#fregato
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Solo le persone abituate a mentire, chiedono agli altri di essere "sinceri", perché desiderano fregare, ma non essere fregati.
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Non penso che tu mi volessi fare male, ma penso anche che non te ne mai fregato abbastanza da non farlo...
#cit#citazione#citazioni tumblr#frasi#frasi tumblr#frasi tiktok#pensare#fare male#fregato#mai abbastanza#fare
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Se Jannik non vince lo denuncio
#non glien'é mai fregato un cazzo a nessuno del tennis mo che ci sono i gay in prima serata su rai1#tutti che tifano#ma vaffanculo
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la mia musica potrebbe essere la colonna sonora di metal gear solid
#diodato#quando dico che sto ancora basando la mia personalità su questa puntata di De Core non sto scherzando per nulla proprio.#antonio diodato in arte diodato ha fregato l'Italia intera facendosi passare come l'anima sensibile l'artista romantico di Fai Rumore#e invece è solo un maledetto nerd che fa chiusone sui videogiochi si ubriaca in discoteca due volte a settimana e fa risse ai matrimoni#che comunque l'ho sentito come ha pronunciato ''hideo kojima'' con le aspirazioni giuste e tutto il resto. Percepito.#weeb diodato save me....weeb diodato.... giappominkia even....#kojima vediamo di attivarci e fare qualcosa a riguardo#scannerizzamelo e mettimelo in death stranding 2 ti prego giuro che esistono altri uomini oltre a mads mikkelsen giur#....le canzoni di diodato come colonna sonora di mgs diobono che cosa totalmente folle pazza incredibile da dire.#ascoltando ora la sua discografia con l'occhio mentale aperto#cosa devo fare per far aperitivo con diodato e farmi infodumpare sui suoi videogiochi preferiti ditemi cosa!!!!!#poi sì certo mgs gioco pieno di poesia ma signor diodato ci può dire la sua opinione sulla snake/otacon per cortesia#de core podcast#italy tag#musica italiana#roba mia
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Ho visto il trailer di Diablo IV
Di cosa stiamo parlando
Ave Lilith
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[A nessuno è fregato un cazzo di cosa è successo a Carlotta][James Hannaham]
Il racconto tragicomico del primo weekend di libertà di Carlotta, donna nera trans che, dopo vent’anni passati in un carcere maschile, deve confrontarsi per la prima volta col mondo esterno
Una donna trans e nera, finalmente libera: la rinascita di Carlotta in una New York che cambia Titolo: A nessuno è fregato un cazzo di cosa è successo a CarlottaScritto da: James HannahamTitolo originale: Didn’t Nobody Give a Shit What Happened to CarlottaTradotto da: Giovanni Maria RossiEdito da: Edizioni ClichyAnno: 2024Pagine: 336ISBN: 9791255511021 La trama di A nessuno è fregato un cazzo…
#2024#A nessuno è fregato un cazzo di cosa è successo a Carlotta#Didn&039;t Nobody Give a Shit What Happened to Carlotta#Edizioni Clichy#fiction#gay#Giovanni Maria Rossi#James Hannaham#letteratura americana#LGBT#LGBTQ#libri gay#Narrativa#New York#romanzi#transessualità#Transgender#USA
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Te che hai occhio, il vestito di Giulia non ti sembra uno indossato da Lucia? 😂
Siiiii, a me sembra proprio quello
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"Magnifico "scritto"
"Donne stiamo attente, ci stanno levando tutto! Se ci levano anche la vecchiaia siamo fritte. Voglio restauraurare una parola fuori moda, fuori legge: vecchiaia.
La vecchiaia è un'età anche interessante, la vecchiaia è un'età molto anarchica e romantica. Perché ogni giorno può essere l'ultimo, perché sei in fuga dalla morte e ogni giorno in più dici: tié, ti ho fregato. È un età molto fervida, è un'adolescenza senza domani. E sarebbe un'età interessante se non fosse che poi si muore.
Cioè, io la retorica sulla bellezza della vecchiaia la lascio al mercato che ci adula a noi vecchi per venderci i suoi schifosi prodotti. Mi secca essere vecchia, perché è la porta della morte ed è, e resta, una maledizione biblica. Però non è mai stata così brutta da quando si cerca di nasconderla, da quando non si nomina più, cioè, non è una parolaccia è il nome di una stagione, perché esistono le stagioni e c'è una grande durezza, ma anche una grande dolcezza in questo.
