#forse per adesso ho finito con le foto
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Non posso incolpare i gattini della libreria acqua alta di non essersi fatti vedere perché se si presentassero così tante persone a casa mia non mi farei vedere nemmeno io.
#+ il mio ultimo spritz al limoncello tanto amato#è davvero un peccato che in una libreria tu non possa fermarti a vedere i libri perché la fila deve scorrere#forse per adesso ho finito con le foto#visual
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Non so quando si smette di amare
So che a me non è ancora successo
E mi va bene così
Vivo di ricordi, di foto, di video, di suoni, di profumi
Forse un giorno riusciró a dirti addio
Ma non oggi
Oggi chiudo gli occhi e sono con te, ci guardiamo e ridiamo, ti do un bacio sulla guancia mentre fai una smorfia, mi innamoro di più, ho tutto e non me ne rendo conto, poi apro gli occhi e torno alla mia vita.
Nessuno qui è andato avanti,
Ci ho provato, ho creduto di poterlo fare ma non funziona
Ero arrabbiato, ferito, deluso, nervoso, volevo farti capire cosa provavo e quanto stavo male e la sofferenza accumulata l'ho espressa in cattiveria che di certo non ha portato nulla di buono.
Ma io sono ancora qui
Nel mio cuore nessuno ci cancella, nessuno ci sostituisce, nessuno ci entra, perché ci sei già tu
I nostri posti, rimarranno sempre nostri
Il nostro rifugio, il nostro posto preferito, il divano, il mare, la spiaggia,le canzoni dedicate, le playlist, la canzone che stai ascoltando adesso su spotify,i tuoi gusti musicali bellissimi,i dettagli che solo noi notiamo, gli spazzolini, l'albero vicino casa tua, le bottiglie d'acqua aperte da un po', la tua casa da bambina, il teatro, la volta in cui hai sbandato, quella volta in cui ti dissi che è bello parlare con te, la volta in cui hai guidato tu perché io stavo male, il tramonto davanti a te e tu che lo guardi, i contenitori delle creme, i pomelli del mobile della tua stanza, il tuo armadio a giorno, la tua fissa per l'ikea, i tuoi disegni nella mia stanza, gli accendini che mi regalavi, il parco con i cigni in Inghilterra, il giro in camper che non abbiamo mai fatto, la radio della tua macchina, quelle poche volte in motorino, tu che canti nella tua stanza e non vuoi farti sentire da nessuno, I suoni onomatopeici che per fortuna mi porto ancora, la risata che mi hai contagiato, le sigarette smezzate, la nuotata quel ferragosto da una spiaggia all'altra, sotto il ponte, con le maschere, non me la dimenticherò mai.
Non posso scrivere tutto adesso ma almeno il tempo per scrivere di te ci sarà sempre anche se non siamo più insieme.
I nostri modi di comunicare a distanza rimangono sempre nostri, sono l'unica cosa a cui mi aggrappo.
Dopo di te non ho più sentito niente.
Non posso far pagare alle altre la colpa di non essere te.
Così sto solo, ti penso e sono felice.
Ho capito che l'unica strada che mi porterà pace è quella dell'amore, di amarti, di buttare tutto fuori ogni giorno, di consumare quell'amore per te da solo, magari un giorno quando l'amore per te sarà finito ricomincerò davvero.
Ma per fortuna quel giorno non è ancora arrivato.
Magari un giorno ti chiamerò, mi chiamerai, ci scriveremo, ci incontreremo per sbaglio nei vicoli della nostra città, ti vedrò in auto passare dal lato opposto e il tempo si fermerà per un istante
Ci guarderemo negli occhi
Rivivremo tutto
E forse qualcosa succederà
Un sorriso, un saluto, un abbraccio
Poi il tempo riprenderà a scorrere
Perché il tempo non si ferma in realtà
Per questo le cose belle ad un certo punto finiscono
E finiscono anche le cose brutte per fortuna.
Finché sorge il sole e tramonta e noi respiriamo c'è tutta una vita davanti per ritrovarsi.
Ciao trico mi manchi tanto, oggi un po' di più
"Mentre ballano
Si guardano e si scambiano la pelle
..e cominciano a volare"
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Ragazzo interrotto
Dalle mie oppo encobuds (sono povera quindi le AirPods aspetteranno) suonano delicatamente i Cigarettes After Sex.
Vedo le foto di mia cugina, è a Parigi, in vacanza, forse sarà un giro di ricognizione per la sua vita futura, chi lo sa.
Ma lei è felice, lo si vede, ha un bel ragazzo, sorride sempre, è una ragazza a modo, l’unico stravizio che si concede è qualche angelo azzurro da sorseggiare con le amiche.
La differenza la fa la costanza.
E io? Dopo 3 anni in comunità, perché sì, sono finito in una comunità, ho solo capito di essere borderline, quindi di essere incostante quasi per definizione.
Ma così come ho affrontato i traumi della mia adolescenza adesso devo affrontare i DUBBI della mia tardoadolescenza, come? Con la scrittura.
Cari ragazzi sono tornato
Con una marea di cose da dirvi, argomenti di cui parlare, gente che vorrei conoscere, insomma sono tornato più forte che mai.
Adesso dopo anni (minchia ci sono voluti quindici anni per capire che io avessi dei problemi psichiatrici?) sono sotto una terapia “adeguata”? Chi lo sa, forse un’overdose di Valium era proprio quello di cui io avessi bisogno per capire meglio me stesso.
Ma tornando a noi.
Sono un una città vicino il mio natio borgo in libera ripresa dalla tossicodipendenza, anche se poi si è scoperto che tossicodipendenza non era, ma che la mia fosse solamente una problematica psichiatrica.
Sono anni che non scrivo, però molte persone speciali tra di voi mi hanno detto che io gli manco troppo e che magari fosse il caso che mi rimettessi in gioco rispolverando al pubblico le mie problematiche sociali, mentali, i miei sogni, le mie aspirazioni, le mie “frustrazioni”.
Ecco per esempio l’argomento di questo post potrebbero essere proprio le frustrazioni.
La frustrazione per me è sempre stata l’emozione di chi non lotta con le unghie e con i denti al raggiungimento dei propri sogni o desideri, quindi è qualcosa che non mi appartiene minimamente, almeno per ora, almeno in questo punto della mia vita.
Al massimo anziché essere frustrato mi lascio trasportare a tratti da un vago senso di insoddisfazione, poi mi ricordo delle mie capacità, prima fra tutte quella di riuscire a far breccia nel cuore e nelle menti delle persone grazie alle mie parole, alle mie fotografie, ai miei disegni e capisco che più che essere frustrato dovrei essere grato all’universo della mia melanconia, che è una cosa meno violenta della frustrazione, perché è grazie ad essa che riesco ad esprimere il meglio di me.
N.d. A
Melanconia
/me·lan·co·nì·a/
sostantivo femminile
Variante di malinconia, preferita nel linguaggio psichiatrico, per designare uno stato psichico caratterizzato da una alterazione patologica del tono dell'umore, nel senso di un'immotivata tristezza talvolta accompagnata da ansia.
Raga poi tornando all’argomento “crescita” sono arrivato all’alba dei 30, ho iniziato a scrivere su Tumblr che avevo 16 anni, è un’eternità. In più, la mia, è un’età problematica perché capisci che da adulti le cose non le puoi risolvere con un vaffanculo e basta, ci vuole tatto, grazia, saggezza e a volte anche una sana dose di egoismo e di ambiguità
Hey ho detto una “SANA DOSE”.
Il troppo stroppia, se una persona si dà troppo all’egoismo a all’ambiguità diventa qualcosa di obrobrioso, meglio lasciare qualche frase nell’indefinito, nel non detto, anziché sembrare la cugina manipolatrice e sociopatica di Selvaggia Lucarelli.
Comunque, sono borderline.
Con tratti narcisistici e anti-sociali
Una merda in pratica.
Grazie a dio che la mia psicologa mi ha rassicurato che non sono sociopatico perchè diciamo che c’è una netta differenza tra me ed Hannibal Lecter, ma andiamo avanti.
Piano piano sto capendo chi voglio essere, dovrò partire da una super gavetta nel mondo della moda (p.s. in tutto ciò mi sono laureato in Design nonostante le droghe).
Devo riprendere a correre, a scrivere, a disegnare più spesso, aprire un blog con i miei disegni.
Mandare curriculum come se fossero merde di piccione in Piazza San Marco.
Per stasera, come prima scrittura dopo anni direi che possa bastare, la notte porta consiglio, domani magari avrò qualcosa di più interessante da dire.
Un bacio dal vostro
Gay nerd superstar / ragazzo interrotto
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Martedì 6 dicembre 2022
Sto cercando lavoro ormai da mesi ed oggi, come quasi ogni giorno, mi connetto al mio profilo di subito per leggere qualche altro annuncio, sperando, per l'ennesima volta, di trovare qualcosa di decente. Mi contatta quella che dovrebbe essere la figlia di un parrucchiere, in cerca anche di prima esperienza, e sua commercialista, a detta del titolare, dicendomi di chiamare il padre quando desideravo. Come si chiamano loro? Sara e Salvio.. Come mi chiamo io? Beh Sara Salvio. Lei col mio nome e lui col nome che è il mio cognome... Avrei dovuto capire che la situazione non sarebbe stata ideale già da questo dato i miei Daddy Issues. O forse così è stato, ed infatti avevo l'ansia ma ho ansia ogni volta che devo parlare per la prima volta con una persona nuova. Si, provo vergogna e timidezza ancora a 21 anni, praticamente, ma va bene così.. dopo un po', lo chiamo e sembra sia tutto a posto: lui è gentile, dicendomi che andava comunque bene che non avessi esperienze nel campo e meravigliandosi del mio nome e cognome, e che sarei dovuta andare al colloquio domani alle 13.. ma purtroppo e o per fortuna, ciò non accadrà. Chiude la chiamata con "a domani", così penso 'daje, la prima cosa è fatta, speriamo vada bene almeno sta volta'; mi rassicuro. Ma non faccio in tempo a pensarlo che mi ritrovo un suo messaggio. 'maah.. non dovevamo sentirci/vederci direttamente domani?! Che succede adesso?'.
"Sei fidanzata?"
Perché chiedermelo così? O addirittura perché chiederlo e basta, non sono niente per nessuno, o almeno per te.
"Sto tornando a casa, ma prima mi sto intrattenendo per strada per parlare con te"
Come se ci stessimo sentendo e mi vorrebbe far sentire importante ma a me non frega niente di te, dovresti soltanto essere il mio capo; voglio solo che questa chat finisca il prima possibile, voglio solo fare il colloquio e capire meglio il lavoro: niente di più e nulla di meno.
Non parla affatto del lavoro, anzi cerca un flirt, di provarci con me; io lo faccio fare, per metà ignorandolo, nella speranza che smetta presto ma succede di tutto meno che ciò che vorrei.
Beh, non so come riesco a trovare il momento per chiedergli informazioni sul lavoro, usa la scusa del "ti stavo studiando per capire come sei", riferendosi ai flirt, ai "hai delle belle gambe, ed un bel fisico", mandandomi continuamente foto mie tagliate in modo da fare vedere solo il mio corpo, ma poi comunque lui non sapeva come rispondere alle mie domande lavorative: ho dovuto insistere per farmi dire almeno un minimo.
"Reputo WhatsApp più intimo di Instagram"
INTIMO?!?!?! COSA?!?
Infatti improvvisamente mi manda foto di ragazze nude perché mi vede in quel modo.
Sono le 4 del mattino, non riesco ancora a dormire, e lui mi sta ancora chiamando continuamente.
Ho la testa che mi scoppia, non ho manco la forza di piangere.
Non è che io non ero preparata ad una cosa del genere, ne sono più che abituata ormai, ma da quando mi sono fidanzata è la prima volta che mi ricapita.
Di solito, alle 2 di notte, io ed il mio ragazzo ci chiamiamo per creare l'illusione di dormire insieme ma io, come giusto che sia, non riuscivo. Il mio amore, mi ha chiamato lo stesso, facendomi prima un po' di compagnia e poi aspettando, sempre in chiamata, che finissi di vedere la seconda puntata di Mercoledì Addams, finché non riusciva più a resistere a metà puntata. Ci siamo dati la buona nanna, ed ho finito la puntata. Lui è preoccupato, ovviamente per me, e questo lo capisco dal fatto che si sta svegliando ogni tanto, oserei dire anche più spesso del solito. Inoltre, nonostante sapesse che a casa mia vige la regola del -dopo mezzanotte non si esce-, alle 01:30 circa voleva comunque venire da me per abbracciarmi.
Mondo, Vita, sappi che combatto anche con questo, pure questa volta.. anche perché è una lotta già fatta e quasi già vinta.
Mercoledì 7 dicembre 2022 ore 04:30
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17 APRILE 2023
Giovedì sera sono riuscita a passare dal giornalaio/tabaccaio della stazione per chiedere al tipo se avevano l’uscita del libro di autori giapponesi della settimana (ero passata la mattina ma c’era la moglie che mi ha detto che non avevano ancora sistemato le uscite varie e mi ha consigliato di passare la sera) e lo aveva :)) e quindi l’ho preso. Dato che era tardi ho pensato di scrivere a Daniele la mattina dopo, nel mio tragitto verso lo studio, del libro. Appena gli ho mandato la foto mi manda un audio dove dice che mi stava pensando stamattina (sèè) e mi chiede info sulla missione archeologica. Io gli rispondo e parliamo un po’ finché non arrivo in studio, poi durante la giornata continuiamo a scriverci non appena siamo liberi. Mi ha detto che sta facendo un qualcosa di simile ad una missione archeologica con un gruppo di tedeschi ed austriaci nel castello della sua città. Non so come fa a trovare sempre cose fighe da fare. Sabato poi assurdo, ha visto una mia storia. È assurdo perché in tutto l’anno che lo conosco non si è mai degnato di cliccare l’icona di instagram per cose sue, figurati per gli altri, e subito dopo mi manda un audio di 3 secondi dove dice ‘appena puoi sentiamoci’. Io potevo chiamarlo sabato perché quando ho visto il messaggio non c’era nessuno a casa e avrei potuto parlare liberamente ma bho, ho preferito aspettare. Tra tutti i mental breakdown di mia sorella per il dottorato io sono riuscita a studiare poco quindi ho dato priorità a quello. Questo weekend ho finito il capitolo su esproprio e il capitolo su norme antincendio. Durante la settimana voglio riprendere a vedere qualche pagina in più così nel weekend sento di poter andare avanti più facilmente. Adesso avrò sabato, domenica, il ponte di lunedì e martedì di festa, quindi mi posso organizzare come si deve. A Daniele ho scritto stamattina che oggi appena esco lo chiamo (ancora pensa che lo sto ignorando) e mi detto subito ‘oook’, oggi scoprirò se mi deve dire qualcosa di specifico o voleva solo sentirmi a voce.
C’è anche una news sul fronte ile, mi ha mandato un audio e io non volevo aprirlo, poi mi ha mandato un messaggio chiedendomi se mi ricordavo un link di una pagina internet e quindi ho aperto la chat e ho fatto la persona adulta matura, le ho girato il link e le ho detto che nella pausa sento l’audio. Ora faccio pausa e vado in bagno a sentirlo, chissà che mi dice, aggiornamenti su di lei o mi sta chiedendo solo qualcosa (are we still friends?).
Next on this blog: aggiornamenti sul lato social dello studio. Mi devo ritagliare del tempo per fare anche queste cose ora, come scrivere qui sopra o sentirmi con le persone, I’m a busy busy person.
[later later]
Ilenia: mi ha detto che ha cose da raccontarmi e se voglio possiamo vederci in un weekend, come non fosse successo niente. Forse non è successo niente, è tutto nella mia testa che si fa più problemi di quelli che ci sono, o semplicemente sta scegliendo di ignorare le cose che ha fatto e quindi le va bene così. Domani mattina le rispondo così magari riprendiamo i contatti come prima e io mi sentirò meglio.
Daniele: abbiamo parlato per più di un’ora, tanto per cambiare, e di tutto. Da lui che fa questa missione al castello dove ritrovano un piatto datato pre-islamico ai fatti politici che ci solo dietro questo genere di fondazioni e di come lui stava per assistere ad una riunione che secondo me finita come quelle mensili di Stars Hollow di Girlmore girls. Gli ho raccontato dello studio e di mia sorella, mi ha raccontato del progetto che sta facendo per un tizio che probabilmente lo pagherà davvero, gli ho raccontato di cosa sto leggendo e mi ha raccontato di come si è fatto inserire in un bookclub sperando in chissà cosa ma sono solo lui e due ragazze e leggeranno Circe. Abbiamo poi parlato dell’esame di stato e di come è cosa buona che ci mettiamo a studiarlo (io non ho menzionato nessuno studio insieme ma percepivo da lui un qualche bisogno di accountability) e della missione (sono decisa a non fargli cambiare idea per nessun motivo, speriamo che non costi tanto). Ha poi detto che ci dobbiamo vedere e io ho detto si e lui ha detto poi un giorno andiamo al sushi e io so che non andremo mai perché ormai i know but I just humored him e lui che dice? Poi vediamo anche con ilenia (ha fatto finta (?) di non ricordarsi il nome per un attimo) e io ero tipo siii certo come no il sushi piace anche a lei si (ho capito che non ti senti di andare da qualche parte con me da solo ma mettere in mezzo ile che diciamo non ti sta simpatica troppo e che lei non ti sopporta non mi sembra il massimo ecco) (dato che non si farà mai ho cambiato argomento ma se vuole davvero fare qualcosa lui allora dovrà davvero fare qualcosa e dovrà contattarla lui, io a lei non dico niente) (tu proponi tu agisci, meglio se era tanto per dire, come direbbe Martina adesso, pour parler)
Oggi Cristina aveva il raffreddore e Anna l’ha mandata in isolamento nell’altra stanza dato che deve andare non so dove con il zito e non vuole essere attaccata e stare male anche lei. Io in tutto ciò ho potuto usare il pc fisso e la sedia buona (la sedia!!!) di Cristina. Ho fatto un fotoinserimento sull’ultima tavola e domani vedremo se ci sono migliorie in più e se hanno bisogno di tavole nuove, altrimenti si modificano quelle che ci sono, e poi bho basta, ci stanno altre gare? Idk. Cosimo ha detto che mi prederà un pc per lo studio nuovo dato che manco solo io (best news) e dopo ho visto le foto di Hobi con i capelli rasati (worst news). È stata una giornata piena e vuota allo stesso tempo, ho questa sensazione un po’ contrastante.
(Ora finisco di leggere ‘ the dragon republic’ che sono curiosissima di come continua e poi vado a dormire) (se trovo lo spazio nella mia stanza o in soggiorno ho deciso che mi comprerò la versione cartacea della trilogia) (e ho deciso che continuo con la mia lista di libri da leggere, mine only, e non inserirò altri libri solo per parlarne con qualcuno) (boundaries! We like them!).
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10?
Ieri sera sono andato a letto che nevicava e già mi vedevo oggi con la pala in mano, ma dai zero gradi stamane mi sono svegliato che il termometro fuori la finestra ne segna 10 e la neve si è sciolta rapidamente, forse qualcuno ha ricevuto le mie bestemmie oppure semplicemente è ora di cambiare stagione, che è anche tardi vista la lunghezza dell'inverno. Ma levando questo particolare che ha comunque il suo peso e dopo aver terminato in tempo record e senza errori una lampada (posto foto in fondo) e iniziato a pensare ad un progetto niente male di un aggeggio che si monta sul buco della chitarra acustica con un pickup, manopole di volume e tono un pezzo unico ma per ora è nella mia mente e non so se realizzarlo, ho visto un video country-blues di un tizio che ne aveva uno simile montato sull'acustica, bah vedrò.
Adesso mettendo da parte questo progetto che è un pò fine a se stesso, nel senso che non so se è possibile commercializzarlo e di sicuro esiste una cosa del genere, mi son fermato un attimo e ho cercato ma ovvio che esiste l'ho usato per costruire una chitarrina negli anni 80, eccolo sotto, ma quello che voglio fare è più performante, intanto il pickup di quelli seri e non sto coso, e poi avevo pensato ad una forma più a battipenna stile Gibson, sfruttando la stampa 3D si può fare di tutto, però questo aggancio mi incuriosisce, vedrò di fare una ricerca a riguardo, ma...
...tornando a noi, ieri ho riportato la chitarra e l'effettistica su e ho suonato un pò, mi è venuto in mente che volevo fare delle registrazioni, basterebbe just do it, ma per farlo ho bisogno del materiale, allora just do a plan and do it, infatti in sti giorni delineo i brani da registrare e li butto giù come viene, per regolare il suono e poi li registro come si deve che poi sarebbe come prima ma meno ruvido, qualcuno mi ha fatto notare che se suono dal vivo molto ruvido va bene ma nella registrazione sarebbe meglio evitare, terrò a mente. Riguardo la pittura o roba visuale penso che l'andazzo sia uguale, just do it, è una questione di tempistiche, incastrare il tutto contando anche le cose di casa e roba varia. Just do it, mi ricorda, ovviamente la pubblicità di nike che però me lo diceva un tizio bartender quando lavoravo in cucina e voleva mangiare, mi diceva :"vorrei questo piatto" e io :"sicuro?" e lui "come on man, just do it", ma quando lo diceva l'immagine nella mia mente era quella del bambino che cuce il pallone, della nike appunto, per qualche centesimo l'ora, effetti collaterali del consumismo. Un pò come "think different", ripresa poi da tantissima gente per le motivazioni più disparate, ma è un'altra cosa.
