#follia e delirio
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ecco dove l'avevo già vista!
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La svolta della Bolognina e il trionfo del Frittobollito
Il "Frittobollito" è la specialità di mia sorella. Io sono, di carattere, un po' drastico, radicale. Quando ho le giornate "produttive", durante le quali mi dedico alle mie passioni: scrivere, dipingere, scolpire e altro ancora, allora non mi concedo distrazioni. Mi isolo, per quello che posso, e non mi lascio distrarre da altro. Posso tranquillamente andare avanti anche per più giorni con panini, latte, frutta, tramezzini e tutto quello che non richiede tempo per prepararlo. Il massimo di perdita di tempo che mi concedo è la preparazione di un piatto di pastasciutta. Naturalmente questo posso farlo per uno, due, anche tre giorni. Poi, inevitabilmente, mi viene voglia di mangiare più decentemente. Allora vado giù di lasagne, ragù, costate con relativo contorno e via di questo passo. In definitiva, una cosa o la faccio e cerco di farla al meglio, o non la faccio e vado avanti alla meno peggio. Prendendo a prestito il linguaggio politico, su questo tema, come in tutto, mia sorella è una cerchiobottista. Cosicchè, per tentare disperatamente di seguire una dieta che non la faccia ingrassare e nel contempo lasciarsi andare alle tentazioni gastronomiche, vive di frittobollito. Le polpette, per dire, ben confezionate, ricche di uova e formaggio, non le frigge e non le fa al sugo. Le cuoce in una padella antiaderente senza aggiungere altro. Risultato: sono comunque gustose. Ma non sono fritte e non sono al sugo. Sono polpette frittobollite.
Il video che allego a questo post riepiloga sufficientemente bene le tappe di questo processo, durante il quale il più grande partito della sinistra è diventato il partito del frittobollito. E' da allora che, a parte "il nome della cosa": La Quercia, L'ulivo, i Democratici di Sinistra. La Margherita e tutti gli altri nomi che hanno definito negli ultimi trent'anni i vari nomi del partito e delle coalizioni, ancora non si riesce a capire cos'è la cosa (scusate il giorco di parole). Negli ultimi trent'anni si è messo insieme tutto e il contrario di tutto. Che un governo, per necessità, debba includere in sè partiti contrapposti (leggi Governo Renzi) del quale facciano parte politici di sinistra, con politici di destra e politici di centro, può anche essere accettabile. Per il bene del Paese si può fare, se non c'è altra possibilità. Ma se lo fa un partito allora il discorso cambia. Come lo tieni insieme un partito nel quale sono contemporanemente presenti divorzisti e antidivorzisti, adoratori del Mercato e sindacalisti, abortisti e antiabortisti? La legge 194 sull'aborto è un esempio lampante di questa confusione, di questo minestrone, spesso insapore e spesso nausebondo. Quelli di sinistra possono rivendicare il succeso dell'affermazione del diritto all'aborto. Quelli di destra possono rivendicare il successo del boicottaggio di questa stessa legge. Risultato? La legge 194 è sostanzialmente inapplicata.
Qualche anno fa mi capitò di vedere in televisione l'intervista ad un medico (mi pare nelle Marche) il quale, tranquillamente, spiegava che in Italia, se pratichi l'aborto, non diventerai mai primario. E che, poichè a lui non interessava diventare primario, lui praticava gli aborti così come la legge prevede.
