#fotografia di eventi
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arteeofficial · 2 years ago
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‘O figlio ‘e chi nun tene niente il nuovo Album di Alessandro Giannini
‘O figlio ‘e chi nun tene niente il nuovo Album di Alessandro Giannini
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pier-carlo-universe · 3 days ago
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Tre Regioni e una giornata culturale volta a raccontare del Presepe Vivente di Masone. L'arte intreccia l'arte a 360°
Ieri le fondatrici del progetto educativo Diario di bordo Puglia-Liguria, la poetessa Mariangela Ottonello e l'educatrice Cristina Pipoli, ieri inviata speciale di Alessandria today, sono riuscite a unire tre Regioni:Liguria, Puglia, Piemonte per sensibil
Ieri le fondatrici del progetto educativo Diario di bordo Puglia-Liguria, la poetessa Mariangela Ottonello e l’educatrice Cristina Pipoli, ieri inviata speciale di Alessandria today, sono riuscite a unire tre Regioni:Liguria, Puglia, Piemonte per sensibilizzare al massimo il Presepe Vivente di Masone (il borgo ligure).Cristina osservatrice attenta, educatrice professionale ma anche viaggiatrice…
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giovanni-miele-photographer · 6 months ago
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MAREDAMARE: Guida per il Fotografo Professionista
MAREDAMARE è l’evento dedicato al beachwear che nessun fotografo professionista o foto amatore dovrebbe perdere. Ogni anno, designer e marchi di moda portano le loro ultime collezioni, offrendo un’opportunità unica per chi ama immortalare la bellezza e la creatività nel settore. Se sei un fotografo professionista, questo è il tuo campo di gioco ideale: sfilate, sessioni fotografiche e incontri…
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fashionbooksmilano · 2 months ago
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Costume Balls
Dressing up history 1870-19927
Edited by Cynthia Cooper, Photographs by Laura Dumitriu
5Continents, Milano 2024, 288 pages, 246 colour and black-and-white illustrations, Hardback, 25,4x 34,3cm, ISBN: 979-12-5460-071-9
euro 50,00
email if you want to buy [email protected]
A century and a half ago, extravagant costume balls and skating carnivals were the pinnacle of society’s entertainment, bringing forth a kaleidoscopic array of characters, most drawn from history. The opportunity to reimagine oneself as a noble hero or heroine from the past was no less than the chance of a lifetime. Participants acquired extravagant costumes and flocked to the photographer’s studio, as attested by the sheer abundance of mementos of these occasions in the McCord Stewart Museum’s collections. The book is intended to accompany the exhibition “Costume Balls: Dressing Up History, 1870-1927” at the McCord Stewart Museum. Montreal. A lead essay presents an overall view of the fancy dress phenomenon, and the major events in Canada with their colonial underpinnings. Other essays look in turn at the commemoration of these balls in art, photography, and publications, a decolonizing perspective on the representation of Indigenous and other marginalized peoples in fancy dress, and the ephemeral nature of the extant objects. A section consists of detailed profiles of astounding garments, with several images to show views of each that cannot be seen in the exhibition: interior construction and labels, closeup views of textiles and materials, and comparisons of archival photographs of ball guests in costume. The book is the first historical fashion publication to explore fancy dress in such detail. Exhibition : McCord Stewart Museum, Montreal, November 14, 2024-August 17,2025
Un secolo e mezzo fa i balli in costume e i carnevali sui pattini erano l’apice dell’intrattenimento sociale. Erano un’occasione per trasformarsi in personaggi storici, nobili eroi o eroine del passato, e rappresentavano un’esperienza indimenticabile. I partecipanti sfoggiavano costumi stravaganti e immortalavano il loro splendore negli studi fotografici, lasciandoci un’abbondanza di ricordi conservati oggi nelle collezioni del McCord Stewart Museum. Dietro l’esuberanza di questi eventi si celavano però anche messaggi più profondi, legati al destino coloniale e al futuro imperiale dell’epoca. Il libro accompagna la mostra “Costume Balls. Dressing Up History, 1870-1927” al McCord Stewart Museum di Montreal e offre una panoramica completa del fenomeno dei balli in maschera, sintetizzando le ricerche più recenti e analizzando i principali eventi in Canada e le loro radici coloniali. Altri saggi esplorano la raffigurazione di questi balli nell’arte, nella fotografia e nei libri, offrendo una prospettiva decolonizzante sulla rappresentazione degli indigeni e di altre popolazioni emarginate, e sulla loro natura effimera. Una sezione presenta profili dettagliati di abiti straordinari, con immagini che ne mostrano aspetti non visibili in mostra: la costruzione interna, le etichette, dettagli ravvicinati di tessuti e materiali, e confronti con fotografie d’archivio degli invitati ai balli. Un libro unico nel suo genere, che offre una visione completa e affascinante di un periodo storico ricco di fantasia e teatralità.