Ieri ho avuto il colloquio telefonico con la tipa del fondo di disoccupazione, nel finale mi fa "allora la prossima volta....", e mi è saltato in mente che forse si sbaglia che oramai i sei mesi sono passati, ma lei mi interrompe a sua volta e mi dice che il periodo per accordo con la ditta precedente, Sutherland global service, il periodo è più lungo e finisce a maggio, cavolo, ho pensato, allora posso cazzeggiare ancora 2 mesi :D in realtà devo darmi da fare, il tempo della procrastinagine è finito JUST DO IT.
Ecco la lampada.
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Non preoccuparti, ci sono io qui per te
PARTE 9
“Angolo scrittrice: Allora le canzoni non mi appartengono, ma la prima l’ho leggermente modificata dall’originale, se siete curiosi di sapere che canzone è chiedete pure. Vi assicuro che non mordo! Ahaha!!! XD
Ora vi lasciò e buona lettura.”
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Per tutto il viaggio di ritorno alla tana i ragazzi non hanno emesso il minimo suono e in ognuno dei loro aveva un muso imbroccato nel non riuscire a guardare la loro idolo fare il famoso 14-40, anche dopo che siamo tornanti tutti quanti alla tana i ragazzi si sono andati diretti nelle loro stanze ancora imbronciati e delusi. Con un sospiro chiusi subito gli occhi per concentrarmi su cosa potessi fare per migliorare la serata. Dopo un paio di secondi ho avuto varie idee che avrebbe sicuramente aiuto se non migliorato l’umore dei ragazzi.
Tsukiko: * Prima cosa da fare! Devo chiedere il permesso a Pops di lasciare che i ragazzi guardino la TV e possano anche giocare ad uno dei giochi che avevo intenzione di regalarli per natale… ma questa è un’emergenza e farò di tutto per tirarli su di morale! *
Sono andata subito da Pops e non mi ci volle molto a convincerlo, o meglio dire a spaventarlo con uno dei miei sguardi e la mia voce seria. . . Mi ha dato subito il telecomando della TV e mi ha anche aiutato ad allestire il soggiorno. Infatti sul pavimento, davanti alla poltrona di Pops, c’era un enorme materasso fatto di cuscini e coperte. Ho subito messo le loro bevande e snack preferiti, ha portata di mano, ho preparato il proiettore inserendo subito dopo il nuovo gioco che ho preso dal mio nascondiglio. Adesso con il videogioco pronto ad essere avviato. Velocemente pressi il cellulare facendo una foto del soggiorno allestito, dei loro snack e bevande preferite, e per ultimo e non meno importante la custodia del videogioco.
Tsukiko: * Va bene prima parte fatta, ora devo solo aspettare che si sistemino e si metano a guardare il film mentre mi metto a preparare ad ognuno le loro pizze preferite. E se il mal di testa migliora posso anche preparagli uno dei miei dolci. . . Forse dovrei preparar anche la zuppa preferita di Pops. . . *
Non appena ho inviato la foto del soggiorno e del nuovo gioco ho subito sentito lo scalpiccio di piedi, nemmeno un minuto dopo i ragazzi erano in soggiorno a prendere posto sul mare di cuscini e prendere ognuno un controller. Subito dopo che avviarono il videogioco divertita li guardai per alcuni secondi prima di girarmi per andare verso la cucina, ma la voce di Mikey mi fermò sui miei passi.
Mikey: Sorellona non ti unisci a noi?
Tsukiko: No per adesso, ma non vi preoccupate vi raggiungo non appena ho finito di preparare la cena. Quindi state qui! E aspettate che venga a chiamarvi per la cena musoni.
Detto questo andai subito in cucina, con il mal di testa ridotto sono riuscita a cucinare subito senza problemi, preparando per prima cosa l’impasto il più rapidamente possibile e in meno una decina di minuti era già pronto e lasciato a lievitare. Senza perdere tempo ho preparato le varie salse condite con meno o più sale, con origano o no e con pepe o no, alla fine gli lascia quattro pentole con le salse preferite e già condite. Ho subito tagliato le varie infarciture per ognuna delle pizze, che ho messo in varie ciotole in modo che non mi stessero nel mezzo, alla fine taglia l’impasto in quattro e la tessi prima di metterla nelle teglie da forno, lasciandole di nuovo a riposare e lievitare. Per finire ho preparato la zuppa calda preferita di Pops.
Con la zuppa di Pops pronta ho subito finito prepararle pizze dei ragazzi, che ho messo subito in forno, con un sorriso soddisfatto ho lasciato le pizze a cuocere e la zuppa di Pops al caldo nella pentola con il fuoco ovviamente spento. Curiosa feci un salto nel soggiorno e trovando i ragazzi ancora totalmente immersi nel gioco, con Pops che guardava e faceva il tifo per chi aveva la meglio, rimassi ferma a guardare la mia famiglia con un sorriso felice stampato in faccia. Il primo a notare la mia presenza è stato Mikey, che come tutti gli altri ovviamente avevano sentito i vari profumini provenire dalla cucina.
Mikey: Sorellona! Cosa stai facendo? Sento dei buonissimi odori provenire dalla cucina! Vuoi una mano? Infondo avevi un l’emicrania poco fa.
Tsukiko: No, sto bene cucciolotto. L’emicrania sta lentamente passando e cucinare è uno dei miei tanti modi per rilassarmi, come lo è per te. Quindi rilassati pure Mikey. Inoltre ho praticamente finito di cucinare la cena per tutti. Al momento è nel forno a cuocere.
Mikey: Sei stata veloce! Comunque non mi ha detto cosa stai facendo?
Tsukiko: È una sorpresa! Solo quando vi chiamerò per la cena lo saprete. E Pops ho preparato la tua zuppa calda preferita.
Splinter: Oh! Allora il mio naso funziona ancora molto bene! Avevo sentito il buon profumino di zuppa! Grazie figlia!
Tsukiko: Quando vuoi Pops. Ora torno in cucina a vedere a che punto è la cena e a preparare il dessert. Quindi continuate pure a giocare nel mentre e a divertirvi.
Con questo tornai in cucina controllando la cottura di tutte le pizze e se la zuppa fosse ancora calda, dopo essermi assicurata che tutto fosse apposto, mi misi a preparare un cheesecake cotto con gocce di cioccolata. Non appena finì di montare il cheesecake nello stampo sentì il timer del forno scattare, rapidamente lo aprì e tirai fuori tutte le teglie con le pizze cotte al punto giusto, le ho tagliate tutte e messe nei piatti. Subito dopo misi la zuppa per Pops in un enorme ciotola da ramen. Alla fine apparecchia la tavola posizionando i vari piatti pieni nei posti giusti e tornai in cucina per mettere la cheesecake a cuocere con il timer. Soddisfatta del mio lavoro rapidamente tornai in soggiorno per chiamare i ragazzi e Pops, ma mi fermai proprio sulla soglia quando vidi tutti concentrati, con un sorrisetto furbo lentamente e il più silenziosamente possibile mi avvicinai ai ragazzi. Accovacciandomi nel mentre fino ad arrivare dietro la poltrona di Pops, aspettando il momento giusto, alla fine saltai fuori dal mio nascondiglio ringhiando e con mio immenso piacere riuscì a farli urlare tutti dalla paura compreso Pops. Alla scena risi di gusto tenendomi lo stomaco.
Tsukiko: Ahahaha!!! È... È stato meraviglioso! Avrei dovuto fare un video!
Tutti: Tsuki!!!
Tsukiko: Cosa?! Vi ho ripreso per lo scherzo del cetriolo! Ahahah!!!
Però fermai presto la mia risata non appena ho visto dei sorrisetti spuntare sui loro musi, ma con un sorriso e un occhiolino, gli salutai con la mano prima di allontanarmi dal soggiorno con uno Shunpo e tornai in cucina a controllare il dolce. Il tutto con le orecchie ben tese, infatti non poco dietro di me sentì le lamentele dei ragazzi sulla mia fuga e l’usare repentinamente una delle mie abilità mistiche, con un leggero pulsare alle tempie per l’utilizzo dello Shunpo ridacchiai comunque divertita, alla fine tornai in sala alla tavola e chiamai i ragazzi e Pops per mangiare, in pochi secondi li trovai tutti seduti davanti alla loro cena e guardando i piatti con meraviglia al quale risi divertita.
Tsukiko: Potete mangiare ragazzi. Spero che con il video gioco nuovo, le vostre pizze preferite con le vostre bevande preferite e subito dopo guarderemo un film di azione. Quello che volevate vedere da un po’ di tempo, che grazie ad April sono riuscita a prendere un DVD usato, ma in buone condizioni.
Raph: Grazie mille sorellina! Ma perché tutto questo?
Tsukiko: Volevo rallegrare la serata. . . Volevo migliorare la vostra serata tanto che non siete riusciti a vedere il vostro idolo fare il 14-40. Così ho pensato di coccolarvi in modo da far sparire quei bronci. Spero di esserci riuscita. Inoltre ho preparto anche la cheesecake con gocce di cioccolata. Non appena abbiamo finito di cenare dovrebbe essersi cotta.
Con questo i ragazzi si lanciarono a mangiare le loro pizze, con Pops non molto dietro di loro che mangiava con un po’ più di calma la sua zuppa, gli osservai per alcuni secondi godendomi le loro espressioni e i loro versi. Alla fine staccai lo sguardo da loro e iniziai a mangiare la mia pizza o meglio dire un calzone ripieno di ogni sorta di carne: würstel, salsicce, beacon bello corcante, salame e salame piccante, prosciutto crudo e cotto, per finire un po’ di mozzarella. Lo so! Lo so! È un vero miscuglio, ma mi aiuta a tenere sotto controllo i vari istinti carnivori del mio lato predatorio ed essendo ricco di carne per il mio io animale è la fine del mondo! Inoltre nei casi in cui mi trovo esausta dall’uso eccessivo dei miei poteri aiuta notevolmente a farmi recuperare quello che perdo.
Tsukiko: Cucciolotto sono venute bene le pizze?
Mikey: Oooh~!!! Sì! La fine del mondo! Bravissima sorellona! La tua pizza ha presso il primo posto tra tutte le pizze che ho mangiato finora!
Tsukiko: Felice che ti piaccia Mike, spero di essere allo stesso livello del tuo idolo di cucina.
Mike: Sei alla pari con Meat Sweats! Ma se continui così lo supererai alla grande!
Tsukiko: Fratellone?
Raph: Mm... Raph l’adora! Mi piace anche più di quella pizza che abbiano mangiato nel labirinto!
Tsukiko: Avrei voluto esserci anche io. . .
Raph: Ehi! Possiamo tornarci con te e forse riusciremo a far togliere la nostra foto dal muro degli imbroglioni e metterla in quella dei campioni. Con te sono sicuro che ci riusciremo!
Tsukiko: Mi dai fin troppo credito fratellone, ma non mi dispiacerebbe provare questo labirinto.
Raph: Allora è deciso!
Tsukiko: Ahaha… Donnie com’è la pizza?
Donnie: Dove dire che anche la mia non è male. I miei complimenti alla cuoca e grazie per la mia bibita in sapore.
Tsukiko: Di nulla D.
Tsukiko: Leo?
Leo: Gattina! Ho mamma mia! Gattina! Quando tocca a te cucinare ti prego prepara sempre la pizza! È la fine del mondo!
Tsukiko: Pops com’è la zuppa?
Splinter: Adoro la zuppa figlia! Assomiglia a quella che mi faceva mia madre quando ero un bambino.
Tsukiko: Felice di sentirlo Pops e grazie mille per i complimenti ragazzi! Ma il mio punto era quello di migliorare la vostra serata. È servito al suo scopo?
Tutti: Sì!
Ho sorriso a tutti prima di finire il mio calzone, proprio quando ho presso l’ultimo boccone ho sentito il suono del timer del forno scattare, ho guardato velocemente gli altri e ho visto che anche loro avevano finito con i loro piatti. Velocemente mi alzai in piedi prendendo tutti i piatti ormai vuoti e portandoli in cucina, gli misi appoggiati sul bancone insieme al resto delle stoviglie che avevo usato. Mi girai verso il forno, mettendomi i guanti da forno, tirai fuori il dolce che appoggiai velocemente sul tagliere a freddare in modo che fosse più facile da tagliare e trasportare senza il rischio di bruciarmi. Con uno sguardo critico studiai il dolce e dopo pochi secondi non trovai alcun punto bruciato o crudo, con un cenno soddisfatto mi girai verso il baccone prendendo i piatti e tutti gli utensili che avevo usato e li misi nella lavastoviglie. Dopo che misi tutto in lavastoviglie la vidi piena, con una scrollata di spalle misi il sapone, la chiusi e la lasciai partire. Mi girai di nuovo verso il dolce avvicinandomi, mentre prendevo dei piattini puliti con delle posate e un coltello per tagliare il dolce, infine press anche il dolce e tornai verso la sala pranzo. Trovai tutti a chiacchierare o a fare battute, ridendo delle battute o di cose che avevano fatto e visto capitare divertenti, con un sorriso felice mi avvicinai al tavolo appoggiando i patti con le postate e il dolce con il coltello accanto. Le chiacchiere si fermarono per guardare il dolce, divertita iniziai a tagliare delle fette abbastanza grandi per tutti e porsi i piattini con le posate e nemmeno il tempo di rimettermi a sedere i ragazzi e Pops avevano già spazzolato le loro fette servendosi di nuovo mentre mangiavo la mia. E dopo che il dolce finì ci siamo tutti spostati di nuovo in soggiorno per guardare il film che gli avevo procurato, con le nostre pance piene, guardammo tutti quanti il film in silenzio e felici. Alla fine del film eravamo tutti ormai pronti per andare a letto, ci separammo ognuno diretto per la propria stanza, pressi la mia roba e andai velocemente in bagno per lavarmi i denti e a cambiarmi. Non appena tornai in camera mia e chiusi la porta a chiave vidi il portale di Leo aprirsi e quest’ultimo varcarlo già sistemato e vestito con il suo pigiama preferito, divertita rimisi le mie cose apposto, quando mi girai verso il mio letto trovai di già Leo nel letto distesso sul fianco che mi guardava in attesa e coperto per metà con le lenzuola. Sorridendogli mi arrampicai sul letto e mi distessi sulla schiena, prima che Leo potesse sdraiarsi completamente sul letto lo afferrai per la parte superiore del piastrone e lo tira su di me, in fine ci ritrovammo nella stessa posizione della prima volta che abbiamo dormito nel mio letto quando aveva la febbre.
Leo: Gattina! Cosa?
Tsukiko: Ti prego. . . Solo per questa volta possiamo dormire così? *Ti prego ho ancora impressa la scena di quando piangi. *
Leo: È per via del brutto sogno di quando ci siamo svegliati?
Ho semplicemente annuito, accarezzandogli dolcemente la nuca e la parte posteriore del collo, sfregando ogni tanto i pollici sulle sue strisce rosse. Con un sospiro Leo chiuse gli occhi appoggiandosi al mio tocco, anche se si teneva ancora sospeso su di me rimanemmo in silenzio per alcuni secondi godendoci il conforto della situazione, pochi minuti dopo Leo riaprì gli occhi e mi guardò dritto nei miei mentre un leggero rossore lentamente gli inondava le guance. Alla fine serpeggio le braccia intorno alla mia vita mentre appoggiava il mento sul mio sterno, per alcuni secondi rimanemmo così fermi e in quei pochi secondi ho notato e sentito perfettamente quanto fosse teso Leo, così lentamente riportai le mani sulla sua nuca e il collo riprendendo ad accarezzarlo. Non ci volle molto tempo prima che la tensione lasciasse completamente Leo e che lentamente iniziasse a rilassarsi, poco a poco lo sentì appoggiare completamente il suo peso su di me e lo senti stringere la pressa sulla vita. Così continuai con le carezze, osservando i suoi occhi chiudersi e godendosi le coccole, lentamente le mie labbra si aprirono e iniziai a cantare. Istintivamente, nella pace e nel conforto che ci circondava, che mi circondava cantai per la prima volta a qualcuno a cui tenevo con tutto il cuore.
Tsukiko:
' Zito ora, chiudi gli occhi e dormi
Le stelle brillano luminose
Il vento è in aumento
Parole sussurrate
Di Nina nanne perdute da tempo '
Appena finì la prima parte della canzone Leo spalancò gli occhi sorpreso e meravigliato, mentre alzava leggermente il muso dal mio petto, approfittando della posizione portai le mani dolcemente sulle sue guance e iniziai ad accarezzare le sue strisce rosse con i pollici, ma alla fine dopo poche carezze allontanai le mani riportandole sulla sua nuca e sul suo collo. Non appena ripresi a fargli i grattini e le carezze, in fine la mia voce ricominciò a cantare la ninna nanna, mentre continuavamo a guardarci negli occhi.
Tsukiko:
' Oh, verrai con me a vedere
Dove la luna è d'oro
Come il sole del mattino
Navigheremo e viaggeremmo
Oh, verrai con me a vedere
Dove l'oceano incontra il cielo
Mentre le nuvole ci accompagnano
Ascoltandoci cantare la canzone del mare '
Leo mi guardo ancora per alcuni secondi prima che uno sbadiglio si facesse largo sul suo viso, così si riappoggiò sul mio sterno, guardandomi adesso con occhi ormai appesantiti dal sonno e quasi chiusi. Ed ad ogni mi parola e carezza lo vidi rilassarsi sempre di più.
Tsukiko:
' Ho fatto un sogno la scorsa notte
Ho sentito il suono più dolce
Ho visto una grande luce bianca
Con ballerini volteggianti
Oh, verrai con me a vedere
Dove l'oceano incontra il cielo
Mentre le nuvole ci accompagnano
Ascoltandoci cantare la canzone del mare '
Sorrisi quando vidi finalmente i suoi occhi chiudersi e con un sorriso felice sul suo viso, mentre sprofondava come meglio poteva il viso nel mio petto inconsciamente, chiusi gli occhi continuando a cantare e a coccolarlo.
Tsukiko:
' Dormi mio eroe
Dormi mio guerriero
Dormi mio salvatore
Dormi * mio amore *
Oh, verrai con me a vedere
Dove la luna è d'oro
Come il sole del mattino
Navigheremo e viaggeremmo liberi
Oh, verrai con me a vedere
Dove l'oceano incontra il cielo
Mentre le nuvole ci accompagnano
Ascoltandoci cantare la canzone del mare... '
Alla fine della canzone riaprì gli occhi e guardai Leo, ormai profondamente addormentato, lentamente avvicinai il viso verso la sua fronte e il più dolcemente possibile appoggiai le labbra sulla sua fronte per alcuni secondi staccandole poi leggermente.
Tsukiko: Buonanotte Leo.
Mi allontanai dalla sua fronte rimettendomi comoda e coprendo meglio la mia tartaruga ninja preferita, proprio come la prima volta lo avvolsi con le braccia le spalle e con la mia coda coprì la sua nascosta e le cosce, in fine mi addormentai rassicurata nell’avere Leo stretto e al sicuro tra le mie braccia.
Il giorno dopo mi sveglia di sopra salto con un sibilo per il dolore misto ad un gemito, che mi fece arrossire, notai anche una pressione sul mio seno. Abbassai lo sguardo trovando Leo ancora addormentato e con il lato della testa appoggiata su uno dei miei seni mentre l'altro era tenuto prigioniero tra i suoi denti. Il rossore già presente divampò comprendo completamente il viso, ma prima che qualche tipo di pensiero mi attraversasse la testa o altro sentì la pressione del morso aumentare abbastanza da renderlo ancora più doloroso! Con movimenti attenti, veloci e precisi riuscì a liberare il mio povero seno, riposizionando il più dolcemente possibile la testa di Leo in modo che non mi mordesse di nuovo. Curiosa alzai il colletto della maglietta del pigiama quel tanto che mi bastava per vedere il danno, trovai subito il segno del morso, lasciai ricadere il colletto del pigiama e portai rapidamente le mani sul mio viso. Oltre al rossore persistente potevo sentire il mio cuore battere abbastanza forte che sembra volesse uscirmi dal petto. Dopo un paio di respiri profondi mi scopri il viso e spostai lo sguardo dal soffitto verso il colpevole, ancora profondamente addormentato, con un sospiro mi allungai verso il comodino e pressi il cellulare per vedere l'ora.
Tsukiko: * Tra un'ora o due Mikey si dovrebbe svegliare per iniziare a preparare la colazione... Posso pensarci io e lasciarlo dormire ancora un po’. Tanto ormai sono sveglia e non credo di esser in grado di riaddormentarmi. *
Rimisi il cellulare sul comodino, poi appoggiai le dita sul viso di Leo e le mossi cercando si svegliarlo, dopo alcuni sfioramenti delle sue strisce rosse lo senti finalmente borbottare e lo vidi che cercava di allontanarsi dal mio tocco, ma alla fine si arrese aprendo lentamente gli occhi ancora confusi e assonati. Vidi farsi largo sul suo dolce muso un broccio, il broncio più adorabile che gli avessi visto fare finora!
Leo: ' Cosa. . .? Stavo facendo un bel sogno... '
Tsukiko: ' Scusa Baby Blue, ma devo alzarmi per preparare la colazione. Se vuoi puoi continuare a dormire e non appena è pronto ti vengo a svegliare. '
Leo: 'Nooo... '
Strinse le braccia, seppellendo completamente il viso nel mio petto, ridacchiai divertita dalla scena e iniziai ad accarezzarlo dolcemente sulla nuca.
Tsukiko: * Quanto ti amo... * ' Leoooo... Non vuoi i miei waffle al cuor di cioccolato? E… ‘
Alla parola waffle gli occhi di Leo spuntarono dal mio petto ora più vigili, con un sorriso divertito l’osservai attentamente per la sua prossima reazione.
