#fotografia metafisica
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diana-andraste · 2 months ago
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Herbert List's Panoptikum, 1944
Gorilla robbing a woman based on a sculpture by the French sculptor Emmanuel Frémiet
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fotoecitazioni · 1 year ago
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Decisioni "Nella vita di ogni uomo c’è sempre un momento in cui si decide che genere di persona si è. Punto". (Fredrik Backman - L'uomo che metteva in ordine il mondo)
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argan-g · 1 year ago
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INDEX
CLASSICO E ROMANTICO
William Blake, Newton
Jöhan Heinrich Füssli, L'incubo
Étienne-Luoise Boullée, Progetto per il cenotafio di Newton
Claude-Nicolas Ledoux, Casa delle Guardie campestri
John Constable, La chiusa
e il mulino di Flatford
William Turner, Mare in tempesta
Francisco Goya, Fucilazione
Jacques-Louis David, La morte di Marat
Antonio Canova, Monumento di Maria Cristina d’Austria
Jean-August-Dominique Ingres, La bagnante di Valpingon
Théodore Géricault, La zattera della Medusa
Eugène Delacroix, La Libertà guida il popolo
Lorenzo Bartolini, Monumento funebre della contessa Zamoyska
François Rude, Rilievo dell'Arco di trionfo di Parigi Camille Corot, La cattedrale di Chartres
Théodore Rousseau, Temporale; veduta della piana di Montmartre
Honoré Daumier, Vogliamo Barabba
Constantin Guys, Per la strada
Honoré Daumier, Il vagone di terza classe
François Millet, L’Angelus
Camille Pissarro, Sentiero nel bosco in estate
LA REALTA' E LA COSCIENZA (l’Impressionismo; La fotografia; Il Neo-impressionismo; Il Simbolismo; L’architettura degli ingegneri)
Gustave Courbet, Ragazze in riva alla Senna (Estate)
Edouard Manet, Le déjeuner sur l'herbe
Alfred Sisley, Isola della Grande Jatte
Claude Monet, Regate ad Argenteuil;
Claude Monet, La Cattedrale di Rouen
Auguste Renoir, Le Moulin de la Galette 
Edgar Degas, L'absinthe
Paul Cézanne, L'asino e i ladri
Paul Cézanne, La casa dell'impiccato ad Auvers (Non Aversa)
Paul Cézanne, I giocatori di carte
Paul Cézanne, La montagna Sainte-Victoire 
Georges Seurat, Una domenica pomeriggio all’isola della Grande-Jatte
Paul Signac, Ingresso del porto a Marsiglia
Paul Gauguin, Te Tamari No Atua
Vincent van Gogh, Ritratto del postino Roulin 
Henri de Toulouse-Lautrec, La toilette
Henri Rousseau detto il Doganiere, La Guerra 
Odilon Redon, Nascita di Venere
Gustave Moreau, L'apparizione 
Pierre Bonnard, La toilette del mattino
Auguste Rodin, Monumento a Balzac
Medardo Rosso, Impressione di bambino davanti alle cucine economiche
I pittori della cerchia di Mallarmé
Edouard Vuillard, La pappa di Annette.
