevano vissuto semplicemente ma intensamente. Questa romanza – l’uomo indicò con il mento il disco – Gaetana la suonava sempre. Anche lei si sentiva qualcuno che doveva indossare con la morte nel cuore, il suo vestito da Pagliaccio per dare spettacolo e per essere mostrata come simbolo del successo del marito, dopo la Ferrari e prima dei purosangue arabi. Poi suo marito quando ha capito che ci amavamo ha trattato Gaetana in un modo indefinibile. Un mafioso non è più considerato tale se anche la moglie lo tradisce. In più avrebbero dovuto uccidermi per aver violato la loro casa. Ma cosa avrebbero dovuto dire alle altre cosche? Io ero un elemento importante dell’investimento che stavano facendo perché i russi obbediscono solo a chi li uccide. Gli altri si sarebbero tirati indietro, per questo, per punirla e per ricattarmi l’hanno nascosta così che continuassi a servirli: con lei prigioniera potevano farci fuori quando l’affare era finito. Gaetana è una donna che prima di incontrarmi non aveva mai sorriso, era un cigno in uno stormo di corvi. Come me ha dovuto adattarsi ad una realtà disgustosa perché non poteva averne altre. È difficile credere che due infelicità assolute possano far nascere una felicità totale: ma a noi è successo. Lei mi ha donato il lato migliore della vita che non conoscevo: avere chi ti capisce, chi ti ascolta, chi cancella le nubi nei tuoi pensieri e ti spinge a credere in una realtà diversa. Migliore. Ha aperto la prigione in cui ero, ha stracciato le vesti da pagliaccio che ogni giorno indossavo per essere quello che quelli come suo marito mi avevano fatto diventare. Ha ragione a dire che se non la trovassi, i morti aumenterebbero: sono figlio di mio padre e nessuno può ricattarmi e ridurmi ad essere un servo, nessuno può maltrattare chi, dopo una vita di sangue, mi ha fatto trovare il senso della parola amare. Quell’amare che univa così indissolubilmente i miei genitori. Sterminerò tutta la Famiglia e i suoi affiliati se non me la ridaranno intatta! Lei, dopo tanti morti, mi ha riportato alla vita e a questa vita non ci rinuncerò” Fu il turno del commissario di restare qualche secondo in silenzio “È quello che ho pensato considerando l’odio che ha usato nell’uccidere. Ma torniamo al punto iniziale dov’è Donna Gaetana? Quando ho tirato le somme di tutto mi ricordai di quando dallo spiazzo di fronte al vallone della Croce guardavo i monti prima che improvvisamente arrivasse la macchina di Calabrò. Nella parte dei monti, dove c’erano le miniere, vedevo di tratto in tratto diverse macchine: troppe. Se tu nascondi qualcuno non metti mille guardiani a dire dov’è.  Lì la montagna è un formicaio di tunnel e grotte, non hai bisogno di mettere mille guardiani.” “Infatti! ho girato quelle miniere per diversi giorni ma non era un posto dove tenere Gaetana. È meta di gite scolastiche e speleologiche. Per questo rapii Sabino, per farmi dire dov’era, ma lui si rifiutò di dirmi cosa” “Allora, vedendo quelle macchine fuoristrada sparse qua e là, mi sembrava quasi che aspettassero qualcuno. Ora capisco che era una trappola per lei, per attirarlo fin lassù e farle fare quello che volevano. Poi ho incominciato ad osservare il resto del vallone e le colline dove, finite le miniere incominciano le distese di olivi e viti. Guardai negli uliveti ed in un Baglio nel mezzo delle colline vi notai qualcosa che mi colpì: ad una finestra della vecchia casa colonica in cui le olive sono raccolte, c’era un filo sottile e ad esso vi erano attaccati dei vestiti da donna. Cose intime e piccole, come mutandine e reggiseni. Erano solo un paio, nascoste dai rami di ulivo, ma erano troppo piccole per appartenere alla moglie del proprietario del fondo e troppo eleganti per appartenere a qualche ragazza del paese. Mi chiesi allora chi poteva lasciare in quel luogo disabitato quelle cose così intime. La finestra in cui erano, dava su un dirupo, nessuno degli altri abitanti della casa avrebbe potuto vederle. Forse era un segnale, forse solo della biancheria stesa ad asciugare.” L’uomo penso qualche secondo. “Era un segnale: Gaetana mi voleva dire dove era. Io cercavo in alto, tra le miniere, perché li era facile nasconderla. Troppo facile. Sabino aveva architettato una trappola per fermarmi circondando la zona con i suoi uomini e saliva e scendeva da lassù per richiamare la mia attenzione e attirarmi tra i suoi uomini. Io conoscevo quella zona da tempo perché li ho concluso molti dei miei lavori, ed ho evitato facilmente le sue trappole.” Il cellulare che l’uomo teneva sul bracciolo della poltrona si illumino. Apparve come una mappa con delle linee e un puntino rosso in movimento. “Qualcuno sta venendo a trovarla. Tenga – gli disse allungando la Beretta di ordinanza del Maresciallo – è meglio che vada vedere chi è”. Il Maresciallo prese la pistola e si chiese come U Ghiancheri avesse fatto a trovarla nella cassaforte nascosta nell’armadio della stanza da letto. Mise l’automatica tra la cintura dei pantaloni e la schiena coprendola con la maglietta. Tornò indietro nel corridoio fino alla porta di ingresso e dalla telecamera del citofono osservò la strada.
Una macchina spuntò dalla destra e lentamente si fermò all’altezza del cancello. Ne scese l’agente Caccamo che avvicinandosi al citofono suonò. Il Maresciallo aspettò qualche secondo e poi rispose “Chi è?” “Maresciallo sono Caccamo, tutto bene?” “Caccamo, si tutto bene perché è successo qualcosa” “No Maresciallo, Petyx mi ha detto che lo aveva chiamato più volte al cellulare perché voleva venire a trovarlo con la moglie e il bambino, e non gli rispondeva e si era preoccupato, così mi ha chiesto di passare a vedere” “Sono andato a Sciacca dai miei amici e ho lasciato il cellulare nella scrivania in ufficio, sono appena tornato” Poi aprì la porta e andò a salutare Caccamo di persona. “Caccamo tutto bene ora chiamo Petyx e glielo dico” “Va bene Maresciallo, meglio così, ci eravamo preoccupati” “Non ti preoccupare ci vediamo domani, ora torna in caserma” Caccamo lo salutò e tornò in macchina; il Maresciallo aspettò che si allontanasse e tornò di corsa in casa e percorrendo velocemente il corridoio arrivò allo studio. “Tutto a posto, era…..” La poltrona era vuota.