Per restare sul tema, alla pacchia degli "obiettori di coscienza" qualcuno, prima o poi, dovrebbe mettere fine. Che pensereste se, ricoverato in ospedale perchè necessitate di un intervento chirurgico e durante l'intervento avreste bisogno assoluto di una trasfusione di sangue, il medico che vi opera non la fa, perchè lui è Testimone di Geova? O se arrivati al pronto soccorso con una frattura scomposta trovaste un medico che vi dice che lui non la mette a posto, perchè è un'operazione semplice ma dolorosa e lui non fa il medico per far soffrire la gente? In teoria, ma è pura teoria, il problema si potrebbe risolvere in un lampo. Se un ospedale cerca un ostetrico o un ginecologo o comunque un medico che possa praticare aborti, e indice un concorso, il medico che partecipa al concorso dovrebbe dichiarare "prima" di essere un obiettore di coscienza e in quel caso l'Ospedale dovrebbe avere tutto il diritto di non assumerlo e dirgli: "Ci dispiace, ma noi cerchiamo un medico che sia disposto anche a praticare aborti, così come prescrive la legge.". Invece nel nostro paese la scandalosa pacchia dei medici che "prima" si fanno assumere e "dopo" che sono stati assunti si dichiarano "obiettori di coscienza" continua da trent'anni, con la soddisfazione di quelli che possono sventolare la loro bandierina di difensori delle donne e del diritto di abortire, e di quelli che possono sventolare la loro bandierina di fieri oppositori dell'aborto. Con buona pace dei diritti delle donne e della legge 194.
Sono personalmente convinto che la lenta agonia del maggiore partito della sinistra, anzi, del centrosinistra, durerà ancora per molti anni. Perchè, come giustamente diceva Occhetto, non è importante il nome che dai alla cosa, ma che cos'è la cosa.
E questo, dopo trent'anni, ancora non si è capito.
twitter @maledettalogica
fb https://www.facebook.com/augusto.alvino.3
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divertirsi tantissimo con la Murgiahahah.....troppo forte...!
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Un mondo intellettualmente e materialmente finto.
Del resto immaginiamo essere uomo e vivere a fianco della Murgia. Sentirsi sempre in colpa per il solo fatto di essere maschi, essere guardato come un potenziale stupratore o “come il figlio di un boss” (testuali parole) solo per essere nato col pisello. Mah…
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La tua lingua, la tua saggia lingua che la mia pelle inventa, la tua lingua di fuoco che mi incendia, la tua lingua che crea l’istante della follia, il delirio del tuo corpo innamorato, (…) la tua lingua che mi esplora e mi scopre, la tua splendida lingua che pure sa dire che mi ama.
Darío Jaramillo
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Che di origini spettinate la follia sia cara quand'anche voce non mosse e nel premuto fremito indossasse vaghi soffi di alternata amabilita' vestiro' leggera e d'amato supplico, nel delirio esistenziale, saro' la grazia cercata
.🦋.
🔸@trale_parole ~ ph. Antonio Palmerini
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La tua lingua,
la tua saggia lingua che inventa la mia pelle,
la tua lingua di fuoco che mi incendia,
la tua lingua che crea l’istante di follia,
il delirio del corpo innamorato,
Bocca di donna che mostra la lingua
la tua lingua, sacra frusta, dolce brace,
invocazione degli incendi
che mi strappa a me stesso,
e mi trasforma,
la tua lingua di carne senza pudore,
la tua lingua di resa che mi richiede tutto,
la tua molto mia lingua,
la tua bella lingua che elettrizza le mie labbra,
che rende tuo il mio corpo da te purificato,
la tua lingua che mi esplora e che mi scopre,
la tua splendida lingua che sa dire pure che mi ama.
Darío Jaramillo Agudelo
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Antonietta Portulano era affetta da "delirio paranoide" che la rendeva pericolosa per sé e per gli altri.
Per tale motivo fu rinchiusa in una clinica psichiatrica nel 1919 e ne uscì da morta nel 1959 , vale a dire che vi restò per ben 40 anni!
Sembra essere la storia di tante persone con la mente vacillante, se non fosse che la signora in questione era la moglie dello scrittore Luigi Pirandello, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1934
Sul dramma della moglie il silenzio di Pirandello fu sempre totale. Nei primi tempi andava spesso a farle visita, ma ne usciva sconvolto per cui smise di andarvi, raccomandando , però , sempre ai 3 figli di andare a trovare la madre.
La sua mente si rifiutava di riconoscere in quella donna insana di mente la ragazza di che aveva sposato dietro consiglio di suo padre e che gli aveva dato ben tre figli.
Per tale motivo la sua fu una vita da fuggiasco:
fuggiva per l'Italia e per il mondo per motivi di lavoro, ma soprattutto fuggiva dalle nebbie della follia che avvolgevano la mente di Antonietta.