James MeNeill Whistler, Notturno in blu e oro: il vecchio ponte di Battersea
L' OTTOCENTO IN ITALIA, IN GERMANIA, IN INGHILTERRA
1. Giovanni Fattori, In vedetta
IL MODERNISMO (Urbanistica e architettura moderniste; Art Nouveau; La pittura del Modernismo; Pont-Aven e Nabis)
1. Antoni Gaudí, Casa Milá a Barcellona
2. Adolf Loos, Casa Steiner a Vienna
3. Antoni Gaudi, Il Parco Güell a Barcellona
L’ARTE COME ESPRESSIONE (Espressionismo; La grafica dell’Espressionismo)
1. Edvard Munch, Pubertà
André Derain, Donna in camicia
Ernst Ludwig Kirchner, Marcella
Henri Matisse, La danza
Emil Nolde, Rose rosse e gialle
Oskar Kokoschka, Chamonix, Monte Bianco
L’EPOCA DEL FUNZIONALISMO (Urbanistica, architettura, disegno industriale; Pittura e scultura; Der blaue Reiter; L’avanguardia russa; La situazione italiana; École de Paris; Dada; Il Surrealismo; La situazione in Inghilterra; La situazione italiana: Metafisica, Novecento, anti-Novecento)
Le Corbusier, Villa Savoye a Poissy
Le Corbusier, Cappella di Nötre-Dame-du-Haute a Ronchamp
Walter Gropius, La Bauhaus a Dessau
Ludwig Mies van der Rohe, Plastico di un grattacielo in verro per Chicago
Ludwig Mies van der Rohe, Seagram Buildings a New York
Tre progetti per il Palazzo dei Soviet. Le Corbusier e Pierre Jeanneret,
Walter Gropius, Bertold Luberkin,
Teo van Docsburg e Hans Arp, Cinema-ristorante L'Aubette a Strasburgo.
Thomas Gerrit Rietveld, Poltrona con elementi in nero, rosso, blu
Pier Mondrian, Composizione in rosso, giallo, blu
Aivar Aalto, Sanatorio a Paimio - Poltrona
Frank Lloyd Wright, Casa Kaufmann a Bear Run 
Pablo Picasso, I saltimbanchi; Les demoiselles d’Avignon; Natura morta spagnola
Georges Braque, Narura morta con l’asso di fiori
Robert Delaunay, Tour Eiffel
Juan Gris, Natura morta con fruttiera e bottiglia d’acqua
Georges Braque, Natura morta con credenza: Café-bar
Marcel Duchamp, Nu descendant un escalier n. 2
Umberto Boccioni, Forme uniche nella continuità dello spazio
Giacomo Balla, Automobile in corsa
Vasili; Kandinsky, Primo acquerello astratto; Punte nell'arco
Paul Klee, Strada principale e strade laterali
Anton Pevsner, Costruzione dinamica
Naum Gabo, Costruzione nello spazio; Il cristallo
Fernand Léger, Composizione con tre figure
Joan Miró, La lezione di sci; Donne e uccello al chiaro di luna
Giuseppe Terragni, Progetto dell'Asilo Sant'Elia a Como
Atanasio Soldati, Composizione
Constantin Brancusi, La Maiastra 
Amedeo Modigliani, Ritratto di Léopold Zborowski 
Georges Rouault, Cristo Deriso
Marc Chagall, A la Russie, aux anes et aux autres
Pablo Picasso, Guernica
René Magritte, La condizione umana Il
Man Ray, Motivo perpetuo 
Henry Moore, Figura sdraiata
Alexander Calder, Mobile
Ben Nicholson, Feb. 28-53 (Vertical Seconds)
Francis Bacon, Studio dal ritratto di Innocenzo X di Velázquez
Diego Rivera, L'esecuzione dell'imperatore Massimiliano
David Alfaro Sigueiros, Morte all'invasore
Giorgio De Chirico, Le Muse inquietanti
Carlo Carrà, L'amante dell'ingegnere 
Alberto Savinio, Nella foresta
Osvaldo Licini, Amalasunta su fondo blu
Giorgio Morandi, Natura morta con fruttiera
7. LA CRISI DELL'ARTE COME "SCIENZA EUROPEA" (Urbanistica e architettura; La ricerca visiva; La pittura negli Stati Uniti)
Ellsworth Kelly, Verde, blu, rosso
Morris Louis, Gamma Delta
László Moholy-Nagy, Composizione Q XX
Julius Bissier, 25 settembre 1963?
Josef Albers, Omaggio al quadrato
Arshile Gorky, Giardino a Sochi 
Jean Fautrier, Nudo
Jean Dubuffet, Orateur
André Masson, Les Chevaliers
Hans Hartung, Composizione 
Jackson Pollock, Sentieri ondulati
Mark Rothko, Rosso e blu su rosso
Albero Burri, Sacco B. 