Il Maresciallo guardò il rapporto che aveva scritto ancora indeciso se spedirlo o meno. Fece mente locale ed incominciò a rivedere gli avvenimenti accaduti tre giorni prima, il giorno dopo il suo incontro con U Ghiancheri. “ Alle ore 05:15 del mattino è suonato il telefono d’ordinanza e l’appuntato Cacace mi ha informato che stava venendo a prendermi con il fuoristrada perché in contrada Croce era scoppiato un incendio in una casa abbandonata dentro un uliveto. Poiché c’era una macchina vicino nell’Uliveto i forestali pensavano che qualcuno fosse dentro la casa. Dell’orario sono certo perché ho visto l’ora sul telefonino! Alle 05:45 è arrivato Cacace e siamo andati verso Contrada Croce passando dalla mulattiera che attraversava il torrente e saliva verso la parte coltivata della valle. La strada era più veloce anche se si poteva fare solo con un fuoristrada o un mulo.” Il Maresciallo controllò l’orario riportato nel documento, quindi continuò il suo riepilogo interno “ Appena attraversato il fiume ed iniziata la ripida salita verso i boschi di ulivi e le vigne abbiamo sentito una forte esplosione in direzione del baglio verso cui stavamo andando.” Il Maresciallo pensò un minuto poi prese il documento e aggiunse “L’esplosione era molto forte tanto che ci caddero addosso dei detriti di mattoni e di legno. Notammo lo sviluppo di una colonna di fumo nero” Il Maresciallo pensò alla faccia bianca e sorpresa di Cacace che lo osservava spaventato. “Dopo forse mezzo minuto, mentre proseguivamo la nostra marcia, il Maresciallo Biondo mi ha chiamato per informarmi che mentre con i suoi forestali stavano arrivando in zona, all’interno del baglio c’era stata una forte esplosione che dalla distanza da cui lui osservava, sembrava avesse distrutto buona parte dell’edificio. Gli chiesi di delimitare la zona e di evitare che il fuoco si propagasse nell’uliveto ma di mantenere i suoi uomini a distanza di sicurezza dal Baglio senza avvicinarsi. Arrivato constatavo che del Baglio erano rimaste in piedi sono le pareti frontali dell’edificio, mentre la parte posteriore, situata su un dirupo era precipitata nel dirupo stesso, facendo sfogare l’esplosione principalmente in quella direzione.” Si fermo ad osservare lo scritto. “Richiesto l’intervento degli artificieri dell’esercito, nei ruderi del Baglio sono state trovate quanto restava di alcune casse di legno con scritte cirilliche dentro cui vi erano gli avanzi risparmiati dal fuoco di fucili d’assalto AK-47 e altre attrezzature militari. Da alcuni pezzi di legno recuperati, sembra che l’esplosione sia stata dovuta ad una cassa di tritolo per costruzione che è stata innescata probabilmente per l’incendio di una stufetta elettrica dimenticata accesa. Stufe simili sono state trovate in diversi punti del Baglio. La macchina risultava rubata un mese prima a Cefalù” Il Maresciallo si grattò la testa e continuò a leggere “Si suppone al momento che il Baglio sia stato un deposito della cosca Calabrò, vera proprietaria dell’uliveto, dove veniva occultato materiale che probabilmente doveva servire per qualche rapina di furgoni postali o banche. Al momento non si ha un collegamento tra il deposito e la morte di Calabrò Sabino avvenuta circa una settimana prima, ma i suoi continui viaggi nella contrada portano a pensare che sicuramente il Calabrò ne fosse a conoscenza” Il Maresciallo guardò scettico il documento “U Ghiancheri deve aver fatto fuori i secondini di donna Gaetana e li ha portati via, poi ha fatto saltare il baglio per cancellare le prove della presenza della donna. Tutta la storia si riassumeva in una base della cosca abbandonata dopo la morte di Sabino, e in un incidente casuale.” Per l’ennesima volta il Maresciallo appoggiò il documento sulla scrivania incerto se potesse considerarlo realistico e quindi finito. “Al procuratore il report piacerà, vi sono i fatti e non c’è nulla della mia fantasia” E si mise a ridere. “Maresciallo mi scusi – fece Caccamo apparendo sulla porta del suo ufficio – c’è un signore che vorrebbe salutarla….” “Eh chi è ?” fece sorpreso “Marescialluuuuu” fece improvvisa la figura di Mancino la cui sagoma occupò tutta la porta tanto che Caccamo scomparve dietro di lui “ come stai Maresciallo? sto andando a prendere Rachele a Palermo e sono passato a portare due gamberi freschi freschi, un totano che è uno zucchero e una spigola che se quando la mangerà la farà andare in paradiso” l’omone riuscì a superare la piccola porta e tra le mani gli apparvero una enorme borsa frigo che doveva contenere il tesoro che aveva descritto e un'altra borsa piena di bottiglie di vino “Il totano è da fare subito, lo pulisci e lo metti in padella con l’accia, due olive verdi, i capperi e lo fa rosolare poi con il pomodoro…” “Mancino grazie …. - rispose il Maresciallo ancora sorpreso e travolto dalla loquacità dell’amico. - … Caccamo per favore prendi e metti tutto in frigo che a mezzogiorno cuciniamo tutto” Mancino diede con delicatezza la borsa all’appuntato “Mi raccomando i gamberi ….. – fece severo verso Caccamo - .. crudi! con un filino d’olio e poco limone: sono una delizia…” “Questa è una bella sorpresa – fece il Maresciallo – non ti aspettavo…” “E’ che Rachele, la conosci, ha insistito che passassi a ricordarti che sabato sei a pranzo da noi… Per favore non dirmi di no che se noi lei è capace che ti viene a prendere: lo sai è bergamasca, ha la testa più dura di una palermitana” “Questo è tutto da dimostrare ma ti credo! ti posso offrire almeno un caffè ?” “Ma quale caffè sarebbe il quinto questa mattina, sono andato alle cinque al mercato del pesce a prendere il meglio per Rachele…. ora però devo andare che devo attraversare Palermo con il traffico” “Aspetta che ti accompagno alla macchina” Il Maresciallo prese il cappello ma, come ultimamente gli capitava, si dimentico il cellulare sulla scrivania. “Allora tutto bene?” chiese Mancino appena usciti dalla caserma “Tutto bene… penso che ogni cosa sia andata a posto” “Si, è tutto a posto. Ho saputo che c’è stato un po' di fuoco…” “Un deposito di armi dei Calabrò…” “A niente di particolare. Ah proposito lo sai che Miuccio Calabrò è morto” Il Maresciallo si fermò sorpreso “Morto? e come fu” “Il giornale dice che lo hanno trovato a casa sua in vestaglia strangolato sulla sua poltrona” “Strangolato? e cosa vuol dire?” “Che non volevano versare il suo sangue.  Un morto strangolato non chiama vendetta” “Ho capito, ma che senso aveva farlo fuori adesso?” “Non lo so, forse è una morte di scambio” “Eh cioè?” “Tu hai qualcosa che interessa a me, io ho qualcosa che interessa a te. Ora io riesco a rubarti quello che mi interessa e tu ti incazzi ancora di più. Allora io ti dico: ti posso rendere quello che vuoi. Magari me ne tengo poco poco e il resto te lo restituisco se tu uccidi una certa persona” Il Maresciallo si fermò interdetto “Lo hanno ucciso i suoi?” “Lui doveva uccidere sia la moglie che U Ghiancheri quando li aveva scoperti. Invece è andato a piangere da suo cugino Sabino scatenando il casino che ne è venuto fuori. Orami era cornuto e coglione. Se non l’avessero ucciso loro lo avrebbero fatto le altre cosche e non si sarebbero limitate a far fuori solo Miuccio” “Pensavo che non ci sarebbero stati altri morti” “Non per mano sua! e questo lo ha mantenuto….” Fece serio Mancino di fronte alla macchina. Si girò ed entrò in machina sedendosi, poi, con una certa difficoltà, tirò fuori dalla tasca un pezzo di carta “Questo è per tè - Il Maresciallo lo guardò severamente - Lo so che tu sei uno sbirro che non accetta soldi, ma la compagna del mio amico vuole dirti personalmente grazie e nel foglio c’è il posto e l’ora dove ti aspettano per dirtelo. Pensa che sia un suo dovere e una forma di rispetto ringraziarti personalmente.” Il Maresciallo prese il foglio di carta e salutò mancino “Salutami l’ing. Rachele..” fece mentre Mancino partiva sgommando “Ricordati sabato…” fece Mancino agitando la mano dal finestrino Il Maresciallo l’osservò scomparire e poi si voltò per tornare in caserma. Mentre andava apri il foglietto ed osservandolo si fermò per la sorpresa. Era un biglietto per assistere ad un’opera presso il teatro Greco di Taormina: “I Pagliacci”
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storm-and-starlight · 3 years
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For the WIP tag game: All Those Wonders Sit And Wait for Us?