La tragedia di sua moglie lo rese uno degli uomini più tormentati della terra e solo la responsabilità dei figli gli impedì di fare il terribile gesto a cui spesso pensava.
Egli stesso non si riconosceva più e faceva fatica a trovare una posizione sociale, anche perché afflitto perennemente da problemi economici. E questo disagio lo riversava anche nelle sue opere, i cui personaggi riflettono, infatti, i tanti dubbi esistenziali che furono i suoi.
Dopo anni di sofferenze e di mal di vivere Pirandello il 10 dicembre del 1936, all'età di 69, morì per una polmonite.
Il regime fascista avrebbe voluto esequie di Stato, ma lo scrittore aveva lasciato precise volontà scritte sulla sua morte nelle quali diceva: " Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Né annunci, né partecipazioni. Non mi si vesta, mi si avvolga nudo in un lenzuolo e niente fiori sul letto e nessun cero acceso.
Carro d'infima classe, quello dei poveri e nessuno mi accompagni...
Bruciate e disperdete le mie ceneri, se questo non si può fare l'urna cineraria sia portata nella campagna di Girgenti. "
Il giorno del suo funerale, pertanto, davanti alla sua casa si vide un misero cavallo con attaccato un carro poverissimo dove fu depositata una bara altrettanto povera.
I pochi amici che erano andati a salutarlo rimasero al cancello guardandolo andar via.
Il grande scrittore parti' solo per il grande viaggio, fu cremato e le sue ceneri furono tumulate al Verano di Roma.
Solo nel 1947 lo scrittore Andrea Camilleri si attivo' perché le ceneri di Pirandello fossero seppellite nel giardino della villa di contrada Caos, dove egli era nato e dove egli voleva che fossero.
* * * * *
"Prima di giudicare la mia vita o il mio carattere, metti le mie scarpe e percorri il cammino che ho percorso io"...
Questo il profondo monito dello scrittore.
Tratto da pagina FB
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Piano piano avvicino a te i miei pensieri, ti abbraccio con desideri ardenti. Ti tocco leggermente con la mano e sento come lotto sotto la tua pelle. Ti sento inzuppato del mio profumo. Sento il tuo battito accelerato dalla lussuria che senti nel mio sguardo. Sento che ogni pilastro della tua diga è sul punto di cedere. il lenzuolo bianco in contrasto con la tua pelle, il suo fruscio al tuo tocco, le tue labbra umide che mi seguono parola per parola mi portano in uno stato di delirio che si approfondisce nel momento in cui ti bacio senza pietà. è il momento in cui la tua pelle fa l'amore con la mia pelle, il tuo sguardo con il mio sguardo, la tua follia con la mia follia.... tutto in me trova corrispondenza in te... ♠️🔥
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Beetlejuice (1988)
Tim Burton ci mostra la sua bizzarra visione dell'aldilà in un film folle e geniale
Delirio infernale
Beetlejuice è uno dei primi film della carriera di Tim Burton. Sebbene scegliere tra i suoi lavori sia operazione difficile e complessa, possiamo dire che sia anche uno dei migliori.
A voler essere più precisi, Beetlejuice è uno dei film più completi di Burton, nel senso che contiene già tutti gli elementi che faranno di lui un regista tra i più particolari e unici tra i contemporanei e che sarebbero stati poi sviluppati ampiamente con i lavori successivi.
Che Burton sia un ex disegnatore, è chiaro fin da subito: le sue inquadrature, i colori, i personaggi e ogni aspetto del suo lavoro portano il marchio di un artista del disegno. Inoltre la sua follia visionaria è talmente straripante da riversarsi in ogni sequenza.
Il film si apre con una panoramica del paese in cui la storia è ambientata, che si rivela poi il plastico a cui il protagonista sta lavorando, primo segnale della fusione (o confusione) tra realtà e finzione che troveremo, sia qui che in quasi tutti i film successivi dell'autore.