Tsukiko: ‘ E… i tuoi preferiti. Sai quelli con il cuore al caramello mou? '
Alla menzione del caramello Leo tolse rapidamente la testa dal suo nascondiglio, alzandosi subito dopo in piedi, portandomi con lui nel processo mentre ridevo divertita per tutto il tempo. Subito dopo lo vidi provare alcune volte ad aprire un portale, che alla fine riuscì ad aprirlo lanciandosi dentro, senza perdere tempo presi la roba per cambiarmi e con uno Shunpo mi portai nel bagno per farmi una doccia veloce. Alla fine della doccia mi sono in cremata, vestita, pettinata i capelli e spazzolata la coda. Soddisfatta del mio aspetto e dopo che ho riordinato il bagno, in modo che anche i ragazzi possano utilizzarlo, mi diressi verso la cucina. Ad ogni passo che mi avvicinava alla cucina ho notato che era tutto silenzioso, di conseguenza Mike non si era ancora svegliato, mi sono scrollata le spalle continuando verso la cucina e infatti la trovai vuota. Senza perdere tempo ho subito presso tutti gli ingredienti di cui avevo bisogno e subito dopo ho presso gli utensili, poi ho pesato ogni singolo ingrediente e mescolato con l’altro. E così con attenzione e tranquillamente iniziai con il preparare il caramello mou, tanto che era quello che richiedeva un tempo di cottura più lungo di tutto il resto, alla fine mentre lo lasciavo cuocere lentamente senza disturbarlo mi misi a preparare l'impasto per i waffle e per finire ho tagliato del cioccolato a cubi abbastanza grandi da far sciogliere all’interno del waffle durante la cottura. Ho dato un’occhiata veloce al caramello, dandogli una girata per vedere la consistenza, prima che iniziassi a cucinare i waffle al cuore di cioccolato. Proprio mentre stavo iniziando a cuocere il primo waffle al cioccolato ho sentito il rumore della doccia, avvisandomi che Leo stava iniziando la sua lunga routine di cura di sé stesso, con uno sbuffo divertito continuai a cucinare i waffle al cioccolato e dando una mescolata al caramello. Proprio quando stavo per finire di fare l’ultimo waffle al cuore di cioccolato ho sentito delle braccia stringermi e un mento posarsi sulla mia spalla, al quale ridacchiai divertita mentre spostavo leggermente lo sguardo di lato per guardare il viso di Leo e trovai il suo sguardo fisso sulla teglia piena di waffle. Alzai gli occhi al cielo e ne presi, ormai tiepido e glielo porsi, senza lasciarmi o alzare il mento dalla mia spalla iniziò a mangiarlo dalla mia mano. Divertita l’osservai finirlo in pochi morsi, non appena finì gli indicai il pentolino con dentro il caramello ancora sul fuoco, ovviamente fece un broccio che durò solo per pochi secondi prima che me lo prendesse e posasse vicino a me, spegnendo subito dopo il fornello. Rapidamente girai il caramello trovandolo con la giusta densità, continuai a girarlo per non farlo attaccare e per farlo freddare prima, non appena fui sicura che non si sarebbe attaccato lo lasciai raffreddare da solo e a solidificarsi un pochino di più in modo che lo potessi utilizzare.
Leo: Adoro i tuoi waffle Gattina.
Tsukiko: Grazie Baby Blue, appena si sarà rassodato abbastanza il caramello te lo faccio assaggiare. Così mi dici se è di tuo gradimento.
Leo: Non vedo l'ora. Inoltre ti informo che tutto quello che preparai e hai preparato finora l’ho adorato! E lo stesso vale per gli altri. Anche Mike adora quando cucini.
Alle sue parole un sorriso felice mi si formò sulla faccia, lentamente spostai una mano sul suo braccio iniziando a fargli dei leggeri grattini mentre con l’altra ora appoggiata sulla sua guancia iniziai ad accarezzarla. La sua rispose fu un leggero sospiro felice e una leggera stretta con le sue braccia mentre mi tirava verso il suo piastrone. E così rimanemmo in questa posizione, continuando io a coccolarlo e lui a tenermi contro il suo piastrone, mentre rimanevamo in un silenzio confortevole interrotto ogni tanto dai rumori felici di Leo per le mie attenzioni.
Tsukiko: * Come vorrei che il tempo si fermasse... *
Leo: Ehi, Gattina...
Tsukiko: Mmh?
Leo: Mi è piaciuta molto la ninna nanna. Ma ho adorato la tua voce. Hai voce meravigliosa...
Tsukiko: Grazie Leo, sono felice che ti sia piaciuta. * Ho sempre voluto cantarti di persona da quando ti ho visto nel primo episodio della tua seria * ' Ti confido che sei la prima persona al quale ho mai cantato... '
Leo: ' Mi sento onorato per questo, ma volevo chiederti se potevi cantarmi qualcos'altro? '
Tsukiko: ‘ Mmm… Fammi pensare. . . Oh! Sì, ne ho una. Forsa la riconosci. ‘
Sai
Nascono così
Fiabe che vorrei
Dentro tutti i sogni miei
E le racconterò
Per volare in paradisi che non ho
E non è facile restare senza più fate da rapire
E non è facile giocare se tu manichi
Lentamente sentì le braccia di Leo allentarsi e allontanarsi da me, mentre lasciava scivolare le braccia sui miei fianchi fino a quando non rimasero solo le sue mani, rimasi confusa per alcuni secondi prima che mi girasse verso di lui. Ora uno difronte all’altro sentì ina delle mani di Leo lasciare il mio fianco e prendermi la mano addicente alla sua tenendola stretta nella sua pressa, mentre l’altra rimaneva ben salda sul mio fianco. Una lampadina mi si accese alla posizione con un sorriso e ridacchiando posai la mano libera sulla sua spalla, appoggiando l’avambraccio sul suo braccio, con un sorrisetto tutto suo Leo mi fece un cenno con la testa e lentamente iniziamo a ballare. Tra volteggi e i vari passi in cui mi guidava, entrambi sorridenti e divertiti, ricomincia a cantare dove mi ero fermata.
Tsukiko:
Aria come è dolce nell'aria
Scivolare via dalla vita mia
Aria respirami il silenzio
Non mi dire addio ma solleva il mondo
Sì!
Portami con te
Tra misteri di angeli
E sorrisi di demoni
E li trasformerò
In coriandoli di luce tenera
E riuscirò sempre fuggire dentro colori da scoprire
E riuscirò a sentire ancora quella musica
Aria come è dolce nell'aria
Scivolare via dalla vita mia
Aria respirami il silenzio
Non mi dire addio ma solleva il mondo
Aria abbracciami
Volerò, volerò, volerò, volerò, volerò
Mi dovetti fermare di nuovo nel cantare per la sorpresa. Infatti dopo un’altra giravolta mi lasciò andare la mano e la rimise saldamente sul mio fianco mi sollevò in aria, come se non passati nulla mentre sorrideva divertito dalla mia espressione e per le mie mani strette saldamente sulle sue spalle, ci guardammo per alcuni secondi negli occhi senza dirci nulla. Lentamente la sorpresa fu sostituita dal divertimento, ricambiando il sorriso e con tutta la mia fiducia in Leo che non avrebbe lasciato cadere per nessuna ragione, staccai le mani dalle sue spalle e le aprì. Così ripresi di nuovo a cantare mentre mi teneva in aria e girava sul posto dolcemente e lentamente, senza che nessuno di noi due staccasse gli occhi dal altro, alla fine riuscì a finire di cantare anche l’ultima strofa della canzone.
Tsukiko:
Aria ritornerò nell'aria
Che mi porta via dalla vita mia
Aria mi lascerò nell'aria
Aria com'è dolce nell'aria
Schivare via dalla vita mia
Aria mi lascerò nell'aria
Aria com'è dolce
Lentamente mi riportò giù e non appena toccai con le zampe il pavimento Leo continuò a tenere le mani sui miei fianchi, prima che potessi dire o fare qualcosa mi portò contro il suo piastrone stringendomi, con il cuore a mille portai le braccia intorno alla sua vita stringendolo a mia volta contro di me.
Leo: Mm... Lo adorata. E lo dirò di nuovo ma. . . Adoro la tua voce.
Tsukiko: Ah... Grazie Leo. E per tua informazione è una delle mie canzoni preferite di una delle mie tante cantanti preferite.
Leo: Mi sembra anche familiare come canzone.
Tsukiko: Ahaha! Ti ho fatto guardare il film Momo alla conquista del tempo qualche sera fa. È da lì che ai sentito questa canzone.
Leo: Mm... Adesso è anche una delle mie canzoni preferite, ma solo se la canti tu!
Tsukiko: Aww... Che dolce che sei.
Leo: Lo sarei molto di più se potessi assaggiare il tuo caramello...
Risi alle sue parole allontanandomi dal suo piastrone e avvicinandomi al pentolino con il caramello, presi un cucchiaio e lo immersi nel caramello prendendo una generosa quantità di caramello mou, mi girai per tonnare da lui ma lo trovai proprio dietro di me e con la bocca già apparta. Scuotendo la testa divertita gli infilai il cucchiaio in bocca, che chiuse subito lasciandosi spaccare un gemito, con il cuore che ripresa a battere come se mi volesse uscire dal petto e continuo a pensare che dovrebbero essere illegale!
Tsukiko: Q-Quindi da questo devo dedurre che ti piace?
Leo: È la fine del mondo gattina!
Tsukiko: Bene… Bene, sono felice che sia di tuo gradimento. E adesso che ne ai avuto un assaggio, puoi apparecchiare la tavola mentre finisco di cucinare e preparo le bevande.
Leo: Va bene.
Con un sorriso stampa sul muso ripresi a cucinare l’impasto rimanente di waffle usando a questo giro il caramello mou, non ci mise tanto a tornare in cucina e a mettersi di nuovo dietro di me con il mento appoggiato sulla mia spalla e con un solo braccio avvolto introno alla mia vita, mentre usava il dito della mano libera per rubare un po’ di caramello. Appena finì di cucinare l’ulto waffle al caramello mou glielo porsi subito, ed ovviamente non perse tempo a mangiarlo direttamente dalla mia mano, sorrisi guardandolo finirlo in pochi morsi. Subito dopo che finì di mangiarlo, mi girai di nuovo verso il bancone e iniziai a preparare le bevande per tutti, infondo ognuno aveva la propria bevanda per la colazione. Ho preparato una caraffa di caffè nero per Donnie, prendendo una tazza per me al quale aggiunsi un po’ di zucchero e un goccio si latte, ho messo il bollitore dell’acqua sul fuoco per preparare il tè per Pops e Leo ed ovviamente ho utilizzato un bollitore diverso per far bollire l’acqua. Che poi avrei versato in due diverse teiere in modo che Leo avesse il suo tè preferito e la stessa cosa per Pops, ma con il suo. Per finire ho preparato due brocche di spremuta d’arancia fresca per Raph e Mike, meglio tenere i due lontani dalla caffeina del tè e del caffe. Proprio quando ho finito di spremere l’ultima arancia la macchina del caffè finì e il suo profumo insieme a quello dei waffle svegliò tutti, infatti non appena mi versai una tazza di caffè sentì il rumore di passi, mi girai appoggiandomi con il bancone con al mio fianco Leo e a sua volta girato verso l’ingresso della cucina. Il primo a mostrarsi è stato Pops seguito subito dopo da Donnie, ancora in modalità zombi, poi pochi secondi dopo arrivarono anche Raph e Mike. Con quest’ultimo ancora mezzo addormentato e letteralmente attaccato al guscio di Raph.
Tsukiko: Ben svegliati begli addormentati. La colazione è pronta. Per oggi avrete i miei famosi waffle al cuor di cioccolato e al caramello mou. E Donnie il caffè è già pronto.
Donnie: Grazie genietta, sei la migliore...
Mike: Mi spiace non averti aiutato sorellona, ma ho fatto tradì a guardare alcuni video su YouTube.
Tsukiko: Non preoccuparti. E! Non dovresti fare tardi per queste cose.
Mike: Scusami tanto mammina, non lo farò più.
Sbuffai divertita alle sue parole, mentre mi avvicinavo a lui e a Raph, staccai Mike dal guscio di Raph e portai al tavolo già apparecchiato e lo misi a sedere nel suo posto, mettendogli alcuni waffle al cioccolato e al caramello nel piatto con un bicchiere pieno di spremuta. Servi anche Raph, non appena si sedette accanto a Mike, il quale stava divorando ogni waffle bevendo ogni tanto un sorso di spremuta per aitarlo a buttare giù un boccone. Donnie segui subito dopo, mettendosi seduto con una tazza ormai vuota di caffè, che velocemente riempì come il suo piatto. Leo, con entrambe le teiere già in tavola e davanti ai loro piatti con le rispettive tazzine in stile giapponese, si mise accanto al suo gemello riempiendosi il piatto il più possibili di waffle al caramello. Pops non è rimasto molto indietro, infatti anche lui si riempi il piatto come tutti i suoi figli divorando ogni waffle. Velocemente presi qualche waffle anche io e iniziai a mangiare osservando divertita tutta la mia famiglia “godersi” o meglio dire divorarsi la loro colazione. Nemmeno venti minuti dopo i waffle sono tutti spariti come per le bevande, tutti felici e pieni mi alzai e iniziai a sparecchiare con l’aiuto di Mike e di Raph, ma prima che sparissimo in cucina a mettere tutto in lavastoviglie la voce di Pops ci fermò.
Splinter: Tra un'ora iniziamo ad allenarci ragazzi.
Tutti: Va bene! Okay Pops! Yes Pops! A dopo Pops!
In pochi minuti con l’aiuto di Raph e Mikey abbiamo pulito tutto! E dico proprio tutto ogni utensile che avevo usato e quelli non usati, rimesso a posto tutto quello che avevamo pulito e riordinando in modo che per me e Mikey fosse più facile trovare le cose, per finire abbiamo pulito alla perfezione ogni superficie della cucina e lo stesso per il pavimento. Tanto nessuno dovrebbe andare cucina per qualche ora, per via via dell’allenamento, che dovrebbe iniziare in cinque minuti. Così con Raph e Mikey dietro i me ci siamo diretti verso il soggiorno, con ovviamente già Splinter sulla sua poltrona, ognuno ha presso il suo posto mentre aspettavamo l’arrivo di Leo e Donnie. Come al solito proprio all’ultimo minuto Donnie e Leo si unirono a noi. E così l’allenamento ebbe inizio. Dopo un paio di ore di allenamento e con Pops sodisfatto ci lasciò andare a fare quello che volevamo, mentre si rimetteva a guardare le sue serie televisive, e ognuno andò per la propria strada a fare quello che voleva prima che iniziasse la nostra pattuglia notturna. Tranquillamente mi spostai verso l’aria principale della tana, tanto che era l’aria più spaziosa e in modo da non infastidire Pops nella sua lunga tradizione di guardare le serie televisive e le varie pubblicità. Non appena raggiunsi l’aria mi misi in posizione per un po' di allenamento extra da sola e senza alcun manichino, Donnie infatti non aveva ancora trovato il tempo di sistemare il manichino che avevo distrutto, di conseguenza mi dovetti sforzare di immaginare i vari nemici contro cui combattere, anche se era abbastanza difficile. Forse dovrei chiedere a Donnie di costruire un altro manichino e che lo avrei aiutato nel costruirne uno nuovo e migliore. Riportando la mia concentrazione sul momento ripresi a immaginare i vari nemici mentre mi giravo per fendere di nuovo l’aria vuota, con la lama della mia Naginata ancora attaccata al manico lungo, la mia lama incontro un'altra lama insieme al rumore di lama contro lama. Sorrisi quando vidi Leo, che sorrideva a sua volta, e così lentamente iniziamo una piccola sessione di allenamento/combattimento tra noi due. Alla fine la sala principale fu riempita dal suono di lame che si scontrano, dei nostri sbuffi per i vari sforzi di parare l’attacco dell’altro, non so per quanto tempo abbiamo continuato a combattere. Però ne eravamo così immersi, eravamo connessi in modo da non notare la presenza di nessuno se non la nostra e ci siamo aiutati nel manovrare le nostre mosse. Infatti dalle mosse che usavamo spesso in un combattimento e le più semplici da fare, sono diventate così facili da fare che lentamente e in sincronia siamo passati a quelle più complesse e difficili da fare, così alla fine anche queste mosse di solito goffe, incerte e maldestre alla fine sono diventati facili da fare senza che nessuno dei due si trovasse con il sedere per terra. Con questo il nostro allenamento/scontro si alzò di un livello, infatti lentamente iniziamo ad usare anche le nostre abilita mistiche o per lo meno io ne ho usato solo alcune e rendendo meno pericolose, in modo da non ferire Leo e distruggere l’aria principale della tana a quello ci avrebbe pensato Shredder alla fine. Proprio quando Leo uscì da uno dei suoi portali incontrai la sua lama con la mia, con i sorrisi più grandi e soddisfatti sui nostri musi, rimanemmo in quella posizione per alcuni secondi e in silenzio. Ma purtroppo ogni cosa deve finire e infatti la voce di April ci riporto entrambi su quello che ci circondava, con un sospiro allontanai la mia lama de quella di Leo e entrambi abbiamo rifoderato le nostre armi, mentre ci giravamo entrambi verso nostra sorella.
April: Oh! Mamma mia ragazzi! Siete la fine del mondo! Siete incredibili!
Tsukiko/Leo: Ciao April.
April: Ciao anche a voi due! MA eravate veramente la fine del mondo! Eravate uno spettacolo per gli occhi! Non sembrava nemmeno che stavate combattendo sembrava più come se danzaste! È stato sia incredibile che spaventoso! Voi due insieme farete grandi cose! Ho fatto anche un video!!! E l'ho condiviso sul nostro gruppo!
Io e Leo ci guardammo per alcuni secondi prima di avvicinarci ad April per guardare il video, ed entrambi abbiamo notato che aveva iniziato il video proprio quando le nostre lame si incontravano per la prima volta. Quindi abbiamo visto che da qualcosa di semplice e giocosa è diventata, come aveva detto April, una danza meravigliosa e allo stesso tempo spaventosa da guardare. Però non abbiamo potuto continuare a guardare il video fino alla fine, tanto che durava per quasi due ore, siamo stati richiamati tutti da Raph per la nostra ronda notturna. Ma per quello che avevo visto dal video eravamo in perfetta sincronia! Con ogni mossa, in ogni parata e in ogni singolo movimento, ma tanto che non siamo riusciti a vedere la parte in cui iniziavamo ad usare le nostre abilità mistiche potevo solo immaginare e aspettare con impazienza la fine della nostra ronda per poter continuare a guardare il video.
Leo: Lo avevo detto! Io e Tsu siamo una squadra da temere! Sentito cattivi! Tremate alla nostra furia!
Io e April ridemmo per l'eccitazione di Leo ma, fummo interrotti da Raph che ovviamente era venuto a prendere per la pattuglia tanto che non ci siamo mai mossi da dove eravamo dal suo messaggio, con un sorrisetto pressi per un braccio April e insieme seguimmo Raph e Leo. In superficie Raph decise di dividerci in tre gruppi composti da due in modo da coprire più arie, la prima squadre era composta da Raph/Leo, con immenso dispiacere da parte di Leo. La seconda era composta da Donnie/Mike, con nessuna lamenta dal duo, l’ultima squadra era composta da me e April. Così ci dividemmo e iniziamo a perlustrare le aree che c era state assegnata sempre da Raph. Proprio quando io ed April finimmo la nostra zona, ci fermammo sul tetto dell’edificio più alto che si trovava nella nostra area per continuare a tenere d’occhio o meglio dire che ero io quelle che si guardava intorno e ascoltava ogni minimo suono di impatto o grida di aiuto.
April: Allora...! Qualcosa si nuovo che devi dirmi?
Tsukiko: Ci siamo messaggiate ieri April. Non è successo nulla di nuovo da allora.
April: Pff... Ragazza non pensare che non abbia scoperto la tua cotta.
Tsukiko: C-Cosa?! Raph mi ha promesso di non...
April: Ti fermo lì ragazza! Non credere che sia stato Mikey o Raph a notarlo per primo. Sono stata io a scoprire per prima la tua cotta. Ovviamente per essere sicura ho dovuto scavato un po' facendo domande ai ragazzi, principalmente a Mike e Raph. E lo sai com'è Mike.
Tsukiko: Curioso e perspicace su queste tipo di cose... Il problema di avere dei fratelli ninja. I segreti durano poco.
April: Infatti! Quando ho capito delle loro risposte alle mie domande ho capito che avevi una cotta per Leo, ma di conseguenza lo ha capito anche Mike, che la detto subito a Raph e poi sai il resto.
Tsukiko: E tu mi dici tutto questo solo ora. . . Perché?
April: Raph ha pensato che avessi bisogno di parlare con qualcuno. Sai la classica chiacchierata tra ragazze.
Tsukiko: . . . Cosa ti ha detto April?
April: . . . Anche tu sei perspicace, come Mikey, su queste cose. . . Ah! Beh! È inutile nasconderlo ormai. Raph mi ha detto tutto quello che ti è successo ieri prima dell’evento Live. Ora non ha voluto dirmi quello che gli avevi detto, ma solo che ti ha trovato in lacrime con il manichino completamente distrutto.
Tsukiko: . . .
April: Tsu lo sai che siamo amiche e sorelle… Puoi dirmi tutto quello che vuoi, tutto quello che ti passa per la testa. So che non è facile parlare con i ragazzi infondo gli uomini sono uomini, che siano umani o mutanti o yōkai, non riescono ancora a comprendere le nostre preoccupazioni o i alcuni dei nostri sentimenti. Quindi ti prego Tsu non chiudere tutto dentro di te e parlami. Farò il possibile per aiutarti.
Tsukiko: . . . Io... Io...