I have explained more about this fic here!
“You should find yourself a better gardener,” Yen interrupts him, and he blinks until he realizes she’s staring at a mass of plants, growing in the empty space between the herb beds and the path. “You’ve hemlock running wild.”
“”S not hemlock,” he says, and kneels to check the buds. “Queen Cerro’s Lace. Easy mistake to make.”
“And you’re sure?”
“Yeah. There’s a bunch of plants that look like that; couple of ‘em are used in potions. Need to know the difference or you end up with something that’ll kill you, one way or another.” he laughs as an old memory comes back to him, Dandelion waxing poetic as they rode. “Means shelter, protection. Sanctuary.”
“And how on earth do you know that.”
“Dandelion told me. Said he was using it for symbolism in one of his songs, or some kind of nonsense.”
“Of course. And do you know what other flowers mean? Lilac, for example.”
“Lilac and gooseberries, you mean,” and he laughs. “Not a clue. Tuned him out for the rest of the day after he started talking about the fundamental tonal differences between various forms of sonnets.”
“Mm. I’ve heard that the Bardic style is more suited for love poems, while the less-popular von Kelric form takes precedent when composing poetic interstitials.”
“You made those up.”
Yen doesn’t bother to answer, just smiles at him, and he hauls himself to his feet, wincing at the way his knee twinges as he stands. There’s a white gazebo in view past the gardens, looking out over the roll of the grapevines, and Corvo Bianco in the corner of his eye, shining white and yellow-gold in the lazy sunlight.
Sanctuary, indeed.
Ask me about my WIPs!
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tashaodinsbane · 4 years
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 14.10.76                               Piante e Strani Effetti Pare che il docente abbia voluto mettere alla prova la loro passione per l`erbologia; chi accetterebbe di svegliarsi prima dell`alba per aiutarlo con chissà quale diavoleria misteriosa, se non dei veri erbonerd? Il castello immerso nel buio, e con le luci fievolissimi di un sole che non sorgerà ancora per una scarsa mezz`oretta, ha il suo perchè e rende l`atmosfera abbastanza suggestiva. Arrivati allo spiazzo, potranno facilmente notare un gazebo bianco, piazzato appositamente per l`occasione, sotto il quale si trova Zevran in tutto il suo splendore. Un`altra cosa che i ragazzi potranno notare sotto il gazebo, sono due tavolini; uno rettangolare lungo quanto il lato del gazebo, e uno tondo un po` più piccolo. Sopra il primo, c`è un abbondante assortimento di biscotti, cornetti, muffin e cose del genere; il secondo, invece, è occupato da un paio di grandi caraffe termiche in metallo, di quelle con il coperchio e il beccuccio, più un vario assortimento di mug colorate in ceramica.[...]
Z:« Nel caso in cui qualcuno avesse saltato la colazione,oppure avesse sonno... lì c`è del caffè e del tè » lasciandosi scappare un sorrisetto divertito davanti a eventuali sbadigli o altre dimostrazioni di stanchezza.
T: «Oh,sì.La ringrazio» commenta con sollievo mentre già allunga le mani verso una delle mug colorate. Ascolta il dire del caro professore mentre solleva la caraffa, che si spera contiene tè, per riempire la mug. Ascolta le ipotesi di qualche compagno mentre afferra la tazza piena con la mano sinistra e un muffin con la destra.
Z: « Ho bisogno del vostro aiuto non per piantare ma per raccogliere» dice, lanciando loro qualche occhiata « Siccome va fatto entro l`alba, ho pensato che più mani abbiamo più Giana raccogliamo » sì, butta così il nome della pianta« Non vorrei fare troppi spoiler per il quarto anno. E` proprio per voi che oggi vogliamo raccogliere le foglie » plurale maiestatis perchè sì. Intanto sono arrivati al retro della serra; il docente si avvicina alla porticina, spalancandola e invitandoli ad entrare in quella parte di serra che solitamente non vedono [...]E, in circa una ventina di postazioni, un esemplare di Giana [...]Sorride loro, osservandoli come se si aspettasse qualche reazione strana da un momento all`altro. Non sembra ritenere importante, al momento, spiegare loro le proprietà della pianta.
{Rubrica cosacierainquelbuffet: chi ha mangiato i muffin sentirà il bisogno di parlare a più non posso, e raccontare i pettegolezzi (veri o finti che siano). Chi ha mangiato i biscotti si troverà improvvisamente con una voglia matta di cantare, e... non potrà tenerla a bada.Per quanto riguarda le bevande: tutti quelli che bevono caffè potranno iniziare a sentirsi più energici e lucidi, mentre quelli che hanno bevuto il tè..per ora non sembra stia succedendo nulla, a loro.}
N.R. :  « oh, lo sapete che c’è un drago nei sotterrranei? Non so bene dove, forse è nelle cucine insieme agli elfi...» continua a parlare ininterrottamente, non riuscendo a fermarsi, con quella splendida voce acutissima.