02/11/24
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francescacammisa1 · 9 months ago
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I ricordi li costruiamo noi. Prendiamo dalla nostra vita eventi importanti, col tempo li spogliamo di alcuni orpelli e li arricchiamo di altri che ci fanno comodo, dettagli che aiutano a sottolineare un determinato sentimento che vogliamo enfatizzare. Se il ricordo è bello, è probabile che lo descriveremo riportando sensazioni che in quel momento magari non abbiamo neanche provato: sono suggestioni successive, che rafforzano l'amore, la gioia, la passione. Il ricordo negativo, al contrario, viene rivalutato. Rimane l'evento avverso, ma stranamente non appare cosí ostile come lo è stato all'epoca. Una storia d'amore tossica e imbevuta di liti furiose verrà ricordata come quella di una coppia che non andava troppo d'accordo, e il relativo malessere verrà accantonato in nome di un revisionismo che alleggerisce il dramma. Il dolore di un lutto percorre il sistema linfatico del nostro corpo per sempre, ma pensare a chi si è perso dopo che la vita ha ripreso il sopravvento genera solo un triste sorriso di commozione.
Tutto passa e viene riscritto dalla nostra mente, che ripulisce di inutili elementi l'essenza della memoria.
Paolo Genovese - Il rumore delle cose nuove
Antonio Mora Artist
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carmenvicinanza · 7 months ago
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Hannah Höch
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Hannah Höch è stata l’artista che ha dato voce e immagine alla critica sociale e femminista durante la Repubblica di Weimar.
Pioniera del fotomontaggio e della tecnica del collage, ha sperimentato stili e correnti artistiche diverse.
I suoi fotomontaggi, a differenza di quelli dei surrealisti, che mantenevano un aspetto reale, grazie alla continuità di scala o di colore, erano estremamente frammentari, per lo più di proporzioni e colori diversi, e minavano costantemente la percezione iniziale di chi li guardava, rappresentarono l’estetica della liberazione, della rivoluzione, della protesta.
Ha fatto parte del gruppo Dada di Berlino, sebbene spesso sia stata lasciata in secondo piano dalla critica e dalla ricostruzione storica del movimento.
La sua vasta produzione artistica si è dipanata dalla Prima Guerra Mondiale fino agli anni Settanta del Novecento.
Attraverso l’utilizzo di diverse tecniche, ha attraversato una varietà di temi, come il militarismo, l’industrializzazione e la tecnologia, le relazioni di genere, l’etnografia, decostruendo le immagini e gli stereotipi femminili ed esplorando le contraddittorie rappresentazioni della donna nuova diffuse nei mass media.
Hannah Hoch è il nome d’arte di Anna Therese Johanne Höch, nata il primo novembre 1889 a Gotha, in Germania. Cresciuta in una famiglia della media borghesia, l’amore per l’arte le era stato trasmesso dalla madre, pittrice per diletto. Dopo aver abbandonato gli studi per accudire la sorella minore e aver lavorato per un anno nell’ufficio di assicurazioni del padre, nel 1912, si è trasferita a Berlino per frequentare la scuola di arti applicate di Charlottenburg, dove ha studiato lavorazione del vetro e design artistico del libro, con una pausa forzata durante la guerra, quando si è impegnata con la Croce Rossa
Nel 1915 ha cominciato una relazione con l’artista Raoul Hausmann che l’aveva introdotta nell’ambiente culturale berlinese. Una storia d’amore  turbolenta e conflittuale durata sette anni mentre l’uomo aveva moglie e figli. A lui, nel 1920, aveva dedicato “una breve storia caustica” intitolata Der Maler (Il pittore), in cui prendeva di mira il sessismo alla base del radicalismo dada e l’atteggiamento del compagno, da lei ritenuto ipocrita nei confronti dell’emancipazione femminile.
Mentre era iniziato il suo coinvolgimento col gruppo Dada, lavorava presso l’editore di riviste illustrate Ullstein come designer di modelli per tessuti ricamati e in pizzo, pubblicati in libri o riviste femminili di moda, utilizzando spesso come base ritagli di giornali. Le tecniche apprese da questa esperienza saranno utilizzate in diverse opere satiriche e politiche successive.
Agli inizi della sua carriera ha utilizzato la pittura, senza mai disdegnare la sperimentazione con vari materiali. Dal 1918 cominciarono a circolare i suoi primi fotomontaggi, la forma di espressione che l’ha resa famosa e che ha maggiormente connotato la sua carriera artistica. 