Mi lasciai scapare un sospiro prima di sedermi su il cornicione del tetto, appoggiai le braccia sulle gambe e strinsi le man, prima di alzare lo sguardo verso quello di April che a sua volta si mise a sedere accanto a me.
Tsukiko: . . . È solo che quel giorno ho fatto un sogno orribile April, era così realistico...
April: Cos’hai sognata Tsu?
Tsukiko: Tutti quanti i ragazzi venivano picchiati e malmenati, ma è stato Leo quello che veniva picchiato fino al punto di essere… in fin di vita… E-E l’ho visto piangere April. Per tutto il tempo non potevo muovermi e per quanto gridassi nessuno mi sentiva! Ho solo guardato senza poter fare nulla! Poi Leo mi ha svegliato ma... le immagini di quel sogno mi hanno perseguitato per tutto il giorno, che avevo bisogno di essere insieme a qualcuno per distogliere la mente da tutto. Ma quando ho chiesto ai ragazzi se potevo unirmi a loro e gli ho visti titubanti, mi sono ricordati tutte le volte che mi hanno lasciato alla tana per divertisti o per pattugliare o per svolgere alcune missioni, senza di me… Quindi ho pensato che volevano passare anche questa cosa da soli, sai il voler passare una serata tranquilla tra fratelli. Quindi sono andata ad allenare. Ma proprio mentre mi stavo allenando ho rivisto tutto le scene del mio incubo e mi solo lasciata trasportare da tutto quello che avevo provato durante il sogno e nel mentre. La frustrazione, la rabbia e l'impotenza di non poter fare nulla mi hanno accompagnato per tutto la durata del mio allenamento... Fino a quando non ho rivisto Leo piangere ed è stato in quel momento esatto che tutto si è fermato tutto in torno a me e alla fine che sono crollata in lacrime.
April: Leo... che piange... non riuscirei proprio ad immaginarlo. E il sogno sommato ai tuoi sentimenti per Leo deve averti da vero scosso.
Tsukiko: . . .
April: E com'è questa storia che Leo ti ha svegliato? Raph non mi ha detto nulla sul fatto che avessi gridato...
Tsukiko: . . . N-non ho gridato infatti. . .
April: Tsukiiii...
Tsukiko: B-Beh! Sai che Splinter russa parecchio...
April: Sì! Lo so! Non so come facciano i ragazzi a non sentirlo!
Tsukiko: In verità il suo russare sta peggiorando. Di conseguenza il suo russare è abbastanza forte da propagarsi nei condotti dell'aria. E come sia la stanza di Leo, che ha uno sfiato vicino al suo letto, per questo motivo non riusciva più a dormire come si deve. E... B-Beh! Quando ha avuto il raffreddore è riuscito a scappare dalla sua stanza, nell’esatto moneto che stava andando in cucina per prepararmi qualcosa da mangiare e per bere, me lo sono ritrovato attaccato a me e quello è stata la prima notte da quando abbiamo iniziato a condividere... la mia stanza e il mio letto. Senza fare nulla di osceno a parte l’usarmi ogni volta come un peluche, materasso o cuscino...
April: E non mi hai mai detto niente per tutto questo! Ragazza! Deve essere difficile per te...
Tsukiko: Sì e no... Sono felice di poterlo tenere stretto a me... Ma allo stesso tempo mi distrugge non poterli dire quello che provo.
April: Ma perché non glielo dici?
Tsukiko: Penso che non sia ancora pronto per questo tipo di cose... So che ci proverebbe. È solo che hai visto com'è… uno spirito libero, ancora immaturo per entrate in questo tipo di relazione. Voglio solo vederlo sorridente, felice e spensierato, ma infondo so che ho anche paura.... è la prima volta che sono innamorata di qualcuno e ne anche io so cosa fare a riguardo, come comportarmi, non so nulla a parta da alcune cose che ho letto da alcuni libri... Però adoro il legame che condividiamo, non voglio rovinare nulla...
April: Tsu non fa bene a nessuno dei due mantenere questo tipo di segreto. Soprattutto a te non fa bene trattenere questi sentimenti. Inoltre cosa ti importa siete entrambi inesperti e imparerete insieme. È così che funziona Tsu si cresce imparando dai propri errori, lo stesso vale per le relazioni romantiche, devono anche loro avere il loro tempo di crescere, maturare e imparare dagli errori che farete, e che in fine affronterete insieme. Però prima o poi dovrai dirglielo Tsu. Più aspetti e più problemi ci possono essere in futuro.
Tsukiko: Lo so e lo farò, ma non ora...
April: Perché vuoi aspettare?
Tsukiko: Voglio dirglielo nel momento giusto. Per ora voglio solo che si diverta e divertirmi con lui.
April: È solo per questo?
Tsukiko: . . . Mi piacerebbe che fosse Leo a dichiararsi per primo. . . Ma so che è chiedere troppo. Quindi ti prego diamoli ancora un po’ di tempo per divertirsi e dai a me del tempo per prendere il coraggio di dirgli quello che provo.
Ci guardammo per alcuni secondi in silenzio, senza mai distoglierlo lo sguardo l’una dall’altra, alla fine è stata April a distogliere lo sguardo per prima e portandolo verso le sue mani per alcuni secondi. Alla fine per quello che mi sembrava un’eternità, ma ara solo per due o tre minuti, rialzo la testa e riportò lo sguardo verso il mio sorridendomi e abbracciandomi. Mi ci vollero alcuni secondi per elaborare il tutto, ma alla fine sorrisi anche io, ricambiando l’abbraccio.
April: Sapi che non sei sola Tsu. Sei mia amica e mia sorella. Se mai avrai bisogno di aiuto per qualsiasi cosa io ci sono sempre. E terremo tutto tra noi due. Non dirò mai nulla ai ragazzi di quello che ci diciamo.
Tsukiko: Grazie mille April. E lo stesso vale per te. Se mai avessi bisogno di me. Anche per le più piccole delle sciocchezze io ci sono.
Alla fine quando ci staccammo dal nostro abbraccio abbiamo cambiato argomento, con mio immenso piacere, riprendendo anche a girare per la nostra area per essere sicure di non aver perso nulla per la nostra “chiacchierata tra ragazze”. Dopo l’attesissima chiamata di Raph per ritornare tutti alla tana, io e April ci siamo affrettate ad arrivare e proprio quando entravamo dentro abbiamo trovato Raph che ci aspettava, gli abbiamo fatto un reso conto completo lasciando fuori ovviamente la nostra chiacchierata tra ragazze. Quando Raph ci lasciò andare a fare quello che volevamo io e April ci dividemmo, io finì nel soggiorno con Pops che mi spazzolava la coda, cosa che lentamente mi rilassò al punto da farmi addormentare nel mio posticino accanto alla sua poltrona. Fui svegliata da una mano massiccia sul mio braccio e della voce di Raph che mi chiamava. Aprì gli occhi, comparendomi la bocca per non fargli vedere lo sbadiglio, e lo guardai leggermente intontita.
Raph: A Raph spiace svegliarti sorellina.
Mi porse una tazza piena di caffe, che pressi immediatamente, bevendone il più velocemente possibile senza ustionarmi la lingua.
Raph: Mike, Leo ed April sono usciti...
Tsukiko: Cosa? Dove sono andati? E quanto tempo fa sono partiti?
Raph: Wow! Fermati la tigre. Sono andati in uno Stock n' Shop, dove c'è questo ragazzo che fa monumenti con le lattine, che Mikey adora. A quanto pare in un video ha mostrato che il locale è infestato da un fantasma. E lo sai com’è Leo se non lo vede con i suoi occhi non ci crede. Quindi lui ed April, con Mikey, sono andati ad indagare su questa cosa. E mi spiace sorellina ma, sono partiti già da una ventina di minuti.
Tsukiko: Capisco... Mi dispiace che non mi abbiano svegliato per andare con loro.... Comunque mi ai svegliato per...?
Raph: Non essendoci il primo cuoco in cucina tocca a te prendere il suo posto per preparare la cena. Se ne hai bisogno Raph può aiutare...
Si girò i pollici guardandomi con uno sguardo imbarazzato, appena fini l'ultimo sorso del caffè, gli sorrisi alzandomi in piedi e sgranchendomi un po'.
Tsukiko: Non preoccuparti fratellone e inoltre sarei molto felice del tuo aiuto. Qualcosa di specifico che volevate o che vuoi?
Raph: Beh! A Raph piacerebbe un po' di Ramen...
Tsukiko: E Ramen sia!
Raph: Sì!
Gli sorrisi dandogli una pacca sulla spalla mentre lo superavo, insieme ci dirigiamo verso la cucina, nel mentre chiacchieravamo o meglio io ascoltavo Raph sfogarsi sull'essere un leader. Ogni tanto gli chiedevo dei chiarimenti, aiutandolo a trovare le parole giuste per esprimersi, dandogli tutti il mio sostegno. Alla fine del suo sfogo finì non appena arrivammo in cucina, mi girai verso di lui sorridendoli, appoggiando una mano sulla sua spalla e senza mai distogliere lo sguardo dal suo.
Tsukiko: Raphael, Raph, fratellone e grande Leader dei MAD DOG ti ho già detto nella nostra primissima missione che non sei solo in tutto questo. Non devi portare tutto questo peso da solo. So che non vuoi appesantire i nostri fratelli o me con questo, ma Raph non puoi continuare così per sempre. Quindi se non vuoi appesantire i ragazzi allora conta su di me. Lo sai che ti aiuterei su tutto ciocche hai bisogno di aiuto, che sia per guidare i ragazzi nelle missioni, che sia per darti la mia opinione sulla giusta direzione da prendere per le varie situazioni che ci si presentano davanti, sia per pianificare un piano in ogni minima cosa. Io ci sono e ti aiuterò se ne hai bisogno, basta chiedere e io sarò subito su di esso.
Osservai gli occhi Raph farsi sempre più lucidi, mentre stringeva le labbra leggermente tremanti, con le spalle anche tremanti. Appoggiai anche l’altra mano sull’altra sua spalla e stringendo entrambe, per dargli tutto il mio sostegno, senza mai distogliere lo sguardo dal suo.
Tsukiko: Un leader osserva la sua squadra, sa quando usare i loro punti forti e anche i loro puniti deboli, sa quando è necessario essere severo e quando essere comprensivo. E potrei continuare all'infinito... Ma sei un grande Leader fratellone anche se sei praticamente solo... Ogni leader ha bisogno di qualcuno che lo aiuti a prendere decisioni, a prendere il suo posto, per prendersi una pausa dal dover comandare. So che Leo non è maturo e non prende mai le cose seriamente soprattutto in missione, so che Donnie è finita troppo perfezionista e fa troppo affidamento sulla sua tecnologia, so che Mikey è troppo giovane e inesperto. Ma ci sono io. Lo sai che farei di tutto per tenere al sicuro tutta la nostra famiglia, non devi continuare a portare tutto questo peso da solo. So che non ho le spalle enormi come le tue o la tua forza, ma so che le mi spalle saranno forti e anche la mia forza lo sarà per aiutarti a portare un po’ del tutto il peso delle tue paure e preoccupazioni. Non sei solo in questo Raph.
Continuò a guardarmi per tutto il tempo sempre con gli occhi lucidi, ma con un sorriso, anche se le sue labbra tremavano. Con un sospiro esasperato mi girai verso un panchetto che Pops utilizzava sempre per arrivare agli armadietti più alti, ci montai sopra e mi girai verso di Raph, che mi aveva seguito per tutto il tempo. Con un altro sospiro, aprì le braccia mentre gli sorridevo dolcemente, non appena la realizzazione lo colpì si fiondo tra le mie braccia in pochi secondi. Mi avvolse tra le sue senza dovermi tirare su al suo livello o doversi abbassare, tutto grazie al panchetto di Pops, con l’altezza giusta per fargli sprofondare il viso nella mia spalla. Sentì subito i suoi singhiozzi e le lacrime bagnarmi la maglietta e la pelle, abbassai le orecchie, rapidamente e avvolsi le braccia intorno al suo collo stringendolo leggermente contro di me.
Tsukiko: Non preoccuparti, ci sono io fratellone. Lascia uscire tutto.
Rimanemmo così per alcuni minuti mentre gli accarezzavo dolcemente la nuca, anche quando i singhiozzi si calmarono fino a sparire e le lacrime non scesero più, alla fine lo senti allentarsi leggermente da me e così liberai il suo collo dalle mie braccia mentre ci guardavamo negli occhi in silenzio per alcuni secondi.
Raph: Grazie... Raph ne aveva bisogno.
Tsukiko: Non ringraziarmi per questo. Siamo una famiglia e in famiglia ci sosteniamo, ci aiutiamo, ci ascoltiamo e ci confortiamo. Non siamo mai soli fratellone. Non sei più solo. Ci sono io qui adesso.
Raph: Spero per il bene di Leo che quando sarà il momento giusto per te di dirgli quello che provi per lui non ti faccia del male. Fratello o non fratello se la vedrà con me.
Sorrisi alle sue parole appoggiai le mani sulle sue guance asciugando o meglio dire eliminando le tracce delle sue lacrime, ormai secche, alla fine avvicinai di nuovo la suo testa alla mia e prima di baciarlo dolcemente sulla fronte. Quando mi allontanai e riguardai il viso di Raph, lo trovai con gli occhi chiusi, ed un sorriso felice e con un leggero colorito sulle guance. Quando riaprì gli occhi e ancora sorridente, che ricambiai, mi aiutò a scendere dal panchetto. Infine ci mettemmo sotto a preparare tutto quello che ci serviva, dagli utensili, agli ingredienti necessari per preparare il Ramen. Almeno su questo piatto i ragazzi avevano lo stesso gusto sugli ingredienti! Così io e Raph passavamo il nostro tempo a cucinare, chiacchierando e scherzando ogni tanto, alla fine avevamo un enorme pentolone pieno di brodo che prendeva ben due fuochi di cottura! Non molto tempo dopo Donnie uscì dal suo laboratorio unendosi a noi, chiacchierando e aiutandoci a finire di tagliare gli ultimi ingredienti. Ed usai entrambi per assaggiare il brodo e alcuni ingredienti cotti nel brodo e poi tolti, ovviamente adorarono e chiedendo sempre un assaggio in più che non riuscivo mai a negare, soprattutto a Raph. Così tra le chiacchiere, battutine e scherzetti, il tempo passo velocemente. Infatti alla fine la tavola già allestita e il Ramen quasi finito, l'unica cosa che manca ormai erano Mike, Leo e April, tanto che Pops si era unito anche lui alla fine per prepararsi il suo tè anche pronto e in tavola. Non appena il Ramen finì e con l’aiuto di Raph nello spostare il pentolone iniziai a servire il Ramen nelle enormi ciotole apposite, proprio quando finivo di servire Pops si presentarono i tre pezzi mancanti della nostra famiglia, velocemente pressi altre le loro tre ciotole e le misi davanti ad ognuno di loro ormai già seduti. Così iniziamo a mangiare tutti insieme, con il trio che parlava della loro pazza avventura "paranomale-scentifico", dall’inizio alla fine.
Leo: E alla fine si scopre che avevo ragione! I fantasmi non esistono e che i robot sono super inquietanti.
Mike: Mi sento stupido nell’aver avuto paura di un robot e dei fantasmi.
Sorrisi prendendo la ciotola di Mike e ripendola con un altro po’ di Ramen, al quale mi sorrise con gratitudine, riempì anche le ciotole di tutti gli altri che mi ringraziarono. Dopo che il Ramen nel pentolone fu finito, la tavola sparecchiata e pulito lo stesso per la cucina, tutti insieme ci siano messi a guardare un film tranquilli tanto che i due membri del gruppo più rumorosi erano abbastanza stanchi dalla loro avventura. Quando il film finì April ci salutò per tornare a casa in modo da non far preoccupare i suoi genitori, Splinter subito dopo sparì nella sua stanza, seguito da tutti noi ognuno diretto nella propria stanza. Subito dopo che finì di cambiarmi, lavarmi i denti, spazzolarmi i capelli e la coda, mi misi comoda nel mio letto aspettando l'arrivo di Leo. E aspetta per ben mezz'ora senza alcuna presenza o segno di un portale mi distessi letto guardando il soffitto e tutte le pareti, così aspettai ancora un po' mentre continuavo a guardare le pareti e il soffitto lacciando ogni tanto uno sguardo al mio cellulare, nel caso mi arrivasse un messaggio da parte sua. Alla fine dopo un'ora e mezzo di attesa e senza alcun avviso sul cellulare mi lasciai scappare un sospiro, sprofondai ulteriormente nel letto e mi coprì con le coperte fin sopra la testa lasciando uscire un altro sospiro. Lentamente mi girai sul materasso a pancia in giù, con le lenzuola che mi coprivano fin sopra la testa e con il muso nascosto nel cuscino, ascoltai per un’ultima volta per il segno di uno dei portali di Leo o per una notifica per alcuni minuti senza sentire nessuno dei due rumori. Così dopo pochi minuti, che mi sembrarono ore, riuscì ad addormentarmi. Però con il sonno sono arrivati i ricordi, questa volta il primo incontro con Shredder completamente libero dalla sua prigione. Ho guardato impotente i ragazzi combatterlo per proteggere Karai, ho visto Karai essere sconfitta con i ragazzi che guardavano sconvolti e in lacrime la sua caduta, ho guardato Splinter legato con Shredder che catturava la sua essenza e che alla fine iniziava ad assorbirla. Mi svegliai di sopra salto leggermente tremante e senza fiato. Quando guardai l'ora gemetti infastidita e mi rimisi in una posizione diversa per continuare il mio riposo, anche se avevo dei dubbi se fosse una buona idea o meno, ma alla fine mi riaddormentarmi pochi minuti dopo. Nemmeno un’ora dopo essermi addormentata i ricordi del combattimento dei ragazzi contro il Krang, mi inondarono la mente e come la prima volta non potei fare altro che guardare impotente lo svolgersi degli eventi, fino alla scena dove Leo fluttuava nella prigione oscura con la foto della nostra famiglia stretta saldamente contro il suo piastrone e con le lacrime che gli rigavano le sue guance ammaccate e livide. Mi svegliai di nuovo, ma a questo giro il mio corpo era ricoperto di sudore, adesso il mio corpo tremava e con le lacrime che mi rigavano le guance, con le grida di rabbia e disperazione bloccate nella gola in modo che non disturbassi nessuno. Mi guardai in torno nella mia stanza, ma nel mio stato mentale e l'oscurità che mi circondava insieme al silenzio, l'assenza del calore condiviso tra me e Leo che mi dava sempre la sensazione di sicurezza e confort mi colpì portandomi altri ricordi. I ricordi della mia morte mi inondarono la menta, seguita subito dopo dal quel maledetto luogo in cui mi ero svegliata, oscuro, buio, freddo e silenzioso, mi paralizzai dal terrore per alcuni secondi prima che lanciassi le lenzuola da me e mi alzassi velocemente dal letto. Rapidamente o almeno per quello che mi permettevano le mie mani tremanti mi tolsi il pigiama fradicio, lo lancia in un angolo della mia stanza, mi vestì con uno dei miei abiti sportivi che uso per allenarmi con i ragazzi e Pops. Presi le mie armi e coprì artigli dei piedi per ogni evenienza. Quando fui pronta e posizionai le mie due borse da gamba, con dentro tutto il necessario per farmi ritracciare dai ragazzi in modo da non farli preoccupare loro e Pops, il più silenziosamente possibili apri la porta della mia stanza e la richiusi dietro di me. Rimassi ferma per alcuni secondi girando le orecchie per essere sicura di non aver svegliato, come un vero ninja e con l’uso del mio Shunpo, mi spostai davanti all’uscita principale delle tante uscite della tana. Non appena uscì girai verso un tunnel specifico e con un altro Shunpo alla fine vidi la luce in fondo al tunnel, mi fermai sulla soglia del tunnel lasciando che la luce dell’alba mi inondasse con il suo calore, anche se il colore era leggero è tutto quello che avevo bisogno in quel momento. Il bisogno di muoversi, il bisogno di aria che mi colpisce il muso con i capelli che danzavano con il vento, il bisogno di luce e calore, erano stati così opprimenti che non potevo rimanere per un altro secondo nella tana. Adesso con il vento, l’odore di acqua salmastra, il calore crescente del sole e della luce che scacciava l’oscurità, il rumore del mare e dei gabbiani mi aitarono a calmare la furiosa tempesta che invadeva la mia mente. Quando aprì gli occhi mi assicurai che non ci fosse nessuno e saltai giù dal tunnel atterrando sulla sabbia. Lentamente mi avvicinai ad uno sfioramento di scogli, con un cartello di pericolo o almeno per degli umani, rapidamente mi arrampicai su di loro trovando un punto perfetto dove potevo sedermi senza il rischio di essere vista o essere schizzata dall'acqua. Così alla fine mi sedetti mi lasciai scappare un sospiro e mi godendoti tutto quello che mi circondava ascoltando le onde infrangersi, i gabbiani chiamarsi l’un l’altro, mentre respiravo il profumo del mare e godendomi il calore dei raggi del sole. I sentimenti che avevano causato i ricordi di quello che sarebbe presto accaduto alla mia nuova e amata famiglia lasciarono o meglio dire riuscì a spingerli il più profondamente possibile nella mia mentre, in modo che in futuro non mi disturbassero più o almeno lo speravo. Anche se in quel momento un'altra cosa mi passo per la mente...