Z: « Sinceramente non credo avremmo ancora degli elfi domestici, in quel caso » afferma semplicemente, con un certo cinismo.
C.M.:  «Oh, sì. Lo ho sentito dire anche io. Ma non solo draghi! Nei sotterranei si nasconde di tutto!» poi invece mentre canticchia «or maybe it is a door - that`s closing up some hero`s back - on his track to be a man»
Z: « Hai pensato di entrare nel coro? » Tanto per appoggiarli, si unisce un secondo ai pettegolezzi « Sì è vero, nei sotterranei c`è un sacco di gente... anche creature strane » afferma, con un cenno della mano. Sì, signori, sta implicitamente parlando anche di sè.  « se i biscotti allo Stridiosporo fanno sempre quest`effetto, li inizio a vendere »
S.C: «Ho sentito dire che di notte i fantasmi si danno alla pazza gioia con Pix, io me li immagino, soprattutto la Dama Grigia e Il Barone Sanguinario, anche se un po` di divertimento non gli guasterebbe.» prega che non ti abbiano sentito, Sunny. .
T: «Mio padre la coltiva nelle serre di casa e io ho sempre voluto provarla» A nessuno interessano queste informazioni non richieste,ma per qualche motivo non riesce a frenare la lingua. «Per qualche motivo però mio padre non vuole che entro nelle serre. Troppo pericoloso dice» E le scappa una risatina «Nemmeno ci tenesse dentro piante carnivore» Quindi si volta preoccupata verso Will «Ci coltiva piante carnivore?»Come se lui lo sapesse Quindi si volta di scatto verso i compagni «Sapete che l’altro giorno Fralker ha ballato in mutande sotto la pioggia?»E ride da sola annuendo con solennità «Si,si. E’ uscito in giardino ,si è tolto i vestiti e ha cominciato a ballare. [...]Dicono che Alyce indossi la parrucca» sussurra a Will dalla postazione accanto alla sua. Si volta a guardarlo per fargli un occhiolino e un cenno del capo verso la Prefetta Grifa «Sai: l’alopecia» Speriamo che il sussurro non sia troppo udibile.
M.B: «How many... roads must a man walk down/ before you call him a man?»
T: «Sai,dicono che Chloe faccia sparire i suoi animali... Quando l’ho conosciuta aveva tre gechi: che fine hanno fatto ora?» Lancia un’occhiata cospiratrice in direzione della compagna Tassa «Te lo dico io: se li è mangiati.Scommetto che entro la fine dell’anno sparirà anche il topo.A proposito di topi: le cucine ne sono piene. Di ratti però. Grossi,pelosi e pieni di malattie»
T.D. : « Spingo per gli spoiler. » Ovviamente. « Un ripasso per gli anni più alti e qualche informazione utile per il futuro per i più bassi. » E’ gentile, eh? Mica vuole sapere cose lui, nono.
Z:« Vi basti sapere che questa trasformante permette il cambio temporaneo di sesso, sia a livello fisico che mentale » afferma semplicemente, con un sorrisetto, prima di aggiungere « e durante il suo effetto non ci si ricorda della propria identità originale » ecco che quindi finalmente afferra la caraffa che aveva alla cintura. La stacca, portadosela davanti « io ne ho raccolta un po` tre settimane fa, e ne ho fatto un`infuso. Visto che mi avete aiutato... » e lascia vagare lo sguardo su nessuno in particolare « chi vuole, potrà averne un po`. A proprio rischio e pericolo » afferma, sfarfallando gli occhi in modo da ostentare un`aria innocente a cui davvero non crederà nessuno. Fissa i quartini per qualche istante « voi no, non voglio privarvi di farlo con i vostri compagni » afferma quindi, con un sorrisetto.
{Cosacierainquelbuffet, parte 2: quelli che hanno bevuto il tè iniziano ora ad avvertirne gli effetti: Un`amnesia localizzata, che riguarda la propria identità.Non si dimenticheranno il proprio nome o i propri valori fondamentali, ad esempio, ma invece potrebbero dimenticarsi aspetti della propria personalità di secondaria importanza}
C.M: «io… io, credo, insomma, sì. Lo vorrei, provare.» mentre lancia un occhiata a Gus come a cercarne un parere .Insomma, provarla potrebbe essere d’aiuto, forse. Ma sempre meglio provarla che non provarla, no? Annuisce mentre però inizia a sentire una strana nuova sensazione «Gus, ho dimenticato qualcosa… Cioè credo. Mi sembra.» ma poi «I boogie down like a unicorn - No stoppin` till the break of dawn - Put your hands up in the air - Like an ogre just don`t care» qua non si può davvero arrivare a finire un ragionamento oh.
T:  «Miley mi ha detto che a breve intervisterà il portiere degli Applebay Arrows; dice che verrà a trovarci qui al castello» E si stringe nelle spalle mostrando quanto poco gliene freghi del Quidditch. Eppure lei è battitrice titolare... Va beh. Dà un piccolo buffetto sulla pianta di giana «Stiamo per finire» le dice. Eh,sì.Lei è una di quelle che parla alle piante. «Voglio diventare maschio» annuncia. Forse è una richiesta di provare gli effetti della pianta adesso,sotto la supervisione di un esperto?O forse una semplice dichiarazione di intenti. Un altro gossip, su se stessa stavolta. «Chissà come sono senza tette» Non che ne abbiamo molte. Abbassa lo sguardo sul proprio petto e poi si sofferma a guardare quello di Will,quasi si stesse immaginando uno scambio di corpi. «Dieci giorni?» Se fosse un po’ più lucida ci penserebbe un attimo su, probabilmente l’idea di cambiare anche carattere la bloccherebbe di sicuro. Ma beh,non siamo in noi. Perciò...per quanto la riguarda non se lo fa certo ripetere due volte. Si sfila i guanti e con passo deciso si avvicina al professore. «Alla salute»
Chloe e Tasha,poco dopo aver bevuto l`infuso, si sentiranno un po` strane. Si trasformeranno davanti agli occhi degli altri studenti, diventando a tutti gli effetti due ragazzi. E non serbando alcun ricordo di esser state, fino a poco prima, delle ragazze.
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Vi presento il mio alter ego:Dòmnhall Odinsbane 
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vadoaest · 5 years
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Domenica pomeriggio mi sono trovata a Milano per incontrare un’amica dei tempi di Gorizia. È stata una delle prime persone con cui ho fatto amicizia arrivata in dormitorio ed erano alcuni anni che non la rivedevo. Affrontare o ricordare le situazioni riguardante gli anni trascorsi in Friuli non è spesso facile, come non lo è parlare di cosa sia successo dopo e cosa io abbia fatto in questi anni. Per proteggere la mia salute ho scelto di evitare situazioni che possano procurarmi disagio, e questa potenzialmente poteva essere una mina vagante. Quando uno non sta troppo bene le vite degli altri sembrano sempre più scintillanti di quanto mai potrà essere la propria e non sapevo se avrei retto alla luce accecante di chi si è sempre sentito perfetto.
