#fissare il vuoto
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La colazione va fatta in cucina da soli fissando il vuoto senza che nessuno ti parli o ti faccia domande mentre sorseggi il tuo caffè pensando a tutto ciò che hai sbagliato nella tua vita.
#pezzi di vita#riflessioni#mattina#silenzio#caffè#The#pensieri#solitudine#frasi brevi#frasi tumblr#colazione#fissare il vuoto#rimpianti#rimorsi#fallimento#tristezza
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momento disperazione offerto da: Splash by Colapesce Dimartino
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Rimase a pensare un attimo, poi aprì il taccuino e in cima a una pagina bianca scrisse le parole 'Il vuoto è l’inizio di tutte le cose'. Rimase a fissare questa frase e poi scoppiò a ridere. Gesù che cazzata! Scosse la testa. Raymond Carver - Se hai bisogno, chiama
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Solo chi ha pianto fino a finire le lacrime sa cosa si prova a fissare il vuoto e non poter esplodere."
#tumblr#amare#soffrire#solitudine#amore#morte#lacrime#soli#piangere#vuoto#mancanza#essere soli#rabbia#cuore#cuorerotto
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A volte mi spengo così tanto che resto a fissare un punto vuoto tutto il tempo fin quando non mi passa
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Mi hai visto fissare il vuoto. Io che ho conquistato il modo ma con te mi sentivo più solo.
-Luché
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Ho capito di essere esausta mentalmente perché non faccio altro che fissare il vuoto e piangere.
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Ieri ho skippato Sanremo causa studio.
Cos'è successo esattamente con John Travolta, nessuno che conosco sta riuscendo a spiegarmelo senza interrompersi a metà, cringiare tantissimo e fissare il vuoto
Gli hanno fatto ballare il ballo del qua qua, penso l'esperienza più imbarazzante della sua vita, probabilmente dopo ieri cambierà cognome e negherà l'esistenza delle sue radici italiane
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Forse voglio solo essere visto...
Non chiedevo tanto. O almeno, così pensavo. Vivo circondato da persone, eppure mi sento solo, come se mancasse sempre qualcosa. Ho amici, tanti, e li considero importanti. Ma spesso mi chiedo: loro mi considerano allo stesso modo?
Forse è solo il mio bambino interiore, quel lato fragile e nascosto di me, che si affaccia chiedendo amore ogni volta che ne dà. Pretende di essere ricambiato, con la stessa intensità, con lo stesso slancio. È sbagliato? Forse sì. Forse è egoista pensare che l’amore sia un cerchio perfetto: io ti do, tu mi restituisci. Cinquanta per cento io, cinquanta tu. Ma per me funziona così. O dovrebbe.
Vorrei non avere paura di scrivere a qualcuno. Non sentirmi un peso, una distrazione. Vorrei che ci fosse qualcuno che mi riempisse di messaggi, che mi raccontasse di sé, di ciò che ha fatto, pensato, sognato. Perché io lo farei. Io lo faccio. Eppure, il più delle volte, resto a fissare uno schermo vuoto. Controllo l’ultimo accesso e mi domando cosa ho sbagliato. Sto chiedendo troppo? Sto disturbando?
Mi giustifico da solo: forse è impegnata, forse ha altro per la testa. Ma io, quando non posso rispondere, lo dico sempre, perché per me è importante, perché ci tengo. Ma spesso non arriva nulla dall’altra parte.
E allora mi sento sbagliato. Troppo intenso. Troppo presente. Eppure, tutto quello che desidero è amare ed essere amato allo stesso modo. Essere qualcuno per cui valga la pena rispondere, raccontare, esserci.
Forse è il mio bambino interiore che grida troppo forte. O forse no. Forse voglio solo essere visto.