Beetlejuice è una miscela di atmosfere gotiche e surreali, ma allo stesso tempo ironiche ed eccessive, tanto da suscitare raramente inquietudine e deviare sempre verso la commedia, nonostante la potenzialità horror della storia. Infatti, a pensarci, l'idea dei fantasmi intrappolati nella loro casa, costretti a spaventare e cacciare via i nuovi inquilini, sarebbe potuto diventare un horror in mani diverse e con una sceneggiatura diversa.
Ovviamente Burton la affronta secondo le sue inclinazioni, si procura una sceneggiatura adatta a sfruttare il suo talento visionario (sebbene non accreditato, il soggetto dovrebbe essere anche suo) e a sua volta ne sfrutta tutte le potenzialità nel trasformarla in film.
L'ironia la fa da padrone e pervade tutte le scene di Beetlejuice, dalla splendida e delirante visione dell'aldilà in Burton Style, con il Manuale del novello deceduto e i pittoreschi deceduti in sala d'attesa, al bellissimo contrasto tra la piccola dark Lydia e la sua famiglia mondana. Il tutto culminante nella meravigliosa sequenza della cena al ritmo di Day-O di Harry Bellafonte, che da sola varrebbe il film e un oscar.
L'aldilà di Burton è un luogo infarcito di personaggi bizzarri, macabri quanto buffi, governato da una burocrazia paragonabile a quella dei nostri uffici comunali, con tanto di sala d'attesa, pratiche da affrontare e trafile da seguire.
A concretizzare la visione ironica, nonché onirica, di Burton, troviamo uno splendido e folle Michael Keaton irriconoscibile sotto un trucco che ha valso un oscar al film, assolutamente esplosivo e incontenibile, perfetto nel suo delirio e nella sua interpretazione dell'esorcista di umani, denso di una cattiveria da fumetto che solo Burton poteva portare sullo schermo con tanta efficacia, senza scadere nel volgare nonostante gli eccessi del personaggio.
Ma non sono da meno neanche gli altri caratteristi del film, da Catherine O'Hara e Jeffrey Jones, che dipingono alla perfezione i Deitz, la coppia che prende possesso della casa dei Mailands alla loro morte, a Wynona Ryder, anche lei del tutto a suo agio ed equilibrata nell'ironico ruolo della ragazzina dark e depressa, che l'ha fatta conoscere al grande pubblico, oltre a renderla attrice cult per tutta una generazione di spettatori.
Efficaci anche i due sposini-fantasmi protagonisti del film: Alec Baldwin e Geena Davis, in equilibrio tra romanticismo da coppietta e lo smarrimento della loro condizione di fantasmi inesperti.
Buoni anche gli effetti, considerando i costi contenuti dell'intero film, soprattutto il bellissimo trucco ad opera di Steve LaPorte e Ve Neill, vincitore di un premio oscar, come già accennato.
La musica è di Danny Elfman, come per quasi tutti i lavori di Burton successivi, evocativa e tinta di spettrale euforia, del tutto adatta alla regia ed alla storia.
Il lieto fine del film arriva dopo un susseguirsi di trovate di grande vivacità, lasciando il ricordo di un film frizzante, piacevole e del tutto godibile, condito da una freschezza narrativa che il Burton successivo perderà in parte a favore di temi e tempi più ragionati e maturi.
Volendo a tutti i costi trovare difetti in Beetlejuice, possiamo dire che forse Burton ha messo troppo in un unico film, spinto dalla voglia del quasi esordiente. Questo non ha reso meno bello il film, ma gli ha impedito di dare il giusto risalto alle scene migliori e di rendere il lavoro finale del tutto bilanciato.
#beetlejuice#recensione#recensione film#review#movie review#tim burton#micheal keaton#catherine o'hara#jeffrey jones#wynona ryder#alec baldwin#geena davis
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
LA RICERCA INFELICE
Non vediamo l'essere ma l'ente.
La forma, appare ai sensi come traccia che s'insinua nel flusso delle immagini.
La traccia della relazione tra l'ente e i suoi differenti: quel che è, in quanto essente, e quel che non è rispetto al tutto.
Non ci è dato comprenderne l'origine.
Non possediamo il linguaggio per esprimerla.