La zona in cui abita la conosco abbastanza bene, a 500 mt da casa sua per molti anni c’è stato un grande spazio espositivo riservato alla fotografia in cui una decina di anni fa mi sono trovata a fare da assistente durante un master, con i compagni della scuola di fotografia abbiamo passato un buon numero di serate cercando parcheggio lì intorno o aspettando il tram lì vicino, sulla via principale. Lo studio fotografico in cui ho lavorato tre anni era a 15 minuti a piedi da lì. Alla fine ho messo la macchina in una strada parallela, una zona tranquilla con un grande parco/giardino circondato da edifici residenziali, a ridosso di un grande complesso scolastico (e attaccato alla zona della movida, tra i Navigli e il nuovo polo della Bocconi). Malgrado la mattina presto abbia dovuto affrontare una tempesta spaventosa con ¾ di autostrada allagata, nel primo pomeriggio splendeva un sole che per me poteva quasi richiedere l’uso di una crema protettiva. Mentre raggiungevo la casa ho chiamato mia madre per aggiornarla sugli spostamenti, intorno a me la classica aria da domenica pomeriggio con sole: famiglie in bicicletta, turisti, cani con padroni al seguito, gente in ripiglio lento dal sabato sera. Il pomeriggio è trascorso tranquillo anche per noi, sono riuscita a gestire quattro anni di aggiornamenti in maniera dignitosa, proteggendo il mio dolore abbastanza bene da non rimanerne sopraffatta nuovamente e senza darlo in pasto ad altri. Ci siamo congedate all'angolo prima della via in cui avevo parcheggiato: appena l’ho svoltato ho bestemmiato. Nella strada c’era un camion dei pompieri parcheggiato dietro un’auto della polizia, mentre un altro camion era entrato nel giardino, con la scala alzata fra i rami di un grande albero. Sui marciapiedi da ambo i lati le persone guardavano, qualcuna si era posizionata anche nel giardino, al di là del nastro bianco e rosso messo a recinzione. Stavano segando dei rami, alcuni erano già a terra. Non mi ricordavo a che altezza della via avessi parcheggiato e il primo pensiero è stato che fosse successo qualcosa alla mia auto, perché mi sembrava di ricordare di averla posteggiata proprio dove adesso si trovavano i pompieri. Poi ho capito che c’era altro e che la mia macchina non centrava un cazzo. C’era silenzio, un silenzio tremendo, un silenzio che in maniera estremamente atavica e primordiale si crea quando succede qualcosa alla vita di un altro essere vivente. Ho continuato a camminare senza avvicinarmi troppo, restando sempre dall’altro lato della strada e a un certo punto da dietro il tronco dell’albero ho visto due uomini della polizia con le tute bianche che montavano un gazebo blu e ho capito che da qualche parte in quel silenzio, tra i lampeggianti e la sega che continuava a sfrondare l’albero c’era un morto. Non ho voluto continuare a guardare, ho cercato qualche segno sul volto delle altre persone presenti ma nessuno parlava, non c’erano persone in lacrime, c’era solo questo silenzio tremendo che mi ha gelato le ossa. Sono salita in auto e sono tornata a casa e solo il giorno dopo sono andata a cercare tra le notizie di cronaca locale qualche informazione. Appeso a 9 mt da terra un uomo, un ragazzo per me, si era impiccato. Io lo chiamo ragazzo perché aveva la mia stessa età e io non riesco a percepirmi come un’adulta. Si è impiccato con la cintura, ha lasciato le scarpe a terra accanto l’albero prima di arrampicarvicisi e accanto a lui ha appeso il suo borsello. Non hanno trovato subito i documenti perché non riuscivano ad avvicinarsi a causa dei rami fitti. Non c’era una sua foto, mi sono chiesta se potevo averlo incrociato quel pomeriggio, se magari era una delle persone che avevo visto mentre raggiungevo la mia amica. Ho cominciato a piangere. La descrizione del giornale online era abbastanza penosa, come prima cosa indicavano la nazionalità, come se questa facesse la differenza, poi se fosse una persona senza fissa dimora o con precedenti penali, a quanto pare bisogna passare una selezione per meritarsi la pietà, bisogna esserne degni. Leggevo e mi chiedevo se avesse dei famigliari o delle persone a lui care, se erano riusciti ad avvisarle o se non avrebbero mai saputo cosa gli era successo. Poi mi sono chiesta cosa avesse sopportato per arrivare a quel gesto, quale poteva essere il punto di rottura che fa prendere a una persona quella decisione; ho pensato che appeso a quell'albero ci sarei potuta essere io o mia sorella o il ragazzo che avevo amato. Un contatto visivo, un sorriso, uno sguardo avrebbero potuto dissuaderlo dalla sua scelta? Su un altro giornale, scritto - ritengo - da una persona con un po’ più di decenza e rispetto, ho letto che era curato, in ordine, sbarbato e con una camicia bianca pulita, aveva una fede sottile al dito. Era lì dalla sera prima. Nel leggerlo ho provato un dolore lancinante e ho iniziato a singhiozzare. Se non fosse stato per il signore che cercava di avvistare la colonia di pappagallini che spesso si aggira nel parco, probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto (e avevano dato l’allarme mezz'ora prima che tornassi all'auto). Lui era lì appeso mentre le famiglie in bicicletta passavano chiassose poco distanti, era lì sopra la mia testa mentre attraversavo il marciapiede per raggiungere l'altra via. Così tante persone non hanno alzato nemmeno una volta lo sguardo dall'altezza dei propri occhi e l’hanno visto dondolare tra i rami. Ho pensato a quell'idiota ubriaco che si è arrampicato a staccare l'installazione di Cattelan anni fa, non distinguendo pupazzi da persone, mentre se non fosse stato per dei pappagalini chissà quando ci si sarebbe accorti di lui. Me lo sono immaginata tra i rami con il sole che filtra tra le foglie, come gli impiccati della poesia di Villon, come la Ballata delle Ossa dei TARM, ha sopportato la tempesta di quella notte e alla fine se n’è andato nel sole e non ci sarà mai abbraccio abbastanza forte per scaldarlo.
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scontomio · 1 year
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extremaaratio · 2 years
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Ti consiglierei volentieri lo stesso ristorante in cui ho mangiato io, con una media di 40€ a testa si mangiava molto bene.
Il problema è che non sto ricordando il nomeeee
Si trova sul corso come gran parte dei ristoranti, aveva una specie di gazebo bianco sul lato sinistro nella quale ci si accomodava per mangiare, oltre alla sala interna ovviamente.