Antoni Tápies, Bianco e arancione 
Giuseppe Capogrossi, Superficie 114
Lucio Fontana, Concetto spaziale: attesa 
Alberto Giacometti, Figura
Ettore Colla, Officina solare 
Mark Tobey, Circus transfigured
Georges Mathieu, Cast 
Victor Vasarély, Composizione. 
Kenneth Noland, Empireo 
Clyfford Still, 1962-D
Emilio Vedova, Plurimo n. 1; Le mani addosso 
Robert Rauschenberg, Letto
Mimmo Rotella, Marilyn 
Roy Lichtenstein, Il tempio di Apollo
Andy Warhol, Marilyn Monroe
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gdsradio7 · 23 days ago
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A Torino in mostra Mimmo Jodice. Oasi Un Viaggio per raccontare la poetica metafisica di uno dei Grandi Maestri della fotografia italiana
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fiorile-arte · 23 years ago
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Mario Volpi La grande odalisque a cura di Gabriele Perretta (...) Uno dei cinque lavori di Mario Volpi che risultata i più rappresentativi della sua ricerca attuale, riguarda la riproduzione della famosa Odalisca adagiata di In gres nello spazio artificiale, anonimo e ludico della fotografia. L’Odalisca di In gres nell’opera di Volpi invita il fruitore a leggere le sorti di un nuovo Eros di un nuovo mito; la muliebre e leggiadra signora dei sogni, quasi come se ricoprisse lo spazio di uno schermo di un piccolo drive in, si erge sopra un parcheggio di TIR-giocattolo, dove i camionisti, con gli occhi appesi alle sue grazie, restano incantati dalle bellezze della concubina che fa da nobile cartellone pubblicitario. In effetti questa immagine, osservandola bene, più di ogni altra, raccoglie in sé la poetica totale che l’artista ha abbracciato, risolvendo non solo questo ultimo lavoro, che come sempre parte dal riferimento storico a Orson Welles e giunge sino alle musiche per piano da lui stesso composte ed eseguite in una sequenza di suite da concerto. E’ inevitabile che l’Odalisca ci porti all’idea ed alla funzione del mito che nel nostro contemporaneo ha sempre due facce e due sfumature, che lo rendono occasione di numerosi prestiti e interpretazioni. […] in effetti, nell’immagine di Volpi ciò che risulta schermo, copia, si autodenuncia nella sua sinistrità e nel suo essere piacevolmente copia, nella sua elogiata conquista del territorio dell’emulazione. Tutta la poetica dello schermo, e qui lo schermo rimanda quasi ad un universo cognitivo a forma di specchio, sovviene pressappoco al gioco riflettente della sua specularità post-pop. Dicevo dello schermo-specchio, per ripetere che esso si carica di ombre che lo stesso Volpi definisce teatrino di “stonati”, scontri-confronti di uomini finti che tentano di parlarci di uomini veri. Ma dove sono infine gli uomini? Volpi, da quando lo conosco, ed ormai saranno quindici anni, dopo la sua breve ma intensa esperienza pittorica conclusasi tra il versante della metafisica, dell’architettura disegnata e dell’assurd-reale, ha sempre usato dei sembianti che si aggiravano nello spazio fotografico sotto allo schermo, degli umanoidi che osavano riflettere il post-umano o più semplicemente la sparizione dell’uomo, senza lo stridore stilistico della performance o del diletto pulp ammiccante. […] Gabriele Perretta
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mariotolvo62 · 7 months ago
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Le Conseguenze Dell'Amore il film di Paolo Sorrentino (2004) ancora vivi...