Senza linguaggio, non c'è pensiero per concepirla.
Eppure, l'anelito è poderoso: come un cuore nell'impeto di squarciare il petto.
La forma smette di essere riflesso dei sensi, ci spinge disperati verso l'abisso della follia, ci trascina nel chiasso delle voci mute.
Passato il confine, apparteniamo allo spazio del delirio.
Finché il "nòstos" non è concluso.
Il suo racconto rimane solo un gesto gettato nel tempo.
- Emilio Vedova (1919-2006): "Immagine nel tempo n. 5", 1958, MART, Rovereto (TN)
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Milano 22/08/2024
Riconosco i miei limiti. La mia schiena non si spaccherà mai. Non emergeranno ali da un strato di carni e tenere ossa costruite da un tassidermista per accogliere un cuore che pulsa e che nel delirio della vita, nella follia che lo spinge a pulsare, sa che dovrà tacersi e lasciare parlare altri cuori, altre schiene spiumate che vorrebbero... vorrebbero inarcarsi sulle crune degli alberi, imboccarne la strada che porta all'impercettibile murmure di forsforo delle stelle e uccidere l'ombra sgusciata dalle vertebre d'alabastro della luna. Luna, che stai lì, a fissarci pingue, inutile, perfetta nella tua mancanza di senso. E tu, Sole, senza il quale i licheni e le erbe non potrebbero esistere, e così le vacche e gli uccelli, e di conseguenza noi, mia madre, e io, e i miei occhi... Sole, senza i nostri occhi chi saresti tu? Un bulbo luminoso, un paffuto Trimalchione, appeso al soffitto di una casa vuota, di una grande abbuffata di idrogeno e miasmi cosmici, senza invitati che possano celebrarti. Per chi brilleresti tu, Sole? La mia schiena spiumata, snervata, sfregiata, franta, piegata, piagata... lo sai, Sole, che tu splendi solo perché essa esiste e si abbevera di te e ti brama? Lo sai tu, che gli dèi di tutti i tempi, e le vergini che li hanno partoriti, e i loro figli magri e sgolati e saccenti, e i potenti di ogni risma, e maestri dai piedi sporchi di fuliggine e le bocche fetenti di vino e di fumo, esistono e sono grandi solo perché le nostre schiene - oh vita miserabile - hanno avuto la fortuna, per te, di non potersi mai spaccare, impiumare, impennare e raggiungere il tuo stato d'estasi senza vergogna, il tuo compiacerti d'essere perfetto? E inutile come un chiodo che tiene insieme l'abisso.
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La follia della sicurezza ha raggiunto il culmine a Motta Visconti (MI): autovelox sulle ciclopedonali!
Questo delirio pretestuosamente securitario sta trasformando le nostre città da luoghi di incontro, di scambio e di vita in ambienti asettici, dove la paura di essere puniti la fà da padrone.
La ricerca ossessiva di una sicurezza assoluta (cosa di per sé impossibile e nemmeno auspicabile) ci sta costringendo a vivere in un mondo sterile, inibendo la nostra spontaneità e vitalità. Eppure, la sicurezza non è soltanto "assenza di rischio", ma è anche libertà di scegliere, di sbagliare ed eventualmente di imparare dai propri errori.
La vita è fatta di imprevisti, di sbagli, di momenti di gioia e di spensieratezza ed è esattamente questo che la rende degna di essere vissuta. Non permettiamo a nessuno di rubarcela.
Giacomo Del Pio Luogo
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#liberopensiero #laduraverità
Immagino lo sfacelo totale dell' Italia in caso di guerra. Una Nazione senza più identità, alienata dalla ricerca ossessivo compulsiva di un "identità sociale dettata da social rossobruni". Alla ricerca perenne di denaro che non trova, lavori abbandonati e clientelismo, politica e compravendita, sesso e identità, sondaggi e illusioni, pornografia delle emozioni e consumo di massa. E ancora: culto del fluido, famiglie castrate, patrie svendute e censure arbitrarie, restrizioni crescenti e statue abbattute, tirannia dei “diritti per tutti”, lotte per pronomi di genere e liberalizzazione delle droghe: insomma un inutile armata Brancaleone. Un paese naufragato nello schifo per l ingerenza della politica magnereccia in ogni campo. E i loro figli? I figli e famigli del cerchio politico ma anche i più in lay fino all ultimo assessore sconosciuto imboscati da qualche parte, mica sono politici Israeliani che vanno in prima linea i nostri!