L'unica problematica di ieri era ferragosto però AA fine siamo riusciti a mangiare qualcosina random in giro e siamo stati molto fortunati 🤗 mangiato proprio bene (as usual)
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paoloferrario · 3 years
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Sguardo dal battello sul GAZEBO bianco di H. e T. (2° post)
Sguardo dal battello sul GAZEBO bianco di H. e T. (2° post)
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Matrimonio tema mare: come essere originali nell’organizzazione! Must del 2021!
Un matrimonio tema mare è una bellissima idea per festeggiare le proprie nozze nei mesi estivi, da maggio a settembre. Inoltre, è una delle principali tendenze tra i temi matrimonio del 2021.
Sicuramente si tratta di un tema scelto da molti sposi e probabilmente leggermente inflazionato. Tuttavia non è difficile personalizzare il ricevimento di matrimonio con un tema marino e renderlo unico, sia perché gli spunti per declinare perfettamente un matrimonio tema mare sono davvero tanti, sia perché per quanto gli elementi siano simili tra loro, sposi, ospiti, location, stile, sono componenti decisamente senza eguali, cari sposi.
Dunque, se per le vostre nozze avete scelto il tema del mare, con le sue sfumature, i suoi colori e i suoi tanti simboli, sappiate innanzitutto che non è affatto necessario celebrarlo in spiaggia. Un matrimonio a tema marino può essere organizzato perfettamente in qualunque location: un agriturismo, un hotel, una villa, una campagna, tutto può essere trasformato in un’ambientazione suggestiva ed emozionante che richiama il mare e i colori dell’estate. Alla Morella poi, gli spazi sono ampi e neutri, comunque vicini alla natura: organizzare un matrimonio con tema mare sarà facile e divertente.
Un altro aspetto di cui tener conto e a cui, in parte abbiamo già accennato, è che esistono tantissime idee originali per un ricevimento di nozze a tema mare, basta soltanto attingere alla nostra fantasia.
Ecco qualche consiglio, ma soprattutto qualche idea originale su come organizzare un matrimonio tema mare, dall’allestimento al tableau de mariage alle bomboniere fino agli spunti per la torta tema mare.
Matrimonio a tema mare: dai colori all’allestimento
I colori di un matrimonio tema mare
La location per le nozze a tema marino
Centrotavola e segnaposti per un matrimonio tema mare
L’estate è allegria, positività, colori, romanticismo e un matrimonio tema mare incarna sicuramente tutti questi aspetti. La prima cosa da considerare quando si organizza un matrimonio in generale, e nel caso specifico un matrimonio a tema, è l’attenzione ai dettagli, la coerenza tra i vari elementi che lo compongono, dalla location agli addobbi floreali, dai colori alle partecipazioni al menù. Vediamo insieme qualche idea per coordinare tutti gli aspetti e realizzare un matrimonio tema mare esclusivo e originale.
Contrariamente a quanto si possa pensare, i colori che rappresentano il mare sono molto più variegati dei classici blu e bianco con le loro sfumature. L’elegante rosso corallo, il famoso verde Tiffany, il turchese sono le varianti più comuni, ma se proprio cercate qualcosa di inedito, allora i colori del matrimonio tema mare sono oro, avorio, sabbia e particolari tonalità dell’ecrù, ispirati alle navi e alle loro cime. Ricordate però di abbinare sempre l’immancabile bianco, per creare una raffinata combinazione. Il tema mare richiede anche la personalizzazione dell’immagine coordinata del matrimonio: partecipazioni, libretto della messa, fogli dei menù, tutto dovrà seguire lo stile grafico e il leit motiv delle nozze, dal colore agli elementi utilizzati.
Dopo aver scelto i colori, si passa immediatamente alla scelta della location e alle decorazioni, quindi centrotavola, addobbi floreali, segnaposto. Come abbiamo già detto, il mare, la spiaggia, gli hotel in riva al mare, gli stabilimenti balneari non sono le uniche location che è possibile allestire per ricreare un matrimonio tema mare. Anche un agriturismo o un hotel lontano dal mare possono essere delle ottime ambientazioni, soprattutto se godono di ampi spazi aperti su cui è possibile allestire dei gazebo rivestiti da composizioni floreali e drappeggi di veli bianchi.
L’importante è che la location non sia troppo formale, ricordate che il mare evoca leggerezza e naturalezza, caratteristiche che è bene vengano riprese anche dall’abbigliamento. Una sposa che predilige lo stile marino vestirà sicuramente un abito lieve, morbido e scivolato, con tessuti freschi e fluttuanti (chiffon, seta, georgette), il menù del matrimonio avrà il pesce come protagonista indiscusso e le decorazioni non possono che richiamare gli elementi tipici del mare.
I centrotavola di un matrimonio tema mare possono essere candele, lanterne, conchiglie, stelle marine, perle, pesciolini, ampolle riempite con acqua e candele galleggianti oppure con la sabbia delle sfumature di colore da voi scelto. L’idea di ricreare poi degli ambienti marini all’interno delle ampolle, con coralli, pesciolini, stelle marine è più impegnativa, ma di sicuro impatto per i vostri ospiti. Se l’idea dell’ampolla non vi attira, allora il classico centrotavola floreale andrà benissimo.
Al centrotavola vanno abbinati i segnaposto, grazioso ricordo del matrimonio che ogni ospite porterà con sé. Anche in questo caso sarebbe opportuno utilizzare gli stessi elementi impiegati per la realizzazione del centrotavola e, in ogni caso, oggetti che richiamino il fil rouge dell’evento. E allora sì a conchiglie, coralli e stelle marine, ma anche a piccole ampolline personalizzate o modellini di navi in legno con il nome di ciascun invitato.
Non dimenticate, cari sposi, di personalizzare anche la location del ricevimento nuziale: salvagenti personalizzati, fiocchi di tulle come decorazione delle sedie con applicazione di elementi tipici del mare, come bussole, reti da pescatori, ancore, bauli pieni di monete per ricreare il tesoro dei pirati e tutto ciò che vi piace, ma senza esagerare e cercando sempre di essere coerenti con il tema scelto e con l’elemento preferito. Trattandosi di un tema mare, potreste prevedere comode infradito bianche per tutti gli ospiti. Le donne lo apprezzeranno sicuramente!
Fiori per un matrimonio a tema marino
Veniamo ora agli allestimenti floreali. I fiori con cui decorerete la Chiesa dovranno essere gli stessi che abbelliranno la location, i tavoli, se optate per centrotavola floreali, e l’angolo della torta nuziale, oltre che il vostro bouquet, care spose. È consigliabile utilizzare fiori che siano coerenti con l’ambientazione marina: rose, anthurium, ortensie, lisianthus, genziana e delphinium sono alcune delle proposte più interessanti per gli allestimenti floreali di un matrimonio tema mare.
Il bouquet da sposa a tema mare può essere di due tipologie: un bouquet di conchiglie, perle o stelle marine, fiori di stoffa oppure un bouquet floreale, a voi la scelta.