Si chiama Titta Di Girolamo e da lungo tempo abita in un albergo svizzero. senza un perchÉ apparente consuma la propria esistenza tra una camera e il bar, tra il ristorante e il salotto dove si gioca a carte. Regolarmente riceve una valigia, e intorno a quella valigia si condensano tutti i misteri, mostruosi e inquietanti, che lo riguardano. Un giorno Titta Di Girolamo rivolge la parola a una fanciulla, Sofia, e da quel momento il precario equilibrio del suo mondo oscuro va in frantumi. «L’abitudine alla vita non è un buon motivo per vivere», diceva Jean-Claude Izzo. Al di là dei risvolti noir del film, dell’esigenza di un colpo di scena esplicativo che forse non è poi così importante, Le conseguenze dell’amore lavora su questo. Sull’abitudine, il vuoto, la mancanza di senso dei gesti e dei pensieri di un individuo alla deriva. Calato in una dimensione squisitamente metafisica, allora, quello di Sorrentino diventa un grande film. Non importa, cioè, che “dietro” ci sia una storia di mafia, e che la fine di Titta rimandi simbolicamente alla sua ormai appurata “imbalsamazione” (pietrificato di fronte a tutto, alla vita come alla morte). In fondo il senso del film è già nel suo essere così sospeso, “svuotato”, liquido. Non a caso, Sorrentino attraverso i vetri e il direttore della fotografia Luca Bigazzi attraverso i filtri, ci fanno assistere alla tragedia del protagonista come fosse in un acquario. E con curiosa simmetria, rispetto al suo precedente film L’uomo in più, nel quale un destino si raddoppiava, il regista (anche sceneggiatore) questa volta dimezza, sminuzza, finché Titta non diventa l’uomo in meno, l’elemento mancante. Lo scandalo filosofico, quindi, è il momento in cui si sospetta che potrebbe mancare a qualcuno (a Sofia?). Allora sì che l’universo crolla, e quell’uomo che prima non c’era, finalmente c’è. Toni Servillo, un Titta straordinario, riempie la scena ma non la ingombra mai, proprio perché sopra, sotto, dentro e intorno a lui pulsa il vuoto liquido dell’acquario. Ma sono da brivido anche i due personaggi secondari, Angela Goodwin e Raffele Pisu, che si trascinano dietro un senso di decadenza e di “orgogliosa” solitudine che appartiene da sempre agli uomini e alle donne della letteratura lacustre, da Piero Chiara in giù. 
 Recensione tratta da FilmTv.it
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claudiotrezzani · 8 months ago
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Un titolo di giornale.
Un verso di poesia.
Non oltre.
Condensare, ed insomma.
Qui, condensare in "anche luce viaggia lì".
Sono tentato di fermarmi qui.
Perché non condensare nuoce gravemente alla densità.
E' come diluire, annacquare, il proseguire, qui.
Ed invece:
"anche luce viaggia lì", qui, pare a me sufficiente - per la potente fotografia di Benaissa Llyes - a veicolare emozioni e pensieri sull'immagine a corredo di questo brano.
Ma toccami argomentare, qui.
Ed allora:
anche la luce viaggia sulla strada, lì.
Già sa di metafisica, quella strada.
La gioia percettiva della sfocatura selettiva.
È sospesa, la strada, così.
E sensuale, per andamento, timbro, grafia.
La luce ne approfitta.
Suoi raggi s'inclinano come curva piega.
Salgono sul carro, loro.
Quel carro che non passerà.
Non serve il carro, a Benaissa.
Basta l'intenzione, l'indizio di percorrimento, a Benaissa.
Immaginiamola, quella luce in movimento.
Terrestre stella che via via illuminerà ulteriori tratti, a sinistra.
Ma oltre al carro, non serve neppure il movimento, qui.
Perché Benaissa ha mirabilmente saputo condensare - lui sì, davvero - un universo in un fotogramma.
Lettera, astrazione, dinamica, stasi.
In una parola, sintesi.
E' così, in Fotografia, quando l'esito è alto.