Tsukiko: * Perché Leo non è venuto a dormire con me? *
Una miriade di ipotesi mi passarono per la mente, dalla più probabile a quelle meno improbabile e ognuna era peggio dell'altra, questi pensieri mi portano solo a deprimermi ulteriormente e nello sperare che fosse l'ipotesi più probabile. Infondo eri oltre ad esserci svegliati presto, esserci allentati senza sosta con Pops che ci guidava e con il nostro allenamento extra con l’uso delle nostre abilita mistiche, la ronda notturna che infatti non so se lui e Raph hanno trovato qualcosa nella loro area. Per finire la loro avventura con il Gumbus e il loro primo incontro con Baxter Stockboy, doveva essere esausto al punto che non riusciva a cercare o controllare un portale. Liberandomi la mente da ogni pensiero, feci un respiro profondo iniziando a meditare sperando che in un ambiente diverso mi aiutasse a liberare il mio vero potere e così a liberare il mio Hamato Ninpō, non so per quanto tempo sono rimasta lì nello stesso punto e in meditazione. O almeno fino a quando non ho sentito il mio cellulare vibrare in una delle due borse a gamba in pelle nera, creati da Donnie con una grande perfezione e una meravigliosa attenzione nelle decorazioni, che ovviamente non appena gli ho visti l'ho ringraziato così tante volte e abbracciato. Con un sorriso al ricordo presi il cellulare dalla borsa e risposi subito a Donnie.
Tsukiko: Buongiorno D.
Donnie: Cosa stai facendo in superficie in pieno girono!
Tsukiko: D, calmati. Lo sai che sono in grado di non essere vista da nessuno come voi ragazzi. Inoltre sai benissimo dove sono e lo sai che è una zona vietata per via del pericolo mortale per gli umani. E non ho visto e sentito nessuno.
Donnie: Va bene tutto quello che vuoi.... Cosa ci fai la fuori comunque?
Tsukiko: . . . Volevo schiarirmi la mente, da un brutto sogno. E di solito il rumore e profumo salmastro del mare mi aiutano a calmarmi. * Inoltre avevo bisogno di un’ambiente che non mi ricordasse il luogo dove sono stata imprigionata dopo la mia morte *
La linea rimasse silenziosa per un po', allontanai il telefono dall'orecchio per guardare se la linea non fosse saltata, ho visto la chiamata ancora incorso e le tacchete di segnale piene confusa mi riportai il cellullare all’orecchio.
Tsukiko: D sei ancora lì?
Donnie: Sì, ho mandato Shelldon alla tua posizione, così puoi rilassarti mentre scansiona i dintorni per eventuali problemi tanto che può essere confuso per un drone telecomandato. Inoltre capisco quando si ha bisogno di spazio lontano da tutto e da tutti così almeno puoi rimanere lì per tutto il tempo che vuoi. Senza il rischio che tu si vista.
Tsukiko: Grazie mille D. Sei il migliore.
Donnie: Lo so! Ho detto a Shelldon quando dovete tornare a casa.
Tsukiko: C'è qualcosa di importante stasera?
Donnie: A parte cenare con la tua famiglia e riposarti? Stasera April ci mostrerà il suo primo lavoro di attrice.
Tsukiko: Ah! Giusto... Lo avevo completamente dimenticato.
Donnie: Non ti preoccupare è uno dei miei tanti compiti ricordare a tutti voi eventi importanti.
Tsukiko: Infatti è uno dei tanti motivi per cui sei importante non solo per la squadra, ma anche per la famiglia.
Donnie: . . . Va bene genietta ci vediamo dopo e se hai problemi chiamaci.
Tsukiko: Va bene D a dopo. Ah! Si, Leo ha chiesto di me?
Donnie: No, l'ultima volta che l'ho visto è stato a colazione e poi è sparito con Angelo da qualche parte a fare chi sa cosa.
Tsukiko: Grazie D... * Non ha chiesto niente? Non mi ha nemmeno chiamata. . . *
Donnie: Ehi! Genietta non metterti nei guai.
Tsukiko: Forza D, lo sai che i guai sono sempre alla ricerca di noi del clan Hamato.
Donnie: Molto divertente genietta. Ora devo tornare a lavorare sulla tua tuta, che ti piacerà sapere che sarà finita entro stasera.
Tsukiko: Non vedo l'ora di vederla e di usarla nelle missioni D.
Donnie: Lo so! A dopo!
Con questo la chiamata fu interrotta da parte di Donnie, osservai per alcuni secondi lo schermo ormai bloccato del cellulare, mordendomi il labbro inferiore lo sbloccai e guardai velocemente nella chat del gruppo. Non c’era nulla, l’ultimo messaggio era una buonanotte da parte di Mikey, per il resto nessuno aveva scritto dov’ero. Con le orecchie che si abbassavano fino a toccarmi i lati del viso, bloccai il cellulare e lo rimisi al sicuro nella mia borsa a gamba assicurandomi che fosse ben chiusa, dopo di che riportai lo sguardo sul paesaggio aspettando l'arrivo di Shelldon.
Tsukiko: * Cosa sta succedendo? Perché nessuno è impazzito quando non mi hanno visto a colazione? Va bene che Donnie fosse in grado di localizzarmi non solo con il cellulare, ma sicuramente con il chip di localizzazione sottocutaneo che sicuramente mi ha impiantato o almeno lo spero. . . Inoltre perché Leo non mi ha chiamato finora? Che si sia già stancato di avermi sempre intorno. . . Avrebbe senso infondo passiamo molto tempo insieme, inoltre sono una femmina e lui un maschio, avrà bisogno dei suoi spazzi... *
Mi coprì il muso con le mani, chiudendo gli occhi nel processo, lasciandomi scappare un sospiro. Rimasi in questa posizione fino a quando non sentì il famigliare rumore delle eliche di Shelldon, alla fine si avvicinò a me atterrando direttamente sulle mie gambe, sorrisi togliendo le mani dal mio muso e appoggiandole sulla sua... schiena? Non ne ero completamente sicura. Così rimanemmo in silenzio, ascoltando le onde, lentamente chiusi gli occhi appoggiando la testa contro la parte più liscia dello scoglio. E così mi lasciai cullare, in un sonno tanto necessario, che grazie al costante suono delle onde e dalla compagnia di qualcuno niente oso turbare il mio sonno. Non so per quanto tempo abbia dormito ma, alla fine fui svegliata dalla voce di Shelldon che mi chiamava, lentamente aprì gli occhi e guardai in quelli robotici che volava difronte al mio viso.
Shelldon: Forza sorella è ora di tornare alla tana. E la strada non è corta.
Tsukiko: * Cosa? È già ora di andare? *
Mi sono guardata intorno e ho visto il cello dipinto dei colori del tramonto, a quanto pare ho dormito per tutto il giorno, ma mi sentivo ancora stanca e vuota.
Tsukiko: Va bene. Torniamo alla tana.
Mi alzai in piedi e guardai un'altra volta il paesaggio, il cielo colorato dall'arancione più scuro al più chiaro fino a sfumarsi di un tenue rosa, che coloravano anche l'acqua di una miriade di colori. Con un sospiro mi girai e segui Shelldon verso il tunnel tornando così alla tana, non so come ma, a quanto pare il mio piccolo compagno robotico si accorse della mia riluttanza nel tornare e iniziò una conversazione. Cosa che ho apprezzato molto, così per tutto il tragitto abbiamo parlato da videogiochi, software anche se con alcune lacune da parte mia, ma grazie a lui che mi ha spiegato in modo che riuscissi a capirne di più. Ed ogni tanto usciva con qualche battuta alla Donnie, ma alcune mi fecero ridere di gusto e per Dio ne avevo davvero bisogno. Alla fine arrivammo alla tana, mi guardai intorno non trovando nessuno in giro, con una leggera delusione che respinsi immediatamente ringrazia Shelldon per la compagnia e la chiacchierata. Dopo di che ci dividemmo Shelldon per il laboratorio, per una meritata ricarica, mentre io mi diressi verso il soggiorno e non appena arrivai sulla soglia della stanza mi fermai. Tutti ridevano tra di loro, spingendosi giocosamente e infastidendosi l'un l'altro, alla scena davanti a me lentamente il senso di vuoto e di essere di troppo mi appesantì il cuore di un ulteriore peso. Guardai la scena in silenzio per alcuni secondi e velocemente mi girai, allontanandomi dalla stanza e andando alla mia, dove mi chiusi dentro a chiave appoggia le mie armi ai loro ganci e posai il cellulare sul mobile vicino al letto. Quando mi tolsi anche le due borse legate alle mie gambe e i copri artigli, mi misi a sedere sul letto appoggiandomi con la schiena contro la testiera stringendomi le gambe contro il petto, mentre posavo il mento sulle ginocchia con lo sguardo fisso sulla parete difronte a me.
Tsukiko: * Cosa ci faccio qui? Si vede lontano un miglio che non hanno bisogno di me! Dalla serie e dal film sono in grado di difendersi perfettamente e aiutarsi tra di loro senza che io interferisca con le loro vite. Ognuno ha un ruolo in questa famiglia... Io-io non ne ho nessuno. Non sono nemmeno sicura di far parte di questa famiglia. Ogni membro della famiglia, ogni membro del clan Hamato è in gradi di accedere al Hamato Ninpō… Forse non sarò mai in grado di accedervi non sono stata creata con il DNA di Pops come i ragazzi. Cosa ci faccio io qui?! Dovrei essere morta! *
Chiusi gli occhi, nascondendo il viso tra le braccia e le gambe, nemmeno pochi secondi dopo sentì qualcuno bussare alla mia porta e chiamare il mio nome, prendendo un respiro profondo mi alzai dal letto e aprì la porta trovando Pops che mi sorrideva.
Splinter: Manchi solo tu figliola, i ragazzi e April hanno già iniziando a guardare per questo sono venuto a prenderti. Manchi solo tu!
Tsukiko: Come sapevi che ero nella mia stanza?
Splinter: Non l'ho fatto. Ho solo notato che non eri ancora arrivata e ho chiesto a Purple di vedere dov'eri.
Tsukiko: Oh. . . Okay! Andiamo? Non vorrei che ti perdessi lo spettacolo per me. * Quindi non hai nemmeno notato la mia presenza come i ragazzi. . . *
Con questo ci siamo diretti verso il soggiorno, quando arrivammo ho visto i ragazzi già seduti ai loro posti con April, nel mentre Pops si mise a sedere nella sua poltrona. Con un sospiro mi sedetti vicino alla poltrona, senza guardare veramente i vari spot o sentire le chiacchiere "silenzioso" tra i ragazzi e le risatine, nessuno si era preso la briga di salutarmi nemmeno Mike e Leo. . . non ha mai rivolto lo sguardo verso di me come gli altri.
Tsukiko: * Cosa ci faccio anche qui? Cosa ci fa un mutante predatore in mezzo a mutanti che in natura sarebbero delle semplici prede? Perché mi sento di nuovo sola? . . . NO! Tsukiko non è come prima! Non lo stanno facendo apposta, sei una ragazza e come noi anche i ragazzi hanno bisogno dei loro momenti per rilassarsi. *
Mi guardai di nuovo introno per la stanza, con le orecchie che si abbassavano sempre di più ad ogni risatina e presa in giro tra i ragazzi ed April, ho alzato lo sguardo per vedere Pops che guardava il gruppo con divertimento. Mi sentivo così impacciata, fuori posto e una ruota di scorta, lentamente e il più silenziosamente possibile mi allontanai di nuovo dal soggiorno tornando nella mia stanza. Improvvisamente mi sembrava l'unico luogo sicuro, a cui appartenevo da vero, con uno sfinimento emotivo mi chiusi la porta appoggiandovi le spalle e la schiena, rimassi lì per alcuni secondi prima di allontanarmi e mi cambiai con un pigiama e lentamente scivolai sotto le lenzuola.
Tsukiko: * Chi sa se stasera verrà Leo a dormire... Non credo proprio. . . *
Sentì il cellulare vibrare dal mobilino lo osservai per alcuni secondi, tenta di lasciarlo suonare a vuoto o di rispondere, alla fine con un sospiro lo presi e vidi la foto di Raph sullo schermo. Accettai la chiamata mentre mi sedevo sul mordo del letto.
Raph: Ehi, sorellina dove sei?
Tsukiko: Sono nella mia stanza mi sono persa qualcosa?
Raph: Che ci fai in camera tua? E.… beh! I ragazzi si sono divertiti a farmi uno scherzo, con il nuovo lavoro di April, sai adesso lavora in quello stupido programma con quel maledetto e inquietante peluche.
Tsukiko: * Stupida! Non ti sei ressa conto che siamo già in un altro episodio! Povero Raph... * Vuoi che venga da te? Lo so, come tutti gli altri, che non sopporti quella coniglietta...
Raph: . . . A Raph piacerebbe...
Tsukiko: Dove sei?
Raph: . . . Fuori dalla tua stanza. . .
Tsukiko: Mi cambio e sono subito da te fratellone.
Mi cambiai il più rapidamente possibile, prendendo solo il Tessen che legai al mio fianco e lasciando la Naginata al suo posto, mi avviai verso la porta che aprì. Trovai subito Raph davanti alla mia stanza appoggiato con il guscio contro la ringhiera, ho subito visto sul suo muso quanto fosse spaventato, turbato e tradito dalla sua stessa famiglia, con un sorriso chiusi la porta dietro di me assicurandomi che fosse chiusa a chiave in modo che quel maledetto coniglio non mettese le sue sudice zampe sulla mia arma.
Tsukiko: Allora cosa vuoi fare fratellone?
Raph: Mi fai compagnia mentre preparo i panini per tutti?
Tsukiko: Molto bene fratellone. Vuoi che ti prepari il tuo preferito?
Raph: Sì!
Risi per il suo entusiasmo, appoggiando una mano sul suo braccio, insieme scendemmo le scale e ci dirigemmo verso la cucina.
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Il ristorante sotto casa dice di essere una “nuova apertura” da più o meno quattro anni. Me lo ricordo perché lei viveva ancora qua e una volta mi disse che lo volevo provare quel ristorante nuovo e la delusione fu altissima. Hanno ancora degli adesivi rosso fuoco a urlarlo per la strada. Fanno qualcosa tra l’indiano e il pakistano e io non mi fido. Non credo in chi dice di essere cambiato ma sono anni che è sempre la stessa mezza cosa. È autobiografico forse. Non lo stanno dicendo ad eventuali avventori, no. Lo dicono a me. “Matteo sono anni che dici di essere cambiato, un uomo nuovo, ma lo sei veramente?”. Non lo so ristorante paki-indiano sotto casa. Non lo so. Ho parlato con gente del settore. Questo ultimo anno ci ha non poco ammazzato la cratività. Ho dato la colpa alla mancanza di vista, una cosa di cui mi lamento spesso: avere un palazzo a pochi metri dalle finestre di casa mia, invece di un parco aperto o di un paesaggio marittimo. Me lo fa presente la mia analista molto spesso. “Non vedi possibilità future, un po’ come non vedi nulla se non un muro dalle tue finestre”. Ero in un parco e c’era molta gente per i miei gusti. Ho il vaccino ma penso sempre di potermi infettare. Non solo virus ma anche di idee che non mi vanno. Opinioni non richieste. Fatti non graditi. Ho parlato, condiviso esperienze e pensieri ma nulla, non ascoltavo veramente. Aspettavo solo il momento opportuno per tornarmene a casa e mettermi a guardare il mio muro di fiducia. Volevo mandarti un messagio. Poter scrivere un pensiero è stupendo. Le parole arrivano. Puoi mandarmi una foto volendo, vedo quello che vedi. Puoi mandarmi un audio e sento quello che senti. Ma io vorrei sentire il tuo sapore. Anche se non ci conosciamo vorrei tu mi mandassi un messaggio dalle tue parti più intime e in metropolitana sarai cacciato mentre lecco un telefono, abbasandomi la mascherina. (vuoi che ti mando una foto del muro che ho di fronte?) Ho fallito il test di ingresso per la scuola dove mi sarebbe piaciuto provare e reinventarmi. Non lo ritengo un grande fallimento ma mi piace usare la parola. Se dici che non hai passato il test di ingresso ti potranno sempre dire vabbè riprova la prossima volta magari andrà meglio! Ma se dici fallimento ha tutto un altro sapore. Ho fallito nel realizzare un possibile progetto improbabile per un cambiamento necessario quanto azzardato. Si soffermeranno solo sul peso della parola fallimento. Io non ho paura di contare i miei fallimenti, sono come pietre che metto in una borsa mentre vado allo feste. “Hai delle birra là dentro me ne dai una?” No mi spiace, non sono birre, ma se vuoi ti racconto di quella volta in cui avrei mollato tutto per andare a stare un poco più vicino a lei e invece non l’ho fatto perché tutto è fallito. Il mio futuro come cantante è incerto ma mi sono specializzato nel comporre delle ninnenanna perfette per mio nipote. Lo stringo forte sul petto e mi esibisco nel modo più naturale e dolce possibile e lo sento dimenarsi fino a crollare addormentato. Poi continuo a camminare con una temperatura corporea che sale ogni minuto. Non mi interessa. Per lui sono disposto a sudare fino a sentirmi cadere le braccia. Forse lo sto viziando troppo e se mai avrò dei figli miei non sarò mai in grado di amarli così tanto perché saranno solo un prodotto arrivato dopo. Mi piace il mio iPhone attuale, ma ho ricordi migliori col 4s. Sono finito in psicanalisi perché volevo smettere di sognarti ma invece adesso, quando ti sogno, sei la mia psicanalista e mi fa strano parlarle di te. Nel parco ho rivisto persone che non vedevo da più di un anno. Mi hanno chiesto come sto e io ho risposto tutto bene alla grande sono una persona nuova. Loro mi hanno guardato con lo stesso sguardo rassegnato con cui guardo il ristorante paki-indiano sotto casa. Che c’è di male nel raccontarsi palle? Lo sappiamo tutti e due che non va bene manco per un cazzo, se non mi viene facile il credere in un futuro migliore almeno lasciami libero di credere alle mie palle. Ho deciso di smettere di mangiare dopo le 19 e di andare a letto senza cena per un po’. Forse mi scenderà la pancia o forse no, quello non mi interessa. Voglio farmi da genitore deluso. Quello che ti manda a letto senza cena perché sei stato cattivo. Ho del gelato al Raffaello nel frigo. Che questa del non mangiare sia solo un’altra palla, oppure racconterò di essere stato bravissimo a resistere quando in realtà lo sappiamo tutti, questo diventerà un altro sassolino da mettere nello zaino dei fallimenti.
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Ancora aspiratore bagno cieco
Ieri vi ho detto che finalmente ho fatto sistemare l'aspiratore del bagno più piccolo altrimenti detto bagno cieco.
Le vicissitudini legate a questo montaggio sono molteplici perché in principio avevo provato a sistemarlo da solo con l'aiuto di cognato 2.
Il problema non è tanto il fissarlo al muro quanto azzeccare i collegamenti elettrici. Teoricamente basta poco: guardi lo schema elettrico nel libretto di istruzioni e se ci capisci un minimo ci metto effettivamente poco tempo. Il problema è che non è così chiaro anche se sei uno smanettone ma non un elettricista vero e proprio e infatti domenica pomeriggio la ventola non funzionava nonostante i fili attaccati correttamente. Nonostante i vari tentativi la ventola non partiva assieme alla luce. Così cognato 2 ha provato nuovi collegamenti e la ventola è partita. Sì, ma partiva senza premere l'interruttore della luce, ragion per cui l'unico modo per farla funzionare era tenerla fissa accesa. Il bello è che la ventola è partita anche dopo aver staccato i due fili dall'interruttore della luce con cognato 2 che imprecava chiedendosi da dove potesse arrivare la corrente. Opera dello Spirito Santo, forse?
Comunque, dopo essere riuscito a far scattare il salvavita generale, quello che sta nel locale contatori per capirci, cognato 2 chiama amico elettricista che fa di nome Salvatore. Nome omen perché effettivamente Salvatore ha salvato la situazione. Dapprima ci ha parlato cognato 2, poi lunedì l'ho chiamato io per fissare un appuntamento ma prima mi ha detto di provare a fare io questo lavoro perché "Sono due fili da attaccare" così gli mando le foto della ventola e lui mi rimanda le istruzioni:
Scusate eh, ma cor cazzo che vado a mettere mano là dentro e poi la vecchia ventola quei fili li ha ancora attaccati per cui mi pare strano debba fare come dice lui. Così gli mando le foto del vecchio affare e lui mi dice che ok, forse si è sbagliato.
Arriviamo a martedì (ieri) e lui viene a ora di pranzo, mi fa staccare la corrente a tutta casa a differenza di mio cognato e comincia a verificare i collegamenti. Fa diversi tentativi, mi spiega che questa ventola è un po' diversa perché ha un timer per la partenza ritardata. Mi verrebbe da rispondere "sticazzi" sarebbe già tanto partisse. Prova ad accendere la luce del bagno ma la ventola non parte.
Riallaccia i collegamenti ma ancora la ventola non ne vuole sapere. Esclude il timer ma la ventola pare fare il gesto dell'ombrello. Mi chiede un tester e, chissà com'è, io ne ho uno a casa. Poi mi chiede una lampadina per verificare se c'è corrente. Ma la lampadina la vuole in tungsteno a incandescenza con un portalampadine. Incredibile ma vero, ho entrambe le cose. La lampadina si accende: non dobbiamo rifare l'impianto.
Salvatore prova a cambiare qualche collegamento, sposta fili, da ponti e poi, come direbbe mia madre, il filo va a filo, il piombo va a piombo eppure il muro è storto.
Sì perché la ventola non parte.
Finalmente la ventola si accende, non so come e pare non lo sappia neppure Salvatore.
«Adesso chiudo tutto così abbiamo finito.»
Ma io gli dico prima che monti l'ultimo pezzo: «Vediamo se va ora». Provate a indovinare.