Terza età, anziano, mi fa sentire in fin di vita mentre vecchio ha un bel suono di battaglia, vecchio! La vecchiaia femminile è stata abrogata dal mercato e la donna è stata demonizzata: la donna accetta la farsa della giovinezza obbligatoria, la plastica è il nostro burqua.
Ci fosse il filtro di giovinezza ti credo correrei! Farei qualsiasi bassezza, vorrei avere sedici anni in tutto, specie nella mente, ma anche in corpo, nel fegato... E se non mi sono rifatta non è perché non sono vanitosa, ma è perché sono vanitossissima, di una vanità ributtante, e non voglio aggiungere l'oltraggio del bisturi a quello del tempo. Certo, ci vuole un senso dell'umorismo sempre più spiccato per portare in giro la propria faccia, però mica sei vecchio sempre. La persona libera cambia età molte volte al giorno: siate nonne a quindici anni, fidanzate a ottanta, ma non siate mai quelle che gli altri vogliono.
La donna oggi: in una mano la ramazza nell'altra il biberon nell'altra il computer nell'altra la biancheria sexy nell'altra i vecchi da curare. Ma quante mani ha una donna? E adesso bisogna pure essere fighe fino a ottant'anni. Ma perché? Non facevamo già abbastanza?"
BARBARA ALBERTI
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Nel senso che John Travolta ha ballato il ballo del quack quack perché la Cuccarini gli aveva già fregato Grease?
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Cazzo, un soggiorno di ricerca in Svezia con la possibilità di estenderlo oltre i 12 mesi di permanenza e altro che corsettino estivo di lingua. Ma io che campo a fare? Crepare con la coscienza pulita non è l’unica soddisfazione che esista. Siamo fatti di carne e non possiamo eludere il nostro terrestre anelito di gloria. Mi sarei aspettata di tutto meno che un rilancio così violento della proposta proprio in questo periodo. Vorrei tanto avere un professionista della salute mentale dalla massima competenza possibile che mi guidasse e che non mi colpevolizzasse se, come probabilmente accadrà anche stavolta, decidessi di non partire. Ma cazzo, un soggiorno di ricerca. Un soggiorno di ricerca. Formalmente sono ancora solo diplomata e ho perdipiù 30 anni, non 20, né 25. A questa persona non è mai fregato niente di questo contorno, ha solo fatto scouting a partire dalle caratteristiche che ha giudicato vincenti in me e mi ha ricoperto di opportunità infinite volte. Proprio per questo non posso nemmeno biasimarla del tutto per non aver dato un’ultima revisione alla tesi di laurea: perché per il resto mi ha dato tutto, massimizzando il mio diritto allo studio come mai ne avevo avuto il privilegio e come mai ho visto fare in giro. Sono semplicemente esterrefatta e incapace di esprimermi. Sono mortificata di fronte a lui e di fronte a me stessa all’idea di dover rinunciare.
