#frasi trovate per caso
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sononatanellepocasbagliata · 5 months ago
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"Adesso ascoltati ma senza giudizio, ascoltati ma senza reagire. L'azione lasciala alla tua mente consapevole, nel giusto tempo."
-Anon
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libero-de-mente · 2 years ago
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𝗠𝗘𝗗𝗜𝗧𝗔𝗥𝗘
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Forse è una delle soluzioni migliori che si possa utilizzare per non perdere il lume della ragione, per non smarrire quella piccola capacità che rimane di ragionare per salvarsi da una vita caotica e piena di difficoltà.
Ho fatto alcuni percorsi di meditazione, di seguito per condividere, ve ne elenco alcuni che potreste utilizzare per trovare il vostro equilibrio. Perché alla mia domanda per avere il Bonus Psicologico l'INPS mi ha risposto con un due di picche. Quindi ho ripiegato sulla meditazione.
- 𝗟𝗼 𝗦𝘁𝗼𝗻𝗲 𝗕𝗮𝗹𝗮𝗻𝗰𝗲
è una disciplina mentale rivolta a porre in equilibrio pietre e massi di varie forme sfruttando solo la forza di gravità. Ottima disciplina per chi vuole metterci delle pietre sopra a varie situazioni. Se sarete abili a forza di metterci una pietra sopra potreste anche costruirvi una bellissima dimora.
- 𝗠𝗲𝗱𝗶𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗭𝗲𝗻
si tratta di un'antica arte usata per primi dai gatti, la loro abilità di cacare nella lettiera disegnando linee continue o geometriche è diventata anche di utilizzo dell'uomo. Bevete lentamente il vostro tè, rastrellate la sabbia con delicatezza e mano ferma. Aspirate l'aroma degli incensi. Poi dopo tutto questo siete pronti a uscire e farvi prendere a sberle dalla vita, ma voi siete Zen, e non ve ne fregherà più un cazZen.
- 𝗠𝗲𝗱𝗶𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗧𝗿𝗮𝘀𝗰𝗲𝗻𝗱𝗲𝗻𝘁𝗮𝗹𝗲
la meditazione trascendentale si basa sulla ripetizione per alcuni minuti, due volte al giorno, di uno specifico suono (mantra), che permette alla mente di raggiungere uno stato naturale di "consapevolezza senza oggetto" o "senza pensieri" chiamato "trascendenza". Non fate i furbi, non valgono le "madonne" né i "porconi". Per quanto mi riguarda il mio suono è "Pizzaah". Vi assicuro che come trascende nello stomaco poi sarete senza pensieri.
- 𝗠𝗲𝗱𝗶𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗩𝗶𝗽𝗮𝘀𝘀𝗮𝗻𝗮
che nell'antica lingua indiana pali significa "vedere le cose in profondità, come realmente sono". Ora. Prendetevi circa venti minuti e guardatevi tutti questi VIP che sono gli influencer, i politici e altri personaggi noti. Guardateli bene con occhio distaccato e senza coinvolgimento emozionale alcuno. Vi accorgerete che questi VIP non sono sani (di mente), da qui Vipassana Micatanto. magari la finirete di farvi prendere per il culoSan.
- 𝗠𝗲𝗱𝗶𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗠𝗶𝗻𝗱𝗳𝘂𝗹𝗻𝗲𝘀𝘀
gli occhi dovrebbero essere chiusi e la concentrazione della persona deve essere rivolta solo alla respirazione e ai movimenti effettuati dall'addome durante le inspirazioni e le espirazioni.
Non sentite il respiro? Probabilmente siete morti e non ve ne siete accorti. Respiro affannoso? Facile che lo stiate facendo mentre il vostro partner vi sta cazziando. In questo caso rispondere "blll-blll-blll" facendo vibrare la lingua tra le labbra potrebbe dare grandi soddisfazioni.
- 𝗠𝗲𝗱𝗶𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗛𝗼'𝗼𝗽𝗼𝗻𝗼𝗽𝗼𝗻𝗼
ecco questa meditazione si deve fare recitando un mantra. Si dice che alcuni sbagliando la pronuncia si siano ritrovati un Hippopotamus (ippopotamo), chi Ponypopizza con il tipo di Deliveroo che suona alla porta. Vi suggerisco di iniziare questa meditazione oponopoco alla volta.
- 𝗠𝗲𝗱𝗶𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗰𝗮𝗺𝗺𝗶𝗻𝗮𝘁𝗮
la parte più difficile di questa pratica di meditazione è convincere le vostre gambe a camminare, che lo devono fare per il vostro bene.
Usate frasi del tipo "Potrei chiedervi di correre, invece vi sto chiedendo solo di camminare. Ma dove lo trovate uno buono come me?". Anche se dovesse fare caldo non demordete, convincete le vostre gambe che state per andare il un locale climatizzato piena di gnagna o gnoccoloni o alcol a seconda delle vostre priorità.
- 𝗠𝗲𝗱𝗶𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗞𝘂𝗻𝗱𝗮𝗹𝗶𝗻𝗶
aprite il vostro chakra interiore, non esteriore però. Che prenderlo nel chakra è un attimo. Potrete trovare la vostra consapevolezza se vi applicate bene, vedere il vostro chakra interiore aperto svelerà ai vostri occhi situazioni tipo: "ma potevo esse più cojone?". Poi non rimaneteci male. La meditazione Kundalini può risolvere al massimo il 50% dei vostri problemi, vi consiglio quindi di farla due volte. Se la matematica non è un'opinione.
- 𝗠𝗲𝗱𝗶𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗗𝗶𝗻𝗮𝗺𝗶𝗰𝗮
la meditazione dinamica è la meditazione di Osho più essenziale e più conosciuta. In pratica se doveste partecipare a un Rave Party con musica HardCore Techno arrivate già allenati. Non valgono gli attacchi epilettici all'Agenzia delle Entrate, come non valgono le convulsioni quando ricevete copia de "l'insostenibile leggerezza del tuo conto corrente" gentilmente inviata dalla vostra banca. Con autografo del Direttore di filiale. Un consiglio: mettere una vostra opinione nel vostro conto corrente per vedere se, in un semestre, genererà degli interessi da parte di qualcuno non funziona.
Cominciate a correre, più vi allontanerete più vi salverete da qualcuno, da qualcosa o da voi stessi.
Meditate gente, meditate.
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cinquecolonnemagazine · 10 months ago
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Oroscopo di Chirya: dal 4 al 10 Marzo
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Oroscopo di Chirya: Cari tutti, ecco le previsioni dal 4 al 10 Marzo 2024, Sole e Mercurio nei Pesci, governa la settimana Marte che forma diversi aspetti con più pianeti, ed è anche congiunto a Venere in Acquario. Domenica Mercurio passa in Ariete e sostiene i segni di fuoco, tartassati dai pianeti in opposizione. Comunque, la settimana è ricca di possibilità e crescita personale per tutti e non mancheranno turbolenze.  Oroscopo di Chirya: uno sguardo segno per segno Ariete Cari Ariete, la settimana si fa interessante dal fine settimana, con l’entrata di Mercurio nel segno. Dove sarete particolarmente apprezzati è la relazione con gli altri, in coppia, con gli amici, ed i colleghi. Avrete voglia  di regalarvi qualcosa di bello, è il momento di prendersi cura di sé stessi, e di chi amate. Con l’appoggio di Marte, sentirete il bisogno di spingersi oltre ed esplorare nuove possibilità. Toro Oroscopo di Chirya: Cari Toro, qualche incomprensione, o tensioni in famiglia, la serenità è una condizione per cui lottare e da difendere. Momento buono per un bilancio severo ma costruttivo del passato per aiutarvi nei momenti futuri, Mercurio vi aiuta a chiedere aiuto a chi può darvelo, mentre la Lilith in Vergine aiuta i nati nella seconda decade con l’appoggio di una figura un po' ambigua ma onesta nei vostri confronti. Siate voi onesti in amore, le bugie non pagano.  Gemelli Cari Gemelli, la settimana è divergente, qualcosa va, altro no. Buona la comunicazione e la collaborazione a più livelli, chiedete, mandate mail, richieste e altro, sia sul lavoro, che per le  soluzioni di problemi vari.  Ciò da cui dovete stare attenti sono le sfide, non fatevi coinvolgere in diatribe di possesso e avidità, o in frasi altezzose, tipo  del chi sono io sono. E’ possibile qualche tradimento professionale, che potrebbe farvi reagire in malo modo, anche se non è il caso. Cancro Oroscopo di Chirya: Cari Cancro, la settimana si preannuncia bene, gioiosa e pieni di positive intuizioni, e  sarete pronti a seguire il vostro istinto, sarete determinati, forti e estremamente docili con chi amate. Sarete pervasi dalla  fiducia  nelle vostre capacità, cosa che accade saltuariamente, così sul lavoro, con gli amici e l’amato bene. Le difficoltà iniziano nel fine settimana, quando Mercurio sarà ostile in  Ariete, ma ne parleremo la prossima settimana. Leone Cari Leone,  qualche  turbamento emotivo o  sentimentale, nella settimana ci può stare, ma il lavoro vi rende orgogliosi, così come i successi ottenuti in questo campo. Nel fine settimana Mercurio in Ariete segno a voi ostile,  potrebbe  sollecitarvi nello spazzare via i rami secchi, le presenze ingombranti, i mangiatori di energia che immancabilmente vi trascinate con la vostra possente personalità. Dovete fare scelte coraggiose, e positive.  Vergine Cari Vergine, stanchi e confusi dalle sollecitazioni dei  pianeti  delle scorse settimane, vivete gli impegni con ansia e rammarico,  pieni di pensieri negativi. La settimana scorre ancora così, ma il fine settimana si alleggerisce e Mercurio non vi infastidisce, la parola scorre facilmente e i pensieri si articolano in sistemi relazionali positivi. Vi sentirete padroni del vostro senso pratico e i dettagli vi aiuteranno a risolvere problemi complessi, sia  sul  lavoro, che in famiglia o con gli amici. Bilancia Cari Bilancia, la prossima settimana vi vede forti e determinati a far ascoltare la vostra voce, siete protetti da una comunicazione facile e proficua. Evitate rischi finanziari e non avrete nulla da preoccuparvi, anche se il budget familiare è sbilanciato. Se avete un progetto che vi sta a cuore, un desiderio da tempo,  trovate il coraggio di realizzarlo, e di renderlo possibile, grazie alle vostre idee, il momento favorevole vi elimina ogni difficoltà sul cammino.  Scorpione Cari Scorpione, sentirete tornare energie ed entusiasmo, grazie alla Luna Nuova nel fine settimana potrete raggiungere gli importanti successi. Consideratevi in ripresa sia sul lavoro che negli affetti. Nella settimana non dovete assolutamente reagire con il vostro pungiglione, ma con calma e circospezione alle sollecitazioni. I pianeti in Pesci sono ancora lì a proteggervi, i nati nella terza decade, sotto l’influsso di Nettuno siano realisti e pragmatici  Sagittario Cari Sagittario, sopportate la settimana che rimane ostica, imprevedibile e deludente, poiché nel fine settimana Mercurio diventa positivo per le relazioni, gli affetti, le notizie in arrivo per progetti che si sbloccano, scegliete di essere flessibili verso gli inevitabili cambiamenti, pazienti nell’agire. Gestitevi  le energie, non strafate, siate attenti a non esagerare, i pianeti in pesci, segno a voi avverso, possono infastidirvi ancora sulla salute. Capricorno Cari Capricorno, in settimana alcune delusioni potrebbero causarvi qualche dispiacere,   valutate le situazioni e le eventuali sorprese in arrivo. Bisogna che vi concentriate sui obiettivi o personali,  di coppia, scegliendo di essere comunicativi soprattutto nelle situazioni complicate o difficili. Sarete attratti dalle sfide, ma agite con parsimonia, e la vostra proverbiale determinazione, sapendo che ciò che superate vi porta a crescere emotivamente. Acquario Oroscopo di Chirya: Cari Acquario, i più fortunati del segno sono i nati nella terza decade che hanno ancora Venere e Marte dalla loro. Gli altri si godono un periodo sereno con poche sollecitazioni e solo personali, tutto va tranquillo o quasi. Giove e Urano sono lì a infastidire la seconda decade e lo saranno fino a maggio. Per tutti il forte desiderio di libertà, esaspera il vostro individualismo, sfruttate questa energia per scopi pacifici. Pesci Cari Pesci, il  compleanno  è sempre allegro, con la certezza che tutto quello che iniziate  andrà in porto, seguite il vostro istinto, e anche la Luna Nuova di Domenica vi darà forti intuizioni e tante dritte da seguire. Attenzione a Nettuno, meno romanticismo e più realismo non guasterebbe se volete prendere decisioni importanti, un matrimonio, un figlio, un acquisto importante. Sarete attratti dalle sfide, evitate una persona poco onesta che vi elargisce consigli inopportuni. Read the full article
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gcorvetti · 11 months ago
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Parliamo di musica.
Ieri il tubo mi ha riproposto alcuni video recenti di Silvestrin, l'avevo un pò perso di vista dato il periodo, ma rieccolo. In un video dice la sua su Matteo Mancuso, se non sapete chi è andate a cercarvi qualche video ma in poche parole è l'enfant prodige della chitarra moderna, prodigioso perché ha una tecnica molto personale che deriva sostanzialmente dalla chitarra classica ed è molto preciso e veloce. Enrico anche se in alcune frasi lo elogia perché ovvio tanto di cappello a chi ha una tecnica eccellente, per carità, però il suo punto che condivido in pieno è "Ma cosa porta alla Musica?", niente, è solo funambolismo fine a se stesso, come oramai ci ha abituato la rete, un pò come Max Ostro, altro astro nascente dello shredding, entrambe giovanissimi Matteo ha 27 anni, Max 20, c'è un altro ragazzo ma non mi viene il nome adesso, comunque la triade dei nuovi chitarristi in auge ma soprattutto che sono esplosi grazie alla rete. Tornando a Silvestrin, in effetti devo dire che non ha tutti i torti, poi lui nel video, estratto da una sua diretta su twitch, parla anche del fatto che Pete Townshend (chitarrista storico degli Who) ha dichiarato la settimana scorsa, l'avevo letto, che questi shredder della rete scoraggiano i chitarristi soprattutto quelli giovani o alle prime armi, beh nella competizione che si vive in questo periodo non riuscire a suonare a quella velocità può demoralizzare le nuove leve, sicuramente c'è chi tira dritto e se ne infischia ma ci saranno anche quelli che provano a emularli, in quanto discendenti dei primati tendiamo a scimmiottare gli idoli (cosa errata), non riuscendoci e quindi magari si abbattono così tanto che lasciano perdere. Certo questo è un caso estremo ma non è da sottovalutare, in passato ho insegnato e ricordo bene come una posizione diversa di una scala metteva in difficoltà alcuni allievi, ma in questo caso era l'approccio sbagliato con un paio di frasi e la giusta motivazione bastava poco per fargli superare l'ostacolo, spero che molti abbiano bravi insegnanti che riescano a capire e a dare le giuste direttive, non che a cercare di evitare che l'allievo si amminchi con certe cose. In un altro video Enrì parla del fatto che Arbore, Renzo Arbore 86 anni, torna in tv con un programma che riprende le sue trasmissioni e racconta un pò la storia della musica italiana dello scorso secolo dagli anni 50 in poi, sono stranizzato anche io, tanto di cappello a Renzo che ha sempre portato della buona musica in tv (cosa che non esiste più da decenni), ma la cosa che mi sono chiesto mentre guaradavo il video è stata "Ma della musica odierna non ne vuole parlare nessuno?", infatti lo dice anche il VJ, nel senso che ci sono stati e io non ne sapevo nulla, anche perchè non mi interessa, programmi presentati o ideati da Morgan e Ruggieri che parlavano di musica del passato, ma che a detto di Enrico non davano niente di nuovo, niente che le persone comuni sapessero già, programmi innutili va.