Se avete detto "Non parte" avete indovinato. E Salvatore riapre tutto, risistena i collegamenti, aggiunge un altro filo che teoricamente non dovrebbe servire e la ventola finalmente obbedisce.
Stavolta si richiude tutto e si sente quel bel suono quando accendi la luce del bagno.
Prima di congedarlo gli chiedo di verificare se la vecchia ventola può essere riparata. Lui accetta di portarla nel suo laboratorio e di verificare se può farlo.
Stamattina mi ha detto che per poche decine di Euro me la ripara.
La tengo come muletto, penso, però fanculo: potevo risparmiarmi la spesa per la ventola nuova...
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rossoscarlatto.net
Tatuata
"Allora hai deciso..."
"Sì".
"E se poi ti stancassi ? Volessi levarlo ? Non ti piacesse più..."
"Non credo...e in ogni modo, lo sai, non do peso al mio corpo, non mi guardo allo specchio..., non m'importa cosa ne penserò domani o fra vent'anni, ho solo bisogno di un segno..."
"Un segno...?"
"Devo segnare questo tempo...ricordarlo..."
"Ricordarlo ? Puoi farlo comunque...perché sulla pelle ?"
"Definitivo..., questa fuga non è con la testa nel sacco, so che sto fuggendo e da cosa..."
"Tu hai troppi uomini..."
"In questo periodo ? Sì...sempre... quando sono così..."
"Tu li usi..."
"E loro usano me...normale...".
"Non sei innamorata, è vero...?"
"Ho bisogno di sogni, lunghissimi, interminabili..."
.................
Ore 16.35. Sono in anticipo.
"Ciao..."
"Ho appuntamento alle 17.00..., posso aspettare ?"
"Accomodati, lui è di là...nel frattempo puoi guardare i cataloghi, hai già un'idea ?"
"No. Nessuna."
Il divanetto è molto piccolo, e davanti una tendina trasparente, nera su un vetro. Dietro intravedo un'ombra. E un rumore, quasi un ronzio. Forte, insistente. Che cosa succede di là ? Nessuno parla...solo il ronzio.
Sfoglio le pagine piene di simboli scuri, linee, curve, punte, e piccoli totem, simbologie di mondi passati, qualche animale, e piume, ali. Che fare ? Che tipo di segno sul mio povero polso ? Un sole ? Questo piccolo pesce ? Questa spirale appuntita ?
"Hai bisogno d'aiuto ?"
Lei è vestita di nero, come me. Al naso, sopracciglia, e labbro inferiore anelli e altri piccolissimi oggetti.
"Fra poco tocca a te... è quasi pronto..."
Arriva. E' qui vicino. Mi guarda. Lo guardo.
Alto. Magro abbastanza. Le maniche corte della maglietta blu, larga, scoprono ogni forma incisa, e incredibile, sulle sue braccia. E colori. Anelli ad ogni suo dito. E il viso. Rugoso, ma giovane, con occhi chiari e una bocca grande, non ben delineata. Senza barba.
"Ciao...che cosa posso fare per te...?"
Huuummm, che cosa puoi fare per me ?...devo dirtelo subito... o dopo?
"Credo che un occhio...forse...ma molto stilizzato...una forma semplice, pulita...non troppo grande..."
"Ok, vieni..."
Si muove piano e sparge in giro un po' del suo profumo di muschio. La sala degli orrori ora è davanti ai miei occhi. Arrivandoci senza sapere cos'è può essere scambiata per lo studio di un dentista. Ma la musica ovunque, e forte, i disegni alle pareti, le sue foto nudo con esibizione d'ogni piccola e grande opera d'arte, mi fanno sentire finalmente a casa.
"Siediti qui...vicino a me..."
Mi accomodo, un po' timorosa sulla poltroncina vicino al tavolo, dove lui sta disegnando il mio occhio. Con la matita su una velina trasparente.
"Così... ti piace ?"
"Sì.....va bene..."
Si alza. Più in là la poltrona da esecuzione, il patibolo, quasi un lettino, di pelle imbottita rossa. Mi allungo, e lui prende il mio polso. Non parla, e da un cassetto tira fuori un rasoio. In un attimo graffia via i pochi peli sul mio braccio fino alla mano. Io tremo, sono già spaventata.
"Posso... scappare... se...?"
"Scappare ? e dove...stai tranquilla... ci penso io... non sentirai male... non troppo...sopporterai...vedrai..."
La decalcomania ora è sul mio polso, bella disegnata, e blu.
"Ecco...questa è la giusta posizione... potranno vederlo bene, tutti..."
Comincio a sudare, la ghigliottina è lì davanti a me, e sta iniziando il suo ronzio terribile.
L'ago. Mio dio. L'ago.
Punge. Punge e colora la mia pelle. E lui preme, e striscia per seguire il tratto del suo disegno, il mio occhio.
Non voglio scappare. Sono immobile e senza respiro.
Il mio braccio sulla sua gamba, e lui curvato a tenerlo fermo. E incidere.
"Ti fa male...?"
La sua voce adesso è bassa, e lenta. Tutta la pelle del mio capo freme.
So che la mia spina dorsale sta iniziando a gioire. La sento.
Il piacere che sale dai miei fianchi sino alla nuca, e poi scende sino all'interno delle mie cosce.
Ancora immobile.
Ma con la mente sono già ad accarezzare la lampo dei suoi pantaloni, e tutta la meraviglia che gli sta sotto.
"Ti fa male...?"
Sì. Mi fa male. Tu sai che mi stai facendo male. E anche come.
Conosci il tipo di dolore che procuri alle tue vittime.
E sono certa che la tua erezione è già cominciata.
Non mi chiedi se voglio sospendere per un attimo. No. Non lo fai.
E io non vorrei. Non devi fermarti, ora. Non più.
Che bello. E' bellissimo. Non potevo immaginarlo, sai ? Proprio non ne avevo sospetto.
Il segno che lasci sulla mia pelle vergine, è il tuo segno.
Il passaggio di te, su di me.
Molto più di una prima penetrazione. Altro tipo di verginità persa.
Quella di un angolo della mia testa, che ti lascia entrare dentro di me, e modificare il mio corpo.
Perché ho sempre sfuggito ogni mostra di body art ?
Stupida. Molto stupida. Ora capisco il piacere infinito.
E ne sto vivendo solo una piccola goccia.
E il senso di potere. Gigantesco. Voglio coprire il mio corpo di segni. Non smettere mai.
Aaaahhh... il tuo ago...come spinge... e striscia....e colora...
Ancora. Non fermarti. Non smettere mai. Fammi bruciare, ancora.
E incidi. Segnami. E segnami ancora...
"Ancora... un po' di grigio...qui...è troppo vuota...questa forma..."
Sì...ancora. Grigio...azzurro...rosso...verde....Tutti i colori che vuoi. Riempi i miei pori. Senti che vuoti ? Senti che voglia di essere pieni... di te... e dei tuoi colori...?
Perché non mi tagli, ora ? Potresti...sai ? Non scapperei. No.
Qualsiasi lama nelle tue mani.
Oltre ogni pene, oltre ogni lingua e ogni mano.
Potresti farmi scoppiare, sai ? E sono già molto vicina. E la schiena mi trema.
E le gambe sono spalancate sai? Senti come sono bagnata ?
Allagata. Per te.
Potresti tirare fuori il tuo pene mentre continua il ronzio ?
Oppure allungare la tua terza mano, quella con le dita sensibili, e infilarmele tutte, una per una, e riempirmi ? Le sento già tutte dentro di me. Vuoi farmi venire ? Così ?
E allora anche la tua lingua. Ti prego. Non risparmiarti. Dammi tutto di te.
Lo prenderei, sai ? Il tuo tutto, e anche di più...
Ma...non hai ancora finito ? Allora anche tu non vuoi smettere. Ti piace.
Allora... sei sadico... è per questo che il tuo pantalone è così gonfio, qui proprio davanti a me ? E io sono masochista ? non so... Ma che piacere sottile... e inciso sulla mia pelle...
"Ti rifaccio questa riga... perché..."
Perché ? Hai capito quanto mi piace ? Grazie. Sei buono. Continua allora. Forse riesci a farmi venire. Mi piacerebbe sai ? Cosa direbbero quelli di là, che stanno aspettando, se ad un tratto oltre al ronzio del tuo ago, sentissero anche l'urlo ? Il mio urlo, quello più forte, e lungo. Quello che stai costruendo sulla pelle del mio povero polso. Lo vuoi ? Vuoi sentire il mio urlo ? E poi che faresti ? Lasceresti ogni cosa...? Smetteresti... per allargare le mie gambe ancora di più ? E affonderesti dentro di me ? Lo vorresti ? O forse è già troppo il piacere che senti nella tua mente mentre mi incidi... incidi il tuo segno su di me ?
"Ti piace ?"
"Sì...è bellissimo...sei stato bravo"
"Posso fotografarti ?"
Puoi fare quello che vuoi, lo sai.
Sei il mio cavaliere, ora... il cavaliere degli aghi.
E asciugami ora. Non posso uscire da qui, tutta bagnata.
"Torna, per ogni eventuale... io sono sempre qui...".
Sono troppo bagnata. Aspetta. Non mandarmi via, adesso, solo perché c'è qualcuno che deve entrare ora, e al mio posto.
"Ciao, ti aspetto allora..."
Esco. Ma piano. E i sogni sono ancora con me.
Sta piovendo una pioggia discreta, e non ho ombrelli da aprire.
Cosa faccio ? Vado subito in auto ? O forse è meglio camminare un po'. Sì magari sulla riva del mare. E' sempre bello in inverno, e con la pioggia tutto sembra più morbido.
La piccola ferita che brucia sotto la fasciatura... non stavo sognando, ora c'è un tatuaggio sul mio povero polso. Povero ? Superbo, come dice il mio amante migliore, "superba giornata amica mia".
E sono bagnata, è vero. E non solo di pioggia. Bagnata di me.
E ho voglia. La reprimo ? Perché...?
Ricordo una volta, da ragazzina...l'amore sulla spiaggia, sotto una barca capovolta. Era sera come ora. E le luci lontane da noi, passavano appena da sotto, giusto per farci vedere le nostre mani che si toccavano. E le risate. "Ci avrà visto qualcuno...? ...e se ci fosse qualcuno qui fuori...?" Nessuna paura allora. Ma adesso ? Mi infilerei sotto una barca capovolta per darmi piacere ? No. E non ci sono più le barche dei pescatori su questa spiaggia. Ora è un porto di lusso. Ma le panchine, quelle sì, ci sono.
Vado più in là, dopo l'ultimo lampione. Quella panchina isolata proprio vicino allo scoglio.
Eccola. Perfetta.
E la pioggia mi aiuta. Questa mano destra, così libera, che mi cerca. Se la lascio entrare sotto lo slip, potrà aiutarmi ? Sì. Penso di sì. Di solito è il mio letto il posto migliore, e meglio sotto il piumone d'inverno. Posso allargare le gambe nude e sentirmi tutta. Riconoscere ogni pelo, e bagnarmi le dita di miele. Ma ora arrivo subito e soltanto alla mia clito. E' qui, proprio qui sotto, e già mi fa male. La scopro, la apro, nel punto più impazzito di tutto il mio corpo. Da lì è impossibile tornare indietro. Quando arrivo su quella punta di piccolo cazzo infuocato, la testa mi scoppia.
E allora, sì. Mi lascio scoppiare.
E' stata una bella giornata.
E qui la pioggia è diversa dal solito. Calda, caldissima tra le mie cosce.
Dedicato ad Alex Tatu, tatuante in Sanremo.
FalcoSirene
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Come sarò io e come sarai tu (con qualche giorno in più)
Altri capitoli
1. Non c'è tempo per la solitudine
Settembre 2004
Buttai il borsone sul pavimento e lo zaino sul letto. Sospirai dal sollievo di aver liberato le spalle da quelle due zavorre e mi guardai attorno. La mia nuova cameretta era carina, anche se non come quella della nostra casa a Torino, e i miei avevano fatto un buon lavoro per renderla accogliente.
La prima cosa che feci fu aprire il borsone e tirare fuori Mr. Bear. Lo strinsi forte a me e lo misi sul letto. Quando papà mi accennò, scherzando, che Mr. Bear poteva benissimo starsene a Torino, avevo talmente sbroccato che mi dovette tranquillizzare. Si può scherzare su tutto, ma non con Mr. Bear!
"Andrà tutto bene, vero?" chiesi al mio orsacchiotto, "E se non andrà bene, stringeremo i denti, porteremo a casa la maturità e torneremo a Torino. Possiamo farcela." mi dissi, mentre presi una foto delle mie migliori amiche, già incorniciata e messa in bella mostra sulla scrivania. Potevo scommettere qualsiasi cosa che era stata mamma a metterla lì, forse per farmi sentire meno nostalgia. "Posso farcela."
Quelle tre sceme mi mancavano un casino e persino tutti i miei compagni di classe. Non ci potevo ancora credere che stavo sacrificando il mio ultimo anno per colpa del lavoro di mio papà eppure eccomi qui, dopo un viaggio eterno, nel nostra nuova casa.
Per evitare di iniziare a piangere per l'ennesima volta, decisi di iniziare a sistemare le poche cose che mi ero portata, anche perché il grosso era stato portato dai miei con un furgoncino ai primi di agosto. Aprii l'armadio e con stupore notai che, attaccato all'anta, c'era un poster di Kevin dei Backstreet Boys. Alzai gli occhi al cielo e risi debolmente. Prima la foto delle mie amiche e ora il poster della mia prima cotta nell'armadio. Mamma non aveva solamente passato le sue vacanze a rendere accogliente la casa, ma aveva avuto anche l'accortezza di mettere in tutta la cameretta tante piccole cose che erano solamente mie, forse per farmi sentire meno la mancanza di tutto quello che avevo lasciato indietro.
La mia buona volontà durò ben poco. Dopo solo due magliette, un paio di jeans e una felpa, feci quello che mi veniva meglio: lasciare il lavoro a metà. Intanto le cose da mettere a posto non sarebbero scomparse nel nulla e con molta probabilità avrei finito dopo cena, ovviamente dopo essermi fatta rimproverare dai miei almeno un paio di volte.
Frugai nello zaino e presi il mio lettore CD. L'unica cosa che volevo fare era non pensare e stare da sola. Aprii la porta finestra e uscii sul balcone. Una folata di aria afosa mi colpì in pieno, ma questo non mi impedì di curiosare e scoprire, con stupore, che il nostro nuovo appartamento faceva parte di una casa di ringhiera. Questo voleva dire che il nostro ballatoio era diviso da quello dei vicino soltanto da un cancello e dovevo ammettere che il nostro era proprio bello. Inizio 1900, in ferro con fantasia floreale e ovviamente chiuso, pensai mentre muovevo la maniglia con un po' troppo vigore. Delusa, oltrepassai la mia camera e scoprii che anche il salotto affacciava sul balcone. Scostai la tenda della finestra e diedi davvero solo una sbirciatina alla stanza, perché non volevo che mamma mi vedesse cazzeggiare al posto di mettere in ordine il borsone, e poi ritornai verso la porta finestra della mia camera.
Senza fare rumore, mi misi seduta a gambe incrociate appoggiata al cancello di ferro. Il cielo era di un azzurro così intenso che guardarlo faceva quasi male agli occhi, oppure ero solo io che avevo una voglia matta di piangere.
Misi le cuffie, saltai le prime due canzoni perché volevo arrivare direttamente alla mia preferita, Stay di Tommy Vee. La compilation me l'avevano fatta le mie amiche con tutte le nostre canzoni, soprattutto quelle del sabato sera quando andavamo a ballare. Chiusi gli occhi e i ricordi delle nostre serate mi affollarono la mente. I chupiti offerti dal barista che ci provava con Valeria, Marina che si appartava negli angoli bui per limonare, Isabella che piangeva perché l'ennesimo ragazzo che gli piaceva non la cagava e io che ballavo per tutta la sera fino a che uno dei nostri genitori non ci veniva a prendere per riaccompagnarci a casa. Nonostante le nostre divergenze, eravamo un gruppo affiatato e quello che mi spaventava di più, non era solamente di essere dimenticata da loro, ma anche quello di non essere in grado di fare nuove amicizie. Chissà come sarebbero stati i miei nuovi compagni di classe e soprattutto la mia compagna di banco, oppure compagno. Per saperlo non avrei dovuto aspettare tanto perché domani era già il primo giorno di scuola e io non ero assolutamente pronta. Nuova città, nuovi professori, nuovi compagni di classe. Era tutto nuovo tranne la mia paura di non farcela a gestire tutti questi cambiamenti.
I miei pensieri vennero interrotti da uno strano rumore che stava interferendo con la riproduzione di Hey Mama! dei Black Eyed Peas. Scossi leggermente il lettore CD, pregando che non fosse lui ad avere problemi perché di comprarne uno nuovo non se ne parlava, ma nulla, quel pst pst continuava. Allora mi tolsi le cuffie e ci soffiai sopra. Proprio in quel momento sentii muoversi qualcosa alle mie spalle, oltre il cancello. Mi voltai di scatto e mi scappò dalla bocca un urletto stridulo che prontamente cercai di coprire con la mano.
"Oddio, scusami! Non volevo spaventarti."
Al di là del cancello c'era un ragazzo che mi guardava con occhi spalancati, probabilmente per colpa della mia reazione esagerata. Aveva lunghi capelli neri raccolti in uno chignon basso e sembrava essere più piccolo di me.
"Scusami tu! Ero sovrappensiero e non ti ho sentito…" mi giustificati, vergognandomi come una pazza. Odiavo mettermi in imbarazzo davanti alle persone e questo era uno di quei momenti in cui avrei voluto sotterrarmi. Poi, però, vidi il ragazzo davanti a me sorridermi e tutte le mie ansie si dissolsero.
"Sono Ethan," si presentò, porgendomi la mano dalle sbarre del cancello. Nonostante il suo aspetto da ragazzino la sua stretta era forte e sicura, "e tu devi essere la nuova vicina. Tua mamma ci aveva già avvisati del tuo arrivo. Beh, in realtà l'ha detto a mia mamma…"
Annuii, un po' scocciata dal fatto che mamma avesse parlato di me, "Sì, a volte a mia mamma piace chiacchierare troppo. Quindi saprai già tutto di me, nome, età, probabilmente anche numero di scarpe e che scuola frequenterò."
"In realtà so solo che vieni da Torino," disse, guardando a terra, "a quale scuola ti sei iscritta?"
"Al Manzoni, domani è il pr-"
"Al Manzoni?? Ma è dove vado io! In che classe sei?"
"Quinta B."
"Non ci credo!"
"Siamo in classe insieme?" chiesi speranzosa.
"Purtroppo no, io sono al quarto anno. Ma non ti preoccupare, c'è uno dei miei migliori amici in quella classe. Questa sera abbiamo le prove con il gruppo e glielo dirò di sicuro. Così magari ti sentirai meno sola."
"Grazie mille, sei davvero gentile!" Ethan annuì, labbra strette e il volto serio come se avesse appena risolto tutti i problemi dell'Italia, "Quindi suoni in una band?"
I suoi occhi si illuminano e io pensai che la musica e questa band fossero la sua passione, "Sì, suono la batteria. La band non ha ancora un nome, ma io e i miei due migliori amici ci stiamo pensando. Non è così facile, sai?
"Immagino! E che musica fate?"
"Più che altro facciamo cover. Grunge, rock anni '70 e '80, un po' di new wave e poi le canzoni del momento che ci piacciono. Adesso stiamo lavorando su The Reason degli Hoobastank."
"Adoro quella canzone!"
"Magari un giorno di questi puoi venire alle nostre prove. A proposito, sai per caso suonare il basso?"
Sorrisi, "L'unica cosa che so suonare è il campanello di casa!"
Ethan mi guardò serio, poi, tutto a un tratto, scoppiò a ridere, "Credo che io e te diventeremo buoni amici," sentii il cuore battere forte. Avevo un nuovo amico, non ci potevo credere! "Però non mi hai ancora detto come ti chiami."
"Ma io pensavo che mia mamma te l'avesse detto," mi sbattei una mano sulla fronte, "mi chiamo…"
"Rebecca," mia mamma aprì la porta della camera, "tra un quarto d'ora andiamo… Rebecca?" il suo sguardo vagò per la stanza finché non mi vide sul balcone, "Non dovevi mettere a posto?"
"Lo stavo facendo, poi ho aperto la finestra perché faceva troppo caldo e ho visto Ethan. Sai una chiacchiera tira l'altra!" mi voltai verso Ethan e gli feci l'occhiolino.
Mamma si affacciò dalla porta finestra, "Ciao Ethan, come stai?"
"Tutto bene, grazie signora Carisi." disse alzandosi in piedi.
"Sono contenta. Mi raccomando, salutami tua mamma," poi si voltò verso di me, "tra dieci minuti ti voglio pronta in salotto perché dobbiamo andare la spesa. Ok?"
"Ok!" risposi, mentre lo sguardo di mamma viaggiava veloce tra me e Ethan. Ci sorrise, girò i tacchi e uscì dalla camera. Volevo sapere a cosa frullava nella sua testa? Forse era meglio di no.
"Quindi, Rebecca," io annuii, sorridendo, "No, dai non ridere della mia erre moscia!"
"Non stavo ridendo di te, giuro! Stavo solo pensando che la tua erre è particolarmente adorabile," ed è solo quando vidi un leggero rossore sulle sue guance che capii che quello che avevo detto forse era stato un po' troppo sfacciato. Sentii le guance andare a fuoco, "Forse è meglio che vada a prepararmi. Ci vediamo a scuola domani?"
"Certo. Passa una buona prima serata a Roma!"
Stavo per entrare in camera quando mi sentii chiamare, "Rebecca, se vuoi possiamo andare insieme con il mio motorino."