#per oggi chiuso discorso giuro#è stata una notizia troppo spiazzante e completamente a bruciapelo#Si accettano confronti pacati e tranquilli via askbox…
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È tempo di pensare di nuovo alla cover di DomenicoCuomo
#io ogni volta che ci penso muoio dal ridere un po' di più voglio sapere la storia#nella mia testa si è presentato sul set così#si è fregato il santino da uno dei due perché ne avranno millemila#e se l'è messo nella cover#mi fa troppo ridere immaginate la faccia degli altri quando è tornato giù#ogni volta che si ricordavano cose con nic 'ma lui è sempre con noi' e tirava fuori la cover
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maledetto il giorno in cui cercando di scaricare ill3galm3nt3 illustrator per l'ennesima volta e, perdendo la pazienza, ho cliccato la qualunque e adesso è da venerdì che c'è qualcuno che mi ha fregato le password dei social e usa i miei profili per seguire in massa pagine filippine
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Nel metaverso succede che la nostra presidente del Consiglio, quella che non muove un dito per fermare la carneficina a Gaza, vada ad accogliere Chico Forti in aeroporto, dopo aver organizzato il suo rientro in Italia con un jet dell’aeronautica militare. E lo accolga con tutti gli onori: sorrisi, tweet ufficiali e l’immancabile foto di rito mentre chiacchiera amabilmente con lui, prima di affidarlo al sottostante Tg1 per un bello spottone elettorale. Chico Forti ha scontato 24 anni di carcere in Florida e il fatto che il governo abbia ottenuto il suo rientro è un fatto positivo, nessuno sperava che morisse in una cella in America, lontano dalla famiglia. Ciò non toglie però che Chico Forti, oltre a essere un italiano tornato in Italia grazie a questo prodigioso governo, è un assassino. Uno spietato criminale che nel 1998 ha sparato in testa con una calibro 22 a un uomo, Dale Pike, per un affare immobiliare saltato all’ultimo momento. Ha lasciato la vittima nuda, in un boschetto, per simulare un omicidio a sfondo sessuale. Ha cercato di sfangarsela mentendo alla polizia e pure a sua moglie dicendo che non aveva mai incontrato quell’uomo per poi – di fronte a prove schiaccianti – ritrattare. Aveva un movente, non aveva un alibi, possedeva la pistola calibro 22 e sia i tabulati telefonici sia la sabbia trovata nella sua auto (che lavò accuratamente dopo l’omicidio) lo collocarono sul luogo del delitto. È stato condannato all’ergastolo, si è sempre detto vittima di un complotto della polizia, ma ha sempre negato l’autorizzazione a pubblicare il verbale del processo. Da anni in Italia c’è una credibile corrente innocentista i cui elementi di spicco sono Jo Squillo, Andrea Bocelli, Le Iene e lo Zoo di 105 che ha convinto parte dell’opinione pubblica (totalmente disinformata sul caso) che Chico Forti sia un povero innocente fregato dalla polizia americana. E quindi, la nostra presidente del Consiglio, ieri ha pensato bene di fare campagna elettorale accogliendo un assassino come fosse il papa. Poi è scappata via. Aveva fretta. Probabilmente doveva andare a trovare altri due italiani di cui andare fiera: Rosa e Olindo in carcere.
Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano
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Ho sempre creduto al karma, sempre. Forse era un po' la mia ancora, quando succedevano le cazzate mi dicevo "ma sì, ci penserà il karma", "ciò che semini raccogli", "1 volta a me 3 volte a te". Ma alla fine chi cazzo ha pagato per le coltellate che mi hanno inflitto? Alla fine a chi cazzo è fregato del mio dolore, della mia sensibilità, della mia vita? Non so se ce la faccio più, non so se ce la faccio ancora a credere che qualcosa possa andare meglio, non so perché continuo, non so perché vivo. Non so perché continuo a non dormire di notte, a piangere in silenzio di notte, a piangere in macchina, ad urlare a squarciagola aspettando che qualcuno mi senta. Io i miei urli di aiuto li ho fatti, innumerevoli volte, ma non sono serviti, non cambierà niente ormai, c'è qualcosa che non va in me, e a questo punto, dopo tutti questi anni, direi che non sia "solo una fase", non è "solo l'adolescenza", non devo "farmi le ossa", le ossa me le stanno solo martoriando. Non è bello vivere così, non è bello pensare ogni giorno ad