Matrimonio tema mare in spiaggia
Se, invece, volete sposarvi in spiaggia, per vivere appieno lo sciabordio delle onde del mare, il profumo della salsedine e i colori del tramonto, sappiate che da qualche anno è possibile farlo e alcuni stabilimenti balneari concedono la possibilità di celebrare le nozze in riva al mare. Il consiglio è di allestire l’ambientazione con grandi cuscini, pouf, gazebo rivestiti da morbido tulle che svolazza all’incedere del vento, candele, lanterne, ma anche sedute comode per gli ospiti più esigenti e formali. L’importante è prevedere una soluzione alternativa in caso di forte vento, pioggia o imprevisti vari.
Torta tema mare: alcune idee
Una menzione speciale merita la wedding cake. Anche la torta nuziale a tema mare deve seguire il fil rouge dell’evento, nei colori, negli elementi decorativi, ma al di là della forma e del gusto, che in ogni caso si consiglia fresco e semplice, molto dipende dall’allestimento dell’angolo torta nuziale: luci, candele, coralli, drappeggi di veli bianchi, il tutto servirà a creare un’immagine e un’atmosfera decisamente suggestiva.
Il tableau de mariage per un matrimonio tema mare
Un altro elemento interessante da realizzare è il tableau de mariage a tema mare, ciò che gli ospiti vedranno prima di entrare in sala o arrivare in giardino e prima dunque di poter ammirare l’allestimento completo. Il tableau mariage non è solo ciò che indicherà agli ospiti la propria collocazione ai tavoli, è anche l’anticipazione del tema e degli elementi fil rouge delle nozze, ecco perché va curato in maniera particolare.
Naturalmente deve essere coerente con l’intera organizzazione, quindi, se avete già deciso quale sarà il leit motiv delle nozze, non dovrete far altro che riprenderlo nel tableau e il gioco è fatto.
Intanto, qualche idea originale di nomi tavoli per il matrimonio a tema mare:
i nomi delle isole;
i nomi dei pesci o delle creature marine;
i nomi delle cale più famose;
i nomi dei mari;
i nomi dei venti (la rosa dei venti sarà il simbolo ricorrente);
i nomi dei capi di abbigliamento tipici del mare;
i nomi dei nodi marinari (l’idea è particolarmente indicata se avete scelto i colori delle cime delle navi, a questo punto potete realizzare il centrotavola proprio con le rispettive cime annodate e utilizzare come segnaposto delle cime più piccole, allegando le istruzioni per realizzare il nodo);
i nomi delle navi da crociera;
i nomi di libri che raccontano storie sul mare.
E per realizzarlo? A seconda dei nomi che sceglierete, variano gli elementi da utilizzare, le classiche conchiglie, i coralli, le candele, ma anche qualcosa di più originale come una spiaggia di sabbia ricreata su un tavolo e piccole sdraiette con i nomi dei tavoli e degli ospiti che vi siederanno, una tavola da surf, un modello di una nave o la riproduzione di un fondale marino e i nomi degli ospiti racchiusi in conchiglie.
Idee bomboniere per un matrimonio tema mare
Le idee bomboniere tema mare sono tante, piccoli cadeau da regalare a chi ha partecipato alle vostre nozze come ricordo di una giornata speciale. Ecco alcune proposte perfettamente in linea con il tema del vostro matrimonio:
bottiglie di profumo con essenze marine;
profumatori ambiente con coralli (la proposta è di nostra produzione, realizzando alcune linee di bomboniere ispirate proprio al tema mare: Acquamarine, Fondali, Acqua, davvero bellissime);
boccette in vetro o sacchetti di iuta con sali da bagno in tinta con i colori del vostro matrimonio;
oggetti in argento o altri materiali preziosi che richiamano i tipici elementi del mare (timone, bussola, ancora, coralli, perle, stella marina, modellini di navi o barche, ecc.);
eleganti candele aromatiche, gessetti profumati o saponette artigianali racchiusi in raffinate conchiglie di madreperla (nella conchiglia in madreperla, potete anche far incastonare delle piante grasse o piante aeree, molto in voga tra gli sposi che amano la natura);
braccialetti in caucciù con simboli nautici in argento (un’idea molto originale, ma impegnativa dal punto di vista economico perché dovrete realizzarne uno per ciascun ospite, non per famiglia, come negli altri casi).
Naturalmente sono solo proposte, qualunque bomboniera sceglierete è fondamentale che sia in linea con il tema delle vostre nozze e che sia confezionata in maniera adeguata, per stupire i vostri ospiti e personalizzare al meglio il vostro ricordo.
Insomma, non c’è che dire, il matrimonio tema mare è sicuramente uno dei più romantici e variegati. E voi che avete scelto il tema mare, come avete deciso di rappresentarlo?
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L'inizio... Era luglio 2013 e partecipavo con le mie creazioni a Celtica, manifestazione annuale inerente alla cultura da cui prende il nome, che si svolge a Courmayeur in Val d'Aosta in un bosco ai piedi del Monte Bianco. [...] Per ora condivido con voi questa immagine con tutto ciò che essa rappresenta, dalla paura di non farcela alla curiosità per tutto il nuovo mondo che si stava aprendo davanti a me. Chilometri macinati in parte del nord Italia col mio infaticabile Doblò (per gli amici Johnny Blu), fatica in montaggi e smontaggi di banchi e gazebi, nottate in auto, piogge, bufere, corse a riparare i pezzi esposti... Ricordo ancora il nubifragio a Novara che ha visto il gazebo mio e dei miei amici completamente travolto dall'acqua e il terreno sotto i nostri piedi diventato una palude... 💠 Continua sul blog 👉LINK IN BIO ~ #inizio #mercatini #shoponline #travels #handmade #jewelry #gioielliinfucina https://www.instagram.com/p/CCQuN4VBbY6/?igshid=57zuxptmu9zs
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Uno spiazzo abbastanza largo per ospitare comodamente tutta la scolaresca, dal perimetro delimitato da tanti piccoli fuochi azzurri, il cui suolo è stato trasfigurato in una lastra traslucida e brillante, come ghiaccio, senza però risultare freddo e scivoloso. Riflette l’interno del grande gazebo rotondo che copre l’intera piazzola, realizzato in ghiaccio, e offre protezione ma non nasconde il cielo stellato, essendo incantato come il tetto della Sala Grande. Attorno al falò c’è tutto lo spazio necessario per accogliere le coppie che desiderano ballare. Lungo il perimetro più esterno, dalla parte del castello, sono stati posizionati tanti tavolini dalle tovaglie di pizzo bianco che ricordano cristalli di neve, adornate con rametti di lauro, pino e vischio, aranci decorati con chiodi di garofano e centrotavola con ciotoline dove brucia incenso profumato di spezie e circondato da rose di Natale color porpora miste a piccoli bucaneve bianchi. Queste sono le decorazioni che si alternano al banchetto vero e proprio: oltre alle solite pietanze che Hogwarts offre nelle occasioni speciali, ci sono anche torte di semi con marmellata di cedro, vassoi di noci, mandorle e nocciole già sbucciate, mince pies, mele arrosto,calici di vin brulé caldo e poi i piatti di arrosto di maiale accompagnato da marmellate molto poco dolci, pere cotte e crauti, portate di tacchino con patate arrosto, cavolo bollito e cipolline in agrodolce. Nella parte di perimetro più vicino al Lago Nero invece si erge un enorme albero di Natale adornato con grossi fiocchi rossi e verdi pendenti di cristalli di neve, palline blu e dorate, sfavillanti, che catturano la luce del fuoco e la diffondono come centinaia di candele. Nell’aria risuonano i canti di Natale suonati da strumenti musicali incantati, posti su un piccolo palchetto accanto all’enorme albero.