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Claudio Trezzani
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arteandcuisine · 1 year ago
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Il surrealismo fotografico di Carlo Ferrara
In questo episodio Carlo Ferrara racconta la sua fotografia a Ilaria Berenice che lo intervista per il podcast di Arte and Cuisine
Carlo Ferrara è un fotografo di Serravalle Scrivia, AL che da giugno espone le sue fotografie nel progetto della mostra collettiva fotografica “La Metafisica del Bianco e Nero” al Forte di Gavi, AL. In questo episodio racconta la sua fotografia a Ilaria Berenice che lo intervista per il podcast di Arte and Cuisine “Storie e Personaggi“. Continue reading Untitled
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lageografiadellenuvole · 3 years ago
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LE NUVOLE DELLA PORTA ACCANTO #settembre #metafisica #fotografia #segnievidenti #dodicilettere #marketingterritoriale #bassareggiana #lageografiadellenuvole #latorredellacquedotto #marketingterritoriale #vivoreggioemilia #realtá #allospecchio #area #brulla #nella #selva #cittadina (presso Guastalla, Italy) https://www.instagram.com/p/CUDEL_vIp5N/?utm_medium=tumblr
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lasonambulablog · 2 years ago
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No puedes dejar de leer #MujerMedicina. Una #novela llena de #amor #sación y #magia que te hará conectar con tu memoria ancestral y encontrar el #hilorojo 🙏🙏 Gracias a @olgaparress01 por la #fotografia 📚📚📚 Si quieres tú ejemplar firmado escríbeme por DM 💜💜💜 También en venta en @editorialmultiverso #Amazon y #CasadelLibro @sitegustadilo . #lasonambula #libro #novela #metafisica #mujer #escritora #literatura #cultura #poder #booktagramer #book #vida #booktag #bookadict #insta #escritoresdeinstagram #elche #escritoresdeelche #leeresvivir #culturainquieta (en Elche) https://www.instagram.com/p/Cg1YGl0D0qU/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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brunellafratini · 7 years ago
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Pianella, Abruzzo, Italy  ©2014
kodak film 
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bananartista · 5 years ago
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Avrei voluto fotografarti Ma non c'eri
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fotoecitazioni · 1 year ago
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Il tempo della vita "Nessuno ti restituirà gli anni, nessuno ti ridarà di nuovo te stesso: il tempo della vita se ne andrà per la via per cui si è incamminato e non richiamerà indietro o arresterà il suo procedere" (Seneca)
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“Sono stato espulso dal college per aver copiato ai miei esami di metafisica, avevo sbirciato nell’anima del mio vicino.” Woody Allen . . . . #metafisica #giorgiodechirico #torino #nikon #nikond3400 #fiume #streetphotography #fotografia #fotografiaartistica #art #arte #artecontemporanea #picoftheday @il_fotografo_magazine @enkster__ @streets_storytelling @streetphotographyinternational (presso Turin, Italy) https://www.instagram.com/p/BwAY0gngZAj/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=2bkkba4ed7ma
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pangeanews · 4 years ago
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“Vorrei che si dicesse alla gente, con brutalità o con dolcezza parimenti violenta, ricordati che hai un’anima e che un’anima può tutto”. Cristina Campo, un’intervista