L’inizio della sua partecipazione pubblica agli eventi dada è databile nel 1919, quando ha partecipato alla prima mostra collettiva nello studio del mercante d’arte ed editore Israel Ber Neumann, in cui ha esposto alcuni acquerelli astratti e nella serata di chiusura, ha suonato con coperchi di pentole un’antisinfonia composta da Golyscheff.
Dagli anni Venti, si è dedicata ai fotomontaggi che combinavano immagini di pubblicazioni popolari, tecniche di collage, pittura e fotografia. Un tripudio di immagini sovrapposte così diverse che, spesso, apparivano caotiche e impossibili da analizzare. Un’estetica perfetta per un’artista interessata al rumore senza senso della vita moderna.
Ha presentato nove opere alla prima Fiera Internazionale Dada del 1920.
Sebbene il movimento avesse un profilo anarchico e anti-conformista, era composto principalmente da uomini, e la figura di una donna costituiva un’eccezione al suo interno. Per questo motivo, ha proclamato a gran voce la propria emancipazione dalla figura maschile.
Mettendo in discussione l’idea di bellezza femminile, ha fatto emergere temi legati al genere e al ruolo della donna nella società, ponendo al centro del suo lavoro la costruzione dell’identità. I suoi montaggi offrono visioni caleidoscopiche della cultura tedesca tra le due guerre, da una prospettiva femminista e spiccatamente queer.
Ha evidenziato un mondo frammentato, sconvolto da guerre e crisi economiche.
La sua prima mostra personale si è tenuta nel 1929 a l’Aia, dove si era trasferita per stare vicino alla sua compagna, la scrittrice olandese Til Brugman.
Quando i nazisti salirono al potere all’inizio degli anni trenta, al contrario di molti colleghi, decise di non lasciare il paese, nonostante fosse invisa per la sua libertà sessuale e la provocazione delle sue opere. Il governo considerava il suo lavoro “degenerato” e il suo nome comparve fra gli artisti del Novembergruppe dichiarati “bolscevichi culturali”.
Quando venne cancellata la sua mostra, prevista a Dessau nel maggio 1932, perché i nazisti imposero la chiusura della sede Bauhaus in cui doveva svolgersi, decise di di trasferirsi fuori Berlino, come disse, per “sprofondare nell’oblio” viaggiando spesso col marito Heinz Kurt Matthies, sposato nel 1938 che l’aveva lasciata, qualche anno dopo, per mettersi con una sua amica.
Nella sua produzione dal 1933 al 1945 si affermarono i temi della natura e del paesaggio, mentre diventarono sempre meno presenti le figure umane, disegnate come sagome, maschere teatrali o apparizioni; l’intento era principalmente quello di poter trovare degli acquirenti e di evitare censure politiche, tuttavia, questa nuova prospettiva le aveva aperto la via verso nuove forme di sperimentazione, anche nei fotomontaggi.
Nel 1946 ha preso parte a un’esposizione sostenuta dagli artisti surrealisti a Berlino e promosso la mostra Fotomontaggio da Dada a oggi. Due anni dopo ha partecipato a una mostra al MoMA di New York. In questo periodo  ha collaborato alla rivista antifascista di letteratura, arte e satira Ulenspiegel, dove pubblicava acquerelli e diversi fotomontaggi, fra cui Stivali delle sette leghe, del 1934.
Nel 1949, a Berlino, si è tenuta la sua prima personale del dopoguerra, dal titolo Hannah Höch und Dada, ma ha continuato a esporre, principalmente all’estero.
Dopo il lancio dello Sputnik, la prima capsula spaziale in orbita intorno alla terra, è iniziato il suo interesse per l’esplorazione spaziale, di cui ha scritto ampiamente nei suoi diari e, dieci anni dopo, ha realizzato un collage dedicato allo sbarco sulla luna, Dedicato agli uomini che conquistarono la luna, 1969, nel quale era assente la critica alla tecnologia che aveva caratterizzato la sua produzione degli anni venti.
Nel 1964, in onore del suo settantacinquesimo compleanno, si è svolta, alla Galerie Nierendorf di Berlino, un’ampia retrospettiva, seguita negli anni settanta da altre importanti mostre realizzate a Parigi, Berlino e New York.
Le sue opere sono state esposte anche alla famosa mostra Women Artists: 1550-1950 realizzata nel 1977 al Museo d’arte di Los Angeles.
Ha lasciato la terra il 31 maggio 1978 a Berlino all’età di 88 anni.