Nel tempo del delirio politicamente corretto, dove le opinioni autoritarie e gridate della follia woke soppiantano le idee autorevoli, l' uomo occidentale ha già perso. Sempre più assente e sradicato si è trasformato in un perfetto ingranaggio del conformismo, astratto e ripetibile, senza Dio, senza confini, perennemente migrante e precario, spogliato di ogni profondità e di ogni connessione con lo spirito e il suo passato. È questo la verità. Siamo passati dalla morale del Bene alla moralizzazione della società e alla colpa di essere europei.
La soluzione? Forse sarebbe proprio una guerra. La rinascita di una nuova integrità che sviluppi anticorpi necessari a sanare le follie di questo tempo liquido, la putrefazione degli individui e lo scenario infernale dell’ "uomo folla". Ciò che serve, in questo contesto liquido, globale e virtuale è la volontà di edificare un uomo sovrano di se stesso che non si accordi all' imposizione e combatta l’auto annichilimento in atto.
#robertonicolettiballatibonaffini
#europe #ww3
#italia2024 #geopolitica
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Quando una persona ti prende di testa
Non ci sono né "Se" e né "Ma" perché diventa tutto un tormento Follia, Desiderio e Delirio.
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La tua lingua,
la tua saggia lingua che inventa la mia pelle,
la tua lingua di fuoco che mi incendia,
la tua lingua che crea l’istante di follia,
il delirio del corpo innamorato,
Bocca di donna che mostra la lingua
la tua lingua, sacra frusta, dolce brace,
invocazione degli incendi
che mi strappa a me stesso,
e mi trasforma,
la tua lingua di carne senza pudore,
la tua lingua di resa che mi richiede tutto,
la tua molto mia lingua,
la tua bella lingua che elettrizza le mie labbra,
che rende tuo il mio corpo da te purificato,
la tua lingua che mi esplora e che mi scopre,
la tua splendida lingua che sa dire pure che mi ama.
Darío Jaramillo Agudelo
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La cosa peggiore del mio disturbo è che vorrei davvero tantissimo essere impazzita, totale delirio, perdita completa di ogni speranza, follia, scenate pazze, atti incontrollabili e maniacali per cui ad un certo punto avrei potuto benissimo finire in un reparto psichiatrico curarmi veramente bene ed uscire solo quando sarei stata veramente pronta con gli strumenti per affrontare il mondo (per farlo magari mai) questo avrebbe portato ad un cambio totale delle mie prospettive, avrei abbandonato anzi addirittura non avrei mai pensato ad avere dei sogni o degli obiettivi, il mio unico achievement sarebbe stato; vivere e sopravvivere al mondo esterno. Invece no, la speranza e la testardaggine di fare tutto da sola mi hanno rovinato, tutto il mio malessere e dolore interiore è accuratamente incatenato dentro al mio cervello, incapace di uscire allo scoperto nella sua forma vera e devastante tranne che con pochissime persone (mia madre, a tratti vitto ma anch’essi molto acquietati), soffro perché so di soffrire, soffro perché non ho la vera forza di sopportare i continui ostacoli che la vita mi pone perché non c’è mai tranquillità, perché sono consapevole e attenta, sempre pronta a rimettermi sulla giusta carreggiata ogni volta che sto per scivolare e dire quella cosa di troppo o quella cosa in meno, lavorando sempre sui difetti e costruendo i vari caratteri da usare con: lavoro, ragazzo, amici, genitori: quando sto con me sono solo un involucro morto con le gambe pesanti per cui la maggior parte del tempo quando non lavoro consiste in body check nello schermo della tv perché non riesco a guardarmi in uno specchio e scrollare Instagram compulsivamente , quando sono a casa mia esco sempre di meno; sono stanca
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