#pensieri#solitudine#sentimenti#amore#sofferenza#solo#poesia#scrittura creativa#dolore#fragilità#riflessioni#vulnerabilità
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Comunque il metallaro è troppo una persona dolcina
Dopo che mi ha fatta venire, io ho iniziato ad avere l’affanno e a fissare il vuoto, lui super mega preoccupato mi ha abbracciata e coccolata finché non mi sono calmata e quasi addormentata sul suo petto
Io boh 🥺
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Ieri in ufficio sono rimasto 10 minuti a fissare il vuoto e pensare a lei, mi sono risvegliato solo perché il monitor è andato in standby
I 10 minuti migliori di tutta la giornata
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Scusa se vorrei solo sparire a volte Stare a letto giorni senza dire niente Scusa se cercavi un modo ed ero distante Io non sono bravo a spiegare mai che Per te vorrei sapere come fare A non aver bisogno di una guerra Per dire che mi manchi ancora
E mi sembra un po' estraneo Tornare a casa solo adesso Morto dentro al letto e non trovarti mai Fissare il vuoto nello specchio Mentre corro a 180 solo perché Cambierei ogni cosa adesso Ti verrei a prendere Questa notte che fai? Facciamo pace con i miei e con i tuoi guai
Sono sempre io Il mio più grande nemico E tu resti migliore di me
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Non guardare il cellulare, non controllare se è ancora sveglio, non ti fissare sulle cose che ha fatto qualche volta, non avere aspettative. Non immaginare che alcune persone possano cambiare, non immaginare che possano nascere attenzioni e sentimenti che non ci sono stati fino ad ora. Non essere malinconica anche stasera, molto probabilmente non ne vale la pena. Non rincorrere. Chi ti vuole, ti saprà trovare, non ti lascerà ore ad aspettare un segno di vita o una risposta, non creerà silenzi ma riempirà il vuoto che qualche volta pensi ti accompagni da sempre. A volte capita solo di volere bene alle persone sbagliate. Sbagliate per noi. Perché se non sei tu la priorità, se non sei tu il centro del cuore, vuol dire che qualcosa non va, uno sbaglio da qualche parte c'è. Lo sbaglio però non sei tu. Ti meriti qualcosa di più, ti meriti una carezza, delle parole che sappiano strapparti un sorriso. Ti meriti la buonanotte, un messaggio in cui qualcuno ti dice che non riesce a smettere di pensare a te. Ti meriti qualcosa di veramente speciale; non accontentarti, non sprecare lacrime, non sprecare sogni. Lascia andare...
Laura Messina
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flusso di coscienza ma con punteggiatura sennò non se capisce un cazzo
A volte i miei pensieri fanno rumore e, Dio, quanto casino fanno, riusciresti a sentirli da qua. Immagino la mia mente come una specie di gomitolo e io vorrei tanto riuscire a strecciarlo, questo gomitolo. Eppure no, non ci riesco, e allora lo giro e lo rigiro cercando almeno un punto di inizio.
A volte i miei pensieri fanno rumore e lo si può vedere bene anche da fuori. Lo puoi vedere quando guardo fuori dal finestrino, senza ascoltarti. Lo puoi vedere quando in palestra mi metto seduta per terra, rannicchiata, con le gambe tra le braccia, facendo finta di riposarmi, mentre in realtà sono impegnata ad odiare ogni centimetro di me. Lo puoi vedere quando parli e ti rispondo "scusa, puoi ripetere?", lo puoi vedere quando ignoro i tuoi messaggi rispondendo un giorno dopo, lo puoi vedere quando mi apprezzi e io ti scanso, perché non merito di essere apprezzata. Lo puoi vedere quando bevo e bevo e bevo e le mani non me le sento manco più e le gambe cedono perché sono tanto stanca e tanto ubriaca e tanto distrutta. Lo puoi vedere quando ti mando a fanculo perché vuoi rimettermi a posto, aggiustarmi, raccogliere quei pezzi di me che neanche io considero più. Lo puoi vedere quando fissare il vuoto diventa più interessante di una lezione, di un'amica, di un film, di me.
A volte, i miei pensieri fanno rumore. Fanno rumore fortissimo e io mi sento così piccola in confronto. Mi sento un granello di sabbia e mi viene detto che va bene così, che è “normale”.
Ma io mi chiedo, che significa sto normale? A volte i miei pensieri fanno rumore eppure io non lo trovo normale, non so neanche perché le persone abbiano creato un concetto simile, una trappola e una gabbia per persone fragili.
I miei pensieri fanno rumore, non solo a volte, ma sempre. Mi fanno sentire patetica, paranoica, non conforme.
C’è chi sogna di essere pazzo, quella pazzia resa romantica da poeti, attori, cantanti. E poi ci siamo noi, ci sono io, che prego ogni giorno di non sentirmi così. Che desidero la normalità, che desidero andare a letto e basta senza il cervello che frulla e la mente che va in quarta senza scalare.