Hannah Höch ha messo l’accento sul complicato rapporto tra arte e politica, la sua ferrea volontà l’ha portata a emergere in un contesto che escludeva le donne e le loro voci, è una figura che merita di essere ricordata.
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harveyphotography · 11 months ago
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La strada rappresenta il palcoscenico naturale di migliaia di storie che ogni giorno nascono, si susseguono, si rinnovano. Fare “fotografia di strada” significa cercare di utilizzare lo strumento fotografico per immortalare questi piccoli eventi quotidiani, cercare di scorgere e catturare immagini rubate al quotidiano delle città.
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moonyvali · 2 years ago
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"Le varie "giornate della memoria", "giornate del ricordo", ecc. rappresentano un ossimoro vivente.
Niente aiuta meglio a rimuovere la memoria storica, la comprensione e consapevolezza degli eventi, di queste celebrazioni sceneggiate, della loro retorica stantia, della loro rigida ripetitività.
La memoria storica che viene così promossa è solo una raffinata forma di cancellazione.
Perché?
Semplice, perché queste rievocazioni funzionano con una doppia clausola:
1) in primo luogo rievocano un evento nella sua interpretazione e apparenza convenzionale, come se possedessimo una fotografia esatta degli eventi del passato; così ci si può crogiolare nell'idea che non si ripresenteranno più; e ciò è serenamente sempre vero: la storia non si ripete mai identica, e se vi aspettate fez e camice brune dovete aspettare una rievocazione in costume.
2) in secondo luogo hanno la funzione di autoassoluzione anticipata rispetto a qualunque porcheria si sia fatta, o si intenda fare; infatti condannando un male passato ci si compra una confortevole certificazione di essere dalla parte del bene.
Queste grandi recite pubbliche servono dunque a chi detiene il potere per autoattribuirsi una patente di civiltà eliminando al tempo stesso tutte le riflessioni critiche, tutte gli approfondimenti di ciò che fu, e tutte le imbarazzanti analogie che una reale coscienza storica del male passato potrebbe tirare con il presente.
Così, di dissimulazione in dissimulazione, di copertura in copertura, si arriva ad esercitare la censura nel nome della "buona informazione", a esercitare la discriminazione nel nome della preservazione della "salute pubblica", ad alimentare la guerra nel nome della pace, a sostenere l'odio per intere nazioni nel nome della propria "superiorità civile", insomma a mettere in campo (quasi) lo stesso apparato, (quasi) le stesse dinamiche, con (quasi) gli stessi argomenti del "male assoluto" che si sta condannando.
E ci si accoccola fieri nello spazio di quei "quasi".
Mancando completamente di comprensione storica, questi personaggi immaginano che i protagonisti del "male assoluto" avessero piena coscienza di esserlo, girassero, per così dire, con un timbrino di malvagità sulla fronte e, come tutti i malvagi hollywoodiani, fossero orgogliosi di esserlo, scatenandosi in risate sataniche a beneficio di telecamera.
Gli manca quella elementare comprensione di ogni movimento storico di massa per cui chi lo cavalcava aveva sempre inizialmente ragioni che credeva invincibili, ed era certissimo di essere dalla parte giusta della storia. Proprio come loro."
Andrea Zhok.
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gimiplay · 2 years ago
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La suggestiva platea del Teatro Comunale Maria Caniglia di Sulmona. . #sulmona #fotografia #teatro #platea #architettura #abruzzo #photography #theatre #architecture #italy #photo #art #pubblico #foto #italia #spettacolo #design #photooftheday #arte #istagram #applausi #archilovers #vallepeligna #photographer #travel #volgoabruzzo #musica #picoftheday #performance #giannimicheli (presso Teatro Maria Caniglia Eventi) https://www.instagram.com/p/ComWN9Hgi9h/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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rosateparole · 1 year ago
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Dal momento in cui i partigiani attraversarono la città sotto gli archi verdi di alloro, l’euforia slava coprì la cenere su cui avremmo camminato per sempre mangiando umiliazione come alimento. Gli italiani queste cose le intuivano, le coscienze stordite e attraversate da eventi dei quali a molti sfuggiva la portata generale. Probabilmente coglievano certe cose e certe altre forse non riuscivano a coglierle, magari vedevano la fotografia che stava dentro la cornice ma non colui che stava dietro la macchina fotografica. Soprattutto i comunisti. Oh i comunisti: Gesù mio, molti comunisti italiani avevano fatto con loro la lotta partigiana nei boschi e ora marciavano con gli slavi – la testa piena delle loro grandi idee romantiche –, cantavano