Dulcis in fundo, un video dove parla della questione Meta-SIAE, se non lo sapete la Siae aveva bloccato alcuni video su FB e instagram perché violavano il diritto d'autore e da li si è passati in tribunale che aveva dato alle due parti un limite di tempo, 31 Gennaio di quest'anno, per mettersi d'accordo, siccome a nessuno dei due sembri interessare non hanno trovato nessun accordo e la cosa continua così com'è andata fin'ora, cioè niente di fatto, i video protetti li trovate sui social e nessuno percepisce niente, questo perché in Italia si fa presto ad ottenere una pacca sulla spalla e "andiamoci a prendere un caffè" per suggellare un accordo. Questo perché è una grossa compagnia, come se la Siae non lo fosse, e quindi come i ricchi sono i nuovi ariani anche le compagnie tech diventano intoccabili, perché se io provo a mettere un brano coperto da diritto su una piattaforma mi viene immediatamente cancellato e vengo punito con un blocco temporaneo e flaggato che significa che mi tengono sott'occhio, penso che a molti è successo. Ma mentre cercavo quest'ultima notizia ne ho trovato un'altra dove c'è scritto che la Universal ha chiuso con TikTok e oltre a chiedere la rimozione dei brani da loro gestiti ha chiesto un adeguato compenso per gli artisti e gli autori, il colosso cinese ha risposto che la Universal ha messo l'avidità davanti agli interessi degli artisti e autori, ognuno la canta come vuole, però una cosa è limpida, che almeno loro si fanno valere davanti a chi detiene per ora lo scettro dell'intrattenimento (che è molto discutibile come cosa). Vi do i link delle due notizie
https://www.ilsole24ore.com/art/siae-meta-licenza-prorogata-4-mesi-ma-social-va-consiglio-stato-AFL0y2YC
https://francescoprisco.blog.ilsole24ore.com/2024/01/31/universal-music-rompe-con-tiktok-canzoni-via-dalla-piattaforma/
Per concludere a me sembra che stiamo andando in una direzione completamente sbagliata, che della Musica non frega niente a nessuno, colossi e gente comune, ma facendo così ci perde solo e soprattutto Lei, certo io ho un punto di vista completamente diverso che è maturato nel tempo e attraverso esperienze e situazioni che non sono quelle del mainstream ma della musica suonata e vissuta in prima persona fuori da giochini circensi e gare di velocità con un occhio di riguardo nel rispetto di quest'arte antica e raffinata che è la Musica.
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scienza-magia · 2 years ago
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Potenziate le capacità dell'intelligenza artificiale ChatGPT in GPT-4
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Arriva GPT-4, e inizia a sbirciare nelle nostre vite: il super-chatbot ora "vede". ChatGPT ora capisce le immagini grazie a GPT-4, il nuovo modello di intelligenza artificiale appena presentato da OpenAI. Con una diretta live su YouTube alle 21 ora italiana, OpenAI ha presentato il suo nuovo gioiellino, GPT-4, che si colloca su un livello decisamente superiore rispetto alla versione precedente, lanciata appena pochi mesi fa. Ora "l'esperto di conversazione" ChatGPT non è solo più potente, ma è in grado anche di "vedere". E questo fattore può dare il via ad una accelerazione senza precedenti nello sviluppo dell'intelligenza artificiale.
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Da GPT-3 a GPT-4 passa un mare Da GPT-3 a GPT-4 passa un mare ChatGPT, il "piccolo genio elettronico" di OpenAI che risponde ai messaggi con testo e codice, è diventata in pochissimo tempo l'app in più rapida crescita nella storia, con oltre 100 milioni di utenti al mese. Parallelamente al suo sviluppo sono nate comunità di utenti, guide all'uso (ne ho pubblicata una anche io: se vi interessa la trovate su Amazon) e perfino una "proto-professione", quella del prompt engineer. Tuttavia, nonostante il suo successo, ChatGPT aveva qualche problemino da risolvere. Tendeva ad "allucinarsi", generando testi che suonavano verosimili ma non lo erano. Rifletteva dei pregiudizi, talvolta "bucava" i filtri per le frasi illecite previsti dai suoi creatori. La nuova versione basata su GPT-4 risolve in buona parte questi problemi, e migliora (di molto) le prestazioni.
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Un fotogramma dall'asciutta (e un po' nerdy) presentazione di GPT-4 da parte di un entusiasta Greg Brockman, di OpenAI Occhi aperti sul mondo La grande novità di questo modello è la sua capacità di rispondere a prompt sia testuali che visivi. Pensate alle possibilità: identificare l'autore di un quadro, spiegare il significato di un meme, creare didascalie per fotografie... La verità è che il campo delle possibili applicazioni si allarga così tanto da rendere gigantesco un possibile elenco. Ma GPT-4 non si ferma qui: è anche parecchio più "intelligente" del suo predecessore, superando i suoi risultati in diversi test, come quelli per le professioni legali (LSAT), quelli usati per l'ammissione nei college americani (SAT), e molti altri. OpenAI afferma che GPT-4 è il 40% più preciso nel generare contenuti veritieri e l'82% meno incline a rispondere a prompt illeciti (addio versioni "malvagie" del chatbot).
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Un esempio delle nuove capacità. Il sistema sa quello che vede: analizza un'immagine e non solo è in grado di descrivere perfettamente il suo contenuto, ma lo interpreta. Sa trovarne, ad esempio, gli aspetti insoliti o divertenti. Come in questo caso. Tutto il resto è storia Ci interrogheremo molto sulle caratteristiche incredibili che le intelligenze artificiali generative acquisiranno sempre di più (e sempre più velocemente). Grazie alla sua capacità di "vedere", GPT-4 alimenterà molte applicazioni che utilizziamo quotidianamente. Anzitutto, come detto, la nuova ChatGPT (nella sua versione a pagamento), capace ora di elaborare testi fino a 25.000 parole: può riassumere, scrivere e riscrivere, gestire interi libri. GPT-4 è anche parte del motore di ricerca Bing. La Khan Academy lo sta utilizzando per creare un tutor virtuale per gli studenti, mentre Be My Eyes ha sviluppato un assistente AI in grado di analizzare e descrivere fotografie per persone con disabilità visive. Stare dietro alle sue evoluzioni sarà sempre più complicato.
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Una differenza peculiare. GPT-4, prospettive future Ovviamente il sistema è ancora migliorabile, presenta ancora delle imperfezioni, ma il progresso è notevole e rapidissimo. L'azienda sta già esplorando come integrare anche input audio, video e altro nelle future versioni del modello. Il loro obiettivo è che GPT-4 diventi uno strumento prezioso per migliorare la vita delle persone, alimentando numerose applicazioni.
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Analizzando una semplice immagine come questa, GPT-4 è in grado di formulare una serie di ricette possibili con gli ingredienti che "vede". Tra un po' questo aggeggio ci dirà anche cosa pensa dei nostri abiti, o ci consiglierà il taglio di capelli più adatto. Alimenterà sistemi di sorveglianza cui presentiamo i nostri amici e parenti, perché aprano subito soltanto a loro. Renderà le nostre automobili delle "supercar" che interagiscono in modo personale con il conducente. Sarà la "voce narrante" di tanti non vedenti, e li aiuterà a sentirsi più integrati. E chissà che altro. Non posso indicarvi, come detto, tutti i punti d'arrivo: al massimo rimandarvi al punto di partenza con l'annuncio ufficiale sul blog di OpenAI, o con il video della presentazione di ieri, così vi fate voi stessi un'idea. Per ora, però, diciamo "benvenuto" a questo straordinario tuttofare che, per chi ancora non lo avesse capito, ha già cambiato le nostre vite. Read the full article
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dovetuttotaceciseitu · 4 years ago
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nascono legami che vanno al di là del contatto fisico, della vicinanza e della vista. percorrono strade invisibili fino ad arrivare nella testa. si diramano in tante viuzze chiamate: comprensione, ascolto, telepatia, empatia, appartenenza. coinvolgono talmente tanto da riuscire ad appagare ogni mancanza tangibile.
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laragazzadeifiocchi · 3 years ago
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"Mentre le ragazze della mia età facevano coi maschi prove di volo, io facevo prove di abbandono.
Dopo venti giorni di cinema, pizza, normalità, avvertivo l’urgenza di non vederli più.
Ricorrevo all’addio tramite sms: “Non funziona”, come si trattasse di un elettrodomestico.
Un introverso mi rispose con uno squillo e sparì nel nulla.
Un logorroico mi scrisse una lettera di cinque pagine in cui mi avvertiva che un dipendente era stato risarcito dall’azienda perché licenziato tramite sms, concludeva con: “Quanti danni morali dovrei chiedere io a te?”. Ora fa l’ avvocato.
Un ricco mi comprò un cellulare molto costoso per convincermi a richiamarlo. Non accettai: mi piacciono i regali, non gli investimenti. Ora lavora in Borsa.
Un mammone, che mi aveva invitato a casa sua per presentarmi, mi rispose “Mia madre ha preparato il pranzo, che le dico?”, gli consigliai di dirle che non avevo appetito. Ora le presentazioni le fa al ristorante.
Con loro ero stata prevedibile, inaffidabile, seriale: mai una foto insieme, una promessa, un ripensamento. Eppure, se li incontravo per caso, ci tenevano a fermarmi, volevano a tutti i costi offrirmi un caffè, azzardavano un contatto, mi chiedevano perché fosse finita, io mi chiedevo perché fosse iniziata, perché non m’insultassero, perché non sentissero l’oltraggio, l’orgoglio, l’abbaglio.
Avevo detto addio prima della fine: io per loro non avevo fatto in tempo a diventare stanchezza, ero rimpianto, voglia intatta, e loro per me non avevano fatto in tempo a diventare mancanza.
Ti ho conosciuto in pizzeria, a un cena universitaria. Stavi seduto accanto a una ragazza, lei era di Latina, ma sosteneva che sua nonna era regina d’Etiopia, tu la guardavi perplesso. Ho preso posto accanto a te, ho pensato: sei tu.
Un giorno quando racconterai ad altri il nostro inizio dirai che stavi parlando con una principessa ed è venuta a infastidirti una “zanzarina”, io ti dirò zanzarina a chi?, ma nei tuoi diminutivi sentirò il sollievo di non dover essere grande. Ci siamo rivisti un diciotto maggio alle diciotto, alla fine delle lezioni mi aspettavi. Hai chiesto il mio numero di telefono a un’amica comune e io l’ho rimproverata per avertelo dato.
Paura di te, delle nostre notti passate a passeggiare a vanvera per Roma, sai?, mi sembra che certe piazze e certe strade le abbiamo viste solo noi, non le ho più trovate. Mi hai portato in ristoranti sofisticati, ma dal Cinese ti sei fatto coraggio e m’hai baciato. Due giorno dopo ho provato a lasciarti: “Non funziona”, ti sei piantato sotto casa mia, hai pianto, hai detto “Aggiustiamola” e ci abbiamo provato.
A insegnarmi come si tiene e si lascia tenere una mano ce n’è voluto, io bravissima a scansare, mi prendevi la mano, indicavi un’insegna e dicevi “tienimela fino a lì, manca poco”. Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia. Abbiamo noleggiato cento film, non ne abbiamo seguito uno, abbiamo smesso di camuffare i nostri difetti, la discesa del mio naso, la tua altezza, i tuoi capelli arrabbiati, i miei più arrabbiati dei tuoi, il tuo ginocchio, la cicatrice che ho vicino all’orecchio, “bella questa malformazione” hai detto passandoci il dito sopra ed era come se la disegnassi tu in quel momento, ti ho detto “allora è una benformazione”. Abbiamo costruito un vocabolario nostro, di parole minuscole ed esagerate, di progetti fatti, un figlio coi capelli inevitabilmente arrabbiati e i denti a perle, tu gli insegni a guidare la macchina ma io gli dico di andare piano, io gli scrivo le favole ma tu gli spieghi come si sogna.
I venti giorni erano scaduti da mesi, anni, non tenevo più una contabilità precisa. La voglia restava intatta e cresceva invece di diminuire. E mi mancavi anche quando c’eri.
M’hai dato un anello, ti ho detto “è largo” senza nemmeno provarlo.
In chiesa ci tenevi ad andare insieme, io non ero praticante, non lo sono, però una volta ti ho accontentato. Il prete recitava il primo comandamento: “Non nominare il nome di Dio invano.”
Il nome di Dio invano non l’avevo mai fatto, ma di addio invano ne avevo detti tanti e dentro di me ho giurato di non aggiungerne un altro.
La nostra prima foto ce l’ha scattata un marocchino. Io ho provato a dire no, niente foto, ma tu ci tenevi, hai fatto quella faccia, quando facevi quella faccia io pensavo sempre “perché no?”. È il mio compleanno, mi hai regalato il bracciale col cuore, quello che guardando una vetrina ti ho detto che mi piaceva e tu sei stato attento. Siamo nella stessa immagine: io pallida, quasi trasparente, tu scuro; io col broncio costante, tu che sorridi e non serve chiedertelo. A guardare bene, ci separa un’interruzione, un precipizio, uno strappo netto: l’ho fatto io una sera in cui volevo cancellare le nostre prove e un attimo dopo già l’aggiustavo con lo scotch. La foto l’ho messa in una scatola insieme al bracciale col cuore, all’anello, a tutte le lettere e le parole che non c’assomigliano più.
Ma forse un gesto è solo un gesto e una frase è come tante, è chi la sente a caricarla di significato, cerco di convincermi ogni volta che un ragazzo mi fa una carezza, le mani sono mani, le tue, le sue, quelle di un altro, che differenza fa?, lui segue i miei lineamenti, scende sul collo, poi risale, si sofferma sulla cicatrice che ho vicino all’orecchio, penso: la benformazione, e scanso la sua mano infastidita. Vorrei che le parole per me non avessero tutta questa importanza, vorrei che non m’incatenassero a chi le dice, a chi le ho dette.
E maledico i ricordi felici perché fanno più male di quelli feriti.
Mi tornano in mente le vacanze estive, l’immagine di me bambina, il bagno al largo. Gli altri nuotavano dandosi slancio in lunghezza, con movimenti fluidi si mischiavano alle onde, seguivano la corrente, io m’immergevo quasi perpendicolare all’acqua, spingevo coi piedi, tenevo il respiro, volevo misurare il fondo, toccarlo, prendere una manciata di sabbia e portarla in superficie. Risalivo in modo scomposto, gli occhi rossi, il fiato grosso, stringevo la sabbia bagnata in pugno e mi sentivo più forte, sapevo cos’era il fondo, ero capace di toccarlo e risalire, la corrente fino a quel punto era un pericolo che sapevo gestire.
Ho la gastrite, ma la Coca non rinuncio a berla: me la facevi trovare già sgasata, prendevi un cucchiaino e le davi una girata. Ti ho amato per queste accortezze, per le sciocchezze che mi venivano concesse, perché non volevo essere saggia, volevo essere stronza e ragazzina. Ti ho amato perché certe volte non riuscivo a essere forte, volevo solo scivolarti tra le braccia e sentirti dire tutto passa, tutto passa, pure se non era vero, tutto passa, tranne noi, certo, tranne noi. Ti ho amato perché se non mangiavo avevo qualcuno che mi sgridava, perché mi mettevi a tradimento lo zucchero nel tè, perché se mi estraevano i denti del giudizio e avevo la faccia gonfia, mi volevi baciare uguale, perché insistevi per vedere i film horror e poi eri il primo a spaventarti, perché dopo un anno ancora ti spiegavo come arrivare a casa mia e tu alzavi gli occhi e ripetevi “la strada la so”, perché se camminavamo per strada curvavi le spalle per sembrare più basso e io salivo su ogni gradino possibile, perché se mi abbracci scompaio, perché una volta in macchina mentre ci stringevamo ti sei scordato d’inserire il freno a mano e abbiamo tamponato, perché quello che era normale diventava speciale, perché eravamo uno pure se eravamo due, ma soprattutto ti ho amato perché tu mi hai amata.
Paura di te, della corrente. Eravamo al largo, così al largo, dov’era il fondo?, dove la fine?
Sempre meno mia e sempre più tua. Dov’era il controllo? Dove l’autonomia?
Da quando ti ho lasciato, con un sms, mi comporto come se potessi incontrarti ovunque: a una mostra, una presentazione, in qualunque luogo pubblico mi trovi, tengo fisso lo sguardo sulla porta, aspettando di vederti entrare, cerco di farmi trovare sorridente, in buona compagnia, tra persone di successo e se qualcuno mi parla sottovoce e si fa audace, penso: se solo entrassi adesso, adesso, in questo momento, sarebbe un quadro perfetto.
Da quando ti ho lasciato, ogni mio momento è recitato come se tu dovessi assistere.
Lavoro vicino casa tua, ma allungo la strada per non passare lì sotto, ho il terrore d’incontrarti insieme a qualcuna, le tue mani sui suoi fianchi, vedervi attraversare la strada in fretta, con la certezza di finire sul letto e addormentarvi stanchi.
Ma ci s’incontra anche in una città enorme e senza farlo apposta: ci vediamo all’ospedale, io sono radioattiva, ho appena fatto una lastra, tu esci da un esame. Non ci tieni a fermarmi, non mi offri il caffè, a stento un cenno, mi dici parole indegne di te e di me, di noi, vorrei spiegarti, ma spiegarti cosa?, che la paura dell’abbandono fa fare cose assurde, che per paura di sentirsi dire addio un giorno, si pronuncia per primi e subito, mi chiedi “come stai?” e finalmente lo ammetto “male”, mi guardi tutta e dici “non sembra”, “tanto tu sei forte, sei saggia”, sì, io sono forte, sono saggia, “tu non ce l’hai il cuore come tutti gli altri”, già, io non ce l’ho il cuore come tutti gli altri, perché io ne ho uno solo di cuore, gli altri ne hanno almeno uno per ogni occasione.
Mi accompagni alla macchina, salgo, provo a mettere in moto. Niente. Provo di nuovo, provi anche tu ma il risultato è lo stesso. Non ho vinto io, non hai vinto tu. Spingiamo la stessa macchina che non è partita, non ha funzionato e non si sa perché, dev’essere la batteria, la benzina c’è, i presupposti per andare lontano c’erano.
Spingiamo e parliamo, le tue parole affilate, le mie così vaghe.
Penso: ti sto dicendo mille frasi adesso, ma vorrei dirtene solo una e non riesco.
Giulia carcasi - Perchè si dice addio.
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weirdesplinder · 3 years ago
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I seguiti di Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen
Vi ho proposto poco tempo fa un video ed un post dedicati ai romanzi che diversi scrittori hanno deciso di dedicare al personaggio di Mary Bennet, una delle sorelle di Elizabeth, l’amata protagonista del libro Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen.
Ed oggi finalmente eccomi a voi con il post dedicato invece ai romanzi moderni nati come sequel di Orgoglio e pregiudizio o sue rivisitazioni.
In lista non troverete le riscritture in chiave moderna vi avvverto, quasi si parla di romanzi che vogliono proprio continuare o rivistare la storia originale nella sua epoca originale (e non si parlerà nemmeno di Zombie,per mia scelta, benchè esista un romanzo rivisitazione di Orgoglio e pregiudizio in chiave zombie disponibile pure in italiano).
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- La duologia sequel di Orgoglio e pregiudizio di Linda Berdoll (inedita in italiano) formata dai libri:
1. Mr. Darcy takes a wife
Inedito in italiano
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Trama: Seguito di Orgoglio e pregiudizio, che non si limita a portare avanti la trama di Jane Austen, ma che la arricchisce. Il tenore del libro è verramente molto diverso dallìorginale, questo è un classico polpettone, in cui Darcy diventa eroe che va alla guerra e dove l’eroina Elizabeth viene quasi stuprata, rapita, e ha problemi a concepire la prole. Detto questo, è comunque un libro che vale il suo prezzo, ricco di fatti e avvenimenti che riguardano anche i personaggi secondari, come la sorella di Darcy, il fratello illegittimo, ecc…. Molte pagine che raccontano molte cose. E ogni personaggio è veramente approfondito. Inoltre la scrittrice ha veramente cecato di usare anche un linguaggio adatto all’epoca. Da leggere se amate i libri molto romantici ma con una punta di moralità e molta pietà.
2. Darcy and Elizabeth, nights and days at Pemberely
Inedito in italiano
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Trama: Le avventure di Darcy e Elizabeth continuano, e ora la loro famiglia si è allargata con i loro figli. Ci saranno anche stavolta divese peripezie, misteri, e parenti da affrontare.
- La trilogia di Fitzwilliam Darcy gentiluomo, scritta dall'autrice Pamela Aidan.
Questi libri non sono un seguito ad Orgoglio e pregiudizio, ma una riscrittura dal punto di vista di Darcy della storia raccontata da Jane Austen. Il primo e il terzo libro affrontano dal punto di vista di Darcy fatti già raccontati dalla Austen, mentre il secondo è pura invenzione della Aidan, poichè racconta fatti non raccontati dalla Austen, che danno molto più backgrounda l persoanggio di darcy La trilogia è composta da:
1. Per orgoglio e per amore (An assembly such as this)
Edito da Tea
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Trama:
«È passabile, ma non abbastanza bella per tentare un uomo par mio.» Così prende avvio la storia d’amore senza tempo tra Fitzwilliam Darcy ed Elizabeth Bennet in Orgoglio e pregiudizio, il capolavoro di Jane Austen amato da milioni di lettori, nel quale, tuttavia, così poco si rivela del misterioso e affascinante eroe, Mr. Darcy. Tanto poco che resta aperta la domanda: chi è Fitzwilliam Darcy? Sullo sfondo dell’epoca Regency, perfettamente ricostruita nelle coloratissime atmosfere e nelle ambientazioni storiche e politiche, Pamela Aidan tenta una risposta. Rievocando gli eventi narrati nel capolavoro di Jane Austen, restando fedele agli amatissimi personaggi, dipinge uno straordinario quadro dove racconta il passato e il presente di Mr. Darcy. In Per orgoglio o per amore, il primo episodio della trilogia, assistiamo così all’incontro tra Darcy ed Elizabeth Bennet, nell’Hertfordshire, e scopriamo che sconvolse l’esistenza del freddo e distaccato gentiluomo fin dal primo istante.
2. Tra dovere e desiderio (Duty and desire)
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Trama: Determinato a dimenticare Elizabeth Bennet, Darcy torna a Pemberley per perdere se stesso nel lavoro e nelle preoccupazioni della sua famiglia. Poi accetta un invito alla festa di un amico di vecchia data, dove incontra la bella e affascinante e misteriosa Lady Sylvanie.
3. Quel che resta (These three remains)
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Trama: Questo romanzo segue un Darcy umiliato nel cammino di scoperta di sé, dopo il rifiuto Elizabeth Bennet alla sua proposta di matrimonio. Egli cerca di diventare il gentiluomo che vorrebbe essere. Fortunatamente, un incontro casuale con Elzabeth durante una visita alla sua proprietà in Derbyshire offre a Darcy l’opportunità di redimersi agli occhi dell’amata.
- Il romanzo a se stante in chiave paranormal di Amanda Grange:
Mr Darcy, Vampyre
Edito da Tea
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Trama: Bè il titolo dice già tutto, no? L'autrice ha deciso di aggiungere al fanstico mondo di Jane Austen un pizzico di paranormale. Mr. Darcy, Vampyre inizia dove Orgoglio e pregiudizio finiva e introduce un'oscura maledizione di famiglia…….Pericolo, oscurità e amore immortale, i punti forti di questo libro. Da leggere solo se siete particolarmente amanti della Austen e del gusto gotico, se amate il paranormal lasciate stare perchè qui di paranormal in realtà c’è ben poco.
- Serie The Pemberly variations, di Abigail Reynolds
https://www.pemberleyvariations.com/
Quante volte una volta finito un libro vi siete detti: se lo scrittore invece invece di farli incontrare li avesse separati forse le cose sarebbero andate diversamente, oppure, se l'autore avesse dipinto il protagonista con più carattere e forza d'animo… E se la trama fosse stata in parte diversa, cosa sarebbe successo ai personaggi? A me è successo tante volte di farmi queste domande e di arrovellarmi con tanti se…..specialmente riguardo ai romanzi che ho amato di più….specialmente riguardo ad Orgoglio e pregiudizio, di Jane Austen. E a quanto pare non sono stata l'unica, Agbigail Reynolds in questa serie di libri  esplora tutte queste infinite possibilità. Le variazioni sono tante (sopra trovate il link al sito che l’autrice ha dedicato a tutte loro) e alcune sono anche state tradotte in italiano:
Un’interminabile pioggia
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Dopo aver ricevuto la visita di sua zia, Lady Catherine de Bourgh, Mr. Darcy torna a Meryton deciso a scoprire se le sue speranze di felicità con Elizabeth sono ancora intatte. Ma il fato cospira contro di lui. Giorni e giorni di interminabile pioggia impediscono a Darcy di restare solo con Elizabeth anche solo per pochi minuti. Non potendo parlare apertamente, restano solo giochi di sguardi e frasi piene di significati nascosti. Prima di tornare nuovamente a Londra, Mr. Darcy riesce ad assicurarsi la mano di Elizabeth per la prima danza all'imminente ballo di Meryton, lasciando Elizabeth piena di speranza e aspettativa. Ma quando l'agognato momento arriva e Mr. Darcy non si presenta, Elizabeth inizia a dubitare. Che abbia cambiato idea su di lei?
Sola con Mr Darcy
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Elizabeth Bennet non può immaginare qualcosa peggiore dell' essere bloccata da una bufera di neve in un piccolo cottage con l'orgoglioso e sgradevole Mr. Darcy. Ma essere intrappolata per giorni - e notti - con un Mr. Darcy ferito e confuso che continua a dire le cose più bizzarre su di lei, è  anche peggio. Perlomeno possiede l'utile dote di saper accendere un fuoco per evitare che muoiano di freddo. Ma quando la avvolge tra le sue braccia, lei scopre che il camino non è l'unico posto in cui lui sappia accendere un fuoco.
Il viaggio di Mr. Darcy
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Mr. Darcy non sa più che cosa fare. Elizabeth Bennet, la donna senza la quale non può vivere, ha sentito per errore un conversazione durante la quale lui ha insultato la sua famiglia e ora non vuole nemmeno ascoltare le sue scuse. A complicare le cose si aggiunge l’arrivo del suo amico Anthony Duxbury, con la notizia che due dei loro amici corrono un terribile pericolo. Se Darcy vuole aiutarli, devono partire immediatamente per lo Yorkshire. Ma qualcosa non torna. Elizabeth afferma di conoscere Sir Anthony lei stessa – ma con un nome diverso. Perfino Sir Antony ammette che il viaggio è pericoloso. I ribelli luddisti sono sul punto di far scoppiare una rivolta armata e lui lo sa bene, visto che è uno di loro. La cugina di Darcy, Lady Frederica, decide di accompagnarli in ogni caso e insiste per portare con sé Elizabeth. Che questa possa trasformarsi nell’occasione che Darcy aspettava per ottenere il perdono di Elizabeth e il suo amore?
 I parenti nobili di Mr. Darcy
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C’è solo un fatto su cui il famigerato libertino Lord Charles Carlisle e suo cugino, Fitzwilliam Darcy, si trovano d’accordo: un ricevimento dato dalla Marchesa di Bentham è destinato ad essere intollerabile. Per alleviare la sua noia, Lord Charles, accetta di scommettere che sarà in grado di sedurre la graziosa amica di sua sorella durante il loro soggiorno a Bentham Park. Dopo tutto, sono soldi facili per un seduttore di esperienza. Perchè dovrebbe importargli se il suo serio cugino Darcy disapprova? Ma quando Darcy scopre che il nuovo obiettivo di Lord Charles è nient’altro che Elizabeth Bennet, la donna che ha rifiutato la proposta di matrimonio di Darcy, non può stare in disparte e guardare la donna che ama ancora mentre viene spietatamente rovinata.
I Darcy del Derbyshire
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Elizabeth Bennet desidera ardentemente ammirare la vista dalle famose Black Rocks nel Derbyshire, ma sua zia e suo zio si rifiutano di permetterle di arrampicarsi sul pinnacolo più alto da sola. Il disagio di Elizabeth può solo peggiorare quando incontra per caso Mr. Darcy – almeno finché lui si offre di accompagnarla fino in cima. Ma lei non sa che le Black Rocks hanno un significato speciale per Darcy. Mentre lui le racconta la storia del corteggiamento e del matrimonio dei suoi genitori, Elizabeth, come la madre di Darcy prima di lei, è costretta ad affrontare il vero potere della famiglia e del destino in cima alle Black Rocks.
Il rifugio di Mr. Darcy
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È una proverbiale notte buia e tempestosa quando Mr. Darcy fa a Elizabeth Bennet una proposta di matrimonio molto offensiva. Proprio all’inizio del suo famoso rifiuto, il rombo di un tuono precede il picchiare alla porta dei residenti del villaggio alluvionato di Hunsford, che cercano riparo dalla tempesta alla canonica in cima alla collina. Ancora peggio, il fiume straripato ha travolto l’unico ponte che porta a Rosings Park, lasciando Darcy bloccato con Elizabeth alla canonica. Il fiume non è la sola cosa a straripare ad Hunsford quando Darcy ed Elizabeth sono costretti a lavorare insieme per gestire la crisi nelle peggiori circostanze possibili. E potrebbe essere già troppo tardi per salvare la reputazione di Elizabeth…
- Altra autrice che ha dedicato una serie di libri a Jane Austen è Carrie Bebris. Ogni romanzo della serie è la rivisitazione in chiave lievemente, e ripeto lievemente, parnormal di una delle opere della Austen, quella dedicata ad Orgoglio e pregiudizio è:
Orgoglio e preveggenza
Edito Tea
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Trama: È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.“ Ed è una verità cui non si sottrae Mr. Frederick Parrish, ricco e affascinante gentiluomo americano, che sta per convolare a nozze con Caroline Bingley. Un'atmosfera di festa avvolge i fidanzati e il matrimonio pare suggellare la promessa di una vita serena e felice. Ma presto la gioia s'incrina e la coppia è turbata da una serie di strani episodi: fenomeni di sonnambulismo, cavalli imbizzarriti senza una ragione, uno spaventoso incendio e misteriosi incidenti. Qualcuno sta perseguitando i Parrish, ma la pericolosità della situazione pare sfuggire a tutti. A tutti tranne a Elizabeth e Darcy, amici della giovane donna e anch'essi sposi novelli, che mettono da parte i progetti per la luna di miele per aiutare Caroline.
- La Harpercollins Italia, ha reso disponibili in ebook tre dei quattro racconti che quattro autrici famose hanno creato per  omaggiare Jane Austen,  tre storie ispirate ai suoi romanzi, ma con un pizzico di paranormal. In lingua originale i 4 racconti sono stati raccolti in una antologia intitolata Bespelling Jane Austen. Mentre da noi in Italia tre dei racconti sopracitati, quelli di Mary Balogh, Susan Krinard e Colleen Gleason, sono disponibili singolarmente in versione ebook:
Titolo: Incantevole Persuasione
di Mary Balogh
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Avevano cercato di farle dimenticare quel pomeriggio quando, bambina, Jane aveva dichiarato di essere stata, in una vita precedente, la giovane figlia del curato. Ma il ricordo era rimasto lì, pronto ad affiorare e ora finalmente, grazie a quel giovane e avvenente capitano, tutto riemerge in superficie.Ci conosciamo da una o dieci vite. Da sempre, a dire il vero… sono le parole che lui ha pronunciato, rivelandole una verità inconcepibile, eppure inconfutabile. Perché il Capitano Mitford altri non è che il suo amato perduto. Ma in tutte le vite passate la loro storia d'amore è finita tragicamente. Sono destinati a non veder coronato il loro amore, o forse esiste una speranza che, un giorno, il sentimento trionfi sul crudele destino?
Titolo: Il castello di Northanger
di Susan Krinard
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Caroline Merrill nutre una passione davvero smodata per i libri e in particolare per le novelle popolate di vampiri, castelli e buie notti di luna. Caroline ha anche una sfrenata fantasia, che la porta ad ambientare storie in ogni luogo che visita e a fare di ogni persona che colpisce la sua curiosità la protagonista di un racconto. Non ha idea di quanto possa essere pericolosa questa sua innocente passione, almeno finché non inizia a sospettare che l'affascinante Mr. Blanchard sia uno di quei succhiasangue che popolano le storie che tanto ama.
Titolo: Vampiri, orgoglio e pregiudizio
di Coleen Gleason
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Non c'è niente di peggio di un uomo arrogante e presuntuoso!, considera Lizzie Bennet subito dopo aver conosciuto Mr. Darcy. E poi… che razza di nome è Fitzwilliam? E da dove esce quel suo modo di parlare affettato, tutto fatto di Miss Elizabeth, lunghi silenzi e parole ricercate, quasi lui fosse un damerino nel bel mezzo di un salone da ballo del 1800 invece che un giovane a una festa aziendale nel Ventunesimo secolo. In effetti, però, quando si ritrovano vestiti entrambi in abiti Regency durante la festa di Halloween, lui sembra proprio calato nel suo elemento. E sembrano adatti alla notte delle streghe anche quegli occhi dalla sfumatura rossiccia e quei denti aguzzi ben mascherati dalle labbra sensuali, che lasciano immaginare storie oscure di zombie, vampiri e…I
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silviatorani · 5 years ago
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Cose che puoi fare quando non hai voglia di scrivere - Parte I
Dopo aver finito la nuova stesura de Le conseguenze impreviste del whiskey, per qualche giorno mi sono ritrovata con poca voglia di scrivere. Mi capita spesso quando mi viene a mancare la spinta di un vecchio progetto e ho paura di iniziarne uno nuovo, così ho preparato una lista di piccole cose da fare per lavorare alla scrittura anche quando non ne ho voglia. Spero che possa tornare utile anche a voi!
1. Scrivi una poesia
Senza troppe pretese, può essere breve o lunga quanto vuoi. Ti basta scegliere un argomento. Non devi per forza scrivere di amore, tragedie o angoscia esistenziale; puoi anche mettere in poesia la tua lista della spesa, o la tua lettera di presentazione per un’offerta di lavoro. Non farti limitare da ciò che ritieni sia “adatto” a una poesia. Sperimenta immagini e punti di vista particolari: ricorda, proprio come in una storia l’io narrante puoi anche non essere tu! Se vuoi puoi anche provare le forme metriche più tradizionali. A volte sottoporsi a regole rigide è il modo migliore per riaccendere l’ispirazione.
2. Prova la flash fiction
Non c’è bisogno di tante parole per scrivere una storia. La flash fiction è un genere di storie molto brevi. Prova a scrivere una storia che entri in una sola pagina, o perfino in una sola frase. Come la poesia, anche la flash fiction è molto versatile e ti insegnerà a scegliere le parole più efficaci quando scriverai storie più lunghe. Inoltre sono così brevi che è facile scriverne tante e notare i miglioramenti. Sono anche un ottimo modo per trovare nuove idee, che in seguito potrai eventualmente sviluppare.
3. Parla delle tue storie con qualcuno
Per mia esperienza personale, non c’è modo migliore per riaccendere l’entusiasmo nei confronti di un progetto che parlarne con qualcuno. Ancora meglio se è qualcuno di cui ti fidi e che supporta la tua passione. Ti aiuterà a mettere i pensieri in parole prima ancora di metterli su carta ed è un ottimo modo per far rimbalzare le idee. Raccontagli la tua idea e parlagli dei tuoi personaggi, ma soprattutto ascolta le sue domande: quasi sicuramente ti chiederà qualcosa di cui non sai ancora la risposta. A quel punto non ti resta che trovarla.
4. Fai journaling
Prendi un quaderno e scrivi quello che senti, le tue paure, le tue frustrazioni, i tuoi pensieri sulla scrittura, cosa ti sta impedendo di scrivere, cosa vorresti provare la prossima volta che scriverai e cosa puoi fare per arrivarci... Una volta che avrai tirato fuori quello che hai dentro, se il tuo era un blocco psicologico potresti ritrovare le energie per scrivere. In ogni caso ti sentirai meglio. Io trovo che fare journaling a mano aiuti, ma puoi anche farlo al computer.
5. Usa un prompt di scrittura
In passato non sono mai stata una grande fan dei prompt. Ne ho collezionati tantissimi perché prima o poi mi sarebbero potuti tornare utili (ce ne sono di molto belli: ne trovate un po’ sulla mia bacheca Pinterest), ma non ho mai sentito il bisogno di usarli. Lo scorso autunno però ho partecipato al Writober e ho scritto ogni giorno seguendo un prompt diverso e, per quanto all’apparenza semplici, mi hanno portato in luoghi inaspettati. Un prompt potrebbe riaccendere la tua ispirazione e farti scrivere qualcosa che non avresti mai immaginato. Anche scrivere la storia dietro a una fotografia funziona molto bene allo scopo.
6. Disegna uno dei tuoi personaggi
Se ti piace disegnare, ritrarre uno dei tuoi personaggi potrebbe essere un ottimo modo per conoscerli meglio, approfondire il loro aspetto fisico, i loro gesti, il loro modo di vestire... Trovo che questa sia una buona soluzione per i casi più estremi di ansia da scrittura, e un ottimo modo per riprendere fiato pur restando in contatto con la propria storia. Se il risultato è buono, avrai anche qualcosa da condividere con i tuoi lettori!
7. Fai ricerca
Approfitta di questo momento di pausa dalla scrittura per imparare qualcosa di nuovo. Se c’è un argomento che ti appassiona e che hai sempre pensato offrirebbe uno spunto interessante, o se c’è qualcosa che sai comparirà nella tua prossima storia ma di cui non sai abbastanza, fai una ricerca. Puoi usare internet o prendere in prestito dei saggi in biblioteca, ma non sottovalutare le conoscenze e l’esperienza delle persone vicine a te. A volte una conversazione mirata con un amico, un parente o un conoscente può fornirti molti dettagli da usare nella tua scrittura. Non dimenticare di prendere appunti!
8. Organizza i tuoi appunti e i tuoi file
A proposito di appunti, probabilmente avrai una mole di annotazioni sparpagliate tra quaderni, fogli e documenti nel tuo computer. Prenditi un momento per riorganizzarli, eliminare i doppioni e gettare quello che non ti serve più. Se usi supporti cartacei, considera l’idea di creare un raccoglitore ad anelli per organizzare i tuoi appunti in categorie o usa un quaderno diverso per ogni progetto. Se invece usi il computer, dividi i tuoi documenti in cartelle e sottocartelle a seconda del progetto: trova anche un modo per uniformare i nomi dei file, così saprai sempre cosa contengono e dove trovare quello che ti serve.
9. Rileggi i tuoi appunti e prova a svilupparli
Riprendi in mano i vecchi appunti per un libro o un racconto, rileggili e prova ad aggiungere nuovi elementi per sviluppare ulteriormente l’idea: potresti pensare a nuove scene, approfondire un personaggio o creare nuovi elementi dell’ambientazione. Potrebbe aiutarti a riaccendere il tuo interesse per il progetto e diventare la base di partenza per riprendere a scrivere.
10. Crea una banca delle idee
Si tratta di una lista in cui conservare tutte le idee che non sono ancora confluite in progetto. Una banca delle idee può contenere qualsiasi cosa: pezzi di descrizione, immagini e parole che ti piacerebbe usare, frasi che ti hanno colpito, stralci di dialogo, possibili titoli, nomi interessanti, dettagli per caratterizzare un personaggio... Ogni volta che ti viene un’idea e non sai cosa farci, mettila in banca per utilizzarla in seguito. Scorri la banca delle idee ogni volta che sei in cerca di ispirazione: alcune potrebbero cliccare insieme e dare vita a una nuova storia.
In arrivo prossimamente la Parte II. Restate in ascolto.
–Silvia
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come-coca-cola · 5 years ago
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Mentre le ragazze della mia età facevano coi maschi prove di volo, io facevo prove di abbandono.
Dopo venti giorni di cinema, pizza, normalità, avvertivo l’urgenza di non vederli più. Ricorrevo all'addio tramite sms: "Non funziona", come si trattasse di un elettrodomestico.
Un introverso mi rispose con uno squillo e sparì nel nulla.
Un logorroico mi scrisse una lettera di cinque pagine in cui mi avvertiva che un dipendente era stato risarcito dall'azienda perché licenziato tramite sms, concludeva con: "Quanti danni morali dovrei chiedere io a te?". Ora fa l’ avvocato.
Un ricco mi comprò un cellulare molto costoso per convincermi a richiamarlo. Non accettai: mi piacciono i regali, non gli investimenti. Ora lavora in Borsa.
Un mammone, che mi aveva invitato a casa sua per presentarmi, mi rispose “Mia madre ha preparato il pranzo, che le dico?”, gli consigliai di dirle che non avevo appetito. Ora le presentazioni le fa al ristorante. Con loro ero stata prevedibile, inaffidabile, seriale: mai una foto insieme, una promessa, un ripensamento. Eppure, se li incontravo per caso, ci tenevano a fermarmi, volevano a tutti i costi offrirmi un caffè, azzardavano un contatto, mi chiedevano perché fosse finita, io mi chiedevo perché fosse iniziata, perché non m’insultassero, perché non sentissero l’oltraggio, l’orgoglio, l’abbaglio. Avevo detto addio prima della fine: io per loro non avevo fatto in tempo a diventare stanchezza, ero rimpianto, voglia intatta, e loro per me non avevano fatto in tempo a diventare mancanza.
Ti ho conosciuto in pizzeria, a un cena universitaria. Stavi seduto accanto a una ragazza, lei era di Latina, ma sosteneva che sua nonna era regina d'Etiopia, tu la guardavi perplesso. Ho preso posto accanto a te, ho pensato: sei tu. Un giorno quando racconterai ad altri il nostro inizio dirai che stavi parlando con una principessa ed è venuta a infastidirti una "zanzarina", io ti dirò zanzarina a chi?, ma nei tuoi diminutivi sentirò il sollievo di non dover essere grande. Ci siamo rivisti un diciotto maggio alle diciotto, alla fine delle lezioni mi aspettavi. Hai chiesto il mio numero di telefono a un’amica comune e io l’ho rimproverata per avertelo dato. Paura di te, delle nostre notti passate a passeggiare a vanvera, sai? Mi sembra che certe piazze e certe strade le abbiamo viste solo noi, non le ho più trovate. Mi hai portato in ristoranti sofisticati, ma dal Cinese ti sei fatto coraggio e m’hai baciato. Due giorno dopo ho provato a lasciarti: "Non funziona", ti sei piantato sotto casa mia, hai pianto, hai detto "Aggiustiamola" e ci abbiamo provato. A insegnarmi come si tiene e si lascia tenere una mano ce n’è voluto, io bravissima a scansare, mi prendevi la mano, indicavi un'insegna e dicevi "tienimela fino a lì, manca poco". Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia. Abbiamo noleggiato cento film, non ne abbiamo seguito uno, abbiamo smesso di camuffare i nostri difetti, la discesa del mio naso, la tua altezza, i tuoi capelli arrabbiati, i miei più arrabbiati dei tuoi, il tuo ginocchio, la cicatrice che ho vicino all'orecchio, "bella questa malformazione" hai detto passandoci il dito sopra ed era come se la disegnassi tu in quel momento, ti ho detto "allora è una benformazione". Abbiamo costruito un vocabolario nostro, di parole minuscole ed esagerate, di progetti fatti, un figlio coi capelli inevitabilmente arrabbiati e i denti a perle, tu gli insegni a guidare la macchina ma io gli dico di andare piano, io gli scrivo le favole ma tu gli spieghi come si sogna.
I venti giorni erano scaduti da mesi, anni, non tenevo più una contabilità precisa. La voglia restava intatta e cresceva invece di diminuire. E mi mancavi anche quando c’eri- M’hai dato un anello, ti ho detto "è largo" senza nemmeno provarlo. In chiesa ci tenevi ad andare insieme, io non ero praticante, non lo sono, però una volta ti ho accontentato. Il prete recitava il primo comandamento: "Non nominare il nome di Dio invano".
Il nome di Dio invano non l’avevo mai fatto, ma di addio invano ne avevo detti tanti e dentro di me ho giurato di non aggiungerne un altro. La nostra prima foto ce l’ha scattata un marocchino. Io ho provato a dire no, niente foto, ma tu ci tenevi, hai fatto quella faccia, quando facevi quella faccia io pensavo sempre "perché no?". È il mio compleanno, mi hai regalato il bracciale col cuore, quello che guardando una vetrina ti ho detto che mi piaceva e tu sei stato attento. Siamo nella stessa immagine: io pallida, quasi trasparente, tu scuro; io col broncio costante, tu che sorridi e non serve chiedertelo. A guardare bene, ci separa un’interruzione, un precipizio, uno strappo netto: l’ho fatto io una sera in cui volevo cancellare le nostre prove e un attimo dopo già l’aggiustavo con lo scotch. La foto l’ho messa in una scatola insieme al bracciale col cuore, all’anello, a tutte le lettere e le parole che non c’assomigliano più. Ma forse un gesto è solo un gesto e una frase è come tante, è chi la sente a caricarla di significato, cerco di convincermi ogni volta che un ragazzo mi fa una carezza, le mani sono mani, le tue, le sue, quelle di un altro, che differenza fa?, lui segue i miei lineamenti, scende sul collo, poi risale, si sofferma sulla cicatrice che ho vicino all’orecchio, penso: la benformazione, e scanso la sua mano infastidita. Vorrei che le parole per me non avessero tutta questa importanza, vorrei che non m’incatenassero a chi le dice, a chi le ho dette. E maledico i ricordi felici perché fanno più male di quelli feriti.
Mi tornano in mente le vacanze estive, l’immagine di me bambina, il bagno al largo. Gli altri nuotavano dandosi slancio in lunghezza, con movimenti fluidi si mischiavano alle onde, seguivano la corrente, io m’immergevo quasi perpendicolare all’acqua, spingevo coi piedi, tenevo il respiro, volevo misurare il fondo, toccarlo, prendere una manciata di sabbia e portarla in superficie. Risalivo in modo scomposto, gli occhi rossi, il fiato grosso, stringevo la sabbia bagnata in pugno e mi sentivo più forte, sapevo cos’era il fondo, ero capace di toccarlo e risalire, la corrente fino a quel punto era un pericolo che sapevo gestire.Ho la gastrite, ma la Coca non rinuncio a berla: me la facevi trovare già sgasata, prendevi un cucchiaino e le davi una girata. Ti ho amato per queste accortezze, per le sciocchezze che mi venivano concesse, perché non volevo essere saggia, volevo essere stronza e ragazzina. Ti ho amato perché certe volte non riuscivo a essere forte, volevo solo scivolarti tra le braccia e sentirti dire tutto passa, tutto passa, pure se non era vero, tutto passa, tranne noi, certo, tranne noi. Ti ho amato perché se non mangiavo avevo qualcuno che mi sgridava, perché mi mettevi a tradimento lo zucchero nel tè, perché se mi estraevano i denti del giudizio e avevo la faccia gonfia, mi volevi baciare uguale, perché insistevi per vedere i film horror e poi eri il primo a spaventarti, perché dopo un anno ancora ti spiegavo come arrivare a casa mia e tu alzavi gli occhi e ripetevi "la strada la so", perché se camminavamo per strada curvavi le spalle per sembrare più basso e io salivo su ogni gradino possibile, perché se mi abbracci scompaio, perché una volta in macchina mentre ci stringevamo ti sei scordato d’inserire il freno a mano e abbiamo tamponato, perché quello che era normale diventava speciale, perché eravamo uno pure se eravamo due, ma soprattutto ti ho amato perché tu mi hai amata. Paura di te, della corrente. Eravamo al largo, così al largo, dov’era il fondo?, dove la fine? Sempre meno mia e sempre più tua. Dov’era il controllo? Dove l’autonomia? Da quando ti ho lasciato, con un sms, mi comporto come se potessi incontrarti ovunque: a una mostra, una presentazione, in qualunque luogo pubblico mi trovi, tengo fisso lo sguardo sulla porta, aspettando di vederti entrare, cerco di farmi trovare sorridente, in buona compagnia, tra persone di successo e se qualcuno mi parla sottovoce e si fa audace, penso: se solo entrassi adesso, adesso, in questo momento, sarebbe un quadro perfetto. Da quando ti ho lasciato, ogni mio momento è recitato come se tu dovessi assistere.
Lavoro vicino casa tua, ma allungo la strada per non passare lì sotto, ho il terrore d’incontrarti insieme a qualcuna, le tue mani sui suoi fianchi, vedervi attraversare la strada in fretta, con la certezza di finire sul letto e addormentarvi stanchi. Ma ci s’incontra anche in una città enorme e senza farlo apposta: ci vediamo all’ospedale, io sono radioattiva, ho appena fatto una lastra, tu esci da un esame. Non ci tieni a fermarmi, non mi offri il caffè, a stento un cenno, mi dici parole indegne di te e di me, di noi, vorrei spiegarti, ma spiegarti cosa?, che la paura dell’abbandono fa fare cose assurde, che per paura di sentirsi dire addio un giorno, si pronuncia per primi e subito, mi chiedi "come stai?" e finalmente lo ammetto "male”, mi guardi tutta e dici "non sembra", "tanto tu sei forte, sei saggia", sì, io sono forte, sono saggia, "tu non ce l’hai il cuore come tutti gli altri", già, io non ce l’ho il cuore come tutti gli altri, perché io ne ho uno solo di cuore, gli altri ne hanno almeno uno per ogni occasione.
Mi accompagni alla macchina, salgo, provo a mettere in moto. Niente. Provo di nuovo, provi anche tu ma il risultato è lo stesso. Non ho vinto io, non hai vinto tu. Spingiamo la stessa macchina che non è partita, non ha funzionato e non si sa perché, dev’essere la batteria, la benzina c’è, i presupposti per andare lontano c’erano.
Spingiamo e parliamo, le tue parole affilate, le mie così vaghe.
Penso: ti sto dicendo mille frasi adesso, ma vorrei dirtene solo una e non riesco.
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levysoft · 5 years ago
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Resa famosa in Europa dalla versione di Madonna, molti nemmeno sanno che l'originale è di Don McLean. Un blogger italiano che vive in america scriveva che laggiù la si sente quasi ogni giorno, questo per dare un'idea della popolarità di cui gode oltreoceano. La versione originale del brano ha svettato nelle più importanti classifiche del mondo per mesi (cosa per altro insolita per un brano che dura quasi nove minuti). Soprattutto negli stati uniti, questo pezzo ha raggiunto una tale popolarità da essere stato proposto come patrimonio dell'umanità. Non si contano le cover, tra le quali spicca la già citata Luisa Veronica Ciccone (un ottimo lavoro, ma nettamente inferiore all'originale - a mio parare).Se il motivo rock è semplice, immediato e accattivante, il testo è di assai difficile interpretazione, tanto che non esiste ad oggi un punto vista "ufficiale", o comunque univoco. Più volte interpellato per chiarimenti Don McLean si è sempre rifiutato di dare spiegazioni, dicendo che di interpretazioni c'è ne sono talmente tante che non si vede la necessita di fornirne in più. Avendola tradotta ed ascoltata più volte, una mia me la sono fatta. Non me ne si voglia a male però se questa è opinabile perché, ripeto, nessuno è riuscito a dare una spiegazione che abbia messo tutti d'accordo. Onestamente, però, credo di essere abbastanza vicino alla verità. Il testo e la relativa traduzione lo trovate a fondo pagina (la migliore che ho trovato, alla quale ho apposto solo qualche correzione, dovuta sopratutto alle frasi idiomatiche). Altre modifiche le ho effettuate in seguito ai vostri commenti, che vi invito a scrivere al fine di migliorare sempre di più l'articolo.
Significato di American Pie.
Partiamo intanto dal titolo, che all'apparenza non ha alcun senso. Secondo me invece si e vedremo dopo il perché. American pie si potrebbe tradurre come "dolce americano". Si noti che, seppur il testo reciti miss America pie, lasciando intendere che pie sia un nome proprio di persona, questi è scritto in minuscolo. Quindi direi che "dolce" americano ci può star bene. Il ritornello, invece, recta "bye bye American Pie", ovvero "addio dolce americano". Tra poco capiremo il perché.Significato di "the day the music die".
Qui non ci sono dubbi: il 3 febbraio 1959, l'aereo con a bordo Buddy Holly, Ritchie Valens e J.P. Richardson cade, e tutte le persone a bordo (loro 3 più il pilota) muoiono. Le cause dell'incidente non sono mai state chiarite, apparentemente sono dovute al mal tempo e alla poca esperienza del giovanissimo pilota, ma, tra i relitti, è stata trovata una pistola con dei colpi esplosi. Il che lascia aperta ogni ipotesi. Quello che è certo è questa data ha preso il nome di "the day the music die", il giorno in cui è morta la musica. Il riferimento in particolare è rivolto a Buddy Holly che nel 1959 era considerata la più grande star del rock. Se qualcuno di voi ha visto il film "la bamba" ricorderà che finisce con il protagonista che muore in un incidente aereo. Il protagonista è appunto Ritchie Valens, e l'episodio a cui si fa rifermento è il "the day the music day", il giorno in cui la musica è morta.
La fine del sogno.
Don McLean ha cominciato a scrivere il testo subito dopo l'incidente, per finirlo nel 1971, 12 anni durante i quali ha continuato ad aggiungere nuove strofe. Se lo si ascolta con attenzione ce se ne rende conto, si vede che lo stile cambia leggermente in ogni paragrafo. La parte iniziale è quella più semplice e immediata, poi, a mano a mano che si va avanti, il testo diventa più enigmatico. Di certo conoscere la sua lunga genesi ed il periodo in cui è stato scritto aiuta moltissimo alla comprensione.
A long long time ago I can still remember How that music used to make me smile And I knew if I had my chance That I could make those people dance And maybe they'd be happy for a while.
Che si potrebbe tradurre
Tanto tanto tempo fa Ricordo Come quella musica mi facesse sorridere E sapevo che se avessi avuto la mia occasione Avrei fatto ballare quella gente E forse sarebbero stati felici per un pò
Questo rappresenta i sogni di un bambino. Un bambino a cui la musica dona felicità e che sogna, un giorno, di poter essere musicista per rendere la gente felice. Questo potrebbe essere l'american pie. Il dolce sogno americano di questo bambino.
Ed ecco la seconda:
But February made me shiver With every paper Ìd deliver Bad news on the doorstep I couldn't take one more step
tradotta:
Ma febbraio mi fece venire i brividi Ogni giornale che consegnavo Lasciava brutte notizie davanti alla porta Non riuscivo più ad andare avanti
Ed ecco la fine del sogno americano: il giorno in cui è morta la musica. La fine dei sogni del ragazzo. Un po' come quando un bambino scopre che non esiste babbo Natale. Eppure il mondo va avanti, nascono nuovi artisti, nuovi fenomeni musicali, nuovi ideali, ma il sogno ormai è svanito. Babbo Natale non esisterà più, anche se continueremo a ricevere regali.
Da qui in poi la canzone fa una carrellata di tutta la musica americana che va dal 1959 al 1972, anno di pubblicazione della canzone. E il tutto viaggia attraverso questo contrasto: da un lato la gioia di veder nascere nuove star, ma dall'altro l'ossessivo ripetersi del ritornello "bye bye miss American pie", ovvero, nulla sarà più come prima. Vediamo a quali grandi artisti fa riferimento:
Beatles, Rolling stone e Bob Dylan.
The King of rock è ovviamente Elvis Presley, mentre non è chiaro chi sia the "queen", qualcuno parla di Little Richard.
Il personaggio che indossa un cappotto alla James Dean e che ruba la corona al re è ovviamente Bob Dylan, che in quel periodo, mentre la popolarità di Elvis era in costante calo, stava diventando una leggenda vivente.
"And while Lennon read a book on Marx", nel 59 stavano nascendo grandi ideologie. Lennon stava ancora leggendo i libri di Marx, ma, da li a poco, sarebbe diventato il più grande testimonial del movimento pacifista mondiale.
"The qurtet practiced in the Park" fa riferimento ai 4 ragazzi di Liverpool, ovvero dei Beatles, qui trattati con una certa sufficienza.
"Helter Skelter in a summer swelter" non è una persona, ma il titolo di una delle canzoni del White album.
"The birds flew off with the fallout shelter Eight miles high and falling fast", si riferisce ai Bird, che nel 1966 avevano pubblicato l'album "Fifth Dimension", che risulta essere il primo LP censurato della storia, a causa dei suoi riferimenti alla droga.
"And we were all in one place", chiaro riferimento a Woodstock. Interessante però il commento di un nostro lettore, che pensa possa riferirsi ad una generazione cresciuta davanti alla televisione, con particolare rifermento alla serie "Lost in the space" che ebbe un grande successo a partire dal 1965.
"I met a girl who sang the blues", la geniale Jenis Joplin, che oltre ad essere stata una delle protagoniste di Woodstock è da molti considerata la madre del genere Punk.
Di riferimenti ad artisti, gruppi ed anche generi musicali (come il genere psicadelico) c'è ne sono a dozzine. Val la pena notare comunque, come la maggior parte di questi, vadano in direzione di Bob Dylan, dei Beatles e dei Rolling Stones.
Riporto qui i letteralmente i suggerimenti dei lettori: "Quel sergente e la banda che marcia è chiaro si riferisca a peppers dei beatles ; quando dice "eravamo tutti uniti in un punto , una generazione persa nello spazio" penso si riferisca al momento in cui tutti quanti si misero davanti la tv per vedere in diretta lo sbarco sulla luna del 69 , e poi quando continua dicendo "dai jack flash veloce" si riferisce a jumpin' jack flash dei Rolling stones".
Insomma, la musica è cambiata, si è evoluta, è anche migliorata forse. I tre artisti morti in quel febbraio sono stati sostituiti da grandi geni della musica, forse sono stati anche dimenticati. Ma quello che non tornerà più è la magia che regnava prima di questa tragedia. Dai commenti di un anonimo arrivano due suggerimenti molto interessanti: "a voice came" potrebbe essere riferito al grande Frank Sinatra, ribattezzato appunto, Frank the Voice. Sono invece un po' titubante riguardo alla "generation lost in space", che di fatto riporta una frase identica conenuta in "hair": "My generation lost in space". Nessuno saprà mai la verità, ma resto dell'idea che si riferisca allo sbarco sulla Luna. Nessun dubbio invece riguardo la grandissima Janis Joplin; è esattamente come dici tu.
La fine del sogno americano.Voglio tornare su questo punto. Ci dobbiamo fissare sugli anni '50, la seconda guerra mondiale era finita, la guerra fredda ancora non aveva raggiunto la tensione "reganiana", l'economia viveva una crescita che sembrava inarrestabile, l'eroina e la cocaina dovevano ancora invadere le città americane, e cominciava l'epoca della liberazione della donna e della liberazione sessuale. Un mondo semplice e idilliaco, ed anche ingenuo. Tutti sembravano felici e spensierati e persino i testi delle canzoni erano "idioti", dovevano solo comunicare allegria e voglia di vivere. Questo era Buddy Holly.
Confrontiamolo con l'immenso John Lennon. Anche John Lennon era un sognatore e trasmetteva al pubblico valori semplici e positivi, come il pacifismo. Ma il pacifismo esisteva perché esisteva la guerra nel Vietnam. Woodstock fu un grande evento, che ha segnato la musica ed anche i costumi di una generazione. Ma Woodstock era comunque un movimento di protesta contro l'America capitalista e imperialista. Janis Joplin era si la regina del blues e la madre del punk, ma era anche capostipite di un movimento anarchico e nichilista che voleva distruggere il sistema. Il caso di censura dei Bird è comunque riferito ad un problema di droga, problema che non esisteva prima che la "musica morisse".
E potrei andare avanti per pagine. All'inizio l'autore dice che la musica riusciva a farlo sorridere, ora non più! La musica è cresciuta, è andata avanti, è anche migliorata, ma non lo fa più sorridere. Non lo fa più sorridere perchè il dolce sogno americano è svanito. Ecco perché Bye Bye Miss Amercian pie.
Testo originale America pie.
A long long time ago I can still remember How that music used to make me smile And I knew if I had my chance That I could make those people dance And maybe they'd be happy for a while. But February made me shiver With every paper Ìd deliver Bad news on the doorstep I couldn't take one more step I can't remember if I cried When I read about his widowed bride But something touched me deep inside The day the music died So bye-bye, Miss American Pie Drove my chevy to the levee But the levee was dry And them good old boys Were drinkin' whiskey and rye Singin' this'll be the day that I die This'll be the day that I die Did you write the Book of Love And do you have faith in God above If the Bible tells you so Do you believe in rock 'n roll Can music save your mortal soul And can you teach me how to dance real slow Well, I know that yoùre in love with him 'Cause I saw you dancin' in the gym You both kicked off your shoes Man, I dig those rhythm and blues I was a lonely teenage broncin' buck With a pink carnation and a pickup truck But I knew I was out of luck The day the music died I started singin' So bye-bye, Miss American Pie Drove my chevy to the levee But the levee was dry And them good old boys Were drinkin' whiskey and rye Singin' this'll be the day that I die This'll be the day that I die Now for ten years wève been on our own And moss grows fat on a rollin' stone But that's not how it used to be When the jester sang for the King and Queen In a coat he borrowed from James Dean And a voice that came from you and me Oh, and while the King was looking down The jester stole his thorny crown The courtroom was adjourned No verdict was returned And while Lennon read a book of Marx The quartet practiced in the park And we sang dirges in the dark The day the music died We were singing So bye-bye, Miss American Pie Drove my chevy to the levee But the levee was dry And them good old boys Were drinkin' whiskey and rye Singin' this'll be the day that I die This'll be the day that I die Helter Skelter in a summer swelter The Byrds flew off with a fallout shelter Eight miles high and falling fast It landed foul out on the grass The players tried for a forward pass With the jester on the sidelines in a cast Now the half-time air was sweet perfume While the Sergeants played a marching tune We all got up to dance Oh, but we never got the chance 'Cause the players tried to take the field The marching band refused to yield Do you recall what was revealed The day the music died We started singing So bye-bye, Miss American Pie Drove my chevy to the levee But the levee was dry And them good old boys Were drinkin' whiskey and rye Singin' thborn in hell Could break that Satan's spell And as the flames climbed high into the night To light the sacrifical rite I saw Satan laughing with delight The day the music died He was singing So bye-bye, Miss American Pie Drove my chevy to the levee But the levee was dry And them good old boys Were drinkin' whiskey and rye Singin' this'll be the day that I die This'll be the day that I die I met a girl who sang the blues And I askedborn in hell Could break that Satan's spell And as the flames climbed high into the night To light the sacrifical rite I saw Satan laughing with delight The day the music died He was singing So bye-bye, Miss American Pie Drove my chevy to the levee But the levee was dry And them good old boys Were drinkin' whiskey and rye Singin' this'll be the day that I die This'll be the day that I die I met a girl who sang the blues And I asked her for some happy news But she just smiled and turned away I went down to the sacred store Where Ìd heard the music years before But the man there said the music woudn't play And in the streets the children screamed The lovers cried, and the poets dreamed But not a word was spoken The church bells all were broken And the three men I admire most The Father, Son and the Holy Ghost They caught the last train for the coast The day the music died And they were singing So bye-bye, Miss American Pie Drove my chevy to the levee But the levee was dry And them good old boys were drinkin' whiskey and rye Singin' this'll be the day that I die This'll be the day that I die They were singing bye-bye, Miss American Pie Drove my chevy to the levee But the levee was dry Them good old boys were drinking whiskey and rye Singin' this'll be the day that I die her for some happy news But she just smiled and turned away I went down to the sacred store Where Ìd heard the music years before But the man there said the music woudn't play And in the streets the children screamed The lovers cried, and the poets dreamed But not a word was spoken The church bells all were broken And the three men I admire most The Father, Son and the Holy Ghost They caught the last train for the coast The day the music died And they were singing So bye-bye, Miss American Pie Drove my chevy to the levee But the levee was dry And them good old boys were drinkin' whiskey and rye Singin' this'll be the day that I die This'll be the day that I die They were singing bye-bye, Miss American Pie Drove my chevy to the levee But the levee was dry Them good old boys were drinking whiskey and rye Singin' this'll be the day that I dieis'll be the day that I die This'll be the day that I die Oh, and there we were all in one place A generation Lost in Space With no time left to start again So come on, Jack be nimble, Jack be quick Jack Flash sat on a candlestick 'Cause fire is the Devil's only friend Oh, and as I watched him on the stage My hands were clenched in fists of rage No angel born in hell Could break that Satan's spell And as the flames climbed high into the night To light the sacrifical rite I saw Satan laughing with delight The day the music died He was singing So bye-bye, Miss American Pie Drove my chevy to the levee But the levee was dry And them good old boys Were drinkin' whiskey and rye Singin' this'll be the day that I die This'll be the day that I die I met a girl who sang the blues And I asked her for some happy news But she just smiled and turned away I went down to the sacred store Where Ìd heard the music years before But the man there said the music woudn't play And in the streets the children screamed The lovers cried, and the poets dreamed But not a word was spoken The church bells all were broken And the three men I admire most The Father, Son and the Holy Ghost They caught the last train for the coast The day the music died And they were singing So bye-bye, Miss American Pie Drove my chevy to the levee But the levee was dry And them good old boys were drinkin' whiskey and rye Singin' this'll be the day that I die This'll be the day that I die They were singing bye-bye, Miss American Pie Drove my chevy to the levee But the levee was dry Them good old boys were drinking whiskey and rye Singin' this'll be the day that I die
America pie testo tradotto
Tanto tanto tempo fa ricordo Come quella musica mi facesse sorridere E sapevo che se avessi avuto la mia occasione Avrei fatto ballare la gente E forse l'avrei resa felice per un momento Ma febbraio mi fece venire i brividi Ogni volta che consegnavo i giornali Lasciavo brutte notizie sulla porta Non potevo andare avanti così Non ricordo se ho pianto Quando ho letto della sua sposa rimasta vedova Ma qualcosa mi ha toccato nel profondo Il giorno che la musica è morta Ciao-Ciao, Miss American Pie Spinsi la mia Chevrolet fino all'argine, Ma l'argine era secco E vecchi amici Bevevano wiskey di segale Cantando che quel giorno sarei morta Quel giorno sarei morta Hai scritto il libro dell'amore E credi in Dio lassù? Se lo dice la Bibbia Adesso credi nel rock and roll? E la musica può salvare la tua anima mortale? E puoi insegnarmi a ballare davvero lentamente? Bene, so che sei innamorata di lui Perché vi ho visto ballare nella palestra Tutti e due avete calciato via le vostre scarpe Hey, ho apprezzato quei rhythm and blues Ero soltanto una ragazzina sola e senza soldi Con un garofano rosa e un pick up Ma sapevo che il giorno in cui la musica fosse morta Io sarei stata sfortunata Iniziai a cantare Ciao-Ciao, Miss American Pie Spinsi la mia caccia fino all'argine, Ma l'argine era secco E vecchi amici bevevano Wiskey di segale Cantando che quel giorno sarei morta Quel giorno sarei morta Per dieci anni siamo stati per i fatti nostri Ed il muschio è cresciuto denso su una pietra che rotola Ma questo non è come dovrebbe essere Quando il giullare cantava per re e regina In un cappotto preso in prestito a James Dean E una voce che usciva da me e te E mentre il re stava guardando in basso Il giullare gli ha rubato la sua corona di spine Il processo fu rimandato Nessun verdetto fu emesso E mentre Lennon leggeva un libbro di Marx Il quartetto si esercitava nel parco E noi cantavamo lamenti funebri nell'oscurità Quel giorno la musica è morta Noi stavamo cantando Ciao-Ciao, Miss American Pie Spinsi la mia caccia fino all'argine, Ma l'argine era secco E vecchi amici Bevevano wiskey di segale Cantando che quel giorno sarei morta Quel giorno sarei morta Helter Skelter in un'estate soffocante I Byrds volarono via con un rifugio anti atomico Otto miglia in alto e poi cadendo in picchiata Atterrò malamente sul suolo I giocatori cercano di fare un passo in avanti Con il giullare nelle linee laterali verso la meta L'aria del primo tempo era dolcemente profumata Mentre i Sergents giocavano con tono di marcia Tutti ci alzammo per ballare Ma non abbiamo avuto tempo per farlo Perché i giocatori cercarono di conquistare il campo The marching band rifiutava di cedere Ti ricordi cosa accadde Quel giorno la musica mori Abbiamo iniziato a cantare Ciao-Ciao, Miss American Pie Spinsi la mia caccia fino all'argine, Ma l'argine era secco E vecchi amici bevevano wiskey di segale Cantando che quel giorno sarei morta Quel giorno sarei morta Li eravamo tutti in un posto solo Una generazione persa nello spazio Senza tempo per ricominciare Forza Jack, vieni, sii agile, sii veloce Jack Flash si è seduto su un candeliere Peché il fuoco è l'unico amico del demonio Lo stavo guardando sul palcoscenico Le mie mani si sono strette in un pugno di rabbia Nessun angelo nasce all'inferno Potevo rompere l'incantesimo di satana E mentre le fiamme salivano alte nella notte Per illuminare il rito del sacrificio Ho visto satana ridere deliziato Quel giorno la musica è morta Lui stava cantando Ciao-Ciao, Miss American Pie Spinsi la mia caccia fino all'argine, Ma l'argine era secco E vecchi amici Bevevano wiskey di segale Cantando che quel giorno sarei morta Quel giorno sarei morta Ho incontrato una ragazza che cantava il blues E le ho chiesto di darmi delle buone notizie Ma lei ha solo sorriso e se n'è andata Poi mi sono diretta verso questo negozio sacro Dove anni prima ascoltai la musica Ma là l'uomo mi disse che la musica non avrebbe suonato E in quel momento nelle strade i bambini gridarono Gli innamorati piansero e i poeti sognarono Nulla fu detto Tutte le campane della chiesa si ruppero E i tre uomini che amavo di più Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo Loro, il giorno in cui la musica morì Presero l'ultimo treno per la costa Loro stavano cantando Ciao-Ciao, Miss American Pie Spinsi la mia caccia fino all'argine, Ma l'argine era secco E vecchi amici bevevano wiskey di segale Cantando, questo giorno sarei morta Questo giorno sarei morta Loro stavano cantando ciao-Ciao, Miss American Pie Spinsi la mia caccia fino all'argine, Ma l'argine era secco E vecchi amici bevevano wiskey di segale Cantando quel giorno sarei morta
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sononatanellepocasbagliata · 7 months ago
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"Cadremo, ma guardando il cielo..."
-B. Pascal
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toscanoirriverente · 6 years ago
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Una delle cose che mi capitano quando giro per la socialsfera italica e’ di sentire affermazioni enormi, tipo “in Italia ci sono sette milioni di famiglie sotto la soglia di sussistenza”, o “ci sono sei milioni di poveri”, e tante altre frasi che giustificherebbero azioni “energiche”, “drastiche”, “svolte” e “riforme”.
A questi numeri contribuisce una forma di comunicazione assurda che riguarda istituti statistici come ISTAT, per esempio:
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Il problema di questi numeri dovrebbe essere evidente.
Innanzitutto, parliamo di cosa sia la poverta’ assoluta: La povertà estrema o povertà assoluta è la più dura condizione di povertà, nella quale non si dispone - o si dispone con grande difficoltà o intermittenza - delle primarie risorse per il sostentamento umano, come l’acqua, il cibo, il vestiario e l’abitazione.
Gia’ leggendo la definizione iniziamo a dubitare di quello che leggiamo. Su una popolazione di 60 milioni di persone, ipotizzarne 6 in uno stato di privazione del genere significa dipingere una situazione che di solito sfocia in continue rivolte per il pane.
Perche’ il problema di questi numeri non e’ la cifra in se’: e’ l’ordine di grandezza.
Stiamo dicendo che se prendiamo dieci persone a caso in giro per l’italia, uno di loro non sa come mangiare, come bere, non ha un vestito per uscire di casa, o addirittura non ha una casa ove dormire.
Uno su dieci.
Uscite di casa e fermatevi ad un angolo della strada: vedete UNO SU DIECI passare di fronte a voi con problemi di denutrizione, malnutrizione? UNO SU DIECI?
Prendete le scuole ove vanno i vostri figli. Un’aula ha 20 alunni. La scuola e’ obbligatoria. Ne vedete due ogni classe che sono denutriti o  dormono sotto un ponte? Due ogni classe?
Non vi torna? Bene. Non torna a nessuno.
(...) Nessuno e’ andato a misurare un fatto reale. Nessuno ha preso le persone ed e’ andato realmente a controllare che siano malnutrite, denutrite, o che siano vestite di stracci. (...)
Non trovate quasi mai evasori fiscali tra i liberisti. Molti di loro si dicono liberisti, ma se proponete loro di pagare cifre americane per far studiare i propri figli fanno marcia indietro, tirano in ballo i “liberisti” Mussolini ed Hitler, per darvi dei comunisti e dire che il liberismo si ha quando i ricchi non pagano le tasse ma hanno pensioni altissime.
E non solo: il nostro evasore ha una fifa tremenda di un’altra cosa: che arrivi una frotta di immigrati e si metta in fila tra gli sfruttatori dello stato. Per l’imprenditore (ed evasore) italiano e’ stato uno choc vedere le cittadelle di cinesi che evadevano il fisco piu’ di loro, pagavano meno contributi ai lavoratori di loro, ed erano ancora piu’ sconosciuti allo stato di loro. Perche’ iniziavano a temere che fosse troppo, temevano che lo stato potesse scatenare dei controlli che avrebbero colpito anche loro.
Mettetevi nei panni della zecca: sapete che se succhiate troppo sangue al cane, il cane si ammalera’ e morira’. E sapete che oltre al posto piu’ caldo ambite anche a quello piu’ sicuro, e a quello dal quale il cane non possa staccarvi grattandosi. Adesso arrivano altre zecche, le quali occupano tutti i posti migliori. E siccome il cane comincia a grattarsi furiosamente perche’ la pelle gli si irrita, adesso siete tutti nei guai.
Cosi’, scatenerete una caccia a quella che e’ la vostra nuova zecca. In tutti i paesi europei, per dire, i primi ad essere razzisti contro i nuovi arrivati sono i vecchi immigrati. E la ragione e’ che, sapendo di essere il gradino n dell’immigrazione, temono che il gradino n+1 possa mettere in pericolo la loro posizione.
Cosi’ le zecche si sono organizzate. Ovviamente non possono fare un partito che garantisca gli evasori, perche’ l’opinione pubblica li respingerebbe. E i partiti delle zecche cosi’ hanno un programma che a parole e’ “sovranista”, ma in realta’ si propone di trasformare il paese in un recinto di cani appositamente allevati per nutrire le zecche.
Lo scopo di questi partiti e’ lo scopo degli evasori:
Proseguire con l’evasione.
Impedire agli altri contribuenti di sfuggire al fisco emigrando.
Impedire ad altri di beneficiare del welfare che loro rubano.
Tutto questo ha un nome: chiudiamo le frontiere.
Perche’ se chiudiamo le frontiere:
Potremo evadere il fisco sfruttando il lavoro nero di chi non puo’ sfuggire emigrando.
Se anche diamo loro due spiccioli per il lavoro, la meta’ ci tornera’ indietro attraverso le tasse e il welfare.
Non arriveranno persone straniere a deviare da noi i proventi delle tasse pagate da altri.
Questo e’ un programma politico completamente funzionale agli evasori fiscali. Esso viene mascherato da “sovranismo”, ma e’ “sovranista” quanto e’ “patriota” uno che va in Russia a braccetto con un paese che gli punta addosso 90 bombe atomiche.
Il sovranismo e’ semplicemente la foglia di fico del partito delle zecche, cioe’ del partito di coloro che succhiano il sangue agli onesti, vogliono continuare a farlo, non vogliono che gli onesti fuggano, e vogliono essere i soli a succhiare sangue agli onesti italiani.
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giancarlonicoli · 4 years ago
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28 apr 2021 17:05
LA SUPERLEGA DEI GIORNALI (SENZA NOTIZIE) – PENSAVATE CHE LA PANDEMIA E LE CONFERENZE STAMPA SU ZOOM AVESSERO SPAZZATO VIA IL MONDO DI PRIVILEGI E VELINE NEL MONDO DELLO SPETTACOLO? INVECE UN GRUPPO DI 8 QUOTIDIANI FA “CARTELLO” E PRESSIONI SUGLI UFFICI STAMPA PER AVERE NOTIZIE IN ANTEPRIMA - VOLETE SAPERE QUALI SONO? BASTA VEDERE CHI OGGI HA PUBBLICATO IL NOME DEL CONDUTTORE DEL PROSSIMO CONCERTO DEL PRIMO MAGGIO (STEFANO FRESI) – IL POST-DENUNCIA DI ANTONELLA NESI, GIORNALISTA DI ADNKRONOS
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Dal profilo Instagram di Antonella Nesi - giornalista di AdnKronos
Semibreve storia molto triste: ci invitano, a me e ad altri colleghi, ad un incontro stampa su un importante evento che si terrà alla fine della settimana. Non c’è verso, nonostante diverse domande specifiche, di far dire all’organizzatore praticamente nulla sul cast (che vada oltre un comunicato diramato la mattina stessa dell’incontro) né sulla conduzione dello show.
Stacco. Stamattina un importante nome del cast, direi il più importante per un evento che si tiene a Roma, è su circa 8 quotidiani come il nome di un conduttore. Ai colleghi e agli uffici stampa mi sento di chiedere: non sarebbe stato meglio abolire completamente l’incontro con i giornalisti ‘foglia di fico’? Potete fare gli incontri ristretti (come già avviene per le interviste esclusive) contrattandoli direttamente con il club degli 8. È più dignitoso per tutti.
Quello che non si può fare è far perdere un paio di ore di tempo ad un gruppo di colleghi per farli passare da ricoglioniti. Sono sicura che capirete. Ps: voglio aprire un dibattito, non accusare qualcuno. E in realtà, rispetto a quello che è stato definito il club degli 8, il perimetro stamattina è più ristretto perché c’è chi ha deciso di fare scelte più originali.... #èlastampabellezza #ioleggoigiornali
“Noi siamo noi e voi non siete un … “: 8 giornali insieme per non farsi bruciare la notizia dai più piccoli
Franco Bagnasco per www.tpi.it - 15 aprile 2021
Tra chi si cimenta ogni giorno, per lavoro, nel racconto dello spettacolo, esiste una serie A e una serie B? Tra i cronisti che scodellano perennemente news sulle uscite discografiche e interviste ai cantanti da classifica, c’è una ridottissima casta di eletti, gaudente e privilegiata, e a seguire una plebe smarrita e scomposta, che tira a campare?
Parliamoci chiaro, in Italia la risposta è sì. È sempre stato così, da che giornalismo è giornalismo. Fanno premio naturalmente non tanto firma e notorietà del collega o della collega (per quanto possa avere lavorato bene sulla propria autostima), ma la testata di appartenenza del medesimo/a, la sua autorevolezza e soprattutto la sua diffusione. Leggi, le vendite.
Tutto questo nel meraviglioso mondo pre-pandemia. Popolato spesso di conferenze stampa (fisiche, in adeguata, ampia location) per “tutti”, e di lussuose cenette privée a invito con l’artista seduto al tavolo a conferire con 5-6 giornalisti delle agenzie e dei principali quotidiani. Per dare a questi ultimi lo scoop o le notizie più performanti, e lanciare al ringhiante resto del mondo le fettine panate di quel che avanza.
Poi magari, se ti va di lusso, esce qualcosina di buono anche per il gruppone dei gregari che poi si accalca al buffet; sempre sia benedetto. Un mondo popolato di presentazioni di dischi di artisti italiani fatte a Miami (perché fa più figo) con volo e hotel pagato solo per pochissimi amichetti del gotha.
Ma anche di inviti ai concerti all’Arena di Verona col pullmanone pieno di cronisti che parte da Milano un po’ prestino per seguire conferenza ed evento e tornare a casa nottetempo in torpedone, sempre modello Coppa Cobram di Fantozzi, e a far da contraltare l’auto privata che preleva i 5-6 fortunati che una volta giunti a Verona avranno posto in prima fila riservato dall’ufficio stampa in sala conferenze (questa cosa mi ha sempre divertito molto) e albergo in centro gentilmente prenotato e pagato dall’organizzazione. Hai visto mai si possano stancare e poi, innervositi, farsi scappare nel pezzo due critiche all’artista.
Ma c’è un problema: la pandemia, come La Livella di Totò, ha quasi spazzato via quel mondo di privilegi al quale una fetta (fettina) del giornalismo musicale italiano era abituata.
Le conferenze stampa di una volta, quelle in presenza, quelle a cui partecipavano principalmente le testate che si potevano permettere di esserci (vedi alla voce trasferta) o che entravano nel numero chiuso di uno spazio “fisico”, per via del Covid non ci sono più. La pratica delle conferenze in streaming per tutti, fatta di Zoom, Skype, Streamyard e quant’altro, nel combinato disposto con le chiusure di ristoranti e locali, ha dato una mazzata all’ego e ai benefit (anche concreti ma soprattutto informativi) della serie A dell’informazione leggera. Ora, alle conferenze stampa online, ci sono tutti, dal quotidiano nazionale al grande o piccolo sito con due redattori.
Così si è creato di recente un gruppetto di pressione di otto primarie testate nazionali che ha rivolto un accorato invito privato ma ufficiale agli uffici stampa nostrani. Ridatece er mejo. Trovate il modo. Rivogliamo la panna sulla torta: solo noi otto, tutti assieme appassionatamente. Magari fate un doppio streaming, quello dei pochi Ricchi e quello dei tanti Poveri. È inaccettabile che si sia tutti qui, in 170 nelle rispettive finestrelle, a pari merito sulla linea di partenza. Noi e L’Eco di Gorgonzola. Noi e il sito Canicattì News. Noi e il blog Spettacolissimo per tuttissimissimi. Alle prese con le stesse notizie. Che magari, coi potenti mezzi e l’immediatezza del “webbe”, escono anche prima ovunque bruciandosi! Suvvia, è così volgaVe… Suvvia, non possono uscire Fanpage o Open o Leggo o magari TPI prima di noi…
Ironie a parte, la motivazione ufficiale della richiesta sarebbe non mettere sullo stesso piano testate gratuite e altre a pagamento. E non mescolare eventuali domande di interesse squisitamente locale ad altre di respiro nazionale.
O magari lasciare che un sito pubblichi prima del grande giornale la risposta alla domanda argutissima (e durata 10 minuti d’orologio, il triplo della risposta) di uno dei soloni del giornalismo musicale in Italia. Ovvero, dare qualcosa in più, d’ufficio, a quei giornali per i quali, in edicola o sul web, c’è un prezzo da pagare.
Ma in concreto si legge: gli scoop a noi. Preorganizzati. Gli altri, quelli più piccoli, si accontentino degli avanzi, come nei cari vecchi tempi pre pandemici. In attesa che tornino (ma quando? E con quanto budget in meno?), alcuni uffici stampa si stanno già organizzando con interviste Skype singole a parte riservate ai pochi, ma non sempre la cosa è fattibile per ragioni organizzative. E tutto comunque ha un sapore terribilmente retrò piuttosto sgradevole. Soprattutto se è richiesto d’ufficio per pochi eletti e non è frutto di contatti, conoscenze o accordi personali del singolo giornalista con l’artista. Cioè un valore aggiunto scaturito dal lavoro, non dà una corsia preferenziale. Non è tanto fame, insomma, “ma voglia di qualcosa di buono” direbbe la Contessa dello spot all’autista Ambrogio.
Come la prendono gli uffici stampa? “A me pare un suicidio – dice il responsabile di una nota agenzia di comunicazione che preferisce non rivelare il proprio nome -: se questi otto vogliono lo stream collettivo da soli, io lo posso anche organizzare, figurarsi, mi evito otto interviste singole: ma il rischio è l’omologazione. Avranno tutti e otto le stesse frasi e le stesse notizie.
Quando ho visto arrivare questa richiesta sono rimasto più che altro stupito. E poi, in genere, noi non amiamo le corsie preferenziali. Possiamo fare a volte scelte precise di testate, questo sì, per garantirci maggiori coperture. Si parla quasi solo di quotidiani, parliamoci chiaro. E poi valutare altre richieste motivate e interessanti di approfondimenti da parte di altre testate a seconda anche dello spazio che verrà concesso al pezzo o al servizio. E poi molto dipende anche dal nome dell’artista.
Non posso andare da alcuni dei big della mia agenzia e chiedere loro di fare un’intervista collettiva, e una per otto persone. Mi guarderebbero male, come minimo. Si fa un’unica conferenza stampa con tutti, e non se ne parla più. Non so, da un lato è una richiesta che paradossalmente mi toglierebbe anche qualche incombenza; lasciandomi però tante perplessità”.
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lamilanomagazine · 4 years ago
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Pisa, si scambiavano foto pedopornografiche su whatsapp e frasi inaggianti l'olocausto, accusati 8 minori
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Pisa, a conclusione di una complessa attività investigativa, la Polizia di Stato di Pisa ha individuato e indagato otto minorenni resisi responsabili, a vario titolo, di vari gravi reati, tra cui diffusione di materiale pedopornografico, istigazione all’odio razziale per propaganda antisemita e detenzione illegale di strumenti atti all’offesa. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Firenze, ha preso le mosse dalla costola di un altro procedimento penale, risalente alla fine del 2019, per una presunta violenza sessuale, concluso con archiviazione. Attraverso l’attività investigativa effettuata in quel procedimento, gli uomini della Squadra Mobile di Pisa, diretti dal vice questore aggiunto Fabrizio Valerio Nocita, avevano posto sotto la lente di ingrandimento il cellulare del presunto autore, un sedicenne pisano, che frequenta un istituto superiore del capoluogo, smartphone che, una volta sequestrato e analizzato dalla Polizia di Stato, ha svelato il suo contenuto inquietante. Ed infatti, all’interno del cellulare del minore sono state riscontrate dagli investigatori delle immagini, a dir poco macabre, rappresentanti altri minori, in tenera età, costretti a subire atti sessuali. Attraverso gli ulteriori approfondimenti informatici compiuti sul telefono, è stato possibile risalire all’autore dell’invio dei file criminali, individuando in un altro giovane della stessa età. Da altri messaggi condivisi con il coetaneo, quest’ultimo adolescente dimostrava di essere in possesso, presso la propria abitazione, di svariati strumenti atti all’offesa: mazze, bastoni ed anche petardi di categoria f4, la cui detenzione è proibita se non si è in possesso di una regolare licenza, come in questo caso. A seguito di questi riscontri, la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Firenze ha disposto una perquisizione domiciliare nei confronti del minore. Quando gli uomini della squadra mobile hanno fatto ingresso all’interno dell’abitazione, dove il ragazzo vive assieme ai suoi genitori, gli investigatori si sono trovati davanti ad una vera e propria “santa barbara”. Oltre a numerose spranghe, bastoni, pugnali e la targa di un motorino rubato, i poliziotti hanno trovato numerosi petardi illegali. Tutto questo materiale è stato sottoposto a sequestro, oltre al computer ed i cellulari dell’adolescente, che sono stati sottoposti ad analisi forense. Ed è proprio dall’analisi di questi ultimi dispositivi informatici che gli investigatori della Squadra Mobile hanno scoperto una serie di video nei quali il giovane amava farsi riprendere durante il compimento di alcuni atti vandalici commessi in città, a volte perpetrati insieme ad altri coetanei. Nel pc del ragazzo, inoltre, erano presenti alcuni video tutorial estratti dalla rete, vertenti su come realizzare ordigni rudimentali utilizzando prodotti pirotecnici comunemente in commercio. Ma non solo, passando al setaccio le chat del ragazzo, è stato scoperto un sottobosco di conversazioni e scambi di file tra il giovane ed altri coetanei in vari gruppi whatsapp dal contenuto a dir poco raccapricciante. Tra le chat del giovane, in particolare in quella che ricomprende tutti i compagni di classe dell’istituto superiore frequentato dal ragazzo a Pisa, sono state trovate immagini condivise, si precisa, solo da alcuni dei membri della classe, aventi esplicito contenuto pedopornografico: foto raffiguranti neonati abusati, elaborazioni grafiche di deep-nude e foto di pre-adolescenti in pose erotiche. Alcuni di questi file apparivano appositamente artefatti e modificati in forma di stickers, in modo da renderne difficoltosa l’individuazione da parte di programmi di controllo della rete web e di esame informatico. Ma non solo: all’interno delle due chat inquisite, gli investigatori hanno trovato anche frasi inneggianti l’olocausto e “meme” raffiguranti Adolf Hitler, esaltato con frasi ironiche quali “PREMIO NOBEL PER LA BRACE”, oppure foto storiche, testimonianza della Shoà ritraenti persone contenute in un campo di concentramento, rese artatamente sfocate e accompagnate da frasi del tipo: “foto da ripetere, non erano stati messi a fuoco”, nonché immagini in cui viene vilipesa anche la figura di Papa Francesco. Sulla base della ricostruzione fatta dagli investigatori, sposata dalla Procura, sono otto i minori accusati di essersi resi attivamente partecipi della condivisione del materiale illegale. Per tutti e otto, minori radicati nella provincia di Pisa, da qualche giorno, si sono concluse le indagini. Nei giorni scorsi, infatti, è stata notificato, alla presenza dei rispettivi genitori, l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. In caso di rinvio a giudizio dovranno rispondere davanti all’autorità giudiziaria di reati particolarmente gravi quali la produzione, divulgazione e detenzione di materiale pedopornografico, che prevede una pena che varia dai 6 ai 12 anni di reclusione, l’istigazione all’odio razziale, le cui pene possono arrivare sino ai 6 anni di reclusione e, solo per uno di loro, dei reati di detenzione abusiva di armi, esplosivi e ricettazione. Read the full article
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occhismeraldi · 7 years ago
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Mentre le ragazze della mia età facevano coi maschi prove di volo, io facevo prove di abbandono. Dopo venti giorni di cinema, pizza, normalità, avvertivo l’urgenza di non vederli più. Ricorrevo all’addio tramite sms: “Non funziona”, come si trattasse di un elettrodomestico. Un introverso mi rispose con uno squillo e sparì nel nulla. Un logorroico mi scrisse una lettera di cinque pagine in cui mi avvertiva che un dipendente era stato risarcito dall’azienda perché licenziato tramite sms, concludeva con: “Quanti danni morali dovrei chiedere io a te?”. Ora fa l’ avvocato. Un ricco mi comprò un cellulare molto costoso per convincermi a richiamarlo. Non accettai: mi piacciono i regali, non gli investimenti. Ora lavora in Borsa. Un mammone, che mi aveva invitato a casa sua per presentarmi, mi rispose “Mia madre ha preparato il pranzo, che le dico?”, gli consigliai di dirle che non avevo appetito. Ora le presentazioni le fa al ristorante. Con loro ero stata prevedibile, inaffidabile, seriale: mai una foto insieme, una promessa, un ripensamento. Eppure, se li incontravo per caso, ci tenevano a fermarmi, volevano a tutti i costi offrirmi un caffè, azzardavano un contatto, mi chiedevano perché fosse finita, io mi chiedevo perché fosse iniziata, perché non m’insultassero, perché non sentissero l’oltraggio, l’orgoglio, l’abbaglio. Avevo detto addio prima della fine: io per loro non avevo fatto in tempo a diventare stanchezza, ero rimpianto, voglia intatta, e loro per me non avevano fatto in tempo a diventare mancanza. Ti ho conosciuto in pizzeria, a un cena universitaria. Stavi seduto accanto a una ragazza, lei era di Latina, ma sosteneva che sua nonna era regina d’Etiopia, tu la guardavi perplesso. Ho preso posto accanto a te, ho pensato: sei tu. Un giorno quando racconterai ad altri il nostro inizio dirai che stavi parlando con una principessa ed è venuta a infastidirti una “zanzarina”, io ti dirò zanzarina a chi?, ma nei tuoi diminutivi sentirò il sollievo di non dover essere grande. Ci siamo rivisti un diciotto maggio alle diciotto, alla fine delle lezioni mi aspettavi. Hai chiesto il mio numero di telefono a un’amica comune e io l’ho rimproverata per avertelo dato. Paura di te, delle nostre notti passate a passeggiare a vanvera per Roma, sai?, mi sembra che certe piazze e certe strade le abbiamo viste solo noi, non le ho più trovate. Mi hai portato in ristoranti sofisticati, ma dal Cinese ti sei fatto coraggio e m’hai baciato. Due giorno dopo ho provato a lasciarti: “Non funziona”, ti sei piantato sotto casa mia, hai pianto, hai detto “Aggiustiamola” e ci abbiamo provato. A insegnarmi come si tiene e si lascia tenere una mano ce n’è voluto, io bravissima a scansare, mi prendevi la mano, indicavi un’insegna e dicevi “tienimela fino a lì, manca poco”. Ho cominciato a cercare la tua mano prima che tu prendessi la mia. Abbiamo noleggiato cento film, non ne abbiamo seguito uno, abbiamo smesso di camuffare i nostri difetti, la discesa del mio naso, la tua altezza, i tuoi capelli arrabbiati, i miei più arrabbiati dei tuoi, il tuo ginocchio, la cicatrice che ho vicino all’orecchio, “bella questa malformazione” hai detto passandoci il dito sopra ed era come se la disegnassi tu in quel momento, ti ho detto “allora è una benformazione”. Abbiamo costruito un vocabolario nostro, di parole minuscole ed esagerate, di progetti fatti, un figlio coi capelli inevitabilmente arrabbiati e i denti a perle, tu gli insegni a guidare la macchina ma io gli dico di andare piano, io gli scrivo le favole ma tu gli spieghi come si sogna. I venti giorni erano scaduti da mesi, anni, non tenevo più una contabilità precisa. La voglia restava intatta e cresceva invece di diminuire. E mi mancavi anche quando c’eri. M’hai dato un anello, ti ho detto “è largo” senza nemmeno provarlo. In chiesa ci tenevi ad andare insieme, io non ero praticante, non lo sono, però una volta ti ho accontentato. Il prete recitava il primo comandamento: “Non nominare il nome di Dio invano.” Il nome di Dio invano non l’avevo mai fatto, ma di addio invano ne avevo detti tanti e dentro di me ho giurato di non aggiungerne un altro. La nostra prima foto ce l’ha scattata un marocchino. Io ho provato a dire no, niente foto, ma tu ci tenevi, hai fatto quella faccia, quando facevi quella faccia io pensavo sempre “perché no?”. È il mio compleanno, mi hai regalato il bracciale col cuore, quello che guardando una vetrina ti ho detto che mi piaceva e tu sei stato attento. Siamo nella stessa immagine: io pallida, quasi trasparente, tu scuro; io col broncio costante, tu che sorridi e non serve chiedertelo. A guardare bene, ci separa un’interruzione, un precipizio, uno strappo netto: l’ho fatto io una sera in cui volevo cancellare le nostre prove e un attimo dopo già l’aggiustavo con lo scotch. La foto l’ho messa in una scatola insieme al bracciale col cuore, all’anello, a tutte le lettere e le parole che non c’assomigliano più. Ma forse un gesto è solo un gesto e una frase è come tante, è chi la sente a caricarla di significato, cerco di convincermi ogni volta che un ragazzo mi fa una carezza, le mani sono mani, le tue, le sue, quelle di un altro, che differenza fa?, lui segue i miei lineamenti, scende sul collo, poi risale, si sofferma sulla cicatrice che ho vicino all’orecchio, penso: la benformazione, e scanso la sua mano infastidita. Vorrei che le parole per me non avessero tutta questa importanza, vorrei che non m’incatenassero a chi le dice, a chi le ho dette. E maledico i ricordi felici perché fanno più male di quelli feriti. Mi tornano in mente le vacanze estive, l’immagine di me bambina, il bagno al largo. Gli altri nuotavano dandosi slancio in lunghezza, con movimenti fluidi si mischiavano alle onde, seguivano la corrente, io m’immergevo quasi perpendicolare all’acqua, spingevo coi piedi, tenevo il respiro, volevo misurare il fondo, toccarlo, prendere una manciata di sabbia e portarla in superficie. Risalivo in modo scomposto, gli occhi rossi, il fiato grosso, stringevo la sabbia bagnata in pugno e mi sentivo più forte, sapevo cos’era il fondo, ero capace di toccarlo e risalire, la corrente fino a quel punto era un pericolo che sapevo gestire. Ho la gastrite, ma la Coca non rinuncio a berla: me la facevi trovare già sgasata, prendevi un cucchiaino e le davi una girata. Ti ho amato per queste accortezze, per le sciocchezze che mi venivano concesse, perché non volevo essere saggia, volevo essere stronza e ragazzina. Ti ho amato perché certe volte non riuscivo a essere forte, volevo solo scivolarti tra le braccia e sentirti dire tutto passa, tutto passa, pure se non era vero, tutto passa, tranne noi, certo, tranne noi. Ti ho amato perché se non mangiavo avevo qualcuno che mi sgridava, perché mi mettevi a tradimento lo zucchero nel tè, perché se mi estraevano i denti del giudizio e avevo la faccia gonfia, mi volevi baciare uguale, perché insistevi per vedere i film horror e poi eri il primo a spaventarti, perché dopo un anno ancora ti spiegavo come arrivare a casa mia e tu alzavi gli occhi e ripetevi “la strada la so”, perché se camminavamo per strada curvavi le spalle per sembrare più basso e io salivo su ogni gradino possibile, perché se mi abbracci scompaio, perché una volta in macchina mentre ci stringevamo ti sei scordato d’inserire il freno a mano e abbiamo tamponato, perché quello che era normale diventava speciale, perché eravamo uno pure se eravamo due, ma soprattutto ti ho amato perché tu mi hai amata. Paura di te, della corrente. Eravamo al largo, così al largo, dov’era il fondo?, dove la fine? Sempre meno mia e sempre più tua. Dov’era il controllo? Dove l’autonomia? Da quando ti ho lasciato, con un sms, mi comporto come se potessi incontrarti ovunque: a una mostra, una presentazione, in qualunque luogo pubblico mi trovi, tengo fisso lo sguardo sulla porta, aspettando di vederti entrare, cerco di farmi trovare sorridente, in buona compagnia, tra persone di successo e se qualcuno mi parla sottovoce e si fa audace, penso: se solo entrassi adesso, adesso, in questo momento, sarebbe un quadro perfetto. Da quando ti ho lasciato, ogni mio momento è recitato come se tu dovessi assistere. Lavoro vicino casa tua, ma allungo la strada per non passare lì sotto, ho il terrore d’incontrarti insieme a qualcuna, le tue mani sui suoi fianchi, vedervi attraversare la strada in fretta, con la certezza di finire sul letto e addormentarvi stanchi. Ma ci s’incontra anche in una città enorme e senza farlo apposta: ci vediamo all’ospedale, io sono radioattiva, ho appena fatto una lastra, tu esci da un esame. Non ci tieni a fermarmi, non mi offri il caffè, a stento un cenno, mi dici parole indegne di te e di me, di noi, vorrei spiegarti, ma spiegarti cosa?, che la paura dell’abbandono fa fare cose assurde, che per paura di sentirsi dire addio un giorno, si pronuncia per primi e subito, mi chiedi “come stai?” e finalmente lo ammetto “male”, mi guardi tutta e dici “non sembra”, “tanto tu sei forte, sei saggia”, sì, io sono forte, sono saggia, “tu non ce l’hai il cuore come tutti gli altri”, già, io non ce l’ho il cuore come tutti gli altri, perché io ne ho uno solo di cuore, gli altri ne hanno almeno uno per ogni occasione. Mi accompagni alla macchina, salgo, provo a mettere in moto. Niente. Provo di nuovo, provi anche tu ma il risultato è lo stesso. Non ho vinto io, non hai vinto tu. Spingiamo la stessa macchina che non è partita, non ha funzionato e non si sa perché, dev’essere la batteria, la benzina c’è, i presupposti per andare lontano c’erano. Spingiamo e parliamo, le tue parole affilate, le mie così vaghe. Penso: ti sto dicendo mille frasi adesso, ma vorrei dirtene solo una e non riesco.
Giulia Carcasi, perchè si dice addio.
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