I miei pensieri fanno rumore
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ANDREA BRANZI_CIVILIZATIONS WITHOUT JEWELS HAVE NEVER EXISTED
La figura di Andrea Branzi è piuttosto originale : architetto, designer, studioso, animatore culturale è stato tutto questo o forse niente di tutto questo specificatamente, ma certamente la sua carismatica figura ha lasciato un originalissimo e indelebile segno nel mondo delle arti visive. Mi piace ricordarlo anche come curatore di mostre e, di una tra le più particolari per concezione che mi sia capitato di visitare in Italia e fuori d’Italia, ovvero “Neo Preistoria. 100 verbi”, tenutasi alla Triennale di Milano nella primavera del 2016 (con Kenya Hara): un’esposizione di oggetti di autori anonimi che hanno fatto la storia dell’umanità. Branzi fu anche “compasso d’oro” alla carriera nel 1987, ma certamente più che un designer, penso sia stato un poeta degli oggetti (creati da lui o da altri poco importa). La piccola, ma puntuale mostra di 10 Corso Como Gallery, intitolata “Civilizations without jewels have never existed”, merita certamente una visita. Non ci sarebbe civiltà senza gioielli: questo presupposto pone l’attenzione sulla dimensione antropologica della vita e sui suoi valori segreti e immateriali di cui il gioiello, nel suo significato culturale e simbolico, è ancora portatore. E i gioielli di Andrea Branzi sono davvero inconsueti, ma soprattutto hanno qualcosa di ancestrale, legato ad un mistero “essenziale” e non al semplice capriccio del suo creatore. Mi torna in mente un trucco dei vecchi lupi di mare per vedere nel buio della notte, ovvero quello di non guardare avanti mentre si naviga, ma di fissare un punto nel vuoto leggermente laterale e ciò permette di intuire visivamente quello che sta loro di fronte. Nello stesso modo, per interiorizzare la bellezza di questi gioielli, questi si possono contemporaneamente anche ammirare nelle fotografie di Malou Swinnen che accompagnano (e commentano) l’oggetto, in particolare quelli della serie “Silver & Gold”. Inutile nascondere che nella ricerca dell’artista c’è qui, ma anche nelle altre produzioni di oggetti e arredi, una rottura decisa con quella teoria del disegno razionalista che discende in via diretta dalla Bauhaus: ghirlande d'oro e d'argento, corone e collane scintillanti sono i gioielli che ornano il corpo umano in un paesaggio, esaltandone l'aura con foglie ed elementi naturali e sottolineando la dimensione mistica dell'ornamento, nel suo significato primordiale di mezzo per avvicinare l'uomo al divino e che appartiene più alla cultura antropologica che a quella orafa. Lo stesso discorso vale per gli oggetti ibridi della serie Wood and Stones del 1995, che si modellano in forme archetipiche delle arti applicate in Silver and Wood del 1996, con i bizzarri servizi da té divenuti ben presto pezzi da museo. Presenti in mostra anche poltroncine e sedie della celebre serie di sedute Domestic Animals degli anni 1983-85. Tra gli oggetti in scala monumentale, le opere “Trees & Stones” presentate nel 2012 a New York nell'omonima mostra alla Friedman Benda Gallery, tra cui è qui esposta Stones 2A, tronchi e pietre, nella loro unicità di oggetti naturali. Molto spesso è lo sguardo contemplativo dell’artista a creare oggetti d’arte che hanno già lo statuto di oggetti, ma che vengono elevati ad opere vere e proprie , grazie alla intenzionalità dell’artista stesso che sembra indicarceli. Su scala urbana, Branzi studia il rapporto tra arti applicate e città fin dalla fine degli anni Settanta, e quindi dobbiamo ricordare il “Grande Vaso” a Gand del 1999 del quale è presentata qui una versione piuttosto grande, costituita da due vasi di colore blu e giallo, basati su un gioco di corrispondenze e scale diverse. In “Domestic Animals” del 1983-1985 Branzi gioca con la smaterializzazione degli spazi cittadini, dimostrando un certo eclettismo. Una mostra di un artista affascinante e multiforme ed assolutamente fuori dagli schemi. Da tutti gli schemi.
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Mi capita troppo spesso di smarrirmi nel vuoto e trascorrere minuti incessanti a fissare il nulla, con la testa piena di pensieri e il cuore scoppiettante di emozioni.
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