"Perfetto! A che ora ci vediamo?"
"Sette e mezza al portone?"
"Sette e mezza al portone." gli sorrisi, poi entrai in camera e mi chiusi la porta finestra dietro la schiena. Non riuscivo a smettere di sorridere. Non solo mi ero fatta un nuovo amico, ma a quanto pareva avevo anche un amico di Ethan in classe con me. Forse alla fine questo ultimo anno di liceo non sarebbe stato così brutto.
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- L’angelo caduto - cap.9
"Le persone legate dal destino si troveranno sempre a vicenda" THE WITCHER
Splendenti raggi solari bucano la fitta coltre di nuvole bianche, squarciando il cielo con la loro intensa luce. La nebbia che avvolge l'alta collina si dissolve, lasciando che il grande maniero del conte Straud sia visibile in tutta la sua oscura perfidia. I tetti appuntiti neri, le mura di un grigio antracide e le alte finestre oscurate osservano la bellezza di quella mattinata assolata, dove la luce si riflette contro la bianca neve emanando un'aura brillante, quasi accecante.
Il comandante Cullen cammina da solo nel fitto bosco di abeti, il rumore della neve che si infrange sotto i suoi passi. Non sembra sentire freddo, riscaldato dall'astro infuocato che governa un cielo ora terso. Il suo animo è tranquillo, serenamente contento. Non c'è timore sul suo viso, non c'è più la paura della lotta. Sorride alla vista della sua amata che lo saluta da lontano, pronta a correre verso di lui e gettarsi tra le sue braccia. L'idillio perfetto dopo anni di sanguinosa lotta per la sopravvivenza dell'umanità, anni di rinunce, di paure, di progetti rinviati. La luce che inonda il piccolo borgo oscuro di Forgotten Hollow è il simbolo della rinascita, del non temere più il buio della notte e le sue creature che si aggiravano tra quelle strade, pronte a porre fine ad un'altra vita umana senza pietà. Ed eccoli lì, gli eroi silenziosi di quella battaglia, la ragazza prescelta dal destino per porre fine a quel lungo capitolo di crudeltà, e il giovane comandante di un insolito esercito, compagno nella guerra e nella vita. Sono a pochi passi l'una dall'altro, si guardano, sorridono, una nuova vita pronta per essere scritta tra le pagine bianche di un altro libro dove non c'è più il male ad affliggere il mondo. Ancora un passo...
Un istante e il mondo idilliaco va in pezzi. La nebbia torna ad avvolgere la collina che sovrasta il piccolo borgo di Forgotten Hollow, il sole scompare dietro una fitta coltre di nuvole scure e il buio torna a dipingere le strade. Come un fuoco che divampa all'improvviso, la lunga chioma rossa appare alle spalle del comandante. Lo sguardo di lui si tramuta, il sorriso si dissolve e il terrore riempie i suoi occhi chiari. Un grido squarcia il silenzio della grande vallata. La cacciatrice tenta invano di muoversi in soccorso dell'uomo che ama, ma è tutto inutile. La vampira afferra il collo del comandante e in un secondo è tutto finito. I denti affilati affondano nella pelle dell'uomo in profondità bucando i tessuti e i muscoli fino alla giugulare dissanguandolo in pochi attimi. Il corpo freddo e inerme dell'uomo cade a terra con un tonfo sordo nella neve fredda e opaca, mentre la risata della vampira sovrasta il grido della cacciatrice sconfitta. L'uomo che ama non c'è più. Ne resta solo una carcassa vuota, senza più battiti, senza più anima.
Le sue urla di terrore riecheggiarono nella grande casa vittoriana. "Svegliati!" sussurrò una voce maschile scuotendola dal torpore. "No, ti prego. Cullen..." mormorò la cacciatrice in preda ai deliri. Un sussulto e i suoi grandi occhi celesti si aprirono. Le luci tenui della piccola stanza da letto la aiutarono a mettere a fuoco i dintorni non riconoscendoli. "Dove mi trovo?" domandò Helena guardandosi attorno. "Sei a villa Vatore, cacciatrice" rispose la stessa voce maschile che aveva tentanto di svegliarla pochi istanti prima. Helena accortasi di indossare soltanto la biancheria intima, tentò di coprirsi con le mani, ma una fitta di dolore al braccio la fece desistere.
"Chi sei?" domandò ancora osservando il suo misterioso interlocutore "Cosa è successo?" "Mi chiamo Caleb Vatore, cacciatrice. Non ricordi cosa è accaduto qualche notte fa?" chiese di rimando. "Io ricordo di essere stata attaccata da un gruppo di vampiri e poi quella rossa...tu...tu sei venuto ad aiutarmi?!" domandò retoricamente. Caleb fece cenno di assenso senza aggiungere altro. "Grazie, Caleb. Sarei probabilmente morta senza il tuo aiuto" concluse la cacciatrice. "E' stato un onore, cacciatrice." rispose l'uomo abbozzando un sorriso. La sua pelle era stranamente molto pallida, quasi lucida sotto le luci tenui della stanza. Gli occhi avevano la stessa tonalità del ghiaccio che contrastavano sotto i folti capelli scuri. Helena lo osservò attentamente, ma non disse una parola, benchè un dubbio si fosse insinuato nella sua mente. "Io ora ti lascio tranquilla. I tuoi abiti sono su quella poltrona lì" annunciò Caleb indicando la seduta nell'angolo. "Se hai fame scendi pure al piano inferiore. C'è del cibo in cucina appositamente per te. Io sarò nel salone, se avrai bisogno di qualcosa" "Caleb, dove siamo?" domandò Helena confusa. "A casa mia, te l'ho detto" rispose Caleb. "Intendevo in che posto" incalzò Helena, mentre i suoi dubbi si facevano sempre più pressanti. Caleb con un sospiro confessò "A Forgotten Hollow..."
La cacciatrice sussultò mentre i pezzi di un puzzle invisibile andavano ad incastrarsi alla perfezione. Le tende tirate e scure nella stanza, l'arredamento antiquato e la carnagione di Caleb potevano significare soltanto una cosa. "Sei un vampiro" annunciò Helena con lo sguardo attonito, fisso su Caleb. "Si, ma non temere. Non ho intenzione di farti del male. Se avessi voluto ucciderti lo avrei fatto quella notte e non mi sarei preso cura delle tue gravi ferite" dichiarò il vampiro sorridendo appena e mettendo in mostra i canini allungati. "Suppongo di dovermi fidare di te..." mormorò Helena abbassando lo sguardo e notando le pesanti fasciature che avvolgevano il suo corpo in più punti. Sull'addome la macchia di sangue era ancora visibile sulle bende, segno che in quel punto aveva subito forse il danno maggiore. "Caleb...da quanto tempo sono qui?" domandò poi. "Tre notti. Le ferite erano molto gravi quando ti ho trovata e non sei stata cosciente fino a questa mattina, ma le cure stanno dando i loro effetti. Presto potrai tornare a cacciare" rispose Caleb, in piedi davanti a lei come una statua di marmo. "Tre notti? Io devo tornare. Mi staranno cercando!" disse Helena mettendosi a sedere sul bordo del letto e tentando di alzarsi. Un capogiro la colse all'improvviso facendola ricadere di peso sul morbido materasso cigolante.
"Sei ancora debole per affrontare tutta quella strada da sola ed io adesso non posso uscire di qui" mormorò Caleb che era andato a sedersi accanto a lei con uno scatto fulmineo. "Ma io devo tornare a casa..." sussurrò lei accigliandosi. "Ascolta, ora riposa un altro pò. Intanto ti preparerò qualcosa da mangiare che possa rimetterti in forze e stanotte ti promettò che ti aiuterò a tornare a casa, se lo desideri." concluse Caleb aiutandola a stendersi. Helena asserì con la testa e si sdraiò di nuovo sul comodo letto abbandonandosi totalmente alla richiesta di riposo che il suo corpo necessitava.
Quando il sole fu alto nel cielo di metà pomeriggio la cacciatrice si ridestò dal suo sonno ristoratore, sentendosi finalmente più in forze e pronta per tornare a casa. Erano passati tre giorni dall'attacco della vampira ed Helena si domandava se i membri dell'Organizzazione l'avessero data ormai per morta e il suo pensiero volò inevitabilmente a Cullen. Aveva bisogno di far sapere a tutti che stava bene, che era viva e che aveva ricevuto un aiuto prezioso dall'ultima persona che si sarebbe mai aspettata. Come era possibile che un vampiro avesse aiutato proprio lei la cacciatrice, colei scelta dal destino per distruggerli tutti? Poteva davvero fidarsi di lui? Si mise a sedere sul bordo del materasso a molle che cigolò sotto il suo peso. La stanza era nella penombra ed Helena desiderò ardentemente aprire le tende per far filtrare un pò di luce esterna. Così si alzò lentamente per paura di un nuovo capogiro e andò verso una delle finestre coperte da pesanti drappi scuri. Afferrò un lembo e tirò, lasciando così che una flebile luce di metà pomeriggio entrasse ad illuminare la grande stanza da letto. Amava il sole e non poteva immaginare come fosse vivere per l'eternità senza più godere di quella meraviglia, benchè anche la sua vita si svolgesse per la maggior parte del tempo nell'oscurità. Raccolse i suoi vestiti sulla poltrona nell'angolo accanto alla porta e iniziò ad indossarli, facendo attenzione a non strapparsi le bende che Caleb le aveva accuratamente messo per coprire le sue ferite. Osservò la sua figura vestita nello specchio da terra dal vetro un pò appannato e pensò a quanto fosse sciocco tenere un oggetto simile in una casa abitata da un vampiro, dal momento che le creature della notte non potevano vedere la loro immagine riflessa su nessuna superficie.
Quando fu completamente vestita, Helena osservò i segni ancora visibili sul suo viso, domandandosi se sarebbero rimaste le cicatrici e fu allora che la sua attenzione cadde su una fotografica incorniciata sulla toeletta in legno chiaro. Ritraeva quattro persone, due donne, un uomo e una bambina di circa 7 anni, sorridenti e vestiti con abiti che, molto probabilmente, risalivano ai primi anni del novecento. La foto era ingiallita dal tempo, ma Helena riconobbe Caleb vestito con una giacca e un paio di pantaloni stretti sul ginocchio. Un berretto copriva i suoi capelli pettinati e il suo sguardo era autoritario, ma al contempo dolce e affabile. Accanto a lui c'era una donna, capelli chiari raccolti in uno chignon e un abito lungo che le fasciava il corpo esile. Un'altra donna coi capelli corti e scuri era in piedi sul lato opposto, anche lei in abito lungo e uno sguardo profondo. La bambina era adorabile con la sua treccia lunga e il vestitino corto e sembrava felice. Helena osservò quei volti domandandosi chi potessero essere le persone accanto a Caleb e se, anche loro, fossero vampiri e si aggirassero tra le mura di quella casa. Non aveva mai visto dei vampiri-bambini e neppure il suo Osservatore ne aveva mai fatto menzione alcuna. Il pensiero di quella bambina trasformata in un mostro immortale fece rabbrividire la cacciatrice. I suoi pensieri però vennero interrotti quando la porta della camera si aprì e la figura di Caleb apparve sull'uscio. La vista del sole che filtrava dalla finestra lo fece rizzare come un gatto spaventato ed Helena si affrettò a tirare di nuovo la tenda. "Perdonami. Volevo solo far entrare un pò di luce naturale" annunciò voltandosi verso il vampiro. "A volte piacerebbe anche a me vedere ancora il sole" dichiarò Caleb rabbuiandosi in volto, più di quanto non fosse già tenebroso. "Caleb, non ho potuto fare a meno di notare quella foto" disse Helena indicando la cornice sulla toeletta "Le altre persone ritratte con te, sono in questa casa adesso?" domandò poi di getto senza pensare alle conseguenze di quella sua richiesta. "Solo mia sorella Lilith...la donna coi capelli scuri" rispose Caleb abbassando lo sguardo. Helena non domandò dove fossero la donna e la bambina fotografate accanto al vampiro, temendo di porre un quesito scomodo all'uomo. Fu Caleb a prendere la parola, asserendo che le avrebbe raccontato una storia, se avesse avuto voglia di ascoltarla. La cacciatrice annuì silenziosamente mentre Caleb le faceva segno di seguirla.
Scesi al piano inferiore della villa, Caleb fece strada ad Helena e l'accompagnò verso il salotto dove il crepitio del fuoco riecheggiava tra le mura. Seduta su una comoda poltrona c'era la donna della fotografia, ma era molto diversa a vederla di persona. Era vestita con un abitino aderente che le fasciava le curve mettendo in risalto i muscoli ben definiti, un paio di calze a rete e tacchi talmente alti che solo a guardarli facevano venire le vertigini. I capelli lunghi e neri erano tirati dietro le spalle lasciando il viso completamente scoperto a metterne in mostra i piccoli occhi color ghiaccio come quelli di Caleb. Il trucco pesante incorniciava il tutto. Non aveva più nulla della donna della fotografia, quell'aria un pò ingenua e l'aspetto delicato di quei tempi andati. Come il fratello il susseguirsi inesorabile dell'eternità con i suoi eventi storici, le guerre, le carestie e le epidemie avevano indurito i suoi lineamenti. "Cacciatrice, lei è mia sorella Lilith" annuciò Caleb. "Salve" disse Helena cercando di trovare qualcosa ad effetto da dire in quella circostanza così anomala. La vampira non rivolse nessun tipo di saluto alla cacciatrice, ma si limitò a guardare il fratello con aria truce. "Lilith non essere maleducata" mormorò il vampiro ricambiando lo sguardo della sorella. "Perdona la sua mancanza di educazione. Mia sorella è sempre stata una ribelle" disse poi rivolgendosi ad Helena. "Magari tua sorella non gradisce la presenza della cacciatrice in casa sua e ne ha tutto il diritto" asserì Helena guardando la vampira. "Esattamente, ma mio fratello fa sempre di testa sua senza mai chiedere nulla. Non è vero Caleb?!" parlò Lilith. La sua voce era profonda, per nulla stridula. "Ne abbiamo già discusso, Lilith. La cacciatrice aveva bisogno di aiuto" ringhiò Caleb. Helena iniziò a sentirsi a disagio in quella discussione tra fratelli, e soprattutto tra vampiri. "E per aiutare lei hai ucciso Lauren, la tua creatrice!" disse Lilith di rimando. "Ho dovuto farlo..." intervenì Caleb, ma non terminò la frase perchè Helena si intromise chiedendo chi fosse Lauren. "Siediti Helena" disse poi il vampiro tornando ad un tono calmo e vellutato chiamandola per la prima volta con il suo nome e non con il ruolo che il destino le aveva imposto "Voglio raccontarti quella storia".
Nel frattempo lontano da villa Vatore e da Forgotten Hollow, a Tiamaranta's Fortress i membri dell'Organizzazione non si davano pace. Da giorni non avevano mai interrotto le ricerche di Helena, mentre i due maghi avevano tentato qualsiasi incantesimo di localizzazione, senza avere successo. Alcuni di loro avevano ormai perso le speranze di ritrovare la cacciatrice viva e vegeta, benchè Amelia continuasse ad insistere che se fosse stata uccisa, avrebbe percepito l'aura di una nuova prescelta. Chi non aveva mai smesso di sperare era il comandante. Non dormiva da quella mattina in cui era andato a Forgotten Hollow in cerca di Helena e aveva ritrovato soltanto il suo ciondolo. A malapena mangiava e le forze lo stavano abbandonando. Jo continuava a ripetergli di riposare, di mangiare o si sarebbe ammalato presto, ma Cullen era inamovibile e continuava a dire che se non avesse ritrovato Helena tanto valeva morire. Si era recato spesso a Forgotten Hollow alla ricerca di tracce che potevano essergli sfuggite quel giorno e, durante le ronde notturne, aveva affrontato diversi vampiri domandando se sapevano qualcosa a riguardo della sparizione della cacciatrice, prima di ucciderli. Ma di Helena nessuna traccia. Era come svanita nel nulla, mentre lei era sempre stata lì, a pochi passi da loro, al sicuro in una delle camere da letto di villa Vatore.
Mentre Helena ascoltava la storia che Caleb le stava narrando, a Tiamaranta's Fortress Cullen sedeva alla sua scrivania. Un foglio di carta bianca era poggiato davanti a sè e il comandante fissava il suo candore cercando le parole giuste da incidere. La speranza di rivedere Helena viva era ancora lì, aggrappata con le unghie alla sua anima e Cullen volle esternare i suoi sentimenti su quel pezzo di carta, augurandosi di poterle dare quella lettera una volta che fosse tornata.
"Senza dubbio questa mia lettera ti confonderà. Devo ammetterlo, non ho avuto molte opportunità di comporre nulla di natura personale. Forse è sciocco. Sei impegnata nella tua lotta, come lo sono anche io. Il nostro lavoro sembra non finire mai, ogni passo in avanti sembra finisca con quattro passi indietro. Ti ho vista oltrepassare quel cancello ogni notte per andare a combattere, tornando sempre. In queste notti ho atteso. La testa premuta contro le fredde pietre della finestra, aspettando di vedere la tua sagoma comparire all'orizzonte. Sembra patetico ora che lo scrivo, come se fossi una fanciulla in una torre che si strugge per un cavaliere. Non ho mai pensato che tu potessi non farcela. Al contrario, in ogni fase di questa missione, ho sempre creduto con fervore nel tuo successo. Le mie intenzioni con questa lettera non erano di attirare dubbi sulle tue capacità. La verità, la ragione di questo spreco di tempo è che ti amo. Sto qui chino sulla scrivania e osservo il consumarsi delle candele e tutto ciò che scorre nelle mie vene è una paura infernale che non potrei mai dirti. Non in futuro, ma adesso con te così lontana da me. Tu sei molto di più di quanto avrei potuto desiderare, sperato, necessitato. Hai distrutto le mie difese con uno sguardo. Mi hai fatto tremare in ginocchio e mi hai rialzato in piedi. Non mi sono mai sentito così vulnerabile come lo sono tra le tue braccia. La tua semplice presenza è un balsamo per la mia anima ferita, la stessa che darei per tenerti con me per sempre. Ti desidero. Baciare le tue labbra, perdermi nel tuo abbraccio, assaporare le tue cosce che tremano a cavalcioni sopra di me e sorridere mentre ti muovi sotto di me. La promessa dei tuoi sussulti che implorano di più infiamma il mio cuore e mi distoglie dalla sconforto della guerra. I miei sogni possono essere costellati per sempre da incubi, ma i miei pensieri, i miei momenti di veglia, sono dedicati a te. Sei un vino profumato che inebria la mia mente e la mia lingua, e libera l'uomo che temevo fosse perso per sempre dalle sue catene. Non avrei mai immaginato di essere diventato il tipo d'uomo che scrive una lettera d'amore. Di devozione. Una dichiarazione che ciò che voglio di più da questo mondo, dal Creatore stesso, sei tu. So che tornerai da me, passando per quel cancello e tra le mie braccia. E avevo bisogno che tu sapessi che mi troverai con la fronte premuta contro la fredda pietra che ti aspetta. Ti amo. Cullen"
Terminò di scrivere quella confessione che il sole aveva iniziato a discendere dietro la linea del mare. Poggiò la fronte contro il pugno chiuso, adagiando il gomito sul foglio di carta non più immacolato e chiuse gli occhi, mentre una smorfia di dolore gli tirò le labbra. "So che tornerai..." mormorò poi abbandonandosi totalmente ad una silenziosa disperazione che lo aveva accompagnato in quei giorni, senza lasciarlo mai, benchè la speranza del ritorno di Helena gli avesse dato la forza di non cedere.
Le ombre fuori Tiamaranta's Fortress iniziarono ad allungarsi col passare dei minuti, mentre la linea dell'orizzonte si tingeva delle tonalità del rosso del tramonto. Fu allora che una figura scura sopraggiunse oltre il fitto degli alberi che coprivano la scogliera dove si ergeva la fortezza. Passi veloci corsero tra i corridoi, sempre più affrettati. Senza bussare contro il battente di legno dello studio, Leliana aprì la porta di scatto trovando il comandante perso nei suoi pensieri malinconici. "Comandante" lo chiamò cercando di attirare la sua attenzione, ma Cullen non si mosse. "Cullen" chiamò ancora "La cacciatrice...è tornata!".
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Ho appena finito di leggere un libro che si chiama "Se non ora, quando?", del 1982, di Primo Levi, un libro che secondo me è bellissimo e molto importante, e forse addirittura gigantesco, come ho scoperto da poco essere gigantesco il Primo Levi narratore, che viene solitamente adombrato dal Primo Levi testimone che conosciamo – e dobbiamo conoscere, mi viene da dire – dai tempi delle scuole. Ma comunque, dicevo che "Se non ora, quando?" di Primo Levi è un libro bellissimo e molto importante, e scritto così bene, ma così bene, che ogni tanto sembra scritto da un russo, se si capisce cosa voglio dire. Uno di quei libri dove ogni parola, ogni segno di interpunzione, tutto sembra messo lì dove deve stare, insostituibile, magnifico. Ed è per questo che mi sono bloccato, a un certo punto, anzi mi sono proprio schiantato e ho dovuto smettere per un attimo di leggere e tornare indietro e riprovare ad andare avanti, quando ho incontrato, su 327 pagine, una parola, una sola, che era lì che mi sembrava fuori posto. L’unica parola incomprensibile di un libro perfetto: era la parola allegramente. Non la parola in sé, si capisce, ma la parola allegramente messa lì dove l’ho trovata, verso la fine di pagina 158. Ovvio che subito ho pensato: senti, Many, ma chi sei te per dire che una parola in un libro di Primo Levi sia una parola sbagliata? Ovvio che non sono nessuno e che sicuramente mi sbaglio. Però mi è rimasta lì, e dopo qualche giorno sono tornato indietro e l’ho sottolineata con una righina tremolante, come facevano a scuola gli insegnanti con le parole dei temi che secondo loro non andavano bene. Ci ho fatto anche una foto (che si vede meglio cliccando qui). Per il resto, che "Se non ora, quando?" di Primo Levi fosse un libro bellissimo e molto importante, forse addirittura gigantesco, non me l’aveva mai detto nessuno. Quindi, nel caso, ve lo dico io adesso: "Se non ora, quando?" di Primo Levi è un libro bellissimo e molto importante, forse addirittura gigantesco. Ve lo consiglio. Prego. https://marcomanicardi.altervista.org/se-non-ora-quando-prego/
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Buongiorno
Oggi vorrei ripercorrere... probabilmente vi starete chiedendo perché io da quasi più di due settimane stia trattando il medesimo argomento con al centro la stessa persona.