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Cammina a fianco di Aconite, in silenzio, guardando le ballerine nere opache che indossa e alzando ogni tanto lo sguardo per vedere quando dista ancora il giardino. Anche se la sua participazione al ballo è stata confermata solamente lo stesso pomeriggio, l'abito era già stato prontamente inviato alla primina da Cork, Irlanda, già da una settimana; il vestito in questione è un modello tent fino al ginocchio, ovvero non aderente al suo corpo magrolino, ma invece morbido (non gonfio) e comodo, fatta giusta eccezione con il largo e medio-alto bordo in velluto nero della scollatura, la quale, anche se assolutamente non profonda, risulta piuttosto attillata al sopra-seno. La stoffa è lievemente lucida, color verde mirto (quasi color abete per intenderci) e sopra di essa vi è uno strato in tulle nero ornato da pois anch'essi neri; le maniche sono corte e larghe, solo in tulle, e l'intero abito ha una decorazione magica: delle piccole foglie ricamate color bronzo cadono molto lentamente dalla scollatura fino all'orlo del vestito, dove si posano e si muovono ad ogni passo di Corine. Non porta orecchini, ne collane ne anelli, sul volto non vi è traccia di trucco e le gambe sono coperte da delle rigorose calze nere. In generale è vestita in maniera piuttosto sobria ma non sciattona, elegante ma non eccessiva, insomma: adatta ai suoi dodici anni.
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megamercatino · 4 years
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Mercatino Gazebo 3x3 pieghevole ALLUMINIO bianco mercati box stand pvc 209EUR
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UNICI SUL MERCATO, anche i laterali rivestiti in PVC! -Aste più robuste con profili rinforzati -Tensionatore telo STRUTTURA ... Pubblicato sul mercatino annunci
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eelagreen · 4 years
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Risveglio, Marrakech
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Le tre sveglie suonano all’unisono, il rumore degli uccellini nel patio tiene compagnia dalle prime ore, appoggio i piedi per terra sul pavimento di terra cotta freddo dall’aria della notte. La colazione casereccia ci attende in cortile, la fredda brezza mattutina ci irrigidisce un poco, ma un caffè nero e i primi raggi di sole che fanno capolino ci scaldano per partire. Il vicolo ancora silenzioso è interrotto dai miagolii dei gattini troppo magri sul ciglio della strada e i primi carretti che passano trainati sui ciottoli irregolari. Uscendo dalla medina le automobili sfrecciano, i colori rosseggianti degli edifici e l’aria calda ci avvolgono, giardini pieni di palme ci portano in un luogo fuori dal tempo, sospeso tra un’antica cultura e lo sviluppo, ricchi monumenti affiancati da povertà, alta tecnologia e tradizioni secolari uniti in un unico luogo.
Qualche baracchino sul ciglio della strada vende sigarette una ad una, i turisti camminano confusi col naso all’insù, tra una porta chiusa e l’altra, una aperta mostra giardini e cortili pieni di maioliche e artigianato locale. Pelletteria di ogni genere, lampade forate, legno intagliato. Uomini in caftano e babouche sorvegliano le loro opere con orgoglio e non permettono di scattare fotografie. Con sguardo di ammirazione ed un sorriso torniamo sulla nostra strada per raggiungere il Jardin Majorelle, splendida ex residenza di Yves Saint Laurent.
Una coda apparentemente lunga si snoda sul viale che affianca i giardini, dei piccoli vaporizzatori tengono freschi i turisti nell’attesa. All’ingresso un’esplosione di verde, varie tonalità di blu e giallo ci accolgono e confondono la vista. Palme, alberi, bamboo e tantissime varietà di aloe, cactus e piante grasse sono disposte insieme disordinate ma con un senso logico. Vasi di fiori e piante colorati circondano alcuni gazebo, una fontana centrale dall’acqua limpida e scrosciante, la casa blu, e i laghetti di carpe koi e pesci rossi. Una manifestazione artistica che rende omaggio ed incarna perfettamente lo stilista, rendendo omaggio alla città. Ritornando nella medina ci rechiamo al Jardin Secret, un gazebo centrale arabeggiante e un pavimento mosaicato verde smeraldo ci accolgono con meraviglia degli occhi. Saliamo sui ripidi scalini fino al terrazzo del bar dove si può ammirare dall’alto il meraviglioso panorama sul giardino e la medina. Gustiamo un buonissimo thé à la menthe e ci godiamo l’ombra che ci protegge dal sole di metà giornata.
Vorremmo visitare i monumenti più importanti della città ma ci avvicina una guida ufficiale gratuita e ci spiega che è una giornata di festa e sono chiusi, perciò ci guida verso i mercati ufficiali su nostra richiesta, dove proprio quel giorno del mese vengono esposti prodotti artigianali approvati dal governo, e le signore riportano alla luce le antiche tradizioni creando a mano l’olio di argan. Veniamo fatti sedere su alcuni divanetti e ci vengono fatti provare gratuitamente tutti i prodotti particolari, da creme, saponi, rimedi, spezie e condimenti, olii; il tutto, ovviamente, accompagnato da un tè alla menta. Soddisfatte la nostra curiosità e voglia di shopping torniamo al Riad passeggiando tra i Souk dove ogni genere di prodotto viene venduto con un sorriso dagli uomini del posto; i carretti pieni di merci passano veloci trainati a mano, motorini sfrecciano suonando il clacson, turisti tramortiti dal caos si disperdono nelle viuzze e i locali corrono e camminano amalgamati nella vita incessante della medina. Entriamo al riad, felici di ritrovare un po’ di pace e silenzio. Un riposino sul divano nel patio bianco e lilla antecede la nostra cena e finalmente una Tajine di pollo e frutta ci accoglie nell’ala ristorante. Ahmed ci offre un vino bianco locale che tiene da parte apposta per i clienti, mangiamo e chiaccheriamo felici sui divanetti di velluto rosso e il fuoco crea giochi di luce negli intarsi di metallo delle candele accese. Cala la notte.
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