in coro gli inni della rivoluzione con grandi schitarrate, abbaiavano contro i borghesi italiani con incredibile disprezzo, come se fossero stati degli assassini, come se l’intera popolazione fosse composta da idioti che certe cose se le potevano bere solo così e a tutti i crocicchi, fra quelle rovine che sembravano un errore, un’illusione ottica, in tutti i blocchi stradali non la smettevano un momento di abbaiare contro il marcio mondo capitalista e la borghesia italiana traditrice, che loro chiamavano reakcija. Il nome di Tito, in cui rumoreggiavano le correnti della storia, appariva nelle grondanti scritte catramose, si attaccava alle facciate delle case, vibrava nell’aria simile a una parola magica, urlava al cielo così potente che i fringuelli sugli alberi ai Giardini cadevano storditi a terra. Una gran folla proletaria acclamava immaginando le immagini della mente e non quelle degli occhi, preferiva vedere quello che le facevano credere, anziché credere semplicemente solo a quello che vedeva. La gente dalle nostre parti è sempre stata un po’ fiapa, candida, e anche credulona. E come non credere a quella cosmesi ingannevole, a quello specchietto per allodole che inneggiava insieme alla disgregazione e all’unione italo-slava, all’unità e alla fratellanza, all’uguaglianza, all’uomo e al suo buon cuore, alla sua vocazione morale, allo scopo della società e al suo miglioramento, volto all’interesse delle masse... Oh, tutto sarebbe cambiato, tutto, tutto. Tutto quello che sembrava la fine non era altro che un inizio. Grande era il compito al quale si erano accinti. Bisognava rassegnarsi al sacrificio persuadendosi che le sofferenze consentivano il raggiungimento di un qualche scopo remoto ma nobile, il comunismo, dove tutti sarebbero stati uguali. Un sacco di parole, parole tutte zucchero e miele. Era la speranza, era l’utopia. Le menti brulicavano di interrogativi ai quali non si poteva rispondere. Gli inesperti e i goffi non sapevano cosa fare, né chi ascoltare. E se davvero tutto fosse di tutti? E firmavano i manifesti contro la proprietà privata, mentre la reakcija faceva fagotto.
Anna Maria Mori & Nelida Milani, Bora. Istria, il vento dell’esilio
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pier-carlo-universe · 7 days ago
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Musei aperti ad Alessandria: le proposte culturali per le festività natalizie.Esposizioni uniche e storia per un Natale all'insegna della cultura
Durante le festività natalizie, Alessandria si prepara ad accogliere visitatori e appassionati d’arte con l’apertura straordinaria dei suoi musei civici.
Durante le festività natalizie, Alessandria si prepara ad accogliere visitatori e appassionati d’arte con l’apertura straordinaria dei suoi musei civici. L’iniziativa, promossa dall’Azienda Costruire Insieme, offre un viaggio tra mostre fotografiche, esposizioni storiche e collezioni scientifiche. Sale d’Arte: l’universo fotografico di Vittore Fossati. Le Sale d’Arte, in via Machiavelli 13,…
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francescacammisa1 · 5 months ago
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È decisivo il punto di ritorno, quello in cui le cose possono ancora essere governate, siamo ancora noi a decidere la Storia e non viceversa. È instabile quanto, sulla retta degli eventi, il punto successivo, quello di non ritorno. Soltanto che lì (a quel punto, bisognerebbe dire) non c'è più niente da fare, si può soltanto subire. Al punto di ritorno, invece, è ancora possibile svoltare, o tornare indietro, perfino all’inizio.
Gabriele Romagnoli – La prima cosa bella
Ph René Maltête
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enkeynetwork · 24 days ago
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agrpress-blog · 27 days ago
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Fotografare il Santo Padre. Il racconto di un fotografo in Vaticano La fotografia ha la stessa funzione del... #bergoglio #comunicazione #fotografia #papafrancesco #piazzasanpietro #udienzagenerale https://agrpress.it/fotografare-il-santo-padre-il-racconto-di-un-fotografo-in-vaticano/?feed_id=8365&_unique_id=6749f64cd0e35
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lamilanomagazine · 1 month ago
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Brescia, settimana ricca di eventi al Mo.Ca: arte, teatro e creatività. Il mese di novembre Mo.Ca - Centro per le Nuove Culture continua ad essere arricchito dall’ampia programmazione di Wonderland Festival organizzato da Idra Teatro. Oltre al focus performativo teatrale, continuano a susseguirsi numerosi appuntamenti di mostre d’arte e di fotografia contemporanea, conservando un approccio multidisciplinare e inclusivo.... 🔴 Leggi articolo completo su La Milano ➡️ Read the full article
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Book Fotografici
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