uccidersi, non è bello provarci, non è bello non riuscirci, non è belli piangere, soffrire, sentire il cuore lacerarsi, le mani che tremano, il cuore che scoppia. Non è bello non sentirsi all'altezza, non è bello sapere che non sarai mai niente e nessuno, non è bello pensare che sia passato e poi essere ringhiottiti dal buio. Non è bello toccare il fondo, riuscire a risalire a fatica e poi essere ributtato giù, se prima avevo un sacco attaccato alle gambe, ora ne ho due, da due passano a tre, da tre a quattro. Sarà sempre così? E alla fine chi me lo fa fare di vivere così? Lo chiami vivere questo? È vero, tutti affrontano problemi nella loro vita, tutti portano pesi, ma ci sono alcuni che ne portano più di altri. E magari si, dimmi che non ho la forza di rialzarmi, la forza di vivere, hai ragione sai, non ce l'ho più, me l'hanno portata via, ogni singola persona nella mia vita me l'ha portata via. A volte sei talmente fragile che anche una parola di troppo ti uccide, una frase mancata, un abbraccio non dato, un rimprovero, qualsiasi cosa ti disintegra. Il dolore fortifica? È vero, ma ti anestetizza, sai che tanto niente sarà peggio, e ti capita qualcosa di peggiore. Si sono presi tutto, il mio corpo, la mia mente, la mia anima, il mio cuore, come fosse loro, come se io non valessi. Mi sento solo una flebile farfalla tenuta forzatamente per le ali, solo per dare piacere agli altri. La colpa non è di qualcuno in particolare, forse non è di nessuno, forse è solo la mia, che non riesco ad essere normale, a sopportare la vita. So solo che alcune cose che mi sono successe non sono normali, non è normale la violenza, non è normale lo stupro, non è normale essere giudicati, ma viviamo in un mondo a cui tutto ciò sembra più normale di quanto non lo sia. Non sono fiera di niente nella mia vita, non riesco più a fare qualcosa di utile per me e gli altri. Non ne vado fiera, non vado fiera di essere diversa dagli altri. Vedo così tante persone dare 10 esami in una volta, e a me ne spaventa solo uno, tutto ciò mi sta logorando, mi logora dover rispondere alle continue domande sul mio futuro, io non ho un futuro, e mai lo avrò se resterò qui. Tutti avranno meno pensieri senza di me, meno problemi di cui preoccuparsi, l'ultima cosa che dovrete pagare per me sarà il funerale. Ricordatemi come un'onda del mare, che si schianta sulla riva violentemente, riflette il sole, fa divertire, ma a volte fa anche paura.
(A)nima(P)asseggera
Aurorasword
#tristezza#compagnia#mi manchi#notte#ti amo#domande#ask#poesia#frasi tumblr#frasi#autolesionismo#autolesionista#suicidio#tagli#lettera#vita#morte#depressione
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Storia Di Musica #325 - Family, Music In A Doll's House, 1968
L'edificio della copertina del disco di oggi è una casa. Ma di quelle delle bambole. È anche, come per una vera casa, un susseguirsi di ambienti legati, di storie. Il disco di oggi è, unanimemente, uno dei più particolari e preziosi dischi degli anni '60 e, aggiungo io, uno dei miei preferiti in assoluto. Tutto inizia a Leicester, inizio anni '60. Roger Chapman, che già ha qualche esperienza in piccoli gruppi, forma i Farinas, con suoi amici del Leicester Art College: Charlie Whitney, che suona la chitarra, Jim King che suona il sassofono, Harry Overnall e Tim Kirchin, quest'ultimo poi sostituito da Ric Grech. Registrano un primo singolo, per la Fontana, dal titolo You'd Better Stp / I Like It Like That del 1964, che ha un piccolissimo successo. Cambiano nome in Roaring Sixties e pubblicano un nuovo singolo, We Love The Pirates, nel 1966. A questo punto cambiano nome in Family, per l'abitudine di fare tutto insieme, e quando Rob Townsend sostituisce Overnall vanno a Londra. Qui in poco tempo si diffonde la notizia che in città c'è un gruppo che mischia in maniera totalmente innovativa blues, folk, jazz, e ha un cantante che ha una voce incredibile, calda, ruvida e trascinante. Nel 1967 pubblicano la loro prima grande canzone Scene Through The Eye Of A Lens, e firmano un contratto per la Reprise, etichetta fondata nel 1960 da Frank Sinatra, che cercava più libertà d'espressione dalla sua etichetta storica, la Capitol Records. Il disco di oggi, che esce nel 1968, fu il primo di una band Inglese distribuito negli Stati Uniti dall'etichetta (che nel 1968 faceva già parte della Warner Bros.).