Tra i reperti della Radiotelevisione Svizzera c’è un documento straordinario, pubblicato nel 1977. Si tratta di un colloquio tra Cristina Campo e Olga Amman, “etnologa, viaggiatrice e documentarista” (vedi qui), realizzato a Nervi, alcuni mesi prima della sua morte, accaduta il 10 gennaio 1977, a Roma. La Campo non era solita rilasciare interviste: con la Amman fece una eccezione, “accettò forse perché anch’io come lei ero convinta che le cose del mondo visibile sono meno numerose di quelle del mondo invisibile”. Il dialogo si può ascoltare integralmente qui; ne ho estrapolato, per punti, alcune parti, in lettura, lo spartito di un’anima rara. “Io traverso uno strano periodo, un poco sonnambolico, interrotto da momenti di acutissima veglia. Le chiavi continuano ad aprire porte inattese… Io non sono così innocente da penetrare in quei territori come Alice nello specchio – mi rendo conto che si può scoprire all’improvviso di trovarsi in foreste di orsi e di serpenti”, scrive la Campo, il 21 gennaio 1975, a ‘Mita’. Vigile nella solitudine, la Campo abita un doppio romitorio: fisico – ha rari contatti con il mondo – e metafisico – s’è scavata un monastero nel cuore, dove il volto è scatto di fiamma. La sua voce, allo stesso modo, è distante, da un regno blu, scandito da un tempo misurabile in candele, e viva, piena, pronta, qui, in salotto – la Campo è allo stesso modo monda e mondana, ha l’attenzione di chi è nudo e morde. Appena dopo la morte, nel numero di gennaio-marzo 1977 di “Conoscenza religiosa”, sono pubbliche le sue traduzioni da Efrem Siro, il grande poeta e sapiente della Chiesa vissuto nel IV secolo. È poema che brucia, trapunto di luce, un inno alla luce – “Se si congiunge a una fonte di luce/ l’occhio diviene luce/ sfavilla di quella luce/ si fa glorioso di quello splendore” – che infine acceca, fino a rendere visibile solo ciò che non si vede.
***
Chi è Cristina Campo? “Ma scusi, ma a chi importa?… c’è pure quel matto che strisciava per terra un grosso zoccolo dicendo, ‘lo consumerò questo pazzo mondo’… sono un po’ perplessa di questa generosità, del loro tempo, eccetera, mi affido a lei, non so cosa dire… Spero bene di non saper mai parlare di me…”.
Lo pseudonimo. “Il mio è uno pseudonimo… mi ricorda una persona saggia e antica che diceva: non dir mai il tuo vero nome, non dir mai la tua data di nascita e non regalare mai una tua fotografia… Da bambini si giocava a darsi dei nomi, avevo 15 anni e giocavo con una mia dolcissima amica che morì sotto la prima bomba che cadde su Firenze. Da allora questo nome dato per gioco mi diventò più caro del mio, e questo è tutto”.
Il gioco delle maschere. “Considero Cristina Campo talmente poco importante che non mi pesa affatto… Cristina Campo è un personaggio a cui non penso mai, che bellezza, lei resta fuori…”.
“Ha scritto poco e le piacerebbe aver scritto meno”. “La parola per me è una cosa terribile, è un filo scoperto, elettrico… con il verbo non si scherza… Possiamo fare un male terribile, dire immense sciocchezze di cui ci pentiremo dieci anni dopo. Possiamo educare, formare anime ancora tenere con una sicurezza bersagliera che dopo alcuni anni rimpiangeremo. Ho sempre avuto una gran paura della parola: ho scritto molte cose che non ho pubblicato e non me ne importa nulla. Domani, se stessi per morire, ne butterei nel fuoco molte. ‘Di ogni parola inutile sarà chiesto conto’, dice la Scrittura”.
Cosa le importa? “La poesia mi importa molto. Qualcosa che mi importa più della poesia è la fonte della poesia. La poesia non ha senso se non nasce da una fonte metafisica, invisibile, come nelle fiabe. Queste sono le due cose che contano”.
Credere nell’invisibile. “Credo pochissimo al visibile, credo molto all’invisibile ed è forse la cosa che mi interessa di più”.
Fare cose proibite. “Sto facendo cose proibite, che ora sono diventate pericolose… Mi sono messa a studiare un po’ per noia del pluralismo nostrano, le liturgie non nostre, rimaste se stesse, ed è un mondo inimmaginabilmente bello e importante: mi sono accorta che non solo tutta l’arte ma anche le fiabe vengono da lì… Le due liturgie che più mi hanno impressionato sono l’etiopica e la bizantino-slava, e poi altre, una bellissima, caldaica, dove sentiamo le parole di Cristo come le ha dette”.