La risposta è che: per superare un evento traumatico e destabilizzante, spesso bisogna solo esternare ciò che si sente senza far sì che possa denigrare internamente.
Posso iniziare da una lista di canzoni che se ascoltate in un ordine ben preciso scaturiscono in me sensazioni decisamente non poco note e che mi riportano indietro fra le memorie ed i sentimenti che si celavano in me fino a qualche tempo fa ma che in questo momento stanno volando come fiori di ciliegio che arieggiano via nella futura, dolce paura, di non rifiorire più e mettere fine a tutto ciò che li rendeva di quel colore così vivo?
Queste musiche sono:
• Hai pianto tutta la notte (Cicco Sanchez)
• This side of paradise (Coyote Theory)
• In My Feeling (Drake)
• Girls like you (Jonah Baker)
• Concedimi (Matteo Romano)
Io posso farvi rendere conto, miei cari lettori e, voi, sventurati che siete casualmente finiti fra queste mie parole e state continuando a leggere, che ascoltare questi brani per quanto possa sembrare "niente" in realtà è "tutto".
Visto che la maggior parte del tempo in cui cerco di scrivere di come mi sento nessuno o quasi finisce davvero con il leggerli, e considerando che questo è un po' il mio posto nel mondo e paradossalmente alla lettura di chiunque, vorrei spiegarvi il significato di ogni singolo punto citato da me prima e del sentimento che vi ho collegato a questo.
Iniziamo dal primo dei 5 brani musicali:
"Hai hai hai pianto tutta la notte",
Il ritornello cita così come ho digitato tra le virgolette.
Era effettivamente successo questo.
Avevo pianto per tutta la notte ed eri stato lì a proteggermi, quando paradossalmente ero io a voler proteggere te quella sera.
Troppo disordine nella mente.
Non riesco a pensare né a scrivere.
Cercherò di dilungarmi meno e utilizzare termini e costrutti più semplici.
La seconda canzone è legata da qualcosa di molto più superficiale in realtà, circa.
Era una canzone che mi piaceva tantissimo.
E una parte di quella canzone scriveva che vi erano delle mani intrecciate. Noi avevamo stretto le nostre mani. FANTASTICO e calzante come punto della canzone.
Che ansia. Quanti complessi per pubblicare una foto con una canzone :,).
Poi ha rimesso la stessa sul suo profilo.
Io ero rimasta "WOW".
È stato inaspettatamente bello e mi sono sentita impotente.
Era una delle mie canzoni preferite.
Adesso quando l'ascolto penso a te. E sai quanto fa male? Non puoi nemmeno immaginarlo.
Prova a dimenticare tu alcuni momenti se ci leghi alcune delle tue canzoni preferite. Suvvia.
Vorrei specificare: non ero innamorata di lui, solo che mi ero sentita importante ed ero stata bene.
Solo che spoiler: ci baciamo poi ed il mio cuore stava impazzendo.
Era una bellissima notte.
Andiamo in cucina.
Eravamo in piedi abbracciati.
L'uno di fronte all'altra.
Abbiamo iniziato a baciarci.
È stato magico.
Inizia quella canzone "In My Feeling", durante il ritornello fa dei gesti carini con le mani, sembrava stesse facendo un Tik Tok ed io ero con gli occhi a cuoricino.
Cioè, dove lo trovi un ragazzo così? Dai.
Comunque, dopo questo, mi ha stretta più forte.
Ed è iniziata "Girls like you".
Ci siamo stretti. Entrambi.
Abbiamo iniziato a ballare un lento.
È stato come vivere in una bellissima favola.
Era magico in quel momento. Tutto.
Tutto era diventato una magia.
Un luogo incantato e fatato.
Non eravamo più in una cucina.
Eravamo in un modo pieno di colori.
Ero felice.
Avrei voluto che tutto non finisse mai.
Credo siano stati dei momenti meravigliosi, alcuni di quelli che mi porterò per sempre dentro e probabilmente saranno irripetibili ma va benissimo anche così. Sono stati belli. Importava di ciò che c'era in quel momento e non minimamente al di fuori di quello.
Arriviamo all'ultimo brano.
È stato tutto un caso.
Avevo iniziato a canticchiare quel testo casualmente.
No casualmente non era. Sono una paranoica per natura, era perché parlava di un ballo concesso a qualcuno.
Ma guarda un po' se non era quello che mi era successo quella notte. Spettacolare, no? Ogni singola parola di quel testo mi riportava in mente lui.
Prima, durante, dopo.
Anche adesso, che altro non è che il "dopo".
Sicuramente uno dei ricordi più belli legati a quel testo è stato quando, prima che ci mettessimo insieme, eravamo da soli, al buio o quasi, avevamo saltato una lezione.
Iniziamo a ricreare il lento di quella notte, il lento di quella canzone. Ogni singola parola del testo era nostra.
Stavamo ballando, insieme, stretti.
Abbiamo detto una frase del ritornello a testa.
"Ma concedimi un ultimo ballo", ha iniziato lui
"Un'ultima volta, con l'ultimo sole, per l'ultima volta"
"Stesso gioco scacco matto"
"Hai di nuovo vinto..."
"Tu".
Aveva fatto sì che gli dicessi io "tu".
Divertente, vero?
Avrebbe potuto vincere, perdere, arrivare pari a me. In quel momento poco importava. C'ero io, c'era lui.
Quel brano ci ha accompagnato durante tutta la nostra relazione.
Mentre stavamo già insieme avevo attenzionato il testo. Me ne ero già accorta.
Quella non era un testo felice. Era triste.
È paradossalmente comico.
Abbiamo iniziato dal concederci un ultimo ballo.
E siamo rimasti in stallo dentro questo loop. O almeno, io sì.
Ora scriverò qualcosa della quale vorrei tu non ridessi.
Mentre stavamo insieme avrei voluto dirti "se dovessimo mai lasciarci, vorrei che il tutto finisse così ... ". Ovviamente non te l'ho mai detto perché ti amavo troppo per pensare che potesse finire. E forse ho usato nuovamente "ti amo" a sproposito. Ma sono le due paroli con cui riesco maggiormente ad esprimermi in questo momento senza giri di parole.
Dopo che mi hai definitivamente allontanata. Ti ho richiamato. Non ho finito la frase. Poi hai definito il tutto una pagliacciata.
Sai, la fine della canzone cita così "io ti aspetto alla porta per concederti un ultimo ballo".
Ti avrei aspettato per concedertelo.
Ma ti sei mai chiesto il perché di questa "pagliacciata"?
Perché fare un lento con te è stata una delle esperienze più meravigliose che avessi mai fatto con qualcuno.
Avrei voluto finire il tutto più poeticamente di quello che potessi immaginare.
Un ultimo lento.
Un'ultima ora con te.
Con l'ultimo sole prima del calare del solito freddo che viene da dentro e ti stringe nella sua morsa.
Avresti vinto.
E saremmo in quel loop eterno quando tutto un giorno si sarebbe ripetuto all'infinito, dopo il ritorno dell'uguale.
Insomma. Avrei voluto stare con te un'ultima volta. Forse per riportarti alla mente tutti i momenti passati insieme. Per guardarmi negli occhi e dirmi "non sto bene con te, mi hai fatto stare troppo male". Dopo mi sarei allontanata per sempre da te. Non ne avresti più saputo del mio amore nel tuoi riguardi. Solo un bel ricordo sepolto in mezzo ad altri.
Tu mi avevi aspettato senza sosta fisicamente. Non ti ho raggiunto.
Io ti avevo aspettato senza sosta mentalmente.
Non mi hai ragiunta.
Insomma, alla fine cosa resta, cosa sei, cosa siamo? Illuso un'altra volta, ormai ci sono abituato.
Vorrei litigare con te perché cado dove non dovrei cadere (fra le mucche da uccidere). E ho provato a sorreggerti.
Forse avrei preferito anche solo un'ultima volta di parlare con te fino alle tre.
Sono cazzate.
Ti avrei rincordo dovunque.
Non capisco.
Cosa diamine è cambiato dal nostro ultimo lento?
Ma alla fine cosa resta?
Se ci concedessimo un ultimo ballo adesso probabilmente sarebbe davvero una pagliacciata.
Insomma, siamo in stallo un'altra volta persi dentro a questo loop.
piccoloatomodiunfreddouniverso
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Aggiornamenti del 2020 dell’account Twitter “Smeraldo Books”
Seokjin 27 giugno anno 22 Lo Smeraldo era calpestato sotto i miei piedi. E iniziò nuovamente un loop temporale.
Yoongi 12 maggio anno 22 Tutti devono avere una ragione per desiderare di essere morti. E per desiderare di essere vivi. Perché Jungkook voleva morire? E per cosa aveva vissuto?
Namjoon 18 luglio anno 22 In momenti differenti, sono stato sopraffatto da dubbi irrequieti e scetticismo. E mi sono chiesto: credo a Taehyung? E la riposta era sempre la stessa.
Hoseok 11 maggio anno 22 Avrei perso nuovamente qualcuno di importante per me? Mi veniva da piangere. “Chi è preoccupato per chi qua? Se sei davvero preoccupato per me e ti dispiace, per favore semplicemente sopravvivi.”
Taehyung 10 luglio anno 22 Sembrava che i sogni si aspettassero una qualche risposta da me. Come se mi stessero dicendo che c'era un problema e io dovevo risolverlo. Ma da solo non riuscivo a fare nulla.
Jimin 14 giugno anno 22 Se noi sette potessimo davvero diventare una cosa sola, Hoseok hyung sarebbe il nostro guardiano, che si prende sempre cura di noi. Ma in realtà internamente non era spensierato e socievole come sembrava dall'esterno.
Jungkook 22 luglio anno 22 Perché gli hyung mi hanno mentito?
[Sono poi seguiti degli estratti più lunghi, in parte condizionati dall’esito di sondaggi postati sempre sull’account Twitter “Smeraldo Books”. Riportiamo qui i testi completi ottenuti dopo le votazioni]
#1 11 aprile anno 22 La scorsa notte ho fatto un sogno. C'erano i miei amici delle superiori, e nel sogno capitavano cose terribili e violente. Seokjin hyung li guardava, senza che la sua espressione cambiasse mentre avvenivano le tragedie. Ho disegnato la sua faccia minacciosa e l'ho mostrata a Namjoon hyung.
“Seokjin è tornato.”
Namjoon hyung mi ha raccontato come lui e Seokjin hyung si sono incontrati. Mi ha anche detto che Seokjin sembrava essere cambiato. Un incubo e notizie su Seokjin hyung per la prima volta dopo due anni. Non in grado di considerarla come una semplice coincidenza, mi sentivo in ansia.
Dovrei chiedere il numero di Seokjin hyung.
“Hai il numero di Seokjin hyung?”
Ho chiesto a Namjoon hyung. Non sapevo cosa chiedere a Seokjin hyung, ma sentivo che dovevo andare a trovarlo. L'ho chiamato diverse volte, ma non ha risposto. Quindi ho finito per andare a casa sua. Mentre lo cercavo nella stanza illuminata al secondo piano, ho visto una mappa sul muro. Tra i posti contrassegnati sulla mappa, ce n'era uno che conoscevo.
“È lo studio di Yoongi hyung”.
#2 30 aprile anno 22 Quando io e Jungkook siamo andati a trovare Yoongi hyung un paio di giorni fa, abbiamo finito per farlo arrabbiare. Ero sulla strada per andarlo a trovare al suo studio, chiedendomi se avrei potuto parlargli di nuovo, ma ancora prima di arrivare, l'ho visto uscire. L'ho chiamato, ma non mi ha sentito ed è scomparso dietro l'angolo.
Nel mio sogno, si trovava in una stanza in fiamme. Gli avevo rubato l'accendino dalla stanza, ma dato che era un fumatore oramai avrebbe dovuto averne un altro con sé. Quando avevo provato a seguirlo, ho visto un SUV guidare lentamente nella sua ombra. Cos'è quella macchina? Ha a che fare con Yoongi hyung e l'incendio?
Yoongi hyung deve aver appiccato il fuoco. Dovrei seguirlo.
Mi sono ricordato di quanto Yoongi hyung si fosse arrabbiato un paio di giorni fa. Le cose ancora non andavano bene per lui. Facendo finta di non vedere la macchina, l'ho seguito di fretta. Ho visto il fumo alzarsi da un motel in lontananza. Era forse il luogo che avevo visto nel mio sogno? Mentre correvo verso il motel, ho visto qualcuno di molto familiare. Quella persona era Seokjin hyung, che se ne andava dopo aver lasciato qualcosa davanti al motel senza un attimo di esitazione, come se avesse pianificato tutto.
21 maggio anno 22
Ho quasi fatto qualcosa di terribile. A mio papà, che stava picchiando me e mia sorella... Se Hoseok hyung non mi avesse fermato, a quest'ora sarei in prigione. Hoseok hyung ha detto che era lì per chiedermi se volessi andare a fare una gita al mare, sotto suggerimento di Seokjin hyung. Ma non pensavo che Seokjin hyung ci avesse contattati perché voleva veramente fare una gita al mare. Ero certo che Seokjin hyung sapesse qualcosa su di noi o qualcosa che noi non sapevamo. Era Seokjin hyung che si era presentato di fronte al motel in cui si trovava Yoongi hyung e che aveva fatto entrare Jungkook nell'edificio. Sarei stato in grado di parlare con Seokjin hyung se fossi andato a quella gita al mare?
#3 22 maggio anno 22 Ci siamo riuniti tutti per la prima volta dopo tanto tempo grazie alla gita al mare. Quando abbiamo detto di voler fare una foto insieme, Seokjin hyung ha scosso la testa. Sono stato l'unico a vederlo accartocciare una foto di noi sei insieme. Non significavamo niente per lui adesso? Ho raccolto la foto accartocciata. E ho seguito Seokjin hyung che stava andando all'osservatorio da solo. Per qualche ragione, il vento all'osservatorio sembrava familiare. Potrei aver visto ciò in un sogno. Vedendo l'espressione fredda di Seokjin hyung, mi è venuto da piangere. Ho deciso di...
Chiedere a Seokjin hyung se ci stava aiutando.
“Lo so che ci stai aiutando. Non so come. Non riesco a spiegarlo.”
Ho proseguito riguardo le cose terribili che ci erano quasi successe e su come misteriose coincidenze fossero avvenute prima di quegli eventi terribili, evitandone l'avvenimento. Seokjin hyung mi ha spinto e ha detto,
“Non ho bisogno dell'aiuto di nessuno, e non aiuto nessuno.”
#4 C'è stata una improvvisa tempesta di sabbia che ha continuato per diversi minuti. Abbiamo vacillato come se stessimo per cadere dall'osservatorio. Quando la tempesta di sabbia si è calmata, Seokjin hyung se n'è andato senza dirci una parola. Hoseok hyung mi ha chiesto se fosse successo qualcosa, ma non avevo risposta. Mi sentivo frustrato e triste. Cosa dovrei fare? Dovrei...
Seguire Seokjin hyung.
Non potevo terminare la conversazione a quel modo. Hyung! Seokjin hyung! Ho provato a fermarlo, ma se n'è andato senza guardarsi indietro. Ha guidato la sua macchina e ci ha lasciati così. Ero stupefatto. Non sono venuto a sapere nulla da lui. Ma ho scoperto alcune cose. Non riusciva a ricordare cosa eravamo stati. E in certi momenti sembrava stesse provando del dolore. Forse... aveva bisogno del nostro aiuto.
#5 13 giugno anno 22 Abbiamo scoperto molto in ritardo che Jungkook aveva avuto un incidente stradale sulla via del ritorno dalla gita al mare. Si era fatto male il giorno in cui eravamo tutti insieme e mi sono sentito una persona terribile per esserlo venuto a sapere così tardi. In aggiunta, si era trattato di un incidente con fuga, quindi ancora non si sapeva chi fosse stato. E Jungkook non riusciva a ricordare nulla. Mentre ero seduto di fianco al suo letto d'ospedale sorvegliando Jungkook, mi era sembrato che ci fosse qualcuno fuori. Era strano perché era notte tarda e gli orari di visita erano passati. Forse si trattava del tizio dell'incidente. Aveva quasi ucciso qualcuno, quindi era venuto per vedere se Jungkook ricordasse qualcosa. Dovrei...
Uscire e vedere chi è quella persona.
Ho spalancato la porta e sono uscito di corsa. Non c'era nessuno. Ma ho visto la schiena di qualcuno mentre correva dietro un angolo. Era la mia immaginazione o ho visto Seokjin hyung? Anche Seokjin hyung era venuto per vedere Jungkook? E allora perché non era entrato?
#6 23 giugno anno 22 C'erano cinque di noi nella chat di gruppo alla quale Jimin ci aveva invitato di punto in bianco, tutti tranne Seokjin hyung e Jungkook. “Sapete cos'è la mappa dell'anima?” Eravamo perplessi, ma quando è stato fatto il nome di Seokjin hyung siamo diventati seri. Jimin ha detto che era stato all'ospedale, dove aveva visto Seokjin hyung. Jimin ha detto che Seokjin hyung aveva chiesto riguardo la mappa dell'anima a un dottore. Sentendo ciò, Namjoon hyung ha parlato come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa. “Sapete, l'ha chiesto anche a me qualche giorno fa. Ha detto che doveva trovarla per poter porre fine a tutto.” Jimin ha detto che ne aveva già sentito parlare da qualche parte. Non sapevo cosa fosse la mappa dell'anima, ma doveva essere qualcosa di importante se Seokjin hyung stava facendo tutti quegli sforzi per cercarla. Ma a cosa doveva porre fine? “Perché la stiamo facendo lunga quando possiamo semplicemente chiedere a lui?” Yoongi hyung aveva ragione. Ma sapevamo anche che era improbabile che Seokjin hyung ce l'avrebbe detto se glielo avessimo chiesto. Se questo era il modo per aiutarlo, dovrei...
Scoprire qualcosa sulla mappa dell'anima.
Prima di tutto, avevamo bisogno di scoprire cosa fosse la mappa dell'anima per capire dove fosse e come trovarla. Namjoon hyung ha detto che sembrava un termine accademico e che l'avrebbe cercato in biblioteca. Ho detto che sarei andato con lui. Ma mentre ero sulla strada per recarmi in biblioteca, ho ricevuto una chiamata da Namjoon hyung. Una persona che lavora al distributore di benzina si è ammalato all'improvviso e avevano bisogno di lui per sostituirlo. Quando abbiamo deciso di rincontrarci il giorno dopo e sono tornato a casa, ho visto mio papà bere. Dopo averlo visto, mi sono voltato e sono uscito da casa. Potevo dormire al container di Namjoon hyung e andare con lui in biblioteca il giorno dopo. Non volevo stare vicino a mio papà... quando beveva.
#7 10 luglio anno 22 Ho di nuovo fatto quell'incubo. Ho visto come Namjoon hyung moriva nel container in fiamme. E ho anche visto Seokjin hyung guardare tutta la scena con i suoi occhi privi di sentimenti. Il mio incubo aveva forse a che fare con il fatto che Seokjin hyung fosse cambiato a quel modo? Quanto sarebbe continuato questo incubo? La mappa dell'anima... Seokjin hyung aveva detto che avrebbe dovuto trovarla per porre fine a tutto. Le sue sofferenze e il mio incubo... Possiamo porre fine a tutto se troviamo la mappa dell'anima?
Traduzione e info a cura di Bangtan Italian Channel Subs (©maru)
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“Oggi 16 maggio è finito tutto. Come una bolla di sapone il nostro amore è scoppiato troppo presto. Il dolore che provo adesso speravo non l’avrei mai sentito, ma invece è qui a prendermi a pugni e farmi male. Avrei potuto continuare ancora un po’ ma i pensieri mi avrebbero divorata e come avrei potuto permettere a tutto quello di tramutarsi in un incubo colmo di rancore e risentimento? Non era il nostro momento, mi manca il respiro se penso di avergli fatto del male e se immagino che adesso sia triste. Mi uccide, sbranandomi il cuore, ripensare ad i bei momenti, rivedermi felice con lui, quando nessun pensiero mi turbava e mi illudevo che avrei potuto vincere la distanza per sempre. Non riesco più ad ascoltare tutte quelle canzoni che gli ho dedicato e riguardare le foto insieme. Purtroppo è tutto dentro il mio cuore, da cui non andrà mai via. Come vorrei dargli un ultimo abbraccio, un ultimo bacio, un ultimo ti amo. Ma come so che gli farei ancora più male e me ne farei altrettanto. Sembrava la storia infinita, ma forse era troppo grande per noi. Credo nel destino, se così deve essere, accetto la mia sorte e casomai tornerà. Voglio solo restare sola, il più a lungo possibile, finchè non sarò davvero pronta ad amare qualcuno senza ferirlo.”
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