#frasi in rima
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And maybe one day things will be okay again for me.
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Le rose son rosse
Le viole sono blu ad amarmi ci sei solo tu ❣️
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Oh darling, stai ancora aspettando che ti salvi qualcuno?
Continui a girarti, interessarti, ma non hai aiuto alcuno?
Oppure questa infinita danza è finita, e hai finalmente imparato a viverla sta vita?
Quale alternativa più ti si avvicina?
La risposta non arriva, al suo posto il rumore della cartina.
L'odore d'erba pervade la stanza, la consapevolezza che nessuno si salva.
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Vorrei essere in un altro tempo
In cui se sbagli riparti da capo
Ma il futuro che io avevo in mente
Sembra già far parte del passato
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Capita di innamorarsi di una persona per come é.
La legge del giacio.
No comprendo no riesco accetare il fatto di innamorarsi.
E poi non ami piu come prima.
Se non lo trovo ti cerchero nel ciello.
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La questione non è dire che bisogna avere paura di tutti gli uomini, che tutti fanno schifo e tutte queste altre cagate qui, la questione è che ogni anno ci sono sempre vittime di abusi, razzismo, omofobia di tutto e di più, quindi certi commenti che non si possono minimamente biasimare non portano comunque a nessun risultato, onestamente me ne sbatto il cazzo se i soliti italiani medi dopo una tragedia fanno i moralisti mettendo il post dove si sentono schifati e buttano merda solo perché si che tanto poi tra un mese nessuno ne parlerà più e ci si rivede alla prossima tragedia, servono soluzioni e cosa più importante e metterle in pratica, servono interventi, serve un impegno collettivo per migliorare il tutto perché non si può continuare così, non si può sentire che tra qualche giorno si arrivi ad altre tragedie, un omicidio rimane un omicidio e solo per questo ci voglio condanne più dure
Bisogna prima di tutto educare al rispetto delle persone e alla vita, bisogna far crescere le persone con dei valori ad oggi inesistenti, non bisogna alimentare odio
Come l'Italia ci ha insegnato i maggiori dibattiti sono su chi semplicemente dice ma non tutti sono così, è sbagliato, bisogna fare modo di prendere una posizione vera che possa fare in modo che in futuro queste cose non accadano più
Ma del omicido (perché si, è omicido e non lo chiamerò con un'altro nome) in singola sede non me ne faccio nulla, non bisogna pensare solo a quello, ma anche a tutte le altre forme di cui non si parla e che sono prima di ammazzare, quando si parla di educazione si parla e non mi stancherò di dirlo è educarli al rispetto delle persone e della vita, quindi se le persone voglio postare frasi solo per rabbia e tra quelle cose ci sono scritte cose stupide allora non stupitevi se ci saranno persone a rispondere in modo stupido ma sappiate che non state concludendo nulla a spargere odio, e non lo dico tanto per dire perché è sempre stato così e come risultato siamo ancora qui a dire le stesse cose.
Scusami se vado subito alla fine, ma permettimi di spiegarti perché chiamiamo casi come questo femminicidi e non omicidi.
Una donna muore perché un ladro è entrato in casa sua e ha premuto il grilletto, questo è un omicidio.
Una donna muore perché l'ex fidanzato è entrato in casa sua e ha premuto il grilletto, questo è un femminicidio.
Qual è la differenza? La vittima è sempre una donna e il carnefice sempre un uomo, non è la stessa cosa? No, non lo è, quando l'uomo cova dentro di sé una mascolinità tossica che lo induce a paragonarti ad un oggetto di sua proprietà e a decidere di violarti o addirittura toglierti la vita, lì ti sta facendo una violenza di genere, ti sta assoggettando in quanto donna inferiore a lui.
E sia chiaro, questo vale anche per le altre minoranze, la matrice razzista, la matrice transfobica, omofobica ecc e mi preme specificare che varrebbe anche al contrario la violenza di genere se una donna decidesse di uccidere o violare un uomo in quanto uomo.