Il Padre Nostro è una poesia. “Il Padre nostro è una poesia. La prima parte, che si svolge tra uomo e Dio, sui desideri a lode di Dio, è rimata; la seconda parte, quando si scende a chiedere il pane quotidiano, è una prosa ritmica, cala, richiama con risonanze la prima parte, è un capolavoro straordinario… Gli strumenti poi sono bellissimi: gli armeni hanno cembali e gong, gli etiopici hanno i tamburi e i sistri, sono meravigliosi. Ciò che avevamo una volta e che abbiamo gettato via, per ragioni certamente sublimi ma che io non afferro, sono conservati lì per aprire i cinque sensi, che diventano cinque porte per far entrare l’invisibile. I profumi di una chiesa armena non possiamo immaginarceli: il profumo del miron, il crisma dove hanno bollito per tre giorni e tre notti cinquantasette aromi diversi alla lettura continua del Vangelo in un fuoco scaturito da icone e alimentato dal vescovo è qualcosa di indicibile”.
Sulle domande capitali: Chi sei? Che senso ha il mondo? “Non esco mai dalla minore età, spero sempre vanamente, perciò queste domande non le so immaginare, non posso pormi nel cervello dell’Essere, come faccio? Non mi sono mai posta il problema perché si vive? Per me un miracolo… Avere visto una lucertola che prendeva la buccia di una pera, stando sopra il mio piede, e la portava alla femmina, come un dono, mentre il sole tramontava. Ecco, che bello essere creati… o che cosa spaventosa in altri momenti. La domanda urgentissima, piuttosto, è: perché sei qui e cosa devi fare? A quella domanda quasi sempre rispondo ‘per scrivere’, con enorme presunzione. Testimoniare la bellezza, ecco, mi sembra una risposta. E poi amare alcune persone, potendo moltissime, tutto e tutti, ma è difficile”.
La civiltà occidentale. “Questa non mi sembra più una civiltà, non ha più niente dei caratteri di una civiltà. La civiltà si trasmette con amore, questa è una cosa che si distrugge con furore”.
Lavorare su se stessi, il “collettivo” non esiste. “Non credo in niente di collettivo, ognuno deve lavorare su se stesso. Ognuno irradia, collettivamente non si può far niente. Esistono uomini ‘realizzati’: questi uomini entrano e tutto va a posto. Io non ho fiducia in niente, ma ho incontrato persone mature, diciamo così, che hanno capito tutto, basta, chiuso, un 5 o 6 uomini e 7 o 8 donne, che è un numero stragrande per chi vive sola, come me, che non frequento un mondo. Vuol dire che ce n’è di questi uomini. Ho viaggiato poco, li ho conosciuti questi uomini e so che se si potesse permettere a questa gente di avere in mano la ferula, potrebbero scaturire dei miracoli”.
Ricordati che hai un’anima. “Vorrei che si dicesse costantemente alla gente, con brutalità o con dolcezza parimenti violenta, come faceva Cristo, ‘ricordati che hai un’anima e che un’anima può tutto’”.
L'articolo “Vorrei che si dicesse alla gente, con brutalità o con dolcezza parimenti violenta, ricordati che hai un’anima e che un’anima può tutto”. Cristina Campo, un’intervista proviene da Pangea.
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istantidigitali · 5 years ago
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Augusto De Luca, (Napoli, 1 luglio 1955) è un fotografo e performer.
Ha ritratto molti personaggi celebri. Studi classici, laureato in giurisprudenza.
E’ diventato fotografo professionista nella metà degli anni ’70.
Si è dedicato alla fotografia tradizionale e alla sperimentazione utilizzando diversi materiali fotografici .
Il suo stile è caratterizzato da un’attenzione particolare per le inquadrature e per le minime unità espressive dell’oggetto inquadrato.
Immagini di netto realismo sono affiancate da altre nelle quali forme e segni correlandosi ricordano la lezione della metafisica.
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