Music In A Doll's House passerà alla storia già solo per il titolo: infatti uscirà poche settimana prima del disco dei Beatles che John Lennon voleva chiamare con lo stesso titolo (che riprende il famoso testo teatrale di Henrik Ibsen nel 1879). Lennon fregato dall'accaduto decise poi di pubblicare il loro ultimo lavoro, un disco doppio, con la copertina bianca semplice e dal semplice titolo The Beatles (capolavoro immenso della storia della musica). Quello che rende quest'album tra i più enigmatici e inventivi di quegli anni è che fu, all'atto pratico, l'anello di congiunzione storico-musicale per quello che pochi mesi dopo diventerà il progressive. Prodotto da Dave Mason dei Traffic (Inizialmente l'album avrebbe dovuto essere prodotto da Jimmy Miller, ma quest'ultimo era già impegnato nelle registrazioni di un altro capolavoro, Beggars Banquet dei Rolling Stones), il disco sciorina in 15 brani brevi (uno solo sopra i 4 minuti) una varietà incredibile di creatività, la musica della casa di bambole apre ogni volta stanze differenti: blues revival e canti gregoriani nella stessa canzone (la favolosa Old Songs New Songs), sanno giocare con il fascino dolciastro del r&b (Hey Mr Policeman), sanno suonare il miglior beat sound inglese, come i riferimenti a Kinks e Traffic di due gioielli come Me My Friend e la languida Mellowing Grey, passano con disinvoltura al folk rock (Peace Of Mind) senza disprezzare puntatine verso la psichedelia all'epoca nel fiore della sua potenza, con il sitar orientaleggiante di See Through Windows. E come dimenticare i violini e la voce "da brividi" che aprono The Voyage, prima di trasformarsi in un saltellante rock? O lo sgangherato God Save The Queen che chiude la circense 3 X Time? I brani sono intervallati da piccoli intermezzi strumentali, chiamati giustamente Variation: Variation On A Theme of Hey Mr. Policeman, Variation On A Theme Of The Breeze e Variation On A Theme Of Me My Friend. In Old Songs New Songs suonano non accreditati la band di Tubby Hayes, virtuoso del sassofono, e alcuni arrangiamenti per archi furono effettuati dall'allora 18enne Mike Batt, che diventerà in seguito grande produttore e per anni presidente dell'Industria Fonografica Inglese. La band gira a mille, usando strumenti all'epoca innovativi come il Mellotron suonato proprio da Dave Mason, il sassofono tenore e soprano di Jim King, il violino e il violoncello di Ric Grech (il quale l'anno dopo lascerà la band per suonare il basso nei Blind Faith assieme agli ex-Cream Eric Clapton e Ginger Baker e a Steve Winwood, in pausa dal suo progetto principale, i Traffic). Ma la vera bomba è la voce di Roger "Chappo" Chapman, un ruggito blues indimenticabile, dall'animalesca vocalità, che segnerà un'epoca, e farà moltissimi seguaci (Peter Gabriel dei Genesis, che nascevano proprio in quelle settimane, ne prenderà nota).
La carriera della band proseguirà per qualche anno ancora, fino al 1973, con grandi album (tra tutti Family Entertainment, Anyway e Fearless), con una delle copertine più belle degli anni '70 (il vecchio televisore anni '50, sagomato nell'edizione originale di Bandstand del 1972) e la nomea di band degli eccessi, idea questa che venne "prepotentemente" sottolineata dai racconti che una famosa groupie, Jenny Fabian, che nel suo romanzo Groupie non usò molta fantasia per nascondere i nomi dei nostri nel raccontare le pruriginose avventure dei nostri. L’ultimo concerto della Family avvenne al Politecnico di Leicester, il 13 ottobre del 1973, e si racconta che il party post concerto fu altrettanto memorabile. Degno finale di una delle più suggestive e talentuose formazioni musicali di quegli anni.
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È da giorni che sto riflettendo su cosa dover scrivere.
I miei propositi di buttare giù un resoconto giornaliero su questa piattaforma sono già andati a farsi benedire.
Potrei scrivere dello schifo del caso sangiuliano (lettera minuscola sul cognome di proposito).
Potrei scrivere dello schifo che continua a protarsi a Gaza.
Potrei scrivere del fatto che a me dell 11 settembre non è mai fregato un cazzo, tutti a dire che si ricordano esattamente dove erano in quell istante, io invece ricordo a memoria le immagini delle teste spaccate durante un caldo luglio a Genova, quello si che me lo ricordo.
Potrei scrivere di essere di nuovo stato risucchiato dalla routine genitore/lavoro, del rapporto sempre più meccanico e meno amoroso con mia moglie.
Potrei scrivere dell'emozione provata per il secondo capitolo di jack frusciante è uscito dal gruppo, ovvero "due" di Brizzi.
Potrei scrivere dell'entusiasmo pari ad una colica renale, scaturito dal dibattito Harris/Trump.
Potrei scrivere della mia voglia di tornare a suonare in un gruppo.
Ma la verità è che ultimamente vince sempre più il silenzio.
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