Ora torno all'inizio dell'ask e ti rispondo in ordine
Io non faccio parte di quelle persone che ieri hanno incoraggiato le donne ad aver paura degli uomini a prescindere e odiarli, o in generale di quelle che ci stanno sciacallando, perché non nascondo che a me stanno altamente sulle palle quei post tipo "VISTO VE LO AVEVAMO DETTO, LO SAPEVAMO T U T T E", come se si stesse aspettando la conferma per dire "gnegne avevo ragione io", cioè quello è un comportamento che trovo imbarazzante come trovo altrettanto imbarazzanti tutti i cazzo di "NOT ALL MEN" che ho letto. Ieri qualsiasi social è stato un cumulo di melma, forse l'unico salvo è proprio tumblr perché gli italiani non hanno poi così tanto spazio qua sopra.
Precisando questo, devi però essere consapevole che una donna avrà sempre paura di uscire di sera da sola, e avrà sempre un po' di timore a trovarsi da sola con un uomo, anche se quell'uomo 99,9% è una persona a posto e manco l'avrà notata quella donna, ma quel piccolo dubbio ti rimane. Ed è uno schifo, non dovremmo sentirci così, ma ti giuro che buona parte delle donne possono raccontare di aver avuto almeno una volta nella vita quel timore per colpa di uno sconosciuto e/o non.
Poi ovvio, manco a puntare il dito contro ogni uomo a casissimo, sono d'accordo su questo, ma diciamo che, almeno per come la vedo io, di fronte a queste tragedie bisognerebbe solo far silenzio, sono generalizzazioni, sbagliate sì, ma non è la giusta tempistica per dire "non siamo tutti così", anche se è vero, ma per una volta si chiede d'ingoiare il rospo e mostrare un po' di delicatezza, perché comunque questa roba viene detta solo su twitter, ma altrove dubito che una qualsiasi ragazza chiami "assass1no" ogni uomo che incontra, mentre al contrario la misoginia è all'ordine del giorno e le donne convivono con le generalizzazioni.
E sì assolutamente, sono a favore dell'educare al rispetto delle persone, ci mancherebbe altro, ma ovviamente tra dire e fare eh. Io purtroppo non ho poteri magici e da ignorante posso solo proporre soluzioni che già in mille hanno suggerito e pensato, come partire dal contesto familiare, proseguire a scuola, sdoganare la figura dello psicologo (e sia chiaro, con questo non voglio dire che ogni persona che commette atti atroci sia affetta da disturbi e malesseri, molti purtroppo sono lucidissimi).
Detto questo, a parte il commentare l'irritante "not all men", e mi dispiace ma dovete finirla, rimango impassibile su questo, non ho generalizzato sugli uomini né qui né altrove. Per il resto sono apertissima al dibattito, e che tu ci creda o no, ho apprezzato questo ask.
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Come comportarsi con le donne sui social?
Oggi affronterò brevemente un tema a cui la scienza non ha ancora dato una spiegazione, alcuni teorici rimandano la soluzione a un quarto segreto di Fatima di cui nessuno sa dell'esistenza. Perché un segreto che è segreto appunto.
Altri studiosi rimandano il tutto al movimento dadaista, poiché dada fa rima con gnagna.
Comunque un triumvirato composto da Alberto Angela, Mario Tozzi e Alessandro Barbero ne stanno discutendo in un summit culturale. Hanno iniziato sei anni fa, non è dato sapere quando arriveranno a una conclusione.
Ma torniamo all'argomento principale.
Io e le donne nei social.
Non ho mai inviato il pisello in chat. A nessuna.
Non capisco se sono un perfetto idiota o un inguaribile deficiente.
Il pisello. Sembra che alcuni miei colleghi maschi senza di quello non avrebbero altro da fare nella vita.
Alcune donne, vista la mia mancanza in questo, mi hanno rimosso dalle amicizie. Alcune anche bloccandomi il contatto.
Eppure la vita, quella del pisello intendo, dura molto meno della nostra quindi non si dovrebbe perdere tempo. Un giorno sai scrivere il tuo nome facendo la pipì nella neve, un giorno ti ritrovi a doverti sedere per urinare; altrimenti col catzo (appunto) riusciresti a centrare il water.
Alcuni pensano che Bukowki sia la traduzione in russo di "buco", credo che sia colpa anche di tutte quello foto di fondo schiena con frasi dello scrivano tedesco.
Quando arrivò il tempo di cercarsi amicizie e rapporti con il mio prossimo io lo feci in modo empatico, in maniera del tutto aperta.
Nelle mie esperienze trovai interesse per gente simpatica, che trovai sia tra le femmine che tra le donne. Si, ve lo giuro.
Mi ricordo che una tizia dopo un po' che ci si frequentava mi chiese di sposarla, il mio cuore andò in fibrillazione, le dissi che ero emozionato non avendo mai celebrato un matrimonio. Non la rividi più.
Ho conosciuto donne più folli degli uomini, senza drogarsi giuro!
La prima cosa che mi colpisce in una donna è l'ironia, mi piacciono quelle che ne hanno in abbondanza.
L'anno scorso chiesi a Babbo Natale una donna complice, con cui parlare e risolvere i problemi dell'esistenza nostra senza rabbie o complessi psichiatrici tossici.
Dopo un paio di giorni (un caso?) ricevetti una mail norepley chiocciola punto qualche cosa con un link, era di Amazon sezione bambole sessuali in silicone.
Credo che instaurare un rapporto di profonda complicità con una persona del sesso opposto sia molto arduo, ma per chi ci riuscisse sarebbe qualcosa che va oltre ogni meravigliosa immaginazione.
Torno su Tinder, Vanessa la pitonessa mi ha appena inviato un messaggio. Chissà quanta ironia avrà e passione per la buona cucina. Noto di più le teglie che le taglie.
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Siamo uomini o generali?
Non è bello giudicare le persone dalla faccia, però qualche volta aiuta. Anche perché “dopo una certa età ognuno è responsabile della sua faccia” (Camus). Noi, lo confessiamo, la prima volta che incrociammo lo sguardo del generale Francesco Paolo Figliuolo, un po’ meno espressivo di un boiler spento, fummo colti da parecchi dubbi sulla nomina a supercommissario al Covid. Ma esitammo a esternarli perché era stato SuperMario Draghi in persona a posare lo sguardo su di lui, trasfondendogli la sua infallibilità con la sola imposizione delle mani. Infatti tutti ne parlavano come di un genio (veniva dal Genio degli Alpini). Il suo piano vaccinale era copiato da quello del famigerato Arcuri, i vaccini li avevano acquistati i putribondi Conte e Speranza, ma si gridò al miracolo. Parlava come il colonnello Buttiglione, poi promosso a generale Damigiani: frasi secche, ficcanti, perentorie, rese più solenni dai 27 nastrini che gli piastrellano il lato sinistro dell’uniforme: “Il Piano Vaccini si articolerà in due fasi: 1) procurarceli, 2) inocularli” (e rigorosamente in quest’ordine), “Vacciniamo anche chi passa”, “Sono abituato a vincere, “Svoltiamo”, “Acceleriamo”, “Cambiamo passo”, “Chiudiamo la partita”, “Fuoco a tutte le polveri”, “Diamo la spallata”, “Stringiamci a coorte” (con rima beneaugurante), “Fiato alle trombe” (posseduto da Mike). Ma ogni volta, quando finivamo di scompisciarci, ci scoprivamo circondati da bocche a culo di gallina e gridolini estatici. Così finimmo per rassegnarci all’idea che il problema fosse soltanto nostro. Spezzate le reni al virus, Penna Bianca fu promosso da Draghi a Comandante Operativo di Vertice Interforze (dal Covid al Covi) e paracaduto dal fronte ungherese (a fare bau ai russi) a quello del Niger (con i brillanti risultati a tutti noti). Poi la Meloni lo rimpatriò e, siccome è multiuso, ne fece il supercommissario all’alluvione in Emilia-Romagna. Anche lì gli esiti sono sotto gli occhi di tutti: cantieri fermi, fondi col contagocce, zero ristori alla gente disperata. L’altroieri, l’apoteosi: il generalissimo, pancia indentro e petto infuori, marcia sulle zone alluvionate mostrando i soldi del Monopoli. Poi, alla prima domanda dei cronisti, gli parte l’embolo e dice cose che, al confronto, Bertolaso era Churchill: “È inutile che adesso venga a dare delle date. Non abbiamo date, perché dobbiamo mettere a punto le procedure e le piattaforme”. E mentre lui mette a punto, quelli si incazzano. Protesta persino il Pd, che fino a ieri lo portava in processione. Lui è sempre lui, ma non s’è accorto che è cambiato il mandante. Se ti manda Draghi, sei coperto dal mantello di supereroe. Se ti manda la Meloni, sei un povero Figliuolo qualunque, la gente ti sgama e può finalmente sbudellarsi dal ridere.
Marco Travaglio
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Questa è una storia che nasce nel Bronx, al numero 1520 di Sedgwick Avenue, ma ha radici che partono da altri posti. Partono da New Orleans, da Detroit, dalla Giamaica. È in Giamaica, infatti, che Clive Campbell ha visto i primi sound system e le prime dance-hall. È un bambino, Clive, ma rimane subito affascinato da quelle casse enormi davanti a cui decine di corpi si muovono al ritmo del Rocksteady e dello Ska. Nelle orecchie rimbomba la voce degli uomini che al microfono sputano frasi su quei ritmi sincopati, su quel ritmo in levare che permetteva di dire tutto a tempo. Li chiamavano maestri di cerimonia perché, in fondo, quelle erano vere e proprie cerimonie e i Dj e i vocalist che provvedevano al suono erano visti come degli officianti. Clive ricorda tutto questo ora che la Giamaica è un posto lontano e lui è solo un altro ragazzo nero di New York. Ad esser precisi, Clive è un ragazzo nero del Bronx e la cosa, a metà anni 70, ha il suo triste rilievo. Il Bronx di quegli anni, infatti, non somiglia a Manhattan, non somiglia al Queens né tantomeno a Brooklyn o a Staten Island. Il Bronx del 1973, infatti, somiglia piuttosto alla Beirut della guerra civile. Incendi dolosi di interi distretti di quartieri controllati da bande ("I guerrieri della notte", per esempio, da qualche parte dovevano pur spuntare...), palazzoni sventrati diventati dimore di eroinomani, violenza ad ogni angolo di strada, violenza nelle stesse case. Clive cresce in mezzo a questo, perché da lì non si scappa, e si forma anche grazie a questo. Diventa un ragazzo che ama la musica e si ingegna per superare tutti gli ostacoli che la vita gli ha posto davanti. Uno di questi, paradossalmente, sta nel come riprodurre un suono "ballabile". I dischi Motown (grazie Detroit), i dischi Soul, Jazz e Blues (grazie New Orleans) vanno bene, ma fino ad un certo punto. I pezzi, infatti, partono con un break di batteria ma poi evolvono. A lui interessa quel break e interessa soprattutto che quel break possa durare a lungo. Più tempo uguale più ritmo. Per risolvere questa equazione ha una intuizione: due dischi dello stesso brano su due piatti. Quando il break finisce su di uno, fa partire il break dell'altro, e così via. Il tutto messo a tempo, il tutto con qualcuno che dice qualcosa al microfono. Clive ora si fa chiamare Dj Kool Herc e non lo sa ancora ma con quella festa che darà l'11 agosto 1973 al numero 1520 di Sedgwick Avenue darà una data, un indirizzo e una storia ad un genere musicale e ad una cultura, quella HIP HOP, che da un palazzone del Bronx arriverà in ogni angolo del Pianeta. Prima di Travis Scott, prima di Kendrick Lamar ma anche prima di Sfera Ebbasta, di Guè e di ogni altro artista che fa Rap, che ci piaccia o meno, che sia bravo o meno, c'è stato Kool Herc, c'è stato il black-out del 77, ci sono stati i Clash, Blondie, Grandmaster Flash, Africa Bambataa, Run DMC, KRS-One, EPMD, Dj Premier, Gangstarr, Pete Rock, Notorious Big, NWA, Ice-Cube, Snoop Dogg, Nas, Jay-Z, Outkast, Tupac Shakur, 50 Cent, the Lox, il southern, la trap, la drill, Griselda Records e tutto un universo musicale capace di mettere in rima ogni singolo aspetto della vita, dalle cose serissime alle autentiche cazzate. 50 anni di una sottocultura nata in strada e nutritasi di strada. It ain't hard to tell.
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Ormai c'ho il cuore tutto distrutto, se ne vanno sempre coloro per cui avrei dato tutto.
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Averti detto addio non sai quanto mi dispiace
Vorrei chiederti scusa ma non ne sono capace
Abbiamo fatto la guerra in uno stato che lotta per la pace
E cosa pretendi adesso?
Che io vada avanti ma con scarso successo?
Guardami bene negli occhi
E dimmi se è questo che vuoi:
Cancellare dei ricordi che purtroppo non puoi
Abbiamo visto di tutto affrontando il mondo
Scattando tramonti da usare come sfondo
Abbiamo riso così tanto da scordare del resto
Ma dimmi che senso avrebbe ora spiegami tutto questo
Eravamo tutto e ora siamo niente
Siamo stati la notizia sulla bocca della gente
Mentre adesso non so spiegare che cazzo siamo
Eravamo due foglie nate dallo stesso ramo
Che col tempo poi tutto si è spezzato
Come la fiducia di tutti coloro che mi hanno accarezzato
Che fino a ieri mi hanno promesso che non mi avrebbero lasciato
E ora fanculo!
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Poesia, Mammuth
Un giorno un uccellino mi ha sussurato che per tutta la vita ho solamente lavorato
tutta la vita a contare le ore tutta la vita a versare sudore
quel che in inverno riuscivo a guadagnare lo spendevo in estate per viaggiate anno dopo anno sempre malgestite sono queste le ferie retribuite
ho lavorato come un dannato per dimenticare tutto il passato ho lavorato e mai ascoltato il mio cuore solamente per conservare il mio amore
ora finalmente vi faccio una confessione per me il lavoro è stato una ossessione
ma grazie alle mie muse ora so che il mio solo lavoro sarà difendere l’amore come il mio unico tesoro
Serge Pilardosse
– La traduzione in italiano era eccellente ma per mantenere la rima alcune frasi cambiano di sfumatura, in francese ha una maggiore bellezza:
Le travail mon petit doigt me dit que je l’ai fait toute ma vie
toute ma vie à compter les heures toute la vie a versé la sueur
ce que je gagnais l’hiver tout entier je le dépensais en été année après année c’est ça les congés payé
j’ai travaillé comme un danné pour oublier j’ai travaillé comme un sour pour garder mon amour
maintenant je peux vous le dire j’ai vécu le pire mais grâce à mes muses je sais que désormais mon seul travail c’est d’aimer comme une dernière bataille
-Immaginiamo la potenza del finale in francese:
so che d’ora in poi il mio solo travaglio sarà d’amare come un’ultima battaglia
-Provando anche a mantenere la rima:
so che d’ora in poi la mia unica occupazione sarà d’amare come un’ultima tenzone
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“Allora, che ne pensa di quel veggente schizofrenico?”. “L’ho adorato”, dissi. “Sono venuto a restituirglielo e a ringraziarla”. “Sono felice di saperlo, signor Eden. Alcune persone purtroppo non subiscono l’incanto delle intensità rivoluzionarie di Yeats, per non parlare di tutti i discorsi sui vortici”. “Le spirali?”. “Le spirali”, disse, “e quelle complicate fasi lunari. [...] Qual è stata la sua poesia preferita?”. “La maledizione di Adamo”. “Una scelta piuttosto raffinata. E per quale motivo?”. “Mi è piaciuta l’interazione delle voci narrative”, dissi, cercando di ricordare le frasi chiave che avevo abbozzato mentalmente mentre camminavo verso il suo ufficio. “E quali sarebbero queste voci?”. “Ne vedo due in particolare. Una è quella del poeta senza paura e poi l’altra, credo sia quella che chiamerei la voce dell’amante stanco”. “Congratulazioni”, disse, “ha scoperto il tanto amato sé antitetico di Yeats”. Allungò una mano sul tavolo per prendere il suo libro e lo sfogliò distrattamente. “Immagino che conosca questo termine”. “Sì, era dappertutto”, dissi. “Altri sé, sé antitetici, Demoni”. “Quando mi accingo a mettere in rima quel che ho scoperto, sarà davvero una dura fatica, ma per un istante sono certo di aver ritrovato me stesso, non il mio sé antitetico”, recitò il rabbino Bloom dal libro. Mi guardò, sorridendo con cautela. “Cosa pensa che Yeats intendesse con tutto ciò?”. “Quando scrive quelle parole”, dissi, appoggiandomi al tavolo per prendere slancio, “credo che il sé antitetico sia qualcosa di quasi, non so, ambizioso. Sei insoddisfatto dell’immagine attuale di te stesso, che sembra forse inadeguata o troppo nebulosa, e così come rimedio immagini un altro te, una vita superiore, legata all’eccellenza o alla virtù o, in questo caso, all’arte”.
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L’avversario - Frasi e pezzi
“Un banale incidente, un’ingiustizia possono provocare la follia. Chiedo scusa a Corinne, chiedo scusa agli amici, chiedo scusa alla brava gente dell’associazione Saint-Vincent che voleva spaccarmi la faccia”
“Il vecchio Crolet era morto cadendo dalle scale un giorno in cui si trovava da solo con il genero. Che Jean-Claude avesse ucciso anche lui?”
“Per i credenti l’ora della morte è l’ora in cui si vede Dio, non più in modo oscuro, come dentro uno specchio, ma faccia a faccia. Perfino i non credenti credono in qualcosa di simile: che nel momento del trapasso si veda scorrere in un lampo la pellicola della propria vita, finalmente intelligibile. Per i vecchi Romand, questa visione, anziché rappresentare il pieno coronamento, aveva segnato il trionfo della menzogna e del male. Avrebbero dovuto vedere DIo e al suo posto avevano visto, sotto le sembianze dell’amato figlio, colui che la Bibbia chiama Satana: l’Avversario”.
“Che cosa gli passasse per la testa durante le giornate in cui gli altri lo credevano in ufficio, giornate che non trascorreva, come si era ipotizzato inizialmente, trafficando armi o segreti industriali, ma camminando nei boschi.”
“Ricalcando i suoi passi provavo pietà, una straziante simpatia per quell’uomo che aveva errato senza meta, un anno dopo l’altro, chiuso nel suo assurdo segreto, un segreto che non poteva confidare a nessuno e che nessuno doveva conoscere, pena la morte.”
“Da un lato [i genitori] gli avevano insegnato a non mentire, e questo era un dogma assoluto: un Romand ha una parola sola, un Romand è limpido e cristallino come acqua di fonte. Dall’altro però certe cose, anche se erano vere, non andavano dette. Non bisognava amareggiare gli altri, né vantarsi dei propri successi o delle proprie virtù.
“Non avevo nient’altro da nascondere allora, ma nascondevo questo: la mia angoscia, la mia tristezza… [...] E quando rimani incastrato in questo ingranaggio, per non deludere, la prima bugia chiama la seconda, e poi avanti tutta la vita…”
“Non sostenere un esame e affermare di averlo passato non è un bluff audace, il rilancio azzardato di un giocatore, che può funzionare o no: il risultato in questo caso è uno solo, essere smascherati e cacciati dall’università coprendosi d’infamia e di ridicolo, le due cose al mondo che più lo spaventavano. Ma come poteva immaginare che esistenza un’ipotesi peggiore, quella di non essere smascherato, e che quella bugia puerile lo avrebbe portato diciott’anni dopo a massacrare i suoi genitori, Florence e i figli che ancora non aveva?”
“Fingere di fare medicina gli richiedeva uno zelo e un’energia pari a quelli di cui avrebbe avuto bisogno per farla davvero.”
“Mi sono chiesto cosa provasse Romand seduto in macchina. Un senso di appagamento? Un’euforia beffarda all’idea di riuscire a ingannare tutti quanti in modo così magistrale? Ero sicuro di no. Angoscia? Immaginava forse come si sarebbe conclusa quella storia, in quale modo sarebbe esplosa la verità e che cosa sarebbe accaduto in seguito? Piangeva, con la fronte appoggiata al volante? Oppure non provava assolutamente nulla? Forse invece, quando restava solo, si trasformava in un automa capace di guidare, camminare e leggere, ma non di pensare né di provare sentimenti, un dottor Romand residuale e anestetizzato. Di norma una bugia serve a nascondere una verità, magari qualcosa di vergognoso, ma reale. La sua non nascondeva nulla. Sotto il falso dottor Romand non c’era un vero Jean-Claude Romand.”
“Fuori, era completamente nudo. Tornava all’assenza, al vuoto, al nulla che per lui non costituiva un incidente di percorso ma l’unica esperienza della sua vita. La sola che abbia mai conosciuto, credo, anche prima di trovarsi al bivio.”
“E da solo, pur avendo soldi, di quella vita non avrebbe saputo cosa farsene. Uscire dalla pelle del dottor Romand significava ritrovarsi senza pelle. Più che nudo: scorticato.”
“Gli psichiatri incaricati di esaminarlo sono rimasti colpiti dalla precisione con cui si esprimeva e dalla sua costante preoccupazione di dare di sé un’immagine positiva. Probabilmente sottovalutava il fatto che non è facile dare un’immagine positiva di te quando hai sterminato un’intera famiglia, e per diciotto anni hai ingannato e truffato parenti e amici”.
“[gli psichiatri] Avevano la scorcentante impressione di trovarsi davanti a un robot, totalmente incapace di provare sentimenti, ma programmato per analizzare gli stimoli esterni e adeguare a quelli le proprie reazioni.”
“Una misera commistione di cecità, disperazione e vigliaccheria.”
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Alessandro Borghi, Marracash, Salmo, Lazza e Valentino Rossi. La cena degli “Avengers”
Alessandro Borghi, Marracash, Salmo, Lazza e Valentino Rossi. La cena degli “Avengers”. Un quartetto bellissimo, in rappresentanza di ogni forma d’arte; metti un po' di cinema, due note al gusto “cenere”, due barre messe in rima e una sgommata sull’asfalto, ed ecco che la cena è servita. La sera del 21 marzo, ad inaugurare la nuova stagione spunta sui social una foto che ha fatto impazzire i fan di ogni tipo. Eccoli insieme, Marracash, Alessandro Borghi, Lazza, Salmo e Valentino Rossi davanti ad un succulento piatto di paccheri. Quasi una pagina di sceneggiatura originale alla Quentin Tarantino, con tratti alla Sorrentino misto Scorsese e David Lynch. Lo scatto del quartetto viene subito pubblicato dal profilo di Lebonwski (alias Salmo) e fa il giro del web. La caption memorabile “Minchia gli Avengers” innesca un processo a cascata di commenti dei follower che si scatenano con frasi divertenti come “il collegio docenti”, “il comitato tecnico scientifico”, “i cugini dei cugini di campagna”. C’è chi si chiede il motivo dell’incontro tra questa “banda” di artisti, ma probabilmente c’è poco da chiedersi. Ciò che emerge dai loro volti è che sicuramente hanno passato una serata all’insegna del divertimento e del buon cibo italiano.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Qualcosa si è rotto, qualcosa nel petto, non sento più il ritmo di quello che ho dentro, non sento più il suono di quello che penso, solo silenzio, ti cerco, ti trovo, mi fermo, la luce si spegne, al buio ti perdo, mi sveglio, mi alzo mi guardo allo specchio, non vedo più me ma te nel riflesso, chiudo gli occhi e con calma rifletto, ho bisogno di tempo, finalmente capisco che non è mio quello che sento dentro, perché ci sei tu al centro